5 DICEMBRE – THE GREY – TUTTE LE CURIOSITA’
In THE GREY, Liam Neeson guida un gruppo di uomini che lavorano in una raffineria che, mentre stanno tornando a casa in aereo, precipitano nella selvaggia Alaska. Affrontando ferite mortali e condizioni climatiche impossibili, i sopravvissuti avranno solo poco tempo per sfuggire al gelo e a un pericoloso branco di lupi selvatici che dà loro la caccia, prima che sia troppo tardi. Da NANUK L’ESCHIMESE del 1922 al mitico LO SQUALO, il classico conflitto tra uomo e natura è da sempre uno dei temi cinematografici più di successo. In THE GREY, ambientato sulle gelide montagne dell’Alaska, un branco di terribili lupi assetati di sangue è ben deciso a non lasciare scampo alle sue prede umane. “Questo è un film duro sulla sopravvivenza” spiega il regista e co-autore Joe Carnahan, già autore di NARC e SMOKIN’ ACES. “Se avete paura degli animali selvatici o dei viaggi in aereo, questo film vi sconvolgerà a lungo”. “Il film spazia tra numerosi generi” spiega il produttore Jules Daly. “È un thriller, ma anche un horror e un film psicologico”. Basato sul racconto “Ghost Walker” di Ian Mackenzie Jeffers, THE GREY è la seconda collaborazione tra Carnahan e la star internazionale Liam Neeson (TAKEN, STAR WARS EPISODIO 1, SCHINDLER’S LIST) mentre produttore e produttore esecutivo sono Ridley e Tony Scott. “The GREY ha fatto scattare qualcosa di primordiale dentro di me”, confessa Liam Neeson, che dopo aver visto il copione, si è subito proposto come protagonista, ben consapevole che Carnahan avrebbe seguito la via del realismo, scegliendo location nella zona sub artica. “Quando ho letto lo script avevo 57 anni e il ragazzino dentro di me ha pensato che potesse essere una buona idea accettare un ruolo così impegnativo” spiega Neeson. “Volevo che il pubblico dicesse ‘Wow, come diavolo ha fatto a farlo?’ Allo stesso tempo pensavo, ‘Accidenti, ce la farò, fisicamente parlando?’”
LA STORIA
Il film inizia in una raffineria in Alaska, dove gli operai affrontano faticosi turni da cinque settimane, seguiti poi da due settimane di vacanza. Mentre tornano a casa, una tempesta provoca un incidente aereo nella tundra dell’Alaska. Tutti i passeggeri rimangono uccisi tranne otto sopravvissuti che si dirigono verso sud, cercando di raggiungere la civiltà, inseguiti da un branco di lupi misteriosi, quasi mistici, preistorici per forma e ferocia. Neeson interpreta John Ottway, un tiratore scelto che è stato assunto dalla raffineria per proteggere gli operai durante i turni di lavoro da ogni tipo di bestie selvatiche, come orsi e naturalmente lupi. “Sarebbe stato difficile immaginare qualcun altro al posto di Liam nel ruolo”, racconta Carnahan entusiasta. “Il modo in cui Liam ha sviluppato e poi dato forma al personaggio ha ampiamente superato le mie aspettative. È stato in grado di esprimere il senso più profondo, più intenso di quello che sono la vita e la morte. Gli attori più giovani non comprendevano pienamente il significato della loro mortalità. Liam ha quasi sessant’anni e, per quanto vibrante, forte e duro, comprende perfettamente che i giorni passano, per ognuno di noi. E che il tempo ci insegue inesorabilmente”. “Il mio personaggio ha un particolare rapporto con questi lupi”, spiega Neeson. “Lavora a difesa della raffineria: il suo compito è assicurarsi che gli animali non si avvicinino agli operai. Quello che tormenta Ottway è che, probabilmente, i lupi stiano tornando per vendicarsi”.
LE ORIGINI
L’interesse di Carnahan è nato da un racconto dello scrittore Jeffers intitolato “Ghost Walkers”. La trama narra la storia di un gruppo di lavoratori di una raffineria che, in seguito a un incidente aereo, è alle prese con un branco di pericolosi lupi. Jeffers ha steso la prima bozza della sceneggiatura e Carnahan ha trascorso i successivi cinque anni a sviluppare i personaggi e la narrazione. Al tema “sopravvivenza” si sono aggiunte altre questioni esistenziali durante gli anni della riscrittura. “Volevo qualcosa che avesse un significato più profondo, qualcosa che mettesse in discussione la natura, la vita, Dio. I lupi fanno parte di tutto ciò. Sono onniscienti e potenti come i fiumi o le bufere di neve. Volevo mostrare questi uomini come intrusi, in un scontro tra uomo e natura. Il film è incentrato sulle vicende di questi uomini e sul loro viaggio. Ma volevo anche che fosse qualcosa di più di un interessante ma prevedibile film d’azione”.
CAST
Coinvolgere un cast di attori eterogenei facendo in modo che si completassero l’un l’altro è stato come “comporre un grande puzzle”, dichiara il produttore Daly, spiegando anche la scelta di interpreti relativamente sconosciuti e appositamente selezionati dal regista, tra cui Frank Grillo, Dallas Roberts, Joe Anderson, Nonso Anozie, Ben Bray e Badge Dale, per inserire nel gruppo dei veri e propri macho-men. La chiave del casting stava nel trovare attori credibili che riuscissero a sopportare le difficili condizioni fisiche e che non fossero facilmente identificabili. Spiega Mulroney: “Nella maggior parte dei film, riconoscere subito buona parte degli attori tra i personaggi che salgono su un aereo significa conoscere già chi saranno i sopravvissuti e questo fa perdere mordente alla storia. Così Joe ha assegnato le parti ad attori forti e scrupolosi, alcuni dei quali potreste aver già visto, ma non tutti, non ancora”. Spiega Carnahan: “Ho sempre pensato che ognuno di questi personaggi fosse una diversa sfaccettatura della personalità di Ottway: c’è il duro, il codardo, il sensibile, il marito. Ho cercato di crearlo in questo modo metaforicamente, ma senza tracciare una linea troppo netta tra queste caratteristiche. La storia chiede semplicemente “Chi sei? Come vuoi vivere? Come vuoi morire?”.
LE RIPRESE A SMITHERS, NELLA BRITISH COLUMBIA
Lavorare insieme è diventato più facile quando la troupe si è ritirata su un remoto set in montagna a Smithers, un piccolo paese di 5500 abitanti nella British Columbia, in Canada, a circa 12 ore di auto a nord di Vancouver. “Eravamo completamente in balìa dei capricci della natura e, per quanto frustrante, l’ho anche trovato affascinante”. Sin dall’inizio, il regista ha insistito sul realismo, tenendo gli attori immersi nella neve ad affrontare venti impetuosi sul pendio delle montagne. “Avevo le ciglia ghiacciate, era pazzesco”, racconta Roberts, che interpreta Hendricks. “Era il luogo più freddo in cui sia mai stato in tutta la mia vita” spiega Grillo. “Stavamo all’aperto per ore, a gelare con venti a 130 km/h. Cercavo di dire una battuta, ma la mia bocca non si muoveva”. Racconta Carnahan: “Siamo stati allontanati dalla montagna tre volte a causa delle bufere di neve. Le dita delle mie mani e dei miei piedi erano in parte assiderate”. Mulroney aggiunge che: “Tutta la preparazione fatta sul copione, lo studio di incidenti aerei, la ricerca sui lupi…non contavano più. Perché quando ti trovi su una montagna con 20 gradi sotto zero e venti a 95 km/h e con la neve che cade di traverso, niente di tutto questo importa. Sei lì e basta”. “È difficile simulare il tempo gelido”, spiega Carnahan. “C’è uno strumento usato per creare il vento sullo schermo, un particolare ventilatore, ma in THE GREY non c’è nulla di tutto questo: non esistono ventilatori al mondo in grado di simulare l’effetto di ciò che ha fatto madre natura su quella montagna”. Mulroney racconta: “Quando dico ‘freddo’, intendo un freddo intenso, doloroso, vicino all’assideramento. È stato straziante”. Le condizioni hanno messo alla prova tutti quanti durante le riprese: “Si poteva accedere al set unicamente attraverso un gatto delle nevi o una motoslitta” racconta Carnahan. A causa delle condizioni climatiche estreme, il cast si riuniva in piccoli rimorchi e casse da imballaggio per stare al caldo. Probabilmente l’incidente più memorabile è avvenuto quando il gruppo di attori è stato letteralmente sommerso fino alla vita dalla neve ghiacciata: una tempesta oscurava la vista di tutti, e i cameramen con la loro gru hanno dovuto affrontare seri problemi con una scena, perché il carburante necessario per mettere in moto l’attrezzatura si era solidificato. “I primi giorni sono stati fisicamente insostenibili”, ricorda Neeson. “Dovevamo memorizzare le battute ma i nostri cervelli erano congelati e l’unica cosa a cui riuscivamo a pensare era come rimanere al caldo”.
I LUPI
“Se non avessimo rappresentato i lupi nel modo giusto, il film non avrebbe avuto forza”, spiega il produttore Daly. Il regista avrebbe potuto prendere la strada più convenzionale, generando gli animali al computer in post-produzione, ma Carnahan ha preferito impiegare la CGI in modo intelligente, come ausilio ad altri sistemi, quali giganteschi pupazzi meccanici e veri animali ammaestrati. Carnahan ha guardato ore di documentari sulla natura, ha letto i libri di Shaun Ellis sul comportamento dei lupi, e ha studiato tutto il possibile sull’argomento. Ma voleva qualcosa di più misterioso e di ispirazione fantasy. “Volevo qualcosa di realistico ma, allo stesso tempo, volevo che i lupi fossero più grossi del normale”. Il vincitore degli Academy Award e degli Emmy Award per gli effetti speciali Greg Nicotero ha lavorato come supervisore delle creature per KNB Effects con Mike Fields, Alex Diaz, David Wogh e Bethamber Hathaway. James Paradis ha coordinato gli effetti speciali, insieme a più di una decina di assistenti, mentre Gerry Thierien di Action Animals aveva l’incarico di supervisionare i lupi veri. “La combinazione è stata la strada giusta,” conclude Daly. “L’utilizzo di una sola tecnica avrebbe probabilmente funzionato comunque, ma insieme il risultato è stato migliore”. Spiega l’attore Dallas Roberts, “Abbiamo usato dei pupazzi incredibili, in grado di muoversi, sanguinare e ringhiare in modo realistico. È un elemento positivo perché non abbiamo usato soltanto immagini al computer, con schermi verdi e palline da ping-pong. Invece, c’era un lupo vero che respirava pesantemente a pochi centimetri dalla mia faccia”. “Abbiamo tutti visto gli effetti del CGI, ma volevamo qualcosa che fosse il più vicino possibile a un lupo vero”, ha dichiarato Neeson. “Così abbiamo utilizzato enormi teste di pupazzo azionate da tre o quattro persone, acrobati travestiti da lupi, e altri effetti, alternandoli per qualche secondo. Nella mia prima esperienza diretta con loro, il mio personaggio veniva attaccato da due lupi. C’erano due ragazzi che azionavano i suoni in modo da simulare il respiro dei lupi e mi è sembrato reale. Accidenti, se era reale”. Gli ambientalisti sostengono che i lupi non attaccano mai gli umani, e che le creature del film sono differenti dalle bestie nella vita reale. “Sebbene apprezzi profondamente l’idea che i lupi non attacchino le persone, – afferma Carnahan – rimangono comunque animali selvatici e parte della natura. Non ho mai cercato di rappresentare i lupi come pericolosi assassini. Tuttavia, vivono allo stato brado e proteggono ciò che è loro”.
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