28 Marzo “The Host” – foto e curiosità

“The Host” (Sci-Fi   Thriller) di  Andrew Niccol   con Saoirse Ronan, Diane Kruger, Max Irons, William Hurt  

Cosa succederebbe se tutto ciò che ami ti venisse strappato in un batter d’occhi? The Host è la nuova epica storia d’amore della creatrice della “Saga di Twilight”, l’autrice best-seller Stephenie Meyer.

Quando un nemico invisibile minaccia l’umanità, invadendo i corpi di uomini e donne e cancellando i loro ricordi, Melanie Stryder (Saoirse Ronan) rischia tutto ciò che ha per proteggere le persone che ama – Jared (Max Irons), Ian (Jake Abel), suo fratello Jamie (Chandler Canterbury) e lo zio Jeb (William Hurt) – dimostrando che l’amore vince su ogni cosa, anche in un mondo nuovo e pericoloso…

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In un futuro non troppo lontano un invasore alieno e un’umana si ritrovano intrappolati nello stesso corpo a combattere per la sopravvivenza degli uomini che rispettivamente amano e per il destino del pianeta nel film The Host, un romanzo di Sci-fi e avventura tratto dal best-seller dell’autrice della saga di Twilight, Stephenie Meyer.

La Terra è stata colonizzata dalle “Anime”, una razza aliena che ha “sfrattato” gli umani dai loro corpi tramutandoli in dimore per viandanti interplanetari. Le Anime hanno trasformato il pianeta in un mondo pulito, sicuro e pacifico, ma a un costo incalcolabile: gran parte della razza umana è stata annientata.

Alcuni, come Melanie (Saoirse Ronan), una giovane e forte donna , sono sopravvissuti in clandestinità, costantemente in lotta contro il pericolo di essere catturati e annientati.

Fatta prigioniera da un Cercatore (Diane Kruger) il cui lavoro è quello di procacciare corpi umani per le nuove Anime in arrivo, Melanie cerca di uccidersi. Sopravvive miracolosamente e un’Anima chiamata Wanderer viene chirurgicamente impiantata nel suo corpo.

Quando la Cercatrice spinge Wanderer a estrarre dalla memoria di Melanie informazioni su altri umani ribelli, la sua coscienza si oppone strenuamente.

Rifiutando di farsi sopraffare e scomparire, Melanie convince Wanderer a ritornare dalla sua famiglia, dal suo ragazzo Jared (Max Irons), dal suo fratellino di 11 anni, Jamie (Chandler Canterbury), da suo zio Jeb (William Hurt) e sua zia Maggie (Frances Fisher).

Nel rifugio sotterraneo in mezzo al deserto, Wanderer (ora conosciuta come Wanda) incontra Ian (Jake Abel), l’uomo che è destinata ad amare, dando vita così a un insostenibile conflitto interiore tra lei e Melanie.  Nel momento in cui Wanda tradisce la propria razza per aiutare Melanie a salvare la sua, la Cercatrice inizia a inseguirle incessantemente, per una scioccante ragione che solo lei conosce.

Il film è interpretato da: la candidata agli Oscar® Saoirse Ronan (Hanna, Amabili resti, Espiazione), Max Irons (Cappuccetto rosso sangue, Dorian Gray), Diane Kruger (Bastardi senza gloria, Il mistero delle pagine perdute), Jake Abel (Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini, Sono il numero Quattro, Amabili resti), Chandler Canterbury (Lo strano caso di Benjamin Button), Frances Farmer (Titanic, Gli spietati) e il vincitore del Premio Oscar® William Hurt (Il bacio della donna ragno,A History of Violence).

            The Host è diretto da Andrew Niccol (In Time, Gattaca) che ha adattato anche la scenneggiatura a partire dal romanzo di Stephenie Meyer.

Il film è prodotto da Nick Wechsler (Magic Mike, Requiem for a Dream), Paula Mae Schwartz e Steve Schwartz (The Tree of Life, The Road) e da Stephenie Meyer. Direttore della fotografia è Roberto Schaefer (Quantum of Solace, The Paperboy); il montaggio è di Thomas J. Nordberg (Beastly, Colpo di fulmine – Il mago della truffa). La scenografia è a cura di Andy Nicholson (Frankenweenie, Captain America – Il primo vendicatore). Le musiche originali sono di Antonio Pinto (Collateral, Quantum of Solace). La costumista è Erin Benach (Drive, Blue Valentine).

Ray Angelic (Se mi lasci ti cancello, Fright Night – Il vampiro della porta accanto), Claudia Bluemhuber (Hysteria, Under the Skin), Marc Butan (Good Night and Good Luck, Cogan – Killing Them Softly), Uwe Feuersenger (Ironclad, Surviving Crooked Lake), Bill Johnson (jOBS, The Grey), John Brooks Klingenbeck (Movie 43, Lawless)e Jim Seibel (jOBS, Cogan – Killing Them Softly) sono i produttori esecutivi. Jamie Audia, Meghan Hibbett (Austenland), Roger Schwartz (Cogan – Killing Them Softly) e Lizzy Bradford (Boneyard Bash) sono i coproduttori.

 

 

 

 

 

 

  1. 1.      NOTE DI PRODUZIONE

 

 2.a LA PRODUZIONE

           

Stephenie Meyer stava guidando attraverso l’apparentemente infinito deserto che collega Phoenix a Salt Lake City quando le è venuta improvvisamente l’idea per il suo romanzo, The Host. L’autrice, la cui serie best-seller Twilight stava diventando in quel momento un fenomeno mondiale, ha trascorso le lunghe ore nel tragitto immaginandosi la storia. “Sono giunta all’idea di racchiudere due personalità in un solo corpo”, ha affermato. “Entrambe sono innamorate di due persone diverse, il che genera un grande conflitto. Adoro le relazioni confuse. È divertente lavorarci su”.

La popolare autrice si è inoltre divertita a esplorare l’idea dell’amore, ma in questo caso non solo quello romantico. “Qui è presente l’amore materno, che è una grande parte della mia vita”, afferma la Meyer. “C’è l’amore di una comunità e delle persone che vi appartengono. Ho chiesto a me stessa: cosa può succedere se ci si innamora di qualcuno e questo ci trasforma in un traditore nei confronti della propria gente? L’amore fa fare cose che non si farebbero altrimenti, crea conflitti e disordine”.

Nel momento in cui la storia ha iniziato a prendere forma, ha trovato spazio nello stesso deserto che stava attraversando. “Continuavo a pensare alle cose che diamo per scontate, quelle che possiamo vedere, al modo in cui possiamo girar loro intorno, assaporarle e sentirle”.

Nello sviluppo del plot originale Stephenie Meyer ha iniziato a costruire una storia più seria e profonda rispetto a quello che aveva creato nei precedenti romanzi. “La saga di Twilight parlava dell’amore romantico e del modo in cui ci si sente a 17 o 18 anni”, precisa. “Non esiste altro al mondo. Si può fare ed essere qualsiasi cosa per amore. È un luogo divertente da esplorare nella fantasia”.

The Host affronta invece la ricerca di equilibrio nella vita”, prosegue. “Sicuramente è presente il lato romantico, ma è una storia più adulta e realista, nonostante gli elementi sci-fi”. Questi elementi sci-fi fanno da sfondo alla storia. “Il mondo è stato invaso, secondo lo stile de L’Invasione degli Ultracorpi ”, spiega Meyer. “Queste nuove entità, che si fanno chiamare Le Anime, sono un gruppo omogeneo, armonioso e pacifico. Esse risolvono molti dei problemi del mondo: non ci sono più la fame, le malattie, la paura o la violenza. Nessuna bugia, nessun inganno o furto. L’idea che qualcuno possa creare danni non ha più ragione di esistere”.

I pochi umani che non sono stati ancora “catturati” dalle Anime sono inspiegabilmente incapaci di vedere la bellezza in una utopia che ha però portato loro via molte delle persone amate. “Hanno perso ogni cosa, comprese le persone per loro più importanti”, dichiara l’autrice, “ma questa storia è narrata dalla prospettiva di uno degli alieni, cosa che rappresenta un nuovo modo di approcciare il racconto”.

The Host è stato pubblicato nel 2008 ed è stato ben 26 settimane in testa alla classifica dei libri più venduti secondo il New York Times e il Los Angeles Times.

Il produttore Nick Wechsler ha risposto a una chiamata dell’agente di Stephenie Meyer in cui gli veniva chiesto se avesse interesse a produrre insieme un film basato sul romanzo. “Io sono un fan del genere sci-fi, così ho preso al volo l’opportunità di leggere il libro. Il tema, i personaggi e il concept del testo mi hanno fatto letteralmente sobbalzare. Quello che non riuscivo a capire era come fosse possibile che i diritti di un best-seller di Stephenie Meyer non fossero già stati acquisiti”.

Ciò era dettato da quel convenzionale buon senso nell’industria cinematografica secondo cui è difficile, se non impossibile, realizzare un film realistico nel quale due personaggi condividano lo stesso corpo. “Né a me né a Nick è sembrata una sfida impossibile”, racconta la Meyer. “Abbiamo considerato che la sola cosa che ci sarebbe servita era una fantastica attrice”.

La Meyer era convinta che Wechsler fosse la persona giusta per ottenere il miglior risultato possibile nella trasposizione del suo romanzo per il cinema, alla luce dei suoi precedenti successi per altri adattamenti da romanzi, come Requiem for a Dream, Un amore all’improvviso e The Road. “Basta pensare alla sua storia professionale,” racconta sempre la Meyer. “Ha trovato i libri che amava e li ha adattati meticolosamente per lo schermo. Era un sogno lavorare con lui perché voleva le stesse cose che volevo io”.

Wechsler mise insieme Steve e Paula Mae Schwartz della Chockstone Pictures, Stephenie Meyer e se stesso come produttori del film. “Quando Steve, Paula Mae e io facciamo un progetto insieme, lo sviluppiamo con i nostri stessi soldi,” dichiara il produttore. “Questo ci permette di avere un maggior controllo nella fase creativa, cosa che era particolarmente attraente per Stephenie. Eravamo tutti d’accordo nel voler trattare l’argomento con cura, creando un’avventura epica e non un blockbuster”.

Gli Schwartz, che hanno precedentemente preso parte con Wechsler all’adattamento per il grande schermo del libro di Cormac McCarthy The Road, erano eccitati dal delicato equilibrio tra l’elemento romantico e quello sci-fi presenti in The Host. “Abbiamo avvertito un elemento umano in questa storia che normalmente è difficile trovare nel genere sci-fi”, afferma Paula Mae Schwartz. “La relazione tra Melanie e Wanda indaga l’amore e la gelosia, e la difficoltà del cambiamento. Costrette a dividersi un unico corpo, ognuna di loro guadagna qualcosa dall’altra e alla fine ne scaturisce una versione migliore di sé”.

Quando i produttori  iniziarono la fase di selezione dello sceneggiatore e del regista, Wechsler chiese a Meyer  quali fossero i suoi film sci-fi preferiti. “Io risposi che il primo in classifica era Gattaca. Amo il fatto che non parli di oggetti, laser e robot combattenti, tratta l’umanità, non di come possa essere ricreata in CGI una realistica navicella spaziale. Siamo trascinati in un mondo diverso dal nostro, concepibile per noi grazie alla storia e alla performance dei personaggi”.

Wechsler aveva un rapporto da tempo con Andrew Niccol, scrittore e regista di Gattaca. “Stephenie amava il  ritmo della recitazione dei personaggi e lo stile con cui Gattaca è diretto” afferma il produttore. “Adoro il gusto di Andrew e il suo modo di vedere”.

The Host, con il suo conflitto interno, ha catturato allo stesso modo l’immaginazione del regista. “Si parla spesso di personaggi che nei loro ruoli sono divorati da conflitti interiori, e in questo caso è letteralmente così”, afferma Niccol. “Il nostro personaggio principale è stato “occupato” da un essere alieno. Le due personalità sono in lotta l’una contro l’altra. Questo è un grandissimo concetto”.

Andrew Niccol nota che il genere sci-fi riesce ad arrivare efficacemente al pubblico in maniera meno diretta e invasiva. “È spesso semplice dire qualcosa riguardo il presente facendo riferimento al futuro, è una sorta di Cavallo di Troia: il pubblico pensa che siccome è riferito al futuro quello a cui sta assistendo non ha nulla a che vedere con sé e in quel momento è possibile spingerlo verso una profonda riflessione”.

Niccol accettò quindi di dirigere il film, così come di scrivere la sceneggiatura dal romanzo di Stephenie Meyer. “Naturalmente ero spaventato dalla popolarità di Twilight,” dichiara. “Volevo solamente rendere giustizia al libro e ai suoi fan. Ogni pressione che sentivo era più creativa che commerciale.”

Avendo già avuto molta esperienza nel processo di adattamento cinematografico, Meyer arrivò all’incontro con forti opinioni riguardo quello che avrebbe volute fosse la sceneggiatura finale. “Ogni adattamento è per il 95% fatto di compromessi e per il 5% di frustrazione” afferma la scrittrice, “Credo che ognuno di quelli che si trova “dalla parte creativa” del processo cinematografico desideri ottenere il miglior risultato possibile. Noi volevamo il meglio perché avevamo a cuore un modo di raccontare, non il nostro target o il successo al box-office”.

La prima e più grande sfida era condensare le oltre 600 pagine del libro in una sceneggiatura di 120 pagine. “È una sfida per ogni regista, soprattutto quando si ha a che fare con un autore i cui romanzi sono così amati dal pubblico” afferma Wechsler. “Comunque l’intero processo fu abbastanza rapido e ottenemmo una sceneggiatura in cui credevamo veramente”.

E’ stata, a detta di tutti, una collaborazione soddisfacente e produttiva. “Stephenie aveva una sua opinione precisa, ma non si è imposta”, racconta Niccol, “è una persona molto saggia. Tiene molto alle sue idee ma non è ottusa. Ha accettato cambiamenti che sembrano abbastanza radicali senza alcuna preoccupazione. Alcuni elementi e personaggi dovevano essere sacrificati. Ad esempio, io amo il calcio ma c’è una partita nel libro che sapevo non doveva essere riportata nel film. C’è spazio per questo tipo di digressioni in un testo scritto ma non in un film”.

“Lavorare con Andrew è stato molto divertente,” – racconta la Meyer – “è molto più visionario di me. Amo molto esplorare il linguaggio e i modi in cui le persone interagiscono. Andrew si è focalizzato sul mondo fisico, ha aggiunto elementi che lo hanno portato a un livello che non avevo previsto. Nella lavorazione sono emerse delle cose che mi hanno colpito positivamente visto che le amavo più di quanto non avessi amato quello che avevo fatto io”.

Per esempio, nel romanzo le Anime  adoperano le armi umane, usando contro di loro pistole ed esplosivi. “Gli esseri alieni vengono dipinti solitamente come il nemico” – afferma Niccol – “pensammo: e se gli alieni fossero più umani degli umani stessi? Con il benestare di Stephenie, ho utilizzato questa idea e sostituito le armi con un futuristico spray chiamato Pace che immobilizzava con delicatezza il suo obiettivo”.

La sceneggiatura finale di The Host mantiene il forte elemento romantico del romanzo, in sintonia con il volere di Niccol, ma aggiunge dei buoni argomenti su cui far riflettere il pubblico. “Mi piace che il fulcro della storia sia ancora l’amore, ma questo deve avere delle prospettive più ampie”, dichiara il regista, “stiamo affrontando la sopravvivenza dell’umanità. Ci stiamo chiedendo se una specie che in realtà salva il pianeta debba avere un posto sulla Terra. Questi sono temi molto più profondi di qualsiasi altro lavoro precedente di Stephenie Meyer. È difficile dire cosa ciascuno coglierà di tutto questo, ma spero che questo film possa intrattenere e lasciare a tutti qualcosa su cui riflettere”.

Il produttore Wechsler è ansioso di assistere alla reazione del pubblico a The Host. “Non è un film facilmente catalogabile”, afferma. “Non è un altro appuntamento per ragazzi fino ai 25 anni. È costruito su diversi livelli di complessità e interpretazione. Noi tutti speriamo che questo film attragga non solo il pubblico giovane ma anche uomini e donne sopra i 25, i 35 e i 45 anni.

“Vogliamo che il pubblico resti sorpreso e non capisca esattamente dove il film lo stia conducendo”, aggiunge. Sono convinto che questa sarà un’esperienza unica. Si tratta di un’avventura, un film drammatico, romantico, un thriller e tutte queste cose si trovano riunite in un solo film”.

 

 

2.b AMORE AL QUADRATO

 

            Completato l’adattamento, i produttori e il regista poterono rivolgere la loro attenzione alla ricerca di una giovane attrice con uno spessore e capacità tali da poter interpretare Melanie-Wanda, un personaggio con un corpo e due voci. “Quando discutemmo l’idea di una doppia personalità con Andrew eravamo lieti che anche lui fosse d’accordo con noi nell’affermare che si trattava di puntare solo sulla capacità recitativa”, dichiara Wechsler.

Proprio in quel periodo, Wechsler era in attesa di assistere alla proiezione di Hannah, con una giovane attrice irlandese, Saoirse Ronan, nel ruolo di protagonista. “Dopo soli 20 minuti mi si rizzarono i capelli e capii che Saorse Ronan era chiaramente “lei”, non c’erano molte persone che pensavo potessero interpretare due personaggi in un solo corpo ma lei lo avrebbe fatto”, racconta Wechsler. Contattò la Meyer e gli altri filmmaker invitandoli a vedere il film il prima possibile. Stephenie era inizialmente titubante: Ronan per quanto indiscutibilmente talentuosa non incarnava l’immagine del personaggio che si era mentalmente costruita.

“Pensavo fosse troppo giovane” ammette la scrittrice, “mi ero sempre immaginata il personaggio come una ragazza tra i 25 e i 30 anni. Osservandola in Hannah però cambiai idea. Lei era in grado di fare qualsiasi cosa e noi stavamo cercando un’attrice che potesse interpretare due ruoli davvero diversi. Melanie rappresenta l’azione e la resistenza, Wanda raffigura l’Anima pacifica che irradia calma e gentilezza”.

Niccol disse che loro non avevano seriamente considerato alcuna altra attrice per quel ruolo. “Non avevamo un piano B. Una volta vista Saoirse in Hannah, sapevo di volere lei per interpretare questa parte. C’è qualcosa di naturalmente sincero in lei, non conosco nessun altro che avrebbe potuto interpretare Wanda e Melanie con altrettanta empatia”.

“È una performance coraggiosa, come alcuni vedranno” racconta  Steve Schwartz. “Non solo la porta a termine con successo ma la fa sembrare una cosa semplice”. Ronan, che aveva 17 anni all’inizio delle riprese di The Host, ha esordito nella sua carriera cinematografica all’età di 9 anni. Nel 2007, a 13 anni, si è guadagnata una nomination agli Oscar®, ai Golden Globe® e al BAFTA per il ruolo di Briony Tallis in Espiazione, al fianco di Keira Knightley e James McAvoy. Avendo già familiarità con i romanzi di Stephenie Meyer a cominciare dalla Saga di Twilight, lesse velocemente lo script inviatole da Wechsler e ne parlò con suo padre, l’attore Paul Ronan. “Eravamo entrambi molto eccitati all’idea di interpretare due personaggi in un solo film, è il sogno di ogni attore. Ero anche molto incuriosita dalla storia così come dalla possibilità di lavorare con Andrew Niccol. Ogni progetto in cui è convolto sembra avere un affascinante concetto intrinseco. E sicuramente ero eccitata all’idea di lavorare con Stephenie, era sempre presente sul set e prendeva parte a ogni decisione”.

 “È un tipo di storia diversa per Stephenie” osserva l’attrice, “non è esattamente un triangolo amoroso ma piuttosto un amore al quadrato perché sono coinvolte 4 persone , di cui due nello stesso corpo. Esse sono innamorate di due persone diverse e questo rende la cosa complicata”.

La Ronan è convinta che che i fan di Twilight ameranno il film, ma sostiene che non saranno il solo pubblico di The Host. “Non si tratta di un film diretto solo ai giovani, mi auguro che tutti vogliano vederlo”.

La ricerca di un modo per differenziare due personaggi che vivono nello stesso corpo è iniziata con la costruzione di una voce per ciascuno di loro. “Saoirse è irlandese e ha dovuto recitare con due differenti accenti americani, uno leggermente del Sud Louisiana e uno più generico”, racconta Niccol. “Dall’altro lato Wanda è “nuova” al linguaggio, così come al nostro pianeta. Inizialmente parla in maniera abbastanza formale, poi impara dalla sua ospite umana l’ironia e il sarcasmo oltre all’abilità a mentire”. Per quasi tutto il film sentiamo solo la voce di Melanie mentre porta avanti un dialogo interiore con Wanda, ora in controllo del suo corpo. “Ci sono molte scene in cui è fondamentale il dialogo con me stessa”, spiega Ronan. “Avevo bisogno di qualcosa verso cui rivolgermi, così sono andata in studio con Andrew e ho registrato tutte le voci fuori campo di Melanie. Le ho ascoltate in cuffia in modo da poter reagire a quello che diceva. C’è una sorta di leggero riverbero nella sua voce, questo fa sì che essa suoni veramente come se fosse rinchiusa da qualche parte”. Ronan ha inoltre studiato due modi diversi di muoversi.  “L’andatura di ciascun personaggio è davvero importante per me. Wanda è molto leggiadra, laddove Melanie si rivela resistente ed energica. Ho provato a tirar fuori questa differenza nel modo in cui si muovono e nei dettagli della loro gestualità”. La Meyer è convinta che il pubblico rimarrà meravigliato dall’equilibrio e dalla sensibilità recitativa di Ronan.  “Spero che molte persone la vedano interpretare questo ruolo”, afferma l’autrice. “È eccitante immaginare come la sua carriera andrà avanti nei prossimi anni. Non vedo l’ora di scoprire quale sarà il suo prossimo film”.

Fatta la scelta per il ruolo più critico, l’attenzione è stata rivolta alla ricerca degli attori che avrebbero interpretato gli uomini della sua vita.

La ricerca degli amori di Melanie e Wanda era ampia e Ronan ha preso parte al casting dei suoi due compagni principali sin dall’inizio. “Era fondamentale che lavorassimo tutti bene insieme. È la prima volta che recitavo in un film tratto da un romanzo e sono stata abbastanza fortunata da riuscire a farlo con due persone con cui amavo stare”. Io e Andrew eravamo a Londra quando arrivò Max Irons, nel ruolo di Jared. Ero molto contenta perché lo conoscevo già”.

“La stessa cosa accadde quando incontrammo Jake Abel per il personaggio di Ian”, prosegue Ronan, “avevamo già lavorato insieme in Amabili resti. Era la prima volta che interpretavo scene romantiche in un film e conoscere i miei partner mi faceva sentire molto più a mio agio.

Entrambe le volte, quando hanno lasciato la stanza, io e Andrew ci siamo guardati e ci siamo detti “deve essere lui”. Wechsler aggiunge: “Abbiamo continuato i provini per i ragazzi fino al momento in cui abbiamo trovato la giusta chimica. Non c’era alcun dubbio che Max Irons e Jake Abel fossero la scelta. Max è professionalmente in crescita. Come molti attori in questo film, lo abbiamo preso proprio nel momento in cui da ragazzo sta diventando uomo”.

Irons, recentemente apparso accanto ad Amanda Seyfried in Cappuccetto rosso sangue, ha un lungo pedigree artistico che include i genitori, Jeremy Irons e Sinéad Cusack, così come il nonno Cyril Cusack. Al suo primo incontro l’attore era più pronto a rinunciare piuttosto che a iniziare.

“Recitare per Andrew e Saoirse era terribile”, racconta Irons. “Mentre aspettavo c’erano tre ragazzi seduti con me, sembravano tutti divinità greche. Allora ho pensato, “Ok, ma che senso ha?”… e ho dimenticato le mie battute più o meno otto volte. Sicuramente, però, si percepiva una grande chimica con Saoirse. “Lei è sempre sul pezzo e perfettamente informata; mi sorprende ancora credere che avesse solo 17 anni quando abbiamo girato il film. Ho lavorato più da vicino con lei e William Hurt, due capisaldi nel loro mestiere ed entrambi si sono dimostrati umili, pazienti e generosi”. Il personaggio di Irons ha affrontato spesso ostacoli insormontabili. “Innanzitutto, l’umanità per come la conosciamo è stata spazzata via” spiega l’attore. “Lui ha dovuto sopportare questa enorme verità, così come sappiamo che l’amore della sua vita, Melanie, è diventata un’Anima e quindi per lui come morta. Quando Wanda compare improvvisamente è come l’apparizione di un fantasma: nonostante sia un’Anima sembra ancora essere la ragazza che ama. A questo punto tutto perde ogni logica e ogni azione è guidata dall’istinto e dalla confusione”. Come molte delle persone coinvolte in The Host, Irons è un grande appassionato di sci-fi ma le questioni filosofiche che il film solleva sono per lui molto più interessanti degli elementi fantasy. “Potrebbe la Terra essere migliore senza le Anime? Più cose impariamo su di loro, più diventa evidente che, nonostante siano dei parassiti, le loro intenzioni vanno al di là del loro essere. Siamo noi in questo momento il nostro peggior nemico? Se c’è qualcuno che può scrivere di questo in maniera convincente questa è Stephenie. Lei è in contatto con qualcosa che non molte altre persone possono comprendere nel modo giusto”.

Durante il casting, la Meyer era preoccupata che il naturale carisma di Ronan potesse oscurare i suoi partner. “L’alchimia tra Max e Saoirse era, però, semplicemente incredibile”, afferma la scrittrice. “Lui era capace di trasmettere molto senza dire una parola e questo porterà lo spettatore a rivolgere la sua attenzione verso di lui anche con Saoirse nella stessa inquadratura”.

Jake Abel, che ha interpretato un ruolo da protagonista in Percy Jackson, ha in sé la stessa qualità, afferma l’autrice. “Ho sempre amato Jake come attore. Prende possesso della scena, lo guardi non accorgendoti di distogliere lo sguardo da chi in quel momento dovrebbe essere guardato. Questo genere di presenza scenica lo rende un personaggio principale molto forte”. L’attore racconta che il suo personaggio, Ian, diffida di Wanda dal primo momento e sarebbe felice di poter scacciare l’Anima velocemente e senza creare scompiglio. Si ritrova invece innamorato di questo mortale nemico. “Ian non è coerente nei confronti di Wanda”, dichiara Abel. “Lei deve allontanarsi.  È un pericolo per la nostra sicurezza e sopravvivenza, ma man mano che la conosce non fa che sembrargli più umana degli umani stessi. La sua generosità, il suo amore e la sua gentilezza lo fanno innamorare di lei. Era divertente da immaginare l’idea di una storia d’amore tra specie diverse”. “Jake Abel è uno dei pochi attori che avrebbe potuto convincermi di essersi inamorato di un extraterrestre”, racconta il regista Niccol. “Si parla spesso di “amare l’anima di qualcuno” e questo ne è letteralmente l’esempio”. Abel compie il passaggio da pericoloso antagoista ad amante altruista con grazia, afferma la Meyer. “Nel libro è un ragazzo sensibile e intellettuale, in opposizione alla figura forte di Jake, ma l’idea di Andrew era di rovesciare il personaggio dall’interno e ottenere  l’unico ragazzo capace di innamorarsi di una creatura aliena nel corpo di un’umana. Nessuno si sarebbe aspettato tanto”.

 Un altro personaggio centrale in The Host è La Cercatrice, un’Anima che rintraccia umani e inserisce in loro altre Anime, direttamente nei loro corpi. Interpretato da Diana Kruger, già nel film di Tarantino Bastardi senza Gloria e nella serie del Il mistero dei Templari accanto a Nicolas Cage, questo Cercatore è  particolarmente anomalo, privo della serenità e del distacco che caratterizzano i suoi compagni. Tormentanta e motivata, è ossessionata dal dover sbloccare i ricordi di Melanie e scoprire il luogo esatto in cui si nasconde la sua gente.

“Diane Kruger è perfetta in questo ruolo”, dichiara il produttore Steve Schwartz parlando del personaggio. “La sua fiera determinazione è assolutamente affascinante”.  “La Cercatrice doveva opporsi a Saoirse”, afferma la Meyer. “Se avete visto Hannah, potrete capire che tipo di sfida fosse questa. Diane e Saoirse sono fantastiche insieme. Diane può apparire tanto glaciale quanto allo stesso tempo mostrare una “accogliente” esteriorità. È capace persino di trasmettere un senso di minacciosità, quando vuole. Credo che sia corretto vedere queste due donne come lo Yin e lo Yang, la paura e la forza”. La tedesca Kruger rappresenta la “bianca e bionda” perfezione così come Melanie-Wanda è il suo pericoloso opposto.  “Non credo che Diane abbiamo mai interpretato il ruolo di cattiva prima d’ora”, dichiara Niccol. “Lei mette in scena l’esatta complessità che il suo ruolo richiede. Deve essere qualcosa in più rispetto al solo essere una cattiva ragazza. La Cercatrice è realmente spaventata perché è in grado di uccidere con gentilezza. Quando cattura un umano lo vede piuttosto come un intervento”. La Kruger ha ammesso che la sua predilizione per il genere sci-fi ha reso l’offerta di lavorare su The Host irresistibile. “Ero una grande fan di Gattaca e lavorare con Andrew aveva per me una grande attrattiva. Amo la sua estetica. Il film è fresco, pulito, moderno, e il suo amore per i dettagli è impressionante. È quel tipo di regista che sposta un bicchiere di un millimetro semplicemente perché sa che sembrerà più bello”. I conflitti interiori del suo personaggio rendono La Cercatrice particolarmente intrigante. “Il suo percorso nel film è molto interessante. Questi alieni non sono necessariamente dei “cattivi ragazzi”, è vero che hanno invaso il pianeta e prendono possesso dei corpi degli uomini, ma in modo da rendere migliore il nostro mondo. E nonostante questo lo spirito e la mente umana sono così forti da rendere difficile questa missione”.

I produttori e il regista erano molto emozionati nell’accogliere nel cast il vincitore dell’Oscar® e 4 volte candidato William Hurt, nel ruolo dell’eccentrico leader dei ribelli Zio Jeb. “William Hurt è punto di riferimento nel panorama cinematografico americano. È un patrimonio nazionale e ha dato forza al film. Come Saoirse, egli non riesce a fare nulla che non sia autentico”.  Wechsler racconta che osservare Hurt nel suo ruolo è un’esperienza esilarante. “William è uno dei più grandi attori di tutti i tempi. È stato visto troppo poco negli ultimi 10 anni, ha un potenziale che sorprenderà il pubblico, ma ciò che ci ha veramente colpito è stato il modo in cui è riuscito a entrare nella parte”. “Ci ha parlato della relazione tra l’uomo e le altre specie, anche quelle non presenti su questo pianeta e del legame tra il pianeta e l’universo”, continua il produttore. “William riflette su tutte queste cose, per questo motivo è impazzito alla lettura della sceneggiatura ed è stato molto interessato a partecipare al film”. La prima reazione di Hurt può essere riassunta in due parole: “sceneggiatura meravigliosa”.“Ci sono moltissimi elementi interessanti nello script. Ho preso al volo la possibilità di farne parte perchè ho sempre amato la scrittura di Andrew. È un privilegio per me poter lavorare con un gruppo di giovani attori che sono veramente entusiasti, aperti, intelligenti, capaci e disciplinati”. Dalla loro parte, i giovani attori sono stati ispirati dall’entusiasmo e dal talento di Hurt. “Ho adorato lavorare con William”, dichiara la Ronan, “è un attore pieno di talento, si pone continuamente domande perché sente la necessità di comprendere. Questo ci ha aiutato molto, anche quando ho pensato di aver già sviscerato completamente il significato di qualcosa, le sue domande hanno permesso alla scena di migliorare”.

Un’altra importante figura tra i ribelli è la sorella di Jeb e zia di Melanie, Maggie, interpretata da Frances Fisher, nel cui impressionante curriculum figura il ruolo di Ruth Dewitt Bukater, la madre di Rose, nel film di James Cameron Titanic. “Frances ha aggiunto qualcosa a ogni ciak”, dichiara Niccol. “Porta con sé un’inattesa qualità. E’ entrata in ogni scena con un’idea che mi ha lasciato sorpreso. “Avere a disposizione due attori del calibro di Frances e William fa capire al pubblico che non si tratta di un blockbuster per adolescenti. Si tratta di un film con una profondità e un respiro capaci di coinvolgere chiunque”, dichiara Wechsler.  Maggie è molto diffidente verso questa creatura che ha le sembianze di sua nipote ma la coscienza di un’Anima. “È una donna molto dolce e molto materna, ma non è la persona più gentile sulla terra”, afferma Ronan. “Era difficile credere che una persona così adorabile potesse farcela, ma lo ha fatto”.

Una delle maggiori motivazioni di Melanie a ritornare tra i suoi simili è suo fratello minore Jamie, che lei stessa ha protetto da quando suo padre si era tolto la vita per non essere catturato dalle Anime. I produttori analizzarono dozzine di provini video prima di scegliere Chandler Canterbury, apparso già ne Il curioso caso di Benjamin Button  nel ruolo di Benjamin all’età di otto anni. “Il suo provino è stato straordinario, trasmetteva un’emozione così reale da far spezzare il cuore”. Niccol concorda: “E’ un autentico giovane attore, riesce a piangere dalla prima battuta. Francamente è stata una rivelazione”.

Con un cast diviso tra veterani del cinema e stelle emergenti, Wechsler si ritiene soddisfatto al 100% delle scelte fatte. “Quello che so con certezza è che la recitazione è superba. Ogni attore ha curato molto la propria performance e questo gli ha permesso di interpretare al meglio tutti i momenti drammatici del film”.

 

 

2.c I MONDI NUOVI

           

Conosciuto nell’industria cinematografica per la sua personalità visionaria, Andrew Niccol  ha creato un altro mondo nuovo e originale – in realtà due – sul set di The Host. Durante le riprese tra la Louisiana e il New Mexico, Niccol e il suo team creativo hanno messo insieme le particolarità uniche di queste location, dalle umide e splendide paludi vicino a Shreveport alle imponenti formazioni rocciose del deserto del sud-est, creando un inusuale paesaggio evocativo per la storia.

 “Andrew Niccol è  un indiscusso maestro dell’arte visiva”, afferma la produttrice Paula Mae Schwartz. “Era impressionante la mole di percezioni visive riversate sul set di questa produzione”. “Abbiamo una geografia incredibilmente ricca – dichiara Wechsler – gli immensi paesaggi danno l’impressione di essere veramente dentro un’avventura”.

 Niccol ha aggiunto al materiale originale la sua ispirazione, creando così l’atmosfera del film. “Nonostante la storia sia ambientata nel futuro non volevo che il film diventasse un teatro tecnologico. La giusta scenografia del mondo delle Anime doveva nascere direttamente dalla loro stessa filosofia. Loro non cambiano il mondo, lo vivono e lo perfezionano”.

Lo scenografo Andy Nicholson, già conosciuto per il suo lavoro con un folto gruppo di registi tra cui Tim Burton, Guy Ritchie, Tony Scott, Wolfgang Petersen e Paul Greengrass, ha fatto sua la visione del regista e la sua attenzione ai dettagli. “Capisci subito quello che ha in mente”, afferma Nicholson “la sua chiarezza è piena di vita”.

Sin dall’inizio, Niccol e Nicholson hanno discusso in merito alle conseguenze che le Anime avrebbero portato nel conquistare la civiltà. “Una delle idee era che, una volta che le Anime avessero preso il controllo, la cultura avrebbe terminato la sua evoluzione”, ricorda  Nicholson. “Il tempo effettivamente si ferma. Le Anime hanno medicine all’avanguardia e tecnologia, ma non c’è nessun altro progresso”. “Le Anime conservano il meglio che trovano”, osserva Niccol. “Il loro design è minimal: i vestiti le case, le macchine non sono per nulla appariscenti. ”Unica eccezione a questa regola sono i Cercatori. “Vestono di bianco e hanno auto cromate ad altissime prestazioni, che li differenziano nettamente dagli altri”, racconta Niccol. “La loro affinità al cromato proviene dalla loro forma originaria, una sostanza simile al cromo”.

Le auto dei Cercatori, gli elicotteri, le moto sono tutti rivestiti di puro metallo. “L’auto cromata è una delle immagini più eccitanti che Andrew mi abbia mostrato all’inizio del film”, racconta Nicholson. “Sono dei veicoli fantastici e nel deserto prendono quei bellissimi riflessi del cielo azzurro e della terra. Cromarli non è stato facile. Ci sono solo un paio di ditte che hanno l’attezzatura adatta per la cromatura”.  Niccol ha selezionato la lucente e seducente Lotus Evora come l’auto scelta per i Cercatori. “Le linee ricreano la capsula dentro cui le Anime viaggiano tra i mondi”, spiega lo scenografo. “Ne abbiamo utilizzate cinque sul set e quando sono tutte in scena è uno spettacolo splendido”.

Il distintivo abbigliamento color crema dei Cercatori è il risultato della visione di Niccol sul concetto di perfezione che appartiene al mondo delle Anime. “Tutti gli aspetti delle Anime sono una immagine di qualcosa di perfetto”, racconta il costumista Erin Benach. “La vestibilità doveva essere impeccabile e il colore molto misurato. Abbiamo deciso che il color crema fosse quindi in linea con l’idea di purezza dei Cercatori”. “La Kruger è elegantissima con quelle giacche su misura e quei pantaloni dalla linea morbida. Quando va a cercare Wanda nel deserto, prende la moto, e in quel caso abbiamo voluto per lei un look particolare”, dice lo stilista. “Indossa un giubbotto e un paio di pantaloni stretch creati apposta per lei”.

In netto contrasto con il mondo idealizzato delle Anime, c’è la polverosa esistenza sotterranea degli umani. “L’idea di come rendere visivamente questi due mondi è stata di Andrew”, dice la Meyer. “Le città sono ultra-civilizzate, mentre il deserto è assolutamente primitivo. Andrew ha portato le differenze tra le Anime e gli umani a un livello visivo che non avrei mai immaginato”.

Gli umani sopravvissuti si sono rifugiati in grotte sotterranee collegate da tunnel. La troupe ha trovato dimora nel nord-ovest del deserto del New Mexico, vicino a una formazione geologica spettacolare conosciuta come Shiprock, che rappresenta un luogo storico nel film. “Abbiamo trovato delle location fantastiche” afferma Niccol. “Inizio sempre a lavorare con in mente moltissimi riferimenti visivi e questa è la prima volta che un luogo fisico risulta migliore del mio pensiero”. Shiprock è maestoso, è così imponente e bello che la gente crede sia stato ricostruito in post-produzione”. Una delle difficoltà nel girare un film in una caverna, afferma il regista, è l’impossibilità di utilizzarne una reale. Per ricreare la comunità immaginata dalla Meyer nel suo libro è stato allestito un set enorme  all’interno di una struttura insonorizzata di 70×40 metri ai Celtic Studios di Baton Rouge. I muri della struttura erano simili alle pietre arenarie e rocce calcaree presenti nel New Mexico; i rivestimenti e le dune erano fatti di un misto di tre differenti tipi di sabbia, mescolati per rendere il paesaggio della stessa località. I muri della grotta erano alti 6 metri e gli effetti speciali hanno in alcune scene ampliato questa dimensione. Sempre in questa scala, è stato ricreato il set del fiume; i ruscelli, le cascate e le pozze naturali sono state costruite in una location separata. Il coordinatore degli effetti visivi Jack Lynch e il caposquadra agli effetti Rick Perry hanno dato vita a meravigliosi meccanismi che fanno circolare circa 150.000 litri di acqua in un circuito chiuso con lo scorrimento del flusso fino a un picco di 40.000 litri al minuto, come nelle scene delle rapide.

La discussione più importante avvenuta tra Niccol e il suo scenografo riguardava il modo in cui sarebbe stato possibile rendere le grotte visivamente interessanti e varie. “L’idea di Andrew era di creare un piccolo spazio confinato che improvvisamente si apriva in uno scenario drammatico di grandi dimensioni”, racconta Nicholson. “La chiave era essere certi che ogni sezione delle grotte avesse un’identità distinta. Le ho pensate come una serie di stanze su un set: l’infermeria, la prigione, i tunnel, il campo di grano in uno spazio immenso”. La costruzione del campo di grano è stato un lavoro gigantesco, racconta Niccol. “Fu necessario circa 1 mese  per liberare lo spazio. Non si può far nascere il grano su una piattaforma, per cui questi fili di grano – circa 100.000 e oltre – sono stati attaccati manualmente. Volevo poi che la scena si aprisse su un cielo notturno per evitare che diventasse un luogo claustrofobico e allora ho preso l’idea delle lucciole dalla Nuova Zelanda per ricreare questo effetto all’interno”.

Gli sforzi sovrumani del reparto scenografia sono stati molto apprezzati sia dal cast che dal resto della troupe. “I set erano fenomenali” racconta Abel. “Ogni persona aveva la stessa reazione alla prima entrata sul set. Era un’esperienza da lasciare a bocca aperta. La vera magia del cinema”.

            La Meyer guardava con stupore e meraviglia a quel mondo che prendeva forma così come se lo era immaginato nel libro. “Andrew ha portato questa storia a un livello completamente diverso grazie alla sua visionarità,” racconta la scrittrice. “Il mondo non è molto diverso dal nostro, ma immediatamente si percepisce un leggero senso di poca familiarità.”

La cornice scenica nella sua interezza ha influenzato l’approccio visivo del direttore della fotografia Roberto Schaefer. “Ogni cosa nel mondo alieno è geometrica, pulita e fredda” dichiara Schaefer. “Tutto era creato lì in quel momento, mentre ogni cosa nel mondo dei ribelli era libera e meno perfetta”. Schaefer ha avuto diverse discussioni con il regista in merito alla visione della dualità dei personaggi”. “Abbiamo usato un tipo di ripresa durante il film che chiamavamo “ripresa intelligente”, racconta Schaefer. “Era pensata per aiutare a comunicare l’idea che un personaggio avesse due voci. L’inquadratura è molto ravvicinata e ampia. Si muove passo passo con Melanie-Wanda, come se la macchina da presa sia attaccata a lei mentre cammina. La cosa funziona perfettamente”.

 

  1. 2.      IL CAST

 

SAOIRSE RONAN (Melanie) ha iniziato la sua carriera da attrice all’età di 9 anni. Nel 2007 Saoirse (che si pronuncia “Sear-sha”) ha fatto parte del cast del film di Joe Wright Espiazione, protagonista al fianco di Keira Knightley e James McAvoy. Ronan aveva solo 13 anni quando ha guadagnato la sua prima candidatura agli Oscar così come ai Golden Globe Award e ai BAFTA per la sua performance enormemente acclamata dalla critica. Presto apparirà sugli schermi al fianco di Alexis Bledel e James Gandolfini in Violet & Daisy, del regista premio Oscar Geoffrey Fletcher. Il film, che racconta la storia di due adolescenti killer, uscirà nelle sale quest’anno.

Ronan ha appena iniziato le riprese del film di Neil Jordan Byzantium, che racconta la storia di una madre vampira e di sua figlia che insieme formano una coppia letale, passando spesso per sorelle. Al suo fianco Gemma Arterton e Jonny Lee Miller. Recentemente è stata protagonista del film Hanna, dove veste i panni di una ragazza addestrata sin dalla nascita a diventare un’assassina. Diretto da Joe Wright, il film annovera tra le sue fila star del calibro di Cate Blanchett e Eric Bana. Precedentemente Ronan è stata premiata al Santa Barbara International Film Festival per la sua interpretazione in Amabili resti, diretto da Peter Jackson, che le ha fatto guadagnare una candidatura ai BAFTA Award come Miglior Attrice Protagonista.

Il suo curriculum artistico include: The Way Back, diretto da Peter Weir e interpretato da Ed Harris, Colin Farrell e Jim Sturgess; Ember – Il mistero della città di luce, con Bill Murray, Tim Robbins e Toby Jones; la pellicola di Amy Heckerling 2 Young 4 Me – Un fidanzato per mamma, con Michelle Pfeiffer e Paul Rudd; il film di Bill Clark Il miracolo di Natale di Jonathan Toomey e Houdini – L’ultimo mago diGillian Armstrong, con Catherine Zeta-Jones e Guy Pearce. Attualmente Ronan vive in Irlanda con i suoi genitori Monica e Paul.

 

MAX IRONS (Jared) Recentemente apparso nel film di Catherine Hardwicke Cappuccetto rosso sangue, insieme ad Amanda Seyfried e Gary Oldman, ha recitato nella miniseries TV “The Runaway”, tratta dal best-seller di Martina Cole. Nel 2009 Irons fa il suo debutto artistico sul palco del Chichester Festival Theatre nel “Wallenstein” di Friedrich Schiller, guadagnandosi una candidatura al prestigioso Ian Charleson Award. Irons si è diplomato alla Guildhall School of Music and Drama nell’estate del 2008. Il suo “praticantato” artistico lo ha visto interpretare ruoli in “Edipo Re”, “The Revenger’s Tragedy”, “Il giardino dei ciliegi”, “London Cuckolds”, “La dodicesima notte”, “Plenty”, “Semi-Monde”, “Under the Blue Sky” e “New Girls in Town.

 

DIANE KRUGER (La Cercatrice) è stata recentemente vista nel ruolo di Maria Antonietta nel film di Benoît Jacquot Les adieux à la reine, che ha aperto il 62mo Festival Internazionale del Cinema di Berlino con critiche entusiaste. Nel 2009 Kruger ha preso parte all’acclamato Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, al fianco di Brad Pitt, Christoph Waltz e Michael Fassbender. Il film premiato a Cannes nel 2009, conquistò la vetta del botteghino incassando oltre 300 milioni di dollari in tutto il mondo. Grazie alla sua interpretazione Kruger ha guadagnato una candidatura allo Screen Actors Guild Award nella categoria Outstanding Performance by a Female Actor in a Supporting Role ed è stata premiata con l’intero cast al SAG Award.

Nata in Germania, Kruger è diventata nota al grande pubblico con il ruolo di Elena nel film di Wolfgang Petersen Troy, al fianco di Brad Pitt e Orlando Bloom. Nello stesso anno ha recitato con Josh Hartnett nel film di Paul McGuigan Appuntamento a Wicker Park. Varie le pellicole che l’hanno vista protagonista in Europa e in America: il film di Jon Turteltaub Il mistero dei Templari, al fianco di Nicolas Cage; il film francese candidato agli Oscar Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia, con Benno Fürmann; Io e Beethoven, con Ed Harris; l’ode a Nelson Mandela di Bille August, Il colore della libertà, con Joseph Fiennes e Anything for Her (Pour elle), del regista Fred Cavayé. Nella sua carriera ha recitato anche in Mr. Nobody, nel quale interpreta un doppio ruolo accanto a Jared Leto, Sarah Polley e Rhys Ifans, e Una tragica scelta del regista  Baltasar Kormákur, film indipendente sul commercio di organi, con Sam Shepard, Dermot Mulroney e Patricia Arquette. Kruger ha recentemente recitato al fianco di Djimon Hounsou nel film d’avventura francese Special Forces – Liberate l’ostaggio, diretto da Stéphane Rybojad.

 

JAKE ABEL (Ian) Ha appena terminato le riprese del film di Thor Freudenthal Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: Il Mare dei Mostri, il secondo capitolo della Saga di Percy Jackson. Il 2008 è stato per lui un anno molto fruttuoso, a partire dal ruolo interpretato nel film Strange Wilderness, prodotto da Adam Sandler, al fianco di Steve Zahn, fino alla parte di co-protagonista insieme a Marc Abraham nel film Flash of Genius, accanto a Greg Kinnear, Alan Alda, Dermot Mulroney e Lauren Graham. Flash of Genius ha vinto lo Sloan Award all’Hamptons Film Festival, dove Abel è stato premiato come attore emergente. Infine, Abel ha partecipato al film Tru Loved di Stewart Wade al fianco di Jane Lynch, pellicola d’apertura del 20mo Newfest Film Festival a New York.

Nel 2012 ha avuto una parte nel film Amabili resti, diretto da Peter Jackson con Saoirse Ronan, Mark Wahlberg e Rachel Weisz, mentre l’anno seguente lo abbiamo visto al fianco di Alex Pettyfer, Timothy Olyphant e Dianna Agron nel film di D.J. Caruso Sono il numero quattro. Nel suo curriculum figurano vari ruoli in serie televisive quali “ER”, “CSI: New York”, “Grey’s Anatomy” e “Supernatural”.

Abel ha iniziato la sua carriera d’attore a teatro, durante la sua adolescenza in Ohio. All’età di 15 anni la sua famiglia si è trasferita in South Carolina dove ha frequentato corsi di improvvisazione teatrale al Charleston Stage Theater. Vista la sua passione per la recitazione ha deciso di andare a Los Angeles dove ha intrapreso gli studi presso la assai nota Groundlings theater company. Attualmente risiede a Los Angeles.

 

WILLIAM HURT (Jeb) Vincitore di un premio Oscar ha guadagnato altre 4 nomination tra cui Miglior Attore per Dentro la notizia e Figli di un Dio minore. Grazie alla sua performance in Il bacio della donna ragno, Hurt ha ottenuto un Academy Award come Miglior Attore, ai BAFTA e al Festival di Cannes.

Recentemente ha condiviso con il resto del cast il premio ricevuto per Into the Wild, diretto da Sean Penn. Nel cast sono presenti anche Emile Hirsch, Marcia Gay Harden e Hal Holbrook. Per la sua interpretazione nel film di David Cronenberg, A History of Violence, Hurt ha ottenuto una candidatura agli Oscar come Miglior Attore non Protagonista, ricevendo critiche positive dal Los Angeles Film Critics Circle e dal New York Film Critics Circle. Il film è stato presentato al Festival di Cannes e al Toronto International Film Festival. Hurt era già stato visto al fianco di Isabella Rosselini nel film di Julie Gavras Late Bloomers, oltre che nel Robin Hood di Ridley Scott, con Russell Crowe e Cate Blanchett, e in The Yellow Handkerchief, con Maria Bello, proiettato al Sundance Film Festival nel 2009. Altri titoli che lo hanno visto protagonista sono L’incredibile Hulk, con Edward Norton; Prospettive di un delitto, con Dennis Quaid e Forest Whitaker; Mr. Brooks, con Kevin Costner e The Good Shepherd – L’ombra del potere, al fianco di Matt Damon, Robert De Niro e Angelina Jolie.

Il suo curriculum include anche: The King, Beautiful Ohio, Noise, The Village, The Blue Butterfly, Tuck Everlasting – Vivere per sempre, Ipotesi di reato, Due cuori & una cucina, Sunshine, Brivido caldo, Il grande freddo, Uno scomodo testimone, Gorky Park, Alice, Ti amerò… fino ad ammazzarti, Turista per caso, Un medico un uomo, La peste, The Simian Line, Il verdetto della paura, Un padre in prestito, Smoke, Confidenze ad uno sconosciuto, Jane Eyre, Michael, Dark City, Neverwas, The Big Brass Ring e La voce dell’amore.

Per le sue apparizioni sul piccolo schermo, Hurt ha ottenuto una candidatura agli Emmy Award® come Attore Protagonista  per la sua interpretazione del Segretario al Tesoro americano Henry Paulson nella serie prodotta dalla HBO “Too Big to Fail – Il crollo dei giganti” che racconta il tracollo finanziario del 2008, insieme a Paul Giamatti, Cynthia Nixon, Topher Grace e Tony Shalhoub. Nel 2009 Hurt guadagna una candidatura agli Emmy e ai Golden Globe per la sua partecipazione alla pluripremiata serie “Damages.”

Hurt è stato applaudito anche per la sua interpretazione di Captain Ahab al fianco di Ethan Hawke e Gillian Anderson nella miniserie “Moby Dick.” Sempre per la TV ha partecipato all’evento speciale della TNT “Nightmares and Dreamscapes”, la miniserie in onda su Hallmark “Frankenstein”; per la CBS ha fatto parte della serie “The Flamingo Rising” e “Master Spy: The Robert Hanssen Story”, e lo abbiamo visto su ScyFy in “Dune” e su Showtime in “Varian’s War.”

Durante la sua carriera ha preso parte a diversi programmi radiofonici, come lettore di romanzo mentre in TV ha “dato” la sua voce ai documentari “The Odyssey of John Dos Passos”, “Einstein: How I See the World” e al film To Speak the Unspeakable di Elie Wiesel.

Hurt si è diplomato alla Tufts University e alla Juilliard School of Music and Drama. Il suo esordio sul grande schermo è datato 1980, quando ha fatto la sua prima apparizione nel film di Ken Russell Stati di allucinazione. Ha trascorso i primi anni della sua carriera sui palcoscenici teatrali della scuola di recitazione, al Summer Stock Theatre, in spettacoli di avanguardia e nel complesso ha recitato in oltre 50 produzioni tra cui “Enrico V”, “5th of July”, “Amleto”, “Riccardo III”, “Hurlyburly” (per la cui interpretazione ha ricevuto una candidatura al Tony Award®), “My Life” (per cui ha vinto un Obie Award come Best Actor), “Sogno di una notte di mezza estate” e “Good”. Nel 1988 Hurt ha ricevuto il premio Spencer Tracy Award dall’UCLA.

 

 

  1. 3.      I FILMMAKER

 

ANDREW NICCOL (regista, scrittore) Probabilmente conosciuto soprattutto per aver scritto e diretto The Truman Show, con protagonista Jim Carrey. Il film ha ricevuto 3 candidature agli Oscar tra cui Miglior Sceneggiatura Originale e lo stesso Niccol ha vinto il premo ai BAFTA sempre per la Migliore Sceneggiatura. Niccol ha esordito come regista con il film di fantascienza da lui stesso scritto Gattaca, con Ethan Hawke e Uma Thurman, che gli ha fatto guadagnare un’altra nomination agli Oscar come Migliore Scenografia. Negli ultimi anni ha scritto, prodotto e diretto In Time, un thriller futuristico con Justin Timberlake e Amanda Seyfried. Precedentemente aveva scritto, prodotto e diretto Lord of War, interpretato da Nicolas Cage (che ha partecipato anche come produttore). Prima di tutto questo Niccol aveva curato la scrittura del testo originale di The Terminal di Steven Spielberg, per il quale ha svolto il ruolo di produttore esecutivo, pellicola che ha visto come protagonisti Tom Hanks e Catherine Zeta-Jones. Sempre come sceneggiatore, regista e produttore ha dato vita al film Simone, con Al Pacino.

Nato in Nuova Zelanda, Niccol è stato scrittore e regista pubblicitario a Londra prima di trasferirsi a Los Angeles e passare dagli spot al cinema.

 

STEPHENIE MEYER (scrittrice, produttrice) è autrice di best-seller e produttrice cinematografica. Ha conquistato il pubblico di tutto il mondo con le sue storie accattivanti e originali, in particolare con il successo internazionale de La Saga di Twilight, trasformato poi in una serie cinematografica di grande successo.

I libri della Saga di Twilight, che hanno venduto oltre 100 milioni di copie in oltre 50 Paesi e sono stati tradotti in 37 lingue, hanno permesso all’autrice di essere in testa alle classifiche di vendita per tutto il 2008 e 2009 in America, con oltre 29 milioni di copie vendute nel 2008 e 26,5 milioni nel 2009. Nel 2008 il nuovo romanzo di Stephenie Meyer L’ospite (The Host) ha occupato il primo posto nella classifica del New York Times e del Wall Street Journal. In seguito a questi enormi successi letterari nel 2008 è stata eletta Scrittice dell’Anno da USA Today: complessivamente i suoi libri sono stati in testa alle classifiche del New York Times per ben 303 settimane.

Nel 2011 la Meyer ha fondato la casa di produzione Fickle Fish Films insieme alla sua socia Meghan Hibbett. Sull’onda dell’entusiamo in seguito all’adattamento dalla carta allo schermo del suo best-seller, la Meyer ha deciso di aiutare diversi autori nello sviluppo di film a partire da testi scritti. Meyer e Hibbett hanno quindi inziato a seguire giovani registi per produrre i loro intelligenti e divertenti lavori, scovando al contempo nuovi talenti letterari. La Meyer ha recentemente annunciato la produzione da parte della sua società di un adattamento del romanzo di LoisDuncanDownaDarkHall. 

La Fickle Fish ha trascorso gran parte del 2011 nella produzione degli ultimi due capitoli della saga di Twilight, BreakingDawn Parte 1 e Parte 2 oltre che nell’adattamento per il cinema del best-seller di ShannonHaleAustenland, diretto da Jerusha Hess con Keri Russell, Brett McKenzie, Jennifer Coolidge, JJ Feild e Jane Seymour. .

Stephenie Meyer ha conseguito il diploma in letteratura inglese alla Brigham Young University. Vive attualmente in Arizona con suo marito e i suoi figli.