LE MANI DENTRO LA CITTA’ – Note di Regia e Produzione

LE MANI DENTRO LA CITTA’
Note di Regia

 

 

“Non c’è mafia in questa operosa città!”

E’ la frase attorno alla quale prende forma la nostra serie, la prima a raccontare la presenza della ‘ndrangheta nel nord Italia e non in una città qualunque ma a Milano, simbolo dell’economia e motore finanziario del nostro paese.

Quello che mi ha da subito affascinato di questo progetto, è stata l’attualità del tema e il fatto che al suo interno convivessero due anime; quella moderna e tecnologica della finanza –i proventi delle attività illecite immessi sul mercato e ripuliti con un semplice clic del mouse- e l’aspetto arcaico della ‘ndrangheta, con le sue regole e i suoi codici che sembrano affondare le radici nella notte dei tempi.

Due mondi apparentemente agli antipodi eppure capaci di unirsi e diventare in certi casi, indispensabili l’uno all’altro.

Il denaro e con questo l’ossessione dei Marruso per il controllo di Milano –“perché chi comanda a Milano, comanda tutto il paese”- sono il passe-partout per raccontare con taglio realistico e partecipe il periodo storico che stiamo vivendo.

La corruzione di certa politica – che non è solo quella dei palazzi che contano ma più spesso quella di anonimi assessori comunali- il mondo dell’imprenditoria – in cui molti sono vittime ma altri persino costruiti dal sistema stesso -  e la società civile, danneggiata, silenziosa, inerme.

Ciò che emerge nei 12 episodi de “Le mani dentro la città” è un’istantanea dei nostri giorni, un ritratto dinamico e dalle molte sfaccettature in cui la narrazione emotiva e l’attenzione per il lato umano dei personaggi giocano sempre un ruolo centrale.

I protagonisti sono persone comuni che si trovano stretti fra gli ingranaggi di un meccanismo più grande di loro. Che lottano, soffrono, sperano.

Una delle originalità della serie risiede proprio in questo punto d’osservazione che privilegia le persone alla caratterizzazione dei personaggi.

Ciò vale per tutti i personaggi della serie, dagli operai agli esponenti del clan Marruso, all’apice dell’escalation criminale ma costantemente sotto assedio -i clan rivali prima, le lotte intestine poi- così come per lo sparuto gruppo di poliziotti di periferia, che da un mero fatto di cronaca si trova direttamente proiettato nel cuore degli affari milionari della ‘ndrangheta, nei suoi traffici, che poi è tutto ciò che porta soldi, sia droga, usura, speculazione edilizia o appalti per la Fiera Internazionale.

“Il nostro problema non è fare soldi, ma investirli qui, a casa nostra, in aziende pulite, società quotate in borsa” dice l’anziano Carmine a suo figlio Fulvio appena tornato da Londra dove lo ha mandato a studiare economia.

Una semplice battuta ma che segna il passo a un’epoca; quella dei criminali che rispondono solo alla legge della strada. La fine dell’era dei guappi dal grilletto facile.

La nuova criminalità fa affari in guanti bianchi. Con l’aria pulita ed elegante, mimetizzandosi, confondendosi. Mantenendo un aspetto pulito malgrado tutto.

Buoni e cattivi siedono accanto nei consigli d’amministrazione, fanno affari ogni giorno. In tutto o quasi, simili tra loro.

Impossibile distinguerli. Fermarli.

“Vuole fermare i Marruso? Segua il denaro, i Marruso saranno lì! A fabbricare altro denaro, perché questo fanno, prima e più veloci degli altri…”

E’ la triste verità che riserva al commissario Mantovani un imprenditore senza più futuro.

Una verità autentica ma che purtroppo suona come una sfida anche per la società civile.

Bello che per una volta, sia una fiction a rilanciarla.

 

LE MANI DENTRO LA CITTA’
Note di Produzione

 

“Le mani dentro la città” costituisce l’ultimo capitolo in ordine cronologico di quella che possiamo definire una vera e propria cronaca in fiction dell’Italia criminale. “Dal Capo dei Capi” al “Clan dei camorristi”, da “Squadra Antimafia” a “Ultimo”, la Taodue negli ultimi anni ha raccontato la progressiva diffusione nel territorio e nei più diversi tessuti sociali ed economici delle organizzazioni criminali di stampo mafioso. Mancava a questo grande affresco il Nord Italia e in particolare Milano, dove per troppo tempo non si è voluto vedere come goccia a goccia in modo pericolosamente sotterraneo, la ‘ndrangheta stava penetrando all’interno delle istituzioni, delle fabbriche, delle banche, riciclando gli enormi ricavi dei traffici illeciti in attività legali.

Proprio i soldi, le montagne di denaro di cui dispongono i clan, saranno alla base del racconto di questa nuova serie: soldi che corrompono, che ricattano, per cui si cambiano le politiche economiche e si tradiscono ideali, per cui anche la vita umana diventa merce di scambio. Ma non sarà una serie che abbandona la speranza di poter reagire a questo scempio; un gruppo di poliziotti, non eroi, ma semplicemente onesti e determinati, riuscirà con l’impegno e il sacrifico a mettere in luce dietro alle complesse architetture finanziarie e alle coperture altolocate di cui godono i boss, la realtà fatta di delitti e corruzione.

Una serie nella linea editoriale Taodue: non omette o censura le realtà anche più scomode, ma nello stesso tempo vuole mostrare il lato positivo di chi non si arrende al degrado e al ricatto, non solo i poliziotti ma anche la società civile, gli operai di una fabbrica destinata alla chiusura per lasciar spazio alla speculazione edilizia, un politico onesto che arriverà al sacrificio personale per non cedere al ricatto. Un grande affresco su una pagina della nostra poco conosciuta e rappresentata in tv cronaca, da vivere attraverso gli occhi di personaggi appassionanti e con il linguaggio avvincente del poliziesco.

 

 

 

 

Pietro Valsecchi

 

 

 

Alessandro Angelini

 

LE MANI DENTRO LA CITTA’
Presentazione della Serie

 

 

“Le mani dentro la città” è una serie televisiva che racconta la ‘ndrangheta nella Lombardia di oggi.

Precisamente, come la ’ndrangheta prosperi a Trebbiate, una cittadina dell’hinterland milanese dal nome di fantasia ma purtroppo simile a molti comuni lombardi.

Un comune dalle radici industriali antiche che si trova oggi in piena crisi economica, sull’orlo di una definitiva deindustrializzazione.

Ed è proprio da qui che inizia la nostra storia, dalle vicende di una storica fabbrica di Trebbiate. Una fabbrica che sta per essere chiusa e che gli operai hanno occupato. Una fabbrica dietro la quale si muovono gli interessi della ‘ndrangheta e dei suoi sodali: imprenditori, politici, dirigenti pubblici.

Sì, perché la serie racconta come la ‘ndrangheta si sia infiltrata giorno dopo giorno in tutti i gangli vitali della società, e non solo nei traffici illegali che possiamo immaginare. Dall’impresa alla politica, dai mercati ortofrutticoli ai locali pubblici, tutto passa per le mani della ‘ndrangheta che, attraverso la sua capacità di muovere montagne di denaro, riesce a determinare la vita sociale ed economica di un’intera comunità. Riesce a trarre profitto dalla crisi economica. Riesce a corrompere la tradizionale etica del lavoro lombardo. Riesce a trasformare i rapporti sociali. E’ un cancro che si diffonde rapido e apparentemente invincibile.

E per raccontare questo abbiamo deciso di farlo attraverso le vicende della famiglia Marruso, la famiglia a capo della Locale Lombardia.

Una famiglia dalle radici calabre ma dai frutti lombardi.

I Marruso si nascondono dietro un’impresa di ristorazione, un’impresa legale, pulita, ma dietro la facciata gestiscono il fiume di cocaina che quotidianamente tracima su Milano e provincia. E proprio grazie ai soldi della droga i Marruso riescono a entrare e a corrompere tutto il sistema socio-economico. Al punto che il loro problema non sembra più fare i soldi ma spenderli, trovare nuovi mercati dove infiltrarsi, dove trarre profitto. Affari su scala internazionale, dove la fabbrica da chiudere, i 200 operai da licenziare, sembrano essere poco più di un fastidio, un piccolo incidente di percorso.

Ma la determinazione di quegli operai, decisi a difendere il diritto al loro lavoro, ad un lavoro onesto, si trasforma presto in un fastidio più grande,  un sassolino nell’oliato ingranaggio della famiglia Marruso, che lentamente diventa un macigno.

Ed è in questa lotta che gli operai trovano presto l’appoggio dei poliziotti del piccolo commissariato di Trebbiate.

Un commissariato diretto da una commissaria, Viola Mantovani, nata a Trebbiate e figlia di operai. Una donna dai sani principi, cresciuta nei valori della più nobile tradizione operaia, insomma una persona normale, non un eroe. Come d’altronde non sono eroi i suoi colleghi, sono solo poliziotti che cercano di fare il loro lavoro, e vivono nel paradosso, che pur difendendo lo Stato, loro sono Davide e i criminali Golia.  E tra loro l’ispettore Benevento, un poliziotto coraggioso e fuori dagli schemi, che ha un conto aperto con la famiglia Marruso.

La mani dentro la città è perciò una serie che usa il genere Crime per cercare di raccontare un pezzo di Lombardia oggi, mettendo a confronto universi valoriali diversi. Lo stile del racconto è realistico così come lo è l’alternarsi di vittorie e sconfitte, la fatica dei poliziotti, la tenacia dei criminali e la voglia dei cittadini e dei lavoratori di una fabbrica di vivere in una società migliore.

 

 

Daniele Cesarano
Claudio Fava

Barbara Petronio

Leonardo Valenti

 

LE MANI DENTRO LA CITTA’
Sinossi 1° Puntata

 

La tranquillità di un piccolo comune nel milanese viene sconvolta dalla strana morte di una ragazza.

Viola Mantovani, commissario incaricato delle indagini, e i suoi collaboratori pensano si tratti di una morte per overdose. Ma l’ispettore Michele Benevento di Milano la pensa diversamente ed è convinto che dietro l’episodio si nasconda la mano della famiglia Marruso, vale a dire la mano della ‘ndrangheta.

La famiglia, calabrese di origini ma residente da anni proprio nel piccolo comune di pertinenza del commissario Mantovani, è composta dal vecchio capo famiglia Carmine, da due figli maschi, Pinuccio, il maggiore, e Fulvio, il minore, e una figlia femmina, Maria. Ufficialmente i Marruso sono dei ristoratori, ma la verità è un’altra…

Né il Commissario Mantovani, né l’ispettore Benevento sanno ancora fino a che punto si sia estesa la capacità corruttiva della famiglia. Quello che sanno per certo è che non si piacciono, al punto che la Mantovani all’inizio rifiuta addirittura di credere all’ipotesi investigativa di Benevento.

Un nuovo episodio di sangue fa però capire alla Mantovani che i sospetti di Benevento potrebbero essere fondati e lo fa assegnare al proprio commissariato, formando una squadra speciale con il compito di indagare sugli affari sporchi della famiglia Marruso.

Grazie alla conoscenza dei meccanismi criminali dei Marruso apportata da Benevento, i poliziotti ricostruiscono le dinamiche del sistema di corruzione e spaccio di cocaina dei Marruso; ma l’indagine è complessa e reperire prove particolarmente difficile.

Saranno due eventi imprevedibili a cambiare il corso delle indagini …

 

 

 

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