12 settembre “Una fragile armonia – A late quartet” di Yaron Zilberman
Commenti del regista Ho avuto per la prima volta l’idea di Una Fragile Armonia durante i viaggi promozionali per Watermarks, il film che avevo appena terminato. Volevo che il mio lavoro successivo fosse un dramma sulle relazioni più intense, che esplorasse i legami essenziali e complessi esistenti tra genitori e figli, parenti, coppie sposate da tempo. Essendo un accanito appassionato della musica da camera sin da quando ero adolescente, ho pensato che gli stretti legami nelle dinamiche tra i componenti di un quartetto fossero ideali allo scopo. Affermarsi come quartetto d’archi comporta anni di prove e di esibizioni intense, intime, costellate di litigi su ogni singola nota, ogni sentimento espresso. Individualmente ognuno ha il potenziale di realizzarsi come solista, ma il successo dipende dalla capacità di mettere da parte il proprio ego e completarsi a vicenda, nonostante le singole differenze. Arnold Steinhardt, primo violino del leggendario Quartetto Guarneri, descrive un quartetto d’archi come: «Quattro persone [che] fanno splendere i loro caratteri individuali mentre ricercano una voce unificata – meditazioni, discussioni, critiche interminabili che si concludono nell’interpretazione». In Una Fragile Armonia, mi proponevo di esplorare il delicato equilibrio necessario a raggiungere una dinamica relazionale gratificante, nella quale l’individuo è libero di ascendere al più alto potenziale, restando sempre un contributo significativo all’insieme, colmando la tensione tra singolo/a e gruppo, tra Io e Noi. Per caratterizzare il film sul piano musicale, ho scelto l’innovativo Quartetto in Do diesis min, op. 131 di Beethoven come brano portante, il preferito dal compositore. Elemento impressionante è la dicitura “attacca” posta accanto all’indicazione del tempo, per cui Beethoven voleva che l’opera fosse eseguita senza alcuna pausa tra i sette movimenti. Suonando incessantemente per quasi 40 minuti, è inevitabile che gli strumenti perdano l’accordatura, ognuno in un modo del tutto diverso. Che cosa deve fare il musicista, allora? Fermarsi a un certo punto per accordare lo strumento o trovare la maniera di adattarsi alla tonalità, individualmente e in gruppo, fino alla fine dello spartito? Trovo che questa sia un metafora perfetta per le relazioni di lunga data, nelle quali è inesorabile trovarsi in difficoltà, sentire l’esigenza costante di un riassetto, di questi ritocchi armonici, perché in un periodo abbastanza lungo cambiamo il nostro modo di essere una miriade di volte. Musicalmente, l’op. 131 ci trasporta sulle montagne russe delle emozioni, giù nelle valli della contemplazione interiore e in alto, fino a esplodere nei picchi catartici di energia. Per radicare la sceneggiatura più a fondo in questa ambientazione musicale, ho filmato per alcuni mesi il Quartetto Attacca della Julliard School, che ha imparato l’op. 131 dall’insegnamento di alcuni maestri di fama mondiale. Come ricerca aggiuntiva, ho filmato il Quartetto Brentano, uno dei più prestigiosi nel panorama attuale (che poi ha fornito la colonna sonora al film), mentre eseguiva l’op.131 davanti a cinque telecamere – un’esperienza che mi ha aiutato in maniera incommensurabile a definire lo stile filmico e a preparare gli attori al ruolo di musicisti. –Yaron Zilberman
Sinossi
Alla vigilia della nuova stagione operistica, nel 25° anniversario di un quartetto d’archi celebre in tutto il mondo, all’apprezzato violoncellista Peter Mitchell (Christopher Walken) sono diagnosticati i primi sintomi del Parkinson. La volontà di Peter che la stagione imminente sia anche la sua ultima, pone i tre colleghi davanti a un bivio. Rivalità personali e passioni incontrollabili minacciano di far deragliare anni di amicizia e collaborazione. Robert Gelbart (Philip Seymour Hoffman), secondo violino, annuncia il proprio desiderio di voler alternare il suo posto con quello del primo violino Daniel Lerner (Mark Ivanir), non essendo più disposto a sacrifici e pacificazioni per il quieto vivere del gruppo. La moglie di Robert, la violista Juliette Gelbert (Catherine Keener) trova particolarmente difficile affrontare la tragica diagnosi: Peter non rappresenta solo un collega, ma una figura paterna, sin dalla sua infanzia. Quando Juliette rivela di non condividere le scelte del marito, il loro matrimonio attraversa una tensione palpabile che non può più essere ignorata. L’intrigo trascina anche la figlia Alexandra (Imogen Poots), violinista di per sé talentuosa. Come il padre, anche lei decide di agire seguendo i propri desideri. Mentre il gruppo si prepara a eseguire l’op. 131 di Beethoven in quello che potrebbe essere il loro ultimo concerto insieme, i sette movimenti della composizione riverberano il loro tumultuoso viaggio. Scritto e diretto da Yaron Zilberman (Watermarks), UNA FRAGILE ARMONIA brilla delle performance incredibilmente emozionanti di un cast che include Christopher Walken, Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Mark Ivanir e Imogen Poots.