14 febbraio “Promised Land” di Gus Van Sant – Curiosità

14 febbraio “Promised Land” di Gus Van Sant con Matt Damon, Frances McDormand e John Krasinski

Sinossi

 

In Promised Land, Matt Damon interpreta Steve Butler, un agente di vendita di una grossa società il cui percorso da ragazzo di campagna a uomo d’affari in carriera prende una piega inaspettata quando arriva in una piccola città dove è costretto a misurarsi con un sorprendente gruppo di individui che mostra una sincera cordialità e un’inamovibile determinazione. Il film è diretto da Gus Van Sant a partire da una sceneggiatura originale scritta da John Krasinski e Matt Damon su un soggetto di Dave Eggers.

 

Steve viene inviato nella cittadina rurale di McKinley insieme alla collega Sue Thomason (la vincitrice del Premio Oscar Frances McDormand). La città è stata colpita duramente dalla crisi economica degli ultimi anni e i due consumati venditori sono convinti che gli abitanti accetteranno con grande sollievo l’offerta della loro azienda di acquisire i diritti di estrarre gas naturale dalle loro proprietà. Ma quello che aveva l’aria di essere un lavoro facile e un soggiorno breve diventa per i due uno spinoso rompicapo, sia sul fronte professionale per la resistenza della comunità sensibilizzata dal rispettato insegnante Frank Yates (il candidato all’Oscar Hal Holbrook), sia sul piano personale a seguito dell’incontro di Steve con Alice (Rosemarie DeWitt). E quando arriva Dustin Noble (John Krasinski), uno scaltro attivista per la tutela dell’ambiente, la posta in gioco, sia personale sia professionale, si alza in modo vertiginoso e rischia di far saltare il banco.

 

 

 

 

Note di produzione

 

Nelle parole dell’attore e sceneggiatore Matt Damon, Promised Land è “una storia in cui è facile specchiarsi, animata da personaggi in cui ognuno di noi può individuare persone che conosce.”

“È un racconto ricco di emozioni di quello che accade quando persone reali e denaro reale entrano in collisione e dei modi sorprendenti in cui la gente reagisce quando delle decisioni gravi ostacolano il suo percorso”, commenta l’attore e sceneggiatore John Krasinski.

Il produttore Chris Moore aggiunge: “Promised Land è un ritratto molto intimo di una serie di personaggi autentici, ma tratta anche dei grandi temi che ci troviamo ad affrontare oggigiorno: quali sono i nostri valori, che cosa conta per noi, come ci misuriamo con i veri conflitti in atto nelle nostre comunità?”.

Il regista Gus Van Sant osserva: “L’America è uno spazio enorme di cui ognuno di noi fa parte, per questo a volte è difficile comprendere a fondo la nostra identità. Quello che mi è piaciuto della sceneggiatura di John e Matt è il modo in cui trattano problemi importanti con grande umorismo e umiltà. È la storia di un gruppo di individui veri, con tutte le loro manie e anche le loro grandezze.”.

 

“Il mio personaggio, Steve Butler, è un uomo comune di oggi”, dichiara Matt Damon. “Ha abbandonato la comunità agricola dove è cresciuto perché la sua città stava morendo. Come molte persone, si è trasferito in una metropoli in cerca di maggiori opportunità. E ora ha un buon lavoro e guadagna bene.”.

John Krasinski osserva: “Steve lavora in una grande società e pensa di fare la cosa giusta e non si sente in colpa per i suoi tentativi di fare carriera. Ha viaggiato a lungo come agente di vendita e ora ha l’occasione di accedere al livello dirigenziale.”.

Aggiunge Chris Moore: “Quando si presenta a McKinley con la sua collega Sue Thomason con il compito da un lato di contribuire a salvare la cittadina dal declino finanziario e dal decadimento certo e dall’altro di aumentare i profitti della sua azienda, Steve immagina che andrà tutto liscio perché viene da quel territorio ed è in grado di parlare nella lingua di quella gente. Ma questo si rivelerà sia il suo punto di forza sia il suo punto di debolezza. E alla fine sarà costretto a tracciare un bilancio di tutta la sua vita e a decidere come vuole che sia.”.

 

“In questa storia vedo l’evoluzione di Steve come una metafora del nostro paese”, riflette l’attrice Rosemarie DeWitt, che interpreta Alice, un’insegnante di scuola elementare di McKinley.

 

Il candidato agli Oscar Hal Holbrook, che incarna Frank Yates, l’insegnante di scienze del liceo di McKinley, afferma: “Ho 87 anni e penso che stiamo vivendo in un’epoca straordinariamente critica. L’intero concetto di democrazia dipende dalla capacità di collaborare delle persone e se non si accettano i compromessi la democrazia non può esistere.”.

 

La vincitrice del Premio Oscar Frances McDormand, che interpreta Sue, commenta: “Finché non metteremo in discussione tutto quello che possiamo, non avremo la minima possibilità di avere un futuro che saremo in grado di controllare.”.

“La posta in gioco è più che mai alta per tutti noi”, concorda Matt Damon. “Come avrebbero affrontato i nostri genitori o i nostri nonni quello che ci troviamo davanti noi nella nostra epoca? Come se la caveranno i nostri nipoti? Sono domande impegnative per chiunque di noi…”

 

Con intelligenza Promised Land dissemina quesiti sull’evoluzione dei valori americani e queste riflessioni derivano in parte dalle decisioni prese dagli abitanti di una piccola città quando una società di gas naturale cerca di estrarre il gas dalle formazioni di rocce scistose di cui è ricco il territorio attraverso il procedimento estrattivo della fratturazione idraulica o “fracking”.

 

Matt Damon spiega: “La storia segue Steve e Sue nei loro tentativi di persuadere la comunità di McKinley a concedere i diritti di trivellare i loro terreni agricoli alla Global Crosspower Solutions, la società per la quale Steve e Sue lavorano che, valutata 9 miliardi di dollari, è una delle più grandi aziende energetiche del paese. Gli abitanti della città hanno opinioni divergenti nel valutare la bontà dell’operazione. In molti casi, la concessione del permesso di estrazione è l’unica alternativa per evitare il pignoramento di una fattoria a conduzione famigliare.”.

Aggiunge Rosemarie DeWitt: “Gli abitanti di McKinley si preoccupano di poter sfamare i propri figli e di migliorare il sistema scolastico.”.

“È un tema complesso che oggi come oggi divide molte comunità”, commenta Matt Damon. “Quale contesto migliore per dei narratori come noi per sollevare domande sulla nostra identità di americani? Steve crede in quello che fa, crede sia giusto convincere le persone a concedere la loro terra per dei potenziali pozzi di gas, perché vuole tenere a gala quelle comunità”.

 

John Krasinski commenta: “L’estrazione del gas naturale è un tema attuale e funge da perfetto sfondo per la nostra storia che ci siamo prefissi di scrivere sotto forma di esplorazione dell’identità americana dei nostri giorni. È un campo in cui, analogamente a una partita di poker con puntate molto alte, le perdite e i guadagni potenziali sono enormi. Per un individuo che si trova davanti questa opportunità, la decisione da compiere è assai complessa.”.

 

Scoot McNairy, nel ruolo dell’agricoltore Jeff Dennon, osserva: “Ho sentito che era una storia importante da raccontare perché non è pro o contro qualcosa, ma offre prospettive diverse. Nessuno ama essere costretto a credere in un’idea.”.

“L’energia è un tema essenziale sul quale la gente sta dibattendo”, osserva Chris Moore. “Crea subito una tensione nel nostro film e dà origine a un confronto.”.

“Sento che la sceneggiatura di John e Matt esplora questo confronto in un modo genuino. Non viviamo in un mondo bianco o nero”, afferma Rosemarie DeWitt.

 

Matt Damon nota che “in America, le comunità sono consapevoli della problematica legata all’estrazione del gas naturale. Ho un amico che fa lo stesso lavoro di Steve, è un ‘uomo della terra’, e mi ha detto che quando arriva in una fattoria, trova persone preparate, che si sono documentate sulla questione”.

“È quello che fa Jeff, il mio personaggio”, aggiunge Scoot McNairy. “È un coltivatore orgoglioso del suo paese e della sua terra, che appartiene alla sua famiglia da molte generazioni. L’arrivo di Steve lo punge sul vivo.”.

 

John Krasinski afferma: “Ogni spettatore si farà la sua idea sull’argomento, ma il nostro obiettivo è sollecitare il pubblico, con sentimento e umorismo, drammatizzando i personaggi mentre prendono le loro decisioni e affrontano una serie di sfide, sia interiori che esteriori. Non appena compare, Dustin Noble, il mio personaggio, diventa subito complementare a Steve. Il modo in cui interagiscono non è molto lontano da quello dei tempi della scuola. La cosa divertente è il peso molto più grande che acquista il riuscire a vincere la partita nel cortile. Attraverso questi personaggi, ho anche voluto esplorare la forza della comunità in America. Mi sono tornati in mente i racconti di mio padre della sua infanzia e adolescenza in una cittadina di provincia. La solidarietà e la fiducia reciproca erano pilastri fondamentali. Che fine sta facendo quel tipo di insediamento oggi che deve affrontare un enorme cambiamento nel bel bezzo di uno sconvolgimento economico? Come si pone rispetto alla questione di come reagire in sintonia ai problemi? Ho proposto il concetto originale allo scrittore Dave Eggers, a cui stanno a cuore queste tematiche, e insieme abbiamo sviscerato delle idee fino a dare forma a una storia.”.

 

La prima stesura della sceneggiatura si intitolava Gold Mist (foschia dorata), riferimento ironico al colore dell’auto di lusso acquistata da un coltivatore in disgrazia, e la modalità speculativa era l’energia eolica.

 

Matt Damon e John Krasinski si sono conosciuti attraverso la moglie di John, l’attrice Emily Blunt, con cui Matt ha interpretato I guardiani del destino. Una sera, durante una cena, John ha accennato alla sceneggiatura suscitando l’interesse di Matt che si è subito messo a scrivere con lui. “Un’esplosione di creatività”, ricorda Krasinski. “Siamo subito andati molto d’accordo e siamo diventati amici e collaboratori.”.

“John ragiona in modo incredibilmente veloce”, osserva Damon. “Quindi la scrittura è stata rapida e accompagnata da molte risate. Mi ha fatto ripensare a quando scrivevo con Ben Affleck, ho provato una sensazione molto simile e soprattutto mi sono divertito moltissimo.”.

 

Chris Moore si è unito ai due nella produzione del film perché si è sentito attratto “innanzitutto dai personaggi: penso che il pubblico avrà la possibilità di identificarsi in più di un ruolo. Ho trovato anche interessante l’idea di una persona inserita in una multinazionale americana che entra in conflitto con le scelte che compie la sua azienda rispetto a quello che è, o potrebbe essere, il suo lavoro. Per me, la sceneggiatura conteneva le potenzialità per diventare un film interessante come quelli che si vedevano negli anni ’70. Oggi è più difficile realizzare film di quel genere, ma come per Will Hunting – Genio ribelle abbiamo voluto provarci. E come in quel film, anche in Promised Land c’è sicuramente una buona dose di umorismo”.

 

Mentre facevano i sopralluoghi nell’upstate New York, Matt Damon e John Krasinski hanno incontrato un ostacolo. Osserva Chris Moore: “Viaggiando e continuando le ricerche, si sono resi conto che i meccanismi che regolano l’industria eolica non avrebbe funzionato nel film sul piano drammatico.”.

Matt Damon ricorda: “Abbiamo dovuto accettare il fatto che avevamo costruito la storia su una struttura non del tutto corretta. È stato un momento difficile nella vita del progetto.”.

Commenta Moore: “Volevamo procedere con il progetto, ma bisognava prima superare questo enorme scoglio.”.

 

John Krasinski e Matt Damon discutono di come trasporre la storia in un contesto diverso con un’altra problematica sullo sfondo, pur esplorando gli stessi temi e mantenendo lo stesso studio dei personaggi. Considerano l’estrazione del carbone e del petrolio e la pesca dei salmoni in Alaska. Mentre Damon è lontano per la lavorazione di un altro film, Krasinski scopre per caso una vicenda legata all’estrazione del gas naturale e inizia un nuovo ciclo di ricerche. Osserva: “Era la perfetta lente contemporanea attraverso la quale esaminare i temi del senso della comunità e dell’integrità delle persone. Volevo stabilire una base autentica su cui ancorare quegli studi.”.

Per documentarsi su un capitolo relativamente nuovo dello sfruttamento energetico, John Krasinski guarda ore e ore di resoconti filmati di incontri di comitati cittadini e di quartiere che dibattono sull’argomento e legge un volume enorme di articoli.

 

Nel giro di poco tempo una nuova versione della sceneggiatura è in fase di elaborazione. “John l’ha affrontata di petto e si è lanciato nella scrittura. Grazie a questo percorso, il film è migliorato, anche se la storia è rimasta essenzialmente intatta”, dichiara Matt Damon. “C’erano tutti gli stessi personaggi che avevamo imparato ad amare e che ora potevamo esplorare in modo più approfondito.”.

Il lavoro sulla sceneggiatura continua per nove mesi. Commenta Chris Moore: “Matt e John hanno un’etica professionale molto forte. Si sono ritagliati il tempo per incontrarsi e rifinire il copione a Città del Messico o a Vancouver o a New York. Non si fanno scrupoli a dirsi reciprocamente quando un’idea non funziona, presupposto fondamentale in una collaborazione, né a sostenersi con forza quando un’idea è valida.”.

Più vicini a casa, sulla costa occidentale, i co-sceneggiatori si incontrano “tutti i weekend mentre Matt gira La mia vita è uno zoo”, ricorda John Krasinski. “Scrivevamo tutto il giorno sia sabato che domenica, circondati dai nostri figli e dalle nostre mogli. A volte la situazione era molto caotica.”.

Aggiunge Matt Damon: “Durante la settimana, John e io tornavamo ai nostri rispettivi lavori e riflettevamo su quello che avevamo scritto nei momenti di pausa, annotando appunti e idee prima di ritrovarci nel weekend per continuare la revisione. Mia moglie mi diceva ‘Hai vissuto un’esperienza talmente bella che, se anche il film non dovesse mai farsi, è valsa comunque la pena perché ricorderai sempre quanto ti è piaciuto scrivere e fare questa straordinaria esperienza creativa con John.’”.

 

L’ipotesi che il film non vedesse mai la luce ha rischiato di avverarsi. Matt Damon aveva intenzione di dirigere il film, ma quando è cambiato il piano di lavorazione di altri film per i quali era scritturato come attore, si è reso conto che non avrebbe avuto modo di occuparsi della regia di Promised Land. “Non è stata una telefonata piacevole quella che ho dovuto fare a John”, ricorda.

Commenta John Krasinski: “È stata una serata difficile per tutti noi. Matt ha guardato la sua agenda e si è reso conto che gli era impossibile fare tutto quello che aveva previsto. Prende molto seriamente il suo lavoro e non voleva compromettere la sua opportunità di firmare una regia.”.

La mattina dopo aver parlato con John, Matt parte per una vacanza con la sua famiglia. Mentre è seduto in aereo in attesa di decollare, invia una e-mail a uno dei registi con cui ha lavorato di più, Gus Van Sant, e gli racconta il suo dilemma. Nel giro di pochi istanti, ricorda Matt, “prima che ci dicessero di spegnere i cellulari, Gus mi risponde ‘Mi piacerebbe molto leggere quello che stai scrivendo.’”.

 

Gus Van Sant rivela: “Stavo tenendo d’occhio la sceneggiatura prima che Matt mi contattasse quella mattina. Sapevo che stava lavorando a un progetto. Quando l’ho sentito, ho capito che aveva bisogno del mio aiuto.”.

Ricorda Matt Damon: “Gli ho mandato tutta la documentazione mentre eravamo ancora sulla pista di decollo, poi ho spento il cellulare. Quando siamo atterrati, un paio d’ore dopo, ho ricevuto un messaggio di Gus che mi diceva che voleva dirigere il film. Ho subito mandato un’e-mail a John ‘Abbiamo un regista e non un regista qualsiasi: abbiamo il migliore!’”.

 

Matt Damon non lo sa, ma Gus Van Sant è “di gran lunga” il regista preferito di John Krasinski che ricorda l’arrivo dell’e-mail di Matt: “Ero eccitatissimo. Ho rimesso e sono svenuto. Venendo dal Massachusetts, penso di avere Will Hunting – Genio ribelle tatuato su di me da qualche parte…”.

Riflette Gus Van Sant: “Leggendo la sceneggiatura, ho notato che assomigliava ad altre cose su cui aveva lavorato Matt come sceneggiatore e ho sentito che lui e John erano riusciti a produrre qualcosa di molto valido insieme. È stato facile per me dire di sì.”.

 

La produzione è in ritardo sulla tabella di marcia e vuole accelerare, quindi le riprese iniziano meno di quattro mesi dopo.

 

Frances McDormand era già parte integrante del progetto. Precisa Matt Damon: “Avevamo mandato a Fran la primissima versione della sceneggiatura, quando il film era ancora sull’energia eolica, e lei aveva accettato di farne parte. A parte John e me, era la persona coinvolta nel progetto da più tempo.”

 

Aggiunge Chris Moore: “In tutti gli alti e bassi ci è rimasta fedele. Interpreta il ruolo con un grande tempismo comico, dando a Sue uno spiccato pragmatismo.”.

 

Matt Damon commenta: “La sua interpretazione di Sue è molto stratificata e sfaccettata. Sue è una madre single che viaggia molto per lavoro. Lavora in coppia con Steve da molti anni e tra loro c’è un rapporto fraterno. Esiste un elemento di competitività, ma traspare anche l’affetto e l’attaccamento. Spesso, quando recitavo una scena con Fran, sentivo che succedeva qualcosa di intenso. Poi, guardando i giornalieri, avevo l’opportunità di notare le differenze in ogni singolo ciak che faceva.”.

John Krasinski concorda, osservando che “in quei giornalieri, in ogni ripresa c’è una sfumatura diversa poiché Fran apporta purezza e intensità al ruolo. Se io fossi bravo quanto lei, lo ammetterei compiaciuto, lei invece è molto schiva e si scrolla di dosso i complimenti. Ma brilla di luce propria.”.

 

Osserva Frances McDormand: “Scrivere una sceneggiatura è un’arte, come lo è scrivere un racconto o una poesia, e John e Matt conoscono l’arte della scrittura cinematografica. Sono rimasta colpita dalla loro intelligenza. Inoltre, sono sufficientemente consapevoli di se stessi da non tentare di fare accettare a tutti le loro opinioni.”.

Come molti altri membri del team creativo, Frances McDormand è riuscita a entrare fin troppo bene in relazione con le sfide che affronta la cittadina di McKinley e le persone che vi abitano e la visitano. Spiega: “Ho frequentato il liceo in una città siderurgica della Pennsylvania. Oggi sta soffrendo molto e malgrado questo ho degli amici che ancora vi abitano felici perché si tratta della loro comunità e fanno parte di importanti congregazioni religiose.”.

 

In Promised Land, le necessità della comunità pesano molto su Frank Yates, che conduce un’esistenza in armonia nella fattoria della sua famiglia e che capisce bene il conflitto d’interessi di Steve.

Osserva Matt Damon, “Essendo più anziano, Frank ha il senso della gestione della proprietà. Crede nell’industria, è un ingegnere della Boeing in pensione che ora insegna scienze al liceo perché vuole istruire la futura generazione della sua comunità. È consapevole del suo posto nella città e nel mondo. Sfida Steve in modo che altre persone sollevino quesiti e intraprendano un sano processo decisionale condiviso, tutti insieme, in quanto comunità. Per Frank, si tratta di creare del tempo da dedicare all’istruzione. Per noi si è trattato di creare del tempo per permettere a Hal Holbrook di interpretarlo.”.

 

Chris Moore sviluppa il concetto: “Abbiamo dovuto adattare i giorni delle riprese di Hal in base alla programmazione del suo one-man show su Mark Twain, ma lo avremmo fatto a qualunque costo perché sapevamo che avrebbe incarnato Frank come la coscienza della comunità.”

 

L’attore veterano ha incontrato i realizzatori e ha accettato di far parte di “un film ha un significato profondo al di là del puro intrattenimento. Il materiale, la sceneggiatura, è quello che conta. E il fatto che Matt lo avrebbe interpretato è stato un grande punto a favore, perché lo ammiro: sta maturando come attore, non è solo apparenza. Ho messo il mio cuore in questo ruolo perché Frank sottolinea il fatto che non è possibie prendere una decisione affrettata. Hanno bisogno di riflettere tutti insieme.”.

 

Rosemarie DeWitt osserva ammirata: “Come attore, Hal Holbrook incarna un’incredibile solidità e al tempo stesso una straordinaria vulnerabilità, un mix perfetto per questa storia. Mi viene la pelle d’oca guardandolo. Inoltre, non sbaglia mai una battuta! A noi tutti capitava, ma lui era sempre perfetto!”.

“Ogni attore cerca sceneggiature come questa, belle, ben costruite e su temi importanti. Tuttavia, non è un film a sfondo sociale.”

 

Le attrici interessate a interpretare il ruolo di Alice, l’ultimo del cast principale, non mancavano certo. Alice diventa un termine di confronto per Steve, interpretato da Matt Damon, che elogia l’interpretazione di Rosemarie DeWitt: “È come noi abbiamo scritto il personaggio, solo in meglio.”.

L’attrice descrive Alice come “una donna che è cresciuta in una cittadina e poi è andata a studiare in una grande città. Ha avuto la sua sfilza di lezioni di vita e di perdite.”.

 

Chris Moore aggiunge: “Alice rappresenta il futuro. È una donna che ha compiuto la scelta di tornare a casa e di fare la differenza, un elemento importante nella nostra storia. Ha la stessa età di molte persone che oggi potrebbero dire ‘La mia vita ormai è questa, non posso più cambiarla adesso’. Il fascino, il buonsenso e il carisma di Rosemarie DeWitt danno vita al personaggio e le permettono anche di abitare con disinvoltura lo spazio in mezzo al conflitto tra Steve e Dustin, visto che entrambi sono attratti da lei.”.

 

“Avevo già lavorato con Rosemarie in passato”, osserva John Krasinski. “Mi era piaciuto recitare con lei ed era piaciuta anche a mia moglie su un altro progetto. Quando si è presentata una lettura, mi sono detto ‘È perfettamente logico!’ Inoltre, ha una splendida chimica con Matt.”

 

L’altro tipo di chimica che si sviluppa sullo schermo è quella tra i personaggi incarnati da Matt Damon e John Krasinski. Osserva Matt Damon: “Il pubblico resterà sorpreso da John. Interpreta un uomo che ha una storia da raccontare. Ogni giorno alla fine delle riprese mi dicevo ‘Quest’uomo è straordinario’ anche se lo conoscevo già. 15 anni fa, quando ho girato Will Hunting – Genio ribelle, Gus mi ha detto, ‘La regia è fatta al 95% dalla scelta del cast’. Per questo film abbiamo avuto tutti gli attori che volevamo. Poi li abbiamo lasciati liberi e hanno iniziato a fare cose grandiose che non avremmo mai immaginato.”.

 

Chris Moore nota che gli attori di questo cast “non hanno mai fatto i capricci per il trucco o i capelli. Non si è mai perso tempo per aspettare qualcuno. Sono tutti attori capaci che si sono sostenuti l’un l’altro.”.

 

Frances McDormand dichiara “La realizzazione di Promised Land è stata uno sforzo collaborativo avvenuto nel migliore dei modi.”

 

Titus Welliver, che interpreta il socievole proprietario dell’emporio Rob’s Guns, Groceries, Guitars and Gas, osserva: “John e Matt hanno fatto un lavoro talmente bello scrivendo la sceneggiatura che ti veniva voglia di contribuire al processo creativo.”.

 

Le prove che sono state fatte con gli attori hanno avuto lo scopo di approfondire la loro percezione del luogo e dei personaggi al di là dell’ambiente in cui avrebbero girato. Sia in veste di attori, sia in veste di sceneggiatori, Matt Damon e John Krasinski erano preparati ai momenti di spontaneità che avrebbero potuto verificarsi.

 

Ricorda Rosemary DeWitt: “Sembrava veramente che Matt e John condividessero lo stesso cervello di Gus! Quando non lavoravano davanti alla macchina da presa, li vedevi con Gus a riscrivere o ristrutturare una scena. Ma quando, durante le riprese, interpretavano i loro personaggi, erano completamente calati in Dustin e Steve.”.

 

Nel film non è mai specificato lo stato in cui si trova McKinley. Matt Damon rivela: “È voluto, perché potrebbe essere qualsiasi cittadina degli Stati Uniti.”.

Osserva John Krasinski: “È un film sullo stato del nostro paese, quindi era logico che andassimo nel cuore del paese e filmassimo le cose nei luoghi dove avvengono nella realtà.”.

 

Per questo motivo, Promised Land è stato girato interamente in esterni nella zona agricola della Pennsylvania occidentale.

“È una regione intatta, perfetta e incontaminata”, dichiara incantato Hal Holbrook. “Sono rimasto colpito dalle colline verdi a perdita d’occhio sullo sfondo del cielo. È il motivo per cui siamo venuti in questo paese.”.

“Girare in Pennsylvania mi ha aiutata a capire il mio personaggio”, osserva Rosemary DeWitt. “La gente parlava di quello che è successo nella zona nel corso degli anni. Potevi immergerti nella cultura locale.”

John Krasinski, il cui padre è cresciuto in Pennsylvania, nota che “c’è qualcosa che non riesci a cogliere se non vieni qui, un’energia e una dolcezza che aiutano.”.

 

Lo scenografo Daniel Clancy, che ha le sue radici famigliari in Illinois, sostiene che “quando giri in un teatro di posa, perdi il senso della realtà. È importante avere la percezione vera e il sapore autentico di un luogo. Gus ragiona molto per immagini, quindi lui e io siamo sulla stessa lunghezza d’onda.”

Dal punto di vista produttivo, Chris Moore dichiara che “girare sul posto rende il film migliore sul piano visivo, perché chiunque davanti e dietro la macchina da presa ha il polso della realtà e il risultato lo percepisci nella narrazione, nei costumi, nella recitazione, nella fotografia del film e via dicendo. Ci sono tre fattori determinanti nella scelta di una location. Il primo è puramente creativo: offre un’immagine che corrisponde a quella che vuoi per il film? Il secondo è il senso di opportunità che ti trasmette: se metti attori e tecnici in un contesto simile a quello in cui si svolge la storia e li circondi di gente di quel posto in piccoli ruoli e in piccole mansioni tecniche, è ancora meglio. La terza ragione è di ordine economico. Gli Stati hanno implementato degli incentivi per attirare le produzioni cinematografiche, anche se bisogna scegliere i posti che apprezzano veramente le persone che fanno i film. Non devi pensare solo al beneficio fiscale, devi accertarti di avere il permesso per girare, per esempio, nella chiesa locale. Per Promised Land, i tre fattori si sono verificati in modo armonico.”

 

Dopo aver scelto lo stato è stato necessario identificare un elenco molto dettagliato di requisiti per gli ambienti del film e John Adkins, il responsabile delle location, ha assunto il comando della ricerca dei set desiderati. Dopo aver valutato con Gus Van Sant tutti i particolari, Adkins ha tracciato una mappa lungo il raggio che circonda il centro di Pittsburgh e ha fatto sopralluoghi in numerose fattorie. Poi si è confrontato con Daniel Clancy per restringere la gamma di opzioni.

 

Quando è giunto il momento di far venire Gus Van Sant a Pittsburgh, la destinazione prescelta era Slate Lick Road a Worthington, in Pennsylvania, a circa 60 Km a nordest di Pittsburgh, nella Contea di Armstrong.

Ricorda John Adkins: “Cercando meravigliosi terreni da pascolo, mi sono ricordato di Slate Lick Road che avevo reperito per altri film. Quando Gus è arrivato, sono andato a prenderlo in aeroporto e ci siamo diretti nella zona di Worthington/Slate Lick, girando in auto lungo quella strada così particolare.”

“Non ero mai stato in quella zona”, osserva il regista. “Quando John mi ha accompagnato nella campagna fuori da Pittsburgh, mi è sembrata perfetta.”

“E così abbiamo deciso”, conclude Adkins. “Il nostro film si sarebbe girato in quella regione che è diventata a pieno titolo una delle grandi star di Promised Land.”.

 

Le fattorie attorno a Slate Lick Road che sono state usate nel film sono state scelte in base alla loro bellezza, al calore e al naturalismo. C’è anche una storia vera che riecheggia il racconto del film: la Fattoria Rhea, che sullo schermo diventa la Fattoria Yates, appartiene alla famiglia Rhea da quattro generazioni e la costruzione ha più di cento anni ed è stata costruita due generazioni fa. Attualmente vi si allevano capre, emù e bestiame e vi si coltiva fieno. Altre fattorie “cadevano quasi a pezzi”, riferisce lo scenografo Daniel Clancy. “Le abbiamo ripulite e abbiamo aggiunto qualche tocco nostro pur rispettando l’essenza della loro identità. Molte persone oggi non sanno che cos’è l’America rurale. Puoi vivere in una città e non essere consapevole di quello che accade solo a un’ora di distanza da dove ti trovi. Ecco perché è importante raccontare questa storia.”.

 

Per trovare le giuste location che costituissero la città di McKinley, John Adkins aveva il mandato di “cercare una cittadina che offrisse i segni tangibili delle difficoltà economiche, ma pulsasse ancora e, soprattutto, avesse ancora un cuore”. Dopo aver perlustrato più di una sessantina di piccole città, “in cui i dibattiti che si animano nella storia sono in corso”, Adkins è stato raggiunto da Daniel Clancy per restringere il campo. “Dan e io siamo subito andati d’accordo, e meno male, visto che trascorrevamo ore e ore insieme sulla mia Jeep. Ci siamo anche trovati in sintonia nell’immaginare gli ambienti del film, fedeli all’estetica che Gus voleva.”

Riflette Clancy: “Oggi come oggi è sempre più difficile trovare delle fattorie, eppure è stata la cittadina la location più impegnativa di tutto il film. Non doveva essere né troppo grande, né troppo piccola, doveva avere un’aria un po’ decadente, ma non essere per niente distrutta. Doveva essere in grado di raccontare la nostra.”.

 

Avonmore, nella contea di Westmoreland in Pennsylvania, insediatasi all’inizio del XVIII secolo, rispondeva ai requisiti. È passata dall’essere una comunità agricola a essere una città industriale, con l’estrazione del carbone seconda solo alle acciaierie tra le vocazioni locali. Numerosi dei suoi abitanti fanno i pendolari ogni giorno per andare a lavorare a Pittsburgh, ma continuano a risiedervi in una comunità eterogenea che conta più di mille individui.

 

L’Indiana Avenue di Avonmore è diventata la Main Street di McKinley, con colori variegati e stili architettonici che rivelano un passato un tempo fiorente attraverso i bordi frusti e al tempo stesso un orgoglio e una tenace speranza per il futuro. Gus Van Sant ha reagito molto favorevolmente al contesto dal quale la squadra di Daniel Clancy ha carpito degli elementi “in parte simili all’immaginario di Norman Rockwell, con delle note un po’ agrodolci.”.

 

Quando si è trasferita ad Avonmore, la produzione ha interamente creato le facciate e le insegne dei negozi di McKinley sull’Indiana Avenue: una panetteria, un negozio di generi diversi, un ufficio postale e via dicendo. Il Rob’s Guns, Groceries, Guitars and Gas è stato creato in uno spazio vuoto.

 

Daniel Clancy sostiene che l’ideale era “ricreare in dettaglio la linfa vitale di McKinley, le ragioni e i modi delle persone che vivono in questa cittadina e cosa le spinge a preservarla.”.

“Mentre eravamo ad Avonmore, erano in corso diverse transazioni sul gas naturale, in modo analogo a quanto avviene nel nostro film”, riflette Van Sant.

 

My Buddy’s Place, il bar di Avonmore, è stato leggermente modificato per diventare il bar del film, Buddy’s Place. Titus Welliver ride: “Guardando quelle scene, riesci a sentire l’odore delle noccioline e della birra”.

John Adkins aggiunge entusiasta: “Ci ha regalato tre ambienti diversi sotto un unico tetto: lo spazio del biliardo, lo spazio delle band e del karaoke e il vero e proprio bancone del bar su cui sono incisi centinaia e centinaia di nomi. E, quel che più conta, è un luogo sufficientemente grande da poter accogliere attori, tecnici e attrezzature. La proprietaria, Gerri Bumbaugh, era molto accomodante. Ha subito stretto amicizia con Gus e la si può vedere in alcune scene del film che si occupa del bar.”.

 

Come nei suoi film precedenti, Gus Van Sant ha cercato di integrare nel cast gente del luogo che di professione non fa l’attore. In Promised Land, questa scelta ha potenziato la verosimiglianza delle scene che esigevano la partecipazione di decine di membri della comunità ed è servita anche a dare maggior vigore alle interazioni con gli attori protagonisti davanti alla macchina da presa.

 

Sono state indette molteplici convocazioni aperte che hanno attirato centinaia di persone che si sono presentate alle audizioni. Alla fine la produzione ne ha selezionate circa 500 che sono state scritturate come comparse. Inoltre, ha anche attinto al bacino regionale degli attori professionisti, scegliendo anche degli attori bambini che sono stati selezionati per molti dei ruoli più giovani.

 

Che siano apparsi davanti alla macchina da presa o meno, gli abitanti della città hanno accolto il cast e la troupe del film a braccia aperte. Penny Dunmire, che risiede da sempre ad Avonmore ed è segretaria della Avonmore Community Association, dichiara: “La nostra industria più recente è il turismo, con escursioni in kayak e in canoa lungo il fiume. Questa iniziativa ha portato per la prima volta tantissima gente nella nostra città, gente che è stata meravigliosa con noi. È un motivo di orgoglio per noi tutti che il film sia stato girato ad Avonmore. Non potete immaginare l’entusiasmo! Eravamo tutti incantati dalle riprese.”

 

Per Promised Land, l’accordo tra Gus Van Sant e il direttore della fotografia Linus Sandgren era di mantenere dei toni tenui, con piccole esplosioni di colore qua e là man mano che la storia avanza. Sandgren dichiara: “La mia filosofia è lavorare senza una gamma di colori prestabilita, ma so che la troupe a volte si organizza meglio avendola.”.

 

Alla gamma di colori, o alla sua assenza, si è adeguata la costumista Juliet Polcsa e il suo reparto, coordinandosi con lo scenografo Daniel Clancy e la sua squadra. Juliet commenta: “Abito in una piccola città nell’upstate New York, quindi ho sentito la veridicità della sceneggiatura. Abbiamo adottato quella che io definisco una ‘gamma di colori comoda’. I vestiti indossati dagli abitanti di McKinley non potevano apparire troppo nuovi, vistosi o inamidati”.

Cercando di rendere la realtà economica attuale, il reparto costumi si è scontrato con la realtà della moda attuale. Spiega Juliet: “L’attuale tendenza verso i colori accesi era completamente sbagliata per il look di questo film. Sono andata in molti negozi di roba usata, ma non sempre vendevano vestiti che apparivano consunti, strappati e via dicendo. Bisogna stare molto attenti a ‘invecchiare’ gli indumenti o a punteggiarli di sporco, perché facilmente sullo schermo appaiono finti.”.

Juliet ha trovato la sua fonte d’ispirazione vicino a casa, in senso letterale: il gilet che indossa sempre Frank Yates “apparteneva a mio marito”, rivela. “È stata una soluzione vantaggiosa per me, perché ho trovato un capo realmente consunto per il personaggio e ho potuto ripulire l’armadio di mio marito. Lui pensa che lo riavrà, ma… si sbaglia!”.

 

Prendendo spunto dalle comparse, è stato utilizzato per necessità anche il guardaroba dei principali attori del cast. Ricorda Juliet: “Gus ha avuto l’idea di fare indossare agli attori i propri vestiti. Quando ti senti a tuo agio in qualcosa di tuo, ti senti un po’ più a tuo agio anche nel personaggio.”. Ha parlato con gli attori per capire che cosa avessero che potesse funzionare nel film e che fossero disponibili a indossare.

È stato il veterano del cast a stabilire il tono. Osserva Juliet: “Il gilet di mio marito alla fine è stato uno dei pochi capi indossati da Frank Yates che non appartenesse nella realtà a Hal Holbrook. Mi disse che aveva un vecchio paio di jeans e una maglietta malridotta che non si sentiva ancora di buttare via e che quindi metteva per fare i mestieri e il giardinaggio. Me li ha fatti avere e io li ho preparati per incorporarli nel look di Frank. Gus assistette alla prova costumi di Hal che indossò i suoi jeans e la sua maglietta su cui io aggiunsi il gilet. E il personaggio venne fuori piuttosto in fretta.”.

 

Per affinare la sua caratterizzazione di Steve Butler, Matt Damon ha utilizzato il suo consueto procedimento di incorporare elementi che permeassero l’autenticità del suo ritratto senza necessariamente essere evidenti agli occhi del pubblico. Si è servito delle ricerche svolte da Juliet Polcsa, considerando che inizialmente vediamo Steve in un contesto aziendale, prima che si stabilisca a McKinley. “Abbiamo parlato dello stile di abbigliamento ‘corporate casual’ e ‘casual Friday’”, osserva Juliet. “L’evoluzione nel modo di vestire di Steve doveva essere un cambiamento piuttosto repentino, che riflettesse il suo fiuto di venditore.”.

 

Nel copione era scritto che Steve indossa stivali da cowboy nuovi e di ottima fattura. Ne è stato procurato un paio, ma Juliet e Matt temevano che non fossero del tutto adatti per essere fatti indossare al personaggio a McKinley e nei dintorni. Il copione è stato modificato e così Juliet ha scelto un paio di stivali da lavoro. Ma qualche giorno prima dell’inizio delle riprese, Juliet ha “guardato dentro gli stivali, scoprendo che erano stati fatti in Bangladesh. Il nuovo riferimento nel copione era a un paio di stivali fatti in America. Quindi avevo bisogno di trovare un paio di stivali che sembrassero vintage, fatti in America. Ho comprato un paio di Red Wing su eBay, ho incrociato le dita perché arrivassero in tempo e così è stato. E Matt li ha letteralmente messi un istante prima di girare. Non avrebbero potuto essere più belli se li avessi disegnati e invecchiati io. Fanno parte dell’identità di Steve: non puoi disegnare un personaggio e tagliarlo all’altezza delle ginocchia”.

 

Il reparto scenografie di Daniel Clancy è rimasto coerente con la “gamma di colori comoda” di Juliet Polcsa per quanto riguarda i veicoli, i mobili e i set, sia interni che esterni. Osserva Daniel: “È come un quadro di Andrew Wyeth: i gialli, i marroni e i verdi sono tenui per dare l’idea di una sorta di deterioramento. I colori che saltano all’occhio sono soprattutto i rossi, i bianchi e i blu e sottolineano un tema impercettibile. Gus voleva un aspetto realistico, con tracce evidenti dell’età, niente di eccessivamente stilizzato. Abbiamo utilizzato molti pannelli, quelli disponibili, per preservare l’autenticità, senza abbellire in modo eccessivo nulla”.

 

Un elemento che risulta più apertamente in rilievo nel film è l’acqua, una preziosa risorsa di sostentamento alla vita che non può più essere data per scontata, neanche in una piccola città che sta cercando di restare a galla. Osserva Daniel Clancy: “Abbiamo messo l’acqua ovunque abbiamo potuto. Si vedono gli stagni nelle fattorie, i bambini che giocano con le manichette, Steve che si spruzza l’acqua sul viso e che, insieme a Sue, porta sempre bottiglie d’acqua. Si vedono anche motori fuoribordo nei campi. Il motel, i cui interni sono in realtà una pensione di Avonmore che abbiamo riarredato e i cui proprietari ora vogliono tenere così, si chiama Miller Falls Motel!”.

Inoltre, contrariamente a molti registi che l’avrebbero considerata una disgrazia, Gus Van Sant ha considerato la pioggia che ha bersagliato le riprese come una valorizzazione dell’elemento pervasivo nel film.

 

Gus Van Sant “è uno di quei registi che non apre bocca finché non ha qualcosa da dire e quando parla, la gente lo ascolta”, dichiara Frances McDormand.

Il regista lascia che gli attori e i tecnici esprimano il proprio talento prima di intervenire per mettere a punto i dettagli e questo approccio genera un grandissimo spirito collaborativo sui suoi set.

Chris Moore osserva: “Dopo aver fatto diversi film insieme, Gus e Matt hanno un rapporto meraviglioso e un atteggiamento rilassato. Nei panni del regista e della star protagonista, fissano il tempo e il ritmo. Ma sono molti gli attori e i membri della troupe che vogliono continuamente tornare a lavorare per Gus. È un uomo mite e umile e al tempo stesso dà mostra di avere delle convinzioni profonde.  È disponibile, gentile e spiritoso. E infonde fiducia.”.

Matt Damon sostiene: “Mi fido implicitamente di lui. Ha empatia da vendere. Con lui un attore si sente sempre in ottime mani. Basta guardare le interpretazioni nei suoi film per rendersene conto.”.

Chris Moore osserva: “I suoi film colgono l’essenza di un luogo, di un tempo e di un personaggio. Lo definirei uno studioso dell’umanità.”.

Aggiunge Matt Damon: “Non predilige l’artificio. Il primo giorno che sono andato sul set, mi ha chiesto ‘Sei truccato?’ e io gli ho risposto ‘Sì, mi hanno messo qualcosa’. Me l’ha fatta togliere”.

“Gus è incredibilmente sicuro di sé”, dichiara John Krasinski. “È tranquillo e pacato perché continua a ragionare mentre aspetta che le persone facciano il loro mestiere.”.

Hal Holbrook commenta: “Non sembra avere già in mente come deve essere fatta una cosa, sembra essere pronto e aperto a qualsiasi cosa tu gli proponga.”.

Rosemarie DeWitt approfondisce: “Gli attori e i tecnici si sentono responsabilizzati. Gus è in sintonia con qualunque dinamica si verifichi. Per lui ogni cosa informa una scena, la rende più vera. Sta seduto vicinissimo alla macchina da presa.”.

Ricorda Linus Sandgren: “Interrompevamo le scene e discutevamo delle idee e degli istinti di ognuno. La motivazione dei movimenti della macchina da presa in una determinata scena veniva dagli attori. Gus mi ha fatto notare che è quello che facevano Bernardo Bertolucci e Vittorio Storaro nei film degli anni ’70. Gus non vuole guardare un film, vuole guardare la realtà.”.

Aggiunge Scoot McNairy: “Gus guarda te, non un monitor. La prima domanda che gli ho fatto sul set è stata ‘Dov’è il villaggio video?’ e lui mi ha risposto ‘Qui non c’è nessun villaggio video’. ‘Davvero?!?’. È meraviglioso lavorare in un’atmosfera del genere, hai molte più possibilità di esplorare perché non hai una serie di persone appollaiate attorno a un monitor che rivedono continuamente una scena.”.

 

Il film è stato girato in trenta intensi giorni. Osserva Chris Moore: “In veste di produttore, ho notato la comprensione che ha Gus sia del processo produttivo sia del processo creativo. Il primo grande film che ho prodotto è stato Will Hunting – Genio ribelle e da allora ho sempre desiderato che ogni set fosse più simile a un set di Gus Van Sant. Prende le decisioni pensando alla troupe e non perde tempo a girare roba che non gli serve.”

 

Nei suoi film più recenti, Gus Van Sant ha applicato una tecnica che attribuisce al regista Terrence Malick: i ciak muti, ovvero gira le scene con gli attori senza i dialoghi, lasciando che gli interpreti dicano le battute mentalmente ed esprimano le emozioni sul volto.

“Forse Terry usa questo procedimento in modo diverso. Ma per me è diventato molto prezioso”, sostiene il regista.

Rosemarie DeWitt precisa: “È una cosa che viene fatta dopo che Gus ritiene che abbiamo trovato la chiave giusta di una scena e stiamo per passare alla scena seguente. A quel punto fa la ripresa muta. È senza parole, ma non è una pantomima. Significa che devi pensare o sentire come pensa o sente il tuo personaggio e devi relazionarti con un altro attore che fa la stessa cosa. La trovo una tecnica molto divertente.”.

Secondo Frances McDormand “L’idea, in senso lato, è che non avendo un eloquio riesci ad ampliare il contesto della scena.”.

“Io credo che le riprese mute mi abbiano reso un attore migliore”, afferma Titus Welliver. “Per recitare una scena senza dialoghi, devi trovare la sottigliezza senza la possibilità di ricorrere al linguaggio. E poiché nulla viene detto, devi metterti in ascolto a livello emotivo. Per un attore, è un grande atto di fede. Ma dopo averlo fatto, ho capito che è una cosa che vorrei ripetere in futuro.”.

 

Il montatore Billy Rich racconta: “Nel montaggio, questo espediente offre a Gus l’opportunità di usare la reazione di un attore a una battuta di un altro attore nella versione parlata della scena, poiché gli attori recitano in modo diverso nei ciak muti. E questo aumenta il grado di comprensione del pubblico di quanto accade ai personaggi e nella storia.”.

Il direttore della fotografia Linus Sandgren osserva che “era straordinario come gli attori riuscivano a produrre una cosa diversa. Quando arrivava il momento di una ripresa muta, mi entusiasmavo.”.

 

Promised Land ha segnato la prima collaborazione di Sandgren con Van Sant, che descrive come “una fonte di inspirazione per me fin da quando ho visto Drugstore Cowboy.”.

Linus Sandgren si è confrontato a lungo con il regista prima dell’inizio delle riprese per sviluppare l’universo visivo di questo nuovo film, che è stato girato in pellicola a 35mm. Racconta: “Abbiamo iniziato parlando dei personaggi, poi abbiamo guardato molti vecchi reportage degli anni ’70 e ’80 realizzati da fotografi come Steve McCurry e Stephen Shore. L’idea era di richiamare l’immagine vintage dell’America di qualche decennio fa, riferendoci alle fotografie scattate con apparecchi Leica sfruttando la luce naturale su pellicola per diapositive Kodachrome. Tutti ricordano i filmati in Super 8, ma noi pensavamo soprattutto all’uso della Kodachrome nei ritratti a partire dagli anni ’80. Cercando di ricreare quel tipo di immagine, abbiamo girato in pellicola e questo ci ha permesso di essere naturalistici e di ottenere una maggiore definizione. In questo modo abbiamo ritenuto di riuscire a cogliere meglio il tono degli ambienti e dei luoghi del film.”.

 

Aggiunge Gus Van Sant: “Linus e io ci siamo dati il tempo per entrare in relazione con i luoghi. Via via abbiamo inventato delle cose, reagendo al modo o al posto in cui avvenivano le scene.”.

Osserva John Krasinski: “L’immagine del film è stupenda. Quello che Linus ha filmato per Gus racconta la storia tanto quanto la sceneggiatura che abbiamo scritto noi.”.

 

“Gus ha voluto illuminare il film utilizzando il più possibile la luce naturale e il riempimento negativo come contrasto per creare un’immagine più organica”, spiega Sandgren. “Sviluppando la pellicola, l’abbiamo sottoposta al ‘pull processing’: invece di adottare la consueta procedura di sviluppo, abbiamo accorciato il tempo di sviluppo, sottosviluppando la pellicola. È il trattamento opposto al ‘push processing’: la lumeggiatura viene preservata e si diminuisce un po’ la grana, mettendo in risalto molti più dettagli. Questo trattamento ha contribuito a dare al nostro film un’immagine molto particolare, in linea con l’autenticità dei personaggi e degli ambienti.”.

 

E a proposito di autenticità, secondo Matt Damon “Promised Land ha l’intento di catalizzare le conversazioni e le riflessioni, senza giungere a delle risposte, anche se io sono convinto che ci siano soluzioni ottimiste. Spero che gli spettatori ameranno i personaggi tanto quanto noi e che si svagheranno guardando la nostra storia.”.

 

John Krasinski dichiara: “Il film parla di un ideale di America ideale e di come sia ancora possibile realizzarlo qui e ora. Matt e io siamo persone positive e al centro del nostro film c’è la nostra convinzione che le cose miglioreranno e che l’unico modo per far sì che questo accada sia compiere uno sforzo tutti insieme. Fortunatamente le decisioni sono ancora nelle nostre mani.”.


Il cast artistico

 

 

MATT DAMON (Steve Butler)

 

Matt Damonè stato più volte elogiato per il suo lavoro davanti e dietro la macchina da presa e ha recentemente conquistato un Oscar e due candidature allo Screen Actors Guild Award e al Critics’ Choice Award per il suo ritratto dell’eroe sudafricano del rugby Francois Pienaar nel film, tratto da una storia vera, Invictus – L’invincibile, diretto da Clint Eastwood. Per questa interpretazione ha avuto una nomination anche al Golden Globe, premio a cui nello stesso anno è stato candidato anche per il ruolo da protagonista del film di Steven Soderbergh The Informant! In passato ha vinto un Oscar per la Miglior sceneggiatura originale ed è stato candidato all’Oscar come Miglior attore per il film che ha segnato una svolta nella sua carriera, Will Hunting – Genio ribelle, film che ha scritto e interpretato con il suo grande amico di sempre Ben Affleck e che è stato diretto da Gus Van Sant. La pellicola gli è anche valsa la candidatura al Golden Globe per la Miglior sceneggiatura e le candidature al Golden Globe e allo Screen Actors Guild Award come Miglior attore.

In seguito ha nuovamente collaborato con Gus Van Sant in Scoprendo Forrester, poi al fianco di Casey Affleck nei panni del protagonista di Gerry, film che i tre hanno scritto insieme, e ora scrivendo e interpretando Promised Land.

Matt Damon ha anche lavorato più volte con Steven Soderbergh, interpretando la trilogia Ocean’s, Contagion, anch’esso prodotto da Participant Media, e recentemente nei panni del protagonista Scott Thorson, accanto a Michael Douglas nel ruolo di Liberace, nel film per la televisione Behind the Candelabra.

Paul Greengrass lo ha diretto nel ruolo di Jason Bourne in The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo, film che ha vinto tre premi Oscar. Aveva già interpretato la parte in The Bourne Identity, diretto da Doug Liman. Ha lavorato con Paul Greengrass per la terza volta nel film Green Zone.

Ha interpretato il ruolo del protagonista assoluto in Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella, per il quale è stato candidato al Golden Globe, e di Salvate il soldato Ryan, film vincitore di cinque premi Oscar, compreso quello per la Miglior regia di Steven Spielberg. È stato inoltre tra i protagonisti di The Departed – Il bene e il male, film che ha conquistato quattro statuette dell’Academy tra cui quelle per il Miglior film e la Miglior regia di Martin Scorsese. Ha condiviso con gli attori di Salvate il soldato Ryan e di The Departed la candidatura allo Screen Actors Guild Award per la Miglior interpretazione dell’insieme del cast.

Tra i numerosi altri film che ha interpretato citiamo il prossimo, Elysium, diretto da Neill Blomkamp, con Jodie Foster e Sharlto Copley; La mia vita è uno zoo di Cameron Crowe; Il Grinta di Joel e Ethan Coen; I guardiani del destino di George Nolfi, accanto a Emily Blunt; Hereafter di Clint Eastwood; The Good Shepherd – L’ombra del potere di Robert De Niro; Syriana di Stephen Gaghan; I fratelli Grimm e l’incantevole strega di Terry Gilliam, insieme a Heath Ledger; Fratelli per la pelle di Peter e Bobby Farrelly al fianco di Greg Kinnear; Passione ribelle di Billy Bob Thornton; La leggenda di Bagger Vance di Robert Redford; Dogma, Jersey Girl e In cerca di Amy di Kevin Smith; L’uomo della pioggia e Un’altra giovinezza di Francis Ford Coppola; Il giocatore di John Dahl; Il coraggio della verità di Edward Zwick; Geronimo di Walter Hill; Io e Charlie di John David Coles; il tv-movie di Tommy Lee Jones The Good Old Boys, con Frances McDormand che ha ritrovato in Promised Land; Scuola d’onore di Robert Mandel; e Mystic Pizza di Donald Petrie, che ha segnato il suo esordio nel cinema.

Originario di Boston, Matt Damon ha frequentato l’università di Harvard e ha esordito come attore con l’American Repertory Theatre.

È stato il produttore esecutivo e ha partecipato all’acclamato documentario The People Speak. Andato in onda negli Stati Uniti su History Channel, si basa sul libro di Howard Zinn “Storia del popolo americano dal 1492 a oggi”. Inoltre, è stato la voce narrante di Inside Job di Charles Ferguson, film che ha vinto un Oscar come Miglior documentario.

Insieme a Ben Affleck, ha fondato la società di produzione LivePlanet per produrre progetti cinematografici, televisivi e relativi ai nuovi media. La LivePlanet ha prodotto le tre stagioni della serie televisiva candidata ai premi Emmy Project Greenlight, che narra la realizzazione di film indipendenti di scrittori e registi esordienti: L’ultima estate di Pete Jones, La battaglia di Shaker Heights, diretto da Efrem Potelle e Kyle Rankin a partire da una sceneggiatura originale di Erica Beeney, e Feast di John Gulager, scritto da Marcus Dunstan e Patrick Melton. La LivePlanet ha anche prodotto il documentario Running the Sahara, diretto da James Moll. Attualmente, Matt Damon è socio con Ben Affleck della casa di produzione Pearl Street Films che sviluppa progetti per vari media compreso il cinema.

È uno dei co-fondatori della Fondazione H20 Africa, oggi conosciuta come www.water.org.

 

 

JOHN KRASINSKI (Dustin Noble)

 

John Krasinskiha adattato per il grande schermo la raccolta di racconti di David Foster Wallace “Brevi interviste con uomini schifosi” (Brief Interviews with Hideous Men), realizzando e producendo il film indipendente dall’omonimo titolo, interpretato da Julianne Nicholson accanto a, tra gli altri attori, Bobby Cannavale, Josh Charles, Dominic Cooper, Timothy Hutton, Christopher Meloni, Chris Messina, Max Minghella, Lou Taylor Pucci e Ben Shenkman.

Insieme ai suoi colleghi, ha vinto due volte lo Screen Actors Guild Award per la Miglior interpretazione dell’insieme del cast della serie televisiva comica di successo della NBC The Office, di cui ha anche diretto qualche episodio. Il programma ha anche vinto il premio Emmy per la Miglior serie comica e ha ottenuto molti altri riconoscimenti. John è produttore della stagione in corso che concluderà la serie dopo nove anni.

Nato a The Newton, in Massachusetts, si è laureato con lode in drammaturgia alla Brown University e ha proseguito gli studi al National Theater Institute di Waterford, in Connecticut.

Per la Focus Features, ha recitato accanto a Maya Rudolph in American Life, scritto da Dave Eggers e Vendela Vida e diretto da Sam Mendes. Il primo film che ha interpretato per Sam Mendes è stato Jarhead.

Tra gli altri film a cui ha partecipato come attore, ricordiamo L’amore non va in vacanza e È complicato di Nancy Meyers e per quest’ultimo ha diviso con i colleghi il premio del National Board of Review per la Miglior recitazione dell’insieme del cast; Dreamgirls e Kinsey di Bill Condon; Licenza di matrimonio e Qualcosa di straordinario di Ken Kwapis; For Your Consideration di Christopher Guest; ha prestato la voce a Lancelot in Shrek Terzo di Chris Miller e Raman Hui; Smiley Face di Gregg Araki; In amore niente regole di George Clooney; Something Borrowed di Luke Greenfield, al fianco di Ginnifer Goodwin e Kate Hudson; e Nobody Walks di Ry Russo-Young, accanto a Rosemarie DeWitt che ha ritrovato in Promised Land.

 

 

FRANCES McDORMAND (Sue Thomason)

 

Frances McDormandsi è fatta conoscere al pubblico cinematografico di tutto il mondo con una lunga galleria di ruoli in una variegata selezione di film, compreso il suo ritratto di Marge Gunderson in Fargo, acclamato film dei fratelli Coen che le valso l’Oscar. Con i due registi ha realizzato altri quattro film: Blood Simple – Sangue facile, Arizona Junior, L’uomo che non c’era e Burn After Reading – A prova di spia, per il quale ha avuto una nomination al Golden Globe.

Oltre all’Oscar come Migliore attrice, Frances McDormand è stata candidata altre tre volte all’ambita statuetta per le sue interpretazioni nei film Mississippi Burning – Le radici dell’odio di Alan Parker, Quasi famosi di Cameron Crowe e North Country – Storia di Josey di Niki Caro.

Tra gli altri ruoli che ha interpretato al cinema, vale la pena di ricordare quelli nei film Miss Pettigrew di Bharat Nalluri, Friends with Money di Nicole Holofcener (Spirit Award come Migliore attrice non protagonista), Laurel Canyon di Lisa Cholodenko, Something’s Gotta Give – Tutto può succedere di Nancy Meyers, Oltre Rangoon di John Boorman, Paradise Road di Bruce Beresford, Madeline – Il diavoletto della scuola di Daisy von Scherler Mayer, Schegge di paura di Gregory Hoblit, Stella solitaria di John Sayles, Palookaville di Alan Taylor, Wonder Boys di Curtis Hanson, accanto a Michael Douglas, Colpevole d’omicidio di Michael Caton-Jones, al fianco di Robert De Niro; Chattahoochee di Mick Jackson, accanto a Gary Oldman, Darkman di Sam Raimi, al fianco di Liam Neeson, L’agenda nascosta di Ken Loach, accanto a Brian Cox e America oggi di Robert Altman (Coppa Volpi alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e Premio Golden Globe speciale al complesso degli interpreti). Recentemente è stata vista nel blockbuster di Michael Bay Transformers 3, in This Must Be the Place di Paolo Sorrentino, al fianco di Sean Penn, nel film di animazione diretto da Eric DarnellMadagascar 3: Ricercati in Europa, in cui ha dato la voce alla cattiva Capitano Chantel DuBois, e in Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore di Wes Anderson.

A Broadway, ha ricevuto un Tony Award, un Drama Desk Award e un Outer Critics Circle Award per la sua interpretazione in Good People di David Lindsay-Abaire per la regia di Daniel Sullivan. Altri ruoli teatrali comprendono quelli in La ragazza di campagna, diretta da Mike Nichols a Broadway insieme a Morgan Freeman; Far Away di Caryl Churchill, diretta da Stephen Daldry al NY Theatre Workshop; il ruolo di Stella, per il quale è stata candidata al Tony Award, in Un tram che si chiama Desiderio; The Sisters Rosensweig di Wendy Wasserstein, per la regia di Daniel Sullivan, al Lincoln Center Theatre; The Swan al The Public Theatre, Un tram che si chiama Desiderio (nei panni di Blanche) al Gate Theatre di Dublino; Edipo di Dare Clubb con la Blue Light Theater Company, al fianco di Billy Crudup. Con The Wooster Group, ha interpretato To You, The Birdie! e North Atlantic.

 

 

ROSEMARIE DeWITT (Alice)

 

Lo scorso anno Rosemarie DeWitt è stata vista sul grande schermo in numerosi film, tra cui Nobody Walks di Ry Russo-Young, con John Krasinski che ha ritrovato in Promised Land e Olivia Thirlby, in Your Sister’s Sister, al fianco di Emily Blunt e Mark Duplass per la sceneggiatura e la regia di Lynn Shelton, e in The Odd Life of Timothy Green di Peter Hedges, con Jennifer Garner. Ha nuovamente lavorato con Lynn Shelton al suo ultimo film, Touchy Feely, accanto a Scoot McNairy, già incontrato sul set di Promised Land.

Nel film Rachel sta per sposarsi, scritto da Jenny Lumet e diretto da Jonathan Demme, interpreta il ruolo del titolo al fianco di Anne Hathaway. Per questo ritratto  è stata candidata ai premi come Miglior attrice non protagonista dalla critica di Toronto, Vancouver e Washington D.C. e ai premi Spirit e Gotham. In seguito ha ritrovato Jonathan Demme quando quest’ultimo ha messo in scena la commedia di Beth Henley Family Week al Lucille Lortel Theatre di New York.

Tra gli altri film che ha interpretato ricordiamo The Company Men di John Wells, accanto a Ben Affleck e Cinderella Man – Una ragione per lottare di Ron Howard, che narra la storia di James J. Braddock, il suo vero nonno nella vita, interpretato sullo schermo da Russell Crowe.

I crediti televisivi di Rosemarie DeWitt comprendono il ruolo di protagonista al fianco di Toni Collette nelle tre stagioni della serie on United States of Tara e un ruolo ricorrente in Mad Men, accanto a Jon Hamm.

Tra i vari lavori teatrali, ha interpretato Masha in Tre sorelle di Čechov (al Williamstown Theatre Festival), è stata tra i protagonisti della commedia di John Patrick Shanley Danny and the Deep Blue Sea e di Swimming in the Shallows (entrambe al Second Stage), ha incarnato per la prima volta il ruolo di Fanny in Small Tragedy di Craig Lucas (al Playwrights Horizons), per il quale ha ottenuto un Obie Award insieme agli altri attori del cast e ha lavorato in The Butter and Eggman (con la Atlantic Theatre Company), Dream Girl (allo Zipper Theater), St. Scarlet (all’Ontological Theater), Dead Reckoning (al Cherry Lane Theatre) e in Frame 312 (all’Eugene O’Neill Center).

Si è laureata in Creative Studies alla Hofstra University e ha anche studiato all’Actors Center di New York.

 

 

 

SCOOT McNAIRY (Jeff Dennon)

 

Negli ultimi anni Scoot McNairy ha attirato l’attenzione dell’industria cinematografica sia come attore sia come produttore.

Per la sua interpretazione nell’acclamato film indipendente Monsters, scritto e diretto da Gareth Edwards, è stato candidato come Miglior attore ai British Independent Film Awards del 2010. L’anno prima, In Search of a Midnight Kiss, film che ha interpretato e prodotto, è stato insignito del Premio John Cassavetes [Miglior lungometraggio realizzato con meno di $500.000] agli Independent Spirit Awards. Il film è stato scritto e diretto da Alex Holdridge.

Oltre a Promised Land, recentemente ha interpretato, tra gli altri film, Cogan – Killing Them Softly di Andrew Dominik, accanto a Brad Pitt, Ben Mendelsohn, e James Gandolfini, e Argo di Ben Affleck, al fianco di Ben Affleck, Bryan Cranston e John Goodman.

Presto lo rivedremo sul grande schermo in Touchy Feely di Lynn Shelton, in cui è protagonista insieme a Ellen Page e Allison Janney, e di nuovo con Brad Pitt in Twelve Years a Slave di Steve McQueen, accanto a Chiwetel Ejiofor. Tra gli altri suoi film ricordiamo The Off Hours di Megan Griffiths, al fianco di Amy Seimetz, e Art School Confidential – I segreti della scuola d’arte di Terry Zwigoff.

È apparso in serie televisive di successo quali Six Feet Under, My Name is Earl, The Shield, CSI, E alla fine arriva mamma! e, in un ruolo ricorrente, Bones.

Insieme a John Pierce, Scoot McNairy ha creato la società di produzione The Group Films che sta attualmente lavorando a Frank and Cindy diretto da G.J. Echternkamp e ispirato al pluripremiato omonimo documentario del regista, interpretato da Rene Russo e Michael Peña.

 

 

TITUS WELLIVER (Rob)

 

Titus Welliver ha interpretato tre film diretti da Ben Affleck: Gone Baby Gone, The Town e Argo.

Tra gli altri film in cui ha recitato ricordiamo The Doors di Oliver Stone, Scomodi omicidi di Lee Tamahori, La tela dell’assassino di Philip Kaufman, Biker Boyz di Reggie Rock Bythewood, Handsome Harry di Bette Gordon, 40 carati di Asger Leth e 20/20 Target criminale, insieme allo scrittore/regista Laurence Fishburne, di cui aveva in precedenza interpretato la commedia che ha dato origine al film, Riff Raff. Gli altri lavori teatrali a cui ha partecipato comprendono American Buffalo, Naked at the Coast e Enrico IV, Parte 1.

I telespettatori hanno ammirato i suoi ruoli nelle innovative serie Deadwood e Lost, in cui è apparso nei panni dell’Uomo in nero, e nell’acclamata serie The Good Wife, in cui ha vestito i panni del pubblico ministero Glenn Childs  al fianco di Julianna Margulies. Ha inoltre fatto importanti apparizioni ricorrenti in varie serie televisive tra cui Sons of Anarchy, Touch, NYPD e CSI ed è stato il protagonista delle serie Brooklyn South e Big Apple.

Figlio dell’artista del paesaggio di fama mondiale Neil Welliver e di un’illustratrice di moda, Titus Welliver è nato nel Connecticut. È anch’egli pittore e persegue avidamente questa passione quando non è sul set.

 

 

HAL HOLBROOK (Frank Yates)

 

Hal Holbrook nasce a Cleveland nel 1925, ma cresce soprattutto a South Weymouth, Massachusetts. All’età di 12 anni, viene mandato alla Culver Military Academy, dove scopre la recitazione come modo autorevole per sfuggire al suo disincanto. Non è un cadetto modello, ma ritiene che la disciplina appresa alla Culver gli abbia salvato la vita.

Nell’estate del 1942, ottiene la sua prima  scrittura professionale recintando in The Man Who Came to Dinner al Cain Park Theatre di Cleveland. Nell’autunno dello stesso anno si iscrive alla Denison University in Ohio e si laurea in Teatro sotto la guida di colui che diventerà il mentore della sua vita, Edward A. Wright. La Seconda Guerra Mondiale lo fa finire tra i Genieri dell’esercito per tre anni.

La caratterizzazione di Mark Twain per cui è diventato famoso nasce da un progetto alla Denison che ottiene il massimo dei voti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Con la prima moglie, Ruby, costruisce uno spettacolo a due in cui interpretano vari personaggi da Shakespeare a Twain. Dopo la laurea partono per una tournée nel circuito scolastico del Sudovest ed eseguono 307 spettacoli in 30 settimane. La sua prima interpretazione di Mark Twain da solo avviene al Lock Haven State Teachers College in Pennsylvania nel 1954.

Nello stesso anno inizia a lavorare regolarmente di giorno in una soap opera, The Brighter Day e la sera affina la sua caratterizzazione di Twain in un night club del Greenwich Village. Nel giro di sette mesi, sviluppa il formato di due ore dello spettacolo originale imparando a misurare i tempi. Intanto memorizza le battute per la soap opera nella metropolitana della 7a Avenue. Ed Sullivan lo vede nel night club e dà al suo Twain visibilità televisiva a livello nazionale.

Nel 1959, dopo cinque anni di ricerche su Mark Twain e di rifinitura del materiale davanti alle platee delle piccole città in tutti gli Stati Uniti, apre un minuscolo teatro off-Broadway a New York. Il successo arriva immediato sull’onda dell’entusiasmo della critica. Dopo aver tenuto lo spettacolo in cartellone a New York per 22 settimane, riparte una nuova tourné in tutto il paese e si esibisce per il Presidente Eisenhower e al Festival di Edinburgo. Il Dipartimento di Stato lo manda in tournée in Europa e diventa il primo artista teatrale americano a varcare la Cortina di Ferro dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Si sparge la voce che Hal Holbrook sa anche interpretare personaggi della sua età e così incarna Enrico Percy nell’Enrico IV, Parte I allo Shakespeare Festival Theatre di Stratford, in Connecticut, e Lincoln in Abe Lincoln in Illinois off-Broadway. Nel 1963, si unisce all’originaria compagnia di repertorio del Lincoln Center a New York e appare in Marco Millions, Dopo la caduta, Incidente a Vichy e nel Tartuffo. Gli spettacoli a Broadway a cui ha partecipato comprendono Lo zoo di vetro, The Apple Tree, I Never Sang for My Father, L’uomo della Mancha e Does a Tiger Wear a Necktie?

Nel 1966, la seconda stagione a New York nei panni di Mark Twain (questa volta a Broadway) gli vale un Tony Award e un Drama Critics Circle Award. L’anno seguente lo speciale televisivo della CBS di Mark Twain Tonight! viene visto da 30 milioni di persone e candidato a un premio Emmy.

Nel 1970, è il protagonista di una controversa serie televisiva, The Bold Ones: The Senator, che vince cinque premi Emmy e viene cancellata dopo un anno. È candidato a 12 Emmy e ne conquista 5, tra cui quelli per The Bold Ones: The Senator, per il telefilm Pueblo (diretto da Anthony Page) e per la miniserie CarlSandburg’s Lincoln (diretta da George Schaefer) e per aver presentato e narrato Portrait of America. Inoltre, è stato protagonista della serie Evening Shade ed è stato guest star in serie televisive quali West Wing, ER, Sons of Anarchy e Quattro donne in carriera.

La carriera cinematografica di Hal Holbrook inizia nel 1966 con Il gruppo, diretto da Sidney Lumet. Da allora, gli spettatori lo hanno visto in più di 40 film, compresi Per salire più in basso di Martin Ritt, Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan di Ted Post, La battaglia di Midway di Jack Smight, Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula, Giulia di Fred Zinnemann, Capricorn One di Peter Hyams, Fog di John Carpenter, Creepshow di George A. Romero, Wall Street di Oliver Stone, Il socio di Sydney Pollack, Men of Honor – L’onore degli uomini di George Tillman Jr., The Majestic di Frank Darabont, Into the Wild – Nelle terre selvagge di Sean Penn (per il quale è candidato all’Oscar e al Screen Actors Guild Award), That Evening Sun di Scott Teems, Come l’acqua per gli elefanti di Francis Lawrence e Lincoln di Steven Spielberg.

Ha calcato le scene di New York (Buried Inside Extra, La ragazza di campagna, Re Lear, An American Daughter) e dei teatri regionali (Piccola città, Zio Vanya, Re Lear, Il Mercante di Venezia, A Life in the Theatre, e insieme alla moglie Dixie Carter Be My Baby e Southern Comforts). Inoltre, ha portato in una tournée nazionale Morte di un commesso viaggiatore.

Ha continuato a interpretare Mark Twain ogni anno, tornando tre volte in teatro a New York e completando una tournée mondiale nel 1985, nel 150° anniversario della nascita di Mark Twain. Il 2012 ha segnato il 59° anno consecutivo dello straordinario one-man show, rendendo Mark Twain Tonight! il lavoro teatrale rimasto in scena più a lungo nella storia. Hal Holbrook rielabora il materiale di Mark Twain ogni anno, con aggiunte e tagli e dandogli la forma di un commento dei nostri tempi. Non ha un programma prefissato, sceglie cosa mettere in scena volta per volta.

Nel giugno del 1980, con la sua barca a vela da 40 piedi, Yankee Tar, ha completato la Transpac Race, navigando in solitaria per 2400 miglia da San Francisco alle Hawaii. Ha veleggiato nel Pacifico del Sud alla volta di Tahiti, della Nuova Zelanda, delle isole Fiji e di molte altre destinazioni, in qualche occasione in compagnia della compianta moglie, Dixie Carter, con cui è stato sposato per 26 anni fino alla morte di lei nel 2010.

Ha ricevuto le lauree ad honorem in Scienze Umanistiche dalla Ohio State University e dalla Università di Hartford, le lauree ad honorem in Lettere dall’Ursinus College e dall’Elmira College e le lauree ad honorem in Belle Arti dal Kenyon College e dalla sua alma mater, la Denison University. Nel 1996, è stato insignito dell’Edwin Booth Award e, nel 1998, del William Shakespeare Award dallo Shakespeare Theatre di Washington, DC. Nel 2000, è stato inserito nell’Hall of Fame del Teatro di New York, nel 2003 ha ricevuto la National Humanities Medal dal Presidente degli Stati Uniti e nel 2010 la medaglia dell’American Academy of Arts and Letters.

“Harold”, il primo dei due volumi della sua autobiografia, è stato pubblicato nel 2011. Hal Holbrook vive a Los Angeles e nel Tennessee e sta sempre scrivendo il secondo volume delle sue memorie.

 

 

 

Il cast tecnico

 

 

GUS VAN SANT (Regia)

 

Il pubblico e la critica apprezzano i film di Gus Van Sant fin dal suo esordio nel 1985 con Mala Noche, che vinse il premio della Los Angeles Film Critics Association come Miglior film indipendente e sperimentale.

Gli straordinari film che segnano l’inizio della sua carriera sono Drugstore Cowboy, interpretato da Matt Dillon e Kelly Lynch, Belli e dannati, con River Phoenix e Keanu Reeves; Cowgirls – Il nuovo sesso, interpretato da Uma Thurman e Da morire, presentato ai Festival di Cannes e Toronto, che è valso a Nicole Kidman un premio Golden Globe come Miglior attrice.

Il suo film successivo, Will Hunting – Genio ribelle, gli vale una candidatura all’Oscar per la Migliore regia e riceve otto nomination agli Oscar, compresa quella per il Miglior film, ottenendo l’ambita statuetta per il Miglior attore non protagonista (Robin Williams) e la Miglior sceneggiatura originale (Ben Affleck e Matt Damon).

In seguito, dirige il controverso remake di Psycho, il primo rifacimento scena per scena di un film, e Scoprendo Forrester,prima di tornare alle sue radici di cineasta indipendente con Gerry, che scrive con gli attori che poi lo interpreteranno, Matt Damon e Casey Affleck. L’esperienza di questi film gli offre l’ispirazione per scrivere e dirigere Elephant, girato in esterni a Portland, la sua città natale, con un cast di attori esordienti. Al Festival di Cannes del 2003 Elephant vince sia la Palma d’Oro sia il premio per la Miglior regia.

Nel 2005, sempre al Festival di Cannes, Last Days, interpretato da Michael Pitt e Lukas Haas, conquista il Gran Premio tecnico per la concezione del suono di Leslie Shatz. Gus Van Sant  sceglie ancora una volta degli attori non professionisti per interpretare il suo film seguente, Paranoid Park, che lui stesso adatta dal romanzo omonimo di Blake Nelson. Il film vince il Premio speciale del 60° Anniversario del Festival di Cannes nel 2007.

Per la Focus Features, dirige il biopic Milk, la drammatica storia di Harvey Milk che, eletto consigliere comunale a San Francisco nel 1977, divenne il primo omosessuale dichiarato a rivestire un’importante carica pubblica negli Stati Uniti. Milk fa conquistare a Gus Van Sant la seconda candidatura all’Oscar per la Miglior regia e ottiene altre sette nomination compresa quella per il Miglior film, vincendo l’ambita statuetta per il Miglior attore (Sean Penn) e la Miglior sceneggiatura originale (Dustin Lance Black).

In seguito dirige e produce L’amore che resta, una storia d’amore interpretata da Mia Wasikowska e Henry Hopper presentata in anteprima al Festival di Cannes nel 2011, e dirige il primo episodio della serie televisiva drammatica Boss, per la quale l’attore protagonista Kelsey Grammer vince un Premio Golden Globe e della quale è anche produttore esecutivo.

Nel corso di tutta la sua carriera ha continuato a realizzare cortometraggi, tra cui un adattamento di un racconto di William S. Burroughs’, “The Discipline of D.E.”, che viene presentato in anteprima al Festival di New York. Nel 1996, dirige Allen Ginsberg che legge la sua poesia “Ballad of the Skeletons” sulla musica di Paul McCartney e Philip Glass e il cortometraggio viene selezionato al Sundance Film Festival. Tra gli altri corti, ricordiamo Five Ways to Kill Yourself, Thanksgiving Prayer (di nuovo con William S. Burroughs), “Le Marais” (un segmento del lungometraggio Paris, je t’aime) e “Mansion on the Hill”, episodio di 8, un progetto finanziato dalle Nazioni Unite nel 2008 per sensibilizzare il pubblico sulle principali tematiche che il mondo di oggi si trova ad affrontare.

Nato a Louisville, in Kentucky, Gus Van Sant si diploma in arte alla Rhode Island School of Design prima di trasferirsi a Hollywood. All’inizio della sua carriera trascorre due anni a New York a creare pubblicità per Madison Avenue. Infine decide di sistemarsi a Portland, in Oregon, dove oltre a dirigere e a produrre coltiva gli altri suoi talenti, la pittura, la fotografia e la scrittura.

Nel 1995 pubblica una raccolta di fotografie intitolata “108 Portraits” (Twelvetrees Press) e nel 1997 pubblica il suo primo romanzo, “Pink” (Doubleday), una satira sul cinema.

Lui stesso musicista da molti anni, ha diretto video musicali per i più grandi artisti della canzone, tra cui David Bowie, Elton John, i Red Hot Chili Peppers e gli Hanson.

 

 

JOHN KRASINSKI (Sceneggiatore e Produttore)

Per la biografia, vedi sopra.

 

 

MATT DAMON (Sceneggiatore e Produttore)

Per la biografia, vedi sopra.

 

 

CHRIS MOORE (Produttore)

 

Chris Moore lavora come produttore a Hollywood dal 1989. Ha co-prodotto Will Hunting – Genio ribelle di Gus Van Sant che è stato candidato a nove premi Oscar, compresi quelli per il Miglior film e la Miglior regia e ha vinto l’ambita statuetta per il Miglior attore non protagonista (Robin Williams) e per la Miglior sceneggiatura originale (Ben Affleck e Matt Damon).

Ha prodotto American Pie, American Pie 2, American Pie – Il matrimonio e l’ultimo della serie, il grande successo del 2012, American Pie: Ancora insieme, scritto e diretto da Jon Hurwitz e Hayden Schlossberg. Un altro recente film di successo prodotto da Chris Moore è I guardiani del destino, adattato e diretto da George Nolfi e interpretato da Matt Damon e Emily Blunt.

Tra gli altri film prodotti ricordiamo Radio Killer di John Dahl, interpretato da Paul Walker, Best Laid Plans di Mike Barker, con Reese Witherspoon e Trappola criminale di John Frankenheimer, interpretato da Ben Affleck e Charlize Theron. Tra i film di cui è stato produttore esecutivo due pellicole cult: Waiting… di Rob McKittrick, interpretato da Ryan Reynolds e Anna Faris, e Feast di John Gulager.

Chris Moore è stato uno dei co-ideatori e il produttore esecutivo dell’innovativa serie televisiva sul cinema, Project Greenlight. È stato anche uno dei produttori esecutivi e dei registi dell’acclamato documentario The People Speak, andato in onda negli Stati Uniti su History Channel, che si basa sul libro di Howard Zinn “Storia del popolo americano dal 1492 a oggi”.

Nel 2011, Chris Moore e Bob Roback hanno creato la società The Media Farm, che si occupa principalmente di investimenti e gestione di un portafoglio di marchi dell’intrattenimento da utilizzare su molteplici media. Oltre a Promised Land, i loro progetti comprendono The Chair, con elementi di reality television e cinema, e Can, una serie comica online.

 

 

RON SCHMIDT (Produttore esecutivo)

 

Recentemente, Ron Schmidt ha prodotto il film acclamato dalla critica Bandslam – High School Band, diretto da Todd Graff e interpretato da Aly Michalka, è stato il produttore esecutivo del film di successo Letters to Juliet, diretto dal defunto Gary Winick e interpretato da Amanda Seyfried, e di uno dei film più discussi del 2012, Won’t Back Down diretto da Daniel Barnz e interpretato da Viola Davis e Maggie Gyllenhaal.

Tra gli altri film di cui è stato produttore esecutivo ricordiamo Scream 4 di Wes Craven, Balls of Fury – Pelle in gioco di Robert Ben Garant e Black Snake Moan di Craig Brewer. Inoltre, ha co-prodotto The TV Set di Jake Kasdan, interpretato da David Duchovny e Sigourney Weaver, e L’incubo di Joanna Mills di Asif Kapadia, entrambi per il produttore Aaron Ryder.

Ron Schmidt ha anche lavorato come ispettore di produzione in vari film, tra cui Sin City di Robert Rodriguez e Frank Miller.

Nato nel New Jersey, si è laureato alla Syracuse University e ha iniziato la sua carriera cinematografica a Los Angeles nel 1992.

 

 

JEFF SKOLL (Produttore esecutivo)

 

Jeff Skoll è un filantropo e un imprenditore sociale. Nella sua veste di fondatore e presidente della Skoll Foundation, della Participant Media e dello Skoll Global Threats Fund, sta realizzando la sua visione di un mondo sostenibile di pace e prosperità.

Nel 2004 ha fondato la Participant Media convinto che una storia ben raccontata abbia il potere di ispirare e indurre il cambiamento sociale. I film della Participant Media sono accompagnati da iniziative sociali e da campagne di sensibilizzazione per spingere la gente ad impegnarsi nella risoluzione dei problemi affrontati nei film.

 

È stato produttore esecutivo di una trentina di film che, a oggi, hanno conseguito 5 premi Oscar su 22 candidature agli Academy Awards. Tra gli altri film, la Participant Media ha contribuito a realizzare Good Night, and Good Luck di George Clooney, North Country – Storia di Josey di Niki Caro, Syriana di Stephen Gaghan, Una scomoda verità e Waiting for Superman di Davis Guggenheim, Il cacciatore di aquiloni di Marc Forster, La guerra di Charlie Wilson di Mike Nichols, L’ospite inatteso di Thomas McCarthy, The Cove – La baia dove muoiono i delfini di Louie Psihoyos, Countdown to Zero di Lucy Walker, Food, Inc. di Robert Kenner, The Help di Tate Taylor, Contagion di Steven Soderbergh, Marigold Hotel di John Maddene Lincoln di Steven Spielberg.

Nel 2009, la Participant ha lanciato il suo digital hub www.TakePart.com, un Social Action Network™ on-line che consente alle persone di confrontarsi con i principali problemi che forgiano la loro vita. Nel 2012 TakePart ha lanciato una rivista digitale su MSN e una rete su YouTube.

 

 

JONATHAN KING (Produttore esecutivo)

 

Jonathan King è il vice-presidente esecutivo della produzione alla Participant Media, di cui è entrato a far parte nel 2007. I film della Participant Media sono accompagnati da iniziative sociali e da campagne di sensibilizzazione per spingere la gente ad impegnarsi nella risoluzione dei problemi affrontati nei film. Tra i film della società di cui Jonathan King è stato produttore esecutivo ci sono il piccolo film di grande successo diretto da John Madden Marigold Hotel, Contagion di Steven Soderbergh, Lincoln di Steven Spielberg, No di Pablo Larrain, Snitch di Ric Roman Waugh e Chavez, diretto da Diego Luna.

Prima di unirsi alla Participant, è stato vice-presidente esecutivo della produzione alla Focus Features, dove è arrivato dopo essere stato direttore di produzione alla Laurence Mark Productions, una costola della Sony Pictures Entertainment. Ha supervisionato lo sviluppo e la realizzazione di numerosi progetti della società di produzione, tra cui il film vincitore di numerosi premi oscar Dreamgirls, adattato e diretto da Bill Condon e co-prodotto da Jonathan King stesso e Sguardo nel vuoto, sceneggiato e diretto da Scott Frank. Inoltre, è stato il supervisore e il produttore esecutivo di Scoprendo Forrester di Gus Van Sant, interpretato da Sean Connery e Rob Brown.

Prima di unirsi alla Laurence Mark Productions, Jonathan King è stato un produttore cinematografico indipendente. Tra i suoi crediti vanta Guinevere di Audrey Wells, con Sarah Polley e Stephen Rea, e Judas Kiss di Sebastian Gutierrez, con Carla Gugino, Simon Baker, Alan Rickman ed Emma Thompson.

In precedenza ha lavorato come responsabile della produzione e delle acquisizioni alla Miramax Films. Ha iniziato la sua carriera nell’industria cinematografica lavorando alla MGM/UA, dopo aver conseguito una laurea in Arte alla Stanford University e un master in Produzione cinematografica alla Florida State University.

 

 

 

LINUS SANDGREN, FSF (Direttore della fotografia)

 

Nel 2011 e 2012, Linus Sandgren, nativo di Stoccolma e ora residente negli Stati Uniti, ha vinto tre premi d’argento al Cannes Lions International Advertising Festival, un Clio Award d’oro e un Mobius Award d’oro per la fotografia di quattro spot pubblicitari diversi.

Dopo aver frequentato scuole di arte e di cinema, inizia la sua carriera di direttore della fotografia girando promo musicali e filmati pubblicitari. Approfondisce il procedimento della fotografia cinematografica lavorando a diversi film svedesi.

Il suo esordio nel cinema avviene nel 2005, con il lungometraggio acclamato dalla critica Storm, diretto da Måns Mårlind e Björn Stein, diventando il primo direttore della fotografia della storia a conquistare il Guldbagge Award (il premio cinematografico ufficiale della Svezia, assegnato ogni anno dal 1964 dallo Swedish Film Institute), conosciuto anche come il Golden Bug Award.

Nel 2009, ritrova i registi Måns Mårlind e Björn Stein con cui realizza il suo primo film americano, Shelter, interpretato da Julianne Moore e Jonathan Rhys Meyers.

Linus Sandgren è stato anche il direttore della fotografia di vari cortometraggi, telefilm e miniserie televisive.

 

 

BILLY RICH (Montaggio)

 

Nato a Chicago, Billy Rich studia per diventare meccanico automobilistico, ma scopre di essere interessato al montaggio mentre lavora al turno di notte in una società di produzione televisiva. Il suo primo lavoro nel cinema è come assistente alla produzione del film culto di Bruce LaBruce e Rick Castro Hustler White.

Continua ad affinare la sua tecnica di montaggio lavorando su segmenti televisivi e video di skateboard fino al 2001, quando il montatore vincitore del premio Oscar Pietro Scalia lo ingaggia come apprendista nel film di Ridley Scott Black Hawk Down. Pietro Scalia diviene il suo mentore e Billy ha l’opportunità di lavorare con lui in diversi altri lungometraggi, tra cui The Great Raid – Un pugno di eroi di John Dahl e tre film diretti da Ridley Scott, Nessuna verità, Robin Hood e American Gangster. In veste di produttore, Ridley Scott assegna a Billy Rich il montaggio di Tell-Tale, diretto da Michael Cuesta.

In seguito continua a lavorare come primo assistente al montaggio con il montatore Matt Chessé, sul film di Marc Forster Machine Gun Preacher, e come montatore del film Battleship di Peter Berg.

Pietro Scalia, che ha montato Will Hunting – Genio ribelle lo ha raccomandato a Gus Van Sant per Promised Land.

Quando non è in sala montaggio, Billy Rich dedica il suo tempo al surf sulle spiagge della California meridionale.

 


 

DANIEL B. CLANCY (Scenografia)

 

Prima di Promised Land, Daniel B. Clancy aveva già collaborato con il regista Gus Van Sant come scenografo della serie televisiva Boss. Nella stessa veste ha lavorato a vari film, tra cui Il dilemma di Ron Howard, Nothing Like the Holidays di Alfred De Villa e So Undercover di Tom Vaughan, e a spot pubblicitari e serie televisive pilota.

Originario di Chicago, Daniel B. Clancy si diploma alla Southern Illinois University con una laurea in Grafica pubblicitaria. Si prefigge di lavorare nel mondo della pubblicità, ma entra nell’industria dello spettacolo, dove viene accompagnato da uno dei suoi eroi, John Hughes. Inizia la sua carriera cinematografica lavorando a Io e lo zio Buck di John Hughes e ben presto trova la sua vocazione nel reparto scenografie, prima come arredatore / caporeparto costruzioni e poi come apprendista sotto la guida della leggendaria scenografa Nancy Haigh.

Ben presto diventa un arredatore cinematografico e televisivo di prima classe, vantando crediti come Mamma, ho perso l’aereo e Mamma, ho riperso l’aereo di Chris Columbus, Ti lascio, ti cancello, ti… di Peyton Reed, Number 23 di Joel Schumacher, Derailed – Attrazione letale e 1408 di Mikael Håfström, Tropic Thunder di Ben Stiller, L’isola delle coppie di Peter Billingsley, Red Dawn di Dan Bradley e The Informant! di Steven Soderbergh, interpretato da Matt Damon, protagonista di Promised Land.

Guidato da grandi maestri scenografi del calibro di Dennis Gassner, Allan Cameron e Richard Sylbert, Daniel B. Clancy ha compiuto il salto verso la scenografia e continua ad affinare la sua arte e a creare nuovi universi.

 

 

JULIET POLCSA (Costumi)

 

Juliet Polcsa è probabilmente meglio conosciuta per il suo lavoro come costumista di una serie televisiva cult, I Soprano. Ha disegnato i costumi di tutti gli episodi della serie tranne quattro, ricevendo nel corso degli anni quattro nomination ai premi Emmy, vincendo un Costume Designers Guild Award e conquistando il titolo di New York Women in Film and Television all’annuale evento “Designing Hollywood”.

Diplomata stilista di moda al Fashion Institute of Technology, Juliet Polcsa lavora come costumista dal 1985. Gestisce la sartoria dell’Hangar Theatre di Ithaca, NY, e poi lavora alla sartoria Parsons-Meares, dove inizia la sua carriera nel mondo teatrale newyorchese, realizzando costumi. Lavora ai più grandi spettacoli di Broadway, quali Song & Dance, Il fantasma dell’Opera e Starlight Express. È assistente costumista nella produzione originaria di Broadway di La Bête edisegna i costumi di spettacoli off Broadway oltre che del musical di Broadway Metro.

Per diversi anni lavora nel cinema come assistente disegnatrice costumi per famosi costumiste come Ann Roth (al film Sabrina di Sydney Pollack), Hope Hanafin (Uno strano scherzo del destino di Gillies Mackinnon), Cynthia Flynt (Uno sguardo dal cielo di Penny Marshall) e Susan Lyall (al film di Jodie Foster Il mio piccolo genio).

 

In seguito viene accreditata come costumista in una serie di film, tra cui Big Night, Gli imbroglioni e Joe Gould’s Secret di Stanley Tucci, Welcome to Collinwood di Anthony e Joe Russo, il tv movie di Lloyd Kramer For One More Day, Jersey Girl e Poliziotti fuori di Kevin Smith, Brooklyn’s Finest di Antoine Fuqua, Paper Man di Kieran e Michele Mulroney e Arturo di Jason Winer.

Oltre a I Soprano, i suoi crediti televisivi comprendono la serie Rubicon,l’episodio pilota della serie di successo Person of Interest e la prima stagione della serie Boss, che segna la sua prima collaborazione conGus Van Sant.

 

 

DANNY ELFMAN (Musiche)

 

Negli ultimi 30 anni, Danny Elfman, nato e residente a Los Angeles, si è affermato come uno dei più grandi compositori per il cinema.

Le sue precedenti collaborazioni con il regista di Promised Land Gus Van Sant sono state per i film Da morire, L’amore che resta, Will Hunting – Genio ribelle e Milk e per gli ultimi due è stato candidato all’Oscar, premio per il quale è stato candidato altre due volte, per Men in Black di Barry Sonnenfeld e Big Fish – Le storie di una vita incredibile di Tim Burton. Quest’ultima collaborazione gli è anche valsa una candidatura al premio Golden Globe.

Il pubblico cinematografico di tutto il mondo ha ascoltato il sound e lo stile unici del compositore in almeno una quarantina di colonne sonore, tra cui in particolare quelle per i film di Tim Burton Pee-Wee’s Big Adventure, Beetlejuice – Spiritello porcello, Batman (per il quale vince un premio Grammy), Edward mani di forbice e Alice in Wonderland (per il quale viene candidato al Golden Globe) tra i molti altri del regista; per The Nightmare Before Christmas di Henry Selick che gli vale la sua prima candidatura ai Golden Globe, Spider-Man di Sam Raimi, L’ultima eclissi di Taylor Hackford, Prima di mezzanotte di Martin Brest, Sommersby di Jon Amiel, Dollari sporchi dei Fratelli Hughes e il film vincitore dell’Oscar di Rob Marshall Chicago.

I telespettatori di tutto il mondo riconoscono istantaneamente il tema che ha composto per I Simpsons e Desperate Housewives – I segreti di Wisteria Lane. Per la prima serie è candidato al Premio Emmy e per la seconda lo ha vinto.

La sua prima esperienza nell’esecuzione e nella composizione è per una troupe teatrale francese, Le Grand Magic Circus, all’età di 18 anni. L’anno seguente collabora con il fratello Richard eseguendo musica teatrale nelle strade della California e poi, per sei anni, lavora con un “cabaret musicale surrealista”, utilizzando questo sbocco per esplorare molteplici generi. Per diciassette anni, compone e si esibisce con il gruppo rock Oingo Boingo, producendo successi come “Weird Science” e “Dead Man’s Party.”

La sua prima composizione per balletto, intitolata “Rabbit and Rogue”, vede la sua prima mondiale per l’American Ballet Theatre (ABT) alla Metropolitan Opera House del Lincoln Center di New York City nel giugno 2008. Il balletto è coreografato da Twyla Tharp e commissionato dall’ABT.

Nel 2012, oltre alla colonna sonora di Promised Land, Danny Elfman ha composto numerose altre musiche per il cinema, tra cui quelle per Frankenweenie e Dark Shadows di Tim Burton, Men in Black 3 di Barry Sonnenfeld, Hitchcock di Sacha Gervasi e L’orlo argenteo delle nuvole di David O. Russell.