9 gennaio “Disconnect” – Note di produzione

 9 gennaio “Disconnect”    di  Henry Alex Rubin con Jason Bateman, Alexander Skarsgård, Michael Nyqvist, Andrea Riseborough   

 

La sceneggiatura di Andrew Stern ha destato subito l’interesse dei produttori. Così come le vite dei personaggi del film si incrociano e si toccano, anche il copione ha fatto incontrare i produttori Mickey Liddell e Jennifer Monroe della LD Entertainment con William Horberg della Wonderful Films. La sceneggiatura presentava un insieme di personaggi ben delineati e coinvolti in situazioni drammatiche, affascinanti ed estremamente realistiche, ma nella storia creata da Stern c’era dell’altro che colpiva i produttori: l’assoluta aderenza alla realtà odierna. Il film nasce da una attenta osservazione della quotidianità e dalla constatazione di quanto la tecnologia di cui oggi disponiamo possa unirci ma allo stesso tempo dividerci. “Ho scritto la sceneggiatura dopo essermi reso conto di come oggi molta gente, durante pranzi o cene, tenga telefonini, tablet etc… sul tavolo e non smetta mai di usarli anche mentre mangia: le persone sono lì tutte insieme ma stranamente non sono presenti le une con le altre” racconta Stern. “Nel film ho incrociato varie storie che raccontano come la tecnologia che ci unisce in rete, può molto spesso scollegarci nella e dalla vita di tutti i giorni. Disconnect parla del bisogno di comunicare che tutti hanno, che lo si faccia tramite un computer, uno smartphone o semplicemente in maniera diretta con la persona che si ha di fronte: poiché moltissime persone hanno scelto di vivere principalmente online (scambiandosi messaggi, tweet ed e-mail) la comunicazione e la reale interazione umana sono diventate sempre meno importanti e frequenti. Questo è il tema del film.” “Jennifer ed io siamo rimasti immediatamente affascinati dal copione” afferma il produttore Mickey Liddell. “Ci siamo informati e quando abbiamo saputo che lo script di Andrew Stern era presentato da Bill Horberg, lo abbiamo contattato spiegandogli quanto la sceneggiatura ci avesse colpiti e quanto avremmo voluto produrla insieme a lui.” “Leggo continuamente nuovi copioni, sempre animato dal desiderio di trovare qualcosa di buono” racconta Horberg. “Il copione di Disconnect l’ho ricevuto una sera senza troppe presentazioni o spiegazioni, ho deciso di aprirlo per dargli un’occhiata e con sorpresa mi sono ritrovato a leggerlo ancora a mezzanotte, girando velocemente le pagine per capire cosa sarebbe successo dopo. Non riuscivo a lasciarlo.” “E’ una sceneggiatura che parla di così tante problematiche della società moderna, delle interazioni umane, di comunicazione, solitudine, vulnerabilità, speranza, comunità e terapie. Racconta in maniera straordinaria non una, ma tre storie!” afferma Horberg. Liddell continua: “Il copione ci ha emozionato, parla in maniera approfondita dell’epoca nella quale viviamo, di come oggi tutte le persone cerchino di rimanere in perenne contatto tra loro ma finiscano poi per allontanarsi.” Una volta definita la volontà di collaborare, Liddell e Horberg si sono confrontati su come portare la storia di Stern sul grande schermo e trovare il regista giusto. Dozzine di registi esprimevano interesse nel girare il film, ma c’era qualcosa nella passione di Henry- Alex Rubin che colpì Liddell e Horberg (i quali avevano amato il suo esordio Murderball) Murderball è un documentario folgorante, tanto da essere stato candidato agli Academy Award del 2005: la storia è incentrata su una squadra di paraplegici in sedia a rotelle che praticano il rugby (full-contact) in stile “Mad Max”, superando ostacoli inimmaginabili per poter partecipare alle Paralimpiadi di Atene. E› un lavoro con una carica straordinaria e una forza emotiva commovente grazie a personaggi indimenticabili – proprio come lo sono i vari protagonisti di Disconnect e gli intrecci delle loro storie. “Alex è stato il primo regista che, parlando del copione, ha detto: ‘Io sono cresciuto così. Questa storia è assolutamente vera’. Sembrava che avesse già una profonda confidenza con i personaggi e le loro emozioni, e avesse chiaro lo svolgimento delle loro vicende” afferma Liddell. Disconnect è il primo lungometraggio di finzione di Rubin. “Amo i documentari ma ho sempre sognato di dirigere un film: Disconnect mi ha conquistato, mi sono riconosciuto nelle emozioni dei personaggi e sono stato catturato dalle loro vite”. Scegliere il cast era il passaggio successivo. Per la storia di Derek e Cindy Hull (la coppia il cui matrimonio è ormai distrutto a causa della morte del figlio) i produttori hanno contattato Alexander Skarsgård per il ruolo del marito ex-marine e Paula Patton per il ruolo della sposa frustrata e infelice. Skarsgård aderì per primo al progetto. “Alexander è stata la scelta perfetta per interpretare un ex-marine, un uomo di poche parole il cui stoicismo e la cui quieta determinazione nascondono emozioni molto profonde e represse” sostiene Horberg. “Conoscevo Paula da un paio di anni e avevo sempre desiderato lavorare con lei: ha una versatilità eccezionale, insieme avrebbero saputo ritrarre al meglio una coppia così disperata ed emotivamente intensa.” Skarsgård era interessato ad approfondire la dolorosa relazione di Derek con la moglie. “Mi piacciono i film che parlano di rapporti che non funzionano più, sono temi che mi interessa esplorare. Derek non è un uomo felice, la sua vita non è più come quando era in servizio: ora lavora in un ufficio, odia i suoi capi, e lui e la moglie si sono allontanati. Tra di loro c’è ancora una forma di amore, ma è come se vivessero vite separate sotto lo stesso tetto, il loro rapporto peggiora giorno dopo giorno”. “Alex interpreta un personaggio difficile che non mostra le sue emozioni, parla poco con le parole ma molto con gli occhi. Esprime intensamente i molteplici aspetti del suo ruolo con il corpo e con le espressioni del viso, ed è davvero sorprendente” afferma Henry-Alex Rubin. Skarsgård, fan di Henry-Alex Rubin, ha conosciuto per la prima volta il regista durante una chat su internet. “Aveva visto Murderball e lo aveva trovato un bel documentario. Non conoscevo Alex di persona ma già al nostro primo incontro mi colpì con le sue idee interessanti sul copione, sui personaggi e sullo sviluppo delle varie storie”. Paula Patton era altrettanto entusiasta. “Avevo adorato il copione e quando mi chiesero di interpretare Cindy, accettai subito. La storia descrive perfettamente il modo di vivere di oggi. Henry ha fatto un lavoro perfetto su Murderball. Ho sempre pensato che Disconnect dovesse avere un taglio documentaristico, come se il pubblico stesse spiando le vite di altre persone. Il personaggio di Cindy è molto intrigante. Conosco gli alti e bassi della vita coniugale, e sono convinta che se c’è vero amore si può superare tutto. Cindy si trova a fronteggiare una situazione disperata ed è questa la sfida del suo personaggio”. Per il ruolo di Rich e Lydia Boyd, premurosi e amorevoli genitori – seppur molto impegnati – dell’adolescente vittima del bullismo in rete, i produttori hanno scelto Jason Bateman e Hope Davis. “Riuscire a coinvolgere Jason Bateman nel progetto è stata una grande fortuna” spiega Horberg. “Lo reputavamo perfetto per la parte: è un attore così talentuoso che aggiunge empatia ad ogni personaggio che interpreta”. Anche se Bateman è più conosciuto per i suoi ruoli comici, è stata la sua versatilità a conquistare Rubin e a convincerlo che fosse la scelta perfetta per questo ruolo drammatico. “Jason è molto sensibile, perspicace, preciso ed intenso ma non sempre può esprimere queste qualità sul grande schermo: questo suo carattere emerge invece molto bene nel personaggio di Rich, avvocato sin troppo dedito al lavoro e padre forse poco presente. È stato eccitante per me vederlo lavorare e spero lo sia stato anche per lui interpretare questo ruolo». “Non ho avuto molte opportunità di interpretare ruoli drammatici sul grande schermo” racconta Bateman, “e questa mi è sembrata una buona occasione. Leggendo il copione continuavo a pensare alle persone che si trovano realmente in queste situazioni. Anch’io sono sempre sul mio iPhone o sul mio computer o sul mio iPad, e ho sentito la storia assolutamente vicina e personale.” L’opportunità di lavorare con Bateman (nel film suo marito) ha rapidamente convinto Hope Davis a far parte del cast. “Il film è la storia di una famiglia, descritta in maniera assolutamente convincente: parla di genitori che ad un tratto scoprono dolorosamente di non conoscere affatto i propri figli, perché comunicare con loro è difficile e quasi inesistente. Ben, il figlio di 14 anni di Lydia e Rich, diventa un «mistero», è irriconoscibile anche ai suoi stessi genitori» spiega Hope Davis. Oltre a Ben, giovane musicista socialmente emarginato interpretato da Jonah Bobo, i Boyd hanno anche una figlia, Abby, una ragazza bella e corteggiata interpretata da Haley Ramm. Le loro vite cambiano per sempre in seguito alle irresponsabili azioni di Jason Dixon (interpretato da Colin Ford). Jason è la mente «malata», ideatrice di quello che poi diventerà un elaborato e tragico caso di bullismo in rete. Jonah Bobo è un attore ma anche un musicista, e i produttori hanno valorizzato entrambi i talenti del ragazzo. I brani originali che il personaggio suona nel film sono composti da Bobo che racconta: “Sapevo che avremmo girato una scena in cui il mio personaggio, Ben, avrebbe suonato la tastiera proponendo pezzi scritti da lui stesso. Questo mi ha emozionato, avrei composto io quei brani». Continuando, afferma: «Non frequento una scuola dove ci sono stati casi di bullismo, ma spero che il film possa sensibilizzare i genitori ad analizzare meglio certi comportamenti, e che possa aiutare i ragazzi a capire come agire in certe situazioni. Tutti i giorni veniamo a conoscenza di storie di bullismo davvero disgustose. Ben si sente incompreso e cerca l’isolamento nella sua musica: nessuno sembra capirlo veramente, di certo non i genitori, la sorella o i compagni di scuola. La tragica ironia è che questa immensa tecnologia di cui disponiamo non fa che dividerci, in famiglia e fuori: hanno tutti il loro iPod, il cellulare sempre acceso e così ognuno di noi si crea il suo piccolo mondo ‘virtuale’. E’ fondamentale essere capaci di vedere oltre la tecnologia e capire ciò che è realmente importante. Questo per me il punto cruciale in Disconnect”. Abby, la sorella di Ben, è la tipica teenager superficiale, disinteressata alla sua famiglia e al fratello taciturno e poco socievole. “Uno dei temi affrontati nel film è l›impossibilità di tornare indietro nel tempo” afferma Haley Ramm, la giovane attrice che la interpreta. “Tutti commettiamo degli errori che non possono essere cancellati, possiamo soltanto rendercene conto e affrontarli. Questo è ciò che accade ad Abby, che ama suo fratello e i suoi genitori anche se non sempre lo dimostra”. Per Colin Ford – nel ruolo di Jason Dixon – l’opportunità di interpretare un personaggio che dietro la maschera da bulletto nasconde un profondo conflitto col padre, è stata una vera sfida. “Jason non è un ragazzo cattivo, gli aspetti del suo carattere sono chiari fin dall’inizio, così come è evidente che il rapporto con il padre non è affatto facile. I motivi del suo comportamento sono ovvi, lo stesso Jason conosce la gravità dei propri gesti e prova un gran rimorso”. Frank Grillo interpreta il padre di Jason, Mike Dixon, ex poliziotto duro e severo che sta crescendo da solo un figlio problematico. Entrambi non si sono ripresi dalla morte della moglie e madre di Jason e covano risentimento l’uno per l’altro: per Jason il modo di sfogare questo rancore è il bullismo in rete. “Uno dei motivi che mi ha coinvolto nella storia – racconta Frank Grillo – è che ho tre figli, tra i tre e i quattordici anni: con loro ho un rapporto amorevole e tranquillo. Nel film, invece, Mike ha una relazione logora con Jason e interpretare questo ruolo mi ha consentito di esplorare un rapporto padre-figlio difficile e complicato. Conosco persone che vivono situazioni simili e volevo capire come ci si sente.” Andrea Riseborough interpreta Nina Dunham, ambiziosa, attraente e furba giornalista televisiva la cui vita si lega indissolubilmente a quella di un ragazzino di nome Kyle che lavora per un sito per soli adulti. “Vedo il personaggio di Nina come una donna completa” afferma l’attrice. “Spesso i ruoli che un attore deve interpretare sono delineati come forti o deboli, insicuri o determinati, mentre Nina esprime mollte sfaccettature: il lato buono e quello cattivo, il suo arrivismo ma anche sentimenti sinceri. È stato stimolante interpretare un personaggio del genere in una storia così coinvolgente e intrigante”. La relazione conflittuale che Nina ha con Kyle (l›attore Max Thieriot) ha affascinato la Riseborough: “Per Nina all’inizio Kyle è solo un mezzo per realizzare una buona storia che le permetta di fare carriera. È ambiziosa e si è costruita un’immagine funzionale all’ambiente in cui lavora dominato da uomini. Crede davvero di poter aiutare Kyle, di poterlo salvare e dargli una vita migliore. Invece sarà proprio il ragazzo, senza saperlo, ad aiutarla facendola ridere, commuovere e riscoprire sé stessa.” Per il ruolo di Kyle, un personaggio carismatico e affascinante, il giovane Max Thieriot ha letto il copione sul suo iPhone. “Ho pensato che fosse il modo migliore per leggere la sceneggiatura. Mi sono piaciuti sia lo script che il ruolo, così diverso da tutti quelli che mi erano stati offerti prima” spiega Thieriot. “Kyle è un personaggio molto ben caratterizzato e per un attore è una bella prova dover uscire da ruoli familiari per interpretare qualcuno di totalmente differente. La pornografia non è un problema per Kyle, è semplicemente un’occupazione, un modo per vivere. Un ragazzo come lui ha avuto un’infanzia difficile, un passato fatto di abusi e violenze. Mi sono detto: non puoi lasciarti spaventare da un ruolo del genere, devi buttartici e basta!”

Il film è stato girato a New York City e dintorni per sei settimane, due per storia. Le riprese sono iniziate nel quartiere di Long Island dove si trova la casa di Derek e Cindy Hull (Alexander Skarsgård e Paula Patton). Poi la produzione si è spostata nei quartieri della classe media di Yonkers, dove sono state girate le scene ambientate nella residenza dei Dixon (Frank Grillo e Colin Ford). Per le sequenze che vedono protagonisti gli studenti è stato usato un vero liceo di Yonkers. Altra location è stata Harrison, una città satellite nella contea di Westchester, per le scene ambientate nella casa ultra-moderna dei Boyd (Jason Bateman e Hope Davis). Le scene della storia di Nina (Andrea Riseborough) e Kyle (Max Thieriot) sono state girate a Elmsford, Westchester County, dentro e fuori un motel, mentre l’appartamento di lei si trova a Riverdale, nel Bronx. Come posto di lavoro di Nina sono stati usati gli studi della televisione NY1 a Manhattan. L›esperienza da documentarista di Rubin ha influito sul suo approccio alla direzione del film e alla creazione dei personaggi basati su alcuni suoi reali conoscenti. “Volevo che tutto fosse naturale, realistico” racconta il regista. “Dopo aver letto il copione mi sono dedicato ad intervistare persone che si erano trovate in situazioni simili e questo mi ha consentito di aggiungere fondamentali dettagli che non avremmo mai potuto immaginare». Rubin ha inoltre incoraggiato gli attori ad improvvisare i dialoghi riuscendo a dare così un taglio ancora più realistico al film. “Ho cercato di raccontare la verità che esiste nei rapporti e nelle situazioni tra la gente comune. Dopo avere girato un paio di scene con dialoghi da copione, ho incoraggiato gli attori (che conoscevano molto bene i personaggi e le circostanze) a parlare in modo più spontaneo tra loro. Quei dialoghi casuali funzionavano ed esprimevano il sottotesto meglio di come avremmo potuto immaginare». L’estetica del cinema-verità di Rubin si evidenzia in Disconnect concedendo agli attori moltissimo spazio, letteralmente e figurativamente. “Penso che quando si giri un documentario non si abbia mai una visione chiara del proprio soggetto. Ad esempio, se due persone stanno parlando sedute a tavola durante una cena, l’unico modo di filmarle è attraverso un corridoio, una finestra o da dietro le spalle di qualcuno. Occorre dargli spazio così da lasciarli chiacchierare in libertà ed evitando la sensazione di essere ripresi. Ho fatto lo stesso girando Disconnect. La cinepresa era distante e usavamo un potente zoom: questo ha dato naturalezza al film, come se stessimo spiando sprazzi di vita vera.” Questo stile è stato apprezzato dal cast. Hope Davis aggiunge: “L’effetto che offre il taglio documentaristico, come se la macchina da presa stia spiando un gruppo di persone, è semplicemente perfetto per raccontare questa storia. Henry ha preteso il massimo realismo, tanto che non voleva troppo trucco o capelli perfettamente pettinati”. Questo ha reso gli attori, i personaggi da loro interpretati e le loro relazioni assolutamente credibili. Disconnect non è soltanto il primo film di finzione di Rubin ma anche la sua prima volta con attori professionisti. “Non ho avuto la sensazione di dirigere veramente le persone: volevo far sentire gli attori a proprio agio, in modo tale da permettergli di raggiungere quel livello emotivo superiore che va filmato. C’è una importante frase di Truffaut che dice: “Io non dirigo gli attori, li amo.’” conclude Henry- Alex Rubin.

IL FILM

Un avvocato infaticabile vive incollato al cellulare tanto da non riuscire a trovare tempo da dedicare alla moglie e ai due figli adolescenti. Una coppia in crisi usa internet come via di fuga da un matrimonio ormai finito. Un ex-poliziotto vedovo si scontra ogni giorno con il figlio che pratica bullismo in rete ai danni di un compagno di classe. Una ambiziosa giornalista crede di potere fare carriera usando la storia di un ragazzino che si esibisce su siti per soli adulti. Sono sconosciuti, vicini di casa, colleghi, e le loro storie si incrociano in questo avvincente film che racconta la vita di persone comuni alla disperata ricerca di un contatto umano. Disconnect esplora le conseguenze della tecnologia moderna e come questa possa influenzare e modificare le nostre esistenze. Un film incredibilmente attuale: il nostro modo di vivere <<digitale>> di ogni giorno alla fine non è mai davvero ‹›connesso›› con il mondo reale. Disconnect fotografa in maniera drammatica una realtà molto cupa e ci svela profonde verità. E’ un film che parla di tutti noi. Girato con grande realismo, segna il debutto di Henry-Alex Rubin al lungometraggio; il regista era già stato candidato all’Oscar per il documentario Murderball. Disconnect è prodotto da Mickey Liddell e Jennifer Monroe della LD Entertainment, e William Horberg della Wonderful Films, ed è tratto dalla sceneggiatura originale di Andrew Stern. Nel cast: Jason Bateman (Cambio vita, Tra le nuvole), Hope Davis (Real Steel, Mildred Pierce), Frank Grillo (Gangster Squad, The Grey), Paula Patton (Precious, Mission: Impossible – Protocollo fantasma), Michael Nyqvist (Uomini che odiano le donne), Andrea Riseborough (Brighton Rock, W.E. Edward e Wallis), Alexander Skarsgård (True Blood, Melancholia) e Max Thieriot (Jumper), oltre a Jonah Bobo (Crazy Stupid Love.), Colin Ford (La mia vita è uno zoo) e Haley Ramm (X-Men – Conflitto finale).

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