7 febbraio Operazione Zero Dark Thirty Regia: Kathryn Bigelow Jason Clarke, Joel Edgerton, Chris Pratt, Kyle Chandler, Jessica Chastain, Mark Strong, Édgar Ramírez
VIDEO : http://www.youtube.com/watch?v=exn0voVwGC4
La Produzione
La caccia ad Osama bin Laden ha preoccupato il mondo e due Amministrazioni Presidenziali americane per più di un decennio. Ma alla fine, la sua cattura si deve ad un ristretto e brillante team di agenti della CIA. I particolari della loro missione sono sempre rimasti segreti, solo alcuni dettagli riguardanti le operazioni più significative dell’Intelligence –– incluso il ruolo centrale svolto dal team –– sono stati resi pubblici e portati sul grande schermo per la prima volta, nel nuovo ed avvincente film della coppia vincitrice dell’ Oscar ® Kathryn Bigelow e Mark Boal.
La loro versione sull’ inseguimento e la cattura di bin Laden, si avvicina fedelmente alla realtà dei fatti, e conduce lo spettatore in prima linea tra gli scenari di potere di questa missione storica, culminata con un assalto previsto da operazioni speciali, in uno scenario misterioso e periferico pakistano.
Ma sono i preliminari del raid descritti in Zero Dark Thirty a renderlo unico nel suo genere. Fin dall’inizio era nota la difficoltà e la pericolosità della missione legata alla ricerca di bin Laden, di fronte alla quale qualsiasi altra strategia statunitense aveva fallito. Alcuni esperti dell’Intelligence erano arrivati addirittura ad affermare che la missione sarebbe stata impossibile da portare a termine: ma alla fine solo una squadra di specialisti ed investigatori esperti hanno ribaltato la tesi e dimostrato il contrario. Per la prima volta, in questo film la caccia ad Osama bin Laden è raccontata in maniera autentica, dettagliata e minuziosa.
Il primo ostacolo da affrontare per la coppia Bigelow e Boal in Zero Dark Thirty è stato l’adattamento di questa storia multiforme, ai tempi compressi di un motion picture. Nel film si descrivono eventi accaduti nell’arco di un decennio, per cui sono stati esplorati più Paesi, è stato formato un cast scelto tra centinaia di aspiranti, e coinvolto un team dedicato il cui unico obiettivo era quello di catturare immagini della realtà sul campo al fine di rendere questa missione più veritiera e viscerale possibile. A tal fine, la documentazione della moralità diventa superflua ––torture incluse ––. L’intenzione era di creare un lavoro cinematografico con l’approccio tipico di un racconto storico.
Zero Dark Thirty (il titolo originale -Zero Dark Thirty- in gergo militare rappresenta qualsiasi ora compresa nel buio della notte, in questo caso il momento — 12.30 a.m.— in cui i Navy SEALs, le forze speciali della Marina Statunitense, hanno messo piede sul territorio), segna la produzione più ambiziosa di Kathryn Bigelow.
Disponendo di un arsenale di arte cinematografica, che va dalle performance di un ensemble che comprende Jessica Chastain, Jason Clarke, Joel Edgerton, Jennifer Ehle, Mark Strong, Kyle Chandler ed Edgar Ramirez, alla cinematografia innovativa con apparecchi ad alta sensibilità luminosa per la scarsa visibilità, ai vari range della direzione artistica: ogni aspetto della produzione è diventato un banco di prova per la Bigelow, affinché la storia prendesse vita sullo schermo.
Per lo sceneggiatore e produttore Mark Boal, esperto giornalista e drammaturgo pluripremiato, la ricerca e l’evidenza di elementi determinanti e precisi per la ricostruzione degli eventi, hanno rappresentato un’enorme sfida. E’ andato alla ricerca di notizie, scovando fonti attendibili che gli hanno fornito dettagli cronologici riguardo le battaglie sul campo, e dettagli salienti di questa operazione storica, pur mantenendo l’anonimato degli interlocutori. I dialoghi e le scene del film hanno di fatto tratto ispirazione proprio dalle interviste che ha condotto, ed hanno permesso a Boal di raffigurare la vita reale delle persone coinvolte nelle operazioni, dei membri delle comunità militari e dell’Intelligence.
I realizzatori del film raccontano la storia attraverso gli occhi di Maya, una giovane agente della CIA specializzata nella cattura di terroristi.
La performance della Chastain nel ruolo di Maya, basato su una vita reale, ha dato a Boal la possibilità di drammatizzare il ruolo dell’individuo coinvolto nel grande complotto.
In qualche modo, nel ritratto del percorso del suo cambiamento, dall’innocenza all’orrore e truce determinazione, riecheggia l’evoluzione di una nazione che ha lottato per far fronte alle strategie spietate del terrorismo.
A differenza della precedente collaborazione della Bigelow e Boal “The Hurt Locker”, in cui personaggi immaginari sono stati catapultati nella terrificante realtà dell’Iraq, Zero Dark Thirty presenta un approccio diverso e singolare. È un amalgama di film d’azione, reporting investigativo e dramma: non un’opera di finzione, né un documentario, ma un ibrido emozionante che traccia molto attentamente gli aspetti salienti delle operazioni di Intelligence, e svela alcuni retroscena delle missioni segrete tipiche della lotta al terrorismo. Raffigura abilmente i misteri del coraggio umano, e le ambiguità di una situazione in cui le comuni regole morali non vengono rispettate.
Il mezzo cinematografico, è perfetto per la descrizione degli eventi. Boal si è ispirato, per la narrazione degli avvenimenti, al New Journalism degli anni 60, quando grandi scrittori americani hanno iniziato ad applicare le tecniche della letteratura alla descrizione di fatti reali della cronaca giornalistica. In questo senso, Zero Dark Thirty aspira a rappresentare la fusione tra il reportage ed il genere letterario, offrendo al pubblico un film unico: il film-reportage.
Al suo interno, Zero Dark Thirty offre una rendicontazione cinematografica di uno degli eventi più discussi ma meno conosciuti dei tempi moderni, attraverso due artisti che hanno sfidato loro stessi, spingendosi oltre i limiti consentiti dal loro mestiere. Gli eventi sono stati ricreati fedelmente ai fatti accaduti, comprese le riprese in Pakistan, che portano lo spettatore al centro dell’azione. Il risultato è un film tanto profondo e provocatorio, quanto scioccante e reale.
Columbia Pictures presenta una produzione Mark Boal, First Light ed Annapurna Pictures, un film di Kathryn Bigelow, Zero Dark Thirty. Con Jessica Chastain, Jason Clarke, Joel Edgerton, Jennifer Ehle, Mark Strong, Kyle Chandler, ed Edgar Ramirez. Diretto da Kathryn Bigelow. Scritto da Mark Boal. Prodotto da Mark Boal, Kathryn Bigelow, e Megan Ellison. Produttori Esecutivi: Colin Wilson, Ted Schipper e Greg Shapiro. Direttore della Fotografia: Greig Fraser, ACS. Scenografie di Jeremy Hindle. Montaggio di Dylan Tichenor, A.C.E. e William Goldenberg, A.C.E. Costumi di George L. Little. Musiche di Alexandre Desplat. Sound Design di Paul N. J. Ottosson. Casting: Mark Bennett, CSA, Richard Hicks, CSA, e Gail Stevens.
Zero Dark Thirty è stato classificato ‘R’ dalla Motion Picture Association of America (vietato ai minori di 17 anni se non accompagnati), per gli alti contenuti di violenza delle immagini e del linguaggio. Il film uscirà nelle sale di New York e Los Angeles il 19 dicembre 2012.
Una Caccia all’Uomo
Nelle storiche caccia all’uomo di criminali internazionali, la ricerca di Osama bin Laden è senza precedenti.
“E’ stato come trovare un ago nel pagliaio”, nota la regista Kathryn Bigelow. “Una volta fuggito dall’Afghanistan, bin Laden si è blindato all’interno di una rete che ci sono voluti anni ed anni prima di scoprire”. Ciò che a mio avviso è davvero intrigante dello script di Marc, è proprio il modo in cui descrive ogni minimo passaggio, in maniera così drammatica quanto concreta, spietata ed inquietante. Si tratta di un racconto molto crudo, schietto”.
Come si è arrivati alla svolta? Quali sono stati gli indizi che hanno portato alla scoperta del nascondiglio di bin Laden? Si sono fatti facilmente corrompere i terroristi di Al Quaeda?
Al dilà di questi interrogativi sostanziali, per la Bigelow e Boal, la questione fondamentale era un’altra: chi erano gli agenti della CIA che malgrado le avversità, e l’interesse del mondo verso altre emergenze di crisi, non si sono arresi ed hanno continuato a seguire le tracce di bin Laden? Per la prima volta un film si concentra sulla dimensione umana di questa storia, portando alla luce gli sforzi e le difficoltà degli agenti, ed il caro prezzo costato loro della missione.
“Il problema per me, in qualità di regista, è stato sul come poter unire tutti i pezzi di questa storia epica in modo continuativo, come facenti parte di uno stesso registro”; afferma la Bigelow. “Le ricerche di Marc e la sceneggiatura offrono una prospettiva molto ampia degli avvenimenti, dall’Afghanistan a Washington, al Pakistan, alla vita. Alla fine è diventato tutto come una sorta di processo istintivo, attimo per attimo, scena dopo scena, nel modo di descrivere la storia, moderatamente. E’ stata un’impresa enorme e complicata, ed allo stesso tempo sottile; non avrei mai potuto fare Zero Dark Thirty senza aver avuto una grande esperienza come filmmaker alle spalle”.
Le Indagini
Le ricerche utili a Bigelow e Boal per raccontare le vicende di Zero Dark Thirty, si preannunciavano ardue, di fronte ad informazioni riservate e sfide complicate per la produzione. Ma in realtà tutto è cominciato sei anni fa in modo semplice e senza ostacoli.
“Ho scritto a mano la storia”, dice Boal, “in due tranches differenti. Inizialmente, sei anni fa ho cominciato la stesura di una sceneggiatura che narrasse il fallimento della cattura di bin Laden a Tora Bora. Mi ci sono voluti un paio d’anni tra ricerche e scrittura, per arrivare alla pre-produzione di questo film nel 2011, in Romania. Poi, più o meno inaspettatamente, bin Laden è stato ucciso, cosicché il film ormai non era più attuale. Perciò ho dovuto iniziare a scrivere tutto daccapo”.
“Questa storia mi ha da sempre coinvolto emotivamente perché sono cresciuto a New York, nei pressi del World Trade Center, e dopo l’11 Settembre, ho sentito l’esigenza di saperne di più su bin Laden e la reazione degli Stati Uniti”, nota Boal, che si è interessato della sicurezza nazionale, e delle guerre in Iraq ed Afghanistan pubblicando articoli per riviste quali Playboy a Rolling Stone. “Quell’uomo ha attaccato la mia città, e all’indomani di quel giorno mi sono affermato come scrittore, definendo la mia vita professionale. Certo non posso dire di aver scelto io l’argomento da trattare. Gli scrittori, come bambini, non sempre hanno bisogno di trovare l’ispirazione. E’ lui che ha preso il sopravvento su di me”.
A quei tempi la Bigelow stava attirando su di sé l’attenzione della critica e del pubblico come regista, con la sua visione senza compromessi, e la sua affinità per gli agguati ed il ‘tendere le trappole’, dove l’azione si abbina agli intrighi umani, in prodotti come Il Buio si Avvicina, Blue Steel – Bersaglio Mortale e K19. Nel bel mezzo delle ricerche a Tora Bora, Boal e la Bigelow hanno dato vita a The Hurt Locker, che hanno incoronato la regista come cronista leader di guerra del XXI secolo, nonché la prima donna vincitrice del Premio Oscar per la Miglior Regia.
Inoltre, malgrado i riconoscimenti e l’attenzione sul tema, l’argomento bin Laden non è mai decollato a Hollywood, tanto che i registi hanno dovuto ricorrere a finanziamenti indipendenti per dar vita al progetto. Boal e Bigelow hanno unito le forze con la produttrice e finanziatrice Megan Ellison, che ha sostenuto il film con la sua etichetta Annapurna Pictures.
Dopo l’evento storico del 1 Maggio 2011, quando la notizia di bin Laden ha sconvolto il mondo intero, Boal si è trasferito a Washington per parecchi mesi, facendo una full immersion lavorativa di quasi 80 ore a settimana, andando letteralmente in giro a raccogliere più informazioni possibili. E’ poi volato in Pakistan ed altre zone del Medio Oriente per seguire le vicenda da vicino.
“Le notizie di attualità di alcune agenzie sono state utili, ed in più la maggior parte dei reportage sono stati fatti nella maniera tradizionale, andando in giro, rivolgendosi direttamente alle fonti, e avvalendosi di una buona dose di fortuna”, spiega Boal. “La mia intenzione era quella di ottenere più resoconti possibili direttamente dalle persone coinvolte nella missione, ed alla fine sono stato fortunato, perché ho avuto la possibilità di scrivere una sceneggiatura fatta quasi interamente da racconti reali”.
“Ovviamente, a meno che non si stia facendo un documentario, ad un certo punto bisogna scrollarsi di dosso le vesti del giornalista per indossare quelle di scrittore, per poter raccontare una storia importante. Dopotutto questo è pur sempre un film. Se si sta descrivendo dettagliatamente una caccia all’uomo durata dieci anni, che bisogna adattare e comprimere sottoforma di film della durata di due ore, bisogna che la storia venga raccontata in maniera davvero efficiente”.
L’approccio di Boal si è sincronizzato perfettamente con la visione che la Bigelow aveva del film. “Il pubblico non sa quasi nulla di quello che gli eroi non celebrati dell’intelligence hanno vissuto, ed è così che deve essere, ma qui si ha la rara opportunità di conoscere da vicino questi uomini e queste donne che sono stati al centro di una delle operazioni più segrete della nostra storia”, afferma la regista. “Mark non solo si è accertato dei fatti, ma ha assorbito tutte quelle sottili sfumature che facevano parte di quella realtà – le personalità, i conflitti, le motivazioni, le incertezze, a cui si è brillantemente ispirato”.
Gli interrogatori
Così come lo spettatore, il personaggio centrale della storia, Maya, viene catapultato nella caccia a bin Laden con l’inquietante esperienza della cosiddette “tecniche d’interrogatorio rinforzato” a cui è sottoposto un detenuto che appartiene ad Al Quaeda.
La sconcertante reazione di Maya di fronte a queste immagini scioccanti riecheggiano in tutti noi.
“Per usare un eufemismo, questo è un argomento estremamente controverso. Volevo provare a catturare la complessità della situazione sia moralmente che psicologicamente. L’obiettivo non è stato di palesare nel film un regolamento di conti, o voler porre fine al dibattito sull’efficacia della tortura, talaltro dibattito ancora in corso, anche tra coloro che l’hanno sostenuta ed implementata”; afferma Boal. “Ma essendo parte della storia, non potevamo non includerla. L’obiettivo era quello di riportare chiaramente e realmente gli eventi agli spettatori”.
“D’altra parte,” aggiunge,”verso la fine del film, vediamo che in definitiva il rifugio di bin Laden è stato trovato non attraverso una qualsiasi di queste tecniche utilizzate, ma grazie ad una combinazione tra corruzione, spionaggio tradizionale e mezzi di sorveglianza elettronici”.
Durante le riprese di queste scene, la Bigelow è rimasta attonita. “Da essere umano avrei voluto coprirmi gli occhi e non guardare, ma come filmmaker, avevo la responsabilità di documentare e testimoniare”, afferma. “Ho dovuto vincere il mio disagio per agevolare la narrazione della storia”.
Anche il Direttore della Fotografia Greig Fraser, ACS le ha trovate strazianti, ammettendo che girare le scene degli interrogatori “E’ stato davvero difficile, ed è qualcosa che preferire non dover rifare”, confessa. “Sebbene siano una simulazione, a livello psicologico segnano molto. Ma queste cose sono realmente accadute, e credo che siano la testimonianza di quanto questo film si sia avvicinato agli eventi”.
Gli Agenti della CIA
Una delle fasi centrali della produzione di Zero Dark Thirty è stata la scelta accurata del cast, che vanta di più di 120 ruoli di attori, scelti tra gli oltre 1000 aspiranti provenienti da tutto il mondo.
Ogni personaggio – facente parte sia del cast principale come gli agenti della CIA e Navy Seals, sia dei ruoli minori, tra cui i detenuti che appaiono solo in alcuni video clip (e che la Bigelow ha girato singolarmente come dei mini-film)- è stato accuratamente selezionato, al fine di creare una rete di personaggi consona ed all’altezza della storia stessa. La Bigelow cercava attori esperti, non necessariamente personaggi pubblici, per far sì che lo spettatore si possa identificare.
“La scelta del cast è stato un lavoro enorme e molto impegnativo” afferma la Bigelow, “ma alla fine è stato l’istinto a guidarmi. Per ogni ruolo erano fondamentali le piccole sfumature come certe cadenze dialettali, certe intonazioni che avrebbero dato quel senso di assoluta veridicità. Finché non vedi, non credi** .
La Bigelow ha addirittura scelto delle voci di sottofondo che avessero precisi accenti, tipici delle regioni di confine del Pakistan.
La chiave di volta del casting è stata la scelta di Maya, l’agente della CIA che si è totalmente dedicata alla ricerca di bin Laden, tanto da rintracciarlo in un sobborgo del Pakistan. E’ una donna che per certi versi rientra nella categoria del classico detective ossessivo cinematografico- che non si dà pace finché il suo uomo non viene catturato- ma che ha in sé delle caratteristiche più contemporanee, relative al fatto che nel film non si evince la sua versatile personalità, lasciando che lo spettatore tragga le sue conclusioni su cosa motivasse Maya, e cosa poi ha causato un suo cambiamento. Mentre, non ci sono dubbi sulla sua determinazione, intelligenza e risolutezza, sebbene appaia sostanzialmente una donna misteriosa.
“Non sono un gran sostenitore della teoria Freudiana sulla personalità e le esperienze”, afferma Boal. “Preferisco i personaggi che vengono definiti unicamente per quello che fanno in quel momento. Allo stesso tempo c’erano problemi pratici: ho dovuto limitare le informazioni biografiche del personaggio per rispettare la segretezza dell’identità”.
Tuttavia, Maya è chiaramente una donna con grandi aspirazioni, e a ricoprire questo ruolo, i filmmaker hanno optato per una delle attrici più versatili e magnetiche di oggi: Jessica Chastain.
“Avevamo bisogno di un’attrice talentuosa, con una grande padronanza dialettica per far fronte alla complessità dei dialoghi, e che avesse un approccio impavido che il ruolo richiedeva”, afferma la Bigelow. “Jessica racchiude serietà ed intensità. Riesce ad incanalare profondità ed è attenta ai particolari anche nei momenti più delicati”.
La Chastain ricorda di essersi sentita da subito adatta al ruolo. “Fin dalla pagina 20 dello script, sentivo che avrei interpretato Maya”, ricorda. “Ho capito da subito perché fosse così provata ed ossessionata da questa ricerca. Ho pensato che sarebbe stata una delle parti più importanti che avrei mai letto; ho apprezzato molto la sua forza e la sua tenacia.
Il personaggio mi ha fatto sorridere quando mostrava la sua determinazione nel voler ottenere qualcosa. I dettagli della sceneggiatura sono eccezionali. Tutti quelli della mia generazione ricordano perfettamente dove si trovavano quando è arrivata la notizia della morte di bin Laden, eppure nessuno di noi immagina cosa abbiano fatto gli uomini della CIA per trovarlo ed ucciderlo. Il film porta alla luce degli eroi come Maya, gente che ha fatto la differenza”.
L’attrice ha dovuto inoltre subire la metamorfosi di Maya che passa dal ruolo di nuova recluta terrorizzata dai bombardamenti, ad agente d’acciaio pronta ad affrontare le incognite del mondo della lotta al terrorismo.
“Sono rimasta davvero colpita dalla vita di Maya”, continua la Chastain. “In sostanza si vede la sua crescita nel film, e la caccia a bin Laden la senta come una missione personale; si vede tutto il suo cambiamento, fino a diventare realmente un’altra persona. La fine del film, poi l’ho trovata molto interessante: è quasi come se lei alla fine avesse perso la sua identità. Nella mia interpretazione quindi incarno tutta questa complessità emotiva, tratta da una vita reale”.
Lavorando per le riprese in India e Giordania l’attrice ha avuto la possibilità di vedere come le donne, come Maya, passino inosservate secondo questa cultura straniera. “Ti senti in un altro mondo, tagliata fuori da tutto ciò che solitamente vivi”, nota la Chastain. “Penso che sia stata la stessa cosa per Maya la prima volta che è arrivata. Tutto ciò con cui ti relazioni è amplificato – molto vicino, molto veloce, e sono tutte cose che si capiscono solo vivendole. Non vedo come avremmo potuto fare questo film, con queste caratteristiche, in qualche altro posto”.
Giunta in Pakistan, Maya è sotto l’ala protettiva di Dan, un agente della CIA che da subito ha il compito di istruirla sul trattamento dei terroristi nemici.
Questo ruolo centrale è affidato all’attore australiano Jason Clarke. Ha convinto la Bigelow durante un’audizione risalente a qualche anno fa.”Mi è rimasto impresso”, aggiunge la regista. “E’ una forza della natura, e racchiude determinazione e sofisticazione: tutte caratteristiche perfette per questo ruolo”.
Clarke è andato in Afghanistan, esattamente l’11/9, installandosi in un villaggio remoto. La Bigelow continua: “E’ una persona che conosce molto bene la storia, ed in qualsiasi posto lui vada è sempre molto attento”.
“L’aver molto viaggiato mi ha agevolato per il personaggio di Dan”, concorda Clarke. “Deve essere in grado di mimetizzarsi, deve saper affrontare gli imprevisti, è guardingo, sensibile e consapevole. Sono stato in posti strani, addirittura spaventosi, ed ho imparato che bisogna imparare ad essere svegli, decisivi, ma soprattutto pazienti: tutte qualità che Dan ha sviluppato.
Tutte queste qualità entrano in gioco durante gli interrogatori della CIA, benché in quelle occasioni si mescolino anche ad adrenalina, istinti primordiali, frustrazioni. Clarke osserva che estorcere informazioni da persone non collaborative è molto complicato, ed implica molte zone d’ombra per chi è coinvolto. “Ironia della sorte, gli interrogatori formano le relazioni sociali”, spiega. “Penso che il film faccia vivere al pubblico un’esperienza unica: viscerale, emozionale ed intelligente, tanto da poter trarre da soli le proprie conclusioni”.
Uno dei ruoli più strazianti in Zero Dark Thirty è quello di un uomo sottoposto agli interrogatori di Dan in più sedute, che subisce torture fisiche e mentali. A giocare il ruolo del detenuto non collaborante Ammar, è l’attore franco-algerino Reda Kated, acclamato per la sua performance nel romanzo criminale di Jacques Audiard Il Profeta.
Riguardo queste sequenze, Boal afferma: “Non ci siamo scelti i tempi in cui viviamo. La lotta al terrorismo pone gli individui in una situazione in cui le normali regole e la moralità non sono poi così delineate”.
Kateb ammette di aver avuto delle riserve: “Quando ho letto la parte, mi sono un po’ intimorito a causa dell’intensità e della brutale onestà delle circostanze…. Sono cose che abitualmente non fanno parte di me. Ma poi l’ho letta una seconda volta, e lo script era scritto talmente bene che ho capito di dover andare oltre i normali clichè che ci riserviamo sul mondo arabo che vediamo in TV. Ho capito che nella sceneggiatura venivano racchiusi tutti i lati umani della vicenda, e secondo il mio punto di vista un artista deve essere in grado di farlo”.
Una volta sul set, Kated ammette l’importanza di conservare l’ energia fisica e morale, e di doverle applicare con giudizio. “Dovevo stare molto attento a non farmi prendere dall’impeto del momento, perché dovevo essere altrettanto pronto per le riprese successive”, spiega. “Ho dato molto, e non potevo rischiare di perdere la carica necessaria per le riprese dei giorni seguenti”.
Per lavorare insieme a Jason Clarke, durante il suo interrogatorio, bisognava avere anche molta complicità. “E’ strano incontrare una persona in maniera serena e poco dopo ritrovarsi ad affrontare quei confronti strazianti”, ammette Kated, “Ma sapevamo perfettamente che quei ruoli duravano fino alla fine delle riprese. Avendo bene in mente questo, siamo stati capaci di farlo molto bene, e nella realtà siamo in grande sintonia”.
Durante quelle scene inquietanti, Clarke spesso nella pausa delle riprese ha dovuto rassicurare Kateb di essere sempre lo stesso Jason. “Volevo solo fargli capire che non doveva preoccuparsi di nulla”, afferma. “Che quella era soltanto una messa in scena”.
Ad interpretare il ruolo di Joseph Bradley, il capo della postazione della CIA di Maya ad Islamabad, è Kyle Chandler. “Kyle ha un fascino tutto americano”, afferma la Bigelow. “Ci sono uomini come lui che fanno parte della CIA, agenti che mostrano quel lato di sé, per essere più scaltri. Fa vedere di agire nella maniera più giusta, anche se in fondo è un po’ mascalzone”, osserva.
Boal aggiunge: “Una volta un ex capo di un servizio di intelligence mi ha rivelato che ‘Le brave persone non diventano case officiers , e questo concetto mi ha condizionato molto, -l’idea cioè, che questo sia un lavoro dove l’inganno è un pre-requisito per far carriera- mente scrivevo la parte di Kyle.
“Svolge un lavoro in cui si pretende molto da se stessi”, commenta Chandler. “Deve prendere delle importanti decisioni che potrebbero alterare la vita di altre persone, sia immediate che a lungo periodo. E’ stato notevole rendermi conto che della gente comune svolga lavori straordinari”.
A Langely (USA), l’ultimo capo di Maya è George, in testa alle Divisioni del Counter Terrorism Center della CIA in Afghanistan e Pakistan, il cui ruolo è affidato a Mark Strong. Anche se i dialoghi di Strong sono parte della sceneggiatura, molte frasi sono estratte dai reportage. “Nel lungo discorso dove afferma ‘fate il vostro dovere, portatemi della gente da uccidere’, si riportano frasi realmente dette”.
Nell’incertezza degli indizi, e senza la figura ben precisa di un leader, Maya si affianca ad una nuova recluta per la sua frenetica ricerca: Larry, un agente della CIA del Ground Branch ed esperto di spionaggio, interpretato da Edgar Ramirez, che ultimamente ha interpretato il famigerato terrorista Carlos lo sciacallo in Carlos.
“Ho trovato molto interessante rivestire i panni di un ragazzo che deve continuamente mimetizzarsi e passare inosservato”, spiega. “Larry vive senza una sua identità”.
La scelta reale delle location, e le immagini stile guerriglia, hanno aumentato l’intensità dell’interpretazione di Ramirez. La Bigelow lo ha mandato nei mercati caotici dell’India ad aggirarsi liberamente, e con una telecamera nascosta che lo seguiva in ogni suo spostamento.
“Ha dato un’immagine speciale alle cose”, afferma. “Si aveva l’impressione di respirare la stessa aria che respiravano coloro che realmente davano la caccia a bin Laden: è questo quel che ho più apprezzato del film. Le esperienze autentiche e le emozioni vere della gente che ha vissuto quelle vicende, e di come hanno condotto il loro lavoro”.
A contrastare Maya c’è un’altra figura femminile della CIA in Pakistan: Jessica, dotata di un maggiore bagaglio di esperienze e tradizionalista; un personaggio ispirato ad un agente della CIA realmente esistita.
Jessica, interpretata da Jennifer Ehle, rappresenta una generazione di analisti della CIA in azione ancor prima dell’11 settembre. “Appartiene più alla ‘vecchia scuola’, per come prende in mano le redini”, nota la Ehle. “All’epoca dei suoi esordi come agente segreto, le tecniche della CIA si rifacevano a quelle della Guerra Fredda, ed è così che si è formata”.
Per questo sono nate tensioni e competizioni che hanno disturbato Maya. “Jessica e Maya sono entrambe delle donne dominanti tra gli agenti in Pakistan, dice la Ehle. “Perciò è normale che ci siano degli attriti tra loro, ma all’occorrenza hanno saputo avvicinarsi”.
I Navy SEALs
Nelle fasi culminanti della caccia a bin Laden, è intervenuto un altro gruppo di velati guerrieri: i Navy SEAL Team Six, incaricati di effettuare l’incursione con gli elicotteri nel covo di bin Laden ad Abbottabad. Rinomati per la loro fisicità, e la loro capacità di resistenza anche in condizioni estreme, i Navy SEAL sono una razza speciale di soldati: giudiziosi, creativi, tenaci, tiratori. A rappresentare questi uomini, la Bigelow è andata alla ricerca di attori che potessero incarnare questa personalità, e potessero sostenere l’allenamento necessario utile al film, tra cui un rigoroso ed intenso campo di addestramento in stile Special Forces.
Il ruolo di Patrick, leader dei Navy SEAL, è affidato ad un attore emergente australiano: Joel Edgerton. “Kathryn e Mark erano ossessionati da ogni dettaglio”, afferma Edgerton. “Siamo stati monitorati sul set da un ex Navy SEAL, al quale chiedevano costantemente ‘come sono andati?’ ‘come tenevano le armi?’ …Senza sosta!”.
Aggiunge la Bigelow: “Joel è una presenza che incute serenità ed energia, e si sente subito la sua autorevolezza e la sua forza. Ha reso Patrick una persona disponibile, che è stato fondamentale per la riuscita del film. Ha una naturale propensione alla leadership che lo rende credibile come capo di un gruppo”.
Lo stesso pensava di Chris Pratt, attore alla ribalta con il film plurinominato agli Oscar Moneyball – L’arte di Vincere, che in questa pellicola interpreta Justin, il camerata di Patrick nel raid. “Quel che mi ha colpito è stata la sua forza, e la sua affabilità”. Ma Pratt ha apportato un valore aggiunto al suo ruolo – in famiglia avevano svolto la carriera militare. La Bigelow aggiunge: “Sembrava che capisse perfettamente come questi ragazzi riuscissero a sopravvivere a questa struggente esperienza lavorativa, senza perdere l’umorismo”.
Col personaggio di Pratt, Justin rappresenta lo scetticismo di molti, di fronte alle informazioni riguardo la natura circostanziale delle prove che bin Laden fosse realmente nascosto nel covo di Abbottabbad. “Penso sia lecito il suo scetticismo”, dice Pratt. “Dopotutto, quella non era la prima volta che i ragazzi erano stati mandati ad ‘uccidere bin Laden’. Ed un ragazzo come Justin ha perso molti amici sul campo durante quelle missioni, e come tutti conosce il prezzo da pagare in caso di passi falsi”.
L’Illusione della Realtà
“Ho voluto ricreare un ambiente che non sembrasse artificiale, e che catturasse al contempo l’esotismo e la forza propria della storia con delle immagini il più possibile suggestive”; afferma la Bigelow. “Così è andata a finire che anche se abbiamo pianificato tutto al centimetro, fortunatamente sembra tutto invece spontaneo, o addirittura scoperto a caso…..la naturalezza però ci è costata molto tempo”.
In primo luogo, per la Bigelow parte del lavoro è stato affrontato a livello manageriale per l’integrazione delle attività del camera department con l’art department, al fine di unificare ed integrare i due sistemi. La scenografia ed i costumi erano allo stesso modo coordinati, sostiene, “di pari passo con la macchina da presa”.
La Bigelow si è avvalsa di un Direttore della Fotografia come Greig Fraser (Biancaneve e il Cacciatore; Blood Story; Bright Star), ed uno Scenografo come Jeremy Hindle (al suo debutto cinematografico in questa veste), i quali oltre che colleghi sono anche grandi amici. “Sono due professionisti”, dice la Bigelow. “Lavorando così a stretto contatto si conoscono talmente bene che uno potrebbe finire la frase dell’altro, e tutto quell’in più che ne viene fuori contribuisce a creare un’estetica più omogenea”.
“So che a Greig piacciono molto le superfici che riflettono”, afferma Hindle, “Perciò gli ho fornito delle opportunità, specialmente usando luci soffuse, per dare più brillantezza alla fotografia”.
Il risultato è dato da una telecamera ‘viva’ e coinvolgente, a mano, dalle immagini grossolane. “Ogni volta che una scena assomigliava a quella di un altro film, Greig ed io ci guardavamo e dicevamo ‘Santo Cielo, non lo possiamo fare’, perciò la rifacevamo da capo rendendola meno familiare, ma sempre nel modo più naturale possibile”.
Fraser si è entusiasmato fin dall’inizio di fronte le sfide di Zero Dark Thirty . “A livello fotografico, una delle cose più interessanti di questa storia è che si pone il pubblico di fronte una realtà che non conosce. Dagli uffici della CIA a Washington, alle strade del Pakistan fino al nascondiglio di bin Laden, ci sono molti contrasti geografici ed una miriade di immagini che accompagnano l’audience in un viaggio reale”.
Tutti questi contrasti diventano una costante della vita quotidiana di Maya. “E’ passata dalle luci bianche e nitide degli uffici della CIA, alla foschia, lo smog e la vivacità dei colori delle strade”; osserva la Bigelow.
La Bigelow e Fraser hanno da subito deciso di girare il film con telecamere digitali ARRI ALEXA. “E’ stata una scelta ben precisa, nata dalla necessità di catturare le luci nella penombra del raid ad Addottabad”; spiega la Biogelow. “Queste macchine da presa sono molto sensibili alla luce, perciò siamo stati in grado di utilizzare anche solo luci soffuse, che ci hanno permesso di simulare con molta precisione anche le riprese notturne e più buie”.
“Nelle mani di Greig, e dotate di specifiche lenti che ha opportunamente scelto, le ALEXA hanno dato una texture unica, che non sembra quella di un film, né tantomeno il risultato di una macchina digitale”; sostiene la Bigelow. “L’immagine non è perfettamente nitida, è grossolana con colori densi, saturi e ricchi”.
L’Ispirazione a Luoghi Estremi
La produzione di immagini così ricche ha significato girare in lungo e in largo per individuare i posti che meglio corrispondevano alla realtà delle vicende. Per mantenere il loro impegno votato al realismo, la Bigelow e Boal sono stati molto determinati fin dall’inizio a non voler girare Zero Dark Thirty negli studi. Al contrario, sono stati pronti ad andare anche nei posti più lontani a cercare delle location che meglio rappresentassero le realtà tribali e le città del Pakistan, teatro della caccia a bin Laden.
La Bigelow afferma: “Hai di fronte un ambiente reale, che devi manipolare, isolare, allestire con tutti gli attrezzi del mestiere per tentare di dargli una valenza visiva”.
Dopo aver cercato in tutto il mondo una struttura che assomigliasse all’edificio dell’Ambasciata Americana ad Islamabad, in Pakistan, i filmmaker hanno optato per l’Università delle Scienze in una cittadina del nord dell’India, Chandigarth, ai confini col Pakistan. La scuola, perfettamente funzionante e piena di giovani studenti, è stata ridipinta, ed allestita ponendo molta cura agli spazi di ripresa. E’ stato inoltre effettuato un esame dettagliato sulla scelta del colore e la consistenza delle pareti; e per finire il tutto è stato sottoposto all’approvazione del Dipartimento di Stato.
“In che modo, dove e come abbiamo girato, rispecchiano i fatti realmente accaduti”; afferma Boal. “Sapevamo di andare incontro ad una impresa ardua nel trascinare tutti i componenti utili alla realizzazione del film in giro per il mondo, ma dopotutto ci ha dato delle emozioni uniche: la realizzazione di questo genere di film suscita sempre in tutti, un gran senso di precarietà e pericolosità”.
Tuttavia, Zero Dark Thirty ha rappresentato il primo film sul Medio Oriente, interamente girato lì; per questo la produzione ha attirato una ammirevole attenzione su di sé. “Per le riprese in India abbiamo dovuto scontrarci con molta burocrazia”, nota Boal. “Dovevamo ottenere i permessi per molte delle cose che invece negli USA sono scontate: dalle sigarette fumate sul set, alle riprese durante un giorno di festa nazionale: tutto necessitava dell’approvazione degli Affari Interni…. Così facendo pensavamo che niente sarebbe andato storto, ma gli imprevisti non sono mancati.
A Chandigarth le riprese si sono tenute nel pieno caos cittadino, il che significava dover spesso contenere e gestire la folla. “Attiravamo molti curiosi, e spesso non riuscivamo a controllarli”, ricorda Boal. “La soluzione è stata attirare la folla con false riprese: una di queste, che riprendeva un ballo, ci è poi realmente servita”.
Ad un certo punto la produzione ha avuto a che fare con una folla differente: un gruppo di dimostranti infuriati, il cui turbamento era dovuto ad una decalcomania raffigurante la bandiera americana della grandezza di 2 pollici, lasciata inavvertitamente su una falsa insegna stradale pakistana. E’ stata necessaria la ‘risoluzione diplomatica’. “Il gruppo ha mandato il proprio leader, ed abbiamo dovuto riunirci in una tavola rotonda per spiegargli che non volevamo in nessun modo oltraggiare l’India”; ricorda Boal. “La loro risposta è stata: ‘Siete nostri graditi ospiti, ora potete continuare con le riprese”.
La Riproduzione del Covo di bin Laden in Giordania
Il punto culminante di Zero Dark Thirty si svolge sul set più impegnativo ed intrigante: il ritrovamento di bin Laden all’interno di un complesso blindato di 38.000 piedi in una zona residenziale di Abbottabbad, in Pakistan a 100 km a nord del confine con l’Afghanistan ed a meno di un miglio dall’Accademia Militare Pachistana.
Con il supporto di cianografie, dati dell’intelligence e reportage indipendenti, la produzione ha potuto riprodurre il complesso murato, mattone su mattone, centimetro per centimetro con tanto di piastrelle, utilizzando costruttori locali provenienti da un villaggio del Mar Morto. La Bigelow voleva a tutti i costi mostrare con precisione l’ambiente in cui bin Laden è stato trovato, che significava di non voler utilizzare un set parziale.
“L’edificio che abbiamo costruito era assolutamente reale: le luci si accendevano, le porte si chiudevano ed ogni stanza era arredata esattamente come descrivono le informazioni fornite dalle nostre ricerche”; afferma la Bigelow.
La riproduzione degli ambienti è stata curata dallo scenografo Jeremy Hindle, che condivide con la Bigelow, l’attenzione ai dettagli. “Entrambi volevamo che la scenografia di questo film non desse l’idea di essere stata allestita per l’occasione”, spiega. “Doveva sembrare una casa vissuta in quel momento”.
“Il suo scopo era quello mostrare un contesto emotivo fatto di azione e violenza, oltre alla rappresentazione fisica”, osserva Hindle. “I suoi film lasciano la sensazione che l’azione ti abbia colpito al cuore oltre che la testa”.
Per ricostruire l’edificio, Hindle si è avvalso della collaborazione dell’azienda britannica Framestore, specializzata negli effetti speciali in 3D. Insieme al suo team ci sono voluti 3 mesi di lavoro per terminare la struttura dalla posa dei primi mattoni, a dargli un aspetto di ‘vissuto’, tanto che alla fine difficilmente si distingueva nelle foto dall’originale.
“E’ stato davvero inquietante”, riflette. “Dopo sei settimane di pittura, texture, fessurazione, demolizioni e ricostruzioni, l’edificio ha preso vita. Si aveva l’impressione di essere proprio ad Abbottabad”.
L’autenticità proviene infatti dalla stabilità della struttura. “Abbiamo dovuto costruire un edificio che resistesse al volo ed all’atterraggio degli elicotteri Black Hawk, perciò abbiamo dovuto assicurare le fondamenta fino 2-3 metri sottoterra”, spiega Hindle.
Oltre al complesso di bin Laden, cha rappresentato un’impresa enorme, Hindle si è occupato anche di ricreare un certo numero di location che non sono più visionabili né documentabili. Ad esempio le Khobar Towers, un complesso residenziale dell’Arabia Saudita bombardato nel 1996 presumibilmente da Osama bin Laden e Al Quaeda; e Camp Chapman, la base della CIA vicino Khost in Afghanistan, fatto saltare da un kamikaze nel dicembre del 2009.
Le Luci del Raid
Una volta terminata la costruzione del complesso, un ulteriore sforzo è stato il ricostruire fedelmente gli avvenimenti accaduti quella fatidica notte.
La difficoltà incontrata è stata la coreografia di un insieme di luci con una simulazione di sparatoria che si attenesse all’esperienza realmente vissuta dai SEALs.
“I SEALs sono arrivati sul posto in una notte completamente buia, senza luna – la più buia del mese- ed abbiamo dovuto ricreare quell’atmosfera, dovendo fornire allo spettatore le informazioni visive sufficienti su quel che stava accadendo”, dice il Direttore della Fotografia Fraser. “Non volevamo sfruttare l’illuminazione notturna convenzionale, perciò ci siamo dovuti inventare qualcosa. Senza dubbio è molto, molto complicato ricreare un ambiente senza luci”.
“Abbiamo provato una dozzina di opzioni per dare all’ ambiente un aspetto notturno, abbiamo fatto molte prove, ed abbiamo discusso su ‘quanto’ buio dovesse essere”. Fraser continua: “Alla fine siamo arrivati alla conclusione che per far rendere conto al pubblico di quanto fosse buia quella notte, e quali fossero gli stati d’animo, abbiamo dovuto mettere in scena qualcosa di non convenzionale”.
L’oscurità della notte nelle sequenze, è interrotta da alcuni lampi di luce generati da esplosioni o altre fonti luminose vicine. “Anche questo fa parte della realtà vissuta dai SEALs”, nota Fraser. “Avevano bisogno della luce, e ne approfittavano quando c’era”.
“Per ottenere questi effetti, abbiamo allestito un impianto di luci a raggi infrarossi, ed abbiamo girato come se fossero dei video amatoriali. Questo lavoro si è rivelato piuttosto preciso nel riprodurre lo scenario che i SEALs hanno avuto davanti ai loro occhi, perché anche loro stessi erano dotati di luci a raggi infrarossi”.
La Bigelow ha girato la maggior parte delle sequenze del raid due volte- una per riprendere il buio della notte, ed un’altra per le riprese effettuate con il sistema di illuminazione per la visione notturna- mentre tutti gli altri facevano i conti con una tempesta di sabbia che alzava muri di polvere sul set.
“Stavamo effettuando le riprese proprio la notte del primo anniversario del raid; ed è stata una sensazione inquietante”, afferma la Bigelow.
Gli Stealth Black Hawks
Uno degli aspetti più audaci della missione statunitense ad Abbottabad è stato l’utilizzo di mezzi top secret, sperimentali, mai impiegati in circostanze analoghe: gli elicotteri Sikorsky Black Hawk modificati con l’alta tecnologia Stealth per consentire loro di avvicinarsi ed evitare il rilevamento dalla sicurezza militare pachistana. Sebbene gli elicotteri convenzionali Black Hawks hanno una lunga storia alle spalle per gli usi militari in zone insidiose come Grenada, Iraq, Somalia, i Balcani e ultimamente in Afghanistan, la tecnologia sperimentale utilizzata ad Abbottabad, una volta attivata ha reso questa missione sempre più imprevedibile.
I parametri della struttura dell’elicottero Stealth Black Hawk restano riservati, anche se alcuni disegni e delle foto sono emerse dopo il raid. Per la progettazione delle 4 copie utili al film, lo scenografo Hindle si è basato sulle immagini note dei caccia con tecnologia stealth. Come i jet, gli Stealth Black Hawk utilizzano materiali hi tech per i rivestimenti, impiegano angoli strutturali piatti per eludere i radar, e hanno un sofisticato controllo della rumorosità.
“Nessuno realmente sa per certo come sono fatti da vicino”; dice Hindle, “Ma oltre alle foto ed i disegni che si possono trovare su internet, abbiamo contattato vari esperti dell’aviazione ed elicotteristi, ed abbiamo tratto le nostre conclusioni, di come dovrebbero essere. In definitiva non esistono molte alternative. Hanno la fusoliera del Black Hawk, e nella parte superiore sono state apportate le modifiche per renderlo invisibile ai radar”.
Le copie degli elicotteri sono stati prodotte a Londra esternamente in acciaio e fibra di vetro, poi spedite in Giordania per essere assemblate per le riprese oltre che per motivi logistici. “Li abbiamo spediti in tre container”, spiega Hindle, “e c’è voluta una vita per farli arrivare. Pezzi di elicotteri stealth che nessuno ha mai visto prima non sono stati semplici da far passare alla dogana in Giordania!”.
Per offrire al pubblico l’effetto della caduta dell’elicottero, che per poco mandava all’aria tutta la missione, la Bigelow e Hindle hanno deciso di appendere una copia di Black Hawk appena fatta, ad una gru di 60 metri, per simulare la rotazione a spirale tipica degli elicotteri che cadono. “Alla rotazione però dovevano essere coinvolti anche gli attori ed i cameraman”, dice Hindle. “Perciò abbiamo utilizzato delle macchine che facevano vento, alzando detriti che ci hanno permesso di girare la scena al massimo che potevamo”.
Oltre alle copie degli elicotteri utilizzate, nel film vengono impiegati due Black Hawk Giordani che hanno sorvolato dal vivo l’edificio per le riprese, i quali in post produzione sono stati manipolati col CGI per assumere un aspetto stealth. I filmmaker oltre gli elicotteri, volevano mostrare l’esperienza di volo dei SEALs in questa situazione imprevedibile e pericolosa. “Abbiamo dato al pubblico la sensazione di come doveva sentirsi un soldato di loro intrappolato all’interno di un ‘bus volante’ basso e lento, senza l’agibilità e la velocità di cui dispone un normale Black Hawk”, riassume Boal. “Le luci sono spente e tutto quello che c’è, è l’oscurità del Pakistan. La loro non è stata un’impresa facile, ma ci sono riusciti”.
La Fase Conclusiva
Completata la fotografia, la Bigelow è passata a dirigere il montaggio, dove ha lavorato con gli editor nominati agli Oscar Dylan Tichenor e William Goldenberg, che hanno studiato attentamente il metraggio per ricostruire la storia finale. Fino ad allora aveva girato quasi 610 mila metri di filmati digitali. “Era una montagna di materiale”, nota la Bigelow, “Dovevamo tagliare più di tre ore. Ma Billy e Dylan sono stati fantastici, e mi hanno aiutato ad arrivare alla giusta durata”.
Un altro importante contributo al lavoro l’ha dato il supervisore al montaggio sonoro e designer sonoro pluripremiato agli Oscar Paul N.J. Ottosson, che in precedenza ha lavorato con la Bigelow in The Hurt Locker. “La mia visuale è solo a 180 gradi, ed il suono completa gli altri 180”.
La componente fonetica finale del film è data dall’evocativa colonna sonora del compositore Alexandre Desplat (Il Discorso del Re) quattro volte nominato agli Oscar. La Bigelow ha lavorato a contatto con Desplat affinché componesse delle musiche che fossero complementari e non sostituissero il tono realistico del film. “Alexandre ha la rara capacità di giustapporre un’atmosfera profonda ad una struttura melodica molto complessa e finemente sintonizzata”, afferma la Bigelow. “Ha dato vita a motivi sorprendenti, in grado di accompagnare lo spettatore attraverso dieci anni di storia”.
Concludendo: “L’obiettivo finale per noi tutti è stato di portare la gente in questo mondo oscuro ma di vitale importanza, osservabile solo in rari momenti, ed illuminarne il loro volto”.
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IL CAST
JESSICA CHASTAIN (Maya)
L’attrice candidata agli Oscar è tra le più richieste della sua generazione, da Hollywood.
Di seguito al 2011, anno sorprendentemente ricco di nomination e riconoscimenti lavorativi: dal LA Film Critics, British Academy of Film and Television, Broadcast Film Critics, HFPA, Screen Actors Guild and the Academy, è pronta ad affrontare un ulteriore anno ricco di impegni.
Ultimamente si è fatta notare nella pellicola della Weinstein Co. Lawless, al fianco di Shia LaBeouf e Tom Hardy: un dramma sull’era della depressione nella contea di Franklin, in Virginia, diretto da John Hillcoat e prodotto da Doug Wick, il film tratta di una banda di contrabbandieri messa sotto pressione dalle autorità.
Quest’anno ha anche prestato la sua voce al personaggio di Gia nel film d’animazione della DreamWorks Madagascar3: Ricercati in Europa . Il film ha ottenuto grandi numeri e ricevuto giudizi di eccellenza.
La Chastain attualmente è impegnata a Broadway nel ruolo principale dell’opera vincitrice del Tony Award “The Heiress”.
E’ in post produzione il film di Ned Benson su Eleanor Rigby, dove la Chastain interpreta il ruolo del titolo, al fianco di James McAvoy.
Nel Marzo 2013, l’attrice reciterà nel prossimo film horror di Andrei Muschietti, prodotto dalla casa di produzione Toma 78 di Guillermo Del Toro.
Nel 2011 è apparsa al fianco di Brad Pitt e Sean Penn nel film drammatico candidato agli Oscar Tree of Life , scritto e diretto da Terrene Malick, per River Road Productions. Il film ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes del 2011, ed il Chicago Film Critics award come Miglior Film.
Sempre nel 2011 è apparsa nel film di Ami Mann Le Paludi della Morte, con Sam Worthington e Chloe Grace Moretz; ne Il Debito della Miramax, accanto a Helen Mirren e Sam Worthington; nel ruolo di Virgilia nell’adattamento cinematografico della tragedia di Shakespeare Coriolanus, con Ralph Feinnes e Gerald Butler; ed ancora nel film di Jeff Nichols Take Shelter al fianco di Michael Shannon che si è aggiudicato una pletora di premi nei circuiti dei Film Festival del 2011 ed una nomina agli Independent Spirit Award.
La Chestain è nota al pubblico per aver interpretato Celia Foote, una signora del Sud insicura che cerca di inserirsi nell’alta società che invece la rifiuta, nell’adattamento della DreamWorks nominato agli Oscar del fortunato romanzo di Kathryn Stockett The Help. Il film si è guadagnato numerosi premi nel 2011 tra cui una nomination agli Oscaralla Chastain come Miglior Attrice Non Protagonista, una nomination ai Golden Globe, una nomination agli Screen Actors Guild ed una nomina alla Critics’ Choice.
Nata e cresciuta nella California settentrionale, ha frequentato la Juilliard School di New York. In quel periodo, ha recitato in “Romeo e Giulietta” e ha ottenuto grandi consensi per le sue interpretazioni ne “Il Giardino dei Ciliegi” al Williamstown assieme a Michelle Williams e in “Rodney’s Wife” di Richard Nelson con David Strathairn al Playwright’s Horizons, un teatro off Broadway.
E’ tornata sul palcoscenico al Wadsworth Theatre di Los Angeles per la produzione di Salomé, in cui i vincitori dell’Academy Award® Estelle Parsons (regista) ed Al Pacino hanno deciso che avrebbe interpretato la protagonista al fianco dello stesso Pacino. Proseguendo questa collaborazione, il produttore Barry Navidi ha lanciato la versione cinematografica di ‘Salome’ intitolata Wild Salome per la regia di Al Pacino, girando dietro le quinte e inserendo degli estratti della produzione teatrale.
I grandi consensi da parte della critica e le hanno fatto ottenere l’ambita parte che dà il nome al film Jolene nella produzione di Dan Ireland assieme a Rupert Friend, Frances Fisher, e Dermot Mulroney. Grazie a questo ruolo, la Chastain si è aggiudicata il premio come Miglior Attrice al Seattle Film Festival del 2008.
Nel 2009, è tornata a teatro nella parte di Desdemona nel classico “Otello” con Phillip Seymor Hoffman. Diretto da Peter Sellars, il progetto è stato presentato a Vienna, in Germania e per finire, a New York.
JASON CLARKE (Dan) si e` fatto notare negli Stati Uniti con una serie di interpretazioni al cinema ed in televisione. Attualmente è in post produzione nel film The Green Blade Rises, prodotto da Terrence Malick, con Diane Kruger.
L’attore di recente ha ottenuto un ruolo importante nell’adattamento de Il Grande Gatsby che sta realizzando Baz Luhrmann; reciterà al fianco di Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire e Carey Mulligan nei panni di George Wilson, il marito tradito di Myrtle. Il film uscira` per la Warner Bros. nel novembre del 2013. Sempre in post produzione è la pellicola di Roland Emmerich White House Down con Channing Tatum e Maggie Gyllenhaal. Clarke è Stenz, il leader dei mercenari che irrompono nella Casa Bianca. Il film uscirà per la Sony nel 2013.
Clarke recentemente è apparso nel film drammatico d’epoca di John Hillcoat Lawless assieme a Tom Hardy, Shia LaBeouf, Guy Pierce e Jessica Chastain. Si tratta della storia di una famiglia di contrabbandieri durante il periodo della depressione nel sud degli Stati Uniti.
L’attore si è fatto notare nell’acclamata serie della Showtime Brotherhood, in cui interpretava Tommy Caffee, un ambizioso politico del Rhode Island che si barcamena tra legalità e crimine organizzato.
Recentemente ha partecipato al telefilm poliziesco firmato da Shawn Ryan, (l’autore di The Shield), The Chicago Code per il canale FOX, nei panni del veterano poliziotto di Chicago Jarek Wysocki, che dirige un’unità speciale contro la corruzione.
In precedenza, Clarke ha lavorato in diversi film importanti, tra cui Nemico Pubblico di Michael Mann con Johnny Depp, Wall Street: il Denaro non Dorme Mai di Oliver Stone al fianco Shia LaBeouf e Michael Douglas; Death Race di Paul W.S. Anderson.
Nel mondo del cinema indipendente, ha recitato nell’esordio alla regia di Jada Pinkett Smith, The Human Contract, ed in Trust di David Schwimmer con Clive Owen e Catherine Keener; così come Yelling to the Sky diretto da Victoria Mahoney, e Swerve, diretto da Craig Lahiff.
Nella sua terra natale, l’Australia, ha partecipato a La Generazione Rubata di Phillip Noyce, a Better than Sex, e Park Street. Per la televisione, ha recitato con Geoffrey Rush nella serie Mercury.
Clarke si è laureato al Victorian College of the Arts a Melbourne, e ha lavorato spesso in teatro, sia come attore che come regista.
JOEL EDGERTON (Patrick – Squadron Team Leader)
è nato a Blacktown, New South Wales, Australia. E’ apparso in film come Erskineville Kings, King Arthur, Ned Kelly, Star Wars: Episodio II – L’attacco dei Cloni, e Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, dove ha interpretato il giovane Owen Lars, fratellastro di Anakin Skywalker, e zio di Luke Skywalker.
Edgerton attualmente è impegnato nelle riprese di Felony, che ha scritto, in cui interpreta un agente della polizia che investe un ciclista dopo aver bevuto, al ritorno di una serata celebrativa. L’uomo decide di mentire sull’incidente ma la bugia cambierà tutte le loro vite. Il film è diretto dal regista di Noise, Matthew Saville.
Nel 2013 Edgenton apparirà nel remake de Il Grande Gastby, per la regia di Baz Luhrmann, nei panni di Tom Buchanan, protagonista insieme a Leonardo DiCaprio e Carey Mulligan. Il film, della Warner Bros, basato sul classico romanzo di F. Scott Fitzgerald, uscirà il 10 Maggio.
Edgerton recentemente ha recitato in The Odd Life of Timothy Green al fianco di Jennifer Garner, per questa fable fantasy incentrata su una coppia che non può avere figli, e che ripone dei bigliettini scrivendo le qualità di un loro figlio immaginario, in una scatola di legno sotterrata nel giardino. Dopo una tempesta, un bambino appare in casa proprio un bambino che però in realtà appare molto strano… Il film della Disney è uscito il 15 agosto 2012.
Lo scorso anno Edgerton ha preso parte del cast del dramma acclamato dalla critica di Lionsgate sulle arti marziali, Warrior, al fianco di Nick Nolte e Tom Hardy. Qui Edgerton è il fratello maggiore di Hardy, che non vede da anni, nonché figlio di Nolte. Warrior è uscito nelle sale il 9 settembre 2011. Edgerton è apparso ultimamente nel prequel de La Cosa di John Carpenter per la Universal Pictures, assieme a Mary Elizabeth Winstead. Il film narra la storia di un alieno multiforme che terrorizza un gruppo di persone, in uno scenario remoto.
Nel 2010 è tra i protagonisti della pellicola Australiana Animal Kingdom, un dramma criminale che narra l’intensa battaglia tra una famiglia criminale e la polizia, e la loro quotidianità. Vincitore del Premio della Giuria per il cinema mondiale nel 2010 al Festival di Sundance, e del premio dell’Istituto Cinematografico Australiano/ AFI, con un riconoscimento per Edgerton come Miglior Attore non protagonista nel film.
Nel 2009 è stato co-protagonista con Cate Blanchett, nel ruolo di Stanley nell’acclamata produzione della Sydney Theatre Company di Un Tram Chiamato Desiderio. I due attori hanno inoltre replicato al Kennedy Center nel novembre del 2009 facendo il tutto esaurito, ed alla Brooklyn Academy of Music a dicembre dello stesso anno.
Edgerton si è diplomato alla Nepean Drama School di western Sydney, prima di partecipare a varie produzioni teatrali, in particolare della Sydney Theatre Company Blackrock, Third World Blues e Love for Love; e la Bell Shakespeare -Henry IV. In televisione è famoso per il ruolo di Will nella serie The Secret Life of Us, per il quale è stato nominato per un premio dell’Istituto Cinematografico Australiano (AFI Award).
Nel 2008 Edgerton è apparso nel film The Square, diretto dal fratello Nash Edgerton. Nello stesso anno è stato protagonista di Acolytes, film australiano che parla di alcuni adolescenti che si vendicano di un serial killer. Nel 2007 è apparso nel film Whisper con Josh Holloway. Ha avuto un ruolo importante nel film Smokin’ Aces del 2006.
Nel 2005 è stato co-protagonista della commedia britannica Kinky Boots insieme a Chiwetel Ejiofor, nel ruolo del figlio di un calzolaio defunto che deve trovare un mercato di nicchia per il XXI° secolo. Nello stesso anno ha prestato la voce al personaggio principale di The Mysterious Geographic Explorations of Jasper Morello, cartone animato nominato agli Oscar.
Edgerton attualmente vive tra l’Australia e Los Angeles.
JENNIFER EHLE (Jessica)
È un’attrice pluripremiata sul palco e sul grande schermo. Nel 2000, per il suo debutto a Broadway in “The Real Thing” di Tom Stoppard, ha ottenendo ottime critiche, oltre che un Tony nella categoria Best Performance. Ha vinto il suo secondo Tony per il ruolo di tre personaggi in “The Coast of Utopia” sempre di Stoppard.
La sua performance nel ruolo di Elisabetta Bennet, nell’adattamento della BBC del 1995 del classico di Jane Austen Orgoglio e Pregiudizio, le ha fatto ottenere un BAFTA Award.
L’attrice è una memorabile presenza nel documentario di Liz Garbus Love, Marylin, recentemente acquisito dalla HBO.
Attualmente è impegnata nelle riprese di RoboCop assieme a Gary Oldman e Samuel L. Jackson; mentre di recente è apparsa nel film di Soderbergh Contagion.
Uno degli attori più convincenti e carismatici, MARK STRONG (George) sarà presto sul grande schermo in Blood di Nick Murphy; Closer to the Moon di Nae Caranfil; e nel film di Eran Creevy Welcome to the Punch, al fianco di James McAvoy.
John Carter di Andrew Stanton, con Taylor Kitsch, Samantha Morton e Willem Dafoe, in Black Gold di Jean-Jacques Annaud e in Welcome to the Punch di Eran Creevy, accanto a James McAvoy. Il pubblico del cinema lo ha visto in importanti collaborazioni nel corso degli anni con registi quali Guy Ritchie, in Sherlock Holmes, RocknRolla, e Revolver; Ridley Scott, in Robin Hood e Nessuna verità, per il quale ha ottenuto una candidatura per un London Film Critics Circle Award, e Matthew Vaughn, in Kick-Ass e Stardust.
Gli spettatori lo hanno potuto notare nel corso degli ultimi anni, in importanti collaborazioni con registi come Guy Ritchie: in Sherlock Holmes, RocknRolla, e Revolver; Ridley Scott: in Robin Hood e Nessuna Verità, per il quale ha ricevuto una candidatura al London Film Critics Circle Award; e per Matthew Vaughn: Kick-Ass e Stardust.
Gli altri film a cui l’attore ha partecipato sono: Il Principe del Deserto, di Jean-Jacques Annaud; John Carter, di Andrew Stanton; La Talpa, con Gary Oldman e Colin Firth; The Way Back di Peter Weir, con Jim Sturgess; Un Poliziotto da Happy Hour di John Michael McDonagh, con Brendan Gleeson e Don Cheadle; Lanterna Verde di Martin Campbell, al fianco di Ryan Reynolds; The Young Victoria di JeanMarc Vallée, accanto ad Emily Blunt; Endgame di Pete Travis; Good: l’indifferenza del Bene di Vicente Amorim, con Viggo Mortensen; Sunshine di Danny Boyle; Syriana di Stephen Gaghan con Gorge Clooney; Oliver Twist di Roman Polanski; Tristano e Isotta di Kevin Reynolds; Le forze del Destino di Thomas Vinterberg; Hotel di Mike Figgis; Febbre a 90° di David Evans; Sunshine (1999) di István Szabó, ed inoltre Miss Pettigrew di Bharat Nalluri e The Eagle di Kevin Macdonald.
È stato nominato ai BAFTA Award per la sua performance in “The Long Firm”, che comunque gli ha fatto aggiudicare un Broadcast Press Guild Award come Miglior Attore. Gli altri suoi telefilm e miniserie includono “Our Friends in the North”, diretto da Simon Cellan Jones e Stuart Urban; “Low Winter Sun” di Adrian Shergold (che ha vinto il BAFTA Award scozzese per Miglior Opera Teatrale), e “Births, Marriages and Deaths”; “The Jury” e “Henry VIII” di Pete Travis; “Trust” di David Drury; “Emma” di Diarmuid Lawrence, assieme a Kate Beckinsale; “The Buddha of Suburbia” di Roger Michell; “Screenplay” di Danny Boyle, l’episodio “Not Even God Is Wise Enough” e, al fianco di Helen Mirren per i registi David Drury e Tom Hooper, rispettivamente, in “Prime Suspect 3” e “Prime Suspect 6”.
Strong ha anche lavorato per il teatro e la radio, ed è stato nominato per un Olivier Award per la sua interpretazione nell’opera di Sam Mendes al Donmar Warehouse, de “La dodicesima Notte” (che interpretava in repertorio con Uncle Vanya). Il pubblico britannico lo ha visto recitare con la Royal Shakespeare Company, nell’allestimento di Danny Boyle di “Hess is Dead”, tra le altre produzioni; con il National Theatre, in quattro produzioni per Richard Eyre, in “Morte di un Commesso Viaggiatore” di David Thacker, ed in “Closet” di Patrick Marber, tra gli altri; al Royal Court, nella produzione di Lindsay Posner di “The Treatment”; nell’allestimento a cura di Hettie MacDonald di “Thickness of Skin”, e nella produzione New Ambassadors di Peter Gill di “Speed-the-Plow”.
Ha studiato inglese ed arte drammatica alla London University, e ha recitato al Bristol Old Vic Theatre School.
Noto per la costanza delle sue interpretazioni memorabili KYLE CHANDLER (Joseph Bradley) è rapidamente diventato uno dei talenti più ricercati di Hollywood.
In auge per il suo ruolo del Coach Eric Taylor in “Friday Night Lights”, che chiuderà la stagione del 2011 con acclamazione della critica del pubblico. Come Coach, nella stagione finale della serie, Chandler ha ricevuto una nomination agli Emmy nel 2010 per il suo ruolo nella serie. La serie della NBC/DirecTV basata sull’omonimo film di Peter Berg, è incentrata su dei ragazzi di una squadra di football di un liceo texano, e le lotte che devono affrontare, fuori e dentro il campo.
Di recente Chandler è apparso in Argo, un thriller drammatico diretto ed interpretato da Ben Affleck. Il film narra le vicende di un agente della CIA per liberare sei cittadini americani che riescono a sfuggire alla cattura durante la rivoluzione di Teheran, rifugiandosi presso la residenza dell’ambasciatore Canadese, dove recita al fianco di Bryan Cranston, Victor Garber e John Goodman. Chandler ha inoltre terminato le riprese di Broken City di Allen Hughes, con Mark Wahlberg, Russell Crowe e Catherine Zeta-Jones. L’uscita del film è prevista per gli inizi del 2013.
Altri crediti cinematografici dell’attore sul grande schermo: Super 8 di J.J. Abrams e Steven Spielberg; Ultimatum Alla Terra con Keanu Reeves e Jennifer Connelly; il thriller The Kingdom, con Jamie Foxx e Jennifer Garner; il successo al boxoffice King Kong; Scomodi Omicidi; Professione: Killer; Pure Country, e The Color of Evening.
I suoi crediti televisivi includono la memorabile performance nella serie medica “Grey’s Anatomy” che gli ha fatto ottenere una nomination agli Emmy® per Miglior Outstanding Guest Performance in a Drama Series; “The Lyons Den”; “Homefront”; “Early Edition”; “What About Joan”; “Starring Pancho Villa as Himself”, e “China Beach.”
A Broadway, Chandler è apparso nel ruolo di Hal Carter in “Picnic”, con Ashley Judd.
Laureato in arte drammatica presso la University of Georgia, Chandler attualmente vive in Texas con sua moglie e le loro due figlie.
Con il suo stile virile e sottile, l’attore venezuelano EDGAR RAMIREZ (Larry) fa parte di un ristretto gruppo di giovani attori di Hollywood in ascesa.
Ramirez ha recentemente completato la produzione di Libertador, di Alberto Arvelo, dove interpreta Simon Bolivar. Il film, la più grande produzione Latino Americana della storia, narra la vita di Bolivar, la lotta per l’indipendenza dalla Spagna e l’unione dell’America Latina. In aggiunta, ha rivestito i panni di un chirurgo alcolizzato, al fianco di Juliette Binoche nel film drammatico francese A Coeur Ouvert aka An Open Heart.
Ramirez ha attirato su di sé l’acclamazione della critica e vinto numerosi riconoscimenti per la sua interpretazione da protagonista in Carlos di Olivier Assayas, con cui nel 2011 ha ottenuto una candidatura sia ai Golden Globe come Miglior Attore di una Miniserie Televisiva, che ai SAG Award nella categoria Outstanding Actor di una Miniserie Televisiva; e sempre nel 2011 una nomina agli Emmy Award nella categoria Miglior Attore di una Miniserie televisiva o Film, ed ha vinto il Caesar Award come Miglior Esordiente (Uomo). Altre candidature sono state quella come Miglior Attore del Los Angeles Film Critics Circle e del London Film Critics Circle, quella come Miglior Attore ai Prix Lumieres Award. Ramirez interpreta Carlos, una leggenda nel mondo dello spionaggio per oltre 30 anni. L’attore parla 4-5 lingue differenti per il ruolo del film, girato in numerose location tra cui Francia, Germania, Ungheria, Austria, Libano e Yemen. E’ uscito nei cinema per IFC, e come miniserie in tre parti su Sundance Channel. Carlos è stato presentato al Festival di Cannes del 2010; nel 2011 ha vinto il Golden Globe come Miglior Miniserie Televisiva, ed è stato votato come Miglior Film in lingua straniera dall’Associazione della Critica di Los Angeles e New York.
Ramirez ha interpretato Ares- Dio della Guerra nel film di Jonathan Liebesman La Furia dei Titani una produzione Warner Bros e Legendary Films, al fianco di Sam Worthington e Liam Neeson. Questo ruolo gli è valso nel 2012 un Alma Award come Miglior Attore Non Protagonista in un Film Drammatico. Altri crediti cinematografici includono la pellicola biografica su Ernesto ‘Che’ Guevara Che- L’Argentino con Benicio Del Toro, scritto e diretto da Stephen Soderbergh; il thriller politico della Sony Prospettive di un delitto, con Forest Whitaker e Dennis Quaid. E’ apparso in The Bourne Ultimatum – Il Ritorno dello Sciacallo al fianco di Matt Damon, ed inoltre ha esordito nel cinema americano con Domino di Tony Scott, assieme a Keira Knightley e Mickey Rourke.
A livello internazionale Ramirez è apparso in: Greetings to the Devil aka Saluda El Diablo De Mi Parte, in cui un ex guerrigliero è preso di mira per vendetta da una delle sue vittime. Il film, uscito in versione latino-americana, ha debuttato nel 2012 su HBO Latino. Lo possiamo vedere in Cyrano Fernandez, una produzione ispano-venezuelana tratta dall’opera francese “Cyrano de Bergerac”, che segna il suo esordio nella produzione. Per la sua performance, Ramirez ha vinto iI premio come Miglior Attore alla selezione ufficiale di Territorio Latinoamericano.
In passato, altri crediti di produzioni internazionali di Ramirez: Elipsis; El Don (The Boss), di J.R Novoa (Venezuela/Spagna); La Hora Cero (The Magic Hour), un corto diretto da Guillermo Arriaga, l’acclamato sceneggiatore di Amores Perros e 21 Grammmi (Messico); El Nudo (The Knot) di Alejandro Wiederman (Venezuela); Yotama se va Volando (Yotama Flies Away), diretto da Luis Armando Roche (Venezuela – Francia); Punto Y Raya (Step Forward), di Elia K. Schneider (Venezuela – Spagna – Cile – Uruguay), candidato nel 2004 agli Oscar® come Miglior Film Straniero, e Anonimo (Anonymous), di Enelio Farina (Venezuela).
Nato a Caracas, Venezuela, Ramirez è cresciuto in giro per il mondo poiché suo padre era un addetto militare. Ha vissuto in Austria, Canada, Colombia, Italia e Messico; parla correntemente tedesco, inglese, francese, italiano e spagnolo. Grazie a questi viaggi, Ramirez ha sviluppato un grande amore per la comunicazione interculturale, che si è manifestato in una laurea in giornalismo, specializzandosi in comunicazione politica, perché inizialmente pensava di dedicarsi alla carriera diplomatica.
Nel 2000, prima di dedicarsi a tempo pieno alla recitazione, Ramirez è stato dirigente di NGO Dale Al Voto, una organizzazione venezuelana simile a Rock the Vote. Per sostenere i valori democratici tra i giovani, Ramirez ed il suo team hanno ideato campagne pubblicitarie per la radio, la televisione e il cinema che hanno avuto un’ottima accoglienza in tutto il paese. L’attore ha anche offerto la sua collaborazione a varie organizzazioni, come Organization of American States, Transparency International e Amnesty International.
Dopo aver contribuito per tre anni alle campagne dell’UNICEF, come Haiti Relief, Anti-Violence e Children’s Rights, Ramirez sarà nominato Ambasciatore di buona volontà per lo stesso UNICEF, in Venezuela, aggiungendosi a una lista di personalità come Vanessa Redgrave, Susan Sarandon, Shakira, Whoopi Goldberg, Danny Glover, Orlando Bloom, Judy Collins e Mia Farrow. E questo è da sempre stato uno dei suoi obiettivi umanitari. E’ anche portavoce di una associazione che combatte il cancro al seno in Venezuela, sensibilizzando ed informando anche la comunità maschile della diffusione della malattia.
I REALIZZATORI
Come filmmaker con origini nelle arti visive, KATHRYN BIGELOW (Regista/Produttrice), ha realizzato un modo del tutto singolare di lavorare, che va contro le consuetudini offrendo dei ritratti di personaggi in maniera mozzafiato e viscerale, e di conflitti risonanti nella cultura contemporanea.
Nel 2009, la direzione e la produzione di The Hurt Locker le ha fornito i suoi due Oscar, tra cui uno come Miglior Film. Si tratta della cronaca del lato invisibile della guerra in Iraq, e ci rivela l’inaridimento dell’anima negli attuali campi di battaglia; il film è considerato da Richard Corliss di Time come essere ‘un film quasi perfetto’, e da David Denby di The New Yorker ‘un classico di paura, tensione e coraggio, che verrà studiato per i prossimi vent’anni’.
The Hurt Locker, scritto da Mark Boal e da lui prodotto insieme alla Bigelow, è stato inserito dalla critica nella top ten su oltre 250 film. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti e premi, tra cui le nomine ai Golden Globe come Miglior Film e Miglior Regia; il premio di Miglior Film al Producer’s Guild of America, Miglior Regia alla Bigelow dal DGA. Il film ha ricevuto nove nomination agli Academy Awards® vincendone 6 tra cui Miglior Regia, Miglior Film, e Migliore Sceneggiatura.
Il secondo lungometraggio della Bigelow, che ha diretto e collaborato alla sceneggiatura, è stato il commovente Il Buio Si Avvicina. Il film è stato lodato dalla critica come un ‘horror poetico’. La Bigelow successivamente ha diretto il thriller d’azione Point Break, in cui recitavano Keanu Reeves e Patrick Swayze. Con la produzione esecutiva di James Cameron, Point Break esplora i pericolosi estremi di una lotta psicologica tra due giovani, e diventa un classico degli action/thriller per milioni di fan.
Quando uscì Strange Days, con Ralph Fiennes ed Angela Bassett , scritto insieme a James Cameron, la critica inizia ad elogiare il filmmaking della Bigelow per l’unicità e l’intensità delle immagini; Roger Ebert lo definì un “tour de force tecnico”; Anet Maslin lo descrive sul The New York Times: “un’innegabile gita di piacere che lascia col fiato sospeso”. In questo film la Bigelow esplora le inquietanti prospettive di una realtà virtuale creata al computer, e dell’incalzante nuovo millennio.
La Bigelow ha diretto il film tratto dal best-seller di Anita Shreve, Il Mistero Dell’acqua, con Sean Penn, Sarah Polley, Catherine McCormack ed Elizabeth Hurley. Variety lo ha descritto come il “più ricco, ambizioso e personale lavoro della Bigelow; imbevuto di suspense, trae vantaggio dalla propensione della Bigelow alla creazione di un senso visivo della minaccia e un’atmosfera di terrore”.
La Bigelow ha dato subito seguito all’uscita dell’action epic K-19, con Harrison Ford, Liam Neeson e Peter Saarsgard: Il film racconta la storia dell’eroico equipaggio di una nave sovietica che rischia la vita per evitare un disastro nucleare a bordo del sottomarino. E’ stato uno dei film più acclamati dalla critica nell’estate del 2002.
Pittrice molto dotata, la Bigelow frequenta per due anni il San Francisco Art Institute, e vince un programma di studio al Whitney Museum Indipendent. Si laurea alla Columbia University Film School dove studia teoria e critica al corso di film program. Tra i suoi mentori Vito Acconci, Sylvèere Lotringer e Susan Sontag. Diventa poi membro del gruppo culturale inglese di avanguardia Art and Language, dove viene a contatto con uno degli esponenti principali dell’Arte concettuale: Lawrence Weiner. È stata inoltre docente alla California Institute of The Arts.
Per quasi cinque mesi il MoMa ha messo in mostra il talento della Bigelow sia cinematografico che di arti visive con un’esposizione dal titolo “Crafting genere: Kathryn Bigelow.”
La Bigelow è attiva sostenitrice di enti benefici a sostegno dell’ambiente e degli animali, oltre che membro della EOD Memorial Foundation, dei feriti della Warrior Foundation & Naval Special Warfare Family Foundation.
I filmmaker sono spesso ispirati dal lavoro dei reporter investigativi, come ad esempio il regista premiato con l’Oscar Paul Higgis, quando ha adattato l’articolo di MARK BOAL (Scrittore/Produttore) della rivista Playboy “Morte e Disonore” (Death and Dishonor), che narra la storia vera di un padre che va alla ricerca del figlio veterano dell’esercito, misteriosamente scomparso al ritorno dall’Iraq. Da qui il film Nella Valle di Elah, dove il protagonista Tommy Lee Jones ha ricevuto una nomination agli Oscar come Miglior Attore.
Altrettanto raro è il caso di un giornalista che dei propri articoli e delle proprie ricerche decide di farne la sceneggiatura di un film: questo è quel che è capitato a Boal in The Hurt Locker, il film di successo pluripremiato agli Oscar della Summit Entertainment uscito nell’estate 2009. Come sceneggiatore e produttore di questa pellicola, Boal si è aggiudicato due Oscar come Miglior Film e Migliore Sceneggiatura Originale. Il film, inoltre ha fatto incetta di premi per la Regia, il Montaggio, il Sound Editing e Migliori Effetti Speciali del Suono. La sceneggiatura di Boal è stata inotre premiata ai Glden Globe, ai Critic’s Choice Awards, BAFTA e WGA.
Nel 2004, nel mese più caotico e sanguinario della guerra in Iraq, Boal è andato al seguito di un’unità speciale anti-bomba di stanza a Bagdad, vivendo con le truppe e accompagnandole nelle missioni quotidiane per disarmare bombe: “Quel che molta gente ignora, è che Bagdad in quegli anni avrebbe potuto essere molto più pericolosa di quanto già non fosse”, spiega Boal. “Ogni giorno, per ogni bomba che è esplosa in città, ne sono state disattivate almeno 10 o 15 dalle unità speciali presenti sul campo”.
Aggiunge, inoltre: “Gli artificieri dell’esercito si sono trovati in una situazione mai vissuta in nessun’altra guerra; e sono diventati velocemente l’unità chiave strategica volta ad arginare la marea di bombe lungo le strade che stavano trasformando la città in un ambiente pressoché letale, imprevedibile e assurdo”.
Le loro esperienze quotidiane strazianti lo hanno portato a prendere in considerazione che le vicende di questi giovani che salvano delle vite mettendo in pericolo la loro, neutralizzando le bombe piazzate nei centri abitati, potevano essere raccolte in un racconto ambientato in quella realtà terrificante. Boal ha lanciato l’idea alla Bigelow (Point Break; Strange Days), che aveva già incontrato in occasione della produzione di una serie televisiva basata su un articolo scritto proprio da Boal nel 2002. i due hanno deciso di perseguire il progetto in modo indipendente, per evitare gli eventuali limiti imposti dalle commissioni di controllo a causa dei temi violenti del materiale, così Boal ha iniziato a scrivere una sceneggiatura del tutto particolare.
La produzione è stata finanziata da Nicholas Chartier, con la sua Voltage Pictures. Chartier già in precedenza lo aveva fatto per il film premiato con l’Oscar di Haggis Crash – Contatto Fisico. Il film, presentato al Festival di Venezia nel 2008 ed al Toronto Film Festival, è stato acquistato dalla Summit Entertainment per la distribuzione.
Boal attualmente sta lavorando su una nuova ed originale sceneggiatura intitolata Triple Frontier, per Paramount Pictures, che dirigerà la Bigelow.
Dopo la laurea con lode in filosofia all’Oberlin College, a ventitre anni ha iniziato la carriera come reporter investigativo e scrittore di saggi per il Village Voice sull’intensificarsi dei controlli in America, che lo porta ad avere un posto fisso con una colonna settimanale, “The Monitor”. Successivamente si occupa di politica, tecnologia, crimine, cultura giovanile e cultura della droga in racconti su pubblicazioni nazionali come Rolling Stone, Brill’s Content, Mother Jones, e Playboy, tra gli altri.
Nel 2003, il suo articolo “Jailbait,” su Playboy, riguardo un agente infiltrato nel mondo della droga, è stato adattato dalla FOX con il titolo “The Inside”. Il racconto investigativo di Boal nel 2008 per Rolling Stone intitolato “Tutti Si Ricorderanno Di Me Come Una Sorta Di Mostro” (Everyone Will Remember Me as Some Sort of Monster), sulla vita e l’epoca del cecchino della sparatoria nel Mall Robert Hawkins, verrà incluso nell’antologia del Best American Crime Writing edita da Otto Penzler.
Boal vive a Los Angeles.
MEGAN ELLISON (Produttrice) è la fondatrice della Annapurna Pictures, una società di Produzione e Finanziamenti Cinematografici che si concentra sulla produzione di film sofisticati e di alta qualità, o generalmente, considerati rischiosi dai tradizionali studios di Hollywood.
A capo della Annapurna Pictures, Megan Ellison è stata fedele alla sua idea originaria di produrre film attenti sia alla critica che al pubblico. Oltre all’amore per i film di grande qualità, Megan Ellison punta ad avere un pubblico sempre più numeroso e diversificato producendo film di tutti i generi e budget, ma conservando intatta la loro originalità. Queste scelte stanno trasformando in breve tempo la signora Ellison in una delle maggiori produttrici di autori e sceneggiatori del nuovo panorama hollywoodiano.
Sotto la guida della Ellison, la Annapurna è considerata una sicurezza per i filmmaker, ed ha contribuito fortemente ad arricchire l’industria cinematografica con progetti guidati da grandi registi. Attualmente la Annapurna ha due film in programmazione nei cinema: The Master,lo strabiliante capolavoro di Paul Thomas Anderson che ha fatto la sua première europea al Festival di Venezia nel 2012, e quella nordamericana al Toronto International Film Festival, dello stesso anno; e Lawless , di John Hillcoat: un film drammatico che narra la storia di un gangster negli anni del proibizionismo, interpretato da Tom Hardy, Shia LaBeouf e Jessica Chastain, che ha debuttato con grande successo al Festival di Cannes 2012.
Sempre quest’anno usciranno per Annapurna i film Cogan – Killing Them Softly di Andrew Dominik, un dramma criminale in chiave moderna interpretato da Brad Pitt, che ha debuttato al Festival di Cannes 2012; e The Grandmasters di Wong Kar Wai, la storia del maestro di arti marziali nonché istruttore di Bruce Lee, Yip Man.
I progetti attuali includono: il lavoro ancora senza di titolo di Spike Jonze Project con Joaquin Phoenix, Amy Adams e Rooney Mara, ancora in fase di pre-produzione; e Foxcatcher di Bennett Miller le cui riprese sono ancora in corso. Di recente Megan Ellison si è aggiudicata i diritti dell’ultimo della famosa saga di Terminator, così come la hit d’evasione presentata quest’anno al Festival di Venezia e Toronto, Spring Breakers, diretto da Harmony Korine, con Selena Gomez, Vanessa Hudgens e James Franco. Inoltre, la casa di produzione ha collaborato con la Color Force di Nina Jacobson per produrre il romanzo comico best seller Where’d You Go Bernadette, scritto da Maria Semple.
La scorsa primavera Annapurna ha sottoscritto un accordo con Panorama Media, in veste di agente internazionale delle vendite, e selezione dei progetti.
Nell’arco di 33 anni di carriera, COLIN WILSON (Produttore Esecutivo), ha prodotto alcuni dei più celebri film della storia americana. Wilson ha ottenuto un Vision Award dai Producers Guild of America, per il suo contributo in Amistad nel 1998, e prodotto film per registi di grande fama come Steven Spielberg, James Cameron, Wolfgang Petersen e Andrew Stanton.
I suoi numerosi crediti includono: John Carter; Avatar (produttore); Munich (produttore); La Guerra dei Mondi (produttore); Troy (produttore); Terminator 3- Le Macchine Ribelli (produttore); Lara Croft:Tomb Raider (produttore); Haunting- Presenze (produttore); Small Soldiers (produttore); Amistad (produttore); Il Mondo Perduto- Jurassic Park (produttore); Casper (produttore); I Flintstones (co-produttore); Jurassic Park (produttore associato), e Hook – Capitan Uncino (Produttore degli effetti di produzione).
TED SCHIPPER (Produttore Esecutivo) Direttore Operativo ad Annapurna Pictures, dirige giorno per giorno le operazioni della fiorente produzione indipendente, ed i finanziamenti. Lavora fianco a fianco alla fondatrice della compagnia Megan Eleison, ed è responsabile di tutte le operazioni di Annapurna: dalla ricerca del progetto al finanziamento, dall’impiego dei fondi e la gestione amministrativa, burocratica e del personale dell’azienda.
Schipper è stato Produttore Esecutivo di Lawless e The Master, tuttora in programmazione, come lo è del prossimo Untitled Spike Jonze Project.
Ha iniziato la sua carriera al Concorde-New Horizons Corp di Roger Corman dove ha visto dar vita alla produzione di una serie di film, per passare poi alla Mount Royal Entertainment dove si è occupato della produzione di film (Omicidi di Classe), e della consulenza legale seguendo le vendite di grandi aziende straniere, produzioni indipendenti ed altre entità creative ed individuali che avessero a che fare con dell’intrattenimento.
GREG SHAPIRO (Produttore Esecutivo) è un produttore premiato con l’Oscar (Miglio Film The Hurt Locker), i cui crediti includono: Detachment – Il Distacco; , A Very Harold and Kumar Christmas; The Rum Diary- Cronache di Una Passione; The Conspirator; Harold and Kumar Escape from Guantanamo Bay; American Trip – Il Primo Viaggio Non Si Scorda Mai; Neverwas; La Setta delle Tenebre; Le Regole dell’Attrazione; Sesso ed Altre Indagini, ed Inganno Pericolosi.
Tra i film di prossima uscita: Lowlife (alias Nightingale) di James Gray, interpretato da Marion Cotillard, Joaquin Phoenix e Jeremy Renner, per The Weinstein Company, nel 2013.
Dopo una carriera di tutto rispetto come fotografo, GREIG FRASER, ACS (Direttore della Fotografia), ha cominciato a lavorare come Direttore della Fotografia con la nota casa di produzione Exit Films, Durante questa sua collaborazione, Fraser è stato l’unico responsabile del look visivo di molte produzioni che hanno vinto l’Oscar. Tra loro ricordiamo le più importanti campagne nazionali ed internazionali della TVC, diversi video musicali di grande successo, alcune long-form, compreso il documentario P.I.N.S. (MIFF, 2001) del regista Garth Davis.
Nel febbraio del 2002, Fraser ha cominciato a lavorare come freelance, cercando di realizzare quanti più progetti poteva. Forte della sua preparazione come fotografo e delle sue ampie esperienze narrative, ha girato il cortometraggio di grande successo e pluripremiato Crackerbag di Glendyn Ivin. Il film ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes del 2003, e ha ricevuto la nomination per la Miglior Fotografia all’AFI Awards.
In seguito ha lavorato su altri cortometraggi come Fuel And Lucky di Nash Deserto; Marco Solo di Adrian Bosich; Love This Time di Rhys Graham; Stranded di Stuart McDonald, e Jewboy di Tony Krawitz. Il suo modo unico di curare la fotografia lo ha reso uno dei più grandi direttori della fotografia australiani ed internazionali del momento.
Nel 2005 Fraser ha lavorato in Caterpillar Wish per la sceneggiatrice/regista Sandra Sciberras; sul cortometraggio Learning To Fly, con la regia di Jack Hutchings, e su The Water Diary per la regia di Jane Campion, facente parte di un progetto delle Nazioni Unite.
Nel 2006 ha lavorato nel documentario Out Of The Blue presentato in anteprima al Toronto Film Festival, per la regia di Robert Sarkies, prodotto da Tim White e Steven O’Meagher, e sul cortometraggio Crossbow, per il regista/sceneggiatore David Michôd. In seguito in The Lady Bug, un cortometraggio diretto da Jane Campion per il sessantesimo anniversario del Festival di Cannes, come parte di una iniziativa organizzata dai precedenti vincitori della Palma d’Oro. Ha inoltre collaborato in Neverland Dwarf, del regista David Michôd; in Spider, del regista/attore Joel Edgerton, e ha curato la direzione della seconda unità della fotografia per il film Australia di Baz Luhrmann.
Nel 2008 Fraser ha collaborato ancora con Jane Campion, curando la fotografia del suo tanto atteso Bright Star a Londra. Successivamente ha lavorato su Last Ride, opera prima di Glendyn Ivin, ha collaborato con Scott Hicks nel suo Ragazzi Miei, con Clive Owen, ed ha girato il tanto atteso Blood Story diretto da Matt Reeves, presentato al Festival Internazionale di Toronto nel 2010.
Quest’anno i progetti cinematografici di Fraser hanno incluso: Biancaneve e il Cacciatore, diretto da Rupert Sanders, e Cogan – Killing Them Softly, con il regista Andrei Dominik. Attualmente sta lavorando in Foxcatcher , il film di Bennett Miller.
JEREMY HINDLE (Scenografo) ha iniziato la sua carriera cinematografica a Toronto, dove ha lavorato per cinque anni in tutti i settori del dipartimento artistico degli spettacoli della televisione Canadese. Proseguendo la strada fino ad arrivare ad essere Set Decorator, si è aggiudicato una nomination per il Gemini Award per il suo lavoro in “Twitch City”.
Per 13 anni, di cui 6 passati a Los Angeles, ha lavorato nelle pubblicità come scenografo, contribuendo a creare annunci per aziende come Facebook, Nike, Proctor & Gamble, Mercedes, Ford, JCPenny, Levi’s, Land Rover, Budweiser, Miller Lite, Philips, Motorola, Absolut Vodka, AXE, Honda, Vodafone, Snickers, Canal +, Lexus, Brylcreem, Volkswagen, Gatorade, Kia, 7UP, Cadillac, Wrigley 5 Gum, Barclays Bank, Audi, Crown Royal, e Guinness. Ma ha lavorato anche per molti registi acclamati come: Alejandro Gonzalez Inarritu, Nicolas Winding Rein, Spike Jonze, Lance Accord, Ringan Ledwidge, Dayton & Faris, Robert Rodriguez, Adam Berg, Fredrik Bond, Nicolai Fuglsig, Johnny Green, Rupert Sanders, e Jonathan Glazer.
Per il suo lavoro in “Fake”, la pubblicità di Barclay, ha vinto l’AICP Award e il leone di bronzo e argento al Festival di Cannes. Recentemente ha lavorato nello spot di Inarritu “Mothers” per la Procter Gamble &, che ha vinto un Emmy Award.
Zero Dark Thirty è il suo primo lungometraggio.
DYLAN TICHENOR, A. C. E (Montatore) ha ricevuto un Oscar ed una nomination agli Eddie Award dalla American Cinema Editors come Miglior Montaggio per il lavoro svolto nel film di Paul Thomas Anderson Il Petroliere. Per il montaggio nel film I Tenenbaum di Wes Anderson, Tichenor ha ricevuto una nomina A.C.E.; nel 2008 ha condiviso una candidatura agli Emmy con Geraldine Peroni per il lavoro in I Segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee. Di recente ha curato il montaggio del film di Ben Affleck The Town; Whip It di Drew Barrymore (nel quale è stato altresì direttore della 2° unità); Il Dubbio di John Patrick Shanley, e L’assassinio Di Jesse James Per Mano Del Codardo Robert Ford di Andrew Dominik. Recente è inoltre il suo lavoro in Lawless di John Hillcoat.
Tichenor ha iniziato in questo settore con Geraldine Peroni e Robert Altman, che lo hanno fatto diventare apprendista montatore ne I protagonisti . Proseguendo queste collaborazioni, è diventato assistente al montaggio di America Oggi; Prêt-à-Porter e Mrs. Parker e il Circolo Vizioso di Alan Rudolph, per poi diventare coordinatore tecnico di Kansas City e finalmente montatore del documentario Jazz ’34, che gli ha permesso di ottenere una candidatura agli Emmy.
In seguito ha lavorato a quattro film di Paul Thomas Anderson, incominciando come supervisore di post produzione in Sydney, e poi montando le pellicole Boogie Nights – L’altra Hollywood; Magnolia e, più di recente, Il Petroliere.
Gli altri crediti di Tichenor come film editor comprendono Lemony Snicket: Una Serie di Sfortunati Eventi; Oscure Presenze a Cold Creek di Mike Figgis; Unbreakable- Il Predestinato di M. Night Shyamalan, e Bugie, Baci, Bambole e Bastardi di Anthony Drazan.
WILLIAM GOLDENBERG, A. C. E. (Montatore) è stato nominato agli Academy Award® per il montaggio di due film drammatici basati su eventi reali: Seabiscuit- Un Mito Senza Tempo di Gary Ross, e Insider- Dietro la Verità di Michael Mann.
Di recente ha curato il thriller drammatico acclamato di Ben Affleck Argo, con il quale aveva già collaborato nel film di esordio alla regia Gone Baby Gone.
Altri crediti addizionali di Goldenberg includono il blockbuster di Michael Bay Transformers 3; Il Mistero Dei Templari; Il Mistero Delle Pagine Perdute e L’apprendista Stregone di Jon Turteltaub; i film di Michael Mann Heat; Ali e Miami Vice; Domino di Tony Scott; Le Ragazze Del Coyote Ugly di Dave McNally; Pleasantville di Gary Ross; e Alive di Frank Marshall. Inoltre ha montato il corto nominato agli Oscar® di Sean Astin, Kangaroo Court.
Per la televisione Goldenberg ha ottenuto una candidatura agli Emmy per il Miglior Montaggio di una miniserie o di uno speciale per il film HBO “Citizen X”. Ha ricevuto una seconda nomination agli Emmy per il Miglior Montaggio Multi-Camera per la 74° edizione della Notte degli Oscar. I suoi crediti televisivi comprendono inoltre il film di HBO “Body Language” e il pilota della serie FX “Over There”.
GEORGE L. LITTLE (Costumista) ha mosso i primi passi nella cinematografia come assistente costumista per i film Bugsy; The Peacemaker e Jarhead,dove è andato pian piano perfezionando le sue doti nel costume design. La miniserie della MOW Lincoln ha segnato il suo esordio come costumista, che gli è valso una nomina agli Emmy.
Little ha poi proseguito la sua carriera curando i costumi di film rimarcabili come Allarme Rosso, e Behind Enemy Lines – Dietro le Linee Nemiche. Quest’ultimo ha dato vita ad una lunga collaborazione con il regista John Moore, ed insieme hanno lavorato su pellicole come Il Volo della Fenice; Omen – Il Presagio e Max Payne. Little ha poi collaborato con la Bigelow nel film vincitore agli Academy Award The Hurt Locker.
Ha inoltre lavorato e sta lavorando su due diversi generi di film: La Città Verrà Distrutta all’Alba di Brett Eisner, e l’attesissimo film sugli zombie Warm Bodies diretto da Jonathan Levine che uscirà a febbraio 2013.
ALEXANDRE DESPLAT (Compositore) è stato nominato a quattro Academy Award®, e ha creato la musica per una grande varietà di film. Ha ricevuto la sua prima nomination agli Oscar® per la colonna sonora del premiato Miglior Film Il Discorso Del Re, che gli è valso un BAFTA Award ed una nomination ai Golden Globe. In precedenza era stato candidato agli Oscar® e ai BAFTA Award per la colonna sonora del film d’animazione Fantastic Mr. Fox; agli Oscar®, ai Golden Globe e ai BAFTA Award per Il Curioso Caso Di Benjamin Button di David Fincher; e agli Oscar® e ai BAFTA Award per La Regina di Stephen Frears.
Inoltre ha vinto un Golden Globe per Il Velo Dipinto di John Curran, ed è stato nominato ai Golden Globe per la colonna sonora del film Syriana di Stephen Gaghan, e de La Ragazza Con L’orecchino Di Perla di Peter Webber. In Francia, suo Paese d’origine, ha vinto il César Award per la colonna sonora di Tutti I Battiti Del Mio Cuore che gli è valso anche un Orso d’Argento al festival di Berlino 2005. Ha ricevuto la sua più recente nomination ai César Award per la colonna sonora di L’uomo Nell’ombra di Roman Polanski.
Desplat ha ottenuto altre quattro nomination al César Award, fra cui il film francese del 2009 nominato agli Oscar® Il Profeta.
Recentemente ha creato la musica di The Tree of Life, diretto da Terrence Malick; Le Idi Di Marzo di George Clooney; Carnage di nuovo con Roman Polanski; Molto Forte e Incredibilmente Vicino di Stephen Daldry; Moonrise Kingdom- Una Fuga d’Amore di Wes Anderson; e il film francese Un Sapore Di Ruggine e Ossa. Ha composto la colonna sonora del capitolo finale del franchise di Harry Potter, Harry Potter e I Doni Della Morte – Parte 1 & 2.
Altri suoi film comprendono: Tamara Drewe: Tradimenti All’inglese; i film diretti di Chris Weitz A Better Life; The Twilight Saga: New Moon e La Bussola D’oro; Julie & Julia di Nora Ephron e Lussuria – Seduzione E Tradimenti di Ang Lee.
Stiamo ascoltando la sua musica nelle sale cinematografiche nel film di animazione Le 5 Leggende, uscito nel novembre 2012.