24 GENNAIO “Quartet” diretto da Dustin Hoffman –

24 GENNAIO “Quartet” diretto da Dustin Hoffman  con Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins  

Sinossi breve

 

A Beecham House l’atmosfera ferve. Si è diffusa la voce che la residenza per musicisti e cantanti lirici in pensione presto accoglierà una nuova ospite che, a quanto si dice, è una diva famosa. Per Reginald Paget (Tom Courtenay), Wilfred Bond (Billy Connolly) e Cecily Robson (Pauline Collins) questo genere di chiacchiere non è una novità nella pettegola casa di riposo. Ma subiscono un vero shock quando scoprono che la nuova arrivata è niente meno che l’ex componente del loro quartetto di canto, Jean Horton (Maggie Smith). Jean aveva scelto di intraprendere una brillante carriera come solista, alimentando invidie che hanno finito con l’infrangere la loro amicizia e il suo matrimonio con Reggie, che reagisce molto male alla notizia del suo arrivo. Può lo scorrere del tempo sanare le antiche ferite? E riuscirà il leggendario quartetto a colmare le proprie divergenze in tempo per la serata di gala di Beecham House?

 

 

La genesi di QUARTET

 

 

 

La pièce teatrale QUARTET di Ronald Harwood è andata in scena per la prima volta nel 1999. Presentata da Michael Codron al Yvonne Arnaud Theatre di Guildford, dopo un’anteprima all’Albery Theatre nel West End, era interpretata, tra gli altri, da Alec McCowen nei panni di Reggie, Donald Sinden in quelli di Wilf, Stephanie Cole nel personaggio di Cissy e Angela Thorne in quello di Jean. I toccanti temi dell’arte che dà luce alla vita, delle tensioni e delle angosce dell’invecchiamento, della passione che anima l’universo della musica hanno affascinato il pubblico e un amico di lunga data di Harwood, l’attore Tom Courtenay.

 

Ricorda Harwood: “Mi telefonò cinque o sei anni fa dicendomi che avrei dovuto fare un adattamento cinematografico di QUARTET e che lui avrebbe adorato interpretare Reggie.”.

 

“Rimasi profondamente toccato dalla commedia”, precisa Tom Courtenay, che interpreta Reggie Paget nella versione cinematografica. “Ronnie era entusiasta all’idea di scrivere la sceneggiatura e ci sono voluti alcuni anni prima che riuscisse a completarla”.

 

Ronald Harwood ebbe l’ispirazione per il soggetto vedendo un documentario, IL BACIO DI TOSCA, uscito nel 1984, in cui il regista svizzero Daniel Schmid presentava al pubblico i residenti della Casa di Riposo per Musicisti di Milano, istituita nel 1896 dal compositore Giuseppe Verdi. Per Verdi fu motivo di grande vanto l’essere riuscito a far costruire una casa che accogliesse “i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio. Poveri e cari compagni della mia vita!”.

 

Maggie Smith aveva visto QUARTET in teatro, ma ha scoperto IL BACIO DI TOSCA  solo quando Dustin Hoffman gliel’ha mandato, una volta entrato a far parte del progetto. “È stato il documentario a fargli venir voglia di dirigere il film”, spiega, “e avendo visto la pièce, quando ho scoperto il documentario mi sono entusiasmata anch’io.”.

 

Dopo aver dato alla sua pièce la forma di una sceneggiatura e tenendo presente che nel cast avrebbero potuto esserci Courtenay e Albert Finney (che avevano già lavorato insieme su un’altra sceneggiatura di Harwood, IL SERVO DI SCENA) oltre a Maggie Smith, Harwood propose la sceneggiatura a Mark Shivas (prima a capo della BBC Films) della Headline Pictures. Shivas accettò subito il progetto, ma poco dopo, nel 2008, morì.

 

L’anno seguente, il copione di QUARTET fu proposto alla produttrice Finola Dwyer che stava ultimando la produzione di AN EDUCATION, con la BBC Films. Nel frattempo, Dustin Hoffman aveva realizzato OGGI E’ GIA’ DOMANI con un direttore della fotografia che lavora spesso con Finola Dwyer, John de Borman, e i due erano diventati amici. “Si è subito creata un’intesa tra noi”, commenta John de Borman. “Durante le riprese non facevo altro che ripetergli che dopo tante interpretazioni in film memorabili, doveva cimentarsi con la regia.”.

 

Hoffman ricorda di aver telefonato a de Borman durante le feste per fargli gli auguri di Buon Anno: “Gli dissi ‘Ad ogni modo, se ti capita un copione interessante mi piacerebbe dirigerlo e mi piacerebbe girare in Gran Bretagna perché adoro Londra e ho una casa lì.’”. De Borman trasmise il messaggio a Finola Dwyer, che rimase colpita dalla prospettiva che Hoffman si confrontasse con la sceneggiatura di Ronald Harwood. “Stavo cercando qualcuno che fosse in grado di rendere grande giustizia al testo”, spiega, “cogliendo l’essenza che io vi avevo visto e apportando anche un tocco di freschezza. Hoffman aveva 72 anni ed era quindi nell’ultimo atto della vita, come i personaggi di QUARTET. Inoltre il film dipendeva molto dalla bravura degli attori, quindi sembrava perfetto per uno come lui che ci sarebbe immedesimato negli attori, cosa che in effetti poi ha fatto.”.

 

“Iniziai a leggere il copione su un aereo”, ricorda Dustin Hoffman, “e appena lo finii mia moglie mi guardò, mi vide in lacrime e mi chiese perché stessi piangendo. La mia risposta fu semplicemente, ‘devi leggerlo’. Io non piango mai e sono un critico piuttosto severo!”. De Borman imita in modo convincente la voce di Dustin Hoffman per descrivere la sua reazione alla lettura della sceneggiatura: “Mi telefonò subito e mi disse ‘Devo assolutamente dirigerlo John! Con chi devo parlare?’”.

 

Hoffman dichiara di essere rimasto incantato dalle ampie tematiche trattate nel testo e dall’ottimismo che esprime sulla vecchiaia. “Una volta qualcuno ha detto ‘la vecchiaia non è divertente’”, ricorda. “Man mano che il corpo invecchia, diventi più vulnerabile, ma io ho sempre creduto che l’anima possa espandersi. Ho quasi 75 anni e penso che possano capitarti tre cose se hai la fortuna di vivere così a lungo: maturi, regredisci o rimani uguale, che per me equivale a regredire. Ma è realmente possibile maturare.”.

 

“Si è molto rispecchiato nel film”, sostiene de Borman. “È stato l’attore migliore e più conosciuto della sua generazione ed è una persona molto umana, con uno sconfinato senso dell’umorismo e un’enorme energia vitale. E questi sono i principali elementi del film che quindi riflette completamente Dustin. Solo lui poteva riuscire a realizzarlo.”.

 

Hoffman descrive QUARTET come uno spaccato nella vita di un gruppo di persone al loro “terzo atto” che hanno ancora tanto da dare. Maggie Smith concorda: “Poiché sono tutti musicisti provano l’incessante desiderio di andare avanti e in effetti ci riescono. Lottano ancora per fare quello che facevano molti anni prima.”. Per Billy Connolly si esagera nel voler dimostrare la propria età. “Io non sono in alcun modo giovane, ma sono pieno di vita”, sostiene, “e mi rifiuto di accettare un numero e di comportarmi in funzione di quello. Ho sempre pensato che comportarsi in base all’età è sensato quanto comportarsi in base al numero civico a cui si abita: non ha alcun senso!”.

 

È l’espressione della filosofia alla base di QUARTET: per i residenti di Beecham House l’età è una seccatura, ma sono determinati nel non considerarla una disabilità. Pauline Collins dice: “Sotto i capelli grigi, i vecchi piedi vacillanti e le conversazioni noiose batte un cuore giovane da qualche parte.”.

 

Michael Gambon ritiene che gli artisti che si esibiscono davanti a un pubblico abbiano qualcosa che permette loro di andare avanti bene molto oltre l’età della pensione. “Se fai un lavoro normale, quando arrivi a 65 anni vorresti spararti”, spiega. “Se fai l’attore o il cantante, puoi andare avanti finché non schianti. Qualcuno ti ingaggerà sempre, almeno lo spero!”.

 

“I musicisti non vanno in pensione finché non sono costretti”, osserva Jack Honeyborne, noto pianista jazz tra gli interpreti dei residenti a Beecham House. “Alcuni sono morti sul palcoscenico. Che alternativa hai? Stare a casa seduto davanti al televisore?”.

 

Dame Gwyneth Jones aggiunge: “Per me, la vita senza la musica o il canto non vale la pena di essere vissuta. È un privilegio avere una vita piena di musica e di amore e poter dividere la gioia della musica con il proprio pubblico.”. La Jones ritiene che i benefici siano percepiti non solo dai musicisti e dagli esecutori, ma anche da tutti coloro che amano il proprio lavoro. “Ricevo tante lettere di persone che sono malate o hanno sofferto molto nella vita”, afferma, “e la musica offre loro una ragione di vita. Senza la musica, la vita non vale niente.”.

 

Le ambizioni musicali di Dustin Hoffman sono iniziate prima che intraprendesse gli studi di recitazione. A partire dai cinque anni, ha preso lezioni di pianoforte e aspirava a diventare un pianista jazz. Solo in seguito, dopo essere passato alla recitazione, ha scoperto per la prima volta l’opera. “Ho iniziato a studiare recitazione a New York nel lontano 1958”, spiega, “ed è così che ho conosciuto un attore disoccupato come me che si chiama Robert Duvall. Uno dei suoi fratelli era un cantante lirico e dividevamo la stanza tutti e tre insieme, quindi ho avuto modo di conoscere un po’ i cantanti lirici.”. Tuttavia riuscirà ad apprezzare l’opera solo più tardi. “Ricordo che una sera andai a sentire un’opera senza saperne niente. Era CARMEN, con Jessye Norman, e avevo degli ottimi posti perché avevo già girato IL LAUREATO. Stavo seduto ad ammirarla mentre cantava un’aria e non mi rendevo conto che stavo piangendo da circa un minuto. Non mi era mai successo prima di avere una reazione del genere. Non sapevo cosa stesse cantando, ma stava facendo una cosa celestiale, una cosa sovrumana.”.

 

Dame Gwyneth Jones spera che QUARTET aiuti a far conoscere a un pubblico poco avvezzo al mondo della lirica una forma d’arte che è più accessibile di quanto credano in molti. “Spesso la gente pensa che sia al di là della loro portata o noiosa”, sostiene, “ma è una musica davvero meravigliosa e divertente e se la conoscesse potrebbe davvero apprezzarla. Magari dopo aver visto il film vorrà conoscerla un po’ di più e andrà a sentire l’opera.”.

 

L’opera ha sempre fatto parte della vita di Maggie Smith. “Mio marito l’ascoltava sempre”, commenta. “Conosco molto bene la musica lirica ed è fantastica. In realtà non ho mai interpretato un musical. Ho fatto qualche rivista e ho sempre pensato che sarebbe stato splendido fare un musical perché ti dà una grande carica di adrenalina. Nel film sei immerso in Verdi ed è bellissimo. Ti riempie di un’emozione immensa.”. Tuttavia, confessa di ritenere di non avere più l’età per cimentarsi in un simile genere. “Sono pronta a prenotare una stanza in una Beecham House, se esiste”, sorride. “Non sono pronta per fare un musical!”. Maggie Smith nutre un immenso rispetto per i conflitti che devono affrontare i cantanti lirici quando invecchiano e iniziano a perdere la voce. “È stato interessante scoprire la cura che hanno per la loro voce”, afferma. “Per un artista, il fatto di dover dipendere così tanto da quello strumento penso che spinga a pensarci in ogni momento. Un attore se ne preoccupa, ma non al punto da esserne ossessionato. Ma loro cantano a un livello meraviglioso.”.

 

Tom Courtenay concorda: “Gli attori sono fortunati perché i loro corpi non li abbandonano tanto presto. Io ho 74 anni ed è meraviglioso poter ancora trovare dei progetti interessanti perché ho voglia di lavorare. Ma i cantanti lirici sono simili agli atleti: all’apice della carriera vengono traditi dal corpo.”. “C’è un velo di tristezza per questo aspetto nel film”, osserva Andrew Sachs. “Non è una semplice commedia: ha dei momenti molto toccanti.”. “È così che io considero la vita”, sostiene Ronald Harwood. “Terribilmente divertente e terribilmente triste ed è questo che ho cercato di ricreare nella mia pièce.”. “In ultima analisi, uno dei temi è il dover affrontare il fatto che non sei quello che pensi,” dice Billy Connolly. “Questi cantanti lirici sono come alcuni calciatori del Barcelona o del Real Madrid: sono ancora bravi, ma da pensionati.”

 

Dustin Hoffman ritiene che il fulcro del film sia costituito dall’umorismo e dallo spirito. “Billy Wilder diceva, ‘Se vuoi dire la verità al pubblico, ti conviene farlo in modo divertente’. Ho scritto questa citazione sul mio copione e l’ho letta ogni singolo giorno. Nel cast c’è un trombettista che si chiama Ronnie Hughes, che ha più di 80 anni, e quando lo vedi soffiare nel suo strumento resti a bocca aperta. Mi ha detto che non gli capita spesso di lavorare perché nessuno lo chiama. Ma il suo dono, il suo talento e il suo spirito restano immutati.”

 

“Penso che la gente rifletterà sul fatto che può esserci una vita dopo una certa età”, riflette Maggie Smith. “Non è un momento di totale disperazione.”.

 

Ronald Harwood aggiunge: “È un invito a sopravvivere e a sopravvivere con dignità. La vecchiaia può essere avvilente per qualcuno e spero non lo sia in questo film.”.

 

“Non si può evitare di invecchiare”, afferma Michael Gambon. “Ma finché la gente continuerà a ingaggiarmi, non mi fermerò. Se non recitassi, andrei a lavorare in un supermercato! Non sopporterei di stare in una casa di riposo. Se ci finisci e sei ancora in forma, è meglio che inizi a comportarti male!”.

 

Billy Connolly riassume il messaggio del film: “Non morire prima del tempo. Coltiva i tuoi interessi fino all’ultimo istante. Mi piace pensare che farò così. Resterò attivo e starò sul pezzo. Non farti imboccare, mangia da solo. E non farti la pipì addosso!”.


 

 

Dietro alla macchina da presa

 

 

 

Per merito di una carriera di oltre cinquant’anni davanti alla macchina da presa, Dustin Hoffman è uno degli attori più completi e più altamente stimati. Malgrado coltivasse da tempo il desiderio di passare alla regia cinematografica, dopo aver già realizzato quello della regia teatrale, si è deciso a dirigere il suo primo film solo dopo aver letto la sceneggiatura di Ronald Harwood per QUARTET.

 

“Erano molti anni che Dustin voleva mettersi alla prova con una regia e ci era andato vicino molte volte, probabilmente più di quante io non abbia inizialmente realizzato”, racconta la produttrice Finola Dwyer. “La regia è una bestia molto diversa dalla recitazione e io volevo che fosse molto sicuro di sentirsi in grado di cogliere la sfida.”.

 

Dustin Hoffman ricorda: “Dissi a Finola che ero interessato, ma lei non mi affidò subito l’incarico. Mi rispose, con il suo accento neozelandese, ‘Dammi il tempo di pensarci.’”. Ma Finola capì fin dai primi incontri il punto di vista di Dustin sul progetto. “Ci siamo trovati in sintonia da subito,” afferma. “Dustin ha offerto la sua singolare prospettiva, ma siamo sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda. Probabilmente era in una fase della vita in cui si è sentito pronto a lanciarsi e quando ha deciso di impegnarsi nel progetto per me si è trattato di circondarlo di un gruppo di eccellenti collaboratori disposti a lavorare con lui dandogli fiducia e sostegno nelle cose che non conosceva. Lui è il primo ad alzare la mano e chiedere in queste situazioni.”.

 

“La prima cosa che Dustin mi ha detto è stata che non sapeva come tradurre il testo in immagini e che gli serviva aiuto”, ricorda John de Borman. “Sapeva come interpretare ogni singola parte nel film e ha mostrato un grande istinto in questo. Ma sugli aspetti tecnici si è affidato a noi e ha imparato subito.”.

 

Riflettendo sulla sua prima regia, Dustin Hoffman ammette che gli ha offerto una prospettiva diversa sul cinema. “Forse quello che ho imparato è quanto sono stato ingenuo nei 45 anni che ho passato davanti alla macchina da presa!”, dichiara. “Non avevo idea dei meccanismi che sono in gioco dalla parte del produttore e del regista e che nulla hanno a che vedere con le immagini che poi si vedono sul grande schermo. L’incubo di una catastrofe è costantemente presente. Ho imparato quello che devono sopportare, malgrado fingano ogni giorno che vada tutto a meraviglia per non demoralizzare nessuno. Non sei tu che finisci il film: è il film che finisce te. Non credo di aver mai compreso fino in fondo queste dinamiche prima di essermi trovato in questa posizione.”.

 

“È un territorio nuovo per lui e penso stia ancora cercando di trovare la sua direzione”, riflette Maggie Smith. “Ma per noi è stato un incanto. In vita mia non avevo mai avuto un regista che è anche attore: Dustin conosce alla perfezione il nostro lavoro, conosce le estenuanti attese prima dei ciak e il rischio di perderti quando finalmente giri la scena, conosce persino l’energia vitale! È molto consapevole di questo rischio, quindi ti dà il tempo di provare un po’ e magari di lanciarti. A un attore capita di fare una pausa, poi di riprendere una scena e di non riuscire a sentirla e questa è una cosa che può comprendere fino in fondo solo chi ci si è trovato spesso e ha collezionato molte t-shirt!”.

 

“Con Dustin, ogni giorno è una master class”, si entusiasma Billy Connolly. “È un regista brillante perché è un attore brillante, quindi dirige come un attore. Conosce i tuoi punti deboli e le tue paure e non ti tiene sulle spine. Il terrore della maggior parte degli attori è di sembrare stupido, di dire una cosa che in realtà non sente e non pensa si addica al personaggio. E Dustin se ne accorge prima di te perché ragiona come un attore e si comporta come un attore. E questo è un grande privilegio.”.

 

“È scatenato”, ride Pauline Collins. “Sarebbe andato avanti tutta la notte se fossimo stati disponibili, per questo è una gioia lavorare con lui. È diverso perché è capace di continuare a frugare finché non trova il buchino per passare e arrivare a noi attori.”.

 

“Dustin ha più energia di tutti noi messi insieme”, dichiara Finola Dwyer. “È inarrestabile, è come un uragano.”

 

Tom Courtenay concorda. “Molti registi che hanno studiato a Oxford o Cambridge forse hanno un approccio più intellettuale alla regia. Dustin al contrario è molto pragmatico e concreto ed è estremamente preciso nelle sue osservazioni. È bravissimo nella recitazione cinematografica, nel rendere credibile un personaggio.”.

 

La disciplina di Dustin Hoffman ha dato a Billy Connolly in particolare la libertà di improvvisare e le indicazioni per rendere più efficace la comicità del suo personaggio. “Tendo ad allungare”, ammette Connolly. “Sono famoso per questo: ogni sera cambio e tiro più a lungo e non ho mai dovuto tagliare. La cosa peggiore che può succedere a un attore che sta recitando è che i tecnici smettano di ridere dopo il primo ciak. La tentazione è di sforzarsi di farli ridere ancora e bisogna respingerla. Per questo era fantastico quando Dustin veniva da me dopo ogni ripresa e mi diceva ‘più incisivo e più veloce, più svelto’. In questo modo ho trovato il ritmo giusto.”.

 

Michael Gambon ha abbracciato la libertà che Dustin Hoffman gli ha concesso. “È più rilassato rispetto alla maggior parte dei registi”, spiega. “Non ha molte fisime, concede molta libertà e la incoraggia. Ma parla in continuazione, non sta mai zitto. Ho sempre finto di ascoltarlo!”.

 

Finola Dwyer riassume: “Dustin permette a tutti di rilanciare. Lavora sodo ed è molto meticoloso, ha a cuore ogni minimo dettaglio e sa esattamente quello che vuole. Segue ogni aspetto, quindi esige che tutti stiano al passo. È stato un privilegio trascorrere quel periodo con lui. A volte è stata dura, ma sempre molto corroborante.”.

 

 

 

 

 

 

 

Un ensemble eclettico

 

 

 

Selezionare il cast di QUARTET significava mettere insieme un gruppo in grado di incarnare lo spirito dei personaggi, l’“anima” della sceneggiatura che ha incantato Dustin Hoffman quando l’ha letta la prima volta. “L’aura di quelle persone era fondamentale per me”, dichiara.

 

Alcuni dei protagonisti sono entrati a far parte del progetto fin dalle prime fasi e Ronald Harwood ha scritto la sceneggiatura di QUARTET con in mente Tom Courtenay, Albert Finney e Maggie Smith rispettivamente nei ruoli di Reggie, Wilf e Jean.

 

Dustin Hoffman ricorda un aneddoto che Finola Dwyer gli aveva raccontato sulla passione di Tom Courtney per questo progetto. “Mi disse che prima di iniziare le nostre riprese, Tom aveva girato un film con Colin Firth che ha dichiarato ‘Non mi era mai capitato prima di lavorare con un attore che parla così poco del film a cui sta lavorando e così tanto del film che farà dopo’. Lo sentiva profondamente a livello personale.”.

 

Nella mente di Dustin Hoffman solo un’attrice avrebbe potuto interpretare il ruolo di Jean Horton, la componente del quartetto che ne decreta la scissione optando per una brillante carriera da solista che all’improvviso arriva a Beecham House sparigliando molte carte. E per Dustin è stato un sogno trovarla già legata al progetto al suo arrivo. “Maggie è una leggenda vivente”, dichiara entusiasta. “Non c’è mai stata una come lei prima e non ce ne sarà un’altra dopo. È un’artista completa in tutti i sensi. Non tollera compromessi e difende strenuamente la possibilità di esprimere le sue eccellenti capacità al meglio.”.

 

“Jean è stata una grande cantante lirica”, spiega Maggie Smith, “e ovviamente i suoi anni d’oro sono ormai molto lontani, come per tutti gli ospiti della casa di riposo. Non canta da troppo tempo e probabilmente ha interrotto la sua carriera prima del dovuto a causa di crisi di nervi e della disperazione. È nella casa di riposo contro la sua volontà, come penso molte persone che vi si trovano nella realtà.”.

 

Dustin Hoffman ritiene che Maggie Smith comprenda in modo particolare i conflitti che il suo personaggio, come altri nel film, deve affrontare rispetto alla vecchiaia. “Maggie si avvia verso i gloriosi 80 e vuole ancora avere energia di prima qualità. C’è un’autentica rabbia che accompagna la frustrazione perché sa che la vecchiaia sottrae forza e lei vuole mantenere il suo eccelso livello di bravura. Recitare è una dichiarazione esplicita per lei, è tutto.”.

 

Come spiega Pauline Collins, l’arrivo di Jean a Beecham House accende la miccia che costringe gli ex componenti del quartetto a rivalutare il proprio passato insieme. “C’è una citazione di Samuel Johnson che recita ‘un uomo dovrebbe tenere le sue amicizie in costante riparo’ e Jean non lo ha fatto. Le ritrova quando arriva alla casa di riposo e si rende conto che noi tre, Tom, Billy e io, formiamo già un piccolo gruppo molto unito. Quando ammette a se stessa che non sta meglio di tutti quanti noi, scopre il valore della vecchia amicizia.”.

 

Dustin Hoffman ritiene che il più grande punto di forza di Maggie Smith nel film stia nel fatto che si mette contro l’immagine che proietta. “Esprime commenti su se stessa. Recita giocando su un certo aspetto di sé, fa una scelta autolesionistica che la diverte.”.

 

Al centro del film c’è la storia d’amore di Jean con Reggie, il personaggio interpretato da Tom Courtenay. “Reggie è molto felice a Beecham House”, spiega Tom Courtenay, “e rimane turbato quando scopre che è arrivata Jean a causa del loro assurdo passato. Eppure, dopo tanti anni, ha ancora un debole per lei.”. “La loro relazione risale a molto tempo prima”, continua Maggie Smith, “e dopo tanti anni si riscoprono. Si conoscevano quando erano molto più giovani, all’inizio di un’immensa carriera.”.

 

Per Dustin Hoffman c’era un unico modo per affrontare il loro rapporto. “Ho sentito che questa storia d’amore doveva poter essere scritta per una coppia sulla ventina o la trentina”, ricorda. “L’età non conta: lui si sente tradito da lei ed è un grande trauma che non riesce a superare. Lei è l’amore della sua vita e quando, a distanza di 40 anni, sono costretti a confrontarsi di nuovo, i suoi sentimenti sono forti come un tempo.”. “È un’osservazione interessante che ho colto guardando i giornalieri”, aggiunge Finola Dwyer. “Malgrado l’età, amoreggiano insieme, ma sono molto veri e giusti. È tutto merito di Dustin che è riuscito a tirar fuori questo equilibrio.”.

 

Malgrado lo conosca da molto tempo, Maggie Smith non aveva mai lavorato con Tom Courtenay in passato. “Avevamo avuto dei progetti insieme ma non erano andati a buon fine”, ricorda. “Capita molto di rado di vedere una storia anche solo vagamente romantica tra persone anziane e scricchiolavamo tutti, ma è stata un’esperienza fantastica.”.

 

Fin dall’ideazione della sceneggiatura, Ronald Harwood ha sempre avuto in mente il suo grande amico e collaboratore Albert Finney nel ruolo di Wilf. Ma nel corso dei lunghi mesi di gestazione del progetto Finney ha deciso, suo malgrado, che non si sentiva in grado di affrontare le fatiche di un lungo periodo di riprese e si è tirato indietro.

 

Per Dustin Hoffman, che è stato rifiutato per vari anni prima di sfondare e diventare una star con IL LAUREATO nel 1967, la selezione del cast era uno degli aspetti più cruciali nella sua scelta di passare alla regia. “Dustin non voleva mai incontrare un attore se non era sicuro di assegnargli la parte”, afferma la direttrice del casting Lucy Bevan. “Non sopportava l’idea di rifiutare una persona dopo averla incontrata. Quindi ho dovuto compiere io una serie di scelte.”.

 

Riguardo alla selezione, Andrew Sachs ricorda: “Mi telefonò il mio agente e mi disse che Dustin Hoffman voleva incontrarmi per un drink. Andai all’appuntamento e iniziammo a chiacchierare. Dopo 5-6 minuti mi disse ‘Oh, ad ogni modo, la parte è tua. La mia idea è…’ e a quel punto mi sono fatto in quattro! Siamo rimasti a parlare per due ore.”.

 

Lucy Bevan filmava le conversazioni con i potenziali attori e inviava a Dustin Hoffman i colloqui che facevano. “Voleva assolutamente vederli parlare”, spiega. “A volte chiedevo a qualcuno di leggere una scena, ma a lui interessava soprattutto la conversazione per cogliere l’essenza di una persona e capire se voleva scritturarla.”. La Bevan sostiene che la scelta di un attore da parte di Hoffman spesso dipendeva da un paio di piccoli aspetti della persona che incarnavano lo spirito del film e del personaggio. “Esprimeva con grande chiarezza quello che voleva. Quando vedeva una persona, spesso veniva colpito da una sua frase o da un bagliore negli occhi. Quel breve istante in cui un individuo riesce a essere completamente se stesso. L’istinto: ecco quello che cercava.”.

 

Quindi, cercando l’attore per il ruolo di Wilf, Dustin Hoffman ha innanzitutto distillato l’essenza del personaggio. A suo giudizio, Wilf è un uomo con un impulso sessuale che non è stato intaccato dall’età. “Ha una grande sete di vita e di sesso. Non è un donnaiolo: ama le donne.”.

 

Dustin Hoffman e Finola Dwyer hanno lavorato con la direttrice del casting Lucy Bevan per trovare il giusto sostituto di Albert Finney e non è stata un’impresa facile. “Volevamo che fosse in netto contrasto con Reggie”, spiega la produttrice, “e avevamo sempre visto il quartetto formato da quattro grandi attori inglesi.”. Inizialmente la produzione ha contattato Peter O’Toole, che era disponibile ad accettare il ruolo, ma analogamente preoccupato che l’età avanzata avrebbe reso insormontabili le esigenze delle riprese. “Non è un film impegnativo sul piano fisico”, continua Finola Dwyer, “ma è la recitazione in sé ad essere gravosa sia a livello fisico sia a livello mentale. Quando hai una certa età, ti prosciuga di più.”.

 

Dustin Hoffman spiega: “Conoscevo Billy Connolly e l’avevo visto di recente in teatro a Los Angeles ed ero andato in camerino a incontrarlo. Tornando a casa, avevo detto a mia moglie ‘non va bene, è troppo giovanile.’”. Ma più rifletteva sul ruolo, più sentiva che Connolly aveva l’istinto giusto per interpretarlo e avrebbe potuto fingersi molto più avanti con gli anni. “Billy ha contribuito al personaggio con un aspetto che non era descritto in sceneggiatura: il fatto di essere molto protettivo con Cissy. Ha aggiunto una straordinaria terza dimensione che il pubblico adora. La protegge perché sa che soffre di demenza senile.”.

 

In fin dei conti, far sembrare Billy Connolly più vecchio non è stato un compito così insormontabile. Billy ride: “Mi hanno un po’ ingrigito e sembra aver funzionato!”. Però Dustin Hoffman sostiene di aver dovuto insistere per fargli accettare il ruolo. “È un attore, ma non si considera tale”, spiega. “Se lo vedi in LA MIA REGINA capisci che è un attore a pieno titolo, ma lui si considera un comico. Mi diceva: ‘Sono tutti leggende, Dustin, il mio posto non è tra loro’. Quindi abbiamo parlato a lungo ed è arrivato sul set spaventato a morte.”.

 

“È stato come recitare con Elvis”, ride Billy Connolly. “Uno degli aspetti più belli è che il più delle volte abbiamo girato all’interno villa, quindi la sensazione della fama sconfinata si è un po’ attenuata.”. Aggiunge: “Wilf è pieno di vita. Non ho idea di come verrà recepito nella mia interpretazione, visto che ho uno spiccato accento proletario e l’ambiente dell’opera è tutto fuorché proletario. Ma Wilf dà un tocco di vita alla casa di riposo. Non so se ne avete mai visitata una: la prima cosa che colpisce è che gli ospiti non si parlano, alcuno vengono imboccati, altri guardano fuori dalla finestra, altri ancora leggono. Wilf ha la capacità di unirli e di incoraggiarli ed è un ruolo piuttosto utile.”.

 

Per Billy Connolly entrare a far parte del progetto QUARTET significava anche avere finalmente la possibilità di conoscere Tom Courtenay che era andato a vedere in teatro a Edimburgo. Tom ha poi confessato che il pubblico era particolarmente silenzioso quella sera, come se avesse troppo timore della presenza di Billy per lasciarsi andare alle risate. A molti anni di distanza, Billy ha finalmente potuto dire a Tom quanto gli era piaciuta quella pièce, cosa che non era riuscito a fare l’indomani quando lo aveva visto camminare in Princes Street e lo aveva seguito per 500 metri, senza trovare il coraggio di aprire bocca. “È fantastico essere diventato suo amico adesso”, riflette Bob. “È nella roulotte accanto alla mia e suona l’ukulele. È completamente diverso da come me lo immaginavo!”.

 

Per parte sua, Tom Courtenay ha capito che Billy Connolly era l’attore giusto per incarnare Wilf pochi minuti dopo l’inizio delle prove. “Il primo giorno che ci siamo incontrati ho subito pensato che avrebbe funzionato. Si prepara, ascolta e non gli dà fastidio che io gli dica cosa fare. Ci prendiamo molto in giro, come spesso accade quando due attori vanno d’accordo!”.

 

Dustin Hoffman è convinto che la loro intesa fuori dallo schermo renda credibile il rapporto tra i personaggi che interpretano nel film. “Billy potrebbe tranquillamente essere uno dei miei migliori amici e credo che anche Tom la pensi così. Volevo che si sentisse che Tom vuole genuinamente bene a Billy e viceversa. Quando c’è sintonia non c’è bisogno di recitare.”. Tom Courtenay concorda: “Spesso penso che quando reciti con qualcuno, sono gli altri a recitare per te in realtà. Reggie deve mostrare che vuole bene a Wilf ed egoisticamente parlando il fatto che Billy sia una persona estremamente amabile è stato fondamentale per me.”.

 

Trovare l’interprete per il ruolo di Cissy significava trovare un’attrice in grado di incarnare contemporaneamente calore, umorismo e pathos. Maggie Smith ha suggerito Pauline Collins. “Vidi un’intervista”, spiega Dustin Hoffman, “che rilasciò per INCONTRERAI L’UOMO DEI TUOI SOGNI di Woody Allen e pensai immediatamente che era meravigliosa.”. Lucy Bevan ricorda: “Dustin capì subito che era molto naturale.”.

 

Cissy soffre di demenza senile e Hoffman rivela di aver scelto Pauline Collins prima ancora di parlare con lei di questo aspetto del personaggio. “È una grande attrice di straordinaria bravura e quando abbiamo iniziato a parlare della parte mi ha raccontato che una persona a lei cara soffriva di demenza e che voleva ispirarsi a lei per il ruolo, cosa che poi ha fatto. Ragionava come quella persona che lei conosce molto bene e io l’ho incoraggiata ad affrontare così la parte.”. Nelle parole di Pauline Collins, Cissy “sta iniziando a camminare in punta di piedi lungo la strada verso la demenza. A volte è quella di sempre, molto esuberante e civettuola, e a volte scompare in un altro mondo.”. Dustin Hoffman si è fidato dell’istinto di Pauline nell’incarnare entrambi gli aspetti della condizione di Cissy. “Non c’è e poi all’improvviso appare. Ha interpretato i due stati con grande consapevolezza poiché riflettono la realtà, in particolare nella fase iniziale della malattia.”.

 

Una volta messo insieme il gruppo, Dustin Hoffman ci teneva a essere sicuro che il loro approccio al quartetto sembrasse il più naturale possibile. “Quando li ho incontrati tutti e quattro insieme ho detto loro che non volevo che interpretassero dei personaggi, ma che fossero molto vicini a loro stessi. I personaggi dovevano essere loro, oltre a una parte di me, visto che siamo tutti nel cosiddetto ‘terzo atto’ della nostra vita. Volevo vedere nel film quello che io e loro sentiamo, sia a livello personale, sia a livello professionale, rispetto all’essere anziani.”. Poiché si conoscevano e in molti casi avevano già lavorato insieme prima dell’inizio delle riprese, gli interpreti del quartetto hanno arricchito i personaggi della loro storia. “Provano un genuino affetto gli uni per gli altri”, dichiara entusiasta Dustin Hoffman. “Sono tutti artisti senza eccezioni.”

 

Uno dei punti di forza della sceneggiatura di Ronald Harwood è la vasta gamma dei personaggi di contorno che risiedono e lavorano a Beecham House. Ansiosi di essere diretti da Dustin Hoffman al suo esordio alla regia su un materiale di prima qualità, gli attori hanno fatto la fila per aggiudicarsi una parte. Come spiega Finola Dwyer: “Ci è stato un eccesso di risorse quasi imbarazzante per le tante persone che volevano partecipare!”

 

Un’indimenticabile presenza nel film è quella di Cedric, lo sfarzoso e ambiguo regista sempre avvolto in lussuosi caffetani, incarnato con verve sullo schermo da Michael Gambon, che stava lavorando con Dustin Hoffman alla prima stagione della serie della HBO LUCK mentre l’esordiente regista preparava il progetto. “Credo che nessuno riuscirebbe a cavarsela nelle situazioni in cui la spunta Michael”, ride Dustin Hoffman. “Chi altri avrebbe potuto indossare quel copricapo e quei caffetani? Gli ho detto di non stare neanche a leggere, di presentarsi e basta. Il personaggio deve molto a lui. Assimila quello che è scritto sul copione e lo fa suo.”.

 

“Cedric non sembra piacere molto a nessuno”, dice Michael Gambon del suo personaggio. “È molto prepotente, sta sempre a dare ordini alla gente e paradossalmente non ha il diritto di farlo. È molto teatrale e urla a ogni minima cosa.”. Hoffman ritiene che l’apparenza inganni quando si tratta di Cedric. “Io lo trovo vivace”, sostiene. “La prospettiva di rendere il galà un evento memorabile lo appassiona. Certo, è pieno di cazzate, è pretenzioso ed è rende simile a molta della gente che conosciuto nei miei 45 anni di carriera da attore, ma secondo me è scaltro e capisce le persone. Capisce a fondo il quartetto e sa come convincere i suoi componenti a esibirsi.”.

 

“Una delle cose più belle del film è che è stato fatto da persone molto divertenti”, dichiara Billy Connolly. “Non sapevo che Michael Gambon fosse un tipo così spiritoso. Mi basta guardarlo e scoppio a ridere. Ieri ho fatto una cosa in teatro e lui era tra il pubblico ed è una carogna, sapete… Ogni volta che lo guardavo assumeva un’espressione da imbecille, con la lingua fuori e a me si piegavano le ginocchia!”.

 

Maggie Smith, che ha recitato spesso al fianco di Michael Gambon negli otto blockbuster della serie di HARRY POTTER, è sollevata di non aver dovuto girare troppe scene insieme a lui in QUARTET. “Meglio così, visto che Michael si diletta nel far ridere la gente”, sostiene. “Abbiamo trascorso parecchio tempo insieme girando i film di HARRY POTTER, ma non l’ho visto spesso su questo set!”.

 

L’attrice più giovane del gruppo dei protagonisti è l’acclamata Sheridan Smith che incarna  la Dottoressa Lucy Cogan. Considera un raro onore l’opportunità di comparire al fianco di artisti così affermati. “Era estremamente insicura sul set ogni singolo giorno”, ricorda Dustin Hoffman. “L’avevo vista al Theatre Royal in FLARE PATH e avevo trovato la sua interpretazione straordinaria. Durante le riprese ha scoperto di aver vinto il Laurence Olivier Award per la sua performance nel musical LEGALLY BLONDE. Sono stato incredibilmente fortunato con tutti gli attori, sono tutti brillanti, non uno escluso.”.

 

La giovane attrice era talmente nervosa che quando la direttrice del casting Lucy Bevan andò a visitare il set una settimana dopo l’inizio delle riprese, il primo pensiero di Sheridan fu che fosse lì per licenziarla. “Ero terrorizzata e onorata al tempo stesso”, dice ridendo. “Non ho mai imparato tanto sul lavoro come su questo film. È stato bellissimo essere la ‘piccola’ e lavorare con attori di questa levatura. Certi giorni mi sentivo inadeguata, ma sono stati tutti deliziosi con me e mi hanno presa sotto la loro ala. Ho cercato di essere una spugna e di assorbire il più possibile.”

 

Billy Connolly ha particolarmente apprezzato le scene girate con la giovane Sheridan Smith, in cui Wilf flirta sfacciatamente con la Dottoressa Cogan. “È una bravissima attrice ed è così carina che funziona molto bene. La cosa più buffa è che, quando tento un approccio con lei e faccio il seduttivo, mi sento vecchio. E io non sono vecchio, ho poco più di sessant’anni e sono il più giovane di tutti!”. Aggiunge Sheridan: “Appena arrivava sul set, Billy mi metteva a mio agio. È così spontaneamente spiritoso che le canzonature tra noi sono iniziate subito.”.

 

Uno dei momenti più toccanti di QUARTET è quando la Dottoressa Cogan presenta agli spettatori della serata di gala le esecuzioni a cui stanno per assistere. “Ha un timore reverenziale per quei cantanti lirici”, sostiene Sheridan Smith, “per quei fantastici artisti della musica ormai in pensione che provano ancora un autentico amore per la vita.”.

 

Ma Sheridan Smith non è la più giovane componente del cast. Oltre agli studenti che seguono le lezioni di musica lirica di Reggie, i residenti ricevono spesso visite da parte di giovani. Spiega Dustin Hoffman: “La prima cosa che ho detto a Finola è stata ‘Non voglio sentire puzza di urina’. Quando abbiamo iniziato a popolare le scene in esterni con i figli e i nipoti dei pensionanti, è successo qualcosa. Guardando i giornalieri appare evidente che lo spirito che anima gli anziani è uguale a quello dei giovani che, tra l’altro, rimandando loro l’immagine di quando erano agli inizi. Per questo abbiamo anche un ragazzo che suona il piano e un paio di ragazzine che suonano il violino.”.

 

L’ ispirazione della sequenza della lezione di Reggie sull’opera è scaturita dal desiderio di fare in modo che il film fosse multi-generazionale. Il tema è la fusione tra arte e vita non solo in età avanzata, ma a qualunque età. Reggie mette in parallelo l’opera e la musica rap, uno stile di performance che gli studenti già apprezzano, per aiutarli a relazionarsi con il potere universale dell’arte in qualsiasi sua forma.

 

L’indicazione che Dustin Hoffman ha dato ai ragazzi è stata di comportarsi come avrebbero fatto a qualsiasi lezione e si sono presentati sul set vestiti con i loro indumenti. In mezzo a loro, Dustin ha messo Jumayn Hunter, che interpreta Joey, il giovane che fa il rap per Reggie. “Era l’unico a sapere come si sarebbe svolta la scena”, spiega Hoffman. “Ha scritto lui il rap e Tom Courtenay ha passato molto tempo a decifrare, come fa il suo personaggio, le somiglianze e le differenze che esistono tra il rap e l’opera. Il rap è uno stile libero, quindi un certo punto ho detto a Jumayn di gettare via quello che aveva scritto e abbiamo girato la scena con Tom che parla e Jumayn che improvvisa su quello che Tom dice. È esattamente la scena che si vede nel film ed è stato fantastico girarla. Il risultato è molto intenso.”.

 

Oltre ad aver recitato in vari film, tra cui EDEN LAKE e ATTACK THE BLOCK – INVASIONE ALIENA, Jumayn Hunter è anche un  provetto rapper a pieno titolo e Dustin Hoffman ha applicato questo criterio anche alla selezione dei numerosi interpreti degli pensionanti di Beecham House. “Volevo scegliere cantanti lirici e musicisti in pensione”, spiega, “e non attori che fingessero di essere artisti della musica: volevo quelli veri! Volevo che il quartetto fosse circondato da veri musicisti e cantanti anche se non avevano mai recitato prima. Artisti che non si esibivano da molti anni hanno abbracciato il progetto ogni singolo giorno con lo spirito di cui volevo fosse intriso il film e l’ho avuto gratuitamente. Hanno adorato lavorare.”

 

Commenta Lucy Bevan: “Dustin ha una tale fiducia nella sua capacità di dirigere chiunque che, per esempio, la nostra grande cantante lirica nel film, Anne Langley, è interpretata da Dame Gwyneth Jones, una straordinaria soprano. Avevo mostrato a Dustin un suo concerto e se ne è subito innamorato. Così l’ho rintracciata in Svizzera, dove ora vive, e l’ho ingaggiata.”.

 

“È meraviglioso lavorare con i cantanti lirici perché offrono agli attori un modello da seguire”, dichiara entusiasta Pauline Collins. “I cantanti hanno una grandezza maggiore di noi attori. C’è qualcosa di unico nel loro portamento. Dedicano anni alla formazione classica ed è stupendo ritrovarsi in mezzo a loro.”.

 

I cantanti lirici Nuala Willis e John Rawnsley sostengono che, in linea di massima, la performance è uguale in ogni forma d’arte. “Siamo tutti attori”, afferma John Rawnsley. “Un interprete è sempre incline a recitare con la voce. Spesso ci viene detto che i cantanti d’opera non sanno recitare e ci tagliano fuori, cosa piuttosto seccante.”. Continua Nuala Willis: “Un’opera può essere estremamente viscerale e toccante e scatenare fiumi di lacrime. Il teatro è un’esperienza molto più intellettuale dell’opera che al contrario si fonda interamente sulle emozioni e sulle passioni. Non riesco a pensare a nessun attore che mi abbia commosso con la stessa intensità di un cantante lirico, come per esempio Dame Gwyneth Jones nei panni di Salomé.”.

 

Per Dame Gwyneth Jones, accettare il ruolo significava misurarsi con le sfide tecniche della recitazione cinematografica. “Avevo già avuto qualche esperienza di riprese, ma questa è stata molto diversa”, spiega. “In un’opera, inizi con un personaggio e vivi con lui fino alla fine e ogni momento è pieno di vita. Crei un’atmosfera e trascini il pubblico a condividerla. Invece nel cinema, giri delle brevi sequenze, che molto spesso devi ripetere da diverse angolazioni delle macchine da presa, e alla fine vengono tutte incastrate come pezzi di un puzzle.”

 

A suo giudizio, Anne Langley, il personaggio che interpreta, è molto infastidita dall’arrivo alla casa di riposo della sua grande rivale, Jean Horton. “Fino a quel momento, Anne Langley ha sempre cantato il gran finale del concerto di gala”, rivela, “e adesso glielo portano via per offrirlo a Jean Horton. È naturale che sia molto arrabbiata e inviperita!”. Nel film Dame Gwyneth Jones esegue l’aria Vissi d’arte dalla TOSCA. “Il senso è tutto nel titolo”, spiega. “Il testo si addice perfettamente ad Anne Langley, poiché dice ‘Ho vissuto per la mia arte, per la musica e l’amore. Perché vengo punita in questo modo? Perché deve essere Jean Horton a cantare il gran finale al posto mio?’”

 

Non ci sono solo i divi dell’opera a completare il cast: musicisti di tutti i gusti si uniscono ai residenti di Beecham House. Il noto trombettista Ronnie Hughes è il musicista più anziano ancora in attività a livello professionale. Afferma di essersi identificato con il messaggio di QUARTET che non si è mai troppo vecchi per vivere la propria vita. “Molti miei coetanei, che sono stati musicisti straordinari, oggi dichiarano di essersi stancati di suonare”, rivela. “Ma a me piace ancora suonare e mi gratifica: è la mia vita.”.

 

Dustin Hoffman dichiara che la loro esperienza nel mestiere è stato il principale ingrediente nel tracciare le esecuzioni di gran parte dei personaggi. “La loro professione nella vita era questa. Lasciando che si comportassero come di consueto ho potuto permettere loro di trovare una centratura. Se dirigerò un altro film, toglierò dal copione tutte le indicazioni parentetiche, del tipo ‘il tale singhiozza forte’. È la cosa peggiore che puoi fare a un attore. È compito del regista ottenere l’informazione emotiva che una scena richiede. Recitare è un modo per nascondersi dietro a un velo di finzione. Ma dietro c’è un attore. Una buona interpretazione si ha quando è l’attore a proporre un diverso modo di camminare o una diversa inflessione di voce perché è l’attore ad animare un personaggio. Credo fosse questo che volevo e ho avuto abbastanza fortuna da ottenerlo.”.

 

 

 

 

 

 

 

Il mondo di QUARTET

 

 

 

Durante la fase di pre-produzione di QUARTET, il direttore della fotografia John de Borman è volato a Los Angeles per impostare con Dustin Hoffman l’universo visivo del film. De Borman è conosciuto per la sua predilezione per le riprese a spalla, ma Hoffman sentiva che il film aveva bisogno di un impianto più classico e ponderato. “Hanno guardato insieme molti film e hanno optato per una struttura piuttosto tradizionale”, ricorda Finola Dwyer.

 

 “Ci siamo concentrati più sulla narrazione che sull’aspetto visivo del film”, racconta John de Borman. “Abbiamo guardato il documentario IL BACIO DI TOSCA molto attentamente. Conteneva un elemento che volevamo assolutamente avere nel film.”. “IL BACIO DI TOSCA mi ha fatto sentire in grado di cimentarmi con questa regia”, dichiara Dustin Hoffman. “L’ho recepito a un livello molto profondo. Mostra dei cantanti lirici che hanno calcato il palco della Scala e che, a distanza di 30 o 40 anni, si ritrovano in una casa di riposo. Volevo che i cantanti d’opera in pensione fossero il cuore di QUARTET.”.

 

Per il team creativo, questo significava che la casa doveva apparire come un mondo a sé e non un semplice sfondo. “Non volevamo solo raccontare la storia di quattro persone con qualche altro personaggio di contorno”, spiega John de Borman. “L’aspetto umano era fondamentale e dipendeva dalla delicatezza della fotografia che avrebbe dovuto sfruttare il paesaggio naturale e la luce, rendendola leggermente autunnale.”.

 

L’esperienza come attore ha dato a Dustin Hoffman una naturale sicurezza nel dirigere il cast e Finola Dwyer ritiene che la sua fiducia in se stesso nella gestione di altri aspetti relativi alla regia si sia rafforzata rapidamente nel corso delle riprese. “Dustin si è dato alla regia con estrema naturalezza”, commenta. “Prima di conoscere in dettaglio come si svolgerà una scena, vuole lavorare con gli attori. John de Borman sa sempre come affrontare una ripresa, ma con il passare del tempo Dustin è intervenuto sempre di più negli aspetti tecnici.”.

 

“La prima immagine del film è una descrizione della bellezza che c’è nella vecchiaia”, riferisce John de Borman. “Una pianista, seduta in silenzio e leggermente tremante, di una bellezza assoluta con le sue rughe e la sua età. Quando l’ha vista e ha capito quello che avremmo potuto creare insieme a livello visivo e quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, penso che Dustin abbia acquisito sicurezza molto rapidamente.”.

 

Fin dalle loro prime conversazioni, Dustin Hoffman e Finola Dwyer si sono trovati d’accordo nel desiderare che uno degli elementi principali di QUARTET fosse la raffigurazione di una casa di riposo ideale. “Volevamo che ogni cosa fosse bella”, dichiara Finola, “e che gli ospiti emanassero energia malgrado la loro età. Quindi non volevamo che la casa fosse mostrata in decadimento, malgrado attraversi delle difficoltà finanziarie,.”

 

Insieme alla sua squadra, lo scenografo Andrew McAlpine ha cercato l’edificio giusto nei dintorni di Londra, dove abitano i componenti chiave del cast e della troupe. Ha preso brevemente in considerazione Addington Palace, a Croydon, ma alla fine ha deciso di cercare una residenza con una superficie più vasta.

 

La produzione ha finito con lo scegliere Hedsor House, nel villaggio di Taplow, poiché offriva la varietà di ambienti necessari. “Avevo pensato a Beecham House come a una casa lirica e femminile”, ammette Andrew McAlpine. “Invece abbiamo scelto un edificio molto maschile e massiccio, che tuttavia è perfetto perché ti trasmette la sua identità.”.

 

Nel parco della tenuta, Andrew e la sua squadra hanno costruito un chiosco per inserire un elemento architettonico nell’ambiente esterno e si sono concentrati su colori autunnali che riflettessero la vita dei personaggi che continua poiché l’inverno non è ancora arrivato! La dimora e gli arredi sono stati forgiati soddisfando il desiderio di dare ai pensionanti tutti i confort delle loro case.

 

“Sono persone che hanno vissuto un’esistenza incredibilmente varia”, spiega Andrew McAlpine, “e hanno avuto il massimo riconoscimento del loro talento. Ho voluto dar loro uno stile che riflettesse da un lato l’eleganza delle loro aspettative nei confronti della casa e dall’altro l’esigenza naturale di calore che si ha in tarda età ed è per questo che ci sono coperte sulle sedie e tutti i confort che si suppone che abbiano.”.

 

Malgrado gran parte delle riprese siano state effettuate a Hedsor House, la popolarità della villa come luogo per ricevimenti nuziali ha costretto la troupe a fare i conti con qualche difficoltà logistica. “Il venerdì sera dovevamo smontare e togliere ogni elemento della scenografia e reinstallarlo entro le 8 del lunedì mattina per l’inizio delle riprese”, ride Finola Dwyer. “Un impegno molto gravoso per gli scenografi che abbiamo affrontato considerando il film come se fosse girato in luoghi diversi che imponevano di fare i bagagli il venerdì sera per spostarsi in un altro posto.”.

 

E i benefici di un set in esterni sono enormi. Continua Finola: “È tutto molto più flessibile: puoi passare dall’esterno all’interno e ottenere profondità negli esterni, aggiungendo un autentico valore alle immagini. Anche se certi giorni abbiamo rimpianto di non essere in un teatro di posa!”.

 

Per quanto riguarda i costumi, la stilista Odile Dicks-Mireaux è partita dal desiderio di Dustin Hoffman di rendere Beecham House una casa di riposo modello. “Bisognava dare il senso della vita che continua”, dichiara “e che lo stare in compagnia che un luogo del genere può essere molto bello.”.

 

Per i colori, Odile si è ispirata ai personaggi. “Cissie avrebbe sicuramente indossato colori più chiari e molte scollature. Mentre ero in cerca di un’ispirazione, Finola mi ha suggerito la disegnatrice di tessuti Celia Birtwell. Lo stile di Jean, il personaggio interpretato da Maggie Smith, è molto simile a quello della stilista Jean Muir, sofisticato e sobrio.”. Anche per la metà maschile del quartetto, le scelte di Odile sono state dettate dalle personalità dei personaggi. “Il look di Reggie doveva essere simile a quello di molti direttori d’orchestra della sua età. Doveva apparire attraente, per questo ho scelto delle maglie polo. Invece con Wilf dovevamo stare attenti a non sminuire il suo temperamento. Vestendolo con colori tenui, come i grigi, e tessuti morbidi, come il velluto a coste, lo abbiamo reso più vulnerabile. Inoltre per fare sembrare Billy più anziano dovevamo vestirlo come un anziano.”

 

La sensibilità di Dustin Hoffman nella scelta degli attori di contorno in base all’essenza delle persone si è riflessa nei loro costumi. “Abbiamo usato molti dei loro indumenti, aggiungendo qualche dettaglio”, spiega Odile Dicks-Mireaux. “Non abbiamo voluto imporre loro un look. È stato sicuramente un procedimento molto organico, fatto di ascolto, tentativi e sensazioni, ma tenendo sempre presente che Dustin Hoffman cerca la vulnerabilità e il fascino delle persone.”.

 

Forgiare l’universo musicale di Beecham House era fondamentale e il felice risultato è merito della collaborazione tra Dustin Hoffman e il montatore Barney Pilling. “La cosa straordinaria di Barney”, dichiara Hoffman, “è che è ancora abbastanza giovane da avere tanta voglia di lavorare e ha una sensibilità musicale e ritmica estremamente insolita che si denota nel film. Ha montato il film in modo molto musicale e ritmico e questo fa sì che il pubblico non percepisca a livello cosciente molti dei tagli, come è giusto che sia.”.

 

QUARTET è costruito in funzione della sequenza finale del galà, il grande crescendo del film, in cui l’ampio androne della casa viene trasformato in un palcoscenico che evoca quello della Scala. Allestirlo con un palco, sedie, strumenti e luci ha raddoppiato la mole di lavoro del reparto scenografie nel weekend, ma lo straordinario set sfuma ulteriormente le linee di demarcazione tra teatro e casa di riposo.

 

“Era necessario creare uno stacco netto con il mondo di carte da gioco e mazze da croquet e di confusione nelle relazioni interpersonali”, spiega Andrew McAlpine. Mentre fanno a gara per salvare Beecham House e riscoprono la gioia di esibirsi in pubblico, i residenti sono tutti uniti nella loro arte. “Doveva risultare in modo immediato con l’attenzione incentrata sotto il riflettore che illumina palco, con Sir Thomas Beecham che supervisiona tutto dal suo ritratto.”

 

È in quest’ultimo atto che si scoprono gli armamentari delle lunghe carriere di questi artisti. “Nel dietro le quinte di questo spazio fervono i preparativi”, afferma McAlpine, “e palpita l’eccitazione e il nervosismo. L’allestimento delle luci e dei camerini improvvisati è simile a quello di un circo e accadono tante cose meravigliose grazie alla personalità degli artisti. Perdono le inibizioni e parlano di cose che si sono costretti a tacere per troppi anni. Ho voluto accompagnarli attraverso il sipario color bronzo del backstage da circo al sipario dorato che li farà finalmente accedere al palco che dà su un mondo caldo e accogliente.”.

 

È l’unica sera dell’anno in cui i residenti di Beecham House si vestono per far colpo e la costumista Odile Dicks-Mireaux ha voluto a tutti i costi mostrare ogni personaggio al meglio. “Abbiamo pensato di vestirli tutti in abito da sera”, spiega. “Nel lavoro teatrale, indossano i costumi del “Rigoletto”, ma ho pensato che la comicità della gobba e della brachetta avrebbe smorzato la toccante unicità del momento in cui finalmente si esibiscono nel canto. Il film poteva concludersi con una fantastica fine esilarante, ma credo che Dustin volesse un epilogo più commovente in cui si sviluppa la storia d’amore tra Reggie e Jean.”


 

 

Biografie del cast artistico

 

 

 

 

 

Maggie Smith (Jean Horton)

 

 

 

Insignita due volte del premio Oscar, Maggie Smith ha vinto la sua prima statuetta come Miglior attrice protagonista nel 1969 per LA STRANA VOGLIA DI JEAN, film per il quale ha conseguito anche un premio BAFTA e una candidatura al Golden Globe. Un decennio più tardi ha ottenuto il suo secondo Oscar, ed è stata nuovamente candidata ai Golden Globe e ai BAFTA, per il ruolo interpretato in CALIFORNIA SUITE. La sua sesta e più recente candidatura agli Oscar è per il personaggio che ha incarnato in GOSFORD PARK di Robert Altman, per il quale ha ricevuto anche le nomination al Golden Globe e al BAFTA. Nella miriade di riconoscimenti che costellano la sua carriera di attrice cinematografica, Maggie Smith è stata candidata agli Oscar anche per i suoi ruoli nei film OTELLO, IN VIAGGIO CON LA ZIA e CAMERA CON VISTA e per quest’ultimo ha vinto i premi BAFTA e Golden Globe. Ha inoltre conseguito il BAFTA per UN TÈ CON MUSSOLINI, PRANZO REALE e LA SEGRETA PASSIONE DI JUDITH HEARNE.

 

Recentemente l’abbiamo vista sul grande schermo al fianco di Bill Nighy, Judi Dench e Dev Patel in MARIGOLD HOTEL di John Madden e nei panni di Minerva McGranitt nei blockbuster della serie cinematografica HARRY POTTER. Tra i numerosi altri film che ha interpretato, ricordiamo TATA MATILDA E IL GRANDE BOTTO, BECOMING JANE – IL RITRATTO DI UNA DONNA CONTRO, LADIES IN LAVENDER, RICCARDO III, SISTER ACT – UNA SVITATA IN ABITO DA SUORA, HOOK – CAPITAN UNCINO, ASSASSINIO SUL NILO e MASQUERADE.

 

Attualmente fa parte del cast della popolarissima serie televisiva drammatica di ITV DOWNTON ABBEY. Nel 2003 ha vinto un premio Emmy per la sua interpretazione nel tv movie della HBO LA MIA CASA IN UMBRIA. Nel 2010, ha ottenuto la sua quarta candidatura agli Emmy per il suo ruolo nel film della HBO CAPTURING MARY. In precedenza è stata selezionata agli Emmy per i personaggi incarnati nei telefilm IMPROVVISAMENTE L’ESTATE SCORSA e DAVID COPPERFIELD, ottenendo per quest’ultimo una candidatura al premio BAFTA TV. Ha inoltre conseguito tre nomination ai BAFTA TV per le serie televisive MEMENTO MORI, MRS. SILLY e TALKING HEADS.

 

Maggie Smith ha iniziato a recitare in teatro nel 1952 con la Oxford University Drama Society, e ha esordito come attrice professionista a New York in THE NEW FACES OF 1956 REVUE. Tre anni dopo, si è unita alla Old Vic Company e nel 1962 ha vinto il Premio come Migliore Attrice dell’Evening Standard per i ruoli interpretati in THE PRIVATE EAR e THE PUBLIC EYE. Nel 1963 è entrata a far parte della compagnia del National Theatre con la quale ha interpretato Desdemona, accanto a Laurence Olivier, nell’OTELLO. È apparsa in importanti produzioni del National Theatre tra cui BLACK COMEDY, MISS JULIE, THE COUNTRY WIFE, THE BEAUX STRATAGEM, TROPPO RUMORE PER NULLA ed HEDDA GABLER. Nel corso della sua carriera di attrice, Maggie Smith ha continuato a calcare i palcoscenici di Londra e New York. Per la sua interpretazione in LETTICE AND LOVAGE ha vinto un Tony Award, premio al quale era stata precedentemente candidata per NIGHT AND DAY e PRIVATE LIVES.

 

Nel 1990 è stata insignita dell’onorificenza Dame Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico. È anche membro accademico del British Film Institute e, nel 1993, ha conseguito il premio BAFTA alla carriera.

 

 

 

 

 

Tom Courtenay (Reginald “Reggie” Paget)

 

 

 

Nel 1962, Tom Courtenay ha vinto il suo primo BAFTA come Esordiente più promettente in un ruolo da protagonista per il film GIOVENTU’, AMORE E RABBIA, diretto da Tony Richardson, in cui ha recitato al fianco di Michael Redgrave. In seguito è stato candidato ai premi BAFTA per i ruoli che ha interpretato nell’adattamento di John Schlesinger di BILLY IL BUGIARDO, in PER IL RE E PER LA PATRIA, accanto a Dirk Bogarde, e ne IL SERVO DI SCENA, diretto da Peter Yates su sceneggiatura di Ronald Harwood, per il quale ha vinto un Golden Globe e ha ottenuto una nomination agli Oscar. In precedenza era stato candidato agli Oscar come Migliore attore non protagonista per il ruolo interpretato nel film IL DOTTOR ZIVAGO diretto da David Lean.

 

Presto lo rivedremo sul grande schermo in GAMBIT, diretto da Michael Hoffman su una sceneggiatura di Joel e Ethan Coen, film di cui è protagonista al fianco di Cameron Diaz, Alan Rickman, Colin Firth e Stanley Tucci. Tra gli altri film che ha interpretato ricordiamo PRIVATE POTTER, scritto da Ronald Harwood, QUALCUNO DA ODIARE, OPERAZIONE CROSSBOW, LA NOTTE DEI GENERALI, L’INCREDIBILE AFFARE KOPCENKO, la sua pellicola preferita UNA GIORNATA DI IVAN DENISOVITCH, THE LAST BUTTERFLY, LET HIM HAVE IT, L’ULTIMO BICCHIERE, NICHOLAS NICKELBY e LA BUSSOLA D’ORO.

 

Il suo lavoro in televisione comprende collaborazioni recenti nelle serie televisive LITTLE DORRIT, adattamento del romanzo La piccola Dorrit di Dickens, in cui ha interpretato Mr. Dorrit, e THE ROYLE FAMILY, in ha interpretato David Best Sr. Ha partecipato ad altri film televisivi tra cui THE OLD CURIOSITY SHOP, REDEMPTION, READY WHEN YOU ARE MR MCGILL e A RATHER ENGLISH MARRIAGE, per il quale ha vinto un premio BAFTA.

 

Tom Courtenay è forse più conosciuto per il suo lavoro in teatro, dal momento che ha debuttato sul palcoscenico nel 1960 con la Old Vic Theatre Company. Tra le sue interpretazioni più recenti, il one-man show PRETENDING TO BE ME, ispirato alle poesie e agli scritti di Philip Larkin, e THE HOME PLACE di Brian Friel. Nella sua lunga collaborazione con il Royal Exchange Theatre di Manchester vanta i primi ruoli in SHE STOOPS TO CONQUER, CHARLEY’S AUNT e THE RIVALS, e i più recenti L’AVARO, ZIO VANYA e RE LEAR. Altri ruoli in lavori teatrali andati in scena a Broadway o nel West End comprendono OTHERWISE ENGAGED, THE DRESSER, MOSCOW STATIONS, TIME AND TIME AGAIN e THE NORMAN CONQUESTS di Alan Ayckbourn, CLOUDS di Michael Frayn e ART di Yasmina Reza.

 

La sua autobiografia, basata sulle lettere che sua madre gli scriveva quando era studente a Londra e quindi intitolata DEAR TOM, è stata pubblicata da Doubleday nel 2000. Nel 2001 è stato insignito del cavalierato per i suoi quarant’anni di servizio nel cinema e nel teatro. Alcuni anni fa, Tom Courtenay aveva suggerito a Ronald Harwood di scrivere una sceneggiatura tratta dalla sua pièce QUARTET…

 

 

 

 

 

Billy Connolly (Wilfred “Wilf” Bond)

 

 

 

Billy Connolly è un comico, un attore, un musicista, un presentatore televisivo e un artista.

 

Nel 1962, dopo un apprendistato come saldatore a Glasgow, sua città natale, e prima di perseguire una carriera da solo come comico, ha formato insieme a Gerry Rafferty la band “The Humblebums” divendo performer professionista.

 

Oltre ad aver interpretato numerosi film e serie televisive, negli ultimi 50 anni Billy ha incessantemente girato il mondo intero esibendosi davanti a un pubblico di oltre 10 milioni di persone. Nel 2003 è stato insignito dell’onorificenza di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico e nel 2010 gli è stato conferito il premio Freedom of the City of Glasgow.

 

Forse meglio conosciuto per il suo ruolo del leale servitore John Brown nell’acclamatissimo film LA MIA REGINA, tra le sue numerose interpretazioni al cinema vanta quelle in I FANTASTICI VIAGGI DI GULLIVER, X-FILES – VOGLIO CREDERCI, FIDO, GARFIELD 2, LEMONY SNICKET – UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI, L’ULTIMO SAMURAI e TIMELINE – AI CONFINI DEL TEMPO. I suoi precedenti crediti cinematografici comprendono WHITE OLEANDER di Peter Kosminsky, THE BOONDOCK SAINTS – GIUSTIZIA FINALE e il sequel THE BOONDOCK SAINTS – IL GIORNO DI OGNISSANTI, entrambi di Troy Duffy, BEAUTIFUL JOE di Stephen Metcalfe, AN EVERLASTING PIECE di Barry Levinson, GLI IMBROGLIONI di Stanley Tucci, THE BIG MAN con Liam Neeson, ISOLA DEL TESORO, versione cinematografica dei Muppet, GABRIEL AND ME, GENTLEMAN’S RELISH e THE MAN WHO SUED GOD. Inoltre, è stato protagonista di due acclamati film televisivi prodotti dalla BBC, DOWN AMONG THE BIG BOYS e THE LIFE AND CRIMES OF DEACON BRODIE, e ha prestato la voce nella versione originale dei film di animazione POCAHONTAS, BOOG & ELLIOT A CACCIA DI AMICI e BOOG & ELLIOT 2.

 

Nel 2012, ha anche doppiato Fergus nella versione originale del lungometraggio della Disney/Pixar RIBELLE – THE BRAVE, insieme a Kelly Macdonald, Emma Thompson, Julie Walters e Robbie Coltrane. Presto lo vedremo anche nei panni di Dain Ironfoot nel secondo e terzo capitolo della trilogia che Peter Jackson ha tratto dall’adattamento del romanzo di Tolkien, LO HOBBIT: LA DESOLAZIONE DI SMAUG e LO HOBBIT: ANDATA A RITORNO.

 

In televisione, Billy Connolly è apparso nella serie SEGNI PARTICOLARI: GENIO, che in seguito ha dato origine alla serie che l’ha visto protagonista, BILLY. Ha condotto BILLY CONNOLLY’S WORLD TOUR OF SCOTLAND, un programma in sei parti che documenta un viaggio nella sua regione natale, tema che ha poi sviluppato nei successivi programmi alla scoperta di Nuova Zelanda, Australia, Inghilterra, Irlanda e Galles. Più recentemente ha condotto i programmi JOURNEY TO THE EDGE OF THE WORLD e ROUTE 66. Tra gli altri speciali, ricordiamo PALE BLUE SCOTTISH PERSON, A SCOT IN THE ARCTIC, THE BIGGER PICTURE e AN AUDIENCE WITH BILLY CONNOLLY. Ha anche fatto numerose apparizioni in rinomati programmi televisivi e in particolare nelle serie statunitensi DR. HOUSE MEDICAL DIVISION, COLOMBO, UNA FAMIGLIA DEL TERZO TIPO e L’ATELIER DI VERONICA.

 

Nella 2012, alla Halcyon Gallery di Londra, è stata inaugurata una mostra di 50 suoi disegni originali che è stata successivamente venduta in numerose gallerie d’arte in tutto il Regno Unito.

 

 

 

 

 

Pauline Collins (Cecily “Cissy” Robson)

 

 

 

Pauline Collins è conosciuta soprattutto per il ruolo da protagonista che ha interpretato, al fianco di Tom Conti, nel film SHIRLEY VALENTINE – LA MIA SECONDA VITA, sceneggiato da Willy Russell su un adattamento del suo lavoro teatrale e diretto da Lewis Gilbert. L’interpretazione le è valsa una candidatura all’Oscar e al Golden Globe e il premio BAFTA come Miglior attrice. Aveva iniziato a vestire i panni di Shirley Valentine a teatro, conseguendo i premi Laurence Olivier, Tony e Drama Desk. In seguito è stata nuovamente candidata ai BAFTA televisivi, per le sue interpretazioni nelle serie UPSTAIRS, DOWNSTAIRS e COUNTRY MATTERS.

 

Tra i suoi recenti ruoli cinematografici, ricordiamo i film ALBERT NOBBS, accanto a Glenn Close e, nel 2010, l’interpretazione elogiata dalla critica nel film di Woody Allen INCONTRERAI L’UOMO DEI TUOI SOGNI. Altri crediti cinematografici includono FROM TIME TO TIME, PARADISE ROAD e LA CITTA’ DELLA GIOA.

 

Tra le ultime collaborazioni televisive, citiamo le due serie della commedia MOUNT PLEASANT di Sky, DOCTOR WHO e BLEAK HOUSE per BBC 1, oltre a WHAT WE DID ON OUR HOLIDAYS e MERLIN. Sul piccolo schermo è conosciuta soprattutto per aver recitato al fianco del marito John Alderton nella serie UPSTAIRS DOWNSTAIRS, e nella serie spin-off THOMAS AND SARAH.

 

Tra le attrici inglesi più amate, Pauline Collins è stata insignita dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 2001.

 

 

 

 

 

Michael Gambon (Cedric Livingston)

 

 

 

Encomiato per il suo lavoro in palcoscenico e sul grande e piccolo schermo, Michael Gambon ha vinto quattro premi BAFTA per la televisione per le sue interpretazioni nelle serie televisive PERFECT STRANGERS, LONGITUDE, WIVES AND DAUGHTERS e THE SINGING DETECTIVE. È stato anche candidato ai premi Emmy e Golden Globe per il suo ritratto del Presidente Lyndon Baines Johnson nel film per la televisione PATH TO WAR, prodotto dalla HBO. Nel 2010, è stato nuovamente candidato agli Emmy per il suo ruolo nella miniserie della BBC EMMA.

 

Al cinema, è stato recentemente visto nei panni di Albus Silente in HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE: PARTE 2, ruolo che ha interpretato per la sesta volta a partire dal terzo film della serie, HARRY POTTER E IL PRIGIONIERO DI AZKABAN, quando è subentrato al compianto Richard Harris. Gli altri crediti cinematografici comprendono il film di animazione FANTASTIC MR. FOX, CODICE: GENESI, RITORNO A BRIDESHEAD, THE GOOD NIGHT, THE GOOD SHEPHERD – L’OMBRA DEL POTERE, il remake di IL PRESAGIO, OMEN – IL PRESAGIO, LE AVVENTURE ACQUATICHE DI STEVE ZISSOU, SKY CAPTAIN AND THE WORLD OF TOMORROW, SYLVIA, TERRA DI CONFINE – OPEN RANGE, INSIDER – DIETRO LA VERITA’, IL MISTERO DI SLEEPY HOLLOW, THE LAST SEPTEMBER, BALLANDO A LUGHNASA, THE GAMBLER, LE ALI DELL’AMORE e IL CUOCO, IL LADRO, SUA MOGLIE E L’AMANTE.

 

In televisione, ha recentemente interpretato la serie televisiva della HBO LUCK accanto al regista di QUARTET Dustin Hoffman. Tra gli altri ruoli televisivi vanta quelli nella pluripremiata miniserie televisiva della HBO ANGELS IN AMERICA, diretta da Mike Nichols, nella miniserie della BBC CRANFORD e nel film prodotto dalla HBO JOE’S PALACE.

 

Nato in Irlanda, Michael Gambon ha iniziato la sua carriera all’Edwards-MacLiammoir Gate Theatre di Dublino. Nel 1963, è stato uno dei componenti originari della compagnia del National Theatre all’Old Vic sotto la direzione artistica di Laurence Olivier e in seguito è entrato a far parte della Birmingham Repertory Company, con la quale ha interpretato OTELLO. Il suo repertorio teatrale comprende anche numerose produzioni nel West End londinese, tra cui OTHERWISE ENGAGED di Simon Gray, le prime londinesi delle commedie di Alan Ayckbourn THE NORMAN CONQUESTS, JUST BETWEEN OURSELVES e MAN OF THE MOMENT, oltre ad ALICE’S BOYS, VECCHI TEMPI di Harold Pinter, ZIO VANYA, nel ruolo omonimo, e VETERANS DAY insieme a Jack Lemmon. Nel 1987, ha vinto numerosi premi, compreso un Laurence Olivier Award come Miglior attore per la sua interpretazione nella produzione londinese del dramma teatrale di Arthur Miller UNO SGUARDO DAL PONTE.

 

Nel 1998, è stato insignito dell’onorificenza di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta II per i servigi resi al teatro.

 

 

 

 

 

Dame Gwyneth Jones (Anne Langley)

 

 

 

Dame Gwyneth Jones ha esordito all’Opernhous di Zurigo nel 1962. Dal 1963 ha iniziato a cantare alla Royal Opera House, a Covent Garden, e dal 1966 è membro della Staatsoper di Vienna, della Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera e della Deutsche Oper di Berlino. È una delle cantanti liriche più versatili e di maggior successo del mondo e ha cantato in tutti i più importanti teatri dell’opera e festival della lirica.

 

A Vienna, Monaco di Baviera, Londra, Parigi e alla Metropolitan Opera di New York, ha trionfato nelle opere di Richard Strauss nei ruoli di Elettra, di Salomè, della moglie del tintore ne La donna senz’ombra, della marescialla ne Il cavaliere della rosa, di Elena in Elena in Egitto e di Arianna in Ariadne auf Naxos.

 

Nelle sue interpretazioni in Italia, ha riscosso grande successo a La Scala di Milano, a Roma, all’Arena di Verona e al Maggio Musicale di Firenze nelle opere di Verdi, nei panni di Aida, di Leonora ne Il Trovatore, di Elisabeth nel Don Carlo e di Lady Macbeth, e nelle opere di Puccini nei ruoli di Turandot, di Tosca, di Minnie ne La Fanciulla del West e di Madama Butterfly. Al Festival di Bayreuth, ha cantato nei panni di Sieglinde, Eva, Senta, Kundry, è stata la prima soprano a interpretare sia Elisabeth sia Venere nel Tannhäuser ed è stata la Brünnhilde del famoso L’anello del Nibelungo del centenario, sotto la direzione musicale di Pierre Boulez e la regia di Patrice Chèreau.

 

Ha lavorato con grandi direttori d’orchestra quali Abbado, Bernstein, Böhm, Boulez, Maazel, Muti, Ozawa e Solti e registi teatrali del calibro di Chèreau, Hartmann, Kupfer, Ponnelle, Ronconi, Visconti e Zeffirelli.

 

Nel 1986, Sua Maestà la Regina Elisabetta II l’ha nominata Dame Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico. È stata inoltre insignita dello Shakespeare Prize ad Amburgo, decorata con la “Croce al Merito di I Classe” della Repubblica Federale Tedesca, con la Medaglia d’Oro d’Onore a Vienna, con la medaglia di Commandeur des Arts et des Lettres in Francia, ha conseguito il Premio Puccini a Torre del Lago, oltre ad essere Kammersängerin alla Wiener Staatsoper in Austria e alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera. Le è stata conferita la laurea ad honorem dalla Università del Wales e dalla University of Glamorgan.

 

Nel 2003 ha esordito come regista e direttore di scena di una nuova produzione di L’olandese volante di Richard Wagner al Deutsche Nationaltheater di Weimar e ha tenuto delle master class in Gran Bretagna, Germania, Francia, Olanda, Svizzera e Israele.

 

 

 

 

 

Sheridan Smith (La Dottoressa Lucy Cogan)

 

 

 

Attrice teatrale acclamata dalla critica, Sheridan Smith ha vinto due premi Laurence Olivier per il suo lavoro nel musical LEGALLY BLONDE e nella commedia FLARE PATH. Nel 2009 ha conseguito la sua prima candidatura al Laurence Olivier Award per il ruolo di Audrey nella commedia musicale LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI.

 

Al cinema, la sua più recente interpretazione è nel film THE SCAPEGOAT diretto da Charles Sturridge. Altri ruoli recenti comprendono i film HOW TO STOP BEING A LOSER e HYSTERIA, in cui ha recitato in un cast corale accanto a Hugh Dancy, Maggie Gyllenhaal e Jonathan Pryce.

 

Sheridan Smith è forse meglio conosciuta per i suoi ruoli televisivi nelle serie THE ROYLE FAMILY e HOLBY CITY e nella sitcom che ha segnato una svolta nella sua carriera, TWO PINTS OF LAGER AND A PACKET OF CRISPS. Tra gli altri crediti televisivi ricordiamo le serie GAVIN & STACEY, BENIDORM e LOVE SOUP. Recentemente l’abbiamo vista su ITV nella serie drammatica MRS. BIGGS, nei panni della moglie del rapinatore di treni Ronnie Biggs.

 

 

 

 

 

Andrew Sachs (Bobby Swanson)

 

 

 

Veterano del grande e piccolo schermo, Andrew Sachs è stato candidato ai BAFTA per la sua interpretazione nel ruolo di Manuel nella sitcom degli anni ’70 acclamata dalla critica FAWLTY TOWERS. La serie, andata in onda in 12 episodi tra il 1975 e il 1979, è una delle commedie televisive più celebrate di tutti i tempi.

 

Tra i crediti cinematografici vanta LA VENDETTA DELLA PANTERA ROSA, al fianco di Peter Sellers, l’adattamento per il grande schermo della sitcom ARE YOU BEING SERVED? e la commedia di Mel Brooks LA PAZZA STORIA DEL MONDO.

 

In televisione, dopo il successo di FAWLTY TOWERS, ha recitato nelle serie THE HISTORY OF MR. POLLY, DEAD EARNEST e EVERY SILVER LINING. È stato la voce narrante della serie comica THAT PETER KAY THING e recentemente è stato visto nei panni di Ramsay Clegg nei 27 episodi della soap-opera di grande successo CORONATION STREET.

 

 

 

 

 

David Ryall (Harry)

 

 

 

Tra i ruoli interpretati di recente sul grande schermo, David Ryall vanta il personaggio di Elphias Doge nel blockbuster HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE: PARTE 1, oltre a quelli nei film EMBER – IL MISTERO DELLA CITTA’ DI LUCE, THE LEAGUE OF GENTLEMEN’S APOCALYPSE e IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI.

 

Tra gli altri crediti cinematografici ricordiamo BLACKBALL, RESTORATION – IL PECCATO E IL CASTIGO, BLACK BEAUTY e THE ELEPHANT MAN.

 

In televisione, dove è stato particolarmente prolifico, è recentemente apparso nei panni del Nonno in diversi episodi della sitcom acclamata dalla critica OUTNUMBERED oltre a numerose apparizioni estemporanee in serie quali HOLBY CITY, DOCTORS, L’ISPETTORE BARNABY e THE BILL.

 

Nel 1962 ha ricevuto una borsa di studio per la Royal Academy of Dramatic Art e in seguito ha lavorato in vari teatri di repertorio a Salisbury, Bristol, Leicester e Birmingham. Nel 1965 è entrato a far parte della compagnia di Laurence Olivier con cui ha interpretato numerose pièce, tra cui JUMPERS di Tom Stoppard. Tra gli altri lavori teatrali importanti vanta il musical GUYS AND DOLLS, LA DODICESIMA NOTTE prodotta da Peter Hall e AMLETO con la Royal Shakespeare Company.

 

 

 

 

 

Trevor Peacock (George)

 

 

 

Il caratterista Trevor Peacock è amato per il suo lavoro in televisione in serie come THE VICAR OF DIBLEY e THE OLD CURIOSITY SHOP e il tv-movie MADAME BOVARY. È stato protagonista di numerosi degli adattamenti televisivi dell’opera di Shakespeare realizzati dalla BBC, tra cui il ruolo di Tito Andronico nell’omonima tragedia.

 

Tra i ruoli cinematografici ricordiamo FRED CLAUS – UN FRATELLO SOTTO L’ALBERO, SUSHINE di István Szabó e AMLETO di Franco Zeffirelli.

 

Altri crediti televisivi comprendono i ruoli nelle serie HOTEL BABYLON, L’ISPETTORE BARNABY, WAKING THE DEAD e JONATHAN CREEK.

 

Celebre cantautore, negli anni ’60 ha scritto successi pop come Mrs. Brown, You’ve Got a Lovely Daughter, incisa dagli Herman’s Hermits, Mystery Girl, incisa da Jess Conrad, e Gossip Calypso, incisa da Bernard Cribbins.

 

 

 

 

 

Michael Byrne (Frank White)

 

 

 

L’attore inglese Michael Byrne è apparso in numerosi film di vario genere, tra cui HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE: PARTE 1, BEYOND THE SEA, GANGS OF NEW YORK, IL DOMANI NON MUORE MAI, BRAVEHEART – CUORE IMPAVIDO, INDIANA JONES E L’ULTIMA CROCIATA e LA NOTTE DELL’AQUILA, nel corso di una carriera che si espande su un arco di quasi cinquant’anni.

 

Lo vedremo presto al fianco di Naomi Watts in DIANA, il film sulla vita della compianta Principessa del Galles.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Biografie del cast tecnico

 

 

 

 

 

Dustin Hoffman (Regia)

 

 

 

Due volte vincitore del premio Oscar e sette volte candidato all’ambita statuetta,  al suo arrivo a Hollywood Dustin Hoffman ha contribuito ad aprire la strada a un nuovo e rivitalizzato modo di fare cinema e continua ad aggiungere interpretazioni memorabili a una carriera costellata di personaggi che hanno annullato la tradizionale separazione tra gli archetipi di “caratterista” e “protagonista”.

 

Ha catturato l’attenzione del mondo intero, e la prima candidatura all’Oscar, con il ruolo di Benjamin Braddock nel film di Mike Nichols, IL LAUREATO. Da allora, è stato candidato agli Academy Awards altre sei volte, per film molto diversi tra loro, quali UN UOMO DA MARCIAPIEDE, LENNY, TOOTSIE (film che ha anche prodotto attraverso la sua società, la Punch Productions), e SESSO E POTERE, vincendolo nel 1979 per il suo ruolo in KRAMER CONTRO KRAMER e di nuovo nel 1988 per RAIN MAN – L’UOMO DELLA PIOGGIA. Nel 1997, gli è stato conferito l’apprezzato Golden Globe alla carriera, il Cecil B. DeMille Award.

 

Nel 2012, Dustin Hoffman ha esordito nella regia cinematografica con il film QUARTET, basato sull’omonima commedia teatrale di Ronald Harwood e interpretato da Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connolly, Pauline Collins, Sheridan Smith e Michael Gambon. Il film è prodotto da Finola Dwyer e Stewart Mackinnon che insieme a Mark Shivas aveva originariamente sviluppato il progetto con la BBC Films.

 

Come attore, Dustin Hoffman ha recentemente interpretato la serie televisiva drammatica sul mondo delle corse dei cavalli LUCK, diretta e prodotta da Michael Mann e ideata e sceneggiata da David Milch per la HBO.

 

Nel 2010, ha interpretato con Paul Giamatti LA VERSIONE DI BARNEY, diretto da Richard J. Lewis, film presentato in anteprima alla Mostra Cinematografica di Venezia nel 2010. Nello stesso anno, ha ripreso il ruolo di Bernie Focker in VI PRESENTO I NOSTRI accanto a Ben Stiller, Robert De Niro e Barbara Streisand.

 

Hoffman è stato protagonista al fianco di Emma Thompson di OGGI È GIÀ DOMANI, una storia d’amore ambientata a Londra scritta e diretta da Joel Hopkins, film per il quale è stato candidato al Golden Globe come Miglior attore nella categoria Commedia o musical.

 

Ha prestato la voce al blockbuster KUNG FU PANDA, pellicola candidata all’Oscar per il Miglior film d’animazione e per la quale Hoffman ha ricevuto l’Annie Award per il Miglior doppiaggio di una produzione animata. È sempre sua la voce originale di Shifu in KUNG FU PANDA 2 e in passato ha doppiato anche la versione originale dei film di animazione LE AVVENTURE DEL TOPINO DESPEREAUX e STRISCIA, UNA ZEBRA ALLA RISCOSSA.

 

Tra gli altri crediti cinematografici ricordiamo: MR. MAGORIUM E LA BOTTEGA DELLE MERAVIGLIE, VERO COME LA FINZIONE, PROFUMO – STORIA DI UN ASSASSINO, MI PRESENTI I TUOI?, NEVERLAND – UN SOGNO PER LA VITA, I ♥ HUCKABEES – LE STRANE COINCIDENZE DELLA VITA, THE LOST CITY, LA GIURIA, PICCOLO GRANDE UOMO, CANE DI PAGLIA, PAPILLON, TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE, IL MARATONETA, VIGILATO SPECIALE, IL SEGRETO DI AGATHA CHRISTIE, ISHTAR, DICK TRACY, BILLY BATHGATE – A SCUOLA DI GANGSTER, MAD CITY – ASSALTO ALLA NOTIZIA, EROE PER CASO, SLEEPERS, SFERA, AMERICAN BUFFALO, HOOK – CAPITAN UNCINO e VIRUS LETALE.

 

In teatro, Dustin Hoffman vanta una carriera altrettanto grandiosa. Il suo primo ruolo in palcoscenico risale alla produzione del Sarah Lawrence College di YES IS FOR A VERY YOUNG MAN di Gertrude Stein. A quella interpretazione sono seguiti numerosi ruoli off-Broadway, come quello in JOURNEY OF THE FIFTH HORSE che gli è valso un premio Obie, e in EH?, per il quale ha vinto un Drama Desk Award come Miglior attore. È stato proprio il suo successo in teatro a incuriosire Mike Nichols, che lo scelse per IL LAUREATO. Ha esordito a Broadway nel 1969 nella commedia musicale di Murray Schisgal JIMMY SHINE. Nel 1974, ha firmato la sua prima regia teatrale a Broadway con ALL OVER TOWN di Schisgal. Nel 1984, ha vinto il Drama Desk Award come Miglior attore per il suo ritratto di Willy Loman nella riproposta produzione di Broadway di MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE, che ha inoltre prodotto. Il dramma di Arthur Miller è stato anche realizzato per la televisione e Dustin Hoffman ha vinto un premio Emmy. È stato inoltre candidato al Tony Award per il ruolo di Shylock in IL MERCANTE DI VENEZIA, ripreso dopo numerose repliche nei teatri londinesi.

 

In veste di produttore, Hoffman ha prodotto il lungometraggio di Tony Goldwyn A WALK ON THE MOON – COMPLICE LA LUNA, interpretato da Diane Lane, Viggo Mortensen, Liev Schreiber e Anna Paquin. È stato anche produttore esecutivo del film per la televisione THE DEVIL’S ARITHMETIC, vincitore di due premi Emmy.

 

Dustin Hoffman è nato a Los Angeles e ha frequentato il Santa Monica Community College. Ha poi seguito dei corsi al Pasadena Playhouse prima di trasferirsi a New York per studiare con Lee Strasberg.

 

È presidente, insieme a Mikhail Baryshnikov e Placido Domingo, del comitato di consulenza artistica del Eli and Edythe Broad Stage Theater, inaugurato il 20 settembre 2008. Questo modernissimo e raccolto teatro da 499 posti costituisce uno spazio che era mancato per troppo tempo al Santa Monica College e alla comunità circostante.

 

Nel 2009, Dustin Hoffman ha ricevuto la medaglia del Premio César onorario.

 

 

 

 

 

Ronald Harwood (Sceneggiatura)

 

 

 

Autore, commediografo e sceneggiatore, Ronald Harwood è uno dei più importanti talenti mondiali nella scrittura. Nato a Città del Capo, in Sud Africa, ha vinto un Oscar la sceneggiatura del film del 2002 IL PIANISTA ed è stato nuovamente candidato all’ambita statuetta per la sceneggiatura di LO SCAFANDRO E LA FARFALLA. La sua prima candidatura all’Oscar risale al 1983, quando è stato encomiato per l’adattamento per il grande schermo della sua commedia THE DRESSER / IL SERVO DI SCENA, film interpretato da Tom Courtenay e Albert Finney.

 

Harwood ha vinto un BAFTA per la sceneggiatura di LO SCAFANDRO E LA FARFALLA, premio a cui era stato candidato anche per IL PIANISTA, I RICORDI DI ABBEY e IL SERVO DI SCENA.

 

Tra i suoi altri crediti cinematografici, ha firmato le sceneggiature di AUSTRALIA e L’AMORE AI TEMPI DEL COLERA, l’adattamento di OLIVER TWIST per l’omonimo film di Roman Polanski del 2005, le sceneggiature di LA DIVA JULIA – BEING JULIA e di CACCIA ALL’UOMO, interpretato da Michael Caine.

 

Ha iniziato a scrivere per il piccolo schermo nel 1962,  con il tv-movie THE BARBER OF STAMFORD HILL. Ha anche firmato la sceneggiatura di PRIVATE POTTER, interpretato da Tom Courtenay, prodotto nello stesso anno.

 

Tra le commedie incentrate su figure di musicisti, Ronald Harwood ha scritto TAKING SIDES (Wilhelm Furtwängler) e COLLABORATION (Richard Strauss). Il suo interesse per gli artisti di scena si riflette nei suoi lavori teatrali THE DRESSER, AFTER THE LIONS, ANOTHER TIME e QUARTET. La sua storia del teatro, ALL THE WORLD’S A STAGE, si basa sulla serie televisiva della BBC2 da lui curata. Scrittore rinomato, ha visto costantemente pubblicati i suoi romanzi, i suoi saggi, le sue sceneggiature e le sue pièce fin dall’inizio della sua carriera.

 

Nel 2010 è stato insignito dell’onorificenza di Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico in occasione del compleanno della Regina Elisabetta II. Era stato precedentemente nominato Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico, nel 1999.

 

 

 

 

 

Finola Dwyer (Produttrice)

 

 

 

Finola Dwyer è una produttrice candidata all’Oscar e vincitrice di un premio BAFTA. Insieme alla co-produttrice Amanda Posey, ha prodotto AN EDUCATION, scritto dall’autore di numerosi best-seller e sceneggiatore Nick Hornby, diretto da Lone Scherfig e interpretato da Carey Mulligan al fianco di Emma Thompson, Peter Sarsgaard, Alfred Molina e Dominic Cooper. AN EDUCATION è stato candidato a 3 Premi Oscar (compreso quello per il Miglior film), 9 BAFTA (compresi quello per il Miglior film, per il Miglior film inglese e per la Migliore attrice), 6 BIFA (vincendo il premio per la Miglior Attrice) e ha vinto il Premio per il Miglior film straniero agli Independent Spirit Awards.

 

Nel 2013 vedremo uno degli ultimi film che prodotto, ancora una volta in collaborazione con Amanda Posey, A LONG WAY DOWN, adattamento di Jack Thorne del romanzo best-seller di Nick Hornby Non buttiamoci giù, interpretato da Pierce Brosnan, Toni Collette, Aaron Paul e Imogen Poots e diretto da Pascal Chaumeil (IL TRUFFACUORI).

 

Tra i suoi precedenti crediti cinematografici come produttrice, ricordiamo BACKBEAT – TUTTI HANNO BISOGNO DI AMORE, film di esordio di Iain Softley, vincitore di un Premio BAFTA; il film cult di Stephan Elliott BENVENUTI A WOOP WOOP; IL FIGLIO PERDUTO di Chris Menges, interpretato da Daniel Auteuil e Nastassja Kinski; il film di Sandra Goldbacher, pluripremiato e candidato ai BAFTA, ME WITHOUT YOU, interpretato da Michelle Williams e Anna Friel; THE HAMBURG CELL, film televisivo di Antonia Bird candidato agli EMMY; STONED, film d’esordio sul grande schermo di Stephen Woolley. Per la HBO e la BBC, Finola ha prodotto TSUNAMI: THE AFTERMATH, scritto da Abi Morgan, diretto da Bharat Nalluri, interpretato da Chiwetel Ejiofor, Tim Roth, Sophie Okonedo e Toni Collette, candidato ai Golden Globe e agli EMMY e vincitore di un Premio BAFTA.

 

Finola Dwyer ha esordito nella produzione teatrale con ELLING, interpretato da John Simm. Le repliche sempre esaurite nel West End sono culminate in un varie candidature al Best New Comedy e al Laurence Olivier Award, tra cui Miglior nuova commedia e Miglior attore. La produzione americana a Broadway è stata interpretata da Brendan Fraser e Denis O’Hare. Finola è anche l’ex presidente del BAFTA Film Committee e amministratore fiduciario dei BAFTA.

 

Attualmente sta sviluppando vari progetti con Amanda Posey, tra cui un film tratto dal pluripremiato romando di Colm Toibin BROOKLYN, adattato da Nick Hornby, con Rooney Mara nei panni del protagonista; THEIR FINEST HOUR AND A HALF (con Number 9 Films), basato sull’omonimo romanzo di Lissa Evans che Gaby Chiappe sta adattando; il romanzo bestseller del NY Times THE PSYCHOPATH TEST di Jon Ronson; una serie televisiva originale per la HBO, ideata e scritta da Nick Hornby; THE BABYMAKERS, un film d’animazione per famiglie sceneggiato da Nick Hornby e Giles Smith; LEARNING TO FLY, co-sceneggiato e diretto da Stephan Elliott (UN MATRIMONIO ALL’INGLESE, PRISCILLA, LA REGINA DEL DESERTO); e SLAM, una serie televisiva basata sul romanzo adolescenziale di Nick Hornby Tutto per una ragazza (con la DNA Films), che sarà scritta da Katie Baxendale.

 

Finola Dwyer e Amanda Posey sono anche a capo di “The Story Works 2010/2011″, una nuova e innovativa iniziativa per sceneggiatori rivolta a 10 scrittori britannici, in collaborazione con la script editor Kate Leys e l’International Film Festival di Edinburgo, sostenuta da Skillset. Tra gli oratori e mentori delle master class ci sono Jane Campion, Ronald Harwood, Paul Greengrass, David Mamet, Christopher Hampton, John Madden, DV DeVincentis, Will Davies, John Mathieson e Pietro Scalia.

 

 

 

 

 

Stewart Mackinnon (Produttore)

 

 

 

Stewart Mackinnon è stato candidato al Premio BAFTA per aver prodotto il film televisivo THIS LITTLE LIFE, interpretato da Kate Ashfield, David Morrissey e Peter Mullan.

 

A Newcastle ha fondato la Trade Films, che ha prodotto serie televisive e documentari pluripremiati, tra cui BORDER CROSSING e ENDS AND MEANS. Ha anche prodotto i documentari WHEN THE DOG BITES, candidato al John Grierson Award, e THE MINERS TAPES, vincitore del medesimo premio.

 

Insieme a Mark Shivas, ex responsabile di BBC Drama e BBC Films, Stewart Mackinnon ha creato la Headline Pictures. Dalla scomparsa di Mark Shivas nel 2008, dirige da solo la società. È uno dei produttori di THE INVISIBLE WOMAN, il nuovo film del regista e attore Ralph Fiennes, sceneggiato da Abi Morgan.

 

 

 

 

 

John de Borman (Direttore della Fotografia)

 

 

 

John De Borman è stato direttore della fotografia dei film WE WANT SEX, OGGI È GIA’ DOMANI, MISS PETTIGREW LIVES FOR A DAY, ELLA ENCHANTED – IL MAGICO MONDO DI ELLA, HAMLET 2000, FULL MONTY – SQUATTRINATI ORGANIZZATI e due lungometraggi di Nigel Cole, SBALLATI D’AMORE e L’ERBA DI GRACE.

 

I suoi altri crediti cinematografici comprendono IDEUS KINKY – UN TRENO PER MARRAKECH, che ha vinto il premio Evening Standard per il Miglior contributo tecnico, e il film candidato agli Oscar e vincitore del premio BAFTA AN EDUCATION, per il quale ha ottenuto il premio come Miglior direttore della fotografia al Sundance Film Festival del 2009.

 

Inoltre, è stato candidato al premio BAFTA per la Miglior Fotografia per TSUNAMI: THE AFTERMATH. John De Borman ha scritto, diretto e fotografato OUTING, che ha vinto il Gold Award per il Miglior cortometraggio al New York Film Festival.

 

 

 

 

 

Barney Pilling (Montaggio)

 

 

 

Tra gli altri film, Barney Pilling ha curato il montaggio di ONE DAY e AN EDUCATION, entrambi diretti da Lone Scherfig, di NON LASCIARMI e del cortometraggio WITHDRAWAL.

 

È stato due volte candidato ai Premi BAFTA per il montaggio di alcuni episodi della serie di successo SPOOKS (trasmessa negli Stati Uniti con il titolo MI-5) e della serie LIFE ON MARS, entrambe dirette da Bharat Nalluri, regista che ha ritrovato collaborando alla miniserie TSUNAMI: THE AFTERMATH e al lungometraggio MISS PETTIGREW LIVES FOR A DAY, che segna il suo esordio nel montaggio cinematografico.

 

Per il suo lavoro sulla serie AS IF, ha ricevuto un premio dalla Royal Television Society. Altri crediti televisivi comprendono le serie HUSTLE, SEA OF SOULS, HOTEL BABYLON e due stagioni della serie NO ANGELS.

 

 

 

 

 

Andrew McAlpine (Scenografie)

 

 

 

Andrew McAlpine è uno scenografo di fama internazionale conosciuto soprattutto per la sua vasta carriera nel cinema. Durante gli anni della formazione ha co-fondato una sua compagnia teatrale, Commonstock, con cui ha lavorato per 7 anni. In seguito ha ampliato la sua arte lavorando con numerosi altri registi teatrali e lirici, insieme a coreografi del calibro di Sally Potter, Richard Alston e Pip Simmons.

 

Dopo essersi laureato con un Master in Belle Arti, ha ottenuto una borsa di studio Gulbenkian per realizzare lavori innovativi nel campo dell’olografia. Il concetto di illusione come viaggio lo ha portato a collaborare con altri artisti, quali Juan Munoz alla Tate Modern di Londra, e con gli architetti Branson e Coates con cui ha realizzato JOURNEY THROUGH THE BODY per il Millenium Dome di Londra.

 

Andrew McAlpine è meglio conosciuto per i 35 lungometraggi realizzati negli ultimi 25 anni. Tra i suoi crediti cinematografici, ricordiamo SID E NANCY diretto da Alex Cox; LEZIONI DI PIANO diretto da Jane Campion, per cui ha vinto un premio AFI e un premio BAFTA; CLOCKERS diretto da Spike Lee; THE BEACH diretto da Danny Boyle; e AN EDUCATION, diretto da Lone Scherfig.

 

 

 

 

 

Odile Dicks-Mireaux (Costumi)

 

 

 

Con all’attivo film come BEL AMI – STORIA DI UN SEDUTTORE, ONE DAY e AN EDUCATION, Odile Dicks-Mireaux è una delle costumiste più richieste nell’industria cinematografica. Tra gli altri film a cui ha collaborato ricordiamo LONDON BOULEVARD, DEAN SPANLEY, 10.000 AC, LA RAPINA PERFETTA, THE CONSTANT GARDENER – LA COSPIRAZIONE, PICCOLI AFFARI SPORCHI e BUFFALO SOLDIERS.

 

Tra i programmi televisivi di cui ha realizzato i costumi, citiamo i film THE DEAL, THE LOST PRINCE, GREAT EXPECTATIONS e THE WOMAN IN WHITE e le miniserie THE HOLLOW CROWN e GORMENGHAST. Ha inoltre collaborato a una stagione della serie THE BLACK ADDER. Ha esordito come costumista televisiva nel 1982 con la serie DOCTOR WHO.

 

 

 

 


Daniel Phillips (Make-up & Hair Designer)

 

 

 

Rinomato ideatore di trucco e acconciature e vincitore di un premio Emmy, Daniel Phillips vanta tra le sue più recenti collaborazioni al cinema i film MARIGOLD HOTEL, 1921 – IL MISTERO DI ROOKFORD, JANE EYRE, IL DEBITO e TAMARA DREWE: TRADIMENTI ALL’INGLESE di Stephen Frears, terzo film con il regista inglese dopo CHÈRI e LA REGINA. Ha lavorato con il quartetto di comici che formano la League of Gentlemen al loro film, THE LEAGUE OF GENTLEMEN’S APOCALYPSE, e allo speciale televisivo del Natale 2000.

 

In televisione, ha collaborato con la produttrice di QUARTET Finola Dwyer a TSUNAMI: THE AFTERMATH, oltre ad aver ideato il makeup di programmi quali la serie BLEAK HOUSE e i film BYRON, I DUE PRESIDENTI e THE OTHER BOLEYN GIRL. Inoltre ha curato il trucco di una serie di parodie di film del due comico FRENCH & SAUNDERS, tra cui le loro caricature di TITANIC, PULP FICTION e BATMAN.

 

 

 

 

 

Lucy Bevan (Direttrice del casting)

 

 

 

Lucy Bevan ha selezionato il cast di un cospicuo numero di lungometraggi, tra cui AN EDUCATION, TATA MATILDA E IL GRANDE BOTTO, ST TRINIAN’S e ST TRINIAN’S 2, THE DISAPPEARANCE OF ALICE CREED, DORIAN GRAY, ME AND ORSON WELLES, LA DUCHESSA, LA BUSSOLA D’ORO e THE LIBERTINE.

 

Inoltre, seleziona gli attori per The Gate Theatre di Notting Hill. Tra le commedie di cui ha curato il cast, ricordiamo IL CIMITERO DELLE AUTOMOBILIE, HEDDA GABLER, I AM FALLING, THE INTERNATIONALIST, NOCTURNAL, ZIO VANYA e STATE OF EMERGENCY.

 

 

 

 

 

Dario Marianelli (Musiche)

 

 

 

Dario Marianelli ha vinto un Oscar, un Golden Globe un Ivor Novello Award per il film della Working Title, diretto da Joe Wright, ESPIAZIONE, film per il quale era anche candidato ai BAFTA. La sua collaborazione con Joe Wright risale al film d’esordio del regista, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, interpretato da Keira Knightley, che gli è valso una candidatura all’Oscar, ed è proseguita nel 2009 con il film IL SOLISTA e più recentemente con ANNA KARENINA, sempre interpretato da Keira Knightley, che uscirà presto sui nostri schermi.

 

Altri suoi recenti crediti cinematografici comprendono JANE EYRE, diretto da Cary Fukunaga e interpretato da Mia Wasikowska, MANGIA PREGA AMA, diretto da Ryan Murphy, e AGORA di Alejandro Amenábar, film per il quale Dario Marianelli è stato candidato a un premio Goya. Altri film a cui di cui ha composto le musiche sono IL PESCATORE DI SOGNI, STANNO TUTTI BENE, IL BUIO NELL’ANIMA, V PER VENDETTA, I FRATELLI GRIMM E L’INCANTEVOLE STREGA e COSE DI QUESTO MONDO.

 

Dario Marianelli è nato a Pisa e ha studiato pianoforte e composizione a Firenze e a Londra. Ha esordito nel cinema nel 1994 con il film di Paddy Breathnach AILSA, interpretato da Brendan Coyle.

 

Un pensiero su “24 GENNAIO “Quartet” diretto da Dustin Hoffman –

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