21 Febbraio “Gangstar Squad” – curiosità

 

21 Febbraio  “Gangstar Squad”   film diretto da Ruben Fleischer  con protagonisti  Josh Brolin, Ryan Gosling, Sean Penn, Emma Stone, Robert Patrick, Michael Peña, Giovanni Ribisi e Anthony Mackie

 

Los Angeles, 1949. Lo spietato gangster di Brooklyn Mickey Cohen (Sean Penn) fa il bello e il cattivo tempo in città, raccogliendo guadagni illeciti dalla droga, dalle armi, dalla prostituzione e dalle scommesse. E tutto questo avviene non solo con l’aiuto dei suoi sicari, ma anche con quello di politici e agenti corrotti. Questo potrebbe intimidire perfino il più coraggioso e duro poliziotto di strada… ma non la piccola e segreta squadra del LAPD (Los Angeles Police Department) guidata dal sergente John O’Mara (Josh Brolin) e dal sergente Jerry Wooters (Ryan Gosling), decisi a tutto pur di catturare Cohen.

Diretto da Ruben Fleischer, “ Gangster Squad” racconta gli avvenimenti che hanno accompagnato gli sforzi della polizia di Los Angeles per contrastare il potere del più spietato boss mafioso di tutti i tempi. Il film è interpretato dai candidati agli Oscar® Josh Brolin (“Milk”, “Il Grinta”) e Ryan Gosling (“Half Nelson”, “Blue Valentine”) e dal premio Oscar® Sean Penn (“Milk”, “Mystic River”) nel ruolo di Mickey Cohen. Nel film anche il candidato agli Oscar Nick Nolte (“Warrior”, “Affliction”), Emma Stone, Anthony Mackie, Giovanni Ribisi, Michael Pena, Robert Patrick e Mireille Enos.

La sceneggiatura è di Will Beall, basata sul libro Gangster Squad di Paul Lieberman e i produttori sono Dan Lin, Kevin McCormick e Michael Tadross. I produttori esecutivi sono Ruben Fleischer, Paul Lieberman e Bruce Berman.

Fleischer ha voluto con sé i suoi collaboratori di sempre, lo scenografo Maher Ahmad e i montatori Alan Baumgarten e James Herbert, oltre al direttore della fotografia premio Oscar Dion Beebe (“Memorie di una Geisha”) e la costumista candidata all’Oscar® Mary Zophres (“Il Grinta”). Le musiche sono del compositore Steve Jablonsky.

             

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA PRODUZIONE

 

 

Sergente JOHN O’MARA

Non stiamo risolvendo un caso.

Stiamo andando in guerra.

 

Nessun nome.  Nessun distintivo.  Nessuna pietà.

            “Gangster Squad” è una storia ricca di azione che parla di redenzione, di giustizia, di uomini che vogliono riprendersi ciò che è loro, e dell’impegno oltre ogni limite che dimostrano per salvare la città che amano, la Città degli Angeli.

Per difendere la legge a Los Angeles, i membri della ‘gangster squad’ – un piccolo gruppo di poliziotti del LAPD incaricati segretamente di catturare il più pericoloso signore del crimine della città, Mickey Cohen – devono infrangerla.  “Gangster Squad”, che è basato su fatti reali, è ambientato nel 1949, età d’oro di Hollywood, ma anche periodo di grandi disordini.  Cohen controlla la città e ha sul suo libro paga i funzionari governativi locali.  Ci vuole fegato per porre fine al suo dominio, anche perché non ci sarà alcuna gloria.

Ruben Fleischer, regista e produttore esecutivo del film, era impaziente di immergersi in quel mondo. “Erano anni davvero eccitanti: gli anni del dopoguerra, eleganti, art-decò, quando la città stava rinascendo e iniziava ad espandersi”, afferma.  “C’era ancora l’emozione della vittoria della guerra, gli uomini che tornavano a casa e l’economia in ascesa.  Sono sempre stato affascinato da quel periodo, e quando mi hanno offerto I’opportunità di raccontarlo ho accettato subito”.

            “Ruben ha voluto imprimere una svolta al genere, applicando la sua estetica contemporanea e dando un taglio moderno ad una storia che si svolge nel passato, quando i buoni erano costretti ad agire come criminali per ristabilire la legge”, afferma il produttore Dan Lin.

            E gli uomini della ‘gangster squad’ lo hanno fatto, scatenando una guerra senza quartiere contro Cohen, anche se il loro modo di agire non era esattamente quello previsto dai regolamenti.

            Josh Brolin, che interpreta il sergente John O’Mara, capo della squadra, dice: “Nel film, il mio personaggio è tornato dalla Seconda Guerra mondiale, dove ha combattuto perché il suo paese, e tanti altri, potessero conservare la loro indipendenza. E’ stato un eroe. Poi torna a casa, a L.A., e trova che Mickey Cohen sta trascinando nel fango l’onore della sua città, così non ha problemi a dire di sì quando il suo capo gli chiede di schierarsi.  E poiché O’Mara e gli altri operano sotto copertura, non devono preoccuparsi che qualcuno faccia loro causa, si comportano esattamente come i criminali che perseguono, perché è l’unico modo per sconfiggerli”.

            “Sono uomini in qualche modo costretti a questo comportamento, perché tutti intorno a loro sono compiacenti o peggio e non è facile stare dalla parte giusta della legge”, aggiunge Ryan Gosling, che interpreta un poliziotto inizialmente restio ad unirsi al gruppo.  “Alcuni di loro non vogliono restare a guardare mentre la loro città viene conquistata dalla malavita e decidono di darsi da fare, altri non sopportano l’ingiustizia e altri ancora, come il mio personaggio, entrano nel gruppo perché la questione è diventata personale”.

            “Bisognava fare qualcosa”, dice Lin. “I gangsters si erano impadroniti di New York e Chicago, e L.A. era il loro prossimo obiettivo.  Era un territorio vergine e il sogno di ogni criminale: cieli azzurri, spiagge assolate e belle ragazze”.

            Emma Stone, che interpreta un’aspirante attrice diventata la donna di un boss, ha amato subito la storia quando ha letto la sceneggiatura. “C’è un’atmosfera romantica, misteriosa e nostalgica che si mescola a tanta azione e suspense. Mi sono sentita immediatamente immersa in quel tempo e in quel luogo”.

            Il film è basato sul libro dello scrittore e giornalista del Los Angeles Times Paul Lieberman,  Gangster Squad, un resoconto non romanzato di quella che l’autore definisce “la battaglia per Los Angeles”, combattuta dalla polizia contro gli uomini di Cohen dalla metà degli anni ’40 fino agli anni ‘50.  La sceneggiatura è stata scritta da Will Beall, ex detective della omicidi del LAPD.

“Di questi uomini mi ha colpito il fatto che abbiano messo a rischio la loro vita non per un riconoscimento, una medaglia o per soldi, ma solo ed esclusivamente per il futuro della città”, afferma Beall. 

“Ho sempre desiderato realizzare un film di gangster”, dice il produttore Michael Tadross. “Humphrey Bogart, Jimmy Cagney, George Raft – li amavo tutti.  La sceneggiatura di Will rievoca quel genere e quegli anni fin dalla prima pagina e le storie e le persone che Lieberman ha raccontato sono proprio incredibili.  Volevamo girare un vero gangster movie, ma per il pubblico di oggi”.

 “Il libro e gli articoli scritti da Paul per il L.A.Times che ne sono all’origine, coprono un ampio arco di tempo, ma il punto di partenza della nostra storia è stato il momento in cui  Bill Parker è diventato capo della polizia e ha cercato di ripulire la città”, afferma il produttore Kevin McCormick.

Secondo Lieberman, “La città di Los Angels era un avamposto polveroso all’inizio del XX secolo, poi è passata attraverso il proibizionismo degli anni ’20 e infine è stata il centro dello sviluppo dell’aviazione e dell’industria bellica durante la Seconda Guerra mondiale. Alla fine degli anni ’40 era una grande e disordinata città moderna con quattro milioni di abitanti, pronta per diventare l’obiettivo della mafia della costa orientale. Così quando William Parker è diventato Capo della Polizia era un momento critico. Parker era una persona priva di umorismo, esigeva il massimo rispetto della disciplina e voleva porre fine alla corruzione”.

Interpretato da Nick Nolte, “Whiskey Bill” Parker non è un uomo che vuole combattere il vizio, come molti prima di lui; vuole eliminare la corruzione e questo significa affrontare il nemico pubblico numero uno, Mickey Cohen, interpretato da Sean Penn.

“Ho pensato che sarebbe stato un bel film di gangster vecchia maniera, con attori che stimo molto”, dice Penn.  “E mi sono convinto subito dopo aver incontrato Ruben Fleischer”.

“I personaggi e gli straordinari attori che hanno accettato di interpretarli, il racconto, il fatto che sia legato alla storia della città, e soprattutto che sia il mio genere preferito, tutto ha contribuito ad appassionarmi alla realizzazione di questo film”, dice sorridendo Fleischer.

 

SGT. JOHN O’MARA

Devo reclutare della gente per questa nuova unità…

Una piccola squadra, cinque, forse sei persone…

Daremo la caccia a Mickey Cohen.

 

            Poiché la corruzione è diffusa ad ogni livello, Parker non può scatenare l’intera forza del LAPD contro Mickey Cohen e la sua banda o dar loro la caccia apertamente, quindi si affida al lavoro segreto di pochi poliziotti per indebolire l’azione del criminale.  L’ordine non è di effettuare perquisizioni e arresti, piuttosto di tagliare i canali dai quali Cohen trae la sua ricchezza, muovendosi in modo anonimo, spietato, efficiente, usando qualsiasi mezzo.  Non vogliono assicurarlo alla giustizia.  Vogliono assicurarsi che sia fatta giustizia.

            Per dirigere questo gruppo clandestino, Parker sceglie un uomo che non ha problemi a prendere in mano la situazione.  E’ Josh Brolin ad interpretare il ruolo del sergente John O’Mara, un uomo che è tornato dalla guerra e non riesce ad adattarsi a vivere in tempo di pace.

            “Sono californiano di settima generazione e sono nato a Los Angeles, quindi sono molto orgoglioso della mia città”, afferma Brolin.  “E per questo mi sento vicino a O’Mara.  Mi è piaciuto il fatto che anche se non si preoccupa di seguire tutte le regole e non ama la burocrazia, ha principi molto saldi; vede i torti che devono essere raddrizzati ed è convinto di poter cambiare le cose”.

            “O’Mara è una persona onesta e responsabile ed è tornato a casa dopo che gli americani hanno sconfitto la coalizione nemica”, dice Fleischer.  “Non sopporta che il male si sia impadronito della sua città, corrompendola con il gioco d’azzardo, la prostituzione e la droga. Quindi accetta la sfida di Parker, anche se questo significa mettere a rischio la sua vita e quella della sua famiglia”.

“Sente il dovere di far diventare il mondo un posto migliore, ma si rende conto che molti non la pensano nello stesso modo”, osserva McCormick.  “E’ molto rigido, ma è proprio questo che lo rende speciale agli occhi di Parker”.

            O’Mara preferisce lavorare da solo e a modo suo, è una specie di ribelle solitario.  “La sceneggiatura dice che O’Mara ha un mento così duro che ci si può rompere il pugno colpendolo”, ricorda Fleischer.  “E quando guardi Josh, lui è all’altezza; sembra venire direttamente da quegli anni ed interpreta il ruolo con un tranquillo e misurato stoicismo che esprime nel contempo una grande forza”.

Per eliminare Cohen, O’Mara dovrà lavorare a stretto contatto con un team che lui stesso è incaricato di mettere insieme.  “Raduna un piccolo gruppo di disadattati come lui”, dice Brolin, “gente che si trova a svolgere mansioni inferiori allo loro capacità proprio perché sono dei ribelli, ma che sono in grado di fare il loro lavoro, a volte in modo molto brutale”.

Il primo al quale  si rivolge è il sergente Jerry Wooters, un solitario di indole diversa, interpretato da Ryan Gosling.  “Fino ad ora O’Mara ha sbattuto la testa contro un muro, si è dato da fare ad arrestare gente che veniva rilasciata dopo qualche ora, mentre il mio personaggio osservava la situazione senza prendervi parte”, afferma Gosling.  “Anche lui è tornato dalla guerra e ha scoperto che la città era sott’acqua, ma, come dice nel film, mentre O’Mara ha preso un secchio, lui ha preso un costume da bagno”.

Per questo Wooters all’inizio non accetta l’invito di O’Mara.  “Non ha alcuna intenzione di fare l’eroe”, continua l’attore.  “Non ci pensa proprio.  Sente di aver fatto il suo dovere in guerra e a Los Angeles c’è tanta, troppa corruzione, cerca solo di starne fuori, di restare vivo”.

“Ryan è davvero carismatico, divertente da vedere”, dice Fleischer.  “Ha dato spessore ad un uomo disincantato, che si perde nell’alcol e nelle donne.  Ma poi avviene qualcosa di terribile che lo fa sentire coinvolto in questa nuova guerra e capisce che è in gioco la città e che ha il dovere, come cittadino e come poliziotto, di fare qualcosa”.

“Wooters non viene scelto perché è un buon tiratore o un tecnico”, aggiunge Gosling.  “Ma perché ha istinto e sa come sopravvivere”.

            Ma Jerry Wooters ha un altro motivo che lo spinge a tenere d’occhio Cohen: Grace Faraday, la donna con cui il gangster si fa vedere in giro.  Malgrado il rischio che corre, Wooters la trova irresistibile e anche Grace è attratta da lui.

Emma Stone ha amato subito il ruolo e il fatto di tornare a lavorare con Fleischer, che l’aveva già diretta in “Zombieland”.  “Ci siamo incontrati e abbiamo parlato a lungo della storia e del personaggio e io ho detto ‘Certamente, facciamolo’”, ricorda Stone.  “Adoro Ruben, è pieno di entusiasmo e le sue inquadrature sono bellissime”.

Emma Stone sottolinea che il suo personaggio, una creazione dello sceneggiatore Will Beall, “è arrivata a Hollywood per diventare una star.  Non un’attrice, una star”.  Ovviamente le cose non sono andate così.  “L’ho immaginata con la gente che sta intorno a Mickey, l’essere al fianco di un uomo così potente le fa guadagnare l’ammirazione che cercava, la convince che va tutto bene.  Ora, anche se si sente in trappola, sa benissimo che, senza di lui, sarebbe sul marciapiede”.

“Emma non è solo l’attrice più intelligente e divertente con cui abbia mai lavorato, è anche una persona da cui non riesci a distogliere lo sguardo quando la vedi sullo schermo e ha quel fascino particolare che il ruolo chiedeva”, dice Fleischer.  “Il triangolo amoroso tra Grace, Mickey e Jerry è complicato—non si è sicuri delle motivazioni di ognuno.  Ma sia Grace che Wooters stanno cercando una via di uscita, sono anime che si completano.  Tra loro è scoppiata una scintilla e sanno benissimo quanto  questo sia pericoloso”.

Ma Grace e Wooters sono abbastanza pragmatici da capire che il loro non è un semplice flirt, ma che stanno rischiando la vita.  Mickey Cohen è un criminale, ma ha anche un’immagine pubblica e non bisogna mettersi di traverso sulla sua strada… che si tratti di affari o piacere.  E’ di una crudeltà senza limiti, ogni infrazione è un tradimento per cui si paga un prezzo altissimo.  Ma possiede anche l’innegabile carisma che deriva da un grande potere.

Secondo Lin, “Cohen, nella vita reale, era eccessivo, era un gangster, ma un gangster di Hollywood.  Era divertente, amava parlare con i giornalisti e, in pubblico, si comportava come una di quelle star del cinema che cercava di avvicinare e corteggiare.  Ovviamente, in privato, era il male assoluto”.

“Quando ho pensato di portare il film sullo schermo, il ruolo intorno al quale sembrava girare tutto il resto era Cohen, il cattivo, una personalità straripante, e mi è venuto subito in mente Sean Penn, quindi averlo davvero con noi è stato magnifico.  Mickey è un personaggio dinamico, memorabile, inquietante e Sean ha la solennità, l’intensità e lo humor per interpretarlo”, ricorda Fleischer.

“Ho evitato di tratteggiare il personaggio alla lettera perché il vero Mickey Cohen sarebbe stato simile ad Al Capone, di cui De Niro ha fatto un’interpretazione secondo me memorabile in ‘The Untouchables’. Poi il grande pubblico non conosce Mickey Cohen ed imitarlo nel look o nel comportamento sarebbe stato solo un peso che ci saremmo portati dietro”, afferma Sean Penn.  “Ho pensato che sarebbe stato più interessante lasciare emergere qualche scorcio del suo passato, come quando era stato campione di pugilato, ma lo stile di allora era più primitivo di quello attuale e Cohen era primitivo sotto molti aspetti”.

“Sean ha dato vita a un uomo che nella realtà e nel racconto in qualche modo romanzato su di lui, ha un  ego spropositato ed è molto pittoresco”, sostiene McCormick. “Cohen aveva i suoi addetti stampa, possedeva una sua sartoria e non indossava mai lo stesso abito due volte, e aveva sempre donne statuarie al suo braccio. L’interpretazione che Sean fa dell’uomo è affascinante.  Quando i film di gangster erano molto popolari, quegli uomini erano sempre personaggi seduttivi e credo che Sean abbia dimostrato di avere la stessa capacità di ipnotizzarci”.

“C’è qualcosa di molto interessante e coinvolgente nel modo in cui Sean interpreta Mickey Cohen”, aggiunge Brolin.  “Quando lo osservavo girare una scena non potevo fare a meno di ammirarlo, anche se il mio personaggio disprezza lui e tutto ciò che rappresenta.  Sean riesce a fare di Cohen un uomo affascinante anche quando compie azioni terribili”.

Poiché Cohen, O’Mara, Wooters e pochi altri personaggi sono liberamente ispirati a persone reali, Lin commenta: “Ci siamo presi qualche libertà con la storia, come si fa nei film, ma per rendere omaggio alla gente reale, sentivamo che era importante per i nostri attori sapere cosa era realmente accaduto.  Abbiamo voluto che il cast sapesse che sono esistiti vari gruppi in diversi periodi—la Hat Squad, l’Intelligence Squad, e la Gangster Squad.  Nick Nolte, che interpreta Parker, era un bambino all’epoca in cui è ambientato il film, ma sapeva molte storie su questi gruppi di poliziotti”.

“Los Angeles garantiva ottimi profitti”, ricorda Nolte.  “Parker era intelligente, un buon capo. Si era scontrato con Bugsy Siegel, di cui Cohen era il vice e che, quando  Bugsy si era trasferito a  Las Vegas, aveva ereditato L.A.  Il film inizia nel periodo in cui Cohen è all’apice del suo potere, controlla Sunset Strip, e Parker cerca di contrastarlo”.

Pur avendo tanti poliziotti a disposizione, Parker sceglie una strategia diversa.  “Non deve semplicemente affrontare dei criminali, è la società che non funziona più”, sostiene Nolte.  “Vede che anche O’Mara si sente oltraggiato da come vanno le cose e spera di poter usare questo sentimento per cambiare la situazione”.

“Nick è uno dei migliori di tutti i tempi”, dice Fleischer.  “Non si può pensare a uno più duro di lui a capo di questa squadra di macho.  La sceneggiatura lo descrive come Riccardo Cuor di Leone e Nick è senza dubbio all’altezza”.

“Ho lavorato alcune volte con Nick negli ultimi 25 anni”, afferma Tadross, “e non c’è nessuno meglio di lui, è una vera leggenda”.

Anche se è il capo a chiedere a O’Mara di mettere insieme una squadra, la persona che aiuta il sergente a scegliere ogni singolo membro è la moglie Connie, interpretta da Mireille Enos.

“Connie è una donna di buon senso”, dice Enos .  “Sa che il marito è tornato dalla Guerra con qualche problema e ora cerca di aiutarlo a compiere scelte diverse, più sicure.  Quando viene a sapere della squadra è disperata, la considera una sentenza di morte, come se il marito avesse scelto di lasciare lei vedova e orfano il figlio non ancora nato.  Ma poiché lo ama decide di stargli vicino e diventa fondamentale nella formazione della squadra”.

Quando Connie vede che O’Mara sta cercando di reclutare i più impegnati, propone una strategia diversa: cercare uomini che sono stati trasferiti di qua e di là, quelli arrabbiati, che non seguono le regole.  Secondo lei, quelli sono uomini che Cohen non vorrebbe sul suo libro paga—e che aiuterebbero suo marito a salvare la vita.  Dopo aver studiato i dossier del personale che lui ha portato a casa, sceglie un poliziotto di cui è messo in rilievo l’uso eccessivo della forza e l’insubordinazione, proprio la persona perfetta per coprire le spalle di O’Mara, Coleman Harris. 

E’ Anthony Mackie ad interpretare il poliziotto esperto nell’uso del coltello a serramanico che pattuglia orgoglioso le zone a più alto tasso criminale della città.

“Il mio personaggio ha lasciato il suo ruolo dirigenziale per diventare un poliziotto di pattuglia perché voleva affrontare i problemi alla fonte”, dice Mackie.  “E’ voluto andare nelle strade di un quartiere nero e combattere gli spacciatori.  Ma poi O’Mara gli offre l’opportunità di arrivare in cima alla catena, di arrivare all’uomo che porta la droga che distrugge i ragazzi”.

“Ho creato il personaggio di Coleman Harris perché sentivo che non avrei potuto raccontare la storia di Los Angeles alla fine degli anni ’40 senza parlare di Central Avenue, il Jazz Corridor, simbolo della straordinaria cultura afro americana fiorita in quel periodo in città”, afferma lo sceneggiatore Beall.  “Harris è un uomo che conosce quel mondo e lascia una promettente carriera per rappresentare la legge in una zona di L.A. che al resto del dipartimento non interessa”.

Interessato personalmente ad aiutare O’Mara a distruggere il sindacato del crimine, Harris accetta subito di entrare nella squadra.  Non è necessario faticare molto neanche per convincere il collega poliziotto Conwell Keeler.  Anche se ha famiglia, il che per O’Mara inizialmente è un problema, Keeler vede un’occasione per aiutare a ripulire la città, una buona causa, nell’interesse anche dei suoi figli.  Keeler fornisce poi un apporto fondamentale alla squadra: la tecnologia.

“Molte delle strumentazioni avanzate usate durante la Seconda Guerra mondiale erano pian piano entrate a far parte della metodologia investigativa”, dice Fleischer.  “Keeler era l’uomo dei microfoni, impiantava microspie e ascoltava le conversazioni di Cohen”.  E in effetti il lavoro del vero Keeler ha contribuito alla diffusione della sorveglianza elettronica nei dipartimenti di polizia in tutto il paese.

Nel film, Keeler, interpretato da Giovanni Ribisi, è proprio uno specialista di elettronica, che durante la guerra aveva fatto parte dei reparti di intelligence e quindi ha accesso ai gadget di ultima generazione e la competenza per usarli nel lavoro di polizia.

“In una delle prime conversazioni che Ruben ed io abbiamo avuto sul personaggio, lui sosteneva che Keeler era la coscienza del gruppo”, ricorda Ribisi.  “Per me questo si è espresso in un uomo che lotta per qualcosa di grande, qualcosa in cui crede, con una certa innocenza.  Abbiamo così tanto a disposizione oggi che a volte dimentichiamo che esisteva un periodo in cui non c’erano i cellulari, che per contattare qualcuno dovevi bussare alla sua porta o scrivergli una lettera.  E’ stato divertente interpretare un personaggio che vede ciò che succederà prima degli altri e lo usa a vantaggio della legge e suo”.

Mentre Keeler rappresenta il futuro dell’investigazione, Max Kennard ricorda il passato.  “Ruben voleva inserire nel gruppo un uomo di legge del vecchio West e per me è stato davvero molto interessante”, dice Robert Patrick, che interpreta Max.  “Ho guardato un sacco di vecchi western e ho annotato tutti i particolari e poi ho perso quasi 15 chili per apparire un cowboy magro e in forma”.

Kennard è di pattuglia a Olvera Street, ed è mentore di un giovane ed entusiasta poliziotto latino, Navidad Ramirez.  “Esistevano tanti pregiudizi razziali allora”, continua Patrick, “ma il mio personaggio, un rude texano, tratta Navidad come un figlio.  Ha accettato di lavorare con lui in un’epoca in cui molti non lo avrebbero fatto, la loro è una grande piccola storia all’interno di un racconto più ampio e sono orgoglioso di esserne stato parte”.

E’ Michael Peña, apparso nell’ultimo film di Fleischer, “30 Minutes or Less”, che interpreta la recluta.  “Ramirez è appena uscito dall’accademia e nessuno lo vuole come partner perché è latino, quindi fa coppia con questo pistolero che in pratica lo adotta.  Vuole trovarsi al centro dell’azione e sente di dover dimostrare qualcosa.  Essendo cresciuto a Chavez Ravine, vuole essere solo uno dei buoni e considera la Gangster Squad un modo per raggiungere il suo obiettivo”.

La lealtà non è esclusivamente degli uomini dalla parte giusta della legge, anche Cohen ha un estremo bisogno di gente fidata intorno perché i suoi affari filino via lisci, come Karl Lockwood,  interpretato da Holt McCallany, il braccio destro di Mickey e sotto molti aspetti l’uomo più importante della sua vita, se vuole rimanere vivo.  McCallany stesso ha una particolare connessione con gli anni in cui è ambientato il film: “Il fatto è che mia madre, Julie Wilson, era una famosa cantante di nightclub negli anni `40, `50 e `60 e si è esibita in posti come il Mocambo e il Trocadero.” 

McCallany, che ha lavorato fianco a fianco con Penn durante tutta la produzione, ha compiuto molte ricerche sul vero gangster e paragona la performance di Penn a quella di “un musicista jazz che coglie la nota perfetta.  Aveva un’espressione negli occhi e un modo di dire una particolare battuta che mi faceva pensare, ‘Ecco, questo è Mickey Cohen’, sembrava una sorta di magia”.

Malgrado la loro forza d’animo, i membri della Gangster Squad sanno che incidere anche di poco sugli affari di Cohen non è facile, così come controllare i suoi movimenti per decidere dove colpirlo per ottenere il massimo risultato.  Ma il compito è reso meno duro dalla presenza di  Jack Whalen, un uomo misterioso, dal  look da star, che occupa un interessante piccolo spazio tra la polizia e la sua preda.  Il personaggio è vagamente ispirato all’uomo reale, che era diventato amico di Jerry Wooters dopo aver avuto a che fare con lui in un hotel di Hollywood.

Sullivan Stapleton, che interpreta Whalen, dice: “Nel film sono amici d’infanzia che hanno preso strade diverse, ma che sono rimasti molto legati.  Jack è del giro di Cohen, eppure sembra piuttosto indipendente.  Quando ha delle informazioni le passa a Jerry.  Non lo definirei una spia, credo che voglia proteggere l’amico e viceversa”.

Fleischer era eccitato dal cast di “Gangster Squad”, sia che interpretassero criminali incalliti, poliziotti duri o qualsiasi altro personaggio.  “L’insieme delle loro personalità è stato semplicemente straordinario per me come regista”, afferma.  “Sono tutti così ricchi di talento, così istintivi, che hanno dato tantissimo ai loro ruoli, non avrei potuto chiedere di più”.

 

MICKEY COHEN

Hai sentito parlare di destino? Quando prendi

quello che puoi, quando puoi…

E io ho intenzione di prendermi tutto… e non solo

perché posso, ma perché è il mio destino.

Los Angeles è il mio destino.

 

La citta’

            “Gangster Squad” è stato girato interamente a Los Angeles, utilizzando molte location famose e trasformandone altre per ricreare i luoghi più popolari dell’epoca di Mickey Cohen.

“Mi piace molto quando i film ti riportano indietro nel tempo in modo così totalizzante che riesci a sentire l’atmosfera e gli umori dei posti, ma poiché volevamo anche che il film avesse un tono contemporaneo, l’equilibrio era delicatissimo”, afferma Fleischer.  “Sono stato fortunato a lavorare con alcuni dei maggiori talenti del mondo del cinema, come Dion Beebe, Maher Ahmad, Mary Zophres e Ariel Velasco Shaw.  Così, tra la fotografia, le scenografie, i costumi e gli effetti visivi credo che il pubblico si sentirà davvero tornare indietro nel tempo, ma apprezzerà anche la sensibilità moderna del film”.

Le discussioni sul look e l’atmosfera che bisognava ottenere sono cominciate molto presto.  Il direttore della fotografia Dion Beebe dice: “Quando Ruben e io abbiamo iniziato a parlare del progetto, immediatamente è emerso il riferimento al noir.  Anche se tutti e due amavamo questo taglio, nessuno però voleva arrivare a un genere che tende ad essere stilizzato, il film doveva apparire più contemporaneo e per ottenere questo effetto abbiamo scelto di girare in digitale, ma unendo le macchine da presa con obiettivi anamorfici.  E in effetti, grazie a un approccio dinamico al movimento di macchina, siamo arrivati a un’estetica moderna, pur mantenendo l’atmosfera del periodo storico e del genere.  Eravamo un po’ preoccupati di dover applicare il formato digitale a un film di genere storico, ma anche eccitati”.

            Una volta deciso lo stile delle riprese, i realizzatori hanno rivolto la loro attenzione ai dettagli pratici per ottenere il massimo dell’autenticità.  “In un film ambientato nel presente, se riprendi cinque isolati, probabilmente puoi lasciarne quattro come stanno”, afferma lo scenografo Maher Ahmad.  “Ma in un film ambientato in un’altra epoca tutto deve essere risistemato, rimosso, nascosto o aggiunto”.

            “Tutti i film storici sono una sfida”, conferma Michael Tadross.  “I segnali stradali, le pompe antincendio, i pali della luce e perfino le linee al centro della strada erano diversi nel 1949.  E’ stata un’impresa enorme per il team di Maher”.

“Poiché abbiamo girato parecchio in esterni e gli anni del dopoguerra hanno avuto per un certo periodo un look particolare, è stato un progetto molto ambizioso per me”, dice Ahmad.  “Si trattava di cambiare radicalmente, con gli anni `50 che stavano per arrivare a quello che chiamiamo il Modernismo, quindi mi sono immerso nelle ricerche”.

            Ahmad ha esaminato oltre 30000 immagini, tra cui anche inquadrature di film di quegli anni.  “Nei film di gangster e nei musical di allora apparivano spesso scene ambientate nei nightclub, così ho potuto vedere com’era allora la vita notturna”, dice.

             “Avendo vissuto a L.A. parecchi anni, osservando i centri commerciali spesso mi sono chiesto come fossero”, fa notare Kevin McCormick.  “Durante i mesi della produzione ho visto la città trasformarsi.  A partire dalla sceneggiatura e durante le riprese, Will, Ruben e Maher e la sua squadra hanno trasmesso alle location il loro amore per Los Angeles, e si vede”.

            In una delle prime scene del film si vede uno dei siti simbolo della città, l’Union Station.  “E’ un posto grandioso”, afferma Ahmad.  Così grandioso che, anche se non c’era niente di scritto per gli esterni, lo scenografo dice che “Ruben ed io abbiamo parlato e deciso che non potevamo andare avanti senza riprenderla, così abbiamo girato in esterni una scena che originariamente era in interni”.

            Uno dei set più importanti del film è poi quello di Slapsy Maxie’s, il nightclub dove Mickey Cohen trascorre le serate cenando con I funzionari pubblici che corrompe, proprio come faceva il vero Cohen.  Costruito all’interno di un magazzino vuoto di Bellflower, era grande abbastanza da ospitare anche gli incontri di affari di Cohen, come era raccontato nella sceneggiatura.

            “All’inizio pensavamo di costruire gli interni del nightclub in un set e di riprendere l’esterno da qualche altra parte”, ricorda Fleischer.  “Ma poi Maher ha trovato questo magazzino vuoto con una facciata art deco completamente intatta e Dion ed io ce ne siamo innamorati appena l’abbiamo vista”.

            “Avevamo l’esterno, il club e lo spazio scommesse tutti collegati così che potevamo girare in continuità, il che è stato un vantaggio notevole”, dice Ahmad.  “E’ stato un set divertente, perché era necessario mostrare al pubblico come avvenivano le operazioni di Cohen, e lo spazio era perfettamente funzionale”.

            Secondo Ryan Gosling, l’ambiente e l’azione erano direttamente legati al denaro.  Durante le riprese, ha sentito una conversazione tra la segretaria di edizione e l’ispettore antincendio, un anziano gentiluomo.  “L’ispettore le diceva che una sera si era trovato nel vero Slapsy Maxie’s e aveva visto Mickey seduto a un tavolo con uno dei suoi amici”, riferisce Gosling.  “Ed era esattamente così, che Mickey si sedeva proprio lì, dove stava Sean.  Lei gli ha poi chiesto se ricordava qualcosa di particolare e lui le ha risposto: ‘Sì, lui raccontava un sacco di storielle, nessuna divertente, eppure ridevano tutti’”.

            Mentre Slapsy Maxie’s è il quartier generale di Cohen, il rivale di Mickey, Dragna, un mafioso italiano che sta perdendo il suo potere, ma segue le regole del Vecchio Mondo, tiene corte al Club Figaro.  Le scene sono state girate nello storico Tower Theater di Broadway a Downtown L.A., e il look del club era ispirato al Mocambo, un nightclub degli anni `40.

            Quando è arrivata la produzione, il teatro era solo una conchiglia vuota.  “Abbiamo costruito il bar da un disegno  e abbiamo rifatto il pavimento, aggiunto le luci, i candelabri e la tappezzeria”, dice.  “Abbiamo usato rossi cupi e caldi che dessero un look dark, in netto contrasto con i toni verdi e i dettagli art deco caratteristici dello Slapsy Maxie’s di Cohen”.

            Oltre a costruire set che riflettessero il periodo, Fleischer ha cercato di girare in tutti i luoghi che potessero mostrare la storia di L.A.  “Per me è stata una priorità inserire i nostri luoghi simbolo”, afferma il regista.  “Luoghi come la scritta Hollywood—che allora era Hollywoodland—è uno dei primi posti che vengono in mente alla gente quando pensa a L.A.”

            E quindi la storica City Hall di Downtown Los Angeles è stata se stessa nel film e la sala conferenze del sindaco è stata usata per l’ufficio di Bill Parker.  La Highland Park Police Station—la più antica della città ancora in piedi e ora diventata il Los Angeles Police Museum—ha ospitato la Burbank Police Station.  Il Park Plaza Hotel, che risale al 1925, il vicino MacArthur Park e la Clifton’s Cafeteria, più o meno degli anni `30, appaiono tutti sullo sfondo di scene importanti del film.

            Una sequenza fondamentale si svolge a Chinatown ed è stata girata in tre giorni.  Le facciate dei negozi sono state rifatte, i lampioni rimossi e sono state aggiunte lanterne rosse e arancioni per dar un tocco di colore e tanti globi luminosi per alcune scene particolari.

Ascot Park ha ospitato Chavez Ravine, a lungo sede del Dodger Stadium ma, negli anni  `40, un’area destinata a edilizia pubblica.  Nei Mariposa Horse Stables avviene invece una sparatoria all’esterno di una casa da gioco gestita da Cohen attaccata dalla squadra.  Catch One a West Pico è stata usata per il ritrovo di Coleman, il Club Alabam, e uno dei locali preferiti dalla gente della zona di Larchmont, Lucy’s El Adobe Café su Melrose Avenue, è diventato il Café Caliente, dove passano il loro tempo libero Kennard e Ramirez. 

Il campo base della squadra è stato ambientato a Sylmar, in parte perché doveva apparire isolato perché i personaggi lavorano nella massima segretezza, in parte perché permetteva di inquadrare i poliziotti che andavano e venivano in macchina.  La modesta abitazione di John e Connie O’Mara, situata nel Mid-Wilshire, suggerisce, secondo Ahmad, “un ambiente caldo, protettivo, piacevole”.  Invece la residenza in stile spagnolesco di Mickey Cohen nel cuore di Beverly Hills è elegante e costosa.

“Il team ha creato un mondo che non esiste più”, dice Dan Lin.  “Ambienti lussuosi, costumi sexy… Un mondo ricco di glamour e in cui a tutti piacerebbe vivere anche solo per un attimo”.

 

 I costumi

La costumista Zophres è stata felice di potersi immergere nello stile di quell’epoca.  “Penso che sia piacevole per gli attori affrontare questo genere di film, per i dialoghi intelligenti e l’azione, ma anche per il modo in cui appaiono. E’ difficile stare male con questi abiti”.

Per distinguere i poliziotti dai criminali, Zophres ha iniziato dal capo: Mickey Cohen.  “La lana pettinata era molto popolare allora, ma Ruben ed io abbiamo preferito che Mickey andasse controcorrente, così i suoi abiti sono tutti molto lucidi, quasi scivolosi.  E mentre la Gangster Squad usa toni caldi, sul marrone, lui indossa sempre abiti dai toni freddi, blu e grigi o una specie di porpora scuro”.

Zophres si è allontanata un po’ dalle ricerche che aveva compiuto sul vero Cohen.  “Abbiamo preso qualche idea, ovviamente—i colletti lunghi, il fatto che le sue iniziali fossero dappertutto—ma nelle fotografie che abbiamo esaminato, anche quando indossava un abito nuovo, appariva sempre lievemente in disordine.  E invece noi abbiamo voluto che Sean apparisse grintoso e interessante”.  Per quanto riguarda le iniziali, aggiunge: “Non si vedono sempre, ma sono nelle tasche, sui boxer e sui gemelli.  In modo indiretto è come se comunicasse chi è al mondo in cui vive.  E poi il vero Cohen non indossava mai due volte lo stesso capo e così fa Sean”.  Per creare un contrasto con le camicie dai colori chiari di Mickey, la costumista ha scelto per i suoi uomini colori scuri, così Cohen appare nella sua diversità una volta di più.

Ma l’accessorio di Mickey Cohen che attira più attenzione è la signora al suo braccio, Grace Faraday.  “Ovviamente Grace ha un fidanzato molto ricco che le compra i vestiti”, dice sorridendo Zophres.  “Ho pensato che indossasse tutti i giorni le cose più semplici e pratiche che possedeva prima di incontrarlo, mentre gli abiti da sera e i gioielli per le serate fossero comprati da lui”.

Per Emma Stone, quegli abiti hanno avuto un prezzo.  “Emma ha una struttura magnifica su cui lavorare, ma per darle l’aspetto a clessidra di una ragazza di Vargas, come viene descritta nella sceneggiatura e che andava molto di moda in quegli anni, l’abbiamo dovuta manipolare un po’”, rivela Zophres.  “Abbiamo accentuato la linea del seno e ristretto il punto vita di tre pollici con un corsetto. Credo che fosse molto felice di poterselo togliere alla fine della giornata”.

Quando Stone appare per la prima volta nel film, è splendida nell’abito preferito di Zophres.  “Adoro quell’abito rosso, è da applauso.  In questo film nessuno è più affascinante di Grace, ed è stato davvero divertente vedere l’abito realizzarsi dal disegno fino al capo finito ed Emma gli fa veramente onore”.

“Quell’abito da sera rosso che Mary ha disegnato e realizzato è bello ed elegante ed Emma appare fantastica”, concorda Fleischer.  “Quando è arrivata la prima volta sul set, con quello spacco che lascia intravedere le gambe e quella magnifica sciarpa attorno al collo… E poi ci sono due inquadrature di lei e Wooters al bar, dove noi abbiamo tolto lo sfondo e sembra una sorta di ritratto di lei, è bellissima”.

Stone attribuisce a Zophres, e al team di truccatori e parrucchieri, la sua trasformazione.  “Ci siamo riuniti per discutere e alla fine abbiamo deciso per un mix di star degli anni `40: i denti di Vivien Leigh, i capelli di Gene Tierney, il trucco di Lauren Bacall, e infine tutto il resto di Rita Hayworth”, dice ridendo Stone.  “E penso sia quello che ha fatto Grace stessa.  Quello che facevano tante di quelle ragazze ingenue.  E poiché Grace voleva essere una star, credo che abbia messo insieme tutte le donne che trovava belle e cercato di essere tutte loro.  Sfortunatamente non ha funzionato per la carriera, perché lei non è tutte loro… non è nessuna di loro”.

Per quanto riguarda i poliziotti, Zophres li ha differenziati immediatamente dai criminali con una semplice caratteristica: “I gangsters indossano giacche a doppiopetto, i poliziotti giacche monopetto”.  Insieme al suo team ha poi lavorato per dare a ogni membro della squadra un look particolare, a cominciare da O’Mara.  “E’ un veterano della Seconda Guerra mondiale ed era un poliziotto in uniforme, quindi, secondo me, non si preoccupa di come è vestito, deve solo fare il suo lavoro.  Sa che come detective deve indossare la giacca, e gliene abbiamo date cinque o sei, ma niente che attiri l’attenzione, infatti nel corso del film non si vede quasi la differenza tra un capo e l’altro”.

Invece Jerry Wooters viene descritto da Zophres come “un amante dei bei vestiti, che spende tutto lo stipendio per il guardaroba e si preoccupa molto del suo aspetto”.

“Adoro il modo in cui Mary li ha resi diversi”, dice Fleischer.  “Le giacche di O’Mara sono pratiche, ricordano il suo passato da militare, con colori dal verde oliva al marrone.  Wooters è molto più elegante, è l’unico della squadra che indossa un gessato.  E’ un tipo affascinante e Ryan è perfetto per il ruolo”.

Per interpretare il pistolero Max Kennard, Robert Patrick ha indossato un abito con gilè, ma con un tocco Western, dato dal lungo soprabito.  Nel ruolo del suo giovane protetto, Navidad Ramirez, Michael Peña sembra indossare quello che capita, come se essendo appena uscito dall’accademia avesse preso in prestito qualcosa dal padre, mentre  Giovanni Ribisi, per interpretare Conwell Keeler, è vestito come se fosse in parte un classico padre di famiglia, in parte un nerd.

Per il personaggio di Anthony Mackie, Coleman Harris, Zophres ha trovato ispirazione nella leggenda del baseball Jackie Robinson.  “Nel corso delle mie ricerche sono stata colpita dal fatto che nel 1949 non c’erano molti afro americani nella polizia e questo mi ha fatto pensare a Robinson e ai suoi inizi nella Major League di baseball.  Per lui ho deciso che, quando non è in uniforme, debba vestire in modo tradizionale, ma sempre curato e piacevole”.

 Zophres si è divertita molto a scegliere il look delle comparse.  “Adoro vestire la gente sullo sfondo”, dice.  “Scegli una gamma di colori per il film e un’idea per ogni scena, prepari il materiale e quando arrivano le persone ecco che improvvisamente sai cosa fare con ognuno di loro.  Ho un team fantastico, Iavorano tutti come matti e mentre si preparano i vestiti e si fanno le modifiche, come orli e tinture, loro già sono passati al trucco e ai capelli e così c’è già il quadro completo dei personaggi”.  In tutto, Zophres e il suo dipartimento hanno creato oltre 3500 costumi.

“Il livello dei dettagli e il realismo, il modo in cui i personaggi sono espressi attraverso gli abiti è semplicemente perfetto.  Il lavoro che Mary e il suo team hanno fatto è davvero magnifico”, afferma entusiasta Fleischer.

 

I ragazzi e i loro giocattoli

Non importa quanto siano eleganti—sia i buoni che i cattivi—ma nessuno personaggio è completo senza avere un’arma, e, nel caso di un gangster degli anni ’40, un Tommy gun, un fucile mitragliatore.  L’attrezzista capo Douglas Fox è stato quindi incaricato di fornire agli attori tutto l’assortimento di armi necessario al loro ruolo.  Tadross, che lavora con lui da oltre 20 anni, dice: “Doug è un collezionista ed è in grado di trovare tutto ciò di cui c’è bisogno, quindi sapevamo che era l’uomo perfetto per il nostro film che richiedeva tante armi da fuoco d’epoca”.

“Nel film O’Mara ha una .45.  Avevamo tante armi automatiche e fucili, ma abbiamo voluto provare a fare qualcosa di diverso da quello che si vede di solito in tanti film di gangster”, spiega Fox.  “I realizzatori erano interessati a usare alcune armi della Seconda Guerra mondiale che in quegli anni erano arrivate fino alla criminalità organizzata.  Quindi ne abbiamo selezionato un gruppo, tra cui un fucile inglese STEN, un PPSh russo, che spara colpi a nove millimetri contro il calibro .45 del Tommy.  Avevamo anche una mitragliatrice MP40, chiamata anche Schmeisser, che si vede in tanti film di guerra, e, per proteggere la fortezza di Cohen, abbiamo scelto l’inglese Lewis, calibro .303, inventata nel 1911”.

Gli attori si sono allenati con Fox per prendere confidenza con le armi imbracciate dai loro personaggi e per usarle senza correre rischi.  E Robert Patrick, il cui personaggio è il più veloce del gruppo nell’estrarre un’arma, ha lavorato molto con l’esperto di livello internazionale Joey Dillon, tanto che il suo modo di usare un’arma—compreso il farla roteare—appare assolutamente naturale.  Fox ha allenato poi Anthony Mackie a maneggiare un coltello a serramanico, l’arma preferita da Coleman Harris.

Anche se la maggior parte delle armi risalgono agli anni ’40 o prima, Fleischer ha voluto che gli scontri  a fuoco del film apparissero moderni.  “E’ un action movie, e volevamo che fosse davvero divertente e girato in stile contemporaneo per il pubblico di oggi”, afferma il regista.

Il coordinatore stunt, Doug Coleman, che ha fornito la sua assistenza anche per l’uso delle armi, ha insegnato agli attori varie tecniche di combattimento.  “Il personaggio di Josh Brolin ha avuto un addestramento nelle tecniche di commando paragonabile a quello dei Navy SEALs e dei Rangers di oggi. Invece Mickey Cohen era un pugile e lo stile di allora prevedeva colpi di grande potenza, ma senza la velocità che vediamo ora.  Quindi per me è stato molto interessante mettere insieme queste due tecniche e contrapporle.  Aggiungendo poi gli inseguimenti in auto e le sparatorie abbiamo creato scene veramente emozionanti”.

Per conoscere meglio quel periodo, Coleman ha incontrato uno dei vecchi autisti di Cohen, oltre a dei consulenti tecnici del LAPD.  “Mi hanno insegnato molto su cosa succedeva a quei tempi”.

“Siamo stati fortunati a lavorare con Doug”, dice Fleischer, “ha fatto un lavoro incredibile di prove, prima con i suoi collaboratori, poi insegnando agli attori I movimenti giusti, portandoli al punto in cui erano in grado di girare personalmente la maggior parte delle scene d’azione.  Sono attori duri, fisici che volevano essere nell’azione, sparare e saltare in macchina per gli inseguimenti.  E per questo vediamo i loro volti e percepiamo il realismo della situazione, non siamo stati costretti a inquadrare le controfigure dei nostri protagonisti”.

“Questa non è la nostra percezione idealizzata, romantica degli anni `40”, afferma Brolin.  “E’ come quegli uomini vedevano loro stessi in quegli anni.  Il film è molto realistico, molto brutale e c’è tanta azione, e per questo è stato così divertente lavorarci, e come spettatore sono convinto che sia veramente uno spettacolo coinvolgente”.

Per avere le automobili—in tutto 150, compresi i duplicati necessari per sostituire quelle danneggiate—i realizzatori si son rivolti al coordinatore dei mezzi di scena Tim Woods.  Tra le vetture che ha portato c’era una Packard del 1938 con un motore Cadillac 472.  “Sopra un motore più moderno era stata posta la scocca originale”, dice Woods.

Per Cohen, Woods ha trovato due limousine Packard Super 8 del 1949, che sostituivano quelle blindate con cui girava il vero gangster.  Tra le altre macchine del film ricordiamo quelle guidate dagli uomini di Mickey—le “goons’ cars”, come le chiama Woods—Cadillac del `48, `49 e `50, come si vede nelle foto d’archivio.  “Nella storia è la fine del 1949, quindi il modello del 1950 doveva essere appena uscito, aveva una cromatura orizzontale sulla portiera ed è questo che la distingue.  Mickey si prendeva cura dei suoi uomini”, dice Woods.  Una delle vetture è stata riciclata per tre diverse riprese, è stata bruciata un volta, poi bruciata di nuovo e infine è stata fatta esplodere.

O’Mara guida una Ford Custom del 1946, e Coleman Harris una Plymouth berlina a quattro porte dello stesso anno.  “Il meccanico capo, Ken Dewit, ha organizzato la costruzione di tre auto per ognuno di questi personaggi”, spiega Woods.  “La prima era una sei cilindri che stava sul set in buone condizioni, la seconda aveva 300 cavalli e un 438 Posi Rear End con quel look incerto delle auto degli anni `40, mentre la terza aveva il telaio di una Caprice dell’87 su cui era stata montata una scocca di quegli anni.  Con quella potevano fare di tutto, davvero”.

 

La nota giusta

Il compositore Steve Jablonsky, che ha scritto la colonna sonora, dice: “La prima volta che ho incontrato Ruben, mi ha detto che voleva usare il genere gangster classico e reinterpretarlo per il pubblico di oggi.  Io ero già un suo fan prima di conoscerlo, perché ha un approccio nuovo e personalissimo alle storie che racconta.  Abbiamo discusso della colonna sonora nello stesso modo, scegliendo un sound moderno, ma nello stesso tempo tenendo presenti alcuni ritmi e strumenti classici.  E’ stato divertente sperimentare con lui e cercare di trovare l’equilibrio giusto per questo film”.

Il supervisore delle musiche, Steven Baker, ha poi messo insieme un gruppo veramente speciale di musicisti per interpretare le canzoni che sentiamo dal vivo allo Slapsy Maxie’s, al Club Figaro o al Club Alabam.  Guidato dal sassofonista e produttore musicale Dan Higgins—membro dell’orchestra di “Dancing with the Stars” che ha suonato con artisti come Quincy Jones e Frank Sinatra—il gruppo, soprannominato The Gangster Squad Movie Band, era composto da musicisti di grande esperienza, come i sassofonisti Rusty Higgins e Greg Huckins, che hanno suonato con Les Brown and His Band of Renown; il trombettista Gary Grant, che ha suonato con Buddy Morrow, Woody Herman e Bob Crosby; il tastierista Randy Kerber e lo scomparso fisarmonicista jazz Frank Marocco, che hanno suonato tutti e due con Quincy Jones; il trombonista Charlie Loper, che ha suonato con Jimmy Dorsey, Lionel Hampton e la Glenn Miller Orchestra; lo scomparso Warren Leuning, che ha suonato con Pete Fountain e per le cantanti Rosemary Clooney e Peggy Lee; il trombettista Rick Baptist, che ha lavorato con Ray Anthony; e i percussionisti Steve Shaeffer, che ha suonato con Doc Severinson, Sarah Vaughn e Jimmy Rushing, e Peter Erskine, che ha suonato con Stan Kenton.  Portando avanti la tradizione familiare, Dustin, il figlio di Dan Higgins suona la chitarra.

“La storia di questi musicisti nasce alla fine degli anni ’40 e arriva ai nostri giorni”, dice Dan Higgins.  “Che abbiano suonato con cantanti pop o attraversato il paese con delle band, tutti i membri della The Gangster Squad Movie Band sono musicisti di grande talento”.

“Lavorare in questo film è stato un po’ come usare la macchina del tempo”, conclude Fleischer.  “Raccontando la storia della battaglia per Los Angeles mi sono sentito trasportato in un’epoca decisiva, violenta, romantica e credo che siamo riusciti a realizzare un film di gangster per questa generazione di spettatori, un film che si allontana di poco dalla realtà storica, perché proprio grazie alla lotta vittoriosa di alcuni poliziotti coraggiosi il crimine organizzato non è mai riuscito a conquistare L.A.”.

 

 

 

Il cast

 

Josh Brolin (sergente John O’Mara) è stato candidato agli Oscar ed è uno degli attori più richiesti sia per grandi produzioni che per produzioni indipendenti.

            Recentemente ha completato la produzione di due film che usciranno nel 2013, “Labor Day” d Jason Reitman, in cui è un evaso che trova rifugio presso una donna depressa, interpretata da Kate Winslet, e il remake di Spike Lee del cult coreano d’azione “Oldboy”, in cui interpreta Joe Doucette, un uomo che ha solo cinque giorni per scoprire perché è stato tenuto prigioniero per 15 anni. 

           Brolin è apparso di recente nel ruolo del giovane agente Kay in “Men in Black III”, con Will Smith.           Nel 2008 Brolin è stato candidato agli Academy Award® e agli Screen Actors Guild Award® e ha ricevuto premi dal New York Film Critics Circle e dal National Board of Review per il suo ritratto di Dan White nel film di Gus Van Sant “Milk”. E’ apparso in “Il Grinta” dei fratelli Coen, che è stato candidato a 10 Oscar, compreso quello per il miglior film; ha interpretato “Wall Street: Il denaro non dorme mai”, di Oliver Stone, con Shia LaBeouf e Michael Douglas; “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”, di

Woody Allen, con Anthony Hopkins e Naomi Watts;  ha ricevuto critiche molto positive per il suo ritratto di George W. Bush nel biopic di Oliver Stone “W”.  Nel 2007 ha vinto uno Screen Actors Guild Award® con tutto il cast per il suo lavoro in “Non è un paese per vecchi” di Joel e Ethan Coen, che ha vinto quattro Academy Award, compreso quello per il miglior film e quello per la miglior regia. Inoltre ha interpretato il blockbuster di Ridley Scott “American Gangster”, che gli ha portato una candidatura agli Screen Actors Guild Award con tutto il cast.

          Tra i suoi film ricordiamo “Grindhouse – Planet Terror”, di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez con Rose McGowan e Freddy Rodriguez; “Nella valle di Elah”, di Paul Haggis, con Tommy Lee Jones e Susan Sarandon; “Trappola in fondo al mare” di John Stockwell, con Jessica Alba; “Coastlines” di Victor Nunez, con Timothy Olyphant; il grande successo di Paul Verhoeven “L’uomo senza ombra”, con Kevin Bacon; “Gli infiltrati” di Scott Silver, con Claire Danes; il thriller psicologico di Ole Bornedal “Nightwatch”, con Nick Nolte, Patricia Arquette e Ewan McGregor; “Best Laid Plans”, con Reese Witherspoon, prodotto da Mike Newell;  “All the Rage”, con un cast di tutte stelle, tra cui Gary Sinise, Joan Allen e Anna Paquin; il thriller di fantascienza di Guillermo Del Toro “Mimic”, con Mira Sorvino, Jeremy Northam e Charles Dutton. Brolin ha ricevuto poi successo di critica e di pubblico con “Amori & disastri” di David O. Russell, nel ruolo di un agente federale bisessuale, con Ben Stiller. Brolin ha esordito nel cinema con il classico “Goonies”, diretto da Richard Donner e prodotto da Steven Spielberg.

          Brolin ha lavorato anche in televisione, lo ricordiamo nel cast della popolare serie di ABC “The Young Riders”, in quello di “Private Eye” di NBC e di “Winnetka Road” di CBS. Brolin ha poi suscitato l’interesse della critica con la miniserie di TNT “Into the West”, con Beau Bridges, Gary Busey e Jessica Capshaw. Inoltre Brolin è stato protagonista del dramma politico della NBC “Mr. Sterling”, la storia di un giovane politico idealista che tenta di lavorare all’interno di un sistema spesso corrotto. Lo ricordiamo poi nel film di CBS “Prison of Children”, in quello di Showtime, “Gang in Blue”, con Mario Van Peebles, J.T. Walsh e Stephen Lang, e, al fianco di Mary Steenburgen, Gretchen Mol e Bonnie Bedelia nell’adattamento televisivo della CBS del lavoro teatrale del premio Pulitzer William Inge, “Picnic”.

            Brolin ha prodotto, con Matt Damon, Chris Moore, Anthony Arnove e Howard Zinn, un documentario intitolato “The People Speak”, tratto dal libro di Zinn del 1980, A People’s History of the United States, trasmesso da History Channel nel 2009, che racconta l’America attraverso i conflitti razziali e di classe e le lotte per affermare i diritti delle donne, con letture di Viggo Mortensen, Sean Penn e David Strathairn, tra gli altri.  Agli inizi del 2008, Brolin ha esordito nella regia con il corto “X”, che ha scritto e prodotto lui stesso ed è stato presentato al Santa Barbara International Film Festival e poi al South by Southwest e all’AFI Dallas Film Festival.

            Brolin ha lavorato cinque anni con Anthony Zerbe al Reflections Festival del GeVa Theatre di Rochester, New York, dirigendo e interpretando parecchi lavori, tra cui “Pitz and Joe”, “Life in the Trees”, “Forgiving Typhoid Mary”, “Oh The Innocents”, “Peep Hole”, “Ellen Universe Joins the Band”, “Lincoln Park Zoo” e “Hard Hearts”. Brolin è stato anche protagonista, con Elias Koteas, della produzione di grande successo a Broadway di “True West” di Sam Shepard. Nel 2004 ha interpretato off-Broadway “The Exonerated”, basato su una storia vera.  Lo ricordiamo poi in “Skin of our Teeth”, “The Crucible” e “A Streetcar Named Desire” al Kennedy Memorial Theatre; “A Midsummer Night’s Dream” al Lebrero Theatre; e “Dark of the Moon” all’Ann Capa Ensemble Theatre.

 

Ryan Gosling (Jerry Wooters) è stato apprezzato per il suo lavoro sia in film indipendenti che in pellicole di grandi major. Nel 2012 ha ottenuto una candidatura ai Golden Globe come miglior attore in una commedia o in un musical per il suo ruolo in “Crazy, Stupid, Love”, con Steve Carell e Emma Stone, e un’altra come miglior attore in un film drammatico per “Le Idi di marzo” di George Clooney, con il quale, insieme a tutto il cast, ha ricevuto una candidatura come Miglior Ensemble dalla Broadcast Film Critics Association.

          Nello stesso anno Gosling è stato candidato agli Independent Spirit Award e ai Critics Choice Award come miglior attore per “Drive”, di Nicolas Winding Refn.  Nel 2010 ha interpretato con Michelle Williams il romantico “Blue Valentine”, che gli ha portato un’altra candidatura ai Golden Globe e la terza ai Critics Choice Award come miglior attore. Infatti aveva già ricevuto candidature ai Golden Globe, agli Screen Actors Guild (SAG) e ai Critics Choice Award come protagonista del film indipendente “Lars and the Real Girl”. Nel 2007, Gosling ha ricevuto una candidatura agli Academy Award e ha vinto un Independent Spirit Award come miglior attore per “Half Nelson”, che gli ha portato candidature come miglior attore anche da parte degli Screen Actors Guild, della Critics Choice Award e il premio come miglior attore ai festival del cinema di Seattle e Stoccolma, oltre a un premio della National Board of Review per la miglior interpretazione maschile.

         Goslin ha esordito nel cinema nel 2000, con “Remember the Titans”, con Denzel Washington, ma ha lanciato la sua carriera con il ruolo nel film “The Believer”, che gli ha portato nel 2001 il Gran premio della giuria al Sundance Film Festival e candidature come miglior attore agli Independent Spirit Award e ai London Film Critics’ Circle Award, oltre al premio come miglior attore straniero dalla Russian Film Critics Guild.

 

            Sean Penn (Mickey Cohen) ha vinto due premi Oscar e in quasi trent’anni di carriera è diventato un’icona del cinema americano. Penn ha ricevuto cinque candidature come miglior attore agli Academy Award® per “Dead Man Walking – Condannato a morte”, “Accordi e disaccordi” e “Mi chiamo Sam” e ha vinto il suo primo Oscar® nel 2003, con la straordinaria performance in “Mystic River”, di Clint Eastwood, e il secondo nel 2009 per “Milk”, di Gus Van Sant. L’interpretazione dell’icona dei diritti degli omosessuali Harvey Milk ha portato a Penn i premi dello Screen Actors Guild, del New York Film Critics Circle e della Los Angeles Film Critics Association.

            Penn ha ricevuto premi come miglior attore ai festival di Cannes (“She’s So Lovely – Così carina”), Berlino (“Dead Man Walking – Condannato a morte”), e due volte a quello di Venezia (“Bugie, baci, bambole & bastardi”, “21 Grammi”). Recentemente Penn ha interpretato “This Must Be The Place”, di Paolo Sorrentino, anch’esso presentato a Cannes nel 2011.

            Nel 1991 Penn ha esordito nella regia con “Lupo solitario”, da lui scritto e prodotto, poi nel 1995 ha diretto “Tre giorni per la verità”, anche questo scritto e prodotto da lui, e nel 2001 è stato regista/produttore di “La promessa”, con Jack Nicholson, inserito nella Top Ten Films del 2001 dal National Board of Review. Da allora Penn ha scritto e diretto il contributo americano al film a episodi “11’09’01″, cui hanno lavorato 11 famosi registi di tutto il mondo per ricordare gli eventi dell’11 settembre 2001. Nel 2003, il film è stato candidato ai César nella categoria miglior film dell’Unione Europea e ha ricevuto un riconoscimento speciale dal National Board of Review. “Into the Wild”, il quarto film di Penn come scrittore, produttore e regista, è tratto dal libro di Jon Krakauer ed è stato presentato ai Festival di Telluride e Toronto ed è entrato in molte liste tra i top ten del 2007.

            Penn ha lavorato molto in teatro ed è apparso in produzioni come “Girl on the Via Flaminia” di Alfred Hayes, “Earthworms In Los Angeles”, di Albert Innaurato, e a Broadway, “Heartland” di Kevin Heelan e “Slab Boys” di John Byrne. Ha interpretato “Bugie, baci, bambole & bastardi” alla Westwood Playhouse e “Goose and Tom Tom” al Lincoln Center, diretti tutti e due dall’autore, David Rabe. Più recentemente è apparso con Nick Nolte e Woody Harrelson in “The Late Henry Moss”, scritto e diretto dal premio Pulitzer Sam Shepard.

            Nel 2002, Sean Penn ha ricevuto il Modern Master Award al Santa Barbara International Film Festival, e nel 2003 è stato l’artista più giovane a essere premiato con il Donostia Lifetime Achievement Award del San Sebastian Film Festival. Nel 2004, ha ricevuto il John Steinbeck Award per il contributo dato all’arte e nel 2008 il Desert Palm Achievement Award come miglior attore, dopo aver ricevuto nel 2007 il premio come regista dell’anno per “Into the Wild” al Palm Springs International Film Festival. Nel 2008 Penn è stato presidente della giuria del Festival di Cannes e alla fine di quello stesso anno è stato insignito della Legione d’onore francese.

            Come giornalista, Penn ha scritto per le riviste Time, Interview, Rolling Stone e The Nation. Nel 2004, Penn ha pubblicato un resoconto in due parti sul The San FranciscoChronicle dopo il suo secondo viaggio nell’Iraq sconvolto dalla guerra. Nel 2005, ha scritto per lo stesso giornale cinque articoli in cui raccontava le elezioni che portarono al regime di Ahmadinejad. Le interviste di Penn al presidente venezuelano Hugo Chavez e a quello cubano Raul Castro, la prima concessa a un giornalista straniero, sono state pubblicate da The Nation e da The Huffington Post.

            Penn è molto impegnato nel sociale e si è subito recato di persona a New Orleans dopo l’uragano Katrina e ad Haiti sconvolta dal terremoto. Nel gennaio del 2010, Penn ha fondato J/P Haitian Relief Organization (J/P HRO) che ad Haiti si occupa di intervento medico, istruzione, di miglioramento delle condizioni di vita dei rifugiati e della costruzione di nuove abitazioni.

            Per il suo impegno ha ricevuto il Commander’s Award for Service (US Army 82nd Airborne Division), 82nd Airborne Award for Meritorious Service, l’Operation Unified Response JTF Haiti Certificate from Lieutenant General, US Army Commander P.K. Keen, oltre al 1st Recon 73rd Division Coin of Excellence, 2nd Brigade Combat Team Coin of Excellence, Commendation of Excellence United States Southern Command, e l’Award of Excellence dal Deputy Commander US Southern Command; nel 2010 ha ricevuto l’Humanitarian Award dall’Hollywood Film Festival; nel 2011 lo Stanley Kramer Award dalla Producers Guild of America; e il “Children’s and Families Global Development Fund Humanitarian Award” dall’Ambasciatore della Repubblica di Haiti.  Nel luglio del 2010 è stato nominato Cavaliere dal presidente haitiano Rene Preval in una cerimonia a Port-Au-Prince.

Nel 2012 Penn è stato nominato Ambasciatore a disposizione dal presidente Michel Martelly. Più recentemente è stato premiato con il 2012 Peace Summit Award al 12° World Summit of Nobel Peace Laureates e con l’Humanitarian Service Award dall’American Red Cross.

 

            Nick Nolte (Bill Parker) è stato candidato tre volte agli Academy Award, la prima nel 1991 come miglior attore per “Il principe delle maree”, con Barbra Streisand, regista del film, che gli ha portato anche un Golden Globe e i premi della Los Angeles Film Critics e della Boston Film Critics. La seconda candidatura agli Oscar è arrivata nel 1997 per “Affliction” di Paul Schrader, con cui ha vinto il premio come miglior attore del New York Film Critics Circle e della National Society of Film Critics, e ha ricevuto candidature ai Golden Globe, agli Independent Spirit Award e ai SAG. La terza nomination è arrivata nel 2012, come miglior attore non protagonista, per “Warrior”, con cui ha avuto candidature anche ai SAG, dalla Broadcasting Film Critics Association e dalla Chicago Film Critics Association.

            Nel 2013 lo vedremo in “The Trials of Cate McCall”, con Kate Beckinsale e James Cromwell; in “The Impossible Dream” di Roger Spottiswoode; “Hateship, Friendship”, con Guy Pearce e Kristen Wiig; e “Parker” di Taylor Hackford, con Jason Statham.

            Nolte ha interpretato l’indipendente “My Own Love Song”, con Renée Zellweger e Forest Whitaker, presentato nel 2010 al Sundance Film Festival; “The Company You Keep” di Robert Redford; l’indipendente “Arcadia Lost”,  “Tropic Thunder”, la parodia di Hollywood diretta da Ben Stiller; il film d’avventura “Spiderwick: le cronache”; “The Beautiful Country” di cui è stato produttore esecutivo Terrence Malick; “Clean” di Olivier Assayas; “The Peaceful Warrior”, l’adattamento dell’omonimo romanzo di Dan Millman, diretto da Victor Salva; e “Neverwas: la favola che non c’è”, di Joshua Michael Stern, con Ian McKellen, Jessica Lange e William Hurt. Ha prestato la sua voce anche ai film d’animazione “Over the Hedge”,”Cats & Dogs: The Revenge of Kitty Galore” e “Zookeeper”.

            Tra i suoi film ricordiamo “Hotel Rwanda”, con Don Cheadle, che gli ha portato una candidatura ai SAG; il noir di Neil Jordan “Triplo gioco”; “Hulk” di Ang Lee; “Northfork” dei Polish Brothers; “Sesso e altre indagini” di Alan Rudolph; “U-Turn-Inversione di marcia” di Oliver Stone; “Jefferson in Paris”; “Cape Fear” di Martin Scorsese; “I Love Trouble”; “Basta vincere” di William Friedkin; “Una figlia in carriera” dello scrittore/regista James L. Brooks; e “L’olio di Lorenzo”.

            Nel 2000 Nolte è tornato in teatro in una produzione di Sam Shepherd di “The Late Henry Moss” con Sean Penn.

            Nato a Omaha, Nebraska, Nolte ha iniziato la sua carriera alla Pasadena Playhouse, poi ha studiato con Bryan O’Byrne alla Stella Adler’s Academy di Los Angeles e si è esibito per alcuni anni in produzioni regionali prima dell’arrivo del successo con la leggendaria serie televisiva “Rich Man, Poor Man”, seguita dall’esordio nel cinema con “Abissi”, con Jacqueline Bisset. Ha interpretato poi ruoli diversissimi in film come “I guerrieri dell’inferno”, “I mastini del Dallas”, “Heart Beat”, “Cannery Row-Il canarino non si tocca”, “Su e giù per Beverly Hills”, “48 ore”, “Sotto tiro”, “Ricercati: ufficialmente morti”, “Il seme della gramigna”, “In fuga per tre”, “Addio al re”, il segmento di Scorsese di “New York Stories”, “Alla ricerca dell’assassino” di Karel Reisz e “Q & A” di Sidney Lumet.

 

            Emma Stone (Grace Faraday) sta diventando una delle attrici più richieste di Hollywood ed ha avuto successo di pubblico e di critica come protagonista di “The Help”, che le ha portato uno Screen Actors Guild (SAG) Award e un National Board of Review Award come parte del cast dell’adattamento del romanzo di Kathryn Stockett. In precedenza Stone aveva ricevuto critiche molto positive per il ruolo di Olive nella commedia di Will Gluck “Easy A”, mentre la sua performance in The Scarlet Letter le ha portato una candidatura ai Golden Globe, un MTV Movie Award e una candidatura ai BAFTA Rising Star Award. 

           Recentemente ha avuto il ruolo di Gwen Stacy in “The Amazing Spider-Man” di Marc Webb, con Andrew Garfield, e nel 2014 tornerà a lavorare nel sequel. E’ stata poi coprotagonista di “Amici di letto” di Gluck, con Justin Timberlake e Mila Kunis, e di “Crazy, Stupid, Love”, con Ryan Gosling e Steve Carell.

            Stone ha prestato la sua voce al film d’animazione “The Crood”, insieme a Ryan Reynolds e Nicols Cage e presto la vedremo in “Movie 43”.

Il suo primo film con il regista Ruben Fleischer è stato “Benvenuti a Zombieland”, nel 2009, con Jesse Eisenberg e Woody Harrelson e quello stesso anno è apparsa nel film indipendente “Paper man”, con Jeff Daniels e Ryan Reynolds. Tra i suoi lavori ricordiamo poi  il film d’animazione “Marmaduke”, la commedia romantica “La rivolta delle ex”, “La coniglietta di casa”, “The Rocker” e la commedia di Judd Apatow “Superbad”, con Jonah Hill.

Quando non è impegnata nel lavoro, Stone dedica il suo tempo a Stand Up To Cancer (SU2C), un’organizzazione che mira ad accelerare le ricerche sul cancro e a ottenere nuove terapie per i pazienti, fondata dalla produttrice di “The Amazing Spide-Man”, Laura Ziskin, ora scomparsa. Recentemente Stone è diventata ambasciatrice di Gilda’s Club New York City che, intitolato alla scomparsa comica membro del cast originale di “Saturday Night Live” Gilda Ratner, offre supporto sociale e psicologico a chi è stato colpito dal cancro.

 

Anthony Mackie (Coleman Harris) ha studiato alla Julliard School of Drama ed è un giovane attore di grande talento, che è stato scoperto mentre interpretava Tupac Shakur nel lavoro off Broadway “Up Against the Wind”. Subito dopo Mackie ha esordito nel cinema nel ruolo della nemesi di Eminem, Papa Doc, in “8 Mile” di Curtis Hanson. La sua performance ha attirato l’attenzione di Spike Lee, che lo ha voluto per la selezione 2004 del Toronto Film Festival Masters Program  “Sucker Free City” e per il suo film “She Hate Me”. E’ apparso anche nel premio Oscar “Million Dollar Baby” di Clint Eastwood, con Hilary Swank, Morgan Freeman e Eastwood, in “The Manchurian Candidate” di Jonathan Demme, con Denzel Washington e Liev Schreiber, e nella commedia “The Man”, con Samuel L. Jackson.

      Mackie ha ricevuto candidature agli Independent Spirit Award e ai Gotham Award per la sua performance in “Brother to Brother” di Rodney Evans, che nel 2004 ha vinto il premio speciale della Giuria al Sundance Film Festival e l’Independent Spirit Award come miglior opera prima. E’ apparso poi con David Strathairn, Timothy Hutton e Leelee Sobieski nell’indipendente “Heavens Fall”, basato sul processo degli Scottsboro Boys, presentato nel 2006 al Film Festival SXSW di Austin.  

            Nel 2006 Mackie ha girato cinque film, oltre a “We Are Marshall” ha interpretato “Half Nelson”, con Ryan Gosling, un adattamento del corto del regista Ryan Fleck “Gowanus Brooklyn” che ha vinto a Sundance; “Crossover” di Preston Whitmore; “Haven” di Frank E. Flowers, con Orlando Bloom e Bill Paxton; l’adattamento cinematografico di Richard Price “Freedomland”, con Samuel L. Jackson e “The Man”, sempre con Jackson.

            Nel 2009 Mackie è stato il sergente JT Sanborn in “The Hurt Locker” di Kathryn Bigelow, un film che non solo ha ottenuto una candidatura agli Independent Spirit Award, ma ha vinto diversi Academy Award, per il miglior film, la miglior regia e la miglior sceneggiatura, oltre ad altre tre candidature. Sempre nel 2009, Mackie ha ripreso il ruolo di Tupac Shakur nel biopic di Fox Searchlight “Notorious” ed è stato il maggiore William Bowman nel film di Dreamworks “Eagle Eye”. E’ apparso poi con Kerry Washington nel drammatico “Night Catches Us”, in “I guardiani dl destino”, con Matt Damon e Emily Blunt, e “Real Steel”, con Hugh Jackman”.

Quest’anno è apparso in “Man on a Ledge”, con Sam Worthington e Elizabeth Banks; “10 Year”, con Channing Tatum, Kate Mara, Rosario Dawson e Justin Long, e “Abraham Lincoln: Vampire Hunter”, diretto da Timur Bekmambetov. Presto lo vedremo nell’horror/thriller “Vipaka”, con Forest Whitaker e Sanaa Lathan; nella commedia d’azione “Pain & Gain”, con Mark Wahlberg e Dwayne Johnson; nel thriller “Runner, Runner” con Ben Affleck, Justin Timberlake e Gemma Arterton; nel biopic “Bolden”, nel ruolo del protagonista, e, nel 2014, in “Captain America: The Winter Soldier”, con Chris Evans, Samuel L. Jackson e Scarlett Johansson.

Mackie è apparso anche in molti lavori teatrali e ha esordito a Broadway al fianco di Whoopi Goldberg in “Ma Rainey’s Black Bottom” di August Wilson, seguito dalla rivisitazione in chiave moderna di Regina King di “Il gabbiano” di Chekov, da “McReele” di Stephen Belber per la Roundabout Theatre Company, e il lavoro premio Pulitzer “Soldier’s Play”, nel ruolo che vent’anni prima era stato reso famoso da Denzel Washington. Più recentemente Mackie ha partecipato alla produzione di tre dei dieci lavori di August Wilson rappresentati al Kennedy Center. Nel 2010 Mackie è tornato a Broadway per interpretare “A Behanding in Spokane” di Martin McDonagh.

 

Giovanni Ribisi (Conway Keeler) è apparso di recente al fianco di Mark Wahlberg nella commedia di grande successo “Ted” e all’inizio del 2012, sempre con Wahlberg, ha interpretato “Contraband”, un remake del film islandese “Reykjavik-Rotterdam, diretto da Baltasar Kormakukur, che lo ha anche scritto, prodotto e interpretato.

            In precedenza lo abbiamo visto in “The Rum Diary”, con Johnny Depp, per la regia di Bruce Robinson, tratto dal romanzo di Hunter S. Thompson, e nel blockbuster “Avatar” di James Cameron, uno dei film di maggiore incasso di tutti i tempi.

            Tra i suoi film più famosi ricordiamo “Nemico pubblico” di Michael Mann, “Salvate il soldato Ryan” di Steven Spielberg, “Il giardino delle vergini suicide” e “Lost in Translation” di Sofia Coppola, “Ritorno a Cold Mountain” di Anthony Minghella, “Strade perdute” di David Lynch. Ribisi ha ricevuto poi una candidatura agli Independent Spirit Award per la sua performance in “The Gift” di Sam Raimi. Citiamo inoltre “The Dead Girl”, “Perfect Stranger”, “Il volo della fenice”, “Km da Wall Street”, “Fuori in sessanta secondi”, “Un amore speciale”, “Sky Captain and the World of Tomorrow”, “Suburbia”, “Heaven”, “First Love Last Rites”, “That Thing You Do”, “The Mod Squad”, “Masked and Anonymous” e “The Big White”.

            Ribisi ha lavorato molto anche per la televisione e nel 2007 ha ricevuto una candidatura agli Emmy come Outstanding Guest Actor in una serie comica per “My Name is Earl”. Ribisi è apparso anche in “X-Files” e “Friends”.

            Ribisi e la sorella gemella Marissa sono nati e cresciuti a Los Angeles, dove vivono anche adesso. L’attore ha iniziato la sua carriera all’età di nove anni, ha studiato con Milton Katselas e nel 1999 ha ricevuto il premio ShoWest come esordiente dell’anno.

 

Michael Peña (Navidad Ramirez) si è fatto notare a Hollywood come un attore con una ampia gamma di performances, che ha lavorato con tanti registi di talento. Peña ha interpretato il film premio Oscar di Paul Haggis “Crash”, con Don Cheadle, Matt Dillon e Terrence Howard, che gli ha fatto condividere con tutto il cast i premi della Screen Actors Guild e della Broadcast Film Critics Association.

            Nel settembre del 2012 Pena è apparso in “End of Watch”, presentato al Toronto Film Festival e con il ruolo del giovane agente di polizia Zavala ha ricevuto una candidatura agli Independent Spirit Award, mentre il film è stato inserito dal National Board of Review tra i 10 migliori film indipendenti dell’anno.

Nel 2013 lo vedremo nel ruolo dell’attivista per i diritti civili e sindacalista César Chavez in “Chavez”, diretto da Diego Luna  e prodotto da Canana Film e Mr. Mudd.

            Tra i film che ha interpretato ricordiamo l’indipendente “Everything Must Go”, con Will Ferrell e Rebecca Hall; la commedia dark “The Good Doctor”, con Orlando Bloom, la pellicola d’azione “World Invasion”, candidata nel 2011 agli ALMA Award; “The Lucky Ones”, con Rachel McAdams e Tim Robbins; la commedia di Jody Hill “Observe and Report”, con Seth Rogen; il dramma politico di Robert Redford “Leoni per agnelli”, con Tom Cruise e Meryl Streep; e il thriller psicologico di Werner Herzog e David Lynch “My Son, My Son, What Have Ye Done”, con Michael Shannon e Willem Dafoe.

            Tra i credits di Peña anche “World Trade Center” di Oliver Stone sull’eroismo dei soccorritori dopo l’attacco dell’11 settembre; “Million Dollar Baby” di Clint Eastwood; “Il delitto Fitzgerald” di Matthew Ryan Hoge; “Buffalo Soldier” di Gregor Jordan; “Shooter” di Antoine Fuqua; “Tower Heist” di Brett Ratner e “Babel” di Alejandro González Iñárritu.

            In televisione Peña ha interpretato il film di HBO “Walkout”, tratto dalla storia vera di un giovane insegnante ispano Americano che si schiera a fianco degli studenti durante le proteste degli anni ’60, che gli ha portato il premio come miglior attore agli Image Award. Recentemente è tornato a lavorare con Danny McBride nella seconda stagione di “Eastbound and Down” di HBO. E’ apparso anche nella quarta stagione di “The Shield”, per F/X, con Glenn Close e Anthony Anderson, e nella serie di Steven Spielberg per NBC “Semper Fi”.

            Cresciuto a Chicago, Peña ha iniziato a recitare dopo aver superato un provino per un ruolo in “To Sir, With Love 2” di Peter Bogdanovich, con Sidney Poitier.

 

            Robert Patrick (Max Kennard) ha interpretato nel 2012 “Trouble with the Curve” con Clint Eastwood e l’action thriller “Safe House – Nessuno è al sicuro”, con Denzel Washington. Presto lo vedremo in “Identity Thief” di Seth Gordon, con Jason Bateman e Melissa McCarthy, in “Lovelace”, con Sharon Stone e Amanda Seyfried, e in “Jayne Mansfield’s Car”, diretto e interpretato da Billy Bob Thornton, con Robert Duvall e Kevin Bacon.

Tra i suoi film ricordiamo la commedia di Paramount Pictures “Strange Wilderness”, su un programma televisivo che va alla ricerca di Bigfoot per alzare l’audience, “Flags of Our Fathers”, l’epico film sulla battaglia di Iwo Jima di Clint Eastwood, candidato ai Golden Globe; “We Are Marshall”, di Warner Bros., con Matthew McConaughey; “The Marine”; “Firewall”, con Harrison Ford; il premio Golden Globe “Quando l’amore brucia l’anima” di James Mangold, con Joaquin Phoenix, nel ruolo del padre di Johnny Cash, e “L’uomo che fissa le capre”, con George Clooney.

            L’abbiamo poi visto nel ruolo del colonnello Tom Ryan nella serie d’azione di CBS “The Unit”, prodotta da David Mamet, che segue le vite pericolose di un gruppo di agenti americani sotto copertura. Ma il pubblico ricorda Patrick anche per il ruolo di John Doggett nelle ultime due stagioni del cult di Fox Television “X-Files”, mentre la critica ha apprezzato molto l’alto profilo delle sue performances nella seconda stagione di “The Sopranos”, di HBO.

Tra i suoi film ricordiamo poi “Terminator 2-Il giorno del giudizio”; “Charlie’s Angels più che mai”; “Spy Kids”, con Antonio Banderas; “Passione ribelle”, con Matt Damon, per la regia di Billy Bob Thornton; “The Faculty”; “Dal tramonto all’alba 2: Texas Blood Money”; “Copland”, con Sylvester Stallone e Robert De Niro; “Eye See You”, sempre con Stallone; “L’orecchio dei Whit” e l’indipendente “Amori sospesi”, con Diane Keaton, Diane Lane e Sam Shepard. Lo ricordiamo anche in “Rosewood”, di John Singleton; “Striptease”, con Demi Moore; “Bagliori nel buio”; “Double Dragon: The Movie”; “Decoy”; “The Last Gasp”; “Hong Kong ’97” ed è stato un eroico vigile del fuoco in “Squadra 49”, con John Travolta e Joaquin Phoenix. E’ apparso inoltre in un episodio di “The Outer Limits” di Showtime, in “Bad Apple” di TNT e nella miniserie di CBS “Elvis”, in cui interpreta il padre di Elvis.

            Patrick impegna gran parte del suo tempo in attività sociali: è stato Honorary Grand Marshall per Love Ride negli ultimo quindici anni, collaborando alla raccolta di milioni di dollari; ha costruito case per veterani disabili con Habitat for Humanity e ha preso parte al programma di Read Across America per i bambini e a quello di RollingThunder che controlla che l’amministrazione non dimentichi i prigionieri di guerra e i dispersi delle ultime guerre. Patrick è appena tornato dal suo secondo viaggio in Medio Oriente, Iraq e Afghanistan con il comandante in capo Andrew Mullen, per dare supporto alle truppe. Inoltre è membro del Boozefighters Motorcycle Club che organizza molti eventi a scopo benefico.

            Nato a Marietta, Georgia, Patrick da ragazzo era un ottimo atleta, ma poi ha scelto di dedicarsi alla recitazione, dopo aver assistito ad alcuni spettacoli al liceo. Nel 1984 si è trasferito a Hollywood ed ha avuto un ruolo nel lavoro teatrale “Go”, dove è stato notato dal leggendario produttore/regista Roger Corman. Sempre coinvolto in tutti gli aspetti della sua attività, ama produrre film quando non recita.

 

            Mireille Enos (Connie O’Mara) è stata candidata ai Golden Globe e agli Emmy come miglior attrice protagonista per il ruolo nella serie di grande successo di AMC “TheKilling”. Enos  è stata anche molto ammirata per la sua performance nel dramma di HBO “Big Love”.                

            Presto la vedremo sul grande schermo nel thriller d’azione di Marc Forster “World War Z”, tratto dal romanzo di Max Brooks, con Brad Pitt, nel drammatico “Devil’s Knot” di Atom Egoyan, con Colin Firth e Reese Witherspoon, e nel film d’azione “Ten”, con Arnold Schwarzenegger, Sam Worthington e Terrence Howard.

Enos è apparsa in numerose serie televisive, tra cui “Law & Order: Criminal Intent”, “Medium”, “CSI: Miami”, “Sex and the City” e “Without a Trace”.

Nel 2005 Enos ha ottenuto il ruolo di Honey nel revival di Broadway di Who’s Afraid of Virginia Woolf?, con Bill Irwin e Kathleen Turner, con cui ha ottenuto una candidatura ai Tony e che ha interpretato anche a Londra, al West End nel 2006. Più recentemente è tornata in teatro con Annette Bening, David Arquette e Julian Sands nella commedia di Joanna Murray-Smith The Female of the Species al Geffen Playhouse.            

 Enos è cresciuta a Houston, dove ha frequentato scuole di recitazione e attualmente risiede a Los Angeles con il marito Alan Ruck e la figlia Vesper.

 

            SULLIVAN STAPLETON (Jack Whalen) si sta affermando come uno degli attori più richiesti dopo aver ottenuto il ruolo di protagonista in “300: Rise of an Empire”, il prossimo film della serie “300”, in cui interpreta il generale greco Temistocle, che combatte contro l’invasione dell’Impero persiano, sugli schermi nel 2013.

            Nato in Australia, è diventato famoso con il ruolo nella serie SKY/Cinemax “Strike Back”, tratta dall’omonimo romanzo, attualmente alla terza stagione.

            Nel 2010, Stapleton ha attirato l’attenzione a livello internazionale con il ruolo di Craig Cody in “Animal Kingdom” che, presentato quell’anno al Sundance Film Festival, è stato premiato a tanti Festival.

Tra i suoi lavori per la televisione ricordiamo i programmi australiani di grande successo “Satisfaction” e “The Secret Life of Us”, mentre tra i suoi film “The Hunter” e “December Boys”.

L’attore vive tra Melbourne, la città in cui è nato e cresciuto, e Los Angeles.

 

HOLT McCALLANY (Karl Lockwood) è un attore molto impegnato sia in televisione che al cinema. Tra i suoi film ricordiamo “Fight Club” di David Fincher, “Three Kings” di David O. Russell, “Casualties of War” di Brian De Palma, “Bullet to the Head” di Walter Hill, presto sugli schermi, “The Peacemaker”, con George Clooney e Nicole Kidman, “Meno of Honor”, con Robert De Niro, oltre ai film d’azione “Vantage Point” e “The Losers”, il thriller “Jade” e la commedia di Lawrence Kasdan “Mumford”. Tra i suoi progetti futuri il thriller di fantascienza “White Space” e l’horror “The Ganzfeld Experiment”.

McCallany ha lavorato molto in televisione, lo ricordiamo come protagonista di “Lights Out” di FX, con Stacy Keach e Catherine McCormack, e in serie di grande successo come “Burn Notice”, “CSI: Miami”; “Law & Order”, “Law & Order: Criminal Intent”, “Law & Order: Special Victim Unit”, “Criminal Minds”, “Medium” e “Heroes”. Attualmente è impegnato nelle riprese di “Golden Boy” per CBS, di cui è produttore esecutivo Greg Berlanti.

            McCallany viene da una famiglia di artisti di New York, sua madre era una famosa cantante di cabaret e il padre un produttore e attore vincitore di un Tony Award, ma ha iniziato le scuole a Dublino, in Irlanda, prima che i genitori emigrassero. Dopo il liceo, si è trasferito in Francia, dove ha studiato francese alla Sorbona, storia dell’arte alla Paris American Academy e teatro all’Ecole Marceau e all’Ecole Jacques Lecoq. Ha quindi trascorso un’estate a Oxford per studiare Shakespeare e poi è entrato nella produzione di “La dodicesima notte” all’Edinburgh Fringe Festival prima di tornare negli Stati Uniti.

 

I realizzatori

 

            Ruben Fleischer (regista/produttore esecutivo) ha diretto il suo primo film, “Zombieland”, interpretato da Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Emma Stone e Abigail Breslin, su un mondo post apocalittico, mentre il secondo, “30 Minutes or Less” era una commedia dark con Eisenberg, Danny McBride, Aziz Ansari, Nick Swardson e Michael Pena.

Attualmente è impegnato nella produzione dell’indipendente “Two Night Stand” e sarà regista e produttore esecutivo dell’adattamento cinematografico del popolare videogame “Spy Hunter”. Con l’accordo produttivo di due anni che ha siglato con 20th Century Fox Television, svilupperà vari progetti, tra cui il pilot “Dirty Blondes”, con Rachel Harris e Angela Kinsey.

 Fleischer ha iniziato la sua carriera nel cinema come aiuto di Miguel Arteta in “Chuck & Buck” e “The Good Girl” e quella televisiva come regista/produttore di Six Days In May, un documentario sul popolare Gumball Rally, grazie al quale ha incontrato Rob Dyrdek e Christopher “Big Black” Boykin, con cui ha ideato e sviluppato Rob & Big, un reality televisivo per MTV. Dopo tre stagioni di grande successo lo show è finito, ma è stato seguito da “Fantasy Factory” di Rob Dyrdek, di cui Fleischer è stato coautore e produttore esecutivo.

 

Will Beall (sceneggiatura) ha iniziato la carriera di scrittore nel 2006, con la pubblicazione del suo primo romanzo LA Rex, dopo aver lavorato dieci anni come investigatore nel dipartimento di polizia di Los Angeles. Beall ha adattato il romanzo per il produttore premio Oscar® Scott Rudin e la sceneggiatura è stata in cima alla Black List, la classifica annuale delle migliori sceneggiature di Hollywood.

Attualmente sta scrivendo la sceneggiatura di un film tratto dai fumetti Justice League di DC Comics. Beall ha lavorato anche per la televisione, come scrittore della serie di grande successo di ABC “Castle” e sta completando il suo secondo romanzo, “The Lionhunters”.

 

PAUL LIEBERMAN (autore/produttore esecutivo) ha lavorato per 24 anni come scrittore e giornalista per il Los Angeles Times e prima per The AtlantaJournal-Constitution. Ha vinto tanti premi di giornalismo, tra cui il Robert F. Kennedy Award Grand Prize, il George Polk Award, il Gerald Loeb Award e l’American Society of Newspaper Editors Award. Ha anche condiviso un Premio Pulitzer al Los Angeles Times per i suoi articoli suoi disordini di Los Angeles e per il terremoto di Northridge. Il suo libro “Gangster Squad” è stato pubblicato dalla Thomas Dunne, divisione di St. Martin’s Press.

Nato a New York, Lieberman ha studiato al Williams College ed è stato Nieman Fellow a Harvard, dove ha studiato legge e storia. Attualmente vive a Westchester County, New York, con la moglie Heidi, direttrice di una scuola elementare.

 

            Dan Lin (produttore) è CEO di Lin Pictures, una compagnia di produzione basata presso la Warner Bros., che ha l’obiettivo di produrre film e serie televisive per un pubblico internazionale. Fin dalla fondazione della compagnia nel 2008, Lin ha prodotto film che hanno incassato oltre 1, 4 miliardi di dollari in tutto il mondo. Attualmente è impegnato nella produzione del film d’animazione “Lego: The Movie”, scritto e diretto da Christopher Miller e Phil Lord, e di “Godzilla”, per la regia di Gareth Edwards, oltre a tanti altri progetti in fase di sviluppo, tra cui “Moses”, “Spyhunter” e “Brotherhoods”.

Tra i suoi ultimi lavori i thriller  “Sherlock Holmes” e “Sherlock Holmes-Gioco di ombre”, diretti da Guy Ritchie, con Robert Downey Jr. e Jude Law. Lin ha prodotto anche il thriller “The Box”, con Cameron Diaz, e la commedia diretta da Ricky Gervais “The Invention of Lying”, con Ricky Gervais e Jennifer Garner. E’ stato inoltre produttore esecutivo di “Terminator Salvation”, diretto da McG, con Christian Bale, e “Shorts” di Robert Rodriguez.

 Prima di fondare Lin Pictures, Dan è stato Senior Vice Presidente di Produzione per Warner Bros. Pictures dal 1999 al 2007 e ha seguito lo sviluppo e la produzione del film premio Oscar “The Departed”, di Martin Scorsese. Ha seguito anche “10,000 BC”, di Roland Emmerich; “The Aviator”, di Martin Scorsese; “Alexander”, di Oliver Stone; “TMNT“; “Invasion”; “Unaccompanied Minors”; “Scooby-Doo 2″; e “Torque”.

            Nel settembre del 2008 Dan è stato inserito da Variety tra i “10 Producers to Watch”, mentre nel 2005 Hollywood Reporter lo ha messo nella “Next Generation List”.  

            Dan è nel comitato direttivo della Coalition of Asian Pacifics in Entertainment ed è mentore sia della Producer’s Guild of America che del Center for Asian American Media. Si è laureato alla Wharton School della University of Pennsylvania nel 1994 e ha ottenuto un M.B.A. alla Harvard Business School nel 1999.

 

Kevin McCormick (produttore) è Presidente di Langley Park Pictures,una compagnia basata presso la Warner Bros. Recentemente McCormick ha prodotto l’adattamento di Scott Hicks del romanzo di Nicholas Spark “Ho cercato il tuo nome”, con Zac Efron, e nel 2011 “Arthur”, con Russell Brand e Helen Mirren.

Kevin McCormick è stato Presidente di Produzione di Warner Bros. Pictures dal gennaio del 2008 e ha seguito il team creativo e lo sviluppo dei film prodotti dalla compagnia, tra cui grandi successi come “Gran Torino”, “Il cavaliere oscuro”, che ha superato tutti i record e attualmente è il quarto incasso nella storia del cinema, “Una notte da leoni”, la commedia vietata ai minori di maggior incasso, e “Sherlock Holmes”. Con lui la compagnia ha prodotto “Get Smart”, la serie di “Harry Potter”, “The Informant”, “Watchmen” e “Terminator Salvation”. Inoltre McCormick ha diretto anche l’ufficio di Londra e riferiva direttamente a Jeff Robinov, Presidente di Warner Bros. Pictures Group.

            McCormick è entrato nel 1999 alla Warner Bros. Pictures come Executive Vice Presidente di Produzione e si è occupato di film come “Sweeney Todd: ildiabolico barbiere di Fleet Street”, “Michael Clayton”, “Blood Diamond-Diamanti di sangue”, “L’ultimo samurai”, “Il genio della truffa”, “Insomnia”, “Syriana”, “La sposa cadavere” e “La fabbrica di cioccolato” di Tim Burton.

            McCormick ha iniziato la sua carriera come produttore esecutivo del film “La febbre del sabato sera”.

 

Michael Tadross (produttore) recentemente ha prodotto le commedie “Arthur”,con Russell Brand, e “Poliziotti fuori-Due sbirri a piede libero”, di Kevin Smith, con Bruce Willis e Tracy Morgan. E’ stato anche produttore esecutivo del mystery di Guy Ritchie “Sherlock Holmes”, con Robert Downey, Jr. e Jude Law, del grande successoIo sono leggenda”, con Will Smith, e della commedia “Hitch”. Il suo progetto più recente è “Winter’s Tale”, del regista Akiva Goldsman.

            Altri film di cui Tadross è stato produttore o produttore esecutivo sono “Basic”, con John Travolta e Samuel Jackson; “Tony n’ Tina’s Wedding”; “Rollerball”, con Chris Klein, L.L. Cool J e Jean Reno; “Gioco a due”, con Pierce Brosnan e Rene Russo; “Jack Frost”, con Michael Keaton; “L’avvocato del diavolo”, con Al Pacino e Keanu Reeves; “L’eliminatore”, con Arnold Schwarzenegger, Vanessa Williams e James Caan; “Proposta indecente”con Robert Redford e Demi Moore; “Scuola d’onore” con Brendan Frazier, Matt Damon e Ben Affleck; e “Die HardDuri a morire”, con Bruce Willis, Jeremy Irons e Samuel L. Jackson, il film di maggiore incasso del 1995.

            Per la televisione Tadross ha prodotto i telefilm “When Will I Be Loved”, con Stephanie Powers, e “Deadly Illusions”, con Billy Dee Williams.

            Tadross è stato Senior Vice Presidente di Produzione di Paramount Pictures dal 1991 al 1994 e si è occupato di blockbusters comeForrest Gump”, “Una pallottolaspuntata”, “Il socio”, “Sotto il segno del pericolo”, la serie “Fusi di testa”, “In cercadi Bobby Fischer”, “Beverly Hills Cop III”, “Blue Chips”, “Teste di cono” e “Sliver”.

            Tadross è stato direttore di produzione/primo aiuto regista di film come “Ghost”, “Il principe cerca moglie”, “Black Rain”, “Una poltrona per due”, “Il giustiziere della notte”,  “Cocktail” e “Masquerade”.

            Michael Tadross è nato e cresciuto a Brooklyn, si è laureato al Wagner College ed è stato un fotoreporter di successo prima di dedicarsi al cinema.

 

BRUCE BERMAN (produttore esecutivo) è Chairman e CEO di Village Roadshow Pictures. La compagnia ha un accordo di partnership con Warner Bros. per coprodurre un ampio ventaglio di film.

 Il primo gruppo di film prodotti con questo accordo ha compreso successi come “Amori & incantesimi”, con Sandra Bullock e Nicole Kidman, “Terapia e pallottole”, con Robert De Niro e Billy Crystal, “The Matrix”, con Keanu Reeves e Laurence Fishburne, “Three Kings”, con George Clooney, “Space Cowboys”, diretto e interpretato da Clint Eastwood, e “Miss Detective”, con Sandra Bullock e Benjamin Bratt.

Con Village Roadshow Pictures, Berman è stato produttore esecutivo di film famosi come “Training Day”, con cui Denzel Washington ha vinto un Oscar, la trilogia di “Ocean’s Eleven”, “Two Week Notice-Due settimane  per innamorarsi”, con Sandra Bullock e Hugh Grant, “Mystic River”, con Sean Penn e Tim Robbins che hanno vinto l’Oscar per le loro performance, “The Matrix Reloaded” e “The Matrix Revolutions”, “La fabbrica di cioccolato” di Tim Burton, con Johnny Depp, il blockbuster “I Am Legend”, con Will Smith, “Gran Torino”, diretto e interpretato da Clint Eastwood, “Sherlock Holmes” e “Sherlock Holmes-Gioco di ombre” di Guy Ritchie, con Robert Downey Jr e Jude Law. Presto uscirà anche “The Great Gatsby” di Baz Luhrmann, con Leonardo DiCaprio.

Berman ha iniziato la sua carriera nel cinema lavorando con Jack Valenti alla MPAA, mentre studiava alla Georgetown Law School di Washington, DC, poi nel 1978, dopo la laurea, è entrato nella Casablanca Films e, nel 1982, è diventato vice presidente di Universal.

Nel 1984 Berman è entrato nella Warner Bros. come vice presidente di produzione ed è stato promosso Senior vice presidente quattro anni più tardi. Nel 1989 è diventato presidente di produzione e nel 1991 presidente della produzione internazionale, incarico che ha conservato fino al 1996. Con lui, Warner Bros. Pictures ha prodotto e distribuito film come “Presunto innocente”, “Quei bravi ragazzi”, “Robin Hood principe dei ladri”, il premio Oscar “A spasso con Daisy”, “Batman Forever”, “Trappola in alto mare”, “Malcom X”, “Guardia del corpo”, “JFK”, “Il fuggitivo”, “Dave-Presidente per un giorno”, “Rivelazioni”, “Il rapporto Pelikan”, “Virus letale”, “Il cliente”, “Il momento di uccidere” e “Twister”.

Nel maggio del 1996, Berman ha fondato Plan B Entertainment, una compagnia indipendente basata alla Warner Bros. Pictures. Nel febbraio del 1998 è stato nominato Chairman e CEO di Village Roadshow Pictures.

 

            DION BEEBE (direttore della fotografia) nel 2005 ha vinto un Academy Award®, un BAFTA, un Australian Film Institute Award e l’A.S.C. per  “Memorie di una geisha” di Rob Marshall.  E’ stato il secondo film di Beebe con Marshall, dopo il premio Oscar 2002 “Chicago”, che gli aveva portato il suo primo Oscar e candidature ai BAFTA.  Ha continuato a collaborare con Marshall anche per il musical “Nine”, con cui ha ottenuto un’altra candidatura agli ASC. Attualmente Beebe sta lavorando al thriller di fantascienza di Doug Liman, tratto dal libro All You Need is Kill, con Tom Cruise e Emily Blunt.

            Nato a Brisbane, Australia, Beebe si è trasferito con la famiglia a Cape Town, Sud Africa, quando aveva cinque anni, quindi ha studiato al Pretoria Technical College prima di tornare in Australia per frequentare l’Australian Film, Television and Radio School di Sydney—l’unico a studiare cinematografia a tempo pieno allora—e con  due dei film girati a scuola ha vinto un Australian Film Institute (AFI) Award e un Australian Cinematographers Society (ACS) Golden Tripod. 

            Dopo il diploma, Beebe ha affinato la sua tecnica girando corti, spot pubblicitari e dirigendo video musicali. Nel 1992 ha fotografato il suo primo film, “Crush”, nei cinque anni seguenti ha lavorato a parecchi documentari e nel 1997 ha vinto un Golden Tripod Award dell’ACS per “Down Rusty Down”.  Ha vinto altri due ACS, uno nel 1998 per il film di John Curran “Praise”, che gli ha portato anche candidature dell’AFI e del Film Critics Circle of Australia (FCCA), e nel 2003 per il mystery di Jane Campion “In the Cut”. Inoltre ha ricevuto candidature agli AFI e FCCA Award nel 1996 per il film australiano “What I Have Written” e un’altra candidatura FCCA per “The Goddess of 1997”.

            Il primo film americano è stato “My Own Country” di Mira Nair per Showtime.  Beebe ha poi collaborato due volte con il regista Michael Mann, per “Collateral”, con cui ha condiviso un BAFTA Award e una candidatura agli A.S.C. con Paul Cameron, e per “Miami Vice”.  Ha poi lavorato a film e documentari, come “The Zen of Bennett” di Tony Bennett; “Lanterna verde” di Martin Campbell”; “Land of the Lost” di Brad Silberling;  “Rendition-Detenzione illegale” di Gavin Hood; il documentario musicale “I’m Only Looking: The Best of INXS”; “Equilibrium”; “Charlotte Gray” di Gillian Armstrong; “Forever Lulu”; “Holy Smoke-Fuoco sacro”, la sua prima collaborazione con Campion, e il tributo TV  “Tony Bennett: An American Classic”, di Rob Marshall.

 

            MAHER AHMAD (scenografie) con “Gangster Squad” è alla sua terza collaborazione con il regista Ruben Fleischer, dopo “30 Minutes or Less” e “Zombieland”. Ha lavorato poi in “Life as We Know It”, di Greg Berlanti, “Extract” di Mike Judge e nella commedia romantica “All About Steve”, con Sandra Bullock, che l’ha anche prodotta insieme a Mary McLaglen. Ahmad aveva già collaborato con Bullock e McLaglen per “Miss Detective 2”.

            Tra i lavori più recenti di Ahmad ricordiamo le commedie “The Hangover Party III” di Todd Phillips e “Stand Up Guys” di Fisher Stevens, che usciranno presto. Ha curato inoltre le scenografie di “The Guardian”, “Fever Pitch”, “Palle al balzo”, “Mr. 3000”, “Holes”, “Paid in Full”, “Gun Shy”, “U.S. Marshals”, “The Cemetery Club”, “That Night”, “The Package”, “Miami Blues”, “Above the Law” e “Code of Silence”. Oltre a seguire le scenografie, Ahmad è stato anche produttore associato di “Chain Reaction” e “Steal Big, Steal Little”, di cui è stato consulente visivo.

            Come direttore artistico ha lavorato in “The Paper” di Ron Howard; “Il fuggitivo” di Andrew Davis; “Good Fellas” di Martin Scorsese; “Miss Firecracker” di Thomas Schlamme; “Married to the Mob” di Jonathan Demme e “Angel Heart” di Alan Parker.

            Ahmad ha conseguito un MFA in scenografia alla Northwestern University e ha iniziato la sua carriera in teatro a Chicago, dove ha ricevuto sei candidature ai Joseph Jefferson Award. Poi è stato chiamato come direttore artistico per un film che si girava a Chicago e da allora ha sempre lavorato nel cinema.

            Talvolta tiene lezioni di design in scuole di cinema come l’AFI e la Brooks Academy.   

 

            Alan Baumgarten (montaggio) torna a lavorare con il regista Ruben Fleischer dopo aver montato i suoi due film precedenti, “30 Minutes or Less” e “Benvenuti a Zombieland”. 

            Ha lavorato con il regista Jay Roach per il film HBO “Recount”, che gli ha fatto vincere un Emmy e un American Cinema Editors Eddie Award.  Ha montato “A cena con un cretino” ed è stato montatore aggiunto per  “Mi presenti i tuoi?”.

            Tra i film cui ha lavorato, ricordiamo “The Muppets”, “Charlie Bartlett”, “Lo spaccacuori”, “Mr. Woodcock”, “Febbre a 90°”, “Palle al balzo: Dodgeball”, “Le avventure di Elmo in Brontolandia”, “Losing Chase” (che nel 1997 gli ha portato una candidatura agli Eddie), “Il signore delle illusioni” e “Il tagliaerbe”.

            Tra i suoi lavori per la televisione alcuni episodi di “Malcolm in the Middle” e “Wonderfalls”, i telefilm “Papa’s Angels” e “Monte Walsh” e numerosi video musicali e documentari.

            Nato a Los Angeles, Baumgarten ha studiato all’University of California a Santa Cruz e ha conseguito un BFA in produzione alla Tisch School of the Arts della New York University.

 

            JAMES HERBERT (montaggio) ha lavorato con il regista Guy Ritchie a numerosi progetti, tra cui i blockbuster “Sherlock Holmes” e “Sherlock Holmes gioco di ombre”, “RocknRolla” e “Revolver”, il documentario “The Ego has Landed” e il pilot per ABC “Suspects”.

            Recentemente ha montato “The Sweeney” per Nick Love e sta lavorando a “All You Need Is Kill” di Doug Liman, con Tom Cruise e Emily Blunt. Tra i suoi film ricordiamo poi gli indipendenti “Echelon Conspiracy” e “Lesbian Vampire Killers”, il remake del cult del 1974 “It’s Alive”, il thriller “Devil’s Harvest”, la commedia “Dirty Sanchez: The Movie” e il film di Paul Verhoeven sulla Seconda Guerra mondiale “Black Book”.

            Come assistente al montaggio ha lavorato in “Sahara”, con Matthew McConaughey e Penelope Cruz; “Troy” di Wolfgang Petersen, con Brad Pitt; “Peter Pan” di P.J. Hogan; “Lara Croft Tomb Rider: The Cradle of Life” di Jan de Bont, con Angelina Jolie; il film della serie di James Bond “Die Another Day” e “Spy Game” di Tony Scott, con Robert Redford e Brad Pitt.

 

            Mary Zophres (costumi) ha ricevuto una candidatura agli Academy Award per “Il Grinta”, la sua decima collaborazione consecutiva con i fratelli Coen Brothers dopo “Fargo”; “Il grande Lebowski”; “Fratello dove sei?”; “L’uomo che non c’era”; “Prima ti sposo poi ti rovino”; “Ladykillers”; “Non è un paese per vecchi”; “Burn After Reading – A prova di spia” e “A Serious Man”. In passato era stata assistente costumista per “Mister Hula Hoop”, sempre dei Coen. Recentemente ha completato il lavoro nel loro prossimo film, “Inside Llewyn Davis”, presto sugli schermi.

            Ha lavorato anche per molti film di Steven Spielberg, tra cui “The Terminal”; “Prova a prendermi”, che le ha portato una candidatura ai BAFTA Award; e “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo”.  Zophres ha collaborato poi con il regista Jon Favreau per “Cowboys & Aliens”, con Daniel Craig e Harrison Ford, e per  Iron Man 2”, con Robert Downey, Jr.

            Tra i suoi credits ricordiamo poi i primi tre film dei fratelli Farrelly, “Scemo più scemo”, “Kingpin” e “Tutti pazzi per Mary”; “Autunno fra le nuvole” di Timothy Hutton; “Ogni maledetta domenica” di Oliver Stone; “Ghost World” di Terry Zwigoff; “Moonlight Mile-Voglia di ricominciare” di Brad Silberling; “Una hostess fra le nuvole” di Bruno Barreto; “Vita da strega” di Nora Ephron; “Smokin’Aces” di Joe Carnahan; e “Leoni per agnelli” di Robert Redford.

            Zophres ha conseguito la laurea in storia dell’arte e arte applicata al Vassar College prima di iniziare la sua carriera nell’industria della moda lavorando per Norma Kamali e Esprit. Il suo primo lavoro nel mondo del cinema è stato come supervisore del guardaroba delle comparse per “Nato il 4 luglio” di Oliver Stone. 

            Il suo lavoro più recente è stato “People Like Us”, l’esordio nella regia dello sceneggiatore Alex Kurtzman.

 

            STEVE JABLONSKY (compositore) ha composto le musiche dei blockbuster di Michael Bay “Transformers: Dark of the Moon”, “Transformers: Revenge of the Fallen” e il primo “Transformers”, oltre che di “Transformers: The Ride-3D” di Universal Studios. Il compositore e Bay avevano collaborato in precedenza per “The Island” e Jablonsky aveva scritto musiche supplementari per Bay per “Bad Boys II”, “Pearl Harbour” e “Armageddon”. Recentemente è tornato a lavorare con il regista per “Pain & Gain”, presto sugli schermi.

            Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo “Battleship” di Peter Berg e la riedizione di “Friday the 13th” e “The Texas Chainsaw Massacre” con il regista Marcus Nispel; “A Nightmare on Elm Street”, “The Amityville Horror”; “The Texas Chainsaw Massacre: The Beginning”; “The Hitcher”; “Your Highness” e il film animato giapponese “Steamboy”. Inoltre ha scritto le colonne sonore di parecchi film indipendenti, tra cui “Border to Border” e “Sorrow’s Child”.

            Per la televisione ha scritto le musiche della serie di grande successo di ABC “Desperate Housewives” e del telefilm “Live from Baghdad”.

            Jablonsky si è laureato in musica alla University of California a Berkeley e ha sviluppato il suo talento per le colonne sonore collaborando con compositori del livello di Hans Zimmer e Harry Gregson-Williams. All’inizio della sua carriera, Jablonsky ha composto musiche supplementari per “Il senso di Smilla per la neve”, “Antz”, “Galline in fuga”, “The Tigger Movie”, “Spirit: Stallion of the Cimarron”, “Tears of the Sun” e “Pirates of the Carribean: The Curse of the Black Pearl”.