INCHIESTA “CINEMA E INCASSI”…Crisi o noia? Risponde MARCO SPAGNOLI

INCHIESTA “CINEMA E INCASSI”…Crisi o noia?

Risponde  MARCO SPAGNOLI – Giornalista 

Secondo me non c’è una crisi nell’offerta o nei generi, bensì nella promozione del cinema che è, generalmente, vecchia, inadeguata, talora perfino inutile, perché non raggiunge il grande pubblico stimolandolo.
Andare al cinema non è un’esperienza ‘cool’ e sembra che il mondo del cinema abbia abiurato l’idea di raggiungere altri spettatori se non i sette milioni di returning customers cui vengono venduti 110 milioni di biglietti.
E’ assurdo che in un paese come il nostro il cinema sia ‘marginale’ e che non abbia ancora una legge quadro, una legge contro la pirateria e – soprattutto – un sostegno fattivo dalle istituzioni di tutto il paese.
I cinema di città chiudono e se non chiudono, spesso, sono fatiscenti.
Il film diventa un’esperienza obsoleta, talora perfino costosa, e scomoda.
Questo è inaccettabile, ma del resto a chi dirlo e come? La televisione non parla di cinema se non in maniera francamente discutibile, l’entertainment è marginale ovunque nell’informazione visto il grande circo della politica
(lo showbusiness dei brutti) che ha sostituito nel gossip e nell’immaginario lo star system cinematografico e televisivo.
 
L’industria deve svecchiarsi e rinnovarsi in direzione di una promozione in cui si comunica che andare al cinema è un’esperienza “figa”. Come puoi portare una ragazza al cinema se le devi fare subire quaranta minuti di pubblicità
della pizzeria ‘Le mille e una botte’ che con voce stentorea si proclama il miglior luogo nel pianeta per i tuoi appuntamenti di lavoro, per le tue serate importanti…
Siamo “seri”: il cinema va così perché in tempi di crisi anziché investire e promuovere si è preferito tirare i remi in barca stampare quattro manifesti e asserragliarsi dietro una cassa.
Chi riesce a comunicare attraverso altri canali e toccando un altro immaginario ‘vince’: vedi ‘I soliti idioti’ o vedi ‘Tutto Tutto…’ che ha anche l’asso nella manica di quel giovane art director Federico Mauro di Fandango che ha 
capito che un film italiano non deve essere necessariamente promosso con un manifesto tutti volti, un divano rosso e qualche sorriso.
Insomma, per me la chiave del futuro sta nella comunicazione e nella promozione. Anche attraverso i giornali che anziché raccontare il cinema, il più delle volte puntano alla facile polemica senza
spiegare che cosa sono i film che il pubblico può vedere. 
Altrimenti film pazzeschi come Ruby Sparks o Argo farebbero incassi altissimi per non parlare dei tanti titoli italiani misconosciuti o ignorati.
Già, perché dei Festival si parla solo tramite le polemiche ignorando l’offerta e la capacità di un luogo di essere promozione in senso vero del mondo del cinema e – per quello che mi riguarda personalmente – anche di televisione.
Io credo che il futuro, al di là delle leggi sacrosante e necessarie, stia nella promozione e nella comunicazione adeguata ai nostri tempi e diversificata per pubblici, affidata a persone che ne capiscono, possibilmente, nuove che vengono
da altri ambiti e con esperienze diverse.
Io attacco questa letterina all’albero di Natale. Forse Babbo Natale se ne accorge. 

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