baciato dalla fortuna intervista al regista paolo costella

“Come si è sviluppata l’idea di questo film?”

 

“Il progetto è nato dalla bella intesa che si era creata tra me e Vincenzo Salemme in occasione delle riprese di “A Natale mi sposo”, una commedia di un paio di anni fa di cui io ero stato il regista e lui l’interprete con Massimo Boldi. Vincenzo a un certo punto mi ha chiesto se mi avrebbe fatto piacere dirigerlo anche in un altro film di cui aveva scritto con Massimiliano Bruno una prima versione (ispirata ad un suo atto unico dal titolo “Fiore di ictus”) in modo che lui potesse concentrarsi meglio sulla recitazione, evitando di fare anche il regista come era accaduto spesso negli ultimi tempi. Ho accettato subito volentieri e ho scritto una nuova sceneggiatura con Gianluca Bompressi e con la collaborazione di Antonio Guerriero ed Edoardo Bechis: mi è sembrato interessante e stimolante – usando il denaro come chiave di racconto – poter descrivere l’Italia di oggi, un Paese allo sbando e in crisi che confida tutto nella sorte e nel Superenalotto. Ho concentrato allora il tutto in una vicenda ambientata ai nostri giorni a Parma che ha come protagonista Gaetano (Salemme), un vigile urbano napoletano che conduce un’esistenza travagliata vessato dalla sensuale ed esigentissima nuova compagna Betty (Asia Argento) che gli fa spendere soldi a vanvera costringendolo ad un assurdo tenore di vita. Ma è anche perseguitato sia dalla ex moglie Marisa (Paola Minaccioni) che pretende da lui gli alimenti pur non avendone nessun bisogno, sia dal suo capo, il comandante Grandoni (Alessandro Gassman) che è fin troppo sensibile al fascino di Betty e lo tratta con perfida sufficienza così come fanno i suoi colleghi Nicola (Dario Bandiera) e Osvaldo (Giuseppe Giacobazzi) che tramano alle sue spalle rivelandosi amici poco affidabili. Come se non bastasse poi il funzionario della banca presso cui Gaetano ha maturato 90.000 euro di debiti (Maurizio Casagrande) lo assilla perché li restituisca al più presto…”.

 

“Come si evolve la vicenda?”

 

“Gaetano è un immaturo, gioca ostinatamente da una vita un euro al Superenalotto nella ricevitoria del suo amico Antonio (Baz/Marco Bazzoni) sugli stessi improbabili numeri su cui puntava suo nonno (10, 20, 30, 40, 50 e 60). Un giorno una sua amica infermiera, Grazia (Nicole Grimaudo), da sempre segretamente innamorata di lui, lo convince (pagandolo lei..) a diventare il primo cliente del suo studio di psicanalista e sembra convincerlo a non affidare il proprio destino solo alla fortuna e ad avere invece fiducia nei propri mezzi. Gaetano esita, arriva in ritardo alla ricevitoria trovandola chiusa e il biglietto vincente – con i numeri che tutti sanno essere quelli su cui lui punta sempre e comunque – esce proprio in quell’unico giorno in cui lui non ha giocato. Stordito dagli eventi sviene per lo shock, si risveglia con tutta la città intorno per festeggiare la sua vincita di 120 milioni e si autoconvince di aver vinto davvero: le banche gli fanno credito, gli amici lo adorano, Grandoni tenta di accattivarselo, le sue donne se lo contendono ma a un certo punto tutti dovranno ricredersi…. “.

 

“Come mai la vicenda è ambientata proprio a Parma?”

 

“Lo abbiamo deciso per mettere il personaggio di Salemme a disagio come un pesce fuor d’acqua: era necessaria una provincia del Nord moderna e ricca, pensavamo fosse l’ambiente ideale perché in contesti simili quasi sempre le persone si valutano attraverso il denaro e lo stato sociale si misura attraverso il conto in banca..

 

“L’aspirazione è quella di divertire ma anche di fotografare realisticamente l’Italia attuale?”

 

“Raramente la miseria genera e bellezza e poesia, nella realtà genera cattiveria e invidia: in un momento in cui la crisi è dappertutto vedere questa ricchezza virtuale, una vincita che sembra che ci sia e poi non c’è più, ricorda la condizione di ognuno di noi che insegue una ricchezza velleitaria, credo tipica del particolare momento storico momento che viviamo oggi, alle prese con un tipo di spese che poi ci si accorge di non poter sostenere. Se è vero che quando si attraversa un momento di crisi si ha voglia di ridere il tentativo di farlo su questo argomento in modo non banale potrebbe rivelarsi quello giusto: si ride ma poi si riflette anche, un po’ come si faceva nei film della grande commedia italiana del passato. Io però sono cresciuto negli anni’80 con la commedia americana e credo di non subire troppo questo timore reverenziale che molti registi hanno nei confronti di un genere che ammirano anche se poi fanno solo commedie buoniste, nelle commedie degli scorsi decenni invece c’era uno sguardo sulla realtà mai troppo accondiscendente e comunque piuttosto “cattivo”.

 

“Quali differenze e quali analogie crede che esistano tra questo e i suoi film precedenti?”

 

“Grazie all’incontro col mondo di Salemme spero che venga fuori una comicità cattiva e scorretta in una commedia originale e divertente mentre finora avevo diretto dei film molto diversi tra loro, da “Tutti gli uomini del deficiente” con la Gialappa’s band a quelli con Massimo Boldi, tutti squisitamente comici anche se in modo differente, senza grandi coinvolgimenti emotivi dei personaggi”.

 

“Qual è stato per lei il principale motivo di interesse verso una vicenda simile?”

 

“Mi incuriosiva raccontare come un uomo che all’inizio viene considerato da tutti con elusiva sbrigatività quando vince alla lotteria – o meglio quanto tutti credono che lui abbia vinto -comincia invece ad essere trattato in modo amorevole, mellifluo e servizievole, fino a quando tutto non si ribalta di nuovo quando si scopre che la vincita non era vera. Il clima è quello di un elemento farsesco di fondo e dell’equivoco, a maggior ragione perché è lo stesso protagonista che a un certo punto si persuade senza motivo di aver vinto davvero perché gli altri lo credono e perché lui stesso vuole crederci, ma c’è anche un’umanità misera e cattiva intorno a lui. La spinta fondamentale verso questo progetto però è arrivata dalla grande ammirazione che ho ed ho sempre avuto verso Vincenzo Salemme come attore e come autore, è stato un privilegio per me avere l’opportunità di entrare nel suo mondo per collaborare con lui”.

 

“Quali sono secondo lei le sue caratteristiche vincenti?”

 

“Innanzitutto il suo speciale tipo di umorismo che rifugge da qualsiasi banalità e poi la sua capacità innata di dar vita ad una commedia non buonista, la sua è una comicità “cattiva” che a me piace molto, così come succede anche al pubblico: oggi in Italia sono in pochi a praticarla, penso ad esempio a Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo quando è alle prese con i bambini, ma penso anche ogni tanto a Christian De Sica. Salemme possiede poi la capacità innata di affondare le proprie radici nella tradizione (farsa=equivoco) riuscendo a dialogare comunque molto bene col mondo moderno grazie agli argomenti affrontati e all’affiatamento con i partner in scena. Ci sono in circolazione molti bravi interpreti in grado di recitare solo la farsa e gli equivoci come si faceva 50 anni fa, ma Vincenzo non è soltanto un comico, è un attore comico in grado di interpretare qualsiasi ruolo. In “Baciato dalla fortuna” ha avuto a disposizione una serie di dinamiche per cui poteva muoversi con disinvoltura ed ha incarnato molto volentieri un personaggio con diverse sfaccettature con un’energia e un talento tali che tu dovevi solo stargli vicino ed aiutarlo ad andare nella direzione giusta”.

 

“Come e perché ha scelto gli altri interpreti?”

 

“Gli attori sono stati selezionati in base alla loro funzionalità nei diversi ruoli, per fortuna sono stati subito tutti consapevoli che si trattava di una commedia di qualità e si sono armonizzati facilmente tra loro: magari uno ha accettato di recitarvi perché gli piaceva il copione, l’altro perché c’era un collega che stimava, un altro ancora per la curiosità di addentrarsi in un nuovo territorio. Sia per una sua generosità di fondo sia per capacità innate Salemme è un attore che mette sempre tutti a loro agio sul set per poi tirare fuori il meglio da loro e da se stesso. Alessandro Gassman è stato al gioco volentieri, lui e Vincenzo avevano voglia da tempo di lavorare insieme e hanno trovato entrambi, credo, l’occasione giusta. Alessandro porta con sé la leggerezza di un grande attore che ormai non deve dimostrare niente a nessuno, può contare su dei tempi comici perfetti e ha avuto un approccio verso questo impegno simile a quello di un musicista colto che si diverte alle prese con uno scherzo musicale leggero: ricordo una bella scena all’aperto a Parma tra lui e Salemme che ha divertito fino alle lacrime una piazza stracolma..Mi piace poi sottolineare la presenza di Asia Argento che torna dopo 13 anni a recitare in una commedia italiana: ha una personalità, un’identità e un carattere così forti da farla uscire dai canoni di tipica attrice italiana di commedia e meno male per il nostro cinema se c’è in circolazione gente di questo livello internazionale. Ci divertiva molto poi portare in scena accanto a Salemme una donna per lui improbabile che potesse metterlo, in quanto comico, nelle situazioni più difficili. Nicole Grimaudo è stata molto brava interpretando il personaggio di Grazia a trovare le corde giuste per entrare in sintonia con lui: non aveva mai girato una commedia e dato che non è una comica ha portato un’anima, un’umanità e un sentimento che si sono rivelati molto importanti nella storia. Non era un compito facile per lei trovarsi a dialogare con un attore comico consumato come Vincenzo ma il fatto che la sua Grazia diventi così “appicicaticcia” e pedante nei confronti del protagonista ci ha consentito una chiave diversa di imbarazzo e di impaccio che ha reso Nicole particolarmente vera e ha dato a Vincenzo l’occasione comica di volersi sempre scrollare di dosso la sua pedanteria. Ma vorrei ricordare anche certi esilaranti duetti di Salemme sia con il suo partner “storico” Maurizio Casagrande sia con Dario Bandiera, un attore che ti stupisce sempre e porta sempre qualcosa di suo in modo aggressivo e prepotente, con un atteggiamento di chi ti mette in costante difficoltà, il che rende divertente lui e fa diventarlo Vincenzo. Due vere scoperte saranno poi quelle di Antonio (Baz/Marco Bazzoni), il proprietario della ricevitoria, e di Giuseppe Giacobazzi, uno dei due amici vigili: chi li vede ed apprezza al cabaret o in tv- rispettivamente in “Colorado Cafè” ed in “Zelig” – resterà piacevolmente sorpreso. Ma vorrei ricordare anche Elena Santarelli che è la moglie fedifraga di Bandiera, Valeria Graci (del duo comico Katia e Valeria) che è la donna di Baz, Pippo Santonastaso che è lo zio/domestico di Salemme e Isabelle Andriani che è una giornalista che segue le vicende della vincita. Credo si tratti di un cast indovinato, originale e non scontato su cui non avrei mai potuto contare senza l’apporto decisivo della mia produttrice Rita Rusic”

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