10 gennaio 2013 – ASTERIX E OBELIX AL SERVIZIO DI SUA MAESTÀ CURIOSITA’

10 gennaio 2013ASTERIX E OBELIX AL SERVIZIO DI SUA MAESTÀ di Laurent Tirard con Gérard Depardieu, Edouard Baer, Dany Boon, Catherine Deneuve, Luca Zingaretti, Filippo Timi, Neri Marcorè

SINOSSI 50 a.C.: Cesare è assetato di conquiste. Alla testa delle sue gloriose legioni decide allora di invadere un’isola collocata ai limiti del mondo conosciuto, un Paese misterioso chiamato Britannia: l’Inghilterra. La vittoria è rapida e totale. Beh… quasi! Un piccolo villaggio riesce a resistere, ma le sue forze stanno per esaurirsi. Cordelia, Regina della Britannia, decide allora di inviare Beltorax, il suo ufficiale più fedele, in Gallia per chiedere aiuto ad un altro piccolo villaggio, noto per la sua tenace resistenza ai Romani. Qui Asterix e Obelix hanno già un bel da fare. Il capo ha affidato loro suo nipote Goudurix, un ragazzo impertinente appena arrivato da Lutezia, perché lo aiutino a crescere e a diventare un uomo. E l’impresa appare davvero ardua. Quando Beltorax arriva per chiedere aiuto, i Galli decidono di consegnargli un barile di pozione magica e di assegnargli come scorta Asterix e Obelix. Ma anche Goudurix andrà con loro, visto che il viaggio sembra essere un’eccellente occasione per perfezionare la sua formazione. Sfortunatamente niente andrà come previsto…

 

 

I GALLI

Asterix, Obelix & Idefix Ad Asterix, l’eroe di queste avventure, guerriero dallo spirito sagace e dall’intelligenza vivace, vengono affidate senza esitazioni le missioni più pericolose. Obelix è il suo inseparabile amico. Trasportatore a domicilio di menhir, amante dei cinghiali arrosto e delle baruffe, è sempre pronto ad abbandonare tutto per seguire Asterix in una nuova avventura. I due sono accompagnati da Idefix, l’unico cane ecologista mai esistito, che ulula di dolore quando viene abbattuto un albero.

 

Goudurix

Goudurix, giovane luteziano alla moda, bardo e poeta quando gli gira, non dimenticherà mai il suo soggiorno in Britannia, che ha contribuito a fare di lui un uomo.

 

I ROMANI

Giulio Cesare

Giulio Cesare, comandante supremo dei Romani, è l’autore delle famose cronache della guerra in Gallia. I suoi commenti su Asterix, meno noti, hanno un tono decisamente più vivace.

Megacursus Giovane aiutante di campo appena entrato nello stato maggiore di Cesare, Megacursus è uno spaccone ambizioso. Sognando gloria e fortuna, suggerisce un’idea audace: arruolare i terribili guerrieri Normanni per vincere la resistenza dei Britanni. Ma presto sarà lui a perdere la bussola…

I BRITANNI

Cordelia Tutti i giorni, alle cinque del pomeriggio, Cordelia, regina della Britannia, interrompe le sue attività per bere una tazza di acqua calda. E niente potrebbe impedirle di rispettare questa tradizione, neanche l’esercito romano che assedia il suo irriducibile villaggio!

Beltorax, Ofelia & Miss Macintosh

Sir Beltorax, gentiluomo secondo le tradizioni del suo Paese, corre in soccorso di Sua Maestà Cordelia, Regina della Britannia. Per respingere le legioni di Cesare si reca in incognito in Gallia per chiedere un po’ di pozione magica ad Asterix e ai suoi amici. Ofelia, una meravigliosa giovane donna che vive a Londinium, capitale della Britannia, è la fidanzata di Beltorax. Ma la cosa non appare evidente, visto che il gentiluomo si limita a tenere con lei delle conversazioni estremamente dignitose. Ofelia, nel suo intimo, spera in una dichiarazione focosa da parte del suo fidanzato che gli riveli una passione divorante…

Miss Macintosh, severa e austera governante di Ofelia, veglia sul rispetto delle buone maniere secondo le regole del suo Paese. Tanto da cercare di trasformare Obelix in un autentico gentiluomo, degno di un suddito modello della Regina.

 

I NORMANNI

 

Grandibaf

Grandibaf è il terribile capo dei Normanni, che distrugge ogni cosa al suo passaggio e non conosce la paura. Ora, come tutti sanno, la paura fa mettere le ali ai piedi, e Grandibaf sogna di volare. Gli ci vorrà uno spavento memorabile per imparare. E per l’appunto non c’è cosa che spaventi Goudurix più dei Normanni…

 

Mazzaf Che fa un guerriero normanno quando visita un Paese straniero? Trova il villaggio più vicino e distrugge tutti! Mazzaf è così, fino al giorno in cui non incontra Miss Macintosh, ben decisa ad educarlo. Riuscirà la severa governante a tirar fuori da questo barbaro il cuore di un gentiluomo?

 

INTERVISTA A LAURENT TIRARD (regista)

 

Cosa ha pensato quando è stata fatta l’ipotesi che fosse lei a dirigere il prossimo Asterix?

 

Ero eccitato e terrorizzato allo stesso tempo. È un progetto di dimensioni vertiginose, ma sapevo che questo tipo di opportunità non si presenta due volte nella vita. Alla fine sono state due le ragioni che mi hanno spinto ad accettare: l’avventura che questo film avrebbe rappresentato per me e la sfida artistica che mi veniva offerta. L’idea non era quella di portare sullo schermo Asterix come può accadere al regista di un episodio di Harry Potter, il cui lavoro consiste nell’assicurare alla saga una certa continuità. Al contrario. E mi chiedevo come sarebbe stato un Asterix realizzato da me

 

Come è avvenuta la scelta degli albi?

 

Prima di rileggerli avevo già una mezza idea. Volevo un’odissea, un viaggio. Ora, dalla prima volta che sono stato in Gran Bretagna, sono rimasto affascinato dagli inglesi e dalla loro cultura. La mia scrittrice preferita è Jane Austen. Nei suoi romanzi riesce a ritrarre molto bene la rigida società inglese e tutte quelle regole che noi non sempre riusciamo a cogliere a pieno. Gli inglesi fanno fatica ad esternare i loro sentimenti ma quando si liberano delle costrizioni lo fanno davvero. Sono allo stesso tempo un po’ pazzi, eleganti e senza tempo. Quindi mi è subito venuto in mente Asterix e i Britanni di cui mi ricordavo qualche frase esaltante scritta da Goscinny. Ma Grégoire Vigneron ed io volevamo anche inserire nella storia i Normanni, perché il tema delle civiltà era implicito nel film che volevamo fare: era interessante mettere a confronto culture diverse e offrire una gamma abbastanza variegata delle diverse civiltà. I Romani ci facevano pensare agli americani di oggi che hanno la tedenza ad invadere alcuni Paesi «a fin di bene». Per loro tutti gli altri sono dei barbari. Ma volevamo dimostrare che la questione è molto più complessa: ci sono dei barbari simpatici (i Galli), dei barbari allo stato puro, bruti e selvaggi (i Normanni), e dei barbari che sono il loro esatto opposto e, per molti versi, gente molto più sofisticata dei Romani (i Bretoni).

 

Quali erano i vostri principali obiettivi?

 

Volevamo riportare in primo piano la coppia formata da Asterix e Obelix ponendo i due personaggi di fronte a problematiche vere. Bisognava che ci fosse una certa complessità intellettuale e per questo eravamo convinti che innanzi tutto fosse necessario affrontare la questione della sessualità. Siccome i rapporti tra uomo e donna mi interessano, e sono ciò che ha alimentato i miei film precedenti, abbiamo pensato al rapporto Asterix-Obelix come a quello di una coppia. Una coppia che perde colpi e che riceve uno scossone dall’arrivo di un ragazzino (Goudurix). Di colpo Asterix comincia a porsi delle domande, a volersi guardare intorno, a confrontarsi duramente con Obelix. È un meccanismo tipico dell’intreccio romantico, ma aggiunge alla trama conflitto ed emozioni.

 

È per questo che avete inserito dei personaggi femminili nell’universo dei nostri eroi…

 

Fare un film senza donne era inimmaginabile per Grégoire e per me. Quasi subito Goudurix, il giovane personaggio interpretato da Vincent Lacoste, mette il dito nella piaga e chiede: «Diventare un uomo significa diventare come voi: vivere insieme e con un cagnolino?» Posto di fronte alla questione ad Asterix viene voglia di andare ad esplorare l’universo femminile. Ma, ironia della sorte, sarà Obelix a lanciarsi in una storia improbabile con il personaggio di Miss Macintosh interpretato da Valérie Lemercier.

 

Il personaggio di Vincent Lacoste, tra l’altro, fa parte delle libertà che vi siete concessi per attualizzare la storia?

 

Sì e no. Il personaggio di Goudurix esiste in Asterix e i Normanni ma rappresenta un ragazzo degli anni ‘60. Uderzo e Goscinny parlavano della loro epoca; il suo atteggiamento e il suo comportamento quindi non somigliano a quelli dei giovani di oggi. Gli abbiamo dato una rinfrescata…

Come sono stati scelti gli attori del cast?

 

Per il ruolo di Obelix, Gérard Depardieu era scontato. Sono molto soddisfatto del suo apporto al film. E siccome il perno dell’intreccio per noi era lo scontro tra culture diverse, ci serviva un Asterix molto francese. O piuttosto molto simile all’idea che hanno gli stranieri di un francese: un tipo loquace, affascinante, un po’ arrogante. Questa caricatura ha dato vita ad un Asterix meno «campagnolo». È più sofisticato, più intellettuale e più moderno che nei fumetti. E proprio mentre scrivevo di questo personaggio mi è comparso davanti il volto di Edouard Baer. È un tipo molto francese, molto parigino, e una volta che mi è venuto in mente, volevo che fosse lui.

 

Come Edouard Baer che aveva già diretto in Mensonges et trahisons, ha ritrovato altri attori lavorando a questo film…

 

Confesso che per un progetto di queste dimensioni è molto rassicurante conoscere bene alcuni attori. E poi aiuta nella stesura della sceneggiatura. Avevo diretto Fabrice Luchini in Le avventure galanti del giovane Molière e, ancor prima di cominciare a dedicarmi a scrivere Asterix, sapevo che sarebbe stato un Cesare perfetto. Quanto a Valérie Lemercier che interpretava la madre del piccolo Nicolas, non appena abbiamo immaginato il personaggio di Miss Macintosh il suo nome si è imposto.

 

 

Scegliere attori francesi per interpretare degli inglesi non era scontato. Eppure ciascuno di loro ha dimostrato di padroneggiare il proprio ruolo…

 

Secondo me Catherine Deneuve è molto credibile con la corona di Regina d’Inghilterra sulla testa. Il forte di Guillaume Gallienne sono gli accenti e si è infilato nei panni di Beltorax senza problemi. Valérie Lemercier ha lavorato molto sull’originale fraseggio di Miss Macintosh con ottimi risultati. Quanto a Charlotte Le Bon, non la conoscevo ma su consiglio della mia direttrice casting l’ho incontrata per dei provini e ha funzionato subito

 

 

Come dirige i suoi attori?

 

Mi sono adattato a ciascuno di loro per fare in modo che tutti si sentissero a proprio agio sul set. Alcuni hanno bisogno di parlare molto del loro ruolo; le letture servono a dare delle risposte a tutte le loro domande. Prima di girare passo un po’ di tempo con ciascun attore per esplorare la psicologia del suo personaggio e leggere, scena per scena, dialogo dopo dialogo, tutta la sceneggiatura. Per un progetto come questo è importante fare tutte queste cose prima delle riprese perché dopo non si ha più molto tempo. Comunque resto aperto alle proposte e all’improvvisazione. Ho un’idea molto precisa di quello che voglio ma mi piace lasciare agli attori un margine di libertà perché potrebbe sempre saltar fuori un’idea sorprendentemente buona! Quello che mi interessa è stare accanto agli attori. Perciò per un film di questa portata, al di là delle scenografie, delle comparse, degli assistenti, bisogna concedersi la possibilità di discutere il testo con gli attori.

 

Per girare questo film ha imparato a gestire un numero notevole di comparse. È stato interessante?

 

Sapevo che il mio film avrebbe dovuto puntare soprattutto sulle scene divertenti tra gli attori, con pochissime scene di azione. Ma ci sono dei passaggi abbastanza spettacolari legati alla storia, come l’incontro di rugby o la battaglia finale. Per quest’ultima abbiamo dovuto girare per dieci giorni alcune scene con 800 comparse. È una cosa faticosa e complicata da gestire, che richiede un esercito di assistenti e riduce l’agilità della regia. Non posso dire che mi sia piaciuto, ma andava fatto così.

 

Girare in 3D ha modificato il suo modo di lavorare?

Inevitabilmente ha delle ripercussioni sul modo di dirigere. Se la moda di questi ultimi venti anni è consistita nel fare delle inquadrature sempre più frastagliate, il 3D impone il contrario. Perché la ricchezza dell’immagine è tale che se si facesse così si rischierebbe di far venire il mal di testa a tutti gli spettatori. Quando si gira in 3D bisogna privilegiare i piani sequenza e il ritmo deve scaturire dalla recitazione degli attori. Ma questo metodo classico, che ci riporta indietro agli anni ’70, mi si addice.

 

Desiderava girare in 3D?

 

No, è stata una decisione della produzione e della distribuzione. Io ero abbastanza reticente. Dal punto di vista dello spettacolo funziona bene in relazione all’universo di Asterix, in particolare per gli effetti della pozione magica, le sventole che si prendono i Romani o la scena del rugby. Ma io pensavo al 3D come ad un accessorio che consente di far venir fuori degli elementi dallo schermo. E poi il mio incontro con Alain Derobe e la scoperta delle sue immagini per Pina hanno cambiato la mia visione delle cose. Ho scoperto alcuni vantaggi: mettendo in rilievo le scene e i costumi, il 3D permette di immergere lo spettatore in un mondo fittizio e, in un certo senso, di entrare nel fumetto; in secondo luogo rafforza la presenza degli attori, e dunque quella dei personaggi

 

La sua troupe era la stessa di quella del Piccolo Nicolas. Che tipo di indicazioni gli ha dato?

 

Quando scrivevo una scena visualizzavo abbastanza bene gli sfondi e i costumi. Tuttavia non ho dato altre indicazioni agli interessati oltre a quelle presenti nello script. Anziché insistere sulle cose che conoscevo, elementi che sono un po’ dei cliché, ho preferito fidarmi dei loro riferimenti e della loro creatività. Sapevo solo di volere un’Inghilterra senza tempo, con i suoi giardini, i suoi punk, le sue cabine telefoniche rosse, le sue stoffe scozzesi… e dei veri Romani. Al cinema si sono visti spesso dei Romani che sembrano paccottiglia, con armature di latta. Io li volevo come i tedeschi di Alla ricerca dell’Arca perduta; dovevano essere presi sul serio! È uno strano punto di vista perché Asterix e Obelix chiaramente non sono realistici e io li vedo come dei supereroi. Il miscuglio dei generi non era affatto scontato, ma io ci tenevo.

 

 

E per la musica?

 

Anche in quel caso ho avuto il piacere di lavorare con persone di fiducia. Mi hanno proposto delle idee alle quali non avrei mai pensato. Tra queste, la presenza della musica rock. È stata la montatrice a propormi un pezzo dei Ramones per l’arrivo degli eroi in Britannia. Quanto ai BB Brunes, non li conoscevo bene ma avevano il look e il genere di musica ideale per farsi passare per inglesi. Ed è stata ancora una volta la mia montatrice che ha avuto l’idea di fare della scoperta di Londinium una versione stile videoclip su uno dei loro pezzi.

 

 Se guarda dietro di sé, cosa le è sembrato più difficile?

 

Resistere alla maratona fisica e psicologica rappresentata da un progetto come questo. Dopo sei mesi di preparazione si arriva già stanchi alla fase delle riprese. Ma bisogna mantenere alto il livello, non perdere di vista le ambizioni, il rigore, il buon gusto. Restare freschi ogni giorno, entusiasti e disponibili per far fronte a tutti problemi che via via emergono.

 

E quali sono stati i momenti migliori?

 

Tutti quegli attimi fugaci in cui si riesce a prendere un po’ le distanze per assaporare quello che ci sta succedendo: dirigere Catherine Deneuve, un’icona che ha lavorato con Buñuel e Truffaut; ammirare l’esercito di formiche e di gru che si agitava a Malta per le scene in mare aperto; dirigere le sequenze delle battaglie con i Romani in una pianura ungherese a 35 gradi …

 

 

In quei momenti pensava all’adolescente che era un tempo e che forse non avrebbe mai osato sognare tanto?

 

Ma l’adolescente che ero era convinto che avrebbe fatto questo genere di film! (ride). È solo dopo, quando si scopre la realtà di questo mestiere,che non si osa più sognare…

 

 

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