Benvenuti al Sud INTERVISTA A CLAUDIO BISIO
Qual è per te il bello del set?
Il bello del set è che è bello. Mi piace soprattutto quando si lavora, non mi piacciono i tempi morti, ma sul set ovviamente le esigenze sono tante e tutte giuste – dalle luci alle cose per la preparazione della scena – per cui le pause ci sono. Io vengo dal teatro che ha ritmi diversi, prevede 30 – 40 giorni di prove, però una volta che si debutta c’è solo la recitazione e del lavoro dei tecnici non me ne accorgo quasi; invece al cinema tutto si svolge in contemporanea e ognuno deve fare un passo indietro per lasciare lavorare gli altri. E chiaramente trovare la concentrazione sul set è più difficile rispetto al teatro o alla televisione.
Pensi che in questi film i pregiudizi siano più una virtù che un imbarazzo?
I pregiudizi non sono mai positivi per definizione, quindi neanche quelli tra Nord e Sud. Il cinema, come qualsiasi forma d’arte, gioca e deve giocare sulle estremizzazioni della realtà, per cui in un film come questo non ci si può esimere dal mettere in scena i pregiudizi. E ovviamente noi lo facciamo sotto forma di commedia, per cui ci ridiamo sopra; nel primo film c’erano i pregiudizi dei settentrionali verso i meridionali, qui invece giochiamo sul piano opposto, e quindi ci sono gli stereotipi del clima freddo, dell’atteggiamento inospitale dei milanesi, della loro fretta. Il film gioca su questo, facendo ovviamente capire che queste idee non sono quasi mai giuste!