30 maggio “Slow Food Story” di Stefano Sardo – Note di regia

Non volevo fare una fotografia del fenomeno Slow Food per come è oggi. Volevo raccontare una storia. Slow Food Story, appunto.

Intanto perché questa è anche un po’ la storia del mio paese, Bra, per come l’ho conosciuto io: da piccolo negli anni ’70 e poi via via crescendo. E poi perché la storia di Slow Food è una storia di famiglia, per me, dal momento che lavorano o hanno lavorato per la chiocciola molti dei Sardo.

Sapevo di avere la possibilità di raccontarla dall’interno, questa storia qua, senza trascurare i dettagli che ad altri potevano sembrare secondari, vincendo la reticenza della provincia piemontese. Ho raccolto le testimonianze dei vecchi amici di Petrini che hanno condiviso con lui le esperienze precedenti a Slow Food, attraversando lo stesso percorso, dalla politica al cibo e poi di nuovo alla politica attraverso il cibo.

Ci sono le loro voci, nel documentario, e ci sono vecchie foto, là dove i materiali di repertorio non offrivano immagini in movimento. Poi man mano che Slow Food si afferma e il repertorio diventa prima ricco, poi ricchissimo, abbiamo potuto attingere a ciò che ci sembrava più efficace, privilegiando sempre il nostro girato originale. Ho capito subito che volendo affrontare la storia di Slow Food avrei dovuto raccontare la vita di Petrini: in lui non c’è distanza tra privato e pubblico, Slow Food è tutta la sua vita.

Il nostro film è la biografia di un leader rivoluzionario, interamente votato alla sua causa, a scapito del suo privato e della sua salute. Solo che, a differenza delle altre, la sua rivoluzione è non violenta, e nasce all’insegna del ‘diritto al piacere’. Petrini ha capito prima degli altri che sul cibo si giocava una delle partite decisive del nostro tempo, e ha battuto su quel chiodo fino a che la gente non si è fatta richiamare dall’eco di quei colpi. Una storia che è mi è piaciuto raccontare perché dimostra come anche le più importanti e serie avventure culturali possono nascere da un approccio divertito, ironico e godereccio all’esistenza, e che fa capire come per essere seri non sia necessario essere seriosi. Perciò ho cercato di rendere il film mosso, informale, poco ingessato: nel ritmo del montaggio, nell’uso di materiali di qualità e origini diverse (foto, repertori, animazioni), nelle atmosfere delle musiche originali e nella scelta del narratore, Azio Citi, il miglior amico di Petrini: un piccolo uomo dalla personalità debordante.

Speriamo di aver restituito con il film l’irruenza ineducata e intellettualmente contagiosa del Carlìn-pensiero. E di essere riusciti a far intravedere allo spettatore, sullo sfondo della nostra storia, quella che è la big picture del cibo mondiale, ovvero le dinamiche globali dell’agroalimentare e i temi gastronomici più scottanti dei 60 anni coperti dall’arco temporale della storia. Il cibo – un po’ anche grazie a Slow Food – è diventato uno dei grandi temi della politica globale del pianeta. Non solo nell’accezione paternalistica dei più ricchi che sfamano i poveri, ma come oggetto di dibattito culturale, di scontro politico, di visione del mondo e dell’ambiente. Come ciò sia accaduto, è materia, a un livello più profondo e meno dichiarato, di questo nostro piccolo film.

                                                                                                                                                   Stefano Sardo

 

Nato a Bra nel 1972, è autore di soggetti e sceneggiature per il cinema. Ha firmato la sceneggiatura de La Doppia Ora di Giuseppe Capotondi, nominato agli EFA e premiato alla 66ª Mostra del cinema di Venezia con la Coppa Volpi; Tatanka di Giuseppe Gagliardi e  Workers – Pronti a tutto di Lorenzo Vignolo. Sta lavorando alla serie 1992, per Sky Italia, da lui creata insieme a Ludovica Rampoldi e Alessandro Fabbri, con cui ha scritto anche il remake americano de La Doppia Ora(The Double Hour) e Il Ragazzo Invisibile, prossima regia di Gabriele Salvatores. Firma inoltre soggetti e sceneggiature per numerose serie tv italiane, tra cui l’adattamento italiano di In Treatment. Esperto di cinema e cibo, ha diretto, Slow Food on Film, un festival internazionale che ha avuto luogo a Bologna nel biennio 2008/9. Dal 1996 è direttore del festival internazionale di cortometraggi Corto in Bra. Autore di numerosi racconti, pubblica anche un romanzo, L’America delle Kessler (Arcana Edizioni, 2002). E’ infine il leader dei Mambassa – rockband italiana con 5 album all’attivo.

 

 

sinossi

 

Questa è la storia di una rivoluzione.

 

Una rivoluzione lenta. Slow. Come una lumaca.

 

Una rivoluzione che va avanti da 25 anni e ancora non dà cenno di volersi fermare.

 

E che ha un suo lìder maximo, che si chiama Carlo Petrini, detto Carlìn.

 

L’inventore di Slow Food e di Terra Madre.

 

 

 

Nel 1986 in Italia, Carlìn fonda l’associazione gastronomica ArciGola, e tre anni dopo lancia a Parigi lo Slow Food, un movimento internazionale che nasce come Resistenza al fast food. Senza mai lasciare Bra, la sua cittadina di 27mila abitanti, Petrini crea un movimento che oggi esiste in 150 Paesi, e che trasforma per sempre la gastronomia.

 

 

 

Slow Food Story è la storia di un gruppo di amici di provincia: una storia di bischerate, di passioni politiche, di ristoranti, di riti contadini riesumati, di vino e di viaggi, di scommesse vinte o perse ma vissute sempre con la stessa inaffondabile, burbera, ironia.

 

 

 

Una storia che ci dimostra come anche le più importanti avventure culturali possono nascere da un approccio divertito alla vita.

 

 

 

Un pensiero su “30 maggio “Slow Food Story” di Stefano Sardo – Note di regia

  1. Pingback: I FILM CHE VEDREMO NEL 2013 – LISTA IN CONTINUO AGGIORNAMENTO | cinemotore BLOG di cinem"A"