Benvenuti al Sud INTERVISTA A LUCA MINIERO
Dopo il successo straordinario di Benvenuti al Sud, nel girare questo nuovo hai sentito il peso della responsabilità di alte aspettative o viceversa sei stato più rilassato e sicuro di te?
Meglio venire da un successo che da un flop. Certo che fare un film è sempre faticoso almeno per me, anche se si tratta di un’opera prima o di un film come questo. È chiaro che poi il piacere di fare questo lavoro cancella presto tutte le ansie e preoccupazioni che accompagnano l’iter di un film. Un po’ come per una donna quando partorisce che dopo un po’ dimentica i dolori e ne farebbe subito un altro.
In questi tre anni ti sei dedicato a tratteggiare con humour affettuoso certi caratteri, tic e pregiudizi degli Italiani. Al termine di questo viaggio di andata e ritorno tra sud e nord che considerazioni ne hai tratte?
Questo è un copione originale che come il precedente e forse ancora di più ha una forte connotazione italiana. Credo che l’ aver vissuto diversi anni a Milano mi abbia aiutato a raccontare un nord più caldo e puro e forse meno di maniera. A mio avviso un nord più vero. Insomma smettiamola con la storia che i nordici sono freddi e basta, c’è tanta umanità al Nord come al Sud ma anche tante differenze. Personalmente comunque trovo più simile un milanese a un palermitano che a un celto, (che poi chi so’ ‘sti celti?) o a uno svizzero, e questo è un complimento naturalmente.
La seconda volta con lo stesso cast. Come è stato il clima sul set in generale ed in particolare il feeling con gli interpreti?
Girare con gli stessi attori da tre anni è un po’ come stare a casa. Ci conosciamo, siamo amici, ci vogliamo bene e ci diciamo tutto senza filtri. Ci sono contrasti, chiarimenti, discussioni e naturalmente risate. C’è un rapporto diretto e di grande stima che ci ha aiutato a superare indenni la durissima estate milanese.
La seconda volta con lo stesso cast. Come è stato il clima sul set in generale ed in particolare il feeling con gli interpreti?
Girare con gli stessi attori da tre anni è un po’ come stare a casa. Ci conosciamo, siamo amici, ci vogliamo bene e ci diciamo tutto senza filtri. Ci sono contrasti, chiarimenti, discussioni e naturalmente risate. C’è un rapporto diretto e di grande stima che ci ha aiutato a superare indenni la durissima estate milanese.
La commedia italiana sta vivendo stagioni di grande fortuna. La tua ne è uno dei massimi esempi. Come spieghi questo fenomeno?
La commedia di massa sta andando bene perché propone temi che piacciono al pubblico e comici spesso televisivi che il pubblico apprezza. Certo gli incassi non sono un sintomo di qualità e dunque penso che in questo filone ci siano film piacevoli ed altri molto meno. I temi sono sempre i medesimi e se qualcuno osa cambiare argomento il pubblico non lo Benvenuti al Sud segue più. Dunque luci e ombre a mio avviso: una commedia povera di temi che se ha la capacità di reinvestire i suoi incassi in una maggiore creatività può durare, altrimenti fra pochi anni staremo a dire di nuovo che il cinema italiano non lo guarda nessuno.