Torna il RE LEONE IN 3D TUTTE LE CURIOSITA’
Ora questo straordinario ‘classico’ della Disney esce per la prima volta anche in 3D.
LA STORIA CINEMATOGRAFICA
Un balzo in avanti per “Il Re Leone”
Quando il “Re Leone” ha ‘ruggito’ per la prima volta nei cinema nel 1994, la storia di Simba e di suo padre ha toccato il cuore di un’intera generazione; la sua coinvolgente colonna sonora, il suo umorismo irresistibile e i suoi personaggi indimenticabili hanno catturato il pubblico di tutto il mondo. Il film, uscito dopo “La sirenetta” e “La bella e la bestia”, ha contribuito alla rinascita del genere di animazione dei Walt Disney Studios, e si è imposto tra i film animati campioni di incassi di tutti i tempi. (Negli Stati Uniti occupa ancora il primo posto in classifica fra tutti i film animati disegnati manualmente).
“Il re Leone” ha vinto l’Oscar® per la Migliore Colonna Sonora Originale (Hans Zimmer) e la Migliore Canzone Originale (Elton John/Tim Rice, “Can You Feel the Love Tonight”) e si è aggiudicato il Golden Globe® per entrambe le categorie nonché come Best Motion Film Picture—Comedy or Musical. “Il Re Leone” è il film più venduto nel settore dell’home entertainment e ha ispirato un musical premiato con il Tony Award® che vanta il maggior numero di rappresentazioni della storia di Broadway.
CAN YOU FEEL THE LOVE?
“‘Il Re Leone’ è essenzialmente una storia d’amore fra padre e figlio”, spiega il produttore Don Hahn, i cui recenti progetti comprendono “Frankenweenie” di Tim Burton e il documentario “Hand Held”. “Racconta il momento nella vita in cui ti rendi conto che tuo padre ti sta trasmettendo la sua saggezza e la sua esperienza. E’ il cerchio della vita. Prima o poi tutti diventano adulti. Raccogliamo l’eredità morale di chi ha vissuto prima di noi per crescere a nostra volta e fare esperienza”.
Una storia originale, un’animazione incredibile, personaggi amati da tutti e una premiata colonna sonora sono gli ingredienti de “Il Re Leone”, un classico Disney che segue le avventure di Simba, il vivace cucciolo di leone che “non vede l’ora di diventare re”. Ma il suo invidioso zio Scar, che desidera ascendere al trono al suo posto, riuscirà ad esiliarlo dal regno. Solo e alla deriva, Simba incontra una simpatica mangusta di nome Timon e cordiale facocero Pumbaa. Adottando il loro stile di vita spensierato, ispirato al motto di “Hakuna Matata”, Simba dimentica il suo ruolo e le sue responsabilità, fino a quando non decide di affrontare il suo destino e tornare alla Terra del Branco per rivendicare il suo posto nel Cerchio della Vita.
Prodotto da Hahn e diretto da Roger Allers e Rob Minkoff, da un copione di Irene Mecchi, Jonathan Roberts e Linda Woolverton, “Il Re Leone” presenta cinque splendide canzoni scritte dal leggendario cantautore Elton John e dal ‘paroliere’ premio Oscar® Tim Rice, oltre alla evocativa colonna sonora di Hans Zimmer, che ha curato anche la supervisione musicale. Sullo sfondo del suggestivo paesaggio africano, caratterizzato da misticismo e varietà naturale, e creato da una squadra di massimi talenti artistici, il 32° film animato Disney è un’allegoria sulla maturità, basata su una storia originale che è entrata immediatamente a far parte delle favole più note e dei grandi classici della letteratura. “Il Re Leone” è un film adatto ad un pubblico di tutte le età.
Afferma il regista Allers, che in seguito ha diretto il cortometraggio “La piccola fiammiferaia” e “Boog e Elliot a caccia di amici” di Sony Pictures Animation: “Il cuore e l’essenza della storia riguarda il rapporto fra padre e figlio. Ad un certo punto del film, Simba sovrappone la sua zampetta sull’impronta più grande della zampa di suo padre: è un’immagine molto simbolica. Quando suo padre gli viene strappato così presto, Simba si sente indegno e inadeguato. La parte del film che preferisco è quella in cui il fantasma di suo padre gli appare per dirgli che il suo spirito continua a vivere in lui”.
Il regista Minkoff, che in seguito ha diretto “Il regno proibito” e “Le regole della truffa”, aggiunge: “Volevamo ottenere qualcosa di molto diverso rispetto a ciò che avevamo fatto in passato. ‘Aladdin’, ‘La bella e la bestia’ e ‘La sirenetta’, sono tutte storie d’amore, mentre questa è una storia sul rapporto fra padre e figlio. E’ un argomento importante e interessante, ma anche nuovo, e si distingue dagli altri film Disney”.
Racconta Lane, che in seguito ha ritrovato Broderick a Broadway in “The Producers – una gaia commedia neonazista”, afferma: “Ricordo che i filmmakers ci mostrarono due clip del film e io pensai che non solo era bellissimo ma molto speciale. Questo film tocca il cuore delle persone e questo è il motivo del suo successo tanto prolungato. I filmmakers hanno lavorato a lungo per ottenere una storia perfetta. E’ così che si creano i cosiddetti ‘classici’”.
Broderick ricorda la prima volta in cui ha visto il film insieme ad un pubblico vero. “Non c’è niente di più bello che vedere il film al cinema, seduti fra spettatori veri!” dichiara l’attore. “Ero seduto nella sala e pensavo: ‘Questi bambini un giorno saranno grandi e a loro volta porteranno i propri figli al cinema a vedere questo film. E’ come è successo a me con ‘Biancaneve’. Sentivo di far parte di questi film che vivono a lungo, e attraversano varie generazioni”.
“IL RE LEONE” COME MAI PRIMA
Una dimensione tutta nuova per un classico senza tempo
“Il Re Leone” è uno dei film Disney in 2D, disegnati manualmente, che ora vengono arricchiti della sofisticata e moderna tecnologia 3D. I filmmakers hanno deciso di riportare questo classico sul grande schermo e nelle case dei suoi fan, in un modo completamente nuovo, per consentire agli spettatori di immergersi veramente nella Terra del Branco.
“Il 3D migliora la storia”, afferma lo stereografo del 3D Robert Neuman. “Viene inserito in un film come si fa con la colonna sonora, la cui funzione è quella di arricchire il film e di sottolinearne il contenuto emotivo. Avere la possibilità di rendere ‘Il Re Leone’ in 3D, arricchendolo di profondità, aumenta senza dubbio la suggestione della storia ed esprime maggiormente la visione dei filmmakers”.
Il produttore Don Hahn, al fianco dei registi Rob Minkoff e Roger Allers, hanno studiato ogni singola immagine del film, nel corso del processo di conversione in 3D, fornendo le loro direttive su come massimizzare l’effetto della profondità, approvando inoltre le riprese durante i giornalieri. Il processo di conversione in 3D è stato eseguito anche da un gruppo di esperti che aveva già preso parte al film originale”.
La conversione ha richiesto una squadra di oltre 60 artisti esperti di 3D che si sono occupati di diversi aspetti, fra cui la luce, il layout, gli effetti e il software. Insieme hanno dato vita ad una nuova dimensione de “Il Re Leone”, rielaborando con la massima accuratezza i file CAPS originali (il software del compositing) per stabilire il grado di profondità necessaria a creare la tridimensionalità delle immagini. Supervisionando ogni fase, Neuman ha creato il copione per il film in 3D, su cui erano indicati i livelli di profondità di ogni strato aggiunto per creare gli effetti 3D. Alcune scene presentano oltre 100 immagini composte da più livelli, costituite da diversi elementi e da studi e bozzetti, ma il materiale originale era già molto ricco e ha consentito agli artisti di fare emergere il 3D in tutto il suo spessore e in tutti i suoi dettagli.
Uno dei personaggi più difficili da convertire in 3D è stato Zazu — il capo del protocollo reale e fedele servitore di Mufasa — poiché le sue ali e il suo becco hanno richiesto diversi strati di profondità tridimensionale. La sequenza 3D più difficile del film è stata quella in cui Scar canta la canzone “Be Prepared”, perché contiene numerosi effetti e una quantità di personaggi fra cui schiere di iene che marciano al suo cospetto.
L’intero processo di conversione ha impiegato quattro mesi, un tempo davvero breve considerando la complessità delle immagini e la varietà di personaggi che compaiono nel film. “Mi elettrizzava l’idea di usare la nostra tecnologia per fondere la bellezza e il fascino dell’animazione tradizionale con la straordinaria qualità cinematografica del 3D, e veder emergere una forma d’arte completamente nuova”, dice Neuman. “In questo modo anche se avete già visto ‘Il Re Leone’ varie volte nel passato, abbiamo potuto regalare al pubblico il piacere di rivederlo e gustarlo come se fosse la prima volta!”
“Con questa nuova veste tridimensionale gli spettatori vedranno ‘Il Re Leone’ con occhi totalmente nuovi”, spiega Sara Duran Singer, vice presidente senior della post produzione dei Walt Disney Studios. “Saranno immersi nella savana e circondati da incredibili immagini in formato 7.1/3D ad opera dell’artista nominato all’Oscar® Terry Porter (“La bella e la bestia”). Un’esperienza da non perdere!”
“IL RE LEONE” COME MAI PRIMA
Una dimensione tutta nuova per un classico senza tempo
“Il Re Leone” è uno dei film Disney in 2D, disegnati manualmente, che ora vengono arricchiti della sofisticata e moderna tecnologia 3D. I filmmakers hanno deciso di riportare questo classico sul grande schermo e nelle case dei suoi fan, in un modo completamente nuovo, per consentire agli spettatori di immergersi veramente nella Terra del Branco.
“Il 3D migliora la storia”, afferma lo stereografo del 3D Robert Neuman. “Viene inserito in un film come si fa con la colonna sonora, la cui funzione è quella di arricchire il film e di sottolinearne il contenuto emotivo. Avere la possibilità di rendere ‘Il Re Leone’ in 3D, arricchendolo di profondità, aumenta senza dubbio la suggestione della storia ed esprime maggiormente la visione dei filmmakers”.
Il produttore Don Hahn, al fianco dei registi Rob Minkoff e Roger Allers, hanno studiato ogni singola immagine del film, nel corso del processo di conversione in 3D, fornendo le loro direttive su come massimizzare l’effetto della profondità, approvando inoltre le riprese durante i giornalieri. Il processo di conversione in 3D è stato eseguito anche da un gruppo di esperti che aveva già preso parte al film originale”.
La conversione ha richiesto una squadra di oltre 60 artisti esperti di 3D che si sono occupati di diversi aspetti, fra cui la luce, il layout, gli effetti e il software. Insieme hanno dato vita ad una nuova dimensione de “Il Re Leone”, rielaborando con la massima accuratezza i file CAPS originali (il software del compositing) per stabilire il grado di profondità necessaria a creare la tridimensionalità delle immagini. Supervisionando ogni fase, Neuman ha creato il copione per il film in 3D, su cui erano indicati i livelli di profondità di ogni strato aggiunto per creare gli effetti 3D. Alcune scene presentano oltre 100 immagini composte da più livelli, costituite da diversi elementi e da studi e bozzetti, ma il materiale originale era già molto ricco e ha consentito agli artisti di fare emergere il 3D in tutto il suo spessore e in tutti i suoi dettagli.
Uno dei personaggi più difficili da convertire in 3D è stato Zazu — il capo del protocollo reale e fedele servitore di Mufasa — poiché le sue ali e il suo becco hanno richiesto diversi strati di profondità tridimensionale. La sequenza 3D più difficile del film è stata quella in cui Scar canta la canzone “Be Prepared”, perché contiene numerosi effetti e una quantità di personaggi fra cui schiere di iene che marciano al suo cospetto.
L’intero processo di conversione ha impiegato quattro mesi, un tempo davvero breve considerando la complessità delle immagini e la varietà di personaggi che compaiono nel film. “Mi elettrizzava l’idea di usare la nostra tecnologia per fondere la bellezza e il fascino dell’animazione tradizionale con la straordinaria qualità cinematografica del 3D, e veder emergere una forma d’arte completamente nuova”, dice Neuman. “In questo modo anche se avete già visto ‘Il Re Leone’ varie volte nel passato, abbiamo potuto regalare al pubblico il piacere di rivederlo e gustarlo come se fosse la prima volta!”
“Con questa nuova veste tridimensionale gli spettatori vedranno ‘Il Re Leone’ con occhi totalmente nuovi”, spiega Sara Duran Singer, vice presidente senior della post produzione dei Walt Disney Studios. “Saranno immersi nella savana e circondati da incredibili immagini in formato 7.1/3D ad opera dell’artista nominato all’Oscar® Terry Porter (“La bella e la bestia”). Un’esperienza da non perdere!”
INDIMENTICABILE
Una storia originale, una splendida colonna sonora
e un gruppo di personaggi straordinari.
“Il Re Leone” segue le avventure epiche del giovane Simba, un cucciolo di leone che lotta per accettare le sue responsabilità di adulto e il suo ruolo predestinato di re della giungla. All’inizio è un cucciolo spensierato che semplicemente “non vede l’ora di diventare re”, e trascorre il suo tempo a giocare con la sua amica Nala. Suo padre, il Re Mufasa, il riverito leader della Terra del Branco e delle terre circostanti, gli parla del Cerchio della Vita – il delicato equilibrio della natura che unisce tutti gli animali — e lo aiuta a prepararsi al giorno in cui dovrà salire al trono. Il malvagio fratello di Mufasa, Scar, spera che quel giorno non giunga mai e trama contro il re e Simba, per poter ascendere al trono ed esercitare la tirannia. Lui e i suoi scagnozzi, le tre iene Shenzi, Banzai e Ed ,attirano Simba in un luogo isolato dove un’orda di gnu corre all’impazzata; Mufasa muore nel tentativo di salvare suo figlio. Scar riesce a convincere il piccolo Simba di essere il responsabile della morte di suo padre e gli consiglia di fuggire lontano dalla Terra del Branco e di non fare mai più ritorno.
Simba, affranto e terrorizzato, fugge via e durante il suo esilio diventa amico di un eccentrico facocero dal cuore d’oro di nome Pumbaa e del suo compagno Timon una mangusta simpatica e disinibita. Simba abbraccia la loro filosofia di vita “Hakuna Matata” (senza preoccupazioni), inizia a nutrirsi di insetti e a vivere alla giornata. Il cucciolo diventa un giovane adulto dimentico del suo passato, fino al momento in cui Nala, che nel frattempo è diventata una bellissima leonessa, non lo ritrova per caso e gli racconta le sofferenze che l’intero branco è costretto a sopportare sotto il dominio del perfido Scar. Con l’aiuto di Rafiki, un saggio babbuino sciamano, Simba si rende conto che lo spirito di suo padre vive ancora in lui e che deve accettare il suo destino di re. Ma prima dovrà fare i conti con suo zio e il suo esercito di iene.
STUDIARE L’AMBIENTE
Per gli oltre 600 artisti, animatori e tecnici che hanno contribuito a “Il Re Leone” nel corso della sua lunga produzione, il film ha presentato varie difficoltà. Alla fine sono stati creati oltre un milione di disegni per il film, compresi 1197 fondali dipinti a mano e 119.058 riprese colorate singolarmente.
Per aiutare i filmmakers a catturare la vasta bellezza naturale dell’Africa tramite l’animazione, sei membri della squadra creativa hanno visitato l’Africa orientale durante la fase preliminare della produzione. Per ognuno di loro il viaggio ha avuto un impatto profondo e li ha aiutati a creare e a disegnare le magnifiche scene che rendono questo film unico e speciale. Incontri ravvicinati con veri leoni e altri animali della giungla hanno contribuito a dare forma e a definire i ruoli interpretati dai personaggi nel film. I numerosi schizzi, fotografie e video che hanno riportato con sé, hanno consentito il direttore artistico Andy Gaskill e lo scenografo Chris Sanders di aggiungere un gusto autentico all’ Africa fantasiosa ma comunque basata sulla realtà, che si vede nel film. Le indimenticabili immagini cinematografiche dei rossi tramonti, delle vellutate notti blu, dei burroni polverosi, della giungla rigogliosa e dei colori della terra del Serengeti sono state ispirate da questo viaggio e dalla bellezza di quei luoghi.
IL CERCHIO DELLA VITA
L’idea di una storia che racconta il passaggio dall’infanzia alla maturità, ambientata in Africa, ha avuto origine nel 1990, all’interno del dipartimento della storia dei Walt Disney Animation Studios. Il progetto inizialmente si chiamava “King of the Jungle” e, come molti film animati, il suo sviluppo ha attraversato diverse fasi evolutive; ha impiegato anni per essere definito, creato e rifinito.
Afferma il produttore Hahn: “La forza della Disney è proprio la sua capacità e volontà di cambiare i vari elementi di un film, eliminandoli, inserendoli, spostandoli, e di sperimentare sempre cose diverse. Ad esempio nel corso della produzione, la canzone ‘Can You Feel the Love Tonight’ è stata inserita in scene diverse ed è stata cantata da vari personaggi prima di diventare la bellissima ballata d’amore alla fine del film”.
Il capo della storia Brenda Chapman, che in seguito ha diretto “Il principe d’Egitto” per la DreamWorks e che considera i Pixar Animation Studios la propria casa, afferma che l’intero processo è stato molto soddisfacente nonostante le difficoltà. “Scrivere una storia originale è ovviamente più difficile”, spiega Chapman, “perché non vi sono modelli a cui rifarsi, non c’è una struttura consolidata. Qualche volta finivamo fuori tema ma non potevamo prevederlo. La storia è cambiata, rispetto all’idea iniziale secondo la quale Simba restava con il branco dopo la morte del padre. Il nostro lavoro è stato quello di rendere il personaggio principale simpatico e accattivante. Un’altra difficoltà è stata quella di rendere l’ambiente e i personaggi interessanti. Nella vita vera i leoni fondamentalmente dormono, mangiano e non hanno materiali di scena!”
Chapman considera il suo viaggio in Kenya, nel 1991, il vero momento di svolta di questo progetto. “Quando ho visto l’Africa, mi sono appassionata al film perché ho capito molte più cose rispetto agli animali e all’ambiente. Inoltre abbiamo conosciuto la filosofia di ‘Hakuna Matata’, un’espressione molto popolare da quelle parti. Anche il ritmo di Rafiki ‘asante sana, squash banana…we we negu, mi mi apana’ ci è venuto in mente durante quel viaggio. Era una cantilena che la nostra guida aveva inventato quando era piccolo e la cantava per il gusto di farlo. L’ho trascritta sul mio taccuino perché era molto divertente ed era perfetta nella scena con Rafiki e Simba”.
Nell’aprile 1992, quando Minkoff si è unito alla squadra di regia, è stata organizzata una sessione di ‘brainstorming’ per rinnovare la storia. Per due giorni il produttore Hahn ha presieduto l’intenso meeting di discussione in cui erano presenti anche i registi e Chapman. C’erano anche Kirk Wise e Gary Trousdale, il duo responsabile della regia e della storia di “La bella e la bestia”. In quella sede è emerso un cambiamento rispetto al personaggio di Simba e una revisione radicale della seconda parte del film. Gli sceneggiatori Irene Mecchi e Jonathan Roberts in seguito hanno aggiunto situazioni comiche con la coppia Pumbaa e Timon, e fra le iene.
Mecchi è stata contenta di scrivere un film animato e racconta di aver proceduto per gradi. “Non facevo altro che tornare indietro e aggiungere qualcosa”, spiega la scrittrice. “Dato che la produzione del film dura tantissimo, si hanno tante possibilità di migliorare e modificare le scene, e di contribuire alla crescita dei personaggi”.
Aggiunge Roberts: “Come scrittore, lavorare in un film animato è molto soddisfacente perché il processo che riguarda lo storyboard consente di visualizzare istantaneamente ciò che hai scritto, quindi hai la possibilità di vedere subito il tuo lavoro sotto forma di immagini. Le sessioni di registrazione sono un po’ come le prove di uno spettacolo. Gli attori pronunciano le loro battute e hanno la possibilità di tornare indietro e aggiustare il dialogo. E’ un lavoro molto collaborativo ed è una grande soddisfazione quando alla fine gli spettatori reagiscono alle tue battute”.
LA DIREZIONE ARTISTICA
Gli artisti Disney catturano l’essenza dell’Africa
Nel momento in cui la storia iniziava a prendere forma, la squadra artistica ha cercato il modo migliore di descrivere gli ambienti africani e di renderli funzionali alla storia e realistici al punto da risultare credibili. Recandosi in Africa, Allers, Chapman e lo scenografo Chris Sanders hanno potuto apprezzare in prima persona gli ambienti naturali e sono stati motivati ad inserire nuovi elementi nel design del film.
Il direttore artistico Andy Gaskill ha svolto un ruolo chiave nell’estetica del film, creando schizzi variopinti, numerosi disegni preliminari e suggerimenti un po’ per tutto, dal disegno dei personaggi, al layout e agli effetti. La sua interpretazione della sequenza musicale d’apertura, “Circle of Life”, in termini di composizione, messa in scena e design, stabilisce il tono del film, caratterizzato da un realismo stilizzato. “L’Africa è il personaggio silenzioso del film”, dice Gaskill. “Volevamo che il film avesse la stessa dimensione epica di ‘Lawrence d’Arabia’, nonché la stessa drammaticità di una vicenda umana che si svolge sullo sfondo di grandi scenari naturali. Volevamo che il pubblico percepisse la vastità della savana, che ne sentisse la polvere e il vento che muove l’erba. In altre parole, volevamo catturare la vera atmosfera naturale, per far sentire lo spettatore immerso in quei luoghi. E’ difficile riprodurre un tramonto o la pioggia che cade su uno stagno, ma questo è il genere di immagini che volevamo ottenere”.
Aggiunge Hahn: “Il look del film celebra il ciclo naturale della vita nella giungla e delle stagioni in Africa. Nel corso della storia si alternano periodi di siccità e incendi, e infine c’è la pioggia, che rappresenta la vita e la rinascita. Per quanto riguarda l’ambiente, abbiamo creato un’Africa di fantasia, usando elementi veri e accentuando la loro realtà. Abbiamo inserito nel film una varietà di luoghi africani, fra cui il Kenya, la Costa d’Avorio e persino Casablanca. I dipinti di N.C. Wyeth ci hanno ispirato con il loro forte impatto visivo, le loro pennellate audaci e drammatiche, le dinamiche fonti di luce e la semplice tavolozza cromatica. Il lavoro di Maxfield è stata un’altra grande fonte per noi e l’approccio deciso dei disegni di Parrish rifletteva la nostra idea”.
Spiega Minkoff: “Ho sempre pensato che il film presenta gli stessi temi e la stessa imagery dei grandi classici western americani: paesaggi epici, una luce suggestiva e la lotta interiore del protagonista sul tema della responsabilità. Studiare lo stile drammatico di pittori classici quali Frederic Remington e Charles Marion Russell, e vedere come hanno reso la vastità dell’ambiente e la luce, per noi è stato di grande aiuto. Abbiamo anche guardato alcuni western di John Ford e di altri grandi registi”.
Gaskill spiega che l’uso di elementi subliminali quali il vento e la luce hanno contribuito a rendere il film vivo e reale. “In molte scene si sente il fruscio delle foglie nel vento, l’erba e le criniere dei leoni che si muovono nel vento”, dice. “E’ un processo di animazione molto lungo e laborioso perché deve creare un’atmosfera e questo non si può ottenere in nessun altro modo. In altre scene ci sono nuvole in movimento, e le loro ombre modificano la luce riflessa sulla terra sottostante. Senza questi elementi le scene non sarebbero così speciali”.
Il supervisore del background Doug Ball e la sua squadra di 20 artisti hanno il merito di aver aggiunto profondità e realismo al’ambiente. Lo spiccato gusto di Ball per il colore e la sua abilità nel catturare le sottili gradazioni della luce nel paesaggio hanno reso il film interessante e credibile. Lo straordinario lavoro del supervisore effetti Scott Santoro e la sua squadra ha aggiunto un’ulteriore varietà di elementi naturali. Nel suo ruolo di coordinatore artistico, Randy Fullmer ha lavorato a stretto gomito con i diversi dipartimenti, facendo in modo che il look generale del film fosse compatibile e coerente con l’integrità della visione artistica.
Un’altra sfida per il supervisore del layout del film Gaskill e Dan St. Pierre è stato rendere i vasti orizzontali paesaggi africani. “In questo film abbiamo lavorato con l’erba, con gli alberi, la terra e le rocce”, dice St. Pierre. “Quando devi lavorare con un personaggio come un cucciolo di leone che è lungo solo 60 centimetri, il suo punto di vista improvvisamente diventa molto importante perché è un modo per rendere la sensazione di vasta dimensione”.
Un altro elemento chiave della squadra artistica è stato lo scenografo Chris Sanders, che ha lasciato libera la sua fantasia per creare le sequenze più fantasiose del film. Il suo particolare approccio grafico è evidente in due numeri musicali: “I Just Can’t Wait to Be King” e “Hakuna Matata”, nonché nella drammatica sequenza finale in cui Scar e Simba lottano.
Sanders, che deve il suo desiderio di diventare animatore soprattutto alla canzone della sequenza d’apertura del film animato della Disney “I tre Caballeros”, ha curato gli effetti visivi di “I Just Can’t Wait to Be King”. Nel corso di questa canzone in particolare, gli animali si comportano molto diversamente dal resto del film”, dice. “Continuavo a pensare che sarebbe stato davvero strano se questi animali realistici improvvisamente avessero iniziato a cantare, ballare e a fare acrobazie; perciò ho suggerito di cambiare il punto di vista visivo e di creare una fantasia vera e propria.
“Abbiamo deciso di realizzare questa sequenza in modo libero e rilassato e di divertirci”, continua Sanders, “ispirandoci a ciò che avevamo visto in Africa. Abbiamo filtrato la realtà attraverso gli occhi di un cucciolo. Dal momento in cui Simba irrompe sulla scena, l’intero paesaggio si trasforma. Abbiamo usato colori più brillanti, forme più particolari, un design completamente diverso per sottolineare la diversità di quel momento”.
I SUONI DELLA SAVANA
Una straordinaria colonna sonora
La musica è un elemento centrale nelle storie concepite dai Walt Disney Studios. Per “Il Re Leone”, i filmmakers hanno riunito un trio di talenti musicali che hanno dato vita ad una delle collaborazioni più organiche, sofisticate e riuscite della storia degli studios.
Il paroliere Tim Rice è stato il primo membro della squadra musicale ad essersi unito al progetto. “Lo studio mi chiese se avevo qualche suggerimento rispetto a chi potesse scrivere la musica”, racconta Rice. “Mi dissero: ‘Scegli chiunque tu voglia ma scegli il migliore.’ Dissi: ‘Elton John sarebbe fantastico, ma forse non riuscirete a coinvolgerlo semplicemente perché è super impegnato e sono 25 anni che non compone colonne sonore’. Glielo chiesero e con mio grande stupore Elton accettò”.
Il produttore esecutivo Tom Schumacher è stato inviato a Londra per parlare a Elton John del progetto. “Lui ha mostrato molto interesse ed è stato estremamente sensibile e collaborativo, riuscendo a trasformare la storia in un musical”, dice Schumacher. “Gli abbiamo mostrato le prime bozze del copione e alcune scene ancora non montate. Lui ha fatto numerosi commenti e osservazioni di cui abbiamo tenuto conto nel film e di cui l’intera produzione ha beneficiato. Con Tim nel ruolo del nostro principale referente creativo, Elton è diventato una parte importante del film e si è davvero divertito insieme a noi”.
Dice Elton John, che di recente è stato produttore esecutivo e compositore del film animato “Gnomeo & Juliet”: “Ho colto al volo l’occasione perché sapevo che la Disney è una garanzia e mi sono piaciuti subito sia la storia che la gente che ho incontrato. I film Disney durano in eterno, li guardano i bambini, gli adulti e tutti si divertono un mondo. Per me questo progetto era elettrizzante e anche difficile perché ho dovuto scrivere in modo diverso dal solito. Ero contento che i protagonisti della storia fossero animali perché uno dei miei film Disney preferiti è proprio “Il libro della giungla”. Penso che ‘Il Re Leone’ sia il film più simpatico che la Disney abbia fatto dai tempi de ‘Il libro della giungla’. In fondo credo che sia il film più divertente in assoluto”.
Rice spiega che generalmente scrive le parole su una melodia ma che per “Il Re Leone” è stato diverso. “Elton è uno di quei rari compositori che prima di scrivere la musica, vuole avere le parole”, racconta Rice. “Nel caso de ‘Il Re Leone’, questa sua richiesta si è rivelata utile perché un elemento chiave di un film animato Disney è proprio la chiarezza della storia. Tutto si sviluppa dalla storia”.
Rice è diventato una parte integrante della squadra della storia, e le sue parole sono diventate un elemento importante al pari dei dialoghi. Ha trascorso diverso tempo insieme al produttore, ai registi e agli scrittori, nel corso della produzione. Rice è stato un intermediario fra Elton e i filmmakers. “Sono rimasto stupefatto dal brillante metodo di lavoro di Elton e dalla sua incredibile rapidità”, racconta Rice. “Ha sempre detto che se non riesce a creare una melodia nel giro di 20 minuti, allora la getta via. L’ho visto con i miei occhi comporre ‘Circle of Life’: gli ho consegnato le parole alle due del pomeriggio e alle tre e mezza aveva finito e stava registrando un demo pazzesco”.
John e Rice in seguito hanno collaborato nel musical di Broadway “Aida” e “La strada per El Dorado” di DreamWorks.
Fra le cinque canzoni che il duo ha scritto insieme per “Il Re Leone”, “Circle of Life” si distingue come il brano più pregno di significato rispetto al tema del film. La canzone, che è la terza scritta dal duo, era così adatta che è diventata il motivo centrale, ed è stata scelta per aprire il film senza alcun preambolo. Il brano è cantato in toccante stile gospel da Carmen Twillie, un’artista di grande talento che incide album e lavora per il cinema.
“‘Circle of Life’ spiega che tutto è correlato, che ognuno ha la responsabilità di qualcun altro”, dice Rice. “Siamo tutti uniti. Nessuno è solo al mondo e completamente a se stante. Questa canzone così potente riassume il significato del film ed è una apertura molto drammatica del film”.
La maggior parte della forza drammatica della canzone, e in generale tutto l’impatto musicale del film derivano dal contributo del terzo grande musicista della squadra musicale, il compositore/arrangiatore Hans Zimmer. Il suo talento per la concettualizzazione della musica e la sperimentazione hanno trasformato i motivi essenzialmente pop/rock/gospel di John in melodie dal gusto africano, arricchite con autentici canti Zulu, ampi arrangiamenti corali e ritmi africani. Il cantante/arrangiatore africano Lebo M. ha aiutato Zimmer a reclutare cantanti di Los Angeles, Londra e Sudafrica per una serie di approfondite sessioni vocali. Ha inoltre scritto le parole in lingua Zulu che si sentono in “Circle of Life” e nel resto del film.
“E’ stata una fortuna incredibile per noi che Tim e Elton abbiano scritto delle bellissime canzoni e che poi Hans Zimmer che le abbia adattate al film”, dice il produttore Don Hahn. “Elton ha scritto melodie memorabili e indimenticabili e commoventi. La sua musica è pregna delle sue emozioni. Hans arricchisce quelle canzoni di una nuova dimensione attraverso le percussioni e le voci. Sono brani che comunicano forti emozioni, le radicano nel loro ambiente e celebrano la musica africana. Zimmer è il narratore per antonomasia, capace di sottolineare le emozioni della scena con la sua musica e la sua supervisione musicale”.
Dice Zimmer: “Elton mi ha dato i suoi demo per farne ciò che volevo! Le sue canzoni sono bellissime e io le ho arricchite un po’. Prima lavoro al pianoforte con la versione semplice, poi inizio a colorarla”.
La decisione di usare il coro è stata di Zimmer. “I musicisti che suonano uno strumento cercano di avvicinarsi il più possibile all’emozione di una voce umana. Così ho pensato di andare direttamente alla fonte e reclutare un gruppo di cantanti bravissimi. La voce comunica a livello emotivo e più direttamente di ciò che può fare uno strumento da solo”.
Zimmer e Lebo M. hanno costruito un perfetto sound corale e nell’aprile 1994 Lebo si è recato nei BOP Recording Studios di Mmabatho (250 chilometri da Johannesburg) per lavorare con Mbongeni Ngema (“Sarafina”) e registrare un coro con 30 cantanti del luogo per le tracce finali.
La versione arrangiata da Zimmer di “Circle of Life” è stata una rivelazione per i filmmakers e ha avuto l’approvazione del compositore Elton John. “La sua l’idea di aggiungere un tocco africano l’ha trasformata in un canto”, spiega John. “Il suo arrangiamento ha connotato fortemente la canzone che si inserisce perfettamente nel contesto. Ho un grandissimo rispetto per il suo talento di scrittore e compositore”.
Zimmer ha contribuito in diversi modi all’impatto emotivo del film con i suoi arrangiamenti musicali e la sua colonna sonora evocativa. “Penso che la musica sia un modo straordinario per raccontare una storia, specialmente quando le parole non riescono ad esprimere emozioni tanto grandi”, dice il compositore. “Le emozioni sono universali e la musica è un linguaggio universale”.
Forse la canzone più difficile da comporre per il film è stata la ballata romantica “Can You Feel the Love Tonight”. Nonostante sia la prima canzone ad essere stata scritta, il brano ha subito diverse modifiche poiché la storia stessa si è evoluta ed è stata rielaborata varie volte. Racconta Rice di aver riscritto per ben 15 volte le parole della canzone, nel corso degli anni. Ad un certo punto della revisione, la canzone doveva essere cantata da Pumbaa e Timon. Ma forte della tradizione delle canzoni d’amore dei film Disney, John ha convinto i registi a farla cantare da Simba e Nala. Joseph Williams e Sally Dworsky sono le voci dei due innamorati mentre Kristle Edwards è la voce di sostegno. Il brano originale di “Can You Feel the Love Tonight” si può ascoltare durante i titoli di coda nella versione cantata da Elton John.
Per la canzone di Simba, “I Just Can’t Wait to Be King” John ha composto un brano dal ritmo rapido e sfrontato che in termini di stile, lui stesso descrive come una via di mezzo fra “Eddie Cochran e Motown”. Le parole di Rice rivelano le ambizioni del cucciolo e si prestano a una fantasia visiva che accompagna la canzone. Jason Weaver è la voce di Simba, mentre la quindicenne di grande talento Laura Williams, una pianista nonché membro del gruppo All God’s Children, è la voce di Nala. Rowan Atkinson, che doppia Zazu, ha contributo con le sue divagazioni musicali.
Jeremy Irons ha esordito in un brano musicale per il cinema con “Be Prepared” in cui il malvagio Scar mostra i denti e rivela le sue recondite ambizioni ad un esercito di perfide iene. Destreggiandosi con equilibrio fra minacce e umorismo, la canzone è un crescendo in cui Scar si lascia trasportare, incitato dalla sua stessa retorica. Il produttore Hahn la considera “un ‘classico’ cantato dal personaggio negativo, in cui Scar si arriccia i baffi e inizia a covare il suo complotto. In quel momento il pubblico scopre quali sono le sue vere intenzioni”.
La canzone finale del film è stata “Hakuna Matata”, una delizioso brano in stile ‘zydeco’ (tipica musica folk americana), ispirata all’espressione Swahili che significa “senza preoccupazioni”. Cantata con fervore ed eleganza dai veterani di Broadway Nathan Lane e Ernie Sabella nei loro rispettivi ruoli di Timon e Pumbaa, questa canzone presenta una filosofia opposta a quella offerta da “Circle of Life” e allude a come sarà la vita di Simba insieme ai suoi nuovi compagni. Jason Weaver e Joseph Williams sono le voci, e nel corso della canzone Simba cambia, passando da cucciolo a giovane leone.
PORTARE IN VITA I PERSONAGGI
I filmmakers collaborano con gli esperti
della natura per assicurare l’autenticità dell’ambiente
Così come Walt Disney contattò i massimi esperti dell’epoca per animare in modo realistico il film del 1942 “Bambi”, anche il produttore Don Hahn si è avvalso della collaborazione di moderni specialisti per informare la sua troupe sul comportamento e sui tratti anatomici degli animali del film.
Jim Fowler, noto esperto della natura, viaggiatore e conduttore televisivo di “Mutual of Omaha’s Wild Kingdom”, ha visitato lo studio in diverse occasioni, con un assortimento di leoni e altri abitanti della giungla, per parlare del loro comportamento, e fornire agli animatori un esempio reale per il loro lavoro. Ha spiegato che i leoni si salutano strofinando delicatamente la testa l’uno sull’altro e che mostrano affetto reciproco mettendo l’uno la testa sotto il mento dell’altro. Ha parlato di come si proteggono mettendosi sulla schiena e usando i loro artigli per respingere gli aggressori, e di come lottano contro i loro rivali sollevandosi sulle zampe posteriori in un vero e proprio scontro fra titani.
Il consulente dell’anatomia Stuart Sumida, un professore di biologia presso la Cal State San Bernardino, ha inoltre aiutato gli animatori a comprendere i movimenti dei personaggi attraverso lezioni informative sull’anatomia comparata, sulla struttura dello scheletro e sull’analisi dell’azione.
Nel corso delle fasi sperimentali, gli animatori si sono recati in diversi bioparchi — lo zoo di Los Angeles, di San Diego, il Wild Animal Park, il Metro Zoo di Miami, il Living Desert Wildlife e il Botanical Park di Palm Springs— per osservare gli animali, dagli gnu alle manguste. L’addestratore di animali David McMillan e il suo leone di oltre 300 chili Poncho, sono diventati assidui frequentatori del dipartimento dell’animazione, mentre Nick Toth del Cougar Hill Ranch ha riunito alcuni dei suoi grandi felini per aiutare la causa.
Afferma il produttore Don Hahn: “Gli animatori attraversano quasi tutte le stesse fasi degli attori, con la differenza che devono filtrare i propri pensieri attraverso le dita, su un pezzo di carta. I registi scritturano gli animatori con gli stessi criteri secondo cui un regista di un film live-action scrittura un attore”.
La sfida più grande in questo film, per gli animatori, è stata quella di disegnare realisticamente personaggi a quattro zampe. Ruben Aquino, il supervisore all’animazione responsabile di Simba adulto, che recentemente ha lavorato in “Winnie the Pooh”, è stato il primo artista ad essere stato reclutato per “Il Re Leone”. Il suo lavoro iniziale è stato esplorare il movimento degli animali, gettando le basi per i suoi colleghi che presto si sono uniti alla produzione. Ha guardato ogni documentario sulla natura che sia riuscito a reperire, ha disegnato numerosi schizzi e ha analizzato diverse forme di movimento: le mosse oscillanti e impettite degli gnu, le falcate delle iene e l’andatura trotterellante del facocero.
“Il movimento degli animali è una delle cose più difficili per un animatore”, dice Aquino. “I quadrupedi hanno ovviamente il doppio delle gambe umane. Animare i movimenti da certe angolazioni non è facile e passare dalla corsa ad una semplice camminata è particolarmente difficile. Era importante rendere i personaggi reali e più capivamo la loro anatomia, più era facile animarli”.
Durante la fase di ricerca, Aquino ha guardato alcuni dei classici della Disney. “Lilly e il Vagabondo’ è stata una grande fonte di ispirazione per quanto riguarda la recitazione: “Non c’è film migliore di quello per quanto riguarda la personalità degli animali. Mi piace molto il modo in cui il Vagabondo parla mentre cammina. Anche ‘Il libro della giungla’ e ‘Bambi’ sono stati utili come riferimento”.
Aquino è stato ispirato anche dall’interpretazione di Matthew Broderick, che doppia il suo personaggio. “Ha una voce calda e suadente”, dice l’ animatore. “ma il modo in cui parla è anche spiritoso e vulnerabile e questo mi ha molto aiutato nella personificazione del personaggio di cui mi sono occupato”.
Il regista Minkoff aggiunge: “Matthew è stato in grado di rendere umano il personaggio principale con la sua performance, dando a Simba molto spessore. Qualche volta gli eroi diventano bidimensionali perché i loro ruoli sono molto difficili da gestire. Matthew ha portato parecchia sensibilità e delicatezza al ruolo, sincerità e senso dell’umorismo”.
Lavorare con animali a quattro zampe ha posto difficoltà anche in termini di gestualità e atteggiamenti. Afferma Andreas Deja, il supervisore dell’animazione di Scar, i cui recenti credits comprendono “Winnie the Pooh” e “La principessa e il ranocchio”: “Quando ho iniziato ad animare Scar, ricordo di aver pensato: ‘Come farò a rendere ‘umano’ un personaggio senza mani?’ Le mani sono così importanti per esprimere le emozioni interiori. Alla fine ho imparato a concentrare tutto sull’atteggiamento corporeo generale, l’angolazione della testa e le espressioni facciali. Anche un sopracciglio alzato può far capire cosa pensa un personaggio. Anche se gli elementi non sono molti, il risultato può essere ugualmente efficace, se hai compreso a fondo la scena e se la recitazione è adeguata”.
Nel caso di Scar, Deja utilizza il suo modo di camminare per esprimere la sua personalità. “Il suo passo è totalmente diverso da quello degli altri leoni. E’ più attaccato alla terra perché è più subdolo. Scivola sul terreno in modo sinuoso ed elegante mentre gli altri sono più pesanti ed energici”.
Le pagliacciate del fidato assistente alato del Re Mufasa, un bucero beccogiallo di nome Zazu, sono opera del supervisore dell’animazione Ellen Woodbury. Oltre ad aver preso in visione innumerevoli immagini di uccelli, la sua ricerca comprendeva anche un incontro personale con l’esemplare di Jim Fowler; l’artista ha studiato lo scheletro e i muscoli degli uccelli e ha visitato la voliera di Palm Desert. “In qualche modo bisogna immedesimarsi nella sensazione del volo”, spiega Woodbury. “Osservare gli uccelli volare e ascoltare il suono delle loro ali, aiuta a realizzare i disegni. Mentre facevo le prove per l’animazione mi sembrava davvero di poter volare. E’ stato divertente e liberatorio. Mi ha aiutato a interiorizzare l’esperienza e a immaginare di muovermi come avrebbe fatto Zazu. La voce di Rowan Atkinson è incredibilmente ricca, e ha fornito suggerimenti anche rispetto al mio lavoro”.
Dichiara il supervisore all’animazione Mark Henn, un veterano che lavora alla Disney da 28 anni e che di recente si è occupato di “Winnie the Pooh” e di “La principessa e il ranocchio”, che occuparsi del giovane Simba è stato uno dei suoi lavori migliori. “Il film mi ha colpito per il suo contenuto emotivo”, dice Henn. “E’ un tema molto potente e la vicenda di Simba, con le sue sconfitte e la sua vittoria finale, è estremamente interessante. La sfida per gli attori e gli animatori è quella di ‘entrare nelle sue zampe’, percepire le sue sensazioni e partire da lì. Affinché il film funzioni, il pubblico deve davvero amare Simba, tifare per lui e piangere con lui”.
CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE
Creare gnu perfetti
Per la scena centrale del film in cui Scar mette in pratica il suo piano per sbarazzarsi dei suoi parenti reali, i registi Allers e Minkoff volevano un impatto visivo in grado di riflettere i drammatici eventi che si svolgono. Il copione descriveva migliaia di gnu che corrono all’impazzata e che si riversano nella gola sottostante, dalla cima della collina. La tecnologia CGI (computer-generated imagery) dei Walt Disney Animation Studios ha contributo a realizzare questa scena e ad accentuarne la drammaticità. Cinque animatori e tecnici specializzati di questo dipartimento, hanno trascorso oltre due anni a creare la magnifica sequenza di due minuti e mezzo, che raggiunge altissimi livelli di forma artistica per descrivere un momento cruciale del film.
“Sarebbe stato troppo laborioso creare manualmente migliaia di gnu che corrono sfrenatamente”, spiega il supervisore CGI Scott Johnston. “Ma gli animatori hanno riprodotto perfettamente questa scena in CGI. Abbiamo ripreso la scena da tutte le angolazioni possibili, e gli animali si amalgamano benissimo con il paesaggio”.
Partendo da un modello bidimensionale e da un’animazione manuale grezza, creata dal supervisore all’animazione Ruben Aquino, Johnston e la sua squadra CGI hanno realizzato rappresentazioni tridimensionali di uno gnu all’interno del computer. Dopo aver realizzato la versione digitalizzata, la cinepresa poteva essere posizionata ovunque, per riprendere le diverse angolazioni della scena.
“I nostri animatori hanno dovuto inventare un modo in cui controllare l’orda di gnu per evitare che i singoli animali si scontrassero fra di loro”, dice Johnston. “Abbiamo sviluppato un programma di simulazione che ci ha consentito di individuare i leader e i seguaci all’interno di ogni gruppo. Siamo stati anche in grado di visualizzare e variare il movimento di ogni animale all’interno di un gruppo per accentuare la veridicità della loro corsa. Abbiamo descritto tutti i movimenti possibili e immaginabili: il galoppo lento e veloce, vari tipi di salti e movimenti della testa”.
L’animazione manuale di Simba e di Mufasa è stata quindi unita alla tecnica CGI usata per la fuga disordinata degli gnu e agli altri elementi disegnati a mano, fra cui i fondali e egli effetti.