10 aprile “Noah” di Darren Aronofsky con i Premi Oscar® Russell Crowe (Il Gladiatore), Jennifer Connelly (A Beautiful Mind), Anthony Hopkins (Il Silenzio degli Innocenti) ed Emma Watson
Ispirato ad una storia di coraggio, sacrificio, speranza e redenzione, Darren Aronofsky ( “Il Cigno Nero” Black Swan, “The Wrestler”, “L’Albero della Vita-The Fountain “) porta sul grande schermo “Noah”. L’attore premio Oscar® Russell Crowe interpreta Noè, il prescelto da Dio per intraprendere una missione epocale di salvezza, prima che un diluvio apocalittico distrugga il mondo. Mai prima d’ora l’intero racconto epico è stato portato in vita sul grande schermo in modo così avvincente, invitando gli spettatori ad assistere a questi eventi spettacolari attraverso gli occhi e le emozioni di Noè e della sua famiglia, in un cammino fatto di paura e fede, distruzione e trionfo, avversità e speranza.
La produzione si è avvalsa di un cast tecnico ed artistico di livello internazionale per creare la loro versione di questo viaggio inaspettato, prefiggendosi di rappresentare l’avventura di Noè, onorando il testo biblico, a bordo di un’ Arca autentica costruita a mano, come da specifiche bibliche. In ogni aspetto interpretativo del film, nell’azione e negli effetti speciali innovativi , l’obiettivo del team creativo era chiaro: creare un’ esperienza contemporanea di “Noah” , che è immediata, vivace e personale. Il risultato è il primo ritratto cinematografico di Noè come un uomo imperfetto la cui imponenza si scontra con la peggiore dell’umanità, affermando al contempo la forza della fede.
Paramount Pictures e Regency Enterprises presentano una produzione Protozoa Pictures di “Noah”, diretto da Darren Aronofsky da una sceneggiatura scritta da Aronofsky e Ari Handel (“L’Albero della Vita-The Fountain “). I produttori sono Scott Franklin (“Il Cigno Nero”, “The Wrestler”), Mary Parent (“Pacific Rim”), mentre Arnon Milchan, Ari Handel e Chris Brigham (“Inception”, “Shutter Island” ) sono i produttori esecutivi.
Al fianco di Crowe ( “Il Gladiatore”, “A Beautiful Mind”, “Les Misérables”), fanno parte del cast l’attrice premio Oscar ® Jennifer Connelly (“A Beautiful Mind”, “Requiem for a Dream”), Ray Winstone (“The Departed- Il Bene e Il Male”, ” Hugo Cabret” Hugo), Emma Watson (“Harry Potter e i Doni della Morte” Harry Potter and the Deathly Hallows,”Marilyn” My Week With Marilyn “), Logan Lerman ( “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo” Percy Jackson & the Olympians), Douglas Booth (“Grandi Speranze” Great Expectations in TV, e l’imminente “Romeo e Giulietta” Romeo and Juliet ), Dakota Goyo (“Thor”) e l’attore premio Oscar® Anthony Hopkins ( “Il Silenzio Degli Innocenti” The Silence of the Lambs ).
Il team del film che ha lavorato dietro le quinte include il direttore della fotografia Matthew Libatique ( “Il Cigno Nero”, “Iron Man” ), lo scenografo Mark Friedberg ( “The Amazing Spider -Man 2: Il Potere di Electro” The Amazing Spider-Man 2, ” Synecdoche, New York”), il costumista Michael Wilkinson ( “L’Uomo d’Acciaio” Man of Steel , “American Hustle” ) ed il compositore Clint Mansell (“Il Cigno Nero”, “The Wrestler”).
Noè Nei Film
L’intera storia di Noè e dell’Arca che gli è stata ordinata di costruire prima che la terra sia completamente distrutta, occupa poche pagine nel Libro della Genesi. Ma quei pochi passaggi hanno avuto un impatto profondo e duraturo su miliardi di persone in tutto il mondo, evocando sia la profondità del male che la grandezza della fede, e confidando nella speranza della redenzione dopo la catastrofe.
Tuttavia, fin dall’inizio della storia del cinema, la maggior parte delle trasposizioni sullo schermo di questo racconto, si sono tradotte principalmente in parodie, commedie o film d’animazione – facendo eco alla cultura popolare in cui l’Arca compare più spesso nei negozi di giocattoli . La storia per la prima volta è diventata un film nel 1928 con “L’Arca di Noè” (Noah’s Ark), che mescola una breve riproduzione Hollywoodiana del diluvio biblico, con un dramma della Prima Guerra Mondiale. Da allora , ci sono stati solo cortometraggi della Disney, cartoni animati e diverse rivisitazioni in chiave comica. Seppur straordinaria, la storia di Noè non è mai stata considerata nella sua interezza ed immaginazione visiva tanto da essere estrapolata dalle pagine della Bibbia per dargli vita, né alcun regista ha avuto modo di approfondirne direttamente il lato umano, facendone un tema centrale.
“Ci sono versioni comiche, versioni animate, ed addirittura una versione teatrale per Broadway: un musical con Danny Kaye”, dice il regista e co-sceneggiatore di “Noah”, Darren Aronofsky. “Storicamente, l’ approccio ha sempre virato verso il folklore, l’umorismo e le storie per bambini. Ma se si guarda alla storia descritta nella Genesi, c’è molto di più di animali che si muovono a due a due. E’ la storia di dieci generazioni di malvagità umana, che alla fine culmina con l’avvento di Dio che rade al suolo un posto tutto da rifare. Io la considero la prima storia sulla fine del mondo”.
Ed è anche una storia che era convinto si potesse finalmente raccontare in modo viscerale attraverso le tecniche cinematografiche del XXI ° secolo, pur sempre nel rispetto del potere indelebile del testo biblico. Ed a tal proposito afferma: “Non ho voluto aggiungere altro ai preconcetti scontati già esistenti della cultura popolare … Ho voluto che questo Noè fosse nuovo, vicino e reale.”
L’interesse di Aronofsky per Noè è iniziata all’età di 13 anni, scrivendone a scuola un racconto, poi premiato. In seguito, agli inizi della sua carriera cinematografica, ha cominciato ad immaginare una trasposizione sul grande schermo di questa storia colossale. Sapeva che si sarebbe trattata della sfida più grande della sua carriera, di un film estremamente ambizioso e che avrebbe richiesto tanta passione ed estrema attenzione ai dettagli. Allo stesso tempo, era profondamente attratto dal lato umano della narrazione epica, riguardo la famiglia di Noè – andandone ad esplorare le fragilità, le speranze ed i loro conflitti interiori, e cercarne un senso nell’ambito di questi straordinari eventi.”Di fronte alla prima apocalisse, è stato estremamente interessante per me immaginare come una famiglia sarebbe sopravvissuta “, sostiene il regista.
Questo concetto è diventato il punto d’inizio del processo di scrittura che ha portato Aronofsky ed Ari Handel, co-sceneggiatore e produttore esecutivo, verso l’ignoto. Poiché il testo della Genesi al riguardo è breve, e non contenendo praticamente dialoghi, né spunti sulle sensazioni di Noè circa l’imminente diluvio, i due hanno dovuto far riferimento ad una vastità di fonti religiose, storiche e scientifiche per capire meglio la realtà di Noè, ed il significato delle sue azioni. Tuttavia non si sono attenuti volutamente riga per riga alla Scrittura, bensì si sono concentrati sulla drammaticità dei temi autentici della storia di Noè, cercando di esplorare le questioni poste dal racconto biblico.
L’Approccio a Noè
Aronofsky è sempre stato un regista designato per i racconti ambiziosi, che utilizza i mezzi più audaci della narrazione. Dalla ricerca del matematico per il suo film d’esordio “Pi Greco: Il Teorema del Delirio” (π), alla ricerca agrodolce per la riconciliazione di “The Wrestler ” e l’intenso thriller sulla danza de “Il Cigno Nero” (Black Swan), è un regista noto per il suo approccio visivo innovativo, e per la sua abilità di approfondire temi fecondi come la mortalità, l’amore ed il senso del sacro.
Handel sostiene che Aronofsky è stato anche l’unico regista che potesse immaginare, in grado di rischiare con le immagini, per portare il pubblico in un mondo antico che dilaga tra il caos e la presenza divina. “Darren è stato il regista giusto perché le sfide visive di ‘ Noah’ sono stupende, e necessitavano di qualcuno con una capacità visiva altrettanto stupenda. Ma è anche stato colui che ha saputo unire la maestà delle immagini con l’intensità emotiva, dimostrandosi all’altezza di questa combinazione unica”, commenta.
Con le potenzialità dell’arte visiva di Aronofsky, lo script non si è risparmiato nell’ambito dell’ azione … o dell’imprevisto. “Abbiamo voluto portare una magnitudine visuale degna di una storia così importante”, spiega Handel, “che sorprendesse il pubblico anche con alcuni elementi che vanno al dilà delle loro aspettative.”
“Ad esempio , ” continua Handel, “nella Genesi viene ordinato a Noè di costruire un’arca, e portare una coppia di animali di ogni specie. Ebbene, non esiste nessuna descrizione su come gestisce il tutto. Così Darren ha optato per un approccio cinematograficamente emozionante e drammatico di Noè per reperire i materiali della sua Arca, e censire i rappresentanti di tutte le specie animali del pianeta. Le modalità per eseguire tutto ciò, non sono descritte nella Bibbia, né esclude ce ne siano, ma le nostre avevano un senso di miracolosità che si adattava perfettamente con lo spirito della storia.”
Allo stesso tempo, Aronofsky afferma la sua volontà di andare oltre la rappresentazione di un racconto epico: “Ciò che abbiamo fatto, è stato iniziare ad attenerci al testo effettivo della Genesi, per poi spaziare in un dramma familiare “.
“Attualmente non c’è molta documentazione a disposizione sulla vita di Noè: lui stesso non pronuncia una sola parola se non in occasione della costruzione dell’arca”, afferma Handel, “perciò tutto ciò che riguarda il pensieri o i dialoghi di questi personaggi sono lasciati alla libera interpretazione. Ma se si guarda attentamente il testo ci sono degli indizi. Appare un Noè ubriaco dopo aver raggiunto il Nuovo Mondo. Questo elemento non è mai esplicito nella Genesi, ma a noi è sembrato un lato della personalità di Noè che abbiamo voluto approfondire e capire. Che tipo di problema e di difficoltà ha incontrato tanto da rifugiarsi nel bere dopo che è riuscito nella sua missione ? Come potevamo conciliare la descrizione di Noè come un ‘ uomo giusto ‘ , che, ubriaco e nudo, maledice un ramo dei suoi discendenti costringendoli alla schiavitù eterna? “
“O considerare ,” continua Handel, “quella che potrebbe essere la parte più dolorosa della storia della Genesi: la decisione del Creatore di distruggere la maggior parte, se non tutta, la Sua stessa creazione. C’erano sicuramente dei bambini tra coloro che sono annegati nel diluvio ? Di certo, c’erano molti animali innocenti. Se così fosse , il diluvio deve essere stato la rinascita di una nuova vita a dispetto delle tante perse – qualcosa di estremamente doloroso per un Creatore che ama le Proprie Creature. In che modo potevamo drammatizzare quella sofferenza e portarla ad un livello umano, a noi comprensibile ? Il nostro compito più grande è stato quello di capire come rispondere a questi quesiti in un modo cinematografico convincente, pur rimanendo fedeli alle caratteristiche specifiche della Genesi “.
Al centro della loro sceneggiatura c’era la risolutezza di Noè, ed i suoi umani tentativi alla perseveranza, di fronte a quella che sembra una missione alquanto scoraggiante. Quando Dio lo avverte dell’imminente calamità e gli ordina di salvare gli animali, Noè esegue con fede cieca – privo di qualsiasi accenno all’incredulità che ci si potrebbe aspettare.
“In molti dei film di oggi, se un personaggio dice di aver avuto delle visioni, o di aver sentito delle voci intorno, la sua sanità mentale in un primo momento potrebbe vacillare. Ma Darren ed io lo abbiamo considerato un’espressione della mentalità moderna”, spiega Handel. “Noè vive in un periodo in cui suo nonno aveva conosciuto Adamo, e quest’ultimo aveva effettivamente camminato con Dio: così Noè non ha alcun problema a credere a ciò che Dio gli dice. Ma le domande più ricorrenti per Noè sono: 1) come si fa ad essere sicuri di aver compreso appieno quello che gli viene chiesto di fare, e 2) come fa a portare tutto a termine ? “
Anche solo immaginare i particolari del mondo di Noè – segnalato nella Bibbia come un periodo tumultuoso alimentato dal peccato, a metà tra la Caduta dell’Uomo e l’avvento del grande diluvio – ha richiesto un impegno enorme. Ci sono riferimenti biblici relativi ad un’epoca di feroci malvagità e di “giganti della terra” angelici, ma i riferimenti sono limitati.
“Ci sono notizie sull’ Egitto, e sull’ antica Giudea – ma non ci sono informazioni esaurienti riguardo il mondo antidiluviano “, osserva Aronofsky . “Abbiamo deciso di non lasciarci intimorire da questo, e di abbracciare il concetto che è semplicemente un mondo diverso dal nostro.”
Oltre alla Genesi, Aronofsky e Handel hanno consultato diversi testi tra cui i Manoscritti del Mar Morto (o Rotoli del Mar Morto), il Libro di Enoch (opera attribuita al bisnonno di Noè), e il Libro dei Giubilei (o Piccola Genesi), così come l’analisi storica e moderna di teologi e storici. Eppure, erano sempre ben consapevoli di dover fare un salto audace da quella ricerca per rappresentare il mondo di Noè sullo schermo, per poter catturare gli spettatori di tutte le provenienze. I rischi erano chiari, ma la loro volontà di avvicinare le persone all’ispirazione della storia, lo era altrettanto.
Handel riassume: “Quando abbiamo deciso di raccontare la storia di Noè, sapevamo che sarebbe stato un compito arduo, perché è una storia significativa per molti versi, e per molte persone. Ma abbiamo colto l’occasione di farlo proprio per quelle stesse ragioni – perché è una storia talmente potente che ha un valore profondo e fondamentale ” .
Aggiunge Aronofsky : “Penso che sarà molto emozionante per il pubblico fargli rievocare la straordinarietà di queste storie; perciò ho fatto di tutto per rendere questo film alla portata sia dei credenti che dei non credenti”.Per il produttore Scott Franklin, che ha lavorato con Aronofsky in tutti i suoi film, l’intreccio dei temi senza tempo di Noè con la natura avventurosa dello stile di Aronofsky promette un film tecnicamente emozionante ma anche profondamente soddisfacente.
“Il film ha molte sfaccettature”, spiega Franklin. “L’obiettivo era quello di farlo rimanere autentico al testo come lo conosciamo, ma riempirlo di alcuni dettagli di fantasia. Sicuramente gli effetti visivi hanno una componente fondamentale. Ma penso che il fulcro e l’ anima di questo film è il punto di vista originale di Darren riguardo la storia di Noè, intesa come un grande dramma familiare. Ha apportato la sua enorme passione a tutto il materiale a disposizione” .
La Produttrice Mary Parent, che ha recentemente prodotto il film di Guillermo Del Toro, “Pacific Rim “, era altrettanto entusiasta dell’approccio di Aronofsky. “Darren ha creato qualcosa che riflette la vera essenza della storia biblica, ma che allo stesso tempo gli permette di essere lo scrittore moderno che è”, osserva . “Nel linguaggio visivo del film, emergono molti elementi contemporanei, ma il risultato è classico ed epico. Attraverso le interpretazioni da lui dirette, il livello di cinematografia e l’avventura d’azione pura, ci trasporta in questo mondo.”
E continua : “Una delle cose che fa di Darren un grande regista, credo sia la sua capacità di spingere lo spettatore al limite, di alimentare la tensione, e in questo caso di partecipare alla drammaticità della situazione che deve affrontare Noè. Allo stesso tempo, Darren racconta una storia incredibilmente sentita. Queste cose di solito non viaggiano insieme”.
Ritrarre Noè
Quando i realizzatori hanno iniziato a parlare di chi potesse portare in vita la storia di “Noah”, è immediatamente emerso un nome: Russell Crowe. Vincitore di un Academy Award® per “Il Gladiatore” (Gladiator), Crowe è spesso ricercato per ritrarre umanamente dei personaggi imponenti. Ma interpretare Noè significava un’impresa ardua anche fuori dai suoi standard, anche perché Noè non è mai apparso sullo schermo come un uomo vero, inquietante ed imperfetto, scelto da Dio per resistere alle condizioni più estreme della storia umana, ed assicurare la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi.
Dice Aronofsky: “Russell ci ha incuriosito perché è sempre autentico, e quindi molto, molto credibile. Non importa riguardo cosa, ma non ci si chiede mai se Russell crede davvero a quel che dice. E, naturalmente, la possibilità di lavorare con un artista di grande talento, e di così grande forza, è stato molto emozionante per me – anche solo per vedere quello che avremmo potuto fare insieme” .
Ari Handel è stato gratificato di avere un attore che potesse raggiungere i contorni fuori misura del ruolo. “Avevamo davvero bisogno di qualcuno, come nella grande tradizione dei poemi epici biblici, che incarnasse quella solennità”, dice . “Russell è una persona che eseguirebbe senza alcun problema anche il compito più erculeo ed impossibile. Non ci sono dubbi sulle sue capacità o la sua forza, anche se in fondo ai suoi occhi si scorge una certa compassione.”
Per incentivarlo al reclutamento, Aronofsky ha fatto una promessa a Crowe: non sarebbe mai stato ripreso, come dice l’antico luogo comune, con una coppia di giraffe dietro la testa. E una volta esaminata la documentazione, Crowe ha scoperto che l’incarnazione in chiave moderna di Noè era davvero affascinante. “L’approccio iniziale è dato da una serie di nozioni e preconcetti su Noè, ma una volta abbattuti, e preso al di fuori del contesto del suo mondo, è un personaggio molto intrigante,” dice.La sfida più grande per Crowe è stata dover realizzare in che modo un uomo normale avrebbe affrontato emotivamente e moralmente una tale chiamata all’azione, urgente quanto vaga, da parte del Creatore. “Noè comincia a pianificare la sua missione basandosi su delle sue visioni, non avendo ricevuto molti altri indizi”, spiega Crowe . “L’unica cosa chiara, è mettere al riparo tutti gli animali, ma per il resto non ha idea né informazioni su come affrontare la questione umana, e di fatto molto è lasciato al suo libero arbitrio. Una delle cose che lo rendono particolarmente interessante, è che non credo che consideri il suo operato come un privilegio. In realtà, lo vede come il lavoro peggiore che il Creatore potesse affidargli. Ma lui farà comunque tutto ciò che è nelle sue capacità per portarlo a compimento.”
Lavorare con Aronofsky è stata un’opportunità considerevole per Crowe. “Avevo la sensazione che non ci fosse stato giorno senza che insieme avessimo ottenuto qualcosa di veramente grande”, dice l’ attore. “E’ una persona impegnativa perché pretende molto, ma allo stesso tempo è fantastico, perché significa che è alla costante ricerca di qualcosa. Ed ecco l’altra sua caratteristica: non smette mai di dirigere. Neanche la notte più lunga, più fredda, e più dura lo ferma dal continuare a parlare del lavoro che sta portando avanti, che suppongo spieghi esattamente il motivo per cui fa un certo tipo di film. Ha sempre intrattenuto la gente in luoghi ed esperienze fuori dal comune. E si spera che anche questo film lo faccia. “
Nel film, al fianco di Crowe, nei panni della moglie di Noè recita Jennifer Connelly, vincitrice di un Academy Award® per “A Beautiful Mind”, in cui ha ugualmente affiancato Crowe. La Connelly ha ottenuto anche grandi riconoscimenti per il suo lavoro con Aronofsky in “Requiem for a Dream”.
La moglie di Noè non è citata nella Bibbia, ma Aronofsky e Handel hanno voluto approfondire anche la sua esperienza nel film, attribuendole il nome ebraico di “Naameh. “Dalla Genesi non si evince cosa faccia o cosa pensi la moglie di Noè, ma per noi è stato importante che facesse parte integrante degli eventi “, sostiene Handel. “L’abbiamo descritta come una donna che cerca di tenere insieme la sua famiglia, malgrado le enormi difficoltà che incontrano nella loro missione per la salvezza del mondo. Jennifer ha trasmesso una grande forza di spirito a Naameh – e pur supportando Noè nella sua chiamata, si concentra su ciò che è giusto, e se noi, come esseri umani, meritiamo la misericordia oppure no”.
La Connelly mostra il suo entusiasmo nel riunirsi con Aronofsky. “E’ stato incredibile per me vederlo al timone di un film di proporzioni epiche, che richiedeva uno sforzo diverso rispetto al film che abbiamo fatto in precedenza”, aggiunge. “Questa è una storia che Darren da molto tempo ci teneva a raccontare, quindi è stato emozionante per me vederla prendere vita. Come regista è visivamente innovativo ed accattivante, ed allo stesso tempo è molto concentrato sulle prestazioni e vigile sul lavoro degli attori.”
Con a disposizione così poco materiale per incarnare Naameh, la Connelly ha condotto personalmente più ricerche che ha potuto sulle vite – avvolte nel mistero, delle donne nella storia antica, cercando di crearsi un’idea autentica. “La Genesi non dice molto del mio personaggio, ma Darren l’ha descritta come una moglie fedele ed una madre devota, molto forte emotivamente e virtuosa. Ero davvero curiosa di scoprire quale fosse stato il suo contributo alla famiglia, così mi sono documentata su ciò che hanno espresso gli archeologi e la Bibbia, e da tutto ciò emergeva la figura di una donna molto solerte. Sia emotivamente che fisicamente, è descritta come una donna estremamente capace.”
Ha trovato ispirazione anche nei Proverbi 31, che parlano di una moglie virtuosa il cui “pregio sorpassa di molto quello delle perle”, e che “si cinge di forza”, ma “tende le mani ai bisognosi.” Commenta la Connelly, “Penso veramente che Naameh incarni tutto ciò che i Proverbi 31 descrivono – non solo per il modo in cui sostiene Noè, ma anche per la sua forza, la sua operosità, la saggezza e la sua modestia. La trovo un personaggio molto suggestivo” .
Per Crowe, riunirsi con la Connelly ha significato apportare una profondità organica al legame vitale di marito – moglie, tra Noè e Naameh . “Non mi rendevo conto della complessità del mio rapporto con Jennifer per via dell’esperienza sperimentata in precedenza” dice . “Non ci siamo visti molto dopo aver fatto ‘Beautiful Mind’ insieme, ma l’esperienza passata ci ha sicuramente avvantaggiato per ritrovare una profonda sintonia.”
Aronofsky era grato alla Connelly per aver messo così tanto impegno e considerazione verso l’esperienza di Naameh. “Jennifer è stata una delle migliori scelte che ho fatto per il film, perché è stata realmente capace di espandere il suo personaggio, e di conseguenza arricchire tutta la storia”, afferma.
Il Cast di Supporto di “Noah”
Il cast di “Noah” è un insieme di premiati veterani e stelle promettenti, che hanno portato ulteriori tocchi di emozione ed umanità a questo spettacolo avvincente. Nel ruolo di Matusalemme citato in un solo brano biblico nel lignaggio che collega Adamo a Noè, e come la persona più longeva del suo tempo – i registi hanno scritturato l’attore premio Oscar® Anthony Hopkins.
“Matusalemme, a nostro avviso doveva apparire come un mentore per Noè – e quindi cercavamo qualcuno che incarnasse la saggezza e l’affidabilità, e che al contempo fosse brillante ed a tratti malizioso”, sostiene Handel “ma c’è dell’altro. Secondo una leggenda ebraica, Matusalemme aveva una spada incisa con i vari nomi di Dio, con la quale ha sconfitto 10.000 demoni – bene, il nostro Matusalemme doveva possedere proprio quella forza” .
Aronofsky aggiunge: “Scegliere la persona giusta per interpretare Matusalemme è quasi impossibile, perché bisogna trovare qualcuno in grado di ritrarre l’uomo più vecchio del mondo, in un modo interessante. Così, siamo stati felicissimi quando si è presentato Tony Hopkins. E’ stato capace di dar vita al personaggio, perché è un attore straordinario.”
A rivestire i panni di Tubal -Cain, la nemesi di Noè e discendente di Caino, l’infame che uccise Abele, è Ray Winstone , l’attore inglese noto per i suoi ruoli nei film di Martin Scorsese “The Departed- Il Bene e Il Male” e “Hugo Cabret” Hugo). Seppur menzionato nel Libro della Genesi, Tubal -Cain non fa parte della storia di Noè – ma Aronofsky e Handel lo hanno introdotto nella sceneggiatura per un motivo ben preciso. “Era discendente di Caino, il primo omicida, definito nella Bibbia come colui che costruiva armi da guerra”, spiega Handel. “Ci è sembrato la persona giusta per incarnare il capo dei discendenti di Caino, che rappresenta la malvagità e la corruzione umana”.
Winstone è stato fin dall’inizio la nostra prima scelta. “Avevamo bisogno di una figura che potesse ‘prendere a calci’ Russell Crowe,” riflette Aronofsky. “E lui è un uomo grande e robusto, fisicamente più possente di Russell. Hanno avuto molte occasioni di confronto.”
Nel suo approccio al personaggio, Winstone ha percepito Tubal -Cain come un uomo imperfetto ma scaltro, determinato a sopravvivere ad ogni costo. “Ho cercato di vedere Tubal -Cain non come il cattivo, ma come un uomo” afferma Winstone. “Il suo punto di vista è molto solido.”
Winstone continua: “Il suo tormento credo che dipenda dal fatto che il Creatore non si sia rivolto a lui: è come un bambino che si sente emarginato. Prova molta invidia verso Noè, e molta frustrazione. Credo che da giovane fosse stato un guerriero che si è battuto per la terra, per i minerali, per la carne, ed ora sia arrivato ad un punto in cui si chiede: ‘Che cosa ne ho fatto della mia vita ?’ “
Mary Parent è rimasta molto colpita dalla complessità di Winstone. “Tubal -Cain è la manifestazione di tutto ciò che ha scatenato l’ira di Dio di fronte la malvagità umana. C’è un momento incredibile nel film, dove comincia persino a paragonarsi a Dio, definendo la sua arroganza. Eppure, allo stesso tempo, Ray manifesta la sua vulnerabilità, quindi nei panni di Tubal -Cain – comprende il suo punto di vista, quasi giustificando le sue azioni. Mentre Noè rispetta tutta la Creazione, Tubal -Cain è interessato a possedere tutto.”
I figli di Noè – Sem, Cam e Jafet, che daranno vita ad una nuova generazione sulla terra, sono interpretati da tre attori in rapida ascesa. Logan Lerman, acclamato per il suo lavoro in “Percy Jackson e gli Dei dell’Olpimpo: Il Ladro di Fulmini ” (Percy Jackson: The Lightning Thief ), e “Noi Siamo Infinito” (The Perks of Being a Wallflower), interpreta Cam; l’idolo britannico Douglas Booth, che ha rivevuto molti riconoscimenti per la parte di Pip nella serie della BBC “Grandi Speranze” (Great Expectations)” ritrae Sem; Jafet è interpretato invece da una nuova scoperta: Leo Carroll.
Mentre nella Bibbia non si evince l’età esatta dei figli di Noè, si presume che fossero sotto ai 100 anni. “In un’epoca in cui gli uomini avevano una vita media di 900 anni, come dovevano essere, in proporzione, a 100 anni? O a 500 anni? Noè ha avuto dei figli a 500 anni, ha costruito l’Arca a 600, ed è morto a 950 anni”, spiega Aronofsky . “Considerato ciò, nella nostra storia quando Noè costruisce l’Arca, avrebbe dovuto avere l’aspetto di un uomo comune che in qualche modo arriva a 500 anni, oppure quello di un uomo che ha vissuto i 5/9 della sua vita – in altre parole, un uomo di mezza età? E i figli di Noè, che sono circa ad 1/10 della loro naturale vita media – come dovrebbero essere ? Ciò che importa, è che sono più giovani rispetto al padre, ancora intenti ad imparare dal patriarca, il loro senso di virilità. Questa è l’idea che volevamo arrivasse al pubblico.”
Mentre la prospettiva di essere gli unici esseri umani sopravvissuti al diluvio è stata difficile da accettare per Noè e Naameh, per Cam, il figlio intermedio, è stata particolarmente dura. “L’essere parte di una manciata di sopravvissuti di fronte alla distruzione dell’umanità, è una cosa difficile da accettare a qualsiasi età”, afferma Russell Crowe . “Ma quando si parla di giovani, nel fiore della loro vita, che sanno di non poter mai più avere la vita che i genitori gli avevano prospettato, è normale che abbiano momenti di ribellione.”
Cam è un ribelle, ma Lerman vede i suoi personaggi andare avanti, motivati dalla speranza. “Teoricamente, lui è il figlio cattivo, perché mette in dubbio quello che dice il padre”, dice Lerman. “Ma penso che sia semplicemente un ragazzo in cerca d’affetto.”
Per ritrarre il figlio più piccolo di Noè, Jafet di 10 anni, i realizzatori hanno lanciato delle audizioni a livello nazionale. Il risultato è stata la scoperta di Leo Carroll, a Chicago. “Non sono molti i giovani attori che possono entrare a far parte della famiglia di Russell Crowe e Jennifer Connelly,” riflette Scott Franklin. “Ma Leo ha un talento naturale e qualche nozione di recitazione. La prima volta che si sono trovati a lavorare insieme, ha lasciato Russell letteralmente a bocca aperta.”
Booth descrive Sem come apparentemente il più rispettoso dei figli di Noè. “Sem è l’esempio del buon figlio per tutta la durata del film, fino al momento cruciale”, afferma l’attore.
Ma anche per Sem, il futuro che gli ha prospettato il padre è terrificante, e Booth ha cercato di immedesimarsi, tentando di capire come si sarebbe comportato se si fosse davvero trovato in quella situazione. “Provate ad immaginare la reazione che si avrebbe sapendo d’essere l’ ultima famiglia vivente sul pianeta, mentre tutti gli altri stanno per morire”, dice . “E’ una sensazione troppo grande, e mi è piaciuta la prospettiva di Darren, di come l’ha descritta”.
Ari Handel spiega ancora: “La Bibbia dice che Noè, i suoi figli e le mogli dei suoi figli salirono sull’ Arca. E questo è esattamente ciò che accade nel film, anche se avviene in modo sorprendente ed inaspettato. Alla fine del film, è chiaro che ci sono 3 figli e 3 mogli: tutti sull’arca. Ma le modalità in cui quelle mogli sono salite, e l’incertezza nel farle salire, le abbiamo usate come un mezzo per drammatizzare la questione se l’umanità è buona o malvagia, se merita giustizia o la misericordia, se deve essere annientata o risparmiata – tutte queste domande che ci siamo posti, rappresentano il fulcro della storia di Noè.”
Si unisce alla famiglia di Noè anche Ila, un’orfanella adottata da Noè dopo esser stata abbandonata quasi tramortita in un campo profughi, con la quale hanno instaurato un legame unico durante la sua trasformazione da bambina in donna. Questa parte è stata affidata ad Emma Watson, meglio conosciuta come Hermione Granger nella popolare saga di “Harry Potter”, approdata a ruoli più maturi in “Marylin” (My Week With Marilyn), e “Noi Siamo Infinito” (The Perks of Being a Wallflower).
“Per il ruolo di Ila, eravamo alla ricerca di qualcuno che avesse l’innocenza di una ragazza, e che ci sorprendesse con la forza di un adulto. Ed Emma lo ha fatto”, dice Handel.
“Ila fa da catalizzatore nella storia”, aggiunge la Parents. “Quando cresce ha una storia d’amore con Sem, ma l’impatto che ha su Noè, e la sua fede in particolare, è molto emozionante.”
La Watson sostiene che il ruolo che ha avuto le ha permesso di scoprire esperienze di vita nuove per lei. “Ho pensato molto a cosa significhi per una donna gestire una famiglia, e ho pensato molto alla vita che ha fatto Ila, ed alla persona che è – vivendo in povertà, circondata da una brutta realtà. Tutto questo la fa avvicinare molto a Noè, che la salva e la accoglie nella sua famiglia, alimentando il suo desiderio di avere in futuro una famiglia tutta sua. Nel film si respira quel senso della procreazione, della famiglia, delle tradizioni che è molto interessante.”
Per la Watson, l’approccio di Aronofsky a Noè era sorprendente, e dinamico. A tal proposito riassume: “Sono sicura che la maggior parte della gente quando pensa alla storia di Noè rievoca degli animali che camminano in coppia. Ma la storia che raccontiamo in quest’occasione è basata per lo più sull’esperienza di questa famiglia – i rapporti interpersonali tra Noè, sua moglie ed i loro figli. Quindi, anche se è un racconto incredibile di dimensioni epiche, va a toccare una sfera intima e delicata”.
La Produzione Costruisce un’ Arca
Fin dall’inizio della produzione di “Noah”, Darren Aronofsky ha preso una decisione fondamentale: quella di costruire da zero una vera arca, onorando i riferimenti scritturali ed attenendosi strettamente a quello che è stato ordinato di costruire a Noè. Seppur consapevole del fatto che un’arca fatta in CGI sarebbe stata molto più semplice, così facendo Aronofsky non avrebbe mai reso l’idea al pubblico dell’imponenza del progetto di Noè, di come l’Arca sarebbe apparsa alla popolazione locale, e di quanto fosse precaria la proposta, malgrado la risolutezza di Noè nel suo impegno.
L’imponente Arca che appare in “Noah” potrebbe sorprendere tutti coloro che l’hanno da sempre immaginata come una nave rudimentale. La ricerca biblica dettagliata di Aronofsky, però lo ha portato in un’altra direzione. “La nostra idea era di attenerci a quel che dice la Bibbia – che la descrive sostanzialmente come un rettangolo, una scatola”, spiega Aronofsky . Il racconto della Genesi ha fornito specifiche dettagliate riguardo le dimensioni dell’Arca – che rappresenta uno dei pochi casi del testo in cui vengono dati molti indizi. Aronofsky si è basato sulle descrizioni del testo utilizzandolo come un modello per il risultato che compare nel film. “Tutte le interpretazioni dell’arca che abbiamo visto negli ultimi 100 anni sono state simili a navi, ma realisticamente, l’Arca non ha bisogno di una chiglia perché non deve navigare. Doveva solo far sì che sopravvivesse al diluvio. Così ci siamo attenuti a quanto descritto nella Bibbia, e l’abbiamo costruita in base allo scopo del suo utilizzo – di dimensioni piuttosto impressionanti ” .
Per molti secoli sono state condotte delle ricerche per trovare i resti dell’Arca tra le montagne al confine tra la Turchia e l’Armenia, che hanno prodotto solo una manciata di riproduzioni in scala della stessa. Allestire qualcosa di simile a quella vera, è stato educativo e ha creato un’atmosfera imparagonabile per il cast e la troupe. “Il cast poteva toccarne le pareti, e salirci a bordo realmente,” nota Aronofsky. “E noi tutti abbiamo imparato molto nel vedere come si realizza un’Arca.”
Per progettare e costruire l’Arca, Aronofsky ha collaborato a stretto contatto con lo scenografo Mark Friedberg, che ha vinto recentemente un Emmy Award per la serie della HBO “Mildred Pierce”. Friedberg ha iniziato il processo più di un anno prima della produzione, concentrandosi in primo luogo sulle proporzioni. “Nella Genesi le dimensioni dell’Arca sono: 30 cubiti di altezza, 50 cubiti di larghezza, e 300 cubiti di lunghezza,” egli ci descrive. “Ma ci sono cubiti egiziani e cubiti veneziani – e quindi abbiamo dovuto approfondire ulteriormente la storia per cercare di capire meglio.”
Lo scenografo aveva bene in mente che Noè non ha avuto il lusso del tempo per creare qualcosa di bello e durevole nei secoli – ma aveva bisogno di qualcosa che potesse rapidamente essere all’altezza del compito, malgrado la sacralità del lavoro. “La costruzione di quest’ Arca è stata frutto della disperazione”, osserva Friedberg. “Quindi non doveva essere un mezzo rifinito, ma funzionale. Doveva riparare gli animali mentre il mondo si riempiva di acqua. Non doveva portare a destinazione, perché dove sarebbe potuto approdare se il mondo era tutto inondato ? “.
Quindi ponendo come fondamentale la funzionalità, Aronofsky e Friedberg si sono ispirati all’arte – soprattutto alla prima visione apocalittica dell’artista tedesco Anselm Kiefer, i cui quadri e sculture simboliste incorporavano materiali come la paglia, la cenere ed il sale. “Kiefer mi ha ispirato perché le sue opere si basano sulla disperazione, la bellezza e la brutalità “, ricorda Friedberg.
Prendendo spunti da Keifer, Friedberg continua: “Darren ed io abbiamo immaginato un’arca grezza, robusta e fatta a mano, dove il legno non era segato, ma incastrato, spezzato, e fissato con delle cinghie. Penso che sia questo che ha dato all’Arca la sua vitalità, il senso di un tragico destino imminente, e che questo oggetto è il risultato di persone che hanno lavorato in fretta, ed approssimativamente, facendo quel che hanno potuto, ma che potesse resistere”.
Anche solo trovare i materiali giusti è stata una grande sfida. Nella Bibbia, Noè è incaricato di utilizzare legno di cipresso, un materiale misterioso e sconosciuto all’uomo moderno. “Era difficile trovarlo qui a Long Island”, ride Friedberg. “Ma ciò che più volevamo era che quest’arca somigliasse ad una foresta, anche nel suo interno. Così abbiamo usato un telaio in acciaio, dei pavimenti in legno e quindi creato delle grandi travi scolpite nell’ arca.”
Una volta completati i disegni del progetto, la costruzione vera e propria è iniziata nel Planting Fields Arboretum State Park di Oyster Bay, a Long Island. In un campo erboso normalmente utilizzato come parcheggio durante gli eventi, la squadra ha eretto l’Arca in più di cinque mesi. Il gruppo di Friedberg composto da centinaia di persone, ha innalzato una costruzione di 52 metri, circa un terzo dell’Arca , mentre il resto è stato completato dal team degli effetti visivi in post – produzione. Nel frattempo, è stata costruita una seconda Arca al Marcy Armory di Brooklyn – che un tempo fungeva da magazzino per le munizioni della Guardia Nazionale, oggi abbandonato – per le scene di interni.
Durante la costruzione, Friedberg era entusiasta della collaborazione di una coppia di artisti che hanno molto influenzato il design dell’ Arca: i Fratelli Starn, scultori di New York che hanno creato il “Big Bambu “, una struttura complessa formata da migliaia di pali di bambù, in cima al Museo d’Arte Metropolitan. Originariamente, Friedberg li ha convocati per sapere se conoscessero un esperto che potesse allestire l’impalcatura in bambù per l’Arca.
”Invece, si sono offerti volontari,” ricorda Friedberg. “Così Doug e Mike Starn si sono messi a costruire loro stessi questa impressionante struttura in bambù di cinque piani. La loro presenza ha senz’altro aggiunto molta creatività al film ed all’estetica, facendo da ottimo contrappunto all’aspetto monolitico dell’Arca. “
L’interno della Arca è disposto su tre livelli, come scritto nella Genesi. ” Il livello inferiore è il Ponte dei Mammiferi, con l’entrata più alta, adatta ad accogliere i mammut, gli elefanti, le giraffe e le bestie giganti. I rettili e gli insetti sono destinati al Ponte intermedio, quello dei Rettili, alto solo due metri; ed in cima c’è il Ponte dei Volatili, alto quasi 4 metri, dove la famiglia di Noè vive con tutti gli uccelli,” descrive Friedberg.
Invece di costruire ciascuno dei tre livelli dell’arca uno a fianco all’altro, come normalmente si fa su un palcoscenico, Aronofsky li ha realmente costruiti uno sopra l’altro, per aggiungere ulteriore dinamismo visivo. “Ci ha permesso di collegare i livelli visivamente, potendo osservare come si muovono i personaggi su e giù per i vari piani”, spiega Friedberg .
In seguito, il direttore della fotografia Matthew Libatique, candidato agli Academy Award® per il suo lavoro ne “Il Cigno Nero” (Black Swan ), ha fatto tutto il possibile per utilizzare al meglio i tre livelli della struttura, spesso muovendosi con la cinepresa attraverso l’Arca, assieme ai personaggi.
L’illuminazione degli interni dell’Arca hanno rappresentato un ulteriore dilemma per i realizzatori, dato che la Genesi parla di una sola finestra nell’enorme struttura. Dopo varie possibilità, è stata presa la decisione di costruire una grande fornace al centro dell’Arca “La fornace diventa un’ importante fonte di luce durante i quaranta giorni e le quaranta notti, dove non c’è davvero alcuna esposizione al mondo esterno”, spiega Friedberg. “Così la fornace dà luce, dà calore ai nostri personaggi, e ci permette di eliminare la sezione centrale dell’arca, dando la possibilità di osservare i dislivelli interni”.
Quando il cast e la troupe hanno visto per la prima volta quello che ha creato Mark Friedberg, sono rimasti a bocca aperta. “Non importa se in passato hanno già fatto un centinaio di film, la gente non ha mai visto nulla di simile. Le sue proporzioni, la sua maestosità, e la sua originalità era davvero scioccante”, afferma Handel.
Aronofsky aggiunge: “I dettagli dell’interno erano ancora più incredibili, perché avevamo materialmente costruito i tre piani dell’Arca. Era di gran lunga il più grande set costruito a New York, in un tempo molto lungo, perché solitamente per un film non si costruiscono più artigianalmente cose come questa. Perciò era davvero emozionante.”
Gli attori ne erano quasi intimoriti, ma anche attratti. “La prima volta che ho visto l’Arca è stata un’esperienza unica. Mark ha fatto un lavoro straordinario”, afferma Russell Crowe .
Aggiunge Douglas Booth : “Per noi, aver avuto l’opportunità di questo grande set, è stato incredibile. Darren ha voluto che fosse grezzo e viscerale – e lo abbiamo sentito, potevamo respirarlo. Tutto sembrava reale”.
Gli Animali dell’Arca
Mentre l’Arca era palpabilmente reale, gli animali che vi entrano considerandola un loro rifugio, sono un miscuglio di magia digitale e riproduzioni – tutto per dare al pubblico quel senso mozzafiato alla vista di migliaia di animali che salgono a bordo. “Quando si lavora con animali vivi, si è limitati nella scelta di quelli che si possono coinvolgere, oltre ad essere una responsabilità enorme prendersi cura di loro,” spiega Aronofsky. “Inoltre, non volevo che l’Arca somigliasse ad uno zoo moderno. La creazione digitale degli animali ci ha dato molta più libertà per rappresentare l’ enorme diversità di tutto il regno animale.”
L’elaborazione degli animali è iniziato con il lavoro del make-up artist nominato agli Academy Award® per gli effetti speciali, Adrien Morot, che ha riempito il palco con repliche realistiche di rettili, mammiferi ed uccelli, ai quali poi è stato dato il movimento ed il respiro attraverso il CGI. “Adrien ha svolto un lavoro fenomenale con la creazione di questi animali”, afferma Mary Parent. “Sembrava che potessero prender vita da un momento all’altro.”
Anche Jennifer Connelly è rimasta colpita quando ha visto gli animali nella nuova Arca. “E’ stato più impressionante di ogni museo di storia naturale che abbia mai visto”, riflette.
Nel frattempo, il supervisore agli effetti speciali Ben Snow, della Industrial Light & Magic (“Iron Man”, “King Kong”), ha guidato un team che ha trascorso parecchi mesi a mescolare i prodotti artigianali con la potenza del computer, per formare il serraglio. Il team di Snow ha lavorato con Aronofsky per rappresentare una serie di specie animali, alcune delle quali ormai estinte. “La creazione di ogni specie animale, e di alcune creature uniche, che esistevano ai tempi precedenti al diluvio, ha richiesto ulteriori sforzi”, sostiene Snow.
Una volta che gli animali sono saliti a bordo dell’Arca, vengono sedati con il fumo di una pianta speciale per tenerli al sicuro durante il lungo viaggio. “I problemi che gli animali avrebbero potuto creare in uno spazio così limitato, sarebbero stati molteplici “, osserva Ari Handel. “Sono in molti nell’arco degli anni, ad averci pensato, e c’è una tradizione emersa in alcuni commenti, che sostiene che gli animali sono stati messi in una sorta di torpore, per evitare che i leoni mangiassero gli agnelli. Abbiamo allargato ulteriormente il concetto, così appena arrivano sull’Arca, cadono in un sonno profondo, fino al momento in cui possono ripopolare il nuovo mondo”.
Angeli Caduti
Il team di Snow ha anche creato digitalmente i Guardiani, la visione creativa di Aronofsky del gigante Nefilim che nella Genesi si dice abitasse le terre di Canaan. “L’aspetto dei Guardiani è stato una grande sfida”, commenta Snow, “ci siamo dovuti avvalere di alcuni dei migliori designer del settore, da Aaron McBride della ILM, ad Aaron Simms a Los Angeles. All’inizio, Sam Messer, uno scultore Newyorkese, ci ha suggerito una sagoma reale di quello che sarebbe diventato”.
Aggiunge Aronofsky: “I Nefilim sono degli Angeli Caduti, che la Bibbia tratta in un solo paragrafo. Li abbiamo ridefiniti come i Guardiani, che (nella versione originale) sono doppiati da Frank Langella, Mark Margolis e Nick Nolte, e sono delle creature incredibili, mai viste prima.”
Anche se gli animali ed i Guardiani aggiungono elementi all’immaginario di “Noah”, Snow osserva che la priorità per Aronofsky era sottolineare una sorta di realismo – portando il pubblico nel mondo di Noè come se fosse vivo, qui e ora.
“Penso che una delle decisioni più coraggiose di questo film è stato quello di girare tutto nel modo più realistico possibile “, osserva . “Quando si raggiunge quel livello di realismo, si ha una grande base con la quale è possibile limitare gli effetti visivi. In questo modo, lo spettacolo c’è, ma non schiaccia la storia. Tutto ruota sempre intorno ai protagonisti principali: Noè e la sua famiglia”.
“Noah” In Islanda
Trovare un luogo adatto a rappresentare il mondo prima dell’ alluvione per “Noah” non sarebbe stato facile – ma ben presto, Darren Aronofsky ha notato un paesaggio che risultava perfetto, in occasione di un viaggio in Islanda. Anche se l’Islanda poteva sembrare il posto meno adatto per ambientare un racconto epico della Bibbia, di fatto è stata la novità e la vitalità del territorio, che lo ha attratto. “Girando in auto per quei luoghi pensavo ‘wow, questo è perfetto per ‘Noah. ‘Sembra una terra primordiale, perché si vedono ancora il calore ed il vapore che escono dalla terra”, ricorda Aronofsky.
Anche Scott Franklin è rimasto colpito dal territorio. “Non volevamo usare la sabbia gialla stereotipata degli antichi poemi epici – volevamo qualcosa di diverso”, osserva . “L’Islanda si è presentata con quegli splendidi paesaggi scuri, fatti di pietra lavica – e dopo neanche 20 minuti di guida ci si ritrova in una valle incredibile, lussureggiante, piena di cascate che potrebbe tranquillamente raffigurare l’ Eden. Abbiamo fatto anche altri sopralluoghi, ma nessuno si è dimostrato più proficuo di questo.”
In Islanda, Mark Friedberg ha contribuito a portare in vita una società umana, piegata dal peccato e dalla corruzione, in via di distruzione. “Il nostro ‘Noah’ si svolge in un paesaggio decimato dove le città sono fallite, gli abitanti sono alla continua ricerca di cibo per sopravvivere, ed il peccato non è verso il prossimo, ma contro la stessa Creazione “, ci spiega il concetto.
Questa idea ha guidato anche la progettazione dell’accampamento caotico di Tubal- Cain che domina la zona dove Noè sta costruendo l’Arca”. “Tubal – Cain viene a sapere che un uomo sta costruendo un’enorme fortezza – e solo in seguito capirà di cosa si tratta”, spiega Friedberg “I suoi seguaci affluiscono in gran numero da tutto il mondo, avendo sentito la notizia che la fine del mondo è vicina. Il suo accampamento è dunque costituito sui resti della città distrutte – con vecchi striscioni e cartelli al posto delle tende” .
Durante le riprese dei paesaggi naturali dell’Islanda, Aronofsky ha collaborato a stretto contatto con il direttore della fotografia Matthew Libatique. Hanno scelto di utilizzare le ultime tecnologie, tra cui la Spydercam sospesa e la CableCam, una telecamera su cavi, per ottenere delle inquadrature delle immagini più ampie possibile, ma anche impiegando telecamere portatili per le inquadrature più ravvicinate. Tra le sequenze d’azione più intense, ci sono quelle dove sono coinvolti centinaia di soldati e rifugiati in corsa per la loro salvezza verso l’Arca. “Quelle scene di battaglia di notte sono state molto impegnative”, sostiene Scott Franklin. “Le comparse che abbiamo scritturato a New York sono state fantastiche, e gli stunt men hanno fatto un lavoro incredibile”.
E Venne La Pioggia
Proprio quando Noè termina l’Arca, i cieli si oscurano, si aprono le chiuse e la pioggia più temibile che la terra abbia mai conosciuto, inizia a cadere per 40 giorni e 40 notti. La creazione cinematografica di questo clima, che non ha precedenti, è stata fatta in modo che al pubblico sembrasse reale ed estremamente potente, ed è toccata al supervisore degli effetti speciali Burt Dalton, vincitore di un Academy Award® per “Il Curioso Caso di Benjamin Button” (The Curious Case of Benjamin Button).
“Volevamo una pioggia di portata biblica “, afferma Dalton. “Darren ha voluto che fosse la più grande di sempre, quindi abbiamo fatto di tutto per renderla tale. Al test di prova della pioggia ci ha detto ‘Non è abbastanza forte’; ad un’ulteriore prova ci ha detto ‘più forte’. La voleva talmente forte che le persone facevano difficoltà a vedersi ed a parlarsi, e l’abbiamo assecondato.”
Inizialmente abbiamo sotterrato sotto l’Arboretum, dove è stato allestito il set dell’Arca, un vasto sistema di tubi d’acqua. “Per far arrivare l’acqua, avevamo a disposizione due pompe giganti proprio dietro l’Arca, alimentate da cinque serbatoi di contenimento che arrivavano fino a 83 mila metri cubi, che rifornivano le pompe. Ai margini dell’Arca, tutto intorno al campo, abbiamo posto un tubo lungo 900 metri da 12 pollici per la conduttura. Questo acquedotto è sicuramente più grande di quello che abbiamo sotto casa”, sottolinea Dalton.
Il tubo principale è anche rifornito d’acqua tramite delle gru giganti, ciascuna del peso di 300 tonnellate, che tenevano sei “barre di pioggia” su misura – lunghe ciascuna 30 metri e mezzo, e larghe 15, che producevano gocce di diverse dimensioni. “Potevamo comandarle tutte da un iPad”, spiega Dalton. “Potevamo ottenere delle gocce enormi, piccole o la nebbia, al momento. E quando entravano in funzione tutte e tre le gru, scendevano circa 19.000 litri d’acqua al minuto – il triplo di una normale scena di pioggia. Lo definirei un record per la sua densità. “(L’acqua era anche accuratamente riciclata, per non essere sprecata).
Nel frattempo, il direttore della fotografia Libatique ha dovuto trovare i modi giusti per catturare queste scene nel bel mezzo di un sole estivo Newyorkese- optando per le riprese notturne. “Ma come si fa a fare delle riprese di notte, senza poter delineare dei nuvoloni neri nel cielo? Matty a tal proposito ha avuto una grande idea”, ricorda Dalton. “Nel momento in cui stavamo costruendo gli enormi tralicci per la pioggia, gli è venuto in mente di mettere delle luci all’interno di alcuni palloncini gonfi di elio, in modo che emanassero una luce soffusa, come se fosse una giornata nuvolosa.”
Il temporale si trasforma ben presto in un diluvio torreggiante ed esplosivo che si abbatte sul mare, che diventa il pezzo forte del supervisore agli effetti visivi Ben Snow. “Darren voleva qualcosa di veramente originale” commenta Snow. “Abbiamo esaminato molti dipinti classici e religiosi del diluvio, ed in quell’ambito abbiamo trovato molte opere ispirazionali. Ma la nostra idea di fondo era quella di non essere ripetitivi. Volevamo che il diluvio fosse molto più di un semplice muro d’acqua che cade addosso, ed il risultato è emozionante” .
I Costumi di Noah
Per esprimere la vitalità di “Noah”, Darren Aronofsky ha lavorato con il costumista Michael Wilkinson, nominato agli Academy Award® di quest’anno per “American Hustle”, per creare un look nuovo ma d’atmosfera ad un guardaroba risalente all’epoca del Vecchio Testamento. “Ci sono state molte discussioni riguardo i costumi”, ricorda Wilkinson. “Ci siamo ispirati all’abbigliamento delle culture antiche, arricchito da dettagli moderni, ed accessori high-tech per gli esterni- e quando si mettono assieme tutte queste influenze, il risultato è qualcosa di veramente unico.”
L’atmosfera del film richiedeva un aspetto esteriore molto strutturato, tanto che Wilkinson ed il suo team hanno dovuto soffrire un po’ per trovare le stoffe giuste. “Abbiamo considerato le fibre naturali, ed i tessuti per la casa – ma abbiamo anche lavorato con degli artisti tessili sorprendenti per creare un genere nuovo di tessuti”, spiega.Per Noè, Wilkinson ha scelto un aspetto mutevole, che va da un look vivace di un giovane padre con i capelli lunghi, ad una silhouette più essenziale con la testa rasata, che meglio si addice ad un uomo che deve compiere una missione. In seguito, Noè indossa degli abiti più pesanti per proteggersi dall’aria umida all’interno dell’Arca - e, man mano che porta a termine il suo compito, appare sempre più trasandato. “In quella fase i suoi costumi sono sempre più consumati, ed i suoi capelli sono ricresciuti”, descrive Wilkinson.
A differenza di Noè, Tubal – Cain indossa un costume elaborato con un’armatura in cuoio e metallo, e con un’arma sempre a portata di mano. “E’ un guerriero feroce ed intimidatorio, perciò veste con un mantello lungo, e tutta la sua armatura ed i tessuti sono completamente estranei al mondo di Noè e la sua famiglia”, dice Wilkinson.
Winstone ogni giorno ha trascorso molte ore sulla poltrona del make-up con Adrien Morot, che ha disegnato delle cicatrici dei battaglia sul viso di Tubal –Cain, ed ha allungato i suoi capelli fino a farli toccare quasi a terra. Ad aumentare l’aspetto temibile di Tubal -Cain è la tinta platino brillante dei suoi lunghi ricci. “E’ un colore sulfureo che riflette la tzohar , la benzina che usano per il fuoco”, spiega Wilkinson.
Mentre per Noè e la sua famiglia ha usato tonalità della terra, Wilkinson nel guardaroba di Naameh ha aggiunto tocchi di color melanzana e trame sottili, riecheggiando la descrizione di una moglie virtuosa in viola, dei Proverbi 31. “Per Naameh, abbiamo utilizzato la seta Cinese unita a tessuti elastici, poi sabbiati per lucidarli, ed in seguito lavorati per ottenere un aspetto bello ed organico”, spiega.
Le sfide per i costumi sono andati ben oltre il cast principale. “Avevamo circa 400 comparse a cui pensare, ed abbiamo dovuto realizzare ciascun costume praticamente da zero”, dice Wilkinson. “Una parte li abbiamo fatti a New York, altri accessori invece sono stati fatti in Marocco, da dove, ad esempio, ci hanno procurato 400 paia di scarpe e stivali, utilizzando dei materiali e dei tessuti particolari. E’ stato un evento grandissimo.”
Le parole “evento grandissimo” bastano a riassumere l’intera produzione, ma ci sono stati anche improvvisi momenti di grazia e di semplicità che davano una nuova importanza alla vita, e che giustificavano tutto l’accaduto. La cantante / cantautrice Patti Smith, che ha composto una ninna nanna del film, ricorda di una giornata straordinaria in Islanda, in cui era in visita sul set per cercare l’ispirazione: e le è venuta improvvisamente e sorprendentemente.
“Ero lì in piedi al campo base, e ha piovuto un po’; poco dopo è uscito il sole: allora ho pensato, ‘oh quanto sarebbe bello se ora uscisse un vero e proprio arcobaleno,’ ” afferma, pensando all’ arcobaleno che appare nella Genesi, e che simboleggia l’alleanza indissolubile fra Noè e Dio.”E improvvisamente, mentre ero lì in piedi, è uscito un arcobaleno. A quel punto qualcuno ha toccato la mia spalla, mi sono voltata, ed era Russell Crowe – l’ho considerato un buon auspicio, che sarà un grande film”.
Il filmmaker nominato agli Academy Award® DARREN ARONOFSKY (Regista) è nato e cresciuto a Brooklyn, New York. Il suo ultimo film “Il Cigno Nero” (Black Swan), ha consegnato a Natalie Portman l’Academy Award® come Migliore Attrice, e ha ricevuto altre quattro nomination, compresa quella per il Miglior Film. La pellicola ha ricevuto numerosi altri riconoscimenti: è apparsa in oltre 200 liste delle Top Ten dell’anno della critica, e ha letteralmente fatto piazza pulita agli Independent Spirit Award del 2011 aggiudicandosi il titolo di Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Attrice e Miglior Fotografia. Il film è stato altresì un fenomeno ai botteghini, incassando 328 milioni di dollari in tutto il mondo.
Prima del “Cigno Nero”, Aronofskt ha diretto “The Wrestler”, presentato al Festival di Venezia, dove ha vinto l’ambito Leone d’Oro, riconoscimento andato in precedenza soltanto ad altri due film americani. Il giorno successivo è stato acquistato dalla Fox Searchlight, appena qualche ora dopo la proiezione di gala al Toronto Film Festival. “The Wrestler” ha ottenuto il premio come Miglior Film agli Independent Spirit Award, e ha ottenuto delle candidature agli Academy Award® per Mickey Rourke e Marisa Tomei. Rourke, per la sua performance iconica, e Bruce Springsteen, per il suo brano originale della colonna sonora, “The Wrestler”, si sono aggiudicati entrambi un Golden Globe.
Aronofsky ha inoltre scritto e diretto “L’albero della Vita” (The Fountain), una storia d’amore fantascientifica, con protagonisti Hugh Jackman e Rachel Weisz. Kurt Loder di MTV ha definito il film “un classico impressionante e visivamente inebriante”, mentre Glenn Kenny di Premiere ha dichiarato che la pellicola “è in grado di ristabilire la fede nell’idea che un film possa farti uscire dalla routine quotidiana e portarti in un luogo magico”.
Nel 2000, Aronofsky ha presentato in anteprima al Festival di Cannes del 1999, “Requiem for a Dream” . Il film è stato inserito in più di 150 liste dei migliori dieci film dell’anno, tra cui quelle del New York Times, Rolling Stone, Entertainment Weekly e l’American Film Institute. I riconoscimenti sono proseguiti con cinque nomination agli Independent Spirit Award, tra cui quello per la Miglior Regia, e una vittoria per la Migliore Attrice, Ellen Burstyn. La Burstyn ha ricevuto il Golden Globe e ha conquistato delle nomination agli Oscar® ed ai Golden Globe per la sua performance indimenticabile.
Aronofsky ha esordito alla regia con l’acclamata pellicola indipendente “Pi Greco – Il Teorema del Delirio” (π), che gli è valso il premio alla regia al Sundance Film Festival del 1998, e un Independent Spirit Award per la Migliore Sceneggiatura d’esordio.
Tra i riconoscimenti ottenuti, l’American Film Institute ha conferito ad Aronofsky la prestigiosa Franklin J. Schaffner Alumni Medal, mentre lo Stockholm Film Festival gli ha concesso il Golden Horse Visionary Award, in aggiunta ai tre Independent Spirit Award ricevuti.
RUSSELL CROWE (Noé) ha vinto un Academy Award® ed è considerato uno degli attori di maggior talento del nostro tempo. Crowe, tra i vari riconoscimenti professionali, ha ricevuto tre candidature consecutive agli Oscar® come Miglior Attore: una nel 1999 per “Insider – Dietro la Verità” (The Insider); la seconda nel 2000 per il Miglior Film con “Il Gladiatore” (Gladiator), e quell’anno si è portato a casa il premio; e l’ultima nel 2001 per un altro film premio Oscar®, “A Beautiful Mind”.
Oltre ad avergli fatto vincere un Academy Award®, la performance di Crowe nel ruolo di Massimo, il generale romano diventato gladiatore ne “Il Gladiatore” di Ridley Scott, gli è valsa parecchie onorificenze in qualità di Miglior Attore da parte di molte associazioni di critici, tra cui il Broadcast Film Critics e London Film Critics Circle. Ha ricevuto inoltre le candidature ai Golden Globe, ai BAFTA Award ed agli Screen Actors Guild Award®.
L’anno precedente Crowe aveva ricevuto la sua prima candidatura agli Oscar® per il suo ritratto dell’infiltrato della compagnia di tabacco Jeffey Wigand nel film drammatico di Michael Mann ispirato ad una storia vera, “Insider – Dietro la Verità”. È stato anche indicato come Miglior Attore dalla Los Angeles Film Critics Association, dalla Broadcast Film Critics Association, dalla National Society of Film Critics e dalla National Board of Review, e ha ricevuto candidature ai Golden Globe, ai BAFTA Award e ai SAG Award®.
La magistrale interpretazione del premio Nobel John Forbes Nash, Jr. in “A Beautiful Mind” di Ron Howard, ha portato a Crowe la sua terza candidatura agli Oscar®, oltre al terzo consecutivo Critics’ Choice Award della Broadcast Film Critics Association. Ha vinto anche un Golden Globe, un BAFTA, un SAG® Award e tanti premi dalle associazioni di critici come Miglior Attore. Tornato a lavorare con Howard nel 2005, Crowe ha ricevuto candidature ai Golden Globe ed ai SAG Award®, e ha vinto un Australian Film Institute (AFI) Award, per il suo ritratto di Jim Braddock in “Cinderella Man – Una ragione per Lottare” (Cinderella Man).
Recentemente Crowe ha interpretato il ruolo di Jor-El, il padre di Superman, in “L’uomo d’Acciaio” (Man of Steel) di Zack Snyder; quello dell’ispettore Javert nell’acclamato adattamento cinematografico di Tom Hooper del musical “Les Miserables”; e del sindaco Hostetler in “Broken City” di Allen Hughes. Attualmente è impegnato nella produzione del suo esordio nella regia, “The Water Diviner”, di cui è anche interprete.
Nato in Nuova Zelanda, Crowe è cresciuto in Australia, dove ha raccolto i primi successi per il suo lavoro sul grande schermo, ed ha cominciato a guadagnarsi l’attenzione del pubblico internazionale. Ha di fatto ricevuto tre riconoscimenti consecutivi dall’AFI, a partire dal 1990, quando è stato nominato come Miglior Attore per “The Crossing”; poi nel 1991 ha vinto l’AFI come Miglior Attore Non Protagonista per “Proof”, ed infine nel 1992 ha vinto il premio come Miglior Attore dell’AFI e dell’Australian Film Critics per la sua performance in “Skinheads” (Romper Stomper). Inoltre nel 1993 il Seattle International Film Festival lo ha indicato come Miglior Attore per il suo lavoro in “Skinheads” ed in “Hammers Over the Anvil”.
Il primo film americano di Crowe è stato il western di Sam Raimi “Pronti a Morire” (The Quick and the Dead) del 1995, seguito da un ruolo nel dramma criminale di Curtis Hanson “L.A. Confidential”. Tra i suoi primi film ricordiamo anche “Mystery, Alaska”, “Paradiso di Fuoco” (Heaven’s Burning), “Virtuality” (Virtuosity), “The Sum of Us”, “For the Moment”, “Love in Limbo”, “The Silver Brumby”, “The Efficiency Expert” (Spotswood) e “Giuramento di Sangue” (Prisoners of the Sun).
Nella sua filmografia appaiono i film diretti da Ridley Scott, “Un’Ottima Annata” (A Good Year), “American Gangster”, “Nessuna Verità” (Body of Lies) e “Robin Hood”, oltre a “Master and Commander: Sfida Ai Confini del Mare” (Master and Commander: The Far Side of the World), di Peter Weir, con cui Crowe ha ricevuto una candidatura ai Golden Globe; “Rapimento e Riscatto” (Proof of Life) di Taylor
Hackford; “Quel Treno per Yuma” (3:10 to Yuma) con Christian Bale; “State of Play” di Kevin Macdonald, con Ben Affleck; “The Next Three Days” di Paul Haggis; e “L’Uomo con i Pugni di Ferro” (The Man with the Iron Fists), di RZA.