IMMATURI IL VIAGGIO – INTERVISTA A AMBRA ANGIOLINI

IMMATURI   IL VIAGGIO -  INTERVISTA A    AMBRA ANGIOLINI

 

 

“Che tipo di collaborazione si è ricreata con Paolo Genovese?”

“Per una questione umana con lui ci si ritrova sempre più ricchi, all’inizio avevo una certa ansia rispetto al confronto con il primo “Immaturi”, ma quando ho letto il nuovo copione ho pensato che Paolo avesse fatto una scelta forte e sorprendente, non si tratta del solito sequel di un film di successo ma di un’opera con una sua vita autonoma, che pur rimanendo una commedia brillante scava un po’ più nel profondo rispetto al nostro film precedente. La chiave di racconto è sdrammatizzante, Genovese vuole e sa raccontare la realtà con l’intelligenza e con il sorriso; Francesca portava con sé dall’inizio mille problemi che in un’altra chiave sarebbero stati insostenibili e allora abbiamo evidenziato il suo carattere mettendola a confronto con personaggi e situazioni in cui è facile riconoscersi: le prime divisioni  e disgregazioni all’interno del gruppo,  la delusione di quando il miglior amico si fidanza  e sembra che stia togliendo qualcosa a te e così via. Per il rapporto con Paolo eravamo tranquilli, io e gli altri attori venivamo da un’esperienza fortunata ma avvertivamo la sensazione di avere una responsabilità in più rispetto al prototipo, riconfermare un successo è più difficile che uscire allo scoperto con un prodotto nuovo, abbiamo tutti cercato maggiori chiarimenti chiedendoci se certe cose erano giuste o no, se facevano ridere o meno, certamente siamo stati presi da molte “paranoie” in più, ma la felicità di ritrovarsi è stata grande. Durante la lavorazione, poi,  non eravamo concentrati soltanto ognuno sulle proprie vicende ma c’era più consapevolezza dell’insieme, conoscevamo tutti bene anche tecnicamente la recitazione e i personaggi degli altri, abbiamo partecipato spesso a sequenze dove non era previsto che fossimo in scena soltanto per il gusto di andare a trovare gli altri amici sul set”.

 

“Come ha costruito il personaggio di Francesca?”
“Per studiarlo meglio il clima giusto era quello dell’isolamento, durante un film in genere io condivido tanto con gli altri compagni di lavoro ma ho anche bisogno di stare tranquilla per i fatti miei e con una tipologia di personaggio come quella di Francesca ti viene spontaneo trovarti a proprio agio se sei da sola. All’inizio ero un po’ disorientata ma poi ho iniziato a scoprire l’isola per conto mio, ad esempio percorrendola di corsa tutti i giorni: Paros è una location particolare, l’isolamento è un po’ una condizione anomala se non ci sei abituato, ma poi ti permette di diventare padrona di una certa situazione, ti aiuta a tornare a uno pseudo equilibrio e a un piccolo spazio di benessere che ti permette di stare bene e di “scaricare” la tensione. Francesca risveglierà le coscienze di chi ha capito che, in una vacanza che doveva festeggiare la maturità e la voglia di stare insieme, alla fine un certo disagio si è creato davvero. Ci si incontrerà tutti in maniera bella, vincente, positiva e per forza di cose il film risolverà certe immaturità che all’inizio mostrava  irrisolte”.

 

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