Uno sforzo internazionale:
i costumi del film
Quando Hooper e il costumista di Les Misérables, Paco Delgado, hanno cominciato l’adattamento dei personaggi dal palcoscenico al grande schermo, per loro è rimasto di fondamentale importanza mostrare abiti, non costumi. Prendendo ispirazione da artisti che hanno vissuto in o intorno a quel periodo—come Eugène Delacroix e Francisco de Goya—Delgado ha dovuto rispecchaire tutti gli stili di abbigliamento indossati da tanti personaggi di diverse classi sociali nel corso dei 33 anni che la storia copre. Il costumista riflette: “Abbiamo coperto così tante cose. Abbiamo fatto prigionieri, prostitute e suore. Abbiamo i poveri, e abbiamo i ricchi. E’ stato un lavoro fantastico.”
Lavorando a stretto contatto con la squadra della scenografia e quella del trucco e parrucco, Delgado ha creato un look affascinante per ognuno dei personaggi. Importante per il costumista, noto per il suo lavoro in film straordinari come Biutiful di Iñárritu e La mala education e La pelle che abito di Almodóvar, è stato miscelare l’accuratezza storica con un po’ di surreale, rispettando la ruvidità di quel periodo ma offrendo anche una via di fuga dalla fine dell’era napoleonica. Delgado riassume: “Quando tratti un film in costume, c’è quasi sempre l’intenzione di riprodurre la realtà con molta accuratezza e precisione. Dato che questo è un musical, e questa è una situazione irreale nella vita, abbiamo dovuto metterci un po’ di fantasia. Sapevamo che dovevamo tenerci in equilibrio tra la realtà e la fantasia.”
Parlando dei cambiamenti strutturali nella vita del protagonista, Delgado riflette: “Jean Valjean comincia in una situazione davvero tosta. All’inizio, è un carcerato senza, quasi, alcuna speranza, e questo si riflette sulla sua persona, nei suoi abiti ruvidi e grezzi e nella sua barba. Sembra un cadavere con i vestiti. Poi, piano piano, comincia a diventare più sofisticato e socialmente accettato, e le stoffe grezze vengono sostituite da tessuti più raffinati. Per quanto riguarda il colore, la palette diventa molto più sofisticata.”
Su suggerimento di Jackman, Delgado ha esagerato l’eleganza degli abiti di Valjean per contribuire a sottolineare la trasformazione del prigioniero nel Signor Madeleine. Sebbene Valjean rimanga penitente per i suoi peccati, ha comunque raggiunto un bel successo, e Jackman era convinto che il suo abbigliamento (e il peso) avrebbero dovuto rispecchaire quel progresso.
Se Valjean abbraccia il cambiamento mentre le sue convizioni si rafforzano, a Javert succede il contrario. Delgado descrive i due uomini come “due facce della stessa medaglia” e parla di come Javert diventi più rigido. Il costumista dice: “Abbiamo lavorato con Javert con colori molto scuri, che vanno da un blu chiaro fino a un blu scurissimo, quasi nero.” Delgado nota che Javert appare molto simile in tutte le diverse produzioni dello spettacolo teatrale. “E’ come se fosse proprio il personaggio a chiederti di vestirlo così.”
Mentre i costumi leggermente trasparenti delle altre Lovely Ladies sono stati dettati dalle esigenze della coreografia, Fantine viene caratterizzata dalla sua trasformazione, che è drastica quanto quella di Valjean. Quando la vediamo per la prima volta in fabbrica, vestita con una semplice mussola, appare piuttosto ordinata e pulita e più raffinata di una donna del suo ceto sociale. Mentre le sue possibilità si riducono, però, lei viene lentamente degradata alla sozzura. Per rendere l’aspetto già magro di Fantine ancora più magro, Delgado ha usato stoffe aderenti e ha aerografato i lati dei costumi della Hathaway con colori più scuri, per dare a Fantine l’aspetto di una giovane donna che sta scomparendo a causa della consunzione.
Quando incontriamo la giovanissima cosette per la prima volta, lei è una ragazzina cenciosa, che lavora come serva nella locanda dei Thénardier. La loro figlia Éponine, al contrario, è una bambola ingraziosita. Delgado spiega come tutto questo cambi: “Dieci anni dopo, è completamente il contrario.” Per quanto riguarda i tutori delle ragazzine, i Thénardier, Delgado li definisce: “il colore del film”. Sempre alla macchia, questi due loschi personaggi erano i camaleonti dell’era.
Per realizzare i circa 2.200 costumi per le masse di comparse c’è voluta una grande squadra che ha poi perfezionato le sue creazioni attraverso la Francia, la Spagna, l’Italia e l’Inghilterra. Sfortunatamente per i costumisti, era essenziale che il loro lavoro venisse distrutto. Per assicurarsi che gli abiti appartenessero a mendicanti e poveri morti di fame, la squadra di Dalgado li ha letteralmente strappati, fatti a brandelli e tagliati (addirittura bruciati). Un buon osservatore noterà comunque che la squadra dei costumi ha giocato con i colori della bandiera francese per tutto il corso di questa epica. Che fosse il rosso della giacca di Enjolras alla barricata, il blu del vestito di Fantine alla fabbrica, o il bianco del vestito da sposa di Cosette e degli indumenti di Valjean mentre giace morente, ogni scelta è stata intenzionale. Vive la France!
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