Buongiorno papà – interviste ai protagonisti – Gialllini,Grimaudo, Rosabell

INTERVISTA A NICOLE GRIMAUDO

 Chi è la Lorenza che lei interpreta?

E’ un’insegnante di educazione fisica, insegna scienze motorie, il suo mondo è quello dei ragazzi che incontra ogni giorno e verso di loro è naturalmente portata al dialogo e allo scambio. Quando incontra Andrea, un ragazzone 38enne pieno di vitalità, con un bel lavoro, tante donne, un’intensa vita notturna, lo identifica agli antipodi rispetto all’uomo che vorrebbe incontrare perché gli appare viziato e incapace di rapportarsi alla figlia che scopre di avere. Presto però Lorenza diventerà il punto d’incontro tra lui e la ragazzina fino a riuscire a farli comunicare e a far parlare loro la stessa lingua. Ovviamente, come nelle migliori commedie romantiche, anche i due mondi lontani del mio personaggio e di Andrea si ritrovano vicini: quando lui cambia atteggiamento verso sua figlia e verso l’amore si modifica il suo modo di rapportarsi verso chi può dargli qualcosa in più, appena prende atto della voglia/necessità di fermarsi e di godersi una realtà diversa lui e Lorenza si avvicinano davvero e profondamente.

Crede che si tratti di un tipo di commedia insolita rispetto a quelle che si vedono ultimamente?

Sì, sembra destinata ad un pubblico soprattutto giovanile ma è rivolta anche agli adulti, non parla solo di rapporti genitori- figli ma anche di amicizia e amore, è un racconto dell’uomo di oggi attraverso una storia attuale che attraverso un rapporto delicato ripropone aspetti molto contemporanei. E’ un film destinato idealmente a tutti, ogni generazione può ritrovarvi qualcosa che assomiglia alle proprie dinamiche, a partire dai ragazzi, per perseguire con i genitori e il loro rapporto coi figli fino a quelli piuttosto avanti con gli anni che vorrebbero essere più giovani e giovanili. Viene affrontato un tema particolarmente attuale: oggi gli uomini difficilmente vogliono assumersi delle responsabilità importanti, la nuova e bizzarra famiglia allargata che viene riproposta in scena dà vita a gag esilaranti ma mostra anche la disperata ricerca di Andrea e di sua figlia di ritrovarsi e la bellezza e la magia di essere padre scoperta dal protagonista.

Come si è trovata con Edoardo Leo?

Conosco Edoardo da molto tempo, ci siamo incontrati diversi anni fa mentre eravamo entrambi in tournée con due diversi spettacoli teatrali, poi abbiamo recitato insieme più recentemente in una miniserie poliziesca girata da Monica Vullo per Mediaset con Claudio Amendola protagonista, ci siamo sempre seguiti a distanza. Quando ho visto il suo primo film da regista l’ho chiamato commossa perché avevo sentito il forte talento di un attore in grado di fare bene il regista. In questa occasione mi stuzzicava l’idea di lavorare con lui e con Raoul Bova con cui avevo recitato nella prima serie tv di Ultimo diretta da Stefano Reali quando avevo solo 19 anni, mi faceva piacere comunque l’idea di ritrovarmi in un film dove il copione “reggeva” bene sia nelle parti commoventi, emotivamente più toccanti, che nelle situazioni di commedia. Mi piaceva la possibilità di raccontare la durezza di una donna come Lorenza che poi si ammorbidisce col tempo, l’opportunità di portare in scena due persone come lei e Andrea che si vengono incontro pur essendo molto diverse tra loro e il fatto che l’amore possa cambiare la visione di noi stessi e della vita.

Che rapporto si è creato con Rosabell Laurenti Sellers?

L’avevo già vista recitare in cinema e tv, è un’italiana che ha vissuto a lungo negli Stati Uniti e ha già uno sguardo internazionale, mi piace molto, avevo lavorato con lei qualche anno fa in una puntata della serie Rai Medicina generale e avevo capito subito che era bravissima e sarebbe andata lontano. Io ho iniziato a lavorare alla sua età e in lei mi ci ritrovo molto, mi commuove vedere qualcuno che si divide tra scuola e set affrontando gli impegni con serietà, mettendoci l’anima ed entrando in contatto pienamente e consapevolmente con il proprio mestiere.

Che cosa pensa invece di Marco Giallini?

Avevo già recitato con lui nella serie tv Medicina generale e nella fiction Il Mostro di Firenze ma in questo film ci siamo incrociati in scena soltanto nella parte finale, posso solo dire che è un attore riesce a farti piangere e ridere come pochi altri, ha una vena comica rara e che anche in questa occasione sul set lui è stato molto piacevole e divertente.

 

 

INTERVISTA A MARCO GIALLINI

Che cosa l’ha convinta di questo progetto?

Mi era piaciuto molto il primo film di Edoardo Leo, lui ed io siamo amici da tempo e avevo sempre seguito il suo lavoro di interprete, quando ho letto il copione di Buongiorno papà, “rimediando” questo personaggio del nonno, all’inizio gli ho detto: “Ma tu sei pazzo, proprio ora che sono arrivato a vedere i frutti di tanta gavetta mi offri la parte di un anziano?”. Poi con l’aiuto della mia agente, di Raoul e dello stesso Edoardo mi sono reso conto che era in teoria possibile vedere in scena un cinquantenne diventato nonno a  34 anni in quanto padre a 18 anni di una figlia che poi ha avuto una bambina quando ne aveva 16. Edoardo mi ha fatto diventare un nonno “freak”, di un’età superiore alla mia attuale, ma quando avevo vent’anni ho vissuto da vicino gli anni’80 e non i ’70 come il mio personaggio. Mi piaceva il fatto che lui fosse un musicista sui generis, un po’scalcinato: aveva inciso all’epoca un solo disco di successo con il suo gruppo “Enzo e i giaguari”, e vive “di rendita” sull’eco di quell’unico brano che si chiamava Il ribelle che fa “scialallalà, che poi io stesso ho inciso con la strumentazione e l’orchestrazione anni ’70.

Chi è l’Enzo che lei interpreta e che cosa gli accade in scena?

E’ un “freakkettone” fuori tempo massimo che offre diversi  spunti divertenti ma anche momenti di tenerezza, è un nonno stravagante che accompagna sua nipote Layla dal padre Andrea e si stabilisce con lei nella sua casa dove, data l’ulteriore presenza dell’amico Paolo interpretato da Edoardo, si ritrovano tutti piuttosto impossibilitati a livello di spazio. Enzo interagisce con Layla in modo tenero – incarnando un po’ il papà che lei non ha mai avuto – e con Andrea in modo bonario, ridanciano e leggero, ma anche con sentimento, ad esempio quando ricorda la propria figlia scomparsa o quando lo commuove dicendo delle cose importanti sia a lui che a sua nipote.

Quali sono le caratteristiche di Edoardo Leo che le sono piaciute?

Edoardo si è circondato di professionisti coi fiocchi, a partire dal direttore della fotografia Arnaldo Catinari, e ha superato molto bene l’impatto con la regia e la direzione della troupe potendo contare  sull’apporto di persone più esperte di lui, si era strutturato in modo adeguato e dava gli input giusti per fare arrivare la recitazione dove voleva. L’ho trovato da subito molto sicuro di sé e mi sono messo al suo servizio, sapevo quanto questo film fosse importante per lui. Sono arrivato sul suo set due giorni dopo aver finito di girare Una famiglia perfetta di Paolo Genovese: pur di poter contare su di me Edoardo aveva rinviato la lavorazione di qualche settimana e questa decisione mi ha colpito moltissimo perché evidentemente per il mio ruolo vedeva e voleva soltanto me.

Come si è trovato con gli altri attori?

Bova ed io siamo amici da quasi 20 anni, da quando nel 1994 avevamo recitato insieme in teatro la commedia Messico e nuvole di Angelo Orlando, abbiamo continuato a frequentarci e nel tempo c’è stata anche l’ipotesi, poi sfumata, di lavorare ancora insieme. Questa volta Raoul ha la possibilità di mostrare sia le sue doti di interprete romantico che quelle di attore di commedia: non l’avevo mai visto così comico, l’ho trovato ad esempio particolarmente bravo ed efficace in una scena con Nicole Grimaudo in cui doveva mimare una leggera menomazione fisica. Rosabell Laurenti Sellers si è rivelata un’attrice già molto dotata e sensibile, è stata diligente e rispettosa nei miei confronti, come se fosse davvero mia nipote o mia figlia (il che, ribadisco, sarebbe stato più veritiero da un punto di vista anagrafico..) si è creato un rapporto tale per cui lei mi considerava un genitore-amico particolarmente affidabile.

C’è stato qualche momento che l’ha divertita in modo speciale?

Sì, c’è una scena in cui l’Enzo che interpreto, soffrendo di sonnambulismo, si aggira in casa in mutande continuando a fare domande ad alta voce a chi gli si avvicina, urlando frasi insensate ed esigendo risposte immediate: “Matriciana o carbonara”?”, “Rolling Stones o New Trolls?” per poi, intimare regolarmente: “Devi dire sempre New Trolls…”. E tutti in casa rimangono allibiti perché dopo averli svegliati li ammonisce: “Non ci provare, questa volta non la passi liscia”.

Che tipo di commedia è secondo lei Buongiorno papà?

E’ un po’romantica oltre che brillante, perché accanto al divertimento offre varie occasioni di riflessione sui rapporti tra padre e figlia o nonno e nipote, ma si può dire che a suo modo nasca un’amicizia anche tra l’Enzo che io interpreto e l’Andrea di Raoul. Nasce un bel rapporto anche tra nonno Enzo e Paolo, il miglior amico di Andrea: è lui la persona con cui questo mio rocker in disarmo stringe maggiore confidenza.

 

 

INTERVISTA A ROSABELL LAURENTI SELLERS

Come sei stata coinvolta in questo progetto?

Avevo già recitato in varie produzioni della IIF per la tv e per li cinema come Anna Frank, Agata e Ulisse, Ex e Femmine contro maschi e il produttore Fulvio Lucisano, durante la fase del casting, ha consigliato Edoardo Leo di incontrarmi e di sottopormi ad un provino che per fortuna è andato benissimo. Il mio personaggio si chiama Layla come la canzone omonima di Eric Clapton, è cresciuta con sua madre e suo nonno, l’eterno rockettaro Enzo (Marco Gialllini) e quando muore sua madre decide di andare a cercare con lui il padre che non ha mai conosciuto, l’Andrea interpretato da Bova. Lo segue, gli si presenta a casa rivelandogli chi è, ma in un primo tempo quando lei si trasferisce da lui con il nonno Andrea non le crede, la vede ai suoi antipodi come modo di essere, non sopporta la convivenza e non vuole saperne di avere tra i piedi una figlia di 17 anni di cui non sospettava l’esistenza. In un primo momento Layla, vedendo dall’esterno la vita superficiale che conduce, si ritrova a disprezzare suo padre ma col tempo inizia a rendersi conto che si sta legando affettivamente a lui che a sua volta proverà a cambiare grazie a lei. Layla a un certo punto gli dice: “Io non so fare la figlia e tu non sai fare il padre”. Andrea le propone: “Impariamo insieme”. Fino a quando i due non cercheranno di vivere insieme in armonia.  

Che cosa ti è piaciuto del tuo personaggio, l’hai sentita vicina a come sei davvero nella vita?

Layla ha sicuramente delle cose in comune con me per l’aspetto fisico, porta i capelli come li porto io, anche se in scena appaio truccata come una punk, sembro un po’ fuori di testa, lontana da quella che sono davvero nella vita. Nel personaggio ho potuto mettere del mio, indosso abiti che provengono dal mio vero guardaroba e che sono sembrati giusti per Layla. Da un punto di vista psicologico io e lei siamo opposte, è stato fatto un bel lavoro per tirarmi fuori certi aspetti meno timidi e più aggressivi che servivano in scena. Io sono più riservata e discreta di Layla che è molto più estroversa di me, ma la sua è una finta aggressività che lei adopera per nascondere la sua sensibilità e la sua vulnerabilità. Sul set seguivo tutto quello che mi diceva Edoardo e ho trovato il modo di combinare le cose, di metterle insieme e creare una ragazza diversa da me nella sua complessità. Sono nata a Los Angeles dove ho vissuto fino a quando avevo tre anni prima di spostarmi con la mia famiglia a New York iniziando a recitare a 7 anni al teatro La Mama. Quando un anno dopo ci siamo trasferiti  a Roma, i miei genitori mi hanno messo in condizione sia di recitare che di continuare a frequentare normalmente la scuola, ho girato diverse fiction e vari film e in futuro, appena avrò finito il liceo, mi piacerebbe riprendere contatto con il teatro. Quando ho girato questo film ho perso due mesi di lezioni ma poi ho recuperato presto tutto, studiando tutto quello che non avevo potuto imparare mentre ero sul set. E’ stato faticoso perché ho dovuto fare tutto in poco tempo, mentre giravo non ce la facevo proprio a concentrarmi.

Che rapporto si è creato con Edoardo Leo?

Fin da quando ci siamo incontrati per leggere il copione con Raoul Bova nelle settimane che precedevano le riprese Edoardo mi ha trattato alla pari e questo mi ha fatto molto piacere, sono riuscita ad esprimermi in libertà ma facendo sempre molta attenzione alle sue indicazioni e ai suoi consigli, mi capitava anche di improvvisare fuori dal copione, spesso nei momenti  buffi quando dovevo insultare e picchiare qualcuno fino a sembrare un’isterica era lui a incitarmi a lasciarmi andare tranquillamente altrimenti sarei stata molto più discreta e guardinga.

E come si è trovata con Raoul Bova?

Benissimo, ogni giorno, ovunque ci trovassimo, appena finivamo le riprese eravamo presi d’assalto da una marea di ragazzine in delirio per lui, quando abbiamo girato alcune scene ad Orvieto eravamo assediati anche quando eravamo in albergo, ero molto impressionata, tutte volevano toccarlo, chiedergli l’autografo e volevano sapere da me qualcosa che riguardasse Raoul ma io ero riservata e reticente. Lui può contare su un pubblico molto “trasversale”, è riuscito a conquistare ogni tipo di generazione. Prima delle riprese avevamo lavorato a lungo provando a tavolino insieme a lui e ad Edoardo e tra noi era subito nato un bel rapporto di familiarità, è stato sempre molto carino, mi ha aiutato molto, con lui mi sono sentita sempre a mio agio, protetta ed apprezzata.

Che compagno di lavoro è stato invece Marco Giallini?

E’ stato l’intrattenitore per eccellenza del set, durante le pause tra una ripresa e l’altra ci faceva morire dal ridere tutti perché improvvisava cose assurde, è simpaticissimo. Avevo già recitato con lui da bambina in Bulgaria nella fiction Fuga verso la libertà ma quando mi ha incontrato la prima volta su questo nuovo set non mi ha riconosciuto.  Soltanto in un secondo momento mi ha ricordato come la bambina dell’epoca che in quella serie tv ero la figlia di un ebreo ma cristiana che subiva varie peripezie mentre lui interpretava un gerarca fascista che mi rapiva chiedendo un riscatto. Ritrovarlo ai nostri giorni, nei panni di mio nonno è stato divertentissimo.

Ricordi qualche momento particolare della lavorazione?

C’è una scena in cui Marco ed io entriamo in bagno mentre Edoardo è seduto sul water, non riuscivamo mia a completarla perché io e Edoardo scoppiavamo regolarmente a ridere. Poi l’ultima sequenza del film, girata in ordine cronologico, l’abbiamo ideata tutti insieme lì, sul campo, è stata rielaborata dal vero e mi ha fatto molto piacere poter contare su una creatività comune. C’è stato un bel lavoro di gruppo, abbiamo pensato a diversi modi di realizzarla e poi abbiamo scelto la scena migliore tra tutte, sapevamo che era l’ultima sequenza della storia e che doveva essere perfetta.

Che tipo di film è secondo te Buongiorno papà?

Si tratta comunque di un livello di commedia alto, non è “gettata via”, ma è particolarmente curata, sia in fase di scrittura che di realizzazione. Credo sia un film che oltre a divertire possa essere in grado di offrire anche molte emozioni che abitualmente le commedie italiane non danno, varie persone che l’hanno già visto si sono commosse tanto.

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