13 gennaio esce al cinema LA TALPA con Colin Firth (Tratto dall’omonimo romanzo di John Le Carrè) PRIME FOTO
LA TALPA
regia di
Tomas Alfredson
con
Gary Oldman
Mark Strong
John Hurt
Colin Firth
Tom Hardy
Uscita in Italia: 13 gennaio
LA TALPA
Dichiarazione del regista
Quando conobbi John le Carré, fu subito molto eloquente riguardo ai suoi desiderata relativi alla versione cinematografica tratta dal suo romanzo LA TALPA; ―La prego, non realizzi il film del libro nè un remake della miniserie TV. Esistono di già. Non ho intenzione di interferire, ma può chiamarmi quando vuole se avesse dubbi o curiosità‖.
Credo che gli abbiamo ubbidito alla lettera.
Naturalmente non si può inserire ogni dettaglio presente in un romanzo di 349 pagine in un film. Ma si possono prendere i temi, cogliere gli elementi e delineare i momenti per cercare di descrivere quanto accade.
Con LA TALPA credo di aver realizzato un film sulla fedeltà e sugli ideali, valori che sono di grande attualità – principalmente perchè forse sono così rari di questi tempi?
– Tomas Alfredson
Agosto 2011
Sinossi
LA TALPA è la versione cinematografica da tanto attesa dell‘omonimo best seller e classico della narrativa di spionaggio di John le Carré. Il thriller è diretto da Tomas Alfredson (Lasciami entrare). L‘adattamento per il cinema è opera del team di autori Bridget O‘Connor & Peter Straughan.
L‘anno è il 1973. La Guerra Fredda di metà 20° secolo continua a inficiare le relazioni internazionali. Il Secret Intelligence Service (SIS) inglese, altrimenti noto come MI6, nome in codice Circus, sta faticosamente tentando di tenersi al passo con lo spionaggio degli altri paesi e di garantire la sicurezza al Regno Unito. Il capo del Circus, noto come Controllo (John Hurt), manda personalmente l‘agente speciale Jim Prideaux (Mark Strong) in Ungheria. Ma la missione di Jim va sanguinosamente a monte e Controllo è obbligato ad uscire dal Circus – e anche il suo fidato luogotenente, George Smiley (Gary Oldman), una spia in carriera con sensi affilati come rasoi.
Separato dalla moglie assente Ann, Smiley viene convocato a colloquio dal sottosegretario Oliver Lacon (Simon McBurney); è riassunto in segreto dietro ordine del governo poichè vi è il serpeggiante timore che il Circus sia stato compromesso da tempo da un agente doppiogiochista, o talpa, al servizio dei sovietici, che mette a rischio l‘Inghilterra. Aiutato dall‘agente più giovane Peter Guillam (Benedict Cumberbatch), Smiley passa al setaccio le attività del Circus passate e presenti. Cercando di snidare e smascherare LA TALPA, Smiley è tormentato dal ricordo dei rapporti dei decenni passati con l‘ombroso capo dello spionaggio russo Karla.
La pista del LA TALPA non dà risultati finchè, a sorpresa, l‘agente indipendente Ricki Tarr (Tom Hardy) contatta Lacon. Mentre è in missione sotto copertura in Turchia, Ricki si innamora di una donna sposata e tradita, Irina (Svetlana Khodchenkova), che dichiara di essere in possesso di informazioni importanti. Nel frattempo, Smiley scopre che Controllo aveva ristretto il campo dei sospettati di essere LA TALPA a cinque uomini. Si tratta dell‘ambizioso Percy Alleline (Toby Jones), cui aveva dato il nome in codice Tinker (lo stagnaio); Bill Haydon (Colin Firth), raffinato e sicuro di sè, soprannominato Tailor (il sarto); il vigoroso Roy Bland (Ciarán Hinds), chiamato Soldier (il soldato); lo zelante Toby Esterhase (David Dencik), ribattezzato Poor Man (il povero); e.. Smiley stesso.
Prima ancora che la sorprendente verità venga svelata, il tributo emotivo e fisico dei protagonisti intrappolati nel gioco di spie internazionale subirà un‘incredibile escalation…
Una presentazione StudioCanal di una coproduzione Karla Films, Paradis Films, Kinowelt Filmproduktion con la partecipazione di Canal+ e CineCinema. Una produzione Working Title. Gary Oldman. LA TALPA. Kathy Burke, Benedict Cumberbatch, David Dencik, Colin Firth, Stephen Graham, Tom Hardy, Ciarán Hinds, John Hurt, Toby Jones, Svetlana Khodchenkova, Simon McBurney, Mark Strong. Casting Jina Jay. Colonna sonora di Alberto Igelesias. Montaggio Dino Jonsäter, SFK. Costumi, Jacqueline Durran. Scenografia, Maria Djurkovic. Direttore della fotografia, Hoyte van Hoytema, F.S.F., N.S.C. Coproduttore, Alexandra Ferguson. Produttori esecutivi, Debra Hayward, Liza Chasin, Olivier Courson, Ron Halpern. Produttori esecutivi, John le Carré, Peter Morgan, Douglas Urbanski. Tratto dal romanzo di John le Carré. Sceneggiatura di Bridget O‘Connor & Peter Straughan. Prodotto da Tim Bevan, Eric Fellner, Robyn Slovo. Diretto by Tomas Alfredson.
LA TALPA
Note di produzione
FUORI DAL PASSATO
Pochi scrittori conoscono il mondo dello spionaggio profondamente quanto John le Carré, autore di più di venti romanzi. Trae la sua conoscenza dall‘esperienza; è stato un membro dell‘MI5 e dell‘MI6 inglesi e ha lavorato come agente infiltrato all‘apice della Guerra Fredda negli anni ‘50 del secolo scorso, istillando così il suo lavoro di una credibilità senza precedenti.
George Smiley è il suo personaggio più famoso. Presentato nel 1961 con la pubblicazione del primo romanzo dello scrittore, Chiamata per il morto, la tranquilla spia ritorna in alcuni dei libri più celebri di le Carré. Si annovera fra questi il romanzo che viene spesso considerato il più raffinato, LA TALPA, pubblicato nel 1974 e acclamato come capolavoro della narrativa di spionaggio.
L‘ombra di Smiley e il mondo tenebroso in cui viveva a lavorava incombono da tempo e in maniera massiccia sugli altri scrittori che hanno sondato e esplorato le attività di spionaggio. Alla fine, il Muro di Berlino è caduto e alla fine, la Guerra Fredda ha subito il disgelo; in questi due decenni da allora, gli autori si sono sforzati di tentare di rivisitare quegli anni di paranoia e tensione con prospettive più fresche e obiettive.
Quando lo sceneggiatore Peter Morgan suggerisce di realizzare un potenziale adattamento cinematografico de LA TALPA, Tim Bevan, copresidente della Working Title Films, una delle principali società di produzioni cinematografiche al mondo, crede che – per citare Smiley – ―ora è il momento.‖
Bevan spiega, ―A vent‘anni dalla caduta del Muro di Berlino, ci troviamo in un mondo molto differente e ho pensato che realizzare un film sulla Guerra Fredda con il beneficio della distanza poteva rivelarsi un‘idea interessante, in particolare dopo aver visto Le vite degli altri, (vincitore del premio Oscar come miglior film straniero). Ho pensato, perchè non realizzare un thriller in lingua inglese sull‘argomento, contestualizzando l‘epoca e chi fosse il nemico di allora?
―Appena Peter menzionò il libro, lo ricordai benissimo come uno dei capolavori fra i romanzi di John le Carré e pietra miliare sulla Guerra Fredda. Così lo contattai personalmente.‖
L‘idea fa breccia nello scrittore. ―Ne fu piuttosto elettrizzato,‖ nota Bevan, che prontamente inizia a lavorare alla prepararazione del lungometraggio con il collega e copresidente della Working Title, Eric Fellner e la produttrice reclutata all‘epoca, Robyn Slovo, che aveva già collaborato con la società. ―Il romanzo era stato adattato con successo per la televisione (come miniserie inglese, nel 1979) con Sir Alec Guinness che interpretava il ruolo di Smiley. Era stata una produzione altamente apprezzata e dunque le Carré ha dimostrato grande temerarietà nel concederci la sua benedizione. Era passato molto tempo dalla serie televisiva e ci apprestavamo a realizzare un film per il pubblico di oggi.
―Sono convinto che le Carrè abbia realizzato quanto il film gli avrebbe aperto le porte presso un pubblico completamente nuovo – di sicuro, un pubblico più giovane. L‘apprezzamento e il riconoscimento per il suo lavoro sta aumentando.‖
Le Carré osserva: ―Mi guadagno da vivere e la reputazione scrivendo romanzi – il mio cuore batte per questo. Ma la stragrande maggioranza del pubblico non legge. Di conseguenza, se ha accesso alla storia attraverso un altro mezzo, io ne sono contento. Se lo ispira a cercare il libro e leggerlo, sono doppiamente contento.
―È davvero eccitante frequentare persone molto creative e osservarle dall‘esterno mentre lavorano ad un prodotto diverso.‖
La Working Title ha una lunga storia di collaborazione con gli scrittori, ―li trattiamo con enorme rispetto,‖ ricorda Bevan. ―Nel corso degli anni abbiamo adattato diversi romanzi in trasposizioni cinematografiche.‖
Quando le Carré accetta la proposta della Working Title, ci tiene ad insistere che non vuole che gli autori del film rimangano pedissequamente fedeli al libro. Bevan rammenta: ―Dichiarò che desiderava che lo realizzassimo come un film dell‘epoca ma conferendogli una nuova interpretazione.‖
Le Carré riflette, ―Con Alec Guinness e un meraviglioso cast di preziosi attori britannici del National Theatre, la versione televisiva venne realizzata, curiosamente, come un tributo d‘amore nei confronti di un offuscato establishment inglese. Fu realizzata con una grande nostalgia; perfino i personaggi minori, i più cattivi, per certi versi ne emergono in maniera affabile.
―Il film LA TALPA realizzato oggi è scevro da sentimentalismi, è più provocante, più audace e più crudele; doveva esserlo.‖
Il romanziere aggiunge che si dichiara convinto che le persone continuino a sentirsi in sintonia con la storia perchè ―non è molto lontana dagli scenari di vita aziendale, dal mondo normale. Quando scrissi il romanzo pensai che potessi sfruttare i temi di universalità. Il libro trovava eco nel pubblico; le persone volevano vedere la loro vita in un ambito di cospirazione e questo rimane un elemento centrale nel rapporto fra l‘uomo e le istituzioni che crea.
―Volevo rendere accessibile un mondo segreto; comunque queste sono persone comuni che affrontano la loro vita personale e professionale.‖
La storia ruota intorno a Smiley: fresco di pensionamento indesiderato, sfrutta tutte le sue competenze acquisite e le sue conoscenze per snidare una talpa russa che si è infiltrata all‘interno dell‘MI6, il Servizio Segreto dell‘Intelligence britannica che nella storia viene battezzata il Circus.
―Il fulcro del romanzo è quello del vero giallo,‖ afferma Bevan. ―Chi è l‘agente doppiogiochista? Ma poi il fulcro si muove a spirale per formare delle ellissi, e la storia attraversa diversi periodi di tempo. Se si esplica con troppa semplicità, se ne sminuiscono le complessità. Ma se la si affronta in maniera troppo complessa, si tiene a distanza il pubblico. Abbiamo realizzato un vero numero di equilibrismo.
―L‘aspetto di attualità odierno, come di trenta e rotti anni fa, che rimarrà tale anche fra cent‘anni, riflette il modo in cui le persone tradiscono la loro fiducia reciproca.‖
Le Carré propone: ―Questo mondo segreto, per me, rappresentava anche una metafora sul mondo in cui viviamo; ci inganniamo l‘un l‘altro, inganniamo noi stessi, inventiamo dell storielle e recitiamo la vita invece che viverla.‖
La Slovo aggiunge: ―Con le sue tematiche di inganno e tradimento oltre che di onestà e disonestà, questa è una storia sulle persone che indagano sulle vite degli altri – pur non essendo sincere riguardo alla propria. Sento che è una storia universale.‖
MAESTRI DI SPIONAGGIO
Mentre facciamo le nostre considerazioni sui registi per il film, Tim Bevan riceve una telefonata da Tomas Alfredson, il cineasta svedese che aveva catturato l‘attenzione della comunità cinematografica internazionale con il suo straordinario ed empatico Lasciami entrare. Alfredson aveva saputo che la Working Title avrebbe realizzato LA TALPA, così si era messo in contatto con noi. Organizziamo un appuntamento. Bevan ricorda: ―Mi aspettavo che si presentasse alla soglia un giovane svedese alla moda. Invece entrò un uomo altissimo, più o meno della mia età, ed era piuttosto taciturno.
―Chiesi la sua opinione sul materiale su cui lavorare. Mi rispose: ‗Bè, credo che gli uomini nerboruti e muscolosi vadano ad arruolarsi nell‘esercito. Mentre i nerd sono le spie.‘ Mi misi a riflettere. ‗Però, una visione nuova…‘‖
Robyn Slovo osserva: ―Questo è un manipolo di uomini che, da un lato è unito dal lavoro di squadra e dall‘altro è composto da individui separati e distinti che albergano personalissimi segreti – e in più si studiano e si tengono d‘occhio l‘un l‘altro. Spiamo il mondo delle spie. Una caratteristica che avrebbe attratto un regista dalla forte connotazione visionaria ma era necessario che provasse empatia anche per la storia in sè.‖
Bevan aggiunge, ―Cercavamo una visione registica impressa da un cineasta sicuro di sè affinchè giudasse il pubblico attravarso il tessuto narrativo di questa storia complessa. Tomas era un candidato piuttosto improbabile ma le Carré aveva visto Lasciami entrare e ci ha detto, ‗Scegliete lui.‘
―L‘elemento controverso dei film in costume è che l‘unica caratteristica ‗di costume‘ del film debba essere esclusivamente il suo look. Ciò permette allo spettatore di avere una risposta più emotiva. Il regista deve creare un mondo in cui viaggiare assieme al pubblico. Questi approcci hanno caratterizzato il lavoro di Tomas su Lasciami entrare, e lo avrebbero fatto di nuovo su LA TALPA.‖
La Slovo osserva: ―Tomas è svedese e questa è una storia inglese, quindi contribuisce ad offrire una prospettiva obiettiva; non corriamo il rischio di fornire un punto di vista troppo familiare.‖
Certamente per le Carré, che ha collaborato con il regista brasiliano Fernando Meirelles sulla trasposizione cinematografica di grande successo di The Constant Gardener – La cospirazione, affidare il timone ad un cineasta straniero rappresentava un vantaggio aggiuntivo. L‘autore dichiara: ―Come per The Constant Gardener – La cospirazione, pensavo che quanto avremmo perso in inglesità campanilistica l‘avremmo riguadagnato in internazionalismo e universalità. Molte delle strutture della società britannica vengono copiate in tutto il mondo. Credo che Tomas alla regia conferisca al film straordinaria originalità e una ‗scrittura‘ fortemente cinematografica.‖
Alfredson si ricorda della serie televisiva del 1979, che aveva seguito quando era adolescente in Svezia. Rievoca: ―Quando veniva trasmessa in TV, le strade erano vuote; la guardavano tutti. La storia ruotava attorno ad un qualche avvenimento che riguardava e colpiva il mondo intero, ma non presentava alcuna caratteristica in stile 007 — ne era ben diversa, aveva quasi un aspetto ordinario, cosa che la rendeva estremamente interessante.‖
Il successivo lavoro di ricerca del regista sul periodo storico lo intriga ancor di più. Approfondisce: ―Quello che molte persone non colgono oggi come oggi è che la spia portava a termine il proprio incarico e non sapeva altro. Il suo compito poteva richiedere che lavorasse in un negozio di Vienna per un anno e prendesse nota di chi entrava e usciva da una porta dall‘altro lato della strada; per assolverlo, avrebbe dovuto imparare il tedesco per dei mesi prima di partire.
―In seguito, avrebbe fatto ritorno a casa senza mai sapere quale fosse il significato della missione, ma aveva servito il suo paese. Poteva comunicare alla famiglia o agli amici solo che aveva affrontato un viaggio di affari. Chi vive una simile esistenza per troppo tempo, può cadere vittima di bugie e paranoia. E quali sono le conseguenze sul proprio stato d‘animo?‖
Il regista riconosce che il romanzo di le Carré ―rappresenta una tale pietra miliare della letteratura inglese‖ da avergli fatto provare una certa tensione nell‘accettare l‘incarico. ―Fa paura trattare materiale di tale grandezza,‖ ammette.
―Ma bisogna accantonare tali timori. Se si è talmente audaci da accettare il lavoro è necessario avere forti legami con il materiale. Per certi versi immagino di capire l‘animo di George Smiley. Quando conobbi John le Carré, ci fu una fortissima sintonia. Mi sembrava di riuscire a capire cosa si aspettasse da un film, e mi sorpresi che fosse così generoso e aperto. Non solo in termini di condivisione con noi di informazioni e dettagli per ore e ore alla volta, ma anche in termini di come mi disse: ‗Crea interessanti riflessioni di te stesso.‘ Così mi impegnai nel tentativo di far prendere vita sullo schermo le immagini che vedevo nel romanzo e l‘umanità dei personaggi.‖
Dopo la prima stesura di una bozza da parte di Peter Morgan, Bevan scopre che lo sceneggiatore ―non era disponibile per continuare a lavorare sul copione cosi si rivolge al team Bridget O‘Connor e Peter Straughan perchè
scrivano l‘adattamento cinematografico. Lavorano a stretto contatto con Tomas per quasi un anno.‖
Le Carré rileva: ―Quando lessi la prima stesura di Bridget e Peter, provai la sensazione di ammirare una struttura di architettura drammatica e intellettuale. Sapevo di non essere in grado di fare niente di simile. A quel punto, fui io ad unirmi al loro lavoro. Non si trattava del film tratto dal libro; era il film del film. Penso che ci siano riusciti splendidamente.
―Per quanto mi riguarda, il più grande complimento tributato al romanzo dai filmmaker, è stato di aver tratto da esso il loro film. Io ero presente come una risorsa, nient‘altro; conoscevo il materiale molto bene e contribuivo con l‘agilità mentale che avevo da offrire.‖
―La loro prima stesura era molto promettente,‖ rievoca Slovo. ―Ci aiutò a velocizzare le fasi iniziali della preparazione del film tanto che iniziammo i casting già con la terza stesura.‖
Rimanendo fedeli al periodo in cui il romanzo viene scritto e pubblicato, il film si svolge principalmente nel 1973 (progredendo nel 1974). Bevan aggiunge: ―La sceneggiatura del team rappresentava il romanzo, manteneva la complessità del libro e aveva l‘integrità come suo cuore pulsante. Da produttore, sono sempre alla ricerca di una storia avvincente, emozioni travolgenti e personaggi forti. La loro sceneggiatura presentava quegli elementi e in pratica abbiamo portato sullo schermo la loro sceneggiatura.‖
Il copione si trova ormai nelle mani di un regista che realizzava il suo primo film in lingua inglese. Alfredson riflette: ―Sono imprevedibile rispetto alle scelte della mia carriera; mi si propone qualcosa e penso: ‗Questa è la cosa giusta da fare adesso.‘
―Questo film rappresenta un passo importante per me. Lavoro in ambito cinematografico e televisivo da trent‘anni ormai, pertanto affrontare un film da realizzare in una lingua straniera ha comportato una grande svolta. Ma sono stati tutti molto disponibili.‖
In particolare, dichiara, mi hanno aiutato gli occhi e le orecchie femminili della coppia di sceneggiatori, cioè di Bridget O‘Connor, che è mancata proprio all‘inizio delle riprese e a cui è dedicato il nostro film. Alfredson riflette: ―Poichè non mi interessava realizzarlo come un classico thriller, parlare con Bridget, acoltare la sua interpretazione e ricevere il suo contributo di donna si è rivelato estremamente importante. Quegli uomini dovevano saper sfruttare persino le loro abilità e sensibilità femminili. Avevo bisogno di quella diversa prospettiva e lei mi ha aiutato a coglierla.‖
Proseguendo nelle ricerche, Alfredson rimane stupito nell‘apprendere che ―c‘era molta omosessualità in quel mondo. In quel periodo, in Gran Bretagna, non veniva ammessa e c‘erano spie e agenti che non potevano dichiararsi apertamente altrimenti sarebbero stati ricattati. Bridget e Peter sono riusciti ad approfondire anche questo aspetto nel loro adattamento.‖
Per il regista, questa storia incarna e riflette in particolare ―le eterne e drammatiche questioni di amicizia, tradimento e fedeltà.
―Inoltre, poichè ora c‘è un po‘ di distanza dal periodo della Guerra Fredda, possiamo avere uno sguardo più obiettivo sugli eventi di allora; i cattivi erano davvero cattivi? Dovremmo approfondire quel periodo di storia comune, sopratutto perchè riecheggia ancora oggi.‖
Alfredson riflette: ―C‘è anche il fattore ‗Io so qualcosa che tu non sai.‘ Se lo dichiari, o lo insinui, a qualcuno, hai conquistato la sua attenzione e gli entri nella testa.‖
ESSERE SMILEY
Nonostante John le Carré abbia sempre dichiarato che gli scenari di spionaggio da lui creati non riflettano affatto quelli da lui vissuti, l‘esperienza di vita alla base del suo lavoro traspare con grande forza soprattutto nei ritratti dei suoi personaggi. George Smiley è stato forgiato con grande dovizia di particolari.
Anche se il compianto Sir Alec Guinness con la sua prova di attore è il più memorabile in questo ruolo, le Carré ricorda che vi sono stati diversi altri George Smiley. ―James Mason ha interpretato la parte,‖ rivela lo scrittore; il personaggio, tuttavia, non si chiamava Smiley in The Deadly Affair, il titolo inglese con cui venne distribuito l‘adattamento cinematografico del 1967 del romanzo Chiamata per il morto, titolo che mantenne però per l‘uscita nelle sale italiane. A parte Guinness, Smiley è stato interpretato mantenendo il suo nome, da Denholm Elliott come protagonista principale e da Rupert Davies e Arthur Lowe in piccoli camei. Alla radio hanno recitato questa parte Simon Russell Beale, George Cole, Bernard Hepton e Peter Vaughan. Con LA TALPA, Gary Oldman ha accettato la sfida di portare sullo schermo una delle spie più iconiche della narrativa.
Tim Bevan considera Smiley ―un uomo tranquilo che scompare nella tappezzeria di una stanza, che osserva e ascolta con attenzione. Ha la scorza del duro, ma non ha bisogno di inseguire o ammazzare la gente per far prevalere il suo punto di vista.‖
Tomas Alfredson ricorda che il personaggio Smiley viene descritto come ―‗la spia perfetta.‘ Una persona che si dimentica immediatamente se la si incontra per strada. Non esprime nulla, non tradisce i suoi pensieri. Pone domande e riceve risposte. Si potrebbe pensare che non sia un personaggio per il grande schermo – invece lo è eccome!‖
Per avvalorare la sua tesi, è essenziale trovare un attore che sia completamente convincente anche quando ―non deve fare molto,‖ come sostiene Bevan. Il produttore osserva: ―Gary Oldman si pulisce gli occhiali e provoca più adrenalina degli altri quando prendono a pugni qualcuno.
―Molto probabilmente è il più raffinato della sua generazione; Gary gode della massima stima dei colleghi.‖
Alfredson aggiunge: ―Quando si fece il nome di Gary per la parte, la reazione fu, ‗Perfetto!‘ Basta considerare la carriera di questo attore e vedere quanti personaggi diversissimi abbia interpretato. Gary ha tutte le qualità del divo, eppure è un camaleonte; non ha una voce che si riconosce attraverso un muro.
―Gary ci trasmette tante sfumature di Smiley con la più velata espressività. Quando alza la voce, anche se poco, l‘impatto è enorme. Recitare con una tale sottigliezza implica una grande vulnerabilità da parte dell‘attore. È stato fantastico vederlo all‘opera.‖
Le Carré, che considerava Guinness un ottimo amico, osserva: ―Mi identificavo in Alec per alcune cose e in Gary per aspetti completamente diversi. Sono animali differenti in prodotti differenti. Con Gary provi la sensazione dello straordinario controllo che ha su sè stesso come attore; riesce ad uscire da sè stesso.
―Grazie alla prova attoriale di Gary, condividiamo il dolore di Smiley, il pericolo di vivere, di essere quello che è. Un‘interpretazione molto più acuta. Il suo Smiley è molto più duro. Ne fa emanare la solitudine dell‘uomo e trasmette un pizzico di crudeltà. Sono rimasto ipnotizzato dalla sua performance.‖
Oldman afferma: ―Mi sentii molto lusingato dall‘offerta di interpretare George – di essere coinvolto nel progetto. Smiley proviene da scenari di vita vissuta da John le Carré; tutti i suoi personaggi, complessi e sfaccettati, sono pienamente tratteggiati. L‘Inghilterra ha una lunga tradizione di spionaggio e mi sento di dichiarare che abbiamo operato abbastanza bene. Ma ne abbiamo sempre mantenuta una visione piuttosto romantica mentre le Carré ci ha descritto la realtà. Spero che questo film spinga il pubblico a scoprire anche i suoi romanzi.
―George Smiley è un personaggio delizioso e un ruolo meraviglioso da incarnare per un attore. Racchiude molti aspetti in un corpo solo; gentile, sagace e perspicace. Sudia lo spionaggio ma sa manipolare abilmente la burocrazia usando l‘ingegno. Smiley possiede una memoria prodigiosa, è una morsa d‘acciaio. Ha un senso innato per le fissazioni, le debolezze e le fallibilità della condizione umana. È dotato di un forte senso morale anche se riconosce e comprende i lati oscuri, immorali e terribili del suo operato.‖
Come nel romanzo, lo Smiley di Oldman è tormentato da una tranquilla malinconia, frutto del suo lavoro ma anche della sua vita personale. Oldman osserva: ―In una delle recensioni del romanzo, apparsa credo su The Spectator, si afferma che ‗Smiley è una spia eccellente ma un uomo inadeguato.‘ E che scelta chiamarlo Smiley – John le Carré è fenomenale ad inventarsi i nomi. Le Carré descrive Smiley come un uomo piuttosto basso, poco attraente, sovrappeso; tuttavia mi disse: ‗Adesso è tuo. Trasformalo come vuoi.‘‖
Dai suoi lunghi colloqui con lo scrittore, Oldman coglie ―qualche piccola sfumatura osservando le Carré – cosa che credo abbia fatto anche Alec Guinness! Inoltre, mangiavo molto: crema pasticcera, pan di Spagna alla melassa… ho messo su un po‘ di chili, un po‘ di pancetta.‖
Dopo un iniziale breve incontro con Alfredson per confrontarsi sul materiale e sul personaggio, Oldman lo consulta regolarmente in fase di pre-produzione.
Il regista ricorda: ―Ci mettevamo a discutere della silhouette di Smiley, valutavamo se dovesse portare l‘orologio. Decidemmo che non indossava i gemelli, perchè sarebbe stato un particolare rivelatore di qualcosa.‖
Calandosi nel personaggio di Smiley dalla testa ai piedi, Oldman ha iniziato dall‘alto; rifiutando di indossare una parrucca, l‘attore si è sottoposto alla decolorazione dei capelli e all‘applicazione di meches. Infine l‘aggiunta di un leggero cachet argento sulla parte alta della testa.
Oldman, Alfredson e la costumista Jacqueline Durran discutevano anche su quali fossero gli occhiali più giusti da portare per Smiley nel film. Alla fine, la Durran ricorda: ―Gary trovò un paio di occhiali e ce li portò in Inghilterra. Tomas se ne innamorò, così diventarono di Smiley. Ne abbiamo fatto realizzare perfino un paio di scorta.‖
Alfredson rivela: ―Gary è aperto alle idee altrui, ma lavora in modo molto intuitivo; se pensa che qualcosa non funzioni non lo tiene per sè. È sempre preparato e talvolta si aveva la sensazione che Gary fosse costantemente calato nel personaggio di Smiley, è stato travolgente vederlo al lavoro.‖
Benedict Cumberbatch, che recita al fianco di Oldman nel ruolo di Peter Guillam, collega del Circus, lo ha trovato ―molto generoso con gli altri attori. Non vi è nulla di prezioso nei comportamenti di Gary sul set.
―Stavamo girando una scena in cui Smiley ricorda un vecchio incontro, una linea sottile su cui potevo inciampare; Guillam è ammaliato e io incantato! Gary incarnava completamente Smiley.‖
Oldman riflette: ―Ho recitato molti ruoli di personaggi estroversi quindi ho provato un grande piacere nel rappresentare qualcuno che era così taciturno, così tranquillo. Smiley non agisce. Ne LA TALPA, è un pedone in una partita a scacchi la cui posta in gioco è molto alta, una partita seguita attentamente per capire come, o se, qualcun altro farà la propria mossa.‖
CHI È CHI
Gary Oldman rivela: ―Il titolo originale del romanzo è ispirato a una filastrocca inglese per bambini: ‗Tinker, tailor, soldier, sailor, rich man, poor man, beggar man, thief‘, (stagnaio, sarto, soldato, marinaio, ricco, povero, straccione, ladro). Questi nomi vengono usati per riferirsi ai pezzi grossi sospettati di essere LA TALPA. Praticamente quasi tutto e tutti hanno un nome in codice.‖
Di conseguenza, Bridget O‘Connor & Peter Straughan hanno mantenuto molti dei nomi in codice e soprannomi che John le Carré inserisce nel suo romanzo originale. Tanto per fornire un paio di esempi, ci sono le ‗Mamme‘, fidate dattilografe degli agenti e i ‗Cacciatori di scalpi‘ in azione sul campo.
Trovare il cast che formasse i vertici del Circus insieme a Oldman che interpretava Smiley ―non è stato così difficile,‖ dichiara Robyn Slovo. ―Avevamo una sceneggiatura fantastica tratta da un romanzo che era una
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pietra miliare, un attore grandioso nel ruolo del protagonista. Ai casting, abbiamo scelto al primo o al secondo colpo.‖
Tomas Alfredson aggiunge: ―Ci servivano interpreti forti che potessero bilanciarsi l‘un l‘altro. Penso che questo obiettivo sia stato raggiunto; quando si vedono gli agenti riuniti attorno al tavolo da conferenza del Circus, bè, il mio lavoro di regista è stato una passeggiata.‖
Tim Bevan aggiunge: ―Molti attori venivano a proporsi per il film perchè questo tipo di ruoli cinematografici non sono offerti spesso ultimamente. Gli artisti vogliono interpretarli.‖
Ai vertici del Circus c‘è l‘amico e mentore di Smiley, noto solo come Controllo, interpretato dall‘attore due volte candidato all‘Oscar John Hurt. Oldman afferma ―Ammiravo il lavoro di John ancora prima ch‘io diventassi un attore. Ogni minuto trascorso in sua compagnia è stato piacevolissimo.‖
Hurt commenta: ―Controllo non ha una grande parte. In effetti, lo considero il ruolo da protagonista più breve che abbia mai interpretato. Tuttavia è un protagonista, perchè è di centrale importanza e quello che sa – o sospetta di sapere – su LA TALPA viene poi portato a compimento da Smiley per tutto il film.‖
―Appena Controllo è informato della presenza di una talpa ai vertici dell‘ MI6 – un buco immenso nella sua organizzazione – prova una profonda sofferenza, perchè quelle sono le persone con cui collabora e quello è stato il suo lavoro per tutta la vita.‖
Anche se Controllo è intimo amico di Smiley, lo conta comunque nella cerchia dei sospettati. Ma in linea con la filastrocca, il confronto inizia con lo ‗stagnaio,‘ Percy Alleline.
Percy riesce a strappare la supervisione del Circus a Controllo a causa di una missione fallita – il cui effetto a valanga viene svelato poco per volta durante il film. Toby Jones, scelto per interpretare Percy, considera il suo personaggio ―per certi versi, come un mezzo per attuare il cambiamento, nel senso che la propria ambizione lo spinge a tentare di modificare l‘organizzazione del Circus. Ma ogni personaggio sulla scacchiera è potenzialmente sia un pedone che un cavallo. Pensa di essere il manovratore, ma viene anche manovrato.
―Percy non rispetta i metodi di gestione del Circus adottati fino ad allora. Egli rappresenta quel pericoloso spirito riformatore che sembra muoversi senza cautela e lo incarna al punto da poter essere condizionato e controllato da chi è mosso da intenzioni malefiche. La debolezza della sua sete di potere sta nel fatto che può essere sfruttata.‖
Il passaggio di potere ai vertici del Circus che si verifica all‘inizio della storia sembra favorire l‘affascinante Bill Haydon, interpretato dal vincitore del premio Oscar Colin Firth. Poichè Haydon è il più elegante degli altri pezzi grossi del Circus, lui è il ‗sarto‘ nella cerchia dei sospettati di essere LA TALPA.
Firth commenta: ―Haydon esercita un grande potere nelle operazioni estere. È visto con grande ammirazione da taluni dei membri più giovani
dell‘organizzazione, venerato come un eroe. Approvano ciò che incarna; elegante, di un certo fascino e piuttosto sprezzante – per esempio, lui è quello che entra in ufficio in sella alla sua bicicletta. È indicativo della sicurezza in sè stesso e dello stile con cui si muove…
―Ma tutti questi personaggi sono estremamente soli. Ricordo che qualcuno aveva travisato il lavoro di John le Carré considerandolo ‗roba per giovanotti e scevra di emozioni‘, e penso che sia ben lontano dall‘essere vero. Tutti questi uomini sono perfettamente addestrati ma il loro idealismo è stato ferito. Ognuno di loro è vulnerabile a modo suo e non è particolarmente capace di atti d‘affetto. E quando lo è, c‘è il tradimento. Alla base, questi uomini non possono permettersi di lasciarsi andare alle loro emozioni.‖
L‘abile e esperto Roy Bland, interpretato da Ciarán Hinds, è soprannominato il ‗soldato‘ da Controllo.
Hinds considera Roy come parte di ―questa cricca che percepisce l‘improvviso squilibrio nel passaggio di potere come un‘occasione da cogliere. Con Controllo fuori dai giochi, Roy può farsi avanti e perseguire le sue idee con maggiore aggressività. È diretto, tuttavia ha anche imparato le regole del gioco.
―I suoi colleghi non sono aristocratici; direi che appartengono alla classe media o forse all‘alta borghesia. Roy proviene da una specie di famiglia operaia. Ha una buona cultura, è riuscito ad entrare in un‘università ‗moderna‘. Secondo la mia opinione, è stato fortemente motivato dalle idee politiche di suo padre, che dovevano essere più radicali, più di sinistra. Questo gli torna utile quando prende contatti con il Blocco dell‘est.‖
Molti nomi della filastrocca non vengono usati da Controllo per denominare i sospettati, in parte per evitare confusioni e in parte perchè i sospettati non sono poi tanti. Oldman azzarda: ―Quando Smiley scopre di essere sulla lista credo che la sua ammirazione per Controllo – che è già molto alta – vada alle stelle!‖
La denominazione di ‗povero‘ viene attribuita a Toby Esterhase, interpretato da David Dencik. Quest‘ultimo ―si allea con Percy Alleline, perchè sa che Percy prende il comando e Controllo è fuori dai giochi,‖ afferma Dencik. ―Esterhase ha in serbo progetti ambiziosi per sè. Parla diverse lingue, si è trasferito in Inghilterra dall‘Ungheria e desidera fortemente integrarsi nel tessuto sociale britannico.
―Il Circus è molto isolato; gli uomini tengono le informazioni per loro stessi, tutt‘al più le condividono con taluni colleghi, ma non altri. A Esterhase piace Smiley e lo rispetta perchè in parte lo ha aiutato a raggiungere la posizione in cui si trova.‖
Mentre Esterhase incombe sul futuro del Circus, Connie Sachs indugia nel suo passato; unica donna del Circus nella storia, questa ex ‗Regina delle ricerche‘ è una delle poche persone di cui Smiley si fida, anche se è già fuori dal gioco di spie quando egli inizia a dedicarsi alla sua indagine.
Kathy Burke, scelta per interpretare Connie, chiarisce: ―È rimasta una pupa in gamba che non perde colpi, ben introdotta presso i sovietici, informata sulle loro mosse presenti e future. Si sente particolarmente vicina a Smiley perchè lo considera incredibilmente intelligente e leale. Lui l‘ha sempre trattata come sua pari.
―Scoprire che Controllo è stato eliminato dai giochi la sconvolge perchè capisce che questo rappresenta la fine di un‘era. Ricorda il periodo in cui si consideravano una squadra e non serpeggiavano timori che qualcuno fra loro fosse passato al nemico. Vuole ricordarsi i colleghi com‘erano in passato e penso che si sia innamorata di uno di loro in gioventù.‖
Connie è uno dei personaggi più amati da molti lettori del romanzo di le Carré. Mentre l‘adattamento per lo schermo – come anche l‘interpretazione della Burke – si conformano all‘originale, un personaggio ha subìto modifiche; nel romanzo, Jerry Westerby è un laureato di Oxford ma non nel film.
Stephen Graham, l‘interprete di Jerry, spiega che ―il personaggio, in questo adattamento, proviene da una famiglia proletaria. Il cambiamento è stato apportato per dimostrare che nei servizi segreti potevano esserci anche persone di Liverpool, persone con accenti e parlate diversi. Il concetto dunque è che Jerry dimostra di essere sveglio e intelligente ed è stato scelto molto presto dall‘MI6.‖
In qualità di agente in servizio al quartier generale del Circus la sera in cui la missione all‘estero va storta, ―Jerry è essenziale per la storia perchè riceve la telefonata che innesca gli eventi a catena che provocheranno la rimozione di Controllo e Smiley, e poi la riassunzione e il rientro di quest‘ultimo per condurre le indagini,‖ svela Graham.
Reintegrato e ricevuto l‘incarico di smascherare LA TALPA, Smiley fa affidamento su Peter Guillam (pronounciato ―gwill-im‖) come suo braccio destro. È Benedict Cumberbatch a calarsi nel ruolo di questo giovane funzionario dei servizi segreti che considera ―eroico, nel senso che quest‘ultimo si assoggetta ai Servizi come fosse la sua famiglia. Guillam ha un grande senso di esprit de corps; crede sinceramente nella causa. Per lui la regola è chiara: lottare contro i russi. Questo gli dà le certezze in un vita di crescenti incertezze. Ma compie il sacrificio, come tutti questi uomini.
―Guillam esercita grande fascino e autorità all‘interno del Circus. Scopriamo che Guillam è perspicace e dalla mente pronta, pragmatico e implacabilmente efficiente; ‗implacabilmente gentile‘ è una delle descrizioni che John le Carré verga per lui. La sua precisione è seducente per Smiley e fra i due si istaura un profondo legame.‖
Nonostante la sua giovane età rispetto agli altri membri del Circus, a Guillam viene assegnato l‘incarico di supervisionare la divisione dei Cacciatori di scalpi del Circus, che, secondo l‘attore, opera con ―livelli di spionaggio più viscerali‖. E continua: ―I cacciatori di scalpi erano quegli agenti che venivano mandati in missione all‘estero con documenti falsi per un lavoro su commissione, come killer o infiltrati… o magari per prendere un ostaggio.‖
Guillam assume il comando dei cacciatori di scalpi dopo il fallimento della missione in Ungheria che provoca la rimozione di Controllo. L‘agente Jim Prideaux, che era stato il responsabile dei cacciatori di scalpi, sopravvive a malapena alla debacle e viene poi trasferito per assumere una nuova e tranquilla identità come insegnante di scuola.
―Congedato dai servizi, Jim non viene rimpianto dai membri del Circus,‖ rimarca l‘attore Mark Strong che recita il suo ruolo. ―Non è che fosse malvisto; è un sentimento che attiene a quella qualità di autodifesa che era meglio sviluppare – sia che si fosse arruolati nella RAF o nel SIS; pertanto se un caro amico veniva ucciso o mandato via non lo si menzionava più, principalmente perchè era troppo difficile parlare di lui.
―Jim è ben consapevole del suo dovere e ha un forte senso del servizio alla patria; svolge il lavoro sporco sul campo poi torna al quartier generale del Circus fino alla prossima missione. In qualità di cacciatore di scalpi, ha dovuto assumere diverse identità come agente sottocopertura – ed essere pronto a più di una avversità. È un inglese molto erudito, ma emotivamente è piuttosto piatto.‖
Bevan aggiunge: ―Ho la sensazione che tutti i personaggi finiscano per domandarsi chi siano in realtà. Ma quello che si vede accadere a Jim Prideaux e ad un altro cacciatore di scalpi, Ricki Tarr (interpretato da Tom Hardy), affascina e rattrista al contempo. Sono molto attivi sul campo, là fuori, nel mondo, tuttavia la malinconia che scorre in tutto il film è particolarmente evidente nei loro personaggi.‖
parte del film LA TALPA si svolge con Smiley che si muove a Londra e nei dintorni; oltre alle riprese in esterni nel Regno Unito, si è scelto di girare gli interni degli uffici del Circus ed altri interni in un mini studio di Inglis Barracks, a Mill Hill, a nord di Londra. Le missioni di Jim Prideaux e Ricki Tarr sono state girate a Budapest, Ungheria e a Istanbul, Turchia – dove Ricki si innamora dell‘infelicemente maritata Irina.
Robyn Slovo osserva: ―Questo ha provocato l‘isolamento di alcuni attori dal resto del cast – almeno temporaneamente. Mark Strong ha interpretato la missione di Jim in quattro giorni di riprese in esterni a Budapest; un vero pezzo forte.‖
Strong si meraviglia: ―Girando a Budapest, ci si cala immediatamente nel mondo grigio e cementificato della storia. Da quelle parti infatti, molti quartieri vennero edificati negli anni ‘70. La sequenza iniziale è di grande impatto sullo schermo e lo fu anche mentre la giravamo in Ungheria.‖
Altri, puntualizza la Slovo, come ―Tom Hardy, nel ruolo di Ricki, e Svetlanta Khodchenkova, che interpreta Irina, hanno girato le loro scene più romantiche e drammatiche a Istanbul. Tom è venuto anche nel Regno Unito per qualche giorno mentre Gary Oldman non si è mai mosso dall‘Inghilterra, visto che nemmeno Smiley lo fa.‖
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Oldman chiarisce che, indipendentemente dalla location, la ―tensione e l‘atmosfera del film prendono vita grazie alla visione cinematografica di Tomas Alfredson – e grazie al montaggio, al sonoro e alla musica. Noi due parlavamo spesso del senso di paranoia e della pressione che aumenta.‖
Alfredson recluta Hoyte van Hotema per il film, il direttore della fotografia del suo Lasciami entrare; rileva: ―Vengono delle ottime idee quando si è vicini a Hoyte. In un certo senso, per me è come una Musa.
―Abbiamo un costante scambio di idee sulle immagini, ma evitiamo di far riferimento ad altri film – e di copiare altri filmmaker. Inoltre non sono il tipo di regista a cui piace ripetere tante scene, quindi sul set stanno tutti sul chi va là.‖
Benedict Cumberbatch sostiene che l‘approccio di coppia sia stato di grande beneficio per il materiale e cita il loro modo di tracciare ―una specie di nuova geografia registica rispetto a quella convenzionale. In questo film si vedranno di rado due uomini che parlano in un‘automobile di profilo, come accade spesso nel genere delle spy story. Le conversazioni danno l‘impressione di essere esposte, allo scoperto. C‘è una tensione continua trasmessa dalle angolazioni della macchina da presa.‖
Colin Firth è d‘accordo e osserva: ―Tomas è molto bravo con le sfumature. Nei continui movimenti di macchina, per esempio, dall‘altro lato di un vetro, si ha la sensazione che questo sia un mondo che tutti possono sempre osservare dall‘esterno. Inoltre, è consapevole che gli spazi non devono necessariamente essere riempiti da rumori..‖
Prosegue Tim Bevan: ―È stato un set tranquillo – come potrebbe essere quello dei Fratelli Coen; Hoyte e Tomas hanno lavorato a stretto contatto. E tutto il cast artistico e tecnico era concentrato.‖
Il regista aveva già progettato come visualizzare l‘intricato mondo del Circus, con la sua labirintica tana di conigli composta da corridoi e scale. Osserva: ―L‘MI6 vero e proprio di allora era, da come mi è stato descritto, un edificio chiuso in tanti modi diversi. Corridoi con porte chiuse; persone sedute dietro queste porte chiuse. Sapevo che non sarebbe risultato molto interessante sul grande schermo…!
―Quindi era necessario creare un‘interpretazione delle funzioni di quell‘edificio, dei diversi livelli gerarchici e renderla credibile.‖
La soluzione? ―Portare il pubblico in un mondo low-tech, pur tuttavia rappresentando abbastanza progressi tecnologici da risultare moderni per quell‘epoca,‖ rivela il regista. ―L‘ultimo piano dell‘edificio del Circus è più tranquillo. È lì che siedono i pezzi grossi. Abbiamo creato dei cubi insonorizzati in una architettura ‗aperta‘, luogo dove svolgono le loro riunioni segrete. Più si scende nell‘edificio, più è affollato e pieno di archivi. Ovunque, le finestre sono bloccate.‖
Firth riflette: ―Vedere la tecnologia nel sua forma grezza ha una sua bellezza, un appeal estetico; per esempio, gli apparecchi di registrazione hanno le
bobine. Ciò che si vede è l‘impiego umano necessario per registrare le voci, riprodurre i documenti e fotografare le cose.‖
Slovo dichiara: ―Già nelle fasi iniziali della preparazione e pre-produzione e poi in qualunque giorno delle riprese, avevamo a che fare con un film che aveva l‘aspetto e l‘atmosfera di un film che veniva realizzato negli anni ‘70.‖
Con questo obiettivo in mente, Alfredson arruola la scenografa Maria Djurkovic, che ricorda: ―Le pareti del reparto scenografico sono state riempite di riferimenti da cima a fondo. Tomas è un vero cultore di immagini; è davvero straordinario e di solito non gli piacciono le cose ovvie. È così audace che ho potuto spingermi un po‘ all‘estremo.
―Per esempio, c‘è una scena deprimente in una cella di prigione. L‘arredatore ed io abbiamo scovato una carta da parati a tenui quadrettini rosa e azzurri con piccoli fiori dorati. L‘ho mostrata a Tomas, e mi ha detto: ‗L‘adoro!‘‖
Insieme, Alfredson e la Djurkovic decidono sia quello che non desiderano che quello che desiderano. La tavolozza monocromatica e carica utilizzata dalla Djurkovic e dai suoi collaboratori è peculiare, ma il suo obiettivo principale è stato quello di creare ―atmosfera e autenticità. Sono stati molti i dettagli ottenuti grazie alle nostre ricerche. Per esempio, ai tempi tutti avevano un blocchetto di vetro sulla scrivania per evitare che scrivendo su un foglio si lasciasse una copia rivelatrice di quanto scritto. Penso di non aver mai ricevuto simili feedback positivi dagli attori su un set e quando li si ascolta parlare con ritmo rapido e asciutto nelle nostre ambientazioni, spero che il pubblico si senta immediatamente ritrasportato negli anni ‘70.‖
Nonostante ciò, ammonisce: ―Volevamo assolutamente evitare quei chiassosi, palesi elementi stereotipati degli anni ‘70 di cui abbiamo fatto tutti indigestione – la carta da parati con grandi disegni geometrici marroni e arancioni. Visto il tenore della storia e i suoi personaggi, abbiamo optato per qualcosa di relativamente misurato e sottile; la loro sala conferenze è totalmente rivestita da materiale fonoassorbente, non da carta da parati.
―Determinate caratteristiche sono pur sempre evidenziate, ma abbiamo solo dovuto decidere su quali livelli tararci – e i costumi di Jacqueline Durran erano in sintonia perfetta fin dal primo giorno.‖
Coordinandosi con la Djurkovic, la Durran ha dovuto tessere nei tessuti dei costumi ogni idiosincrasia dei personaggi, pur cercando di metterne in luce la natura riservata. Comunque, gli abiti dei membri del Circus sono rimasti semplici e lineari, dunque i collaboratori della Durran si sono allontanati ancora di più della Djurkovic dai clichés degli anni ‘70. Così spiega la costumista: ―Poiché i personaggi principali del film sono di mezza età e appartengono alla borghesia medio alta, non si vestono in maniera molto dissimile da come erano abituati negli ultimi 10-15 anni. Hanno scelto lo stile dei loro abiti da giovani e probabilmente l‘hanno mantenuto.
―Abbiamo esaminato tutti i diversi colori disponibili nei tessuti da uomo di quel periodo, ma nemmeno un elegantone come Haydon o un agente più giovane come Guillam avrebbero sfoggiato qualcosa di strano e inconsueto. Si trattava anche di capire quali associazioni volessero comunicare questi
uomini ai loro colleghi e pari grado. Gli uomini dell‘M16 non si sarebbero mai vestiti a Carnaby Street (la rinomata mecca della moda inglese degli anni ‘60), si sarebbero recati da Savile Row (il locus più tradizionale della sartoria), come avevano sempre fatto.‖
La Durran cita il costume di Smiley come esempio dell‘attenzione di Alfredson per i dettagli, spiegando che ―Tomas ha sempre dichiarato fin dall‘inizio che voleva che Gary indossasse un vestito grigio. Chiedemmo quindi ad un ex sarto di Savile Row di realizzare un sobrio tre pezzi grigio scuro nello stile degli anni ‘50.
―La prima idea di Tomas prevedeva che Gary utilizzasse un unico costume di scena sul set, che Smiley indossasse quell‘unico abito tutti i giorni. Ma poi Tomas, Gary ed io abbiamo pensato che avremmo tratto beneficio da un altro cambio. Cercai così un tweed grigio scuro e semplice e abbiamo realizzato una giacca sportiva nello stesso identico modello dell‘abito. Forse lo spettatore nemmeno se ne accorgerà, ma capimmo di doverlo fare per noi stessi.‖
Quella consapevolezza ebbe ben presto il suo impatto sull‘approccio agli altri personaggi di Alfredson e della Durran. Visto che numerose scene avrebbero ritratto ciò che lei chiama ―un mare di vestiti da uomo,‖ la Durran rivela di aver ―scelto un dettaglio significativo per ogni persona e di assicurarsi che venisse mantenuto costantemente. La maggior parte dei personaggi possiede due abiti; alcuni ne hanno solo uno. Visivamente, avrebbe creato maggiore confusione se avessero continuato a cambiarsi d‘abito, così abbiamo deciso di attenerci ad un elemento di coerenza per ognuno. Aiutava anche gli attori a concentrarsi. Per esempio, Esterhase – oltre ai suoi due abiti – ha la pipa, elemento scelto da Tomas.
―Con la creatività e l‘impegno profusi da tutti, il film ha un look vero e dà la sensazione di autenticità. Credo abbia dato fiducia agli attori.‖
―Era un piacere venire a lavorare,‖ afferma Oldman. ―Il cast e la troupe sono stati fantastici, dei veri professionisti.‖
Stephen Graham aggiunge: ―È stato come essere scelti da titolari per giocare nell‘Inghilterra. Sei a scuola di recitazione, mangi pane e fagioli e non osi nemmeno sognare che un giorno reciterai al fianco di attori come Gary Oldman e John Hurt. Poi ti succede e ne trai ulteriore ispirazione.‖
Mark Strong dichiara: ―Queste riprese sono state una rivelazione e non solo perchè recitavo scene tratte da una sceneggiatura geniale con attori di gran calibro. Mi ha diretto un regista che mi ha spinto a cogliere le sfumature del personaggio e le sue sovrastrutture, cosa che avevo sempre sperato di riuscire a scoprire; un regista che affronta ogni tematica da angolazioni talmente diverse da farmi rimanere spesso a bocca aperta.‖
Alfredson rammenta una giornata speciale. ―Stavamo girando la sequenza del party del Circus in due giorni, con un centinaio di generici. Avevo studiato le inquadrature con Hoyte, e Maria e Jacqueline avevano preparato tutto alla perfezione.
―Il secondo giorno di riprese, John le Carré si presenta sul set e tutto il cast e la troupe si affollano per vederlo. Dovevamo continuare a lavorare, Robyn Slovo aveva detto alla moglie di John che l‘avremmo inserito nella scena: ora sarebbe diventato parte della sua stessa storia.‖
Le Carré ricorda: ―Dovevo inventarmi un‘identità, alla mia veneranda età, sedevo con quelli del Circus. Decisi che ero un anziano bibliotecario gay che era stato invitato per amore dei vecchi tempi e cui era stata data licenza di sbronzarsi.‖
Bevan osserva: ―Si è divertito. Credo siano stati gli unici due giorni in cui tutti i nostri attori principali erano nella stessa scena; questo perchè la sequenza si svolge nel passato, ai tempi in cui andava tutto bene al Circus – o perlomeno sembrava andasse tutto bene.
―Infatti, è una scena che nel libro non c‘è.‖
LA TALPA
Dichiarazione di David Cornwell sul film di Tomas Alfredson
Mi sono accostato alla prospettiva di un lungometraggio tratto da LA TALPA con la stessa apprensione che avrebbe colto chiunque avesse amato la serie televisiva realizzata trentadue anni fa.
George Smiley era Alec Guinness. Alec era George: punto. Un altro attore come avrebbe potuto uguagliarlo o, figurarsi, superarlo?
E poi come poteva un regista di cinema, nonostante fosse celebre come Tomas Alfredson, raccontare la stessa storia intricata nel minimo spazio di un paio d‘ore?
La serie televisiva aveva richiesto sette episodi. E comunque la si voglia girare, uno sceneggiato televisivo rimane pur sempre un programma radiofonico con le immagini, mentre oggi giorno i lungometraggi parlano a malapena.
I miei timori erano mal riposti. Alfredson ha realizzato un film che a mio parere funziona in maniera superba e che mi riporta a retroscena del romanzo e dei suoi personaggi che la serie televisiva di trentadue anni fa non ha svelato.
Il personaggio di Smiley interpretato da Oldman tributa pieni onori al genio di Guinness. Evoca la stessa solitudine, isolamento, dolore e intelligenza che il suo predecessore aveva incarnato nel ruolo – perfino la stessa eleganza.
Ma lo Smiley di Oldman, dal momento in cui appare sullo schermo, è un uomo in paziente attesa di esplodere. Il pericolo, la furia repressa e l‘umanità che quasi non riesce a rimanere a galla sulla disperazione sono il marchio di fabbrica impresso da Oldman soltanto. Se dovessi incontrare lo Smiley interpretato da Alec Guinness in una notte buia, il mio istinto mi spingerebbe a cercare la sua protezione. Se incontrassi quello di Oldman, credo che scapperei a gambe levate.
Il film, dal mio personalissimo punto di vista, è un trionfo. E se mi scriveranno dicendo ‗Come hai potuto permettere che questo accadesse al pover Alec Guinness,‘ io replicherei che, se ‗il povero Alec‘ avesse assistito alla prova attoriale di Oldman, sarebbe stato il primo ad alzarsi per tributargli una standing ovation.
Non è il film del romanzo. È il film del film, e a mio parere un‘opera d‘arte a pieno titolo. Sono orgoglioso di aver consegnato a Alfredson il mio materiale, ma ciò che ne ha realizzato è meravigliosamente suo.
John le Carré, July 23rd 2011
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