FINALMENTE LA FELICITA’…LE INTERVISTE….

LE INTERVISTE

Intervista a Leonardo Pieraccioni

Intervista ad Ariadna Romero

Intervista a Rocco Papaleo

Intervista a Thyago Alves

Intervista a Maurizio Battista

 

LE INTERVISTE

Intervista a Leonardo Pieraccioni

“Finalmente la felicità” il nuovo film di cui Leonardo Pieraccioni è come di consueto regista e protagonista oltre che autore della sceneggiatura insieme a Giovanni Veronesi, è prodotto da Levante cinematografica e Medusa (che lo distribuirà da metà dicembre) ed è stato girato tra Lucca e il Forte Village Resort di Villasimius, in provincia di Cagliari. Racconta la storia di Benedetto Parisi, un professore di musica di Lucca che viene chiamato a partecipare alla trasmissione tv di Maria De Filippi “C’è posta per te” e che durante lo show scopre con sua grande sorpresa che sua madre, da poco scomparsa, aveva adottato a distanza una bambina brasiliana. Si chiama Luna, è diventata col tempo una splendida top model, si trova in Italia per lavoro ed è ansiosa di conoscere il suo fratellastro. L’incontro tra i due sarà pieno di colpi di scena e di situazioni esilaranti: il mondo della modella brasiliana e quello del professore di musica toscano con i rispettivi modi antitetici di vedere la vita si confronteranno da vicino ma i due troveranno un obiettivo comune: capire perchè il destino ha voluto che loro si incontrassero”.

“Com’è nata l’idea di questa storia?”
“Una volta stavo guardando in tv il programma di Maria De Filippi con un amico autore, Domenico Costanzo, che mi raccontò di avere scoperto che sua madre aveva adottato a distanza una bambina brasiliana e che lui sognava per un duplice motivo che un giorno lei lo andasse a cercare: se mai fosse diventata col tempo una bella ragazza per incontrarlo e sedurlo, oppure – se avesse avuto successo nella vita – per restituirgli finalmente tutti i soldi che la sua famiglia aveva speso in tanti anni per mantenerla. Assistendo a “C’è posta per te” mi ha sempre incuriosito immaginare quello che i vari ospiti dopo essersi incontrati in modo così rocambolesco avrebbero potuto raccontarsi una volta usciti dallo studio televisivo. Così questa volta io e Giovanni Veronesi ci siamo divertiti a scrivere un film molto comico invece della consueta commedia sentimentale: ne «La moglie bellissima» avevamo affrontato ad esempio il tema del perdono, in «Io e Marilyn» quello delle persone che non ci sono più ma restano comunque presenti nella nostra vita mentre in questa occasione abbiamo pensato che avendo io oggi 46 anni sarebbe stato più divertente se il mio personaggio fosse andato incontro ad un amore «d’inciampo» e non -come era spesso accaduto nei miei film precedenti- che facesse ridere per come veniva travolto dalla folgorante grande bellezza che irrompeva nella sua vita. Meglio allora un percorso a ritroso vissuto insieme ad amici come Sandrino (Rocco Papaleo), uno di quegli autisti che accompagna i turisti in giro per Lucca con un autobus scoperto..”.

“Come mai ha ambientato gran parte del film proprio a Lucca?”
“Soprattutto perché è una città meravigliosa da un punto di vista musicale: il protagonista della nostra storia insegna fagotto e controfagotto al conservatorio Luigi Boccherini, è un idealista grande appassionato del filosofo illuminista Charles Fourier che intende dar vita ad un laboratorio di “musica d’istinto” in cui gli allievi possano dirigersi naturalmente verso lo strumento musicale che sentono più affine e congeniale e per applicare questo concetto alla musica appende alle pareti delle stanze vari oggetti. Inoltre Benedetto è un compositore. C’è una “storia nella storia”, su una melodia molto bella (scritta da Gianluca Sibaldi) che nella finzione verrà “rubata” dal maestro Argante Buscemi (interpretato da Andrea Buscemi), una sorta di direttore-divo alla Riccardo Muti, ma con una tipica voce simile ad un Gassman “stretto all’uscio..”.

“Come entrano in scena gli altri personaggi?”
“Dopo essersi incontrati nello studio tv di Maria De Filippi i due fratellastri compiono un percorso insieme a Lucca dove iniziamo a conoscere il mondo della modella/attrice popolato da artisti genialoidi, al confine (labile) con la pazzia: ad esempio Shel Shapiro interpreta un fotografo che si è inventato nel tempo le mostre più incredibili, fotografando le facce allibite dei turisti a cui in qualsiasi parte del mondo veniva rubata la macchina fotografica al momento dell’autoscatto. Nel corso della vicenda c’è un momento in cui i due protagonisti si stancano di tutta quella sorta di Circo Barnum fatto di fotografi pazzoidi ed ex fidanzati meravigliosi, belli e traditori, come il Jesus interpretato da Thyago Alves: a quell’evanescenza andava contrapposto qualcosa e qualcuno di più reale e concreto, con un antagonista così bello come quello tu puoi contrapporre solo la poesia della musica, altrimenti non ce la fai in nessun modo a competere”.

«E Rocco Papaleo?»
«Rocco interpreta Sandrino, l’amico di Benedetto che, tradito dalla sua donna, Lupita, vuole solo dimenticare: guida il suo pullman come se fosse una 500 e quando decidiamo di andare a trovare insieme Luna in un resort da favola in Sardegna dove lei è impegnata per spot pubblicitari e servizi fotografici, il povero Sandrino si trascina dietro con sè una coppia “aperta” francese, bella ma un po’ inquietante, (non si capisce che ruolo abbia nella sua vita): afferma che i due amici gli servono come compagnia/diversivo ma si intravede l’ipotesi per cui forse si scambiano tutti dei bacetti. Con Rocco abbiamo avuto da subito l’intenzione di “lanciarci” in grandi momenti comici. Nel film il suo personaggio è affetto da una malattia per cui non può prendere assolutamente il sole, lui, malato d’amore e d’abbandono a un certo punto tenta il suicidio esponendosi sfrontatamente al sole e rimediando una clamorosa insolazione: una volta ricoverato vaneggia e continua a scambiarmi per la sua ragazza nel frattempo redenta e così tutti in ospedale finiscono col pensare che sia innamorato di me.. Rocco ha recitato la sua parte apparendo in scena tutto rosso come un gamberone abbrustolito e io ho dovuto “pararne” senza scoppiare a ridere i colpi micidiali che sparava quando diceva bestialità eccezionali ed appassionate su di me convinto che fossi la sua Lucita..”

“Come ha scoperto Ariadna Romero?”
«Dopo i soliti 300 provini. Quando l’ho vista aveva qualcosa di “ganzo” negli occhi, ho capito che sarebbe stata perfetta per dar vita a questa bella ragazza di cui non si sa niente, nè da dove arriva né dove andrà. In un primo tempo la protagonista avrebbe dovuto essere spagnola, è un elemento che ricorre sovente nei miei film, è una combustione naturale perché secondo me in una struttura da commedia una ragazza di Pontremoli farebbe meno ridere, l’origine esotica della bellezza di turno è un elemento che rende il mio personaggio di sempre ancora più provinciale e inadeguato nel suo spiazzamento. Quando posso utilizzo sempre delle nuove scoperte in modo che il processo di identificazione con la storia ed il personaggio da parte del pubblico possa essere più immediato, se scegliessi invece un’attrice conosciuta si penserebbe subito alla donna celebre che interpreta una parte e non al personaggio”.

“Cosa può dire invece degli altri attori?”
“Andrea Buscemi ha il “phisique du role” tipico del maestro d’orchestra “trombone” e furbone che in questo caso si è “intascato” con signorile e simpatica vigliaccheria la musica che Benedetto ha scritto, mentre Michela Andreozzi è l’ex fidanzata del protagonista che è un “traditore nato”: lei l’ha lasciato perchè lavora al catasto e una volta facendo una ricerca su Internet con Google earth l’ha visto abbracciato ad una violinista russa. Quando lei una volta incontra per caso Benedetto e Luna in treno, nasce una veemente discussione in cui ad un certo punto si intromette un viaggiatore interpretato dal comico Maurizio Battista (

 

Intervista ad Ariadna Romero

“Leonardo Pieraccioni ha dichiarato che ha scelto lei per il ruolo di Luna “per la spontaneità e la luce speciale dei suoi occhi, al di là della fisicità.”
“Quella luce negli occhi è l’entusiasmo per questa incredibile chance che ho avuto, è stata la mia prima esperienza e spero non sia anche l’ultima. Lavoravo come modella e studiavo legge a Cuba quando un talent scout due anni fa mi ha portato qui in Italia. Non avevo in mente di fare l’attrice, il primo incontro per questo film è arrivato quasi per caso, non avevo grandi speranze di essere scelta, il mio sogno era solo quello di poter arrivare a sostenere l’ultimo provino direttamente con Leonardo, così almeno avrei potuto conoscerlo. Man mano che il tempo passava rimanevano in gara soltanto le concorrenti più brave e sentivo realisticamente di avere sempre meno speranze, ma la voglia di farcela cresceva. Poi a un certo punto mi sono detta: “lo voglio” e per fortuna poi è andato tutto bene”

“Chi è la Luna che interpreta?”
“E’ una ragazza stravagante, una tipica top model di successo che ha perso di vista il senso essenziale della vita e quello delle cose più semplici che sono le più belle. Quando incontra il personaggio interpretato da Leonardo, Benedetto, si accorge che lui le permette di ritrovare la naturalezza dimenticata o rimossa, ma inizia a rivedere il suo ex bellissimo fidanzato Jesus cercando di riprendere la relazione con lui, fino a quando non si rende conto che quello non è più il suo mondo, mentre con Benedetto si sente sempre più a suo agio”.

“Il personaggio le somiglia in qualche modo?”
“Si, è un po’ simile a come sono io nella vita, in comune abbiamo il fatto che nessuno ci ha regalato niente: lei quando è cresciuta è partita per andare a lavorare come modella a livello internazionale; io sono andata via di casa a 22 anni e ho iniziato anche io la mia carriera ma senza diventare mai una top model. Luna comunque non è un personaggio superficiale, è una ragazza che ha la sua sostanza, come si vede bene nel finale della storia in cui si valorizzano le cose più semplici”

“Quanto è stata importante per lei questa esperienza?”
“Prima di incontrare Pieraccioni avevo iniziato a fare diversi provini ma ero caduta in crisi esistenziale perché cercavo di capire cosa avrei fatto un giorno dopo le foto di moda. Questa occasione di lavoro così sorprendente, invece, mi ha cambiato la vita. Leonardo mi ha messo sempre a mio agio, ha fatto in modo che mi fidassi ciecamente di lui e che a lui mi affidassi
completamente, mi ha aiutato a ritrovare me stessa. Ho capito cosa volevo fare davvero e ho cercato di costruirmi un po’ di basi solide, ho iniziato un corso di recitazione prima delle riprese e conto di continuare a frequentarlo anche dopo l’uscita del film, parallelamente ad un altro corso di dizione per evitare che (a causa del mio accento spagnolo pronunciato) i personaggi che mi proporranno possano essere limitati a quelli di donne straniere”.

“Conosceva Pieraccioni prima di essere chiamata a recitare nel suo film?”
“Sapevo benissimo chi era Leonardo, è il regista preferito del mio ragazzo ed ero già ben documentata su di lui prima di incontrarlo, ho capito subito che per me si sarebbe trattato di una grande occasione. All’inizio era stata scelta un’altra ragazza, Leonardo credeva che io fossi troppo giovane per il ruolo ma per quello che mi riguardava io pensavo “invecchiatemi pure, che problema c’è?” Io sono cubana e parlo spagnolo ma il personaggio di Lula è brasiliano e pronuncia alcune battute in portoghese, gli accenti sono molto diversi e per questo motivo sembrava favorita una ragazza brasiliana bellissima, meno giovane di me, ma poi mi ha chiamato il responsabile del casting del film, Roberto Bigherati, e mi ha annunciato che ero stata scelta io. Ovviamente non credevo alle mie orecchie, mi sembrava un sogno, ma la mia agente poco dopo me lo ha confermato piangendo per la gioia e il giorno dopo stavo già prendendo il treno per raggiungere il luogo di lavoro. Quando ho fatto il provino mi hanno dato il copione e ho capito subito una cosa importante: che mi sarebbe piaciuto soltanto recitare, non perchè la cosa mi cambiava la vita da un punto di vista economico ma perché mi piaceva a livello di pancia e di passione, è meraviglioso poter diventare tante persone diverse. I miei compagni di lavoro sono diventati miei amici, continuo a sentirli spesso ancora oggi, a partire da Leonardo che è un grande regista e un grande attore ma è soprattutto una persona semplice ed ha un modo di lavorare davvero speciale, è riuscito a sdrammatizzare ed a scherzare sempre, fin dalla fase dei provini, ma anche ad essere costantemente concreto e produttivo”

“Che cosa le è piaciuto di più del set?”
“Imparavo sempre qualcosa di nuovo giorno dopo giorno, sul copione non c’erano troppi dettagli ma Leonardo mi dava sempre le indicazioni giuste aiutandomi a capire come il mio personaggio avrebbe dovuto sentirsi in un certo momento e come cambiavano i suoi stati d’animo, è stato bravissimo a spiegarmi pazientemente quali sensazioni accentuare volta per volta”.

 

 

Intervista a Rocco Papaleo

“Chi è il Sandrino che lei interpreta in questo film?”
“E’ l’autista di un autobus scoperto per turisti che scopre all’inizio della storia che la sua fidanzata Lupita ha un amante e si porta questo fardello addosso per tutto il film: il tradimento subito è la sua ragione emotiva, ha una rara malattia che gli vieta di prendere il sole, gira con un piccolo ombrello per ripararsi e a un certo punto si ritroverà a tentare un suicidio piuttosto bizzarro esponendosi platealmente al sole nonostante sappia che i raggi possono essergli fatali. Sandrino è un personaggio piuttosto sopra le righe, una figura buffa che si muove nell’ambito di una commedia esplicitamente popolare, spero che risulti molto divertente per il pubblico così come è sembrato a noi”.

“Come entra in scena?”
“Dopo la drammatica scoperta del tradimento da parte della sua donna si ritrova ad accompagnare in Sardegna il suo amico Benedetto – il personaggio di Leonardo –sulle tracce della sua sorellastra. E’ un “trascinatore”, è lui che convince a partire l’amico che un po’ lo “subisce”, tra loro c’è quel tipo di relazione stereotipata con l’esuberante da una parte e il tipo
che è più discreto e posato dall’altra. Sandrino parte con una coppia di francesi al seguito, due clienti del suo tour turistico che creano una piccola ambiguità o sospetto perché sembra che vorrebbero dar vita con lui ad un “menage a trois”, ma non si capisce se poi fra i tre accada davvero qualcosa o no, non si svela nulla fino in fondo. Questa “sponda” della coppia francese di sfondo rappresenta solo un piccolo sapore per rendere più piccante la vicenda di Sandrino che è principalmente comica. A un certo punto ad esempio dopo il suo tentativo di suicidio -raccontato attraverso due scene sulla spiaggia e nell’ospedale in cui viene ricoverato- lui si ritrova a vaneggiare vagheggiando la sua donna in fuga e finisce col mettere in serio imbarazzo Benedetto dando a tutti l’impressione che sia lui il suo amante”

“Quali costanti e quali differenze vede tra questo e gli altri cinque film di Pieraccioni da lei interpretati in passato?
«Il mio personaggio questa volta è un po’ più presente, appare in diverse scene in quasi tutto il film, si esplica di più. Credo che questo sia stato uno dei più riusciti tra i nostri percorsi in comune iniziati con “I laureati” che era una commedia molto corale dove tutti gli attori erano un po’ sullo stesso piano, ma con Leonardo un po’ più presente degli altri. Anche in “Finalmente la felicità”, così come negli altri film che ho girato con Leonardo, i miei personaggi servono ad esaltare le sue qualità da “clown bianco” che ha bisogno di avere accanto tipologie spinte per “giostrare” la sua cifra preferita, che è quella di osservatore di casi clinici: quando è in scena con me lui rinnova sempre queste dinamiche, così come gli accade regolarmente quando recita con Massimo Ceccherini o con i diversi altri comici che si sono alternati nel tempo al suo fianco”

“Che rapporto si è instaurato nel tempo tra voi nel lavoro e nella vita?”
“Ormai tra noi non c’è nessun segreto, quando Leonardo scrive con Giovanni Veronesi le sue sceneggiature pensa direttamente a me immaginando il personaggio che io poi dovrei interpretare: questa volta sei mesi prima delle riprese mi ha mandato un sms sei mesi prima delle riprese scrivendomi: “c’è questo Sandrino che comincia a parlare come te”. Viviamo una specie di simbiosi, mi ritrovo le battute e le situazioni scritte esattamente come se le avessi pensate io, lui e Veronesi sostengono che io parlo davvero così. Credo che tra noi due esistano una forte simpatia e una grande sintonia di base, dovuta forse alla comune estrazione provinciale (anche se Firenze è una grande città), siamo entrambi figli del popolo, abbiamo costruito la nostra escalation artistica sulle nostre capacità (io meno di lui) ma c’è un percorso simile, trovo forti analogie nell’essere noi due degli artisti un po’ naif che anziché puntare su artifici e strategie hanno cercato di veicolare una simpatia un po’ provinciale. Questa schiettezza di fondo è reale e funziona, ci rende simili umanamente: lui è meritatamente “sul piedistallo” da molto tempo ma questo non ha spostato il punto di vista della sua spiritualità, ha una semplicità che è rimasta intatta, è rimasto un tipo non particolarmente egocentrico e mai concentrato troppo su se stesso, è in grado invece di apprezzare il talento altrui e di goderne: all’epoca de «I laureati» era soltanto un “pischello” e io quel “pischello” lo riconosco ancora. Sento un’immensa gratitudine nei suoi confronti per avere tenuto sempre viva la mia dimensione popolare nei confronti del pubblico, ci sono stati anni in cui recitavo quasi soltanto nel suo film oltre che nei miei spettacoli teatrali, posso dire senz’altro che per me è stato un benefattore. Negli ultimi due anni per me le cose sono migliorate, ho avuto maggiore fortuna dopo il mio primo film anche da regista, “Basilicata coast to coast” e spero in questa nuova occasione di portare un mio piccolo contributo alla causa comune, mi auguro che alla moltitudine che va a vedere i suoi film si aggiungano questa volta anche una parte degli spettatori che hanno iniziato a seguire me (ma forse questi fanno già parte del suo pubblico)”.

“Quali ricordi particolari conserva della lavorazione di questo film?”

“E’stato tutto molto piacevole e gratificante, sul set e fuori, quando giravamo in Sardegna, al Forte Village, ho portato con me mio figlio di 13 anni, Nicola, che si è iscritto lì alla sua prima scuola di sub e poi subito dopo le riprese è ripartito con me per le isole Hawai. Durante le
riprese ho scoperto poi Lucca che mi ha molto colpito, è una città molto vivibile, bella esteticamente, piena di posti piacevoli: devo a Leonardo la bella opportunità di un lavoro che si sposa con un turismo piacevole, lui sceglie sempre belle locations e quest’anno lo sono state ancora di più. Se guardo alla nostra storia professionale in comune vedo un piacevolezza determinata sia dai risultati e dai successi raggiunti sia da questa finestra sempre nuova su scorci italiani che non avevo avuto occasione di conoscere. Sono felice di aver rinverdito con questo nuovo film la nostra collaborazione ritrovandoci in un momento piacevole e creativo delle nostre vite. Leonardo ha avuto recentemente una figlia della cui nascita mi sono sentito in piccola parte corresponsabile, perché forte della mia felice paternità avevo insistito molto con lui perchè “mettesse la testa a posto”: adoro Laura Torrisi, sentivo che era la donna giusta con cui poteva fare questo passo così decisivo e anche lui si è ritrovato impreziosito da questa paternità, l’ho trovato più sereno e pacificato: non è che fosse mai stato in crisi, ma credo che questo evento gli abbia aperto un’altra “valvola” nella sua grande umanità”.

 

Intervista a Thyago Alves

“Come le è capitato di essere stato scelto per questo film?”
“Appena sono uscito dallo studio tv del reality “L’isola dei Famosi”, a cui avevo partecipato, ho saputo dalla mia agenzia che Pieraccioni mi aveva cercato con l’intenzione di offrirmi il ruolo di Jesus: avrei dovuto incontrarlo al più presto, bisognava solo capire se potevamo far conciliare i tempi e le date dei rispettivi impegni. Sono andato a Roma per conoscerlo e alla fine del nostro incontro lui mi ha dato alcune scene da studiare per un provino da fare nei giorni successivi, poi ci siamo visti una seconda volta, mi hanno confermato presto che il ruolo sarebbe stato mio e poco dopo siamo partiti per le riprese al Forte Village di Villasimius. In Sardegna ho girato potendo contare su un clima piacevole, mi sono divertito molto, quelli che lavorano sempre con Leonardo, sono abituati, tutti si conoscono bene, tra loro c’è un clima di famiglia e di fratellanza, sono tutti disponibili, si prendono cura degli attori e di tutti gli altri. E’ stato molto gratificante”.

“Che tipo di personaggio è Jesus?”
“Innanzitutto devo dire che è una persona molto diversa da me, è un bel ragazzo che affronta la vita molto superficialmente e pensa solo a divertirsi, è molto legato a Luna ma non si vuole impegnare troppo, pretende la sua libertà, vuole stare in giro la notte con gli amici e mentre lei ha intenzioni serie e vorrebbe costruire qualcosa e comprare una casa lui invece si limita ad acquistare un’automobile vistosa. Lavora come fotomodello e all’inizio della nostra storia lo vediamo in Sardegna dove è stato chiamato per un servizio fotografico da realizzare insieme alla sua ex, Luna, che soltanto quando arriva sul posto scopre chi sarebbe stato il suo partner. Jesus cerca di far rivivere il loro flirt ma presto scopre che lei si è stancata perché lui ama troppo la sua libertà, lui prova a dimostrarle di essere cambiato ma lei non vuole saperne. Jesus intanto si ritrova in conflitto anche con il protagonista, Benedetto, che accortosi che lui cerca di riconquistare Luna ne è geloso, allo stesso modo di come anche Jesus è a sua volta geloso di lui: pur sapendo che c’è tra Benedetto e Luna una “fratellanza” in comune lui non ci crede, vede che lei si comporta in maniera diversa e non si fida troppo”.

“Come si è trovato con Pieraccioni?”
“Prima di questa occasione avevo recitato soltanto in “Il compleanno ”, un film drammatico di Marco Filiberti di un paio di anni fa con Alessandro Gassman e Massimo Poggio, per cui quando sono andato ad incontrare Leonardo avevo comunque una certa apprensione. L’ho trovato invece molto simpatico con me fin dal nostro primo appuntamento, poi quando sono tornato a trovarlo ero già più sciolto e a mio agio, devo dire che Leonardo nei dieci giorni in cui abbiamo girato insieme scherzava sempre e quando qualcuno faceva un errore aveva
sempre la battuta pronta per smitizzare rendendo il set rilassato e divertente ma mi si è rivelato un tipo brillante e amichevole anche nella vita di ogni giorno”.

“Come è andata invece con Ariadna Romero?”
“Abbiamo condiviso un’esperienza molto simile, lei si trovava nella stessa situazione che avevo vissuto io all’epoca delle riprese del mio primo film, siamo andati spesso a pranzo e a cena insieme e la invitavo a non angosciarsi troppo, credo comunque di averla aiutata un po’ perché alla fine si è calmata… In Sardegna ci siamo divertiti tantissimo, abbiamo potuto contare su un clima molto piacevole, i componenti della troupe che lavorano spesso con Leonardo sono abituati, c’è un costante clima di famiglia e di fratellanza, sono tutti disponibili e solidali, si prendono cura degli attori e di tutti gli altri”.

“Le piace il mestiere dell’attore, pensa di continuare dopo questa esperienza?”
“Si, mi piace molto, continuo a fare il mio lavoro di fotomodello e al cinema mi dedico quando capita, già prima di incontrare Leonardo avevo fatto diversi provini fin dalla prima volta in cui ho recitato mi sono messo a studiare e ho continuato a farlo strada facendo, vorrei perfezionarmi il più possibile e cerco di frequentare lezioni private e piccoli corsi.”

“Che cosa le piace di più del cinema?”
“Da spettatore preferisco le commedie ma fin dall’epoca del film di Filiberti quando recito, sento più nelle mie corde il dramma e mi piacerebbe perciò interpretare delle storie realistiche. Per ora cerco di non farmi sfuggire le opportunità che mi si presentano: sono in Italia da quasi tre anni ma lavoro come fotomodello tra New York, Parigi a San Paolo da quando ne avevo 16. Mi hanno chiamato dopo avermi visto per strada, ho iniziato a viaggiare prestissimo, sono arrivati per caso la moda e il lavoro in campo internazionale e non mi sono più fermato ma in realtà quando ero in Brasile andavo pazzo per le telenovelas e il cinema del mio Paese che oggi sta crescendo tantissimo”.

 

Intervista a Maurizio Battista

“Come si è trovato in questo progetto?”
“Mi hanno raccontato che durante la fase del casting Leonardo Pieraccioni aveva detto ai suoi collaboratori che per il personaggio della sequenza del treno sarebbe stato adatto un tipo “alla Maurizio Battista”, ma per fortuna poi ha cercato direttamente me, l’originale. Durante la scena che ho interpretato mi ritrovo casualmente, da perfetto sconosciuto, nello
scompartimento di un treno nel mezzo di una clamorosa scenata di cui Leonardo è vittima da parte della sua ex fidanzata Michela Andreozzi che se lo vede apparire davanti insieme alla sua sorellastra brasiliana: io in un primo tempo cerco di calmarli e poi all’improvviso mi intrometto “a gamba tesa” nella lite e pretendo di partecipare alla discussione dando consigli come se fossi un parente o un amico.. ”.

“Sul set si è creata tra voi un’intesa particolare?”
“Ho avuto la fortuna di lavorare con persone carine e molto esperte, basterebbe già solo questo per trovarsi bene su un set. Per mia fortuna già prima del nostro incontro c’era da parte di Leonardo una grande stima nei miei confronti, altrimenti non mi avrebbe cercato, lui non è un tipo che arriva dalle “montagne sperdute”, sa benissimo cos’è la vis comica: una volta che ci siamo ritrovati sul set è stato naturale andare un po’ a braccio e abbiamo creato diversi momenti divertenti fuori dal copione”.

“Che cosa pensa di Pieraccioni?”
“Tutto il bene possibile, certi suoi film possono far ridere di più ed altri meno ma il suo cinema è sempre ricco di grazia e di eleganza e rappresenta una garanzia di divertimento: oggi in un film comico vige l’imperativo/stereotipo di una certa quantità obbligatoria di risate ma la grande commedia italiana del passato era piena di caratteristi eccellenti e, magari con qualche risata “grassa” in meno, tutto andava a beneficio della coralità. “Finalmente la felicità” rientra in questo ambito di commedia ben confezionata, delicata, composta: la risata non va “a peso”, ma dipende dalla qualità e da come ti muovi in scena”.

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