22 novembre END OF WATCH SINOSSI E CURIOSITA’

22 novembre END OF WATCH  con Anna Kendrick e Jake Gyllenhaal 

SINOSSI

 

In END OF WATCH gli Agenti Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael Peña) hanno giurato di ‘servire e proteggere’. Per portare a termine questa missione giorno per giorno hanno creato un potente sodalizio, in modo da essere certi di tornare a casa sani e salvi alla fine del turno di servizio. L’unica certezza per i due poliziotti è che non esistono garanzie di tornare vivi a casa quando pattugliano le strade di South Central, Los Angeles. Tra luci blu, sirene ed emozionanti scene d’azione tra i due partner, che trascorrono gran parte della giornata in una macchina della polizia aspettando la prossima chiamata dalla centrale, nasce una forte intesa che gli permette di agire come se fossero un’unica forza. L’azione si sviluppa interamente attraverso filmati girati con la macchina da presa a mano e le scene sono spesso riprese dal punto di vista degli agenti, dei membri delle gang, delle telecamere di sorveglianza, e dei cittadini intrappolati nella linea di tiro. Questa prospettiva a 360° gradi crea un avvincente e dinamico ritratto delle strade, dei vicoli più bui e violenti, e dei coraggiosi poliziotti che si occupano di pattugliarli. Lo Sceneggiatore/Regista/Produttore David Ayer (TRAINING DAY) era determinato a raccontare quanto più realisticamente possibile la storia dei poliziotti di Los Angeles, aprendo una finestra su un mondo che solo raramente si vede: quello delle forze dell’ordine, con tutta la sua realtà e la sua compassione. Prodotto da John Lesher, Nigel Sinclair e Matt Jackson, con un cast capitanato da Jake Gyllenhaal e Michael Peña, e interpretato da Anna Kendrick, America Ferrera, Cody Horn, Natalie Martinez e Frank Grillo, END OF WATCH è una storia potente che parla di famiglia, amicizia, amore, onore e coraggio.

LA PRODUZIONE

Essendo cresciuto per le strade di South Central Los Angeles, lo sceneggiatore/regista David Ayer avrebbe potuto facilmente avere una vita molto diversa. Ha assistito alla devastazione di un quartiere, causata dalle gang violente. Invece di contribuire a questa devastazione, Ayer ha iniziato a far confluire le sue esperienze in storie, già ai tempi in cui prestava servizio nella marina degli Stati Uniti. Le sue storie hanno iniziato a prendere forma e alla fine si sono trasformate in sceneggiature, come testimonia il famoso film, Training Day. “Passare da Training Day a End of Watch significa per molti versi, completare il cerchio”, afferma Ayer. “Scrivere storie di poliziotti per me è facile. Ho quel tipo di gene”. Avendo scritto una serie di film sui poliziotti dopo Training Day (tra cui S.W.A.T. Squadra Speciale Anticrimine e La Notte non Aspetta), Ayer era preoccupato di ripetersi, e perciò per qualche tempo evitò questo genere di pellicole. “Era abbastanza chiaro che mi stavo incamminando su una strada ben precisa”, chiarisce Ayer. “Ma uno dei miei mentori in questo ambiente (l’acclamato sceneggiatore Wesley Strick) mi disse di trovare la mia nicchia e di sfruttarla. E’ stato allora che mi sono detto, ‘so farlo, quindi devo tornare a parlare di questo argomento’.”. Questa volta però, Ayer avrebbe utilizzato un approccio molto diverso. Essendo amico di molti ‘tutori della legge’, decise di raccontare la loro storia. Se i suoi film precedenti erano incentrati su figure di poliziotti gangster o corrotti, questa sceneggiatura si sarebbe distanziata da quelle passate, focalizzandosi su quello che è realmente il lavoro degli agenti di polizia. “Il problema dei film sui poliziotti è che non abbiamo mai visto cosa facciano veramente a lavoro”, chiarisce Ayer. “Abbiamo visto cosa Hollywood pensa che facciano. Abbiamo visto e rivisto, in qualsiasi altro film di questo genere, la scena in cui ci sono due poliziotti che discutono animatamente su chi abbia la giurisdizione del caso”. In passato, durante le interviste, Ayer stesso ha ribadito più volte che le storie di agenti corrotti sono l’argomento più interessante di questa tipologia di film. END OF WATCH lo ha spinto a rivedere i propri sentimenti. “Finalmente ho provato a me stesso che non è vero”, afferma Ayer. “E credo di aver provato anche ad altre persone che non è vero”. Per Ayer, il pericolo che gli agenti corrono ogni singolo giorno a lavoro, e allo stesso tempo, il fatto di dover tornare a casa e avere dei rapporti normali con il proprio partner, rappresentava l’approccio giusto. “Questi poliziotti assistono al caos più totale, a vere e proprie carneficine e devono affrontare delle situazioni psicologicamente assurde e distruttive, ma poi devono tornare a casa e dedicarsi ai loro cari”, dice Ayer. “Chi riesce a fare tutto ciò secondo me è una persona affascinante”. Il ritorno di Ayer al genere dei film sui poliziotti di Los Angeles è arrivato con la sceneggiatura di END OF WATCH, che ha scritto in sei giorni. Ayer ha fatto ricorso a tutte le sue conoscenze, imparate nel corso degli anni, per raccontare una storia assolutamente tradizionale ma che non era mai stata raccontata del tutto prima d’ora. “Volevo catturare la storia di questi poliziotti che escono per le strade, lavorano sodo, fanno il proprio dovere, e che fondamentalmente sono delle brave persone”, chiarisce Ayer. “Quello che ci hanno insegnato ad aspettarci da un film sui poliziotti non lo troverete in questa storia. Qui viene raccontata la realtà. La noia della realtà. Il modo in cui si creano dei legami tra le persone, il modo in cui si creano dei legami tra i poliziotti. Vedere questo film sarà come essere ammessi a entrare in un mondo segreto”. L’approccio utilizzato da Ayer di fare piazza pulita di ogni cliché caro ai film di questo genere, capovolgendoli, è l’elemento che ha spinto il produttore John Lesher a prendere parte a questo progetto. “L’elemento che secondo me era davvero speciale della sceneggiatura di Ayer era che non si trattava del tipico film di poliziotti, o di una storia di corruzione all’interno della polizia”, dice Lesher. “Fondamentalmente, era la storia di due amici e delle loro vicissitudini all’interno del corpo di polizia. Il film ha la sua dose di azione e di violenza, ma principalmente è una storia sull’amicizia, sulla famiglia e su quei temi universali nei quali chiunque può identificarsi”. I Produttori Nigel Sinclair e Matt Jackson sono rimasti molto colpiti dopo aver letto la sceneggiatura, in seguito hanno incontrato Lesher per discutere del progetto. Sinclair e Jackson hanno accettato di far parte del film senza saper bene chi fosse nel cast, cosa alquanto rara per una società di finanziamento indipendente. “Abbiamo richiamato Lesher il giorno dopo il nostro incontro e gli abbiamo detto che avremmo fatto il film. Dopo appena 24 ore, Gyllenhaal, che a nostra insaputa aveva letto la sceneggiatura, ha accettato la parte”, racconta Sinclair. “E’ stata una gran fortuna”. “Nigel ed io eravamo emozionati all’idea di realizzare il film, e dar vita alla visione di David Ayer”, dice Jackson. “David raccontava una storia di cameratismo tra due agenti, catturando una prospettiva dall’interno, che è viscerale ed emozionante”. “Questo film in realtà non parla di due poliziotti, ma di due uomini che per andare a lavoro indossano uniformi da poliziotto, e diventano quelle persone che vediamo per la strada”, sottolinea Sinclair. “E a South Central Los Angeles si trovano ad affrontare delle situazioni terrificanti e pericolose. Nel film si vedono questi uomini sia a lavoro che nei momenti di vita familiare, ed è proprio questo contrasto che conferisce al film tutta la sua potenza”. Il consulente tecnico del film, l’ex-agente veterano del LAPD Jaime FitzSimons, ha apprezzato molto lo sforzo di Ayer nel tentare di raccontare una storia quanto più accurata possibile. “Credo che, considerando il modo in cui il film è girato e il modo in cui David lo ha scritto, quando lo vedranno, sia i poliziotti che le persone comuni penseranno, ‘Finalmente. Finalmente, qualcuno ha mostrato entrambi i lati della medaglia di ciò che significa vivere in una comunità come questa e di cosa comporti per due agenti, che sono anche grandi amici, mantenere l’ordine. Ayer riesce abilmente a descrivere il significato della loro amicizia e cosa provano i loro familiari, arrivando a toccare tutti gli aspetti della vita dei due agenti di polizia”. L’azione in END OF WATCH si sviluppa come in un documentario. Ayer ha sviluppato il film in modo che ogni scena rappresenti un’esperienza viscerale per lo spettatore. “Il mio obiettivo era riuscire ad ottenere un punto di vista realistico”, sottolinea Ayer. “Volevo che fosse come guardare YouTube: dove qualcosa nella tua mente ti dice che è tutto reale. Questo film è qualcosa a metà tra YouTube e Training Day, sotto tanti punti di vista”. Durante tutto il corso delle riprese, Ayer ha costantemente concatenato ogni sequenza in modo che lo spettatore si senta immerso in questo mondo. Per Ayer, END OF WATCH combinava una realtà produttiva di prima qualità con il senso del realismo viscerale e reale di YouTube. “Mi attraeva l’ambizione di Ayer di voler conferire un look assolutamente autentico alle forze di polizia”, afferma Lesher. “Le sue tecniche cinematografiche, così organiche, erano qualcosa che non avevamo mai visto prima”. Partendo dal rapporto di amicizia tra i due agenti, passando per le location, fino ad arrivare agli ampi angoli di ripresa, il raggiungimento del realismo era essenziale per il successo di END OF WATCH. Per rendere l’azione ancor più immediata e far immergere meglio lo spettatore nella storia, le mdp riprendevano l’azione a 360°. In ogni momento c’erano almeno quattro mdp che riprendevano l’azione, tra cui due mdp montate sugli attori Jake Gyllenhaal e Michael Peña, a sottolineare il realismo della scena. (Il personaggio di Gyllenhaal segue delle lezioni di cinema, che fanno parte dei suoi studi di legge, e ci sono mdp visibili e posizionate in maniera organica all’interno di tutta la storia.) “Agli spettatori sembrerà di lavorare fianco a fianco con Brian Taylor e Mike Zavala”, chiarisce il consulente tecnico, Jaime FitzSimons. “Gli sembrerà di prendere parte all’azione, al loro rapporto, e alle loro vite al di fuori dell’ambito lavorativo”. La storia inizia con un entusiasmante inseguimento in macchina, nel corso del quale vediamo gli agenti Brian Taylor (Jake Gyllenhaal) e Mike Zavala (Michael Peña) sfrecciare lungo le strade di South Central, Los Angeles, nel tentativo di catturare una macchina piena di criminali appartenenti a una violenta gang, mentre una telecamera montata sulla macchina di servizio di Taylor e Zavala cattura ogni singolo dettaglio dell’inseguimento. La scena termina con una raffica di colpi e con un proiettile che colpisce il giubbetto di protezione di Taylor: niente più che un altro rischio legato a questo mestiere. Ogni nuovo incarico porta con sé tante incertezze, una serie di sfide e un enorme trambusto per i due giovani poliziotti: un piantagrane locale si azzuffa con un postino; una drogata di crack “si perde” i figli e Taylor e Zavala li ritrovano nell’armadio legati con del nastro adesivo; gli agenti catturano un “Cowboy messicano” con un camion pieno zeppo di armi e di denaro; salvano eroicamente dei bambini da un edificio in fiamme; scoprono un covo dove alcune persone destinate al traffico di esseri umani vengono tenute come schiave; e un controllo di routine nella casa di un’anziana signora si trasforma in un grosso ritrovamento di narcotici. Alla fine di ogni turno gli agenti scrivono le iniziali “EOW” sul loro registro, poi vanno a casa. Nel corso del film l’agente Taylor s’innamora della bellissima Janet (Anna Kendrick) mentre Zavala e sua moglie Gabby (Natalie Martinez) danno il benvenuto al loro primo figlio. Mentre aspettano la loro prossima chiamata, i due uomini conversano candidamente dei rischi legati al loro mestiere. A queste discussioni si contrappongono le conversazioni sulle loro compagne di vita, e momenti teneri in cui esprimono le loro speranze per il futuro. Allo stesso tempo, veniamo a conoscenza di alcune figure sinistre: il Cartello della Droga di Sinaloa, la gang di strada di Los Angeles i cui membri hanno dei nomi da graphic novel (Big Evil, Wicked, La La e Demon), e tanti altri “brutti ceffi”. Mentre i membri delle gang si aggirano tra le strade di Southland, attraverso delle videocamere li vediamo gettare scompiglio nel quartiere. “La tecnologia ha senza dubbio cambiato il lavoro dei poliziotti. E’ assolutamente normale per i poliziotti portare con sé videocamere, microfoni, registratori”, spiega FitzSimons. “Anche le gang fanno la stessa cosa. Basta guardare YouTube. Oggi le gang riprendono qualsiasi cosa”.

GLI AGENTI

“Puoi scegliere di fare un film tecnicamente perfetto e di girarlo straordinariamente, ma se non hai gli attori giusti, non hai il cuore del film”, sostiene Ayer. “Abbiamo a disposizione degli attori molto dotati, che sono pronti a dare il massimo per il film”. Jake Gyllenhaal è stato il primo attore a unirsi al cast di END OF WATCH. Riguardo alla sceneggiatura di Ayer, Gyllenhaal ricorda, “La sceneggiatura era davvero avvincente. Ma oltre a questo, il film possiede anche una struttura classica, nascosta sotto a una narrazione efficace e affascinante, che non si è mai vista prima”. Gyllenhaal, che è anche produttore esecutivo del film, si è impegnato molto in questo progetto, per cinque mesi si è sottoposto a un allenamento intensivo per prepararsi per il ruolo. “Jake è un attore fantastico, è incredibilmente impegnato”, dice Lesher. “E’ un duro. Ma riesce anche ad apparire vulnerabile quando è necessario. Per questo film ha davvero superato se stesso. E’ stato il capitano del team di attori. E’ anche un grande partner come produttore, ti da il 150 percento”. “Dopo aver letto la sceneggiatura, ho capito che Ayer aveva alzato di molto l’asticella, nell’ambito di questo genere. Ho iniziato a chiedermi come mai nessun altro avesse mai fatto un film come questo prima d’ora”, spiega Gyllenhaal. “Non è facile riuscire a trasporre una sceneggiatura che si legge come una clip di YouTube in un’esperienza cinematografica appagante. E Ayer ci è riuscito”. Michael Peña è salito a bordo poco dopo Gyllenhaal, dopo che Ayer e i produttori avevano visto diversi attori per la parte. “Abbiamo sempre ammirato il lavoro di Michael”, dice Lesher. “E gli abbiamo fatto fare diversi provini, fino a quando non lo abbiamo visto in Lincoln Lawyer, dove la sua performance ci ha lasciato senza fiato”. “Jake e Michael hanno dato il meglio di sé”, afferma Sinclair. “E nel film risultano assolutamente credibili. Durante le riprese, tra di loro si è sviluppato un ottimo rapporto, c’era anche una dose di competizione sulla quale hanno deliberatamente giocato. Hanno dato molto al loro ruolo, e quando sono assieme sullo schermo si rubano la scena a vicenda”. “E’ stata una di quelle rare volte in cui abbiamo avuto la fortuna di avere sia Jake che Michael sin dall’inizio dello sviluppo del progetto e questo gli ha permesso di fare tutto l’addestramento tattico e di accompagnare dei veri poliziotti durante i loro turni di pattuglia per immergersi nella cultura”, racconta Jackson. “Non abbiamo dovuto convincerli a farlo. Era semplicemente giusto nei confronti di David, della sua sceneggiatura e della sua visione riuscire ad attrarre un cast di questo livello”. “End of Watch non esisterebbe senza il forte legame di amicizia tra gli agenti Taylor e Zavala; e quando si legge la sceneggiatura, si avverte subito che la storia non funzionerebbe e non potrebbe svilupparsi senza questo legame. E’ anche questo che rende unico il film rispetto a quello che è il suo genere. E’ una storia di amicizia vera”, ribadisce Gyllenhaal. “Mike è l’altra mia metà, ed è straordinario nel ruolo. Ho recitato in film in cui il mio personaggio manda avanti la storia per tutto il tempo, in cui ero io il soggetto di ogni scena. Questo film è differente. Qui siamo in due. E non funzionerebbe senza uno di noi”. Anche Peña è rimasto colpito dalla sceneggiatura di Ayer, secondo lui non rappresentava l’esempio di narrazione classica. La storia dei due partner lo ha colpito particolarmente e lo ha spronato a prendere parte alla pellicola. “L’aspetto del cameratismo, il suo realismo, mi hanno colpito molto”, afferma Peña. “Certe scene d’azione erano davvero emozionanti da leggere. Ma poi c’erano anche le scene in cui i due personaggi parlano solamente, e anche quelle erano altrettanto interessanti, tanto quanto un’opera teatrale di David Mamet”. Peña sapeva che interpretare il ruolo di due amici non sarebbe stato affatto facile. “E’ davvero difficile perché si deve essere come due fratelli”, dice Peña. “Si deve raggiungere un alto livello di fiducia, e questa è una cosa impossibile da fingere”. I due attori hanno trascorso cinque mesi assieme, nel corso dei quali hanno partecipato a dei veri addestramenti della polizia e hanno accompagnato dei poliziotti nel corso dei loro pattugliamenti. Tra Gyllenhaal e Peña è nata una solida fiducia grazie a questa esperienza. Il duo ha trascorso molte ore a provare assieme, per conoscersi il più possibile. Ayer li ha sempre spronati in questa direzione. “Jake e Michael mi hanno dato più tempo che per qualsiasi altro film che abbiano girato nel corso della loro carriera”, afferma Ayer. “Mi hanno dedicato cinque mesi e grazie a questo tempo trascorso assieme, la loro amicizia acquista grande credibilità e si arriva davvero a credere che questi due ragazzi abbiano lavorato assieme come poliziotti. Sono loro il film”. E’ stato nel corso di questi mesi di addestramento per il film, che Gyllenhaal e Peña hanno formato una vera amicizia che ha reso la loro alchimia sullo schermo così naturale. “Tutte le cose che accadono durante la formazione di un’amicizia tra due persone sono accadute nel corso di quei cinque mesi”, racconta Gyllenhaal. “La fiducia di cui avevamo bisogno per superare l’addestramento con le armi, sedere in un’auto della polizia per interminabili ore, per mesi, ci ha fatto capire che cosa significhi mettere la propria vita nelle mani di un altro. E quindi alla fine l’amicizia è diventata reale”. Anna Kendrick, che interpreta il ruolo della ragazza di cui Taylor è innamorato, ha subito notato questo senso di cameratismo: “Sono così fantastici, è proprio uno di quei casi in cui la linea tra realtà e finzione cinematografica diventa labile. In certi momenti, non capisco se a parlare siano Taylor e Zavala o Jake e Michael”. I personaggi di Brian Taylor e Mike Zavala sono molto diversi. Sono cresciuti in mondi differenti e sono diventati amici all’interno del corpo di polizia, dove hanno formato questa specie di unità simbiotica, il cui scopo non è solo quello di proteggere gli altri, ma anche se stessi. Brian Taylor, il personaggio interpretato da Gyllenhaal, viene da una famiglia benestante di Davenport, nell’Iowa. E’ entrato nei Marines per ribellarsi contro i suoi genitori e in seguito ha deciso di andare a Los Angeles e diventare un poliziotto; lì, presso l’Accademia di Polizia, incontra Zavala. Zavala viene dalle strade di East LA, era un pugile dilettante, che si è sposato Gabby, la fidanzatina del liceo, quando aveva 18 anni. “Brian Taylor è un ragazzo cresciuto in un ambiente familiare ricco ma freddo e arido”, spiega Ayer. “Quando incontra Zavala viene a contatto con il suo mondo che invece è pieno d’amore, cibo e brave persone. E Taylor si sente immediatamente attratto da tutto ciò”. “Questi ragazzi sono partner e anche grandi amici”, afferma Peña. “Quando ho letto la sceneggiatura, ho intravisto una storia universale su due persone che sono totalmente diverse e che finiscono per diventare dei fratelli. E’ una cosa che accade spesso all’interno delle forze di polizia, a causa della natura stessa di questo lavoro”. “Entrambi darebbero la vita per l’altro”, afferma Gyllenhaal. “Tutto qui. E l’ironia della sorte è che hanno trovato un fratello nell’ambiente più pericoloso di tutti, un luogo in cui la loro fratellanza viene messa in pericolo quotidianamente, e può andare persa in qualsiasi momento”. Come spiega FitzSimons, quello che accade sullo schermo rispecchia le amicizie che si vedono spesso all’interno delle forze di polizia: “Due amici come Taylor e Zavala, probabilmente, trascorrono più tempo assieme che con le rispettive mogli. Talmente è stretto il loro legame. Ti assicuri, a tutti i costi, che il tuo partner torni a casa alla fine del turno”.

Due personaggi che sono costantemente presenti durante tutto il corso del film, anche quando non sono sullo schermo, sono Janet (Anna Kendrick) e Gabby (Natalie Martinez), le due donne di Taylor e Zavala. Quando mettono da parte le eccezionali pressioni legate al loro lavoro, i due agenti devono anche gestire i problemi quotidiani legati alle loro relazioni. Il personaggio di Gyllenhaal si trova a un punto della sua vita in cui è pronto a sistemarsi, e trova in Janet una donna intelligente e sexy, diversa dalle donne (i.e., appassionate di poliziotti) del suo passato. Janet è una studentessa e i due s’incontrano all’università. Per il ruolo di Janet, il regista David Ayer si è rivolto ad Anna Kendrick (Tra Le Nuvole, La franchise di Twilight). “Anna è fantastica, è vivace e interessante in ogni scena”, spiega Ayer. “Crea un fantastico elemento di contrasto rispetto a Jake, che è un ragazzo intelligente. Lo tiene sempre attivo, è molto comprensiva e divertente, è molto tenera e leggera. E ci sono scene molto forti in questo film, perciò, qualsiasi occasione per mostrare un po’ di tenerezza e amore sono ben accette”. “Janet non sospetta assolutamente in quale mondo si sia andata a cacciare”, dice la Kendrick. “Si deve adattare a questo loro cameratismo. Non sono sicura che sarebbe uscita assieme a lui se avesse indossato l’uniforme la prima volta che si sono conosciuti. Credo che la cosa l’avrebbe spaventa un po’”. “Come si dice in questi casi, lui la ama da morire”, spiega Gyllenhaal. “Anna è dolce e sexy. Il personaggio di Janet, per Brian Taylor, rappresenta la pace che non ha mai avuto nella sua vita”. “Brian è un ragazzo intelligente. Janet è una ragazza intelligente. Entrambi hanno delle difficili situazioni familiari alle spalle di cui non amano parlare in pubblico”, spiega la Kendrick. “Ma sono abbastanza coraggiosi da confidarsi le loro problematiche. Capiscono le loro nevrosi e le loro paure; perdonare il passato di una persona è una cosa meravigliosa”. Col procedere del film, prosegue anche la relazione tra Janet e Taylor, e il film ci mostra i punti salienti del loro rapporto: S’incontrano per un caffè da Starbucks; escono insieme; procede tutto velocemente e poi lei conosce Zavala e sua moglie Gabby; li vediamo trascorrere una notte d’amore a casa di lui, dove il personaggio della Kendrick, di mattina presto, davanti a una videocamera, confessa i suoi sentimenti per lui; poi, più avanti nel film, c’è un festoso ricevimento di matrimonio, dove i neosposi si mettono a ballare un lento e poi, improvvisamente, sorprendendo gli ospiti, li vediamo eseguire divertenti numeri di ballo, come accade spesso in alcuni popolari video visibili in rete. Con lo svilupparsi della relazione tra Taylor e Janet, si verifica una dinamica interessante all’interno del rapporto tra Taylor e Zavala. Zavala, che sta con la stessa donna sin dal liceo, inizia a dare lezioni sull’amore a Taylor, come farebbe un fratello. Vuole vedere suo fratello felice e amato, come lo è lui con Gabby. Per il ruolo di Gabby, Ayer ha scelto Natalie Martinez (Death Race, Detroit 1-8-7). “Natalie è semplicemente fantastica”, dice Ayer. “Ho sempre visto Gabby come un personaggio molto forte, ama profondamente il marito, è lei che indossa i pantaloni a casa. Mi piace l’idea di questo poliziotto che è un duro, che corre in giro a sparare ai cattivi, che salta recinti, e che poi va a casa e dice ‘Si, cara.’ L’asseconda. E’ così che funziona il loro rapporto”. “Natalie ha un’energia stupefacente”, dice Peña. “E’ una donna facile da amare. I nostri personaggi si conoscono da tanto tempo, e Natalie ed io ci siamo frequentati a lungo per creare questo fattore di benessere tra di noi, che è assolutamente necessario per la loro relazione”. La storia d’amore tra di loro risale ai tempi del liceo. Zavala ha studiato per diventare poliziotto mentre lei ha studiato per diventare insegnante. “Volevano crearsi una vita, ed essere una famiglia”, spiega Martinez. Il personaggio di Gabby è incinta di sei mesi e poi la vediamo partorire, cosa che crea ulteriori ansie a causa della professione del marito. “Credo sia una delle cose più spaventose dell’essere moglie di un poliziotto, il fatto di non sapere quando tornerà a casa”, dice Martinez. E per di più, quando tuo marito torna a casa di cattivo umore, devi fargli trovare un ambiente pieno di amore, e devi strapparlo dal mondo esterno. E poi quando esce di nuovo, devi sapere che potrebbe essere l’ultima volta che lo saluti”. ******** Per porre l’accento sul senso di cameratismo all’interno delle forze di polizia, Ayer ha messo assieme un team di acclamati attori, che vediamo recitare nei ruoli dei diversi poliziotti. Una delle più grandi rivelazioni del film è stata quella dell’agente Orozco, interpretato da America Ferrera. Ferrera, che probabilmente è meglio nota per essere apparsa nella serie televisiva di successo, Ugly Betty, ha subito una trasformazione totale in questo ruolo, in cui interpreta uno dei poliziotti più duri di Newton District. Come ricorda David Ayer: “E poi c’è Orozco, interpretata da America Ferrera. Quando è entrata, ho pensato, ‘Probabilmente, vuole il ruolo di Gabby’. E’ stato allora che ha lasciato cadere la bomba, ‘Voglio interpretare il ruolo di Orozco’. E io ho detto, ‘cosa?’. Orozco era una parte minore, ma poi è diventata una parte più grande perché Ferrera è stata capace di trasformarsi e di entrare in connessione con questo ruolo”. “Quello che mi ha colpito di questa sceneggiatura è il modo in cui Ayer ama ciascuno di questi personaggi che ha creato”, dichiara Ferrera. “Ogni ruolo – grande, piccolo, di una sola battuta, o senza alcuna battuta – era importante per lui. Ama davvero ogni personaggio e ha messo un grande impegno nel creare ciascuno di essi”. Ayer prosegue: “Lei è una poliziotta tosta. Il fatto che sia donna non importa, così come la sua sta statura. Perché per le strade è una combattente, è lei che ti auguri risponda alle tue chiamate”. “Quello che mi attraeva di questo ruolo era il fatto che fosse un personaggio che non si tira indietro davanti a niente”, spiega Ferrera. Una delle scene culmine di END OF WATCH, è quella in cui Orozco incontra i membri della gang ispanica, che considerano la sua scelta di fare la poliziotta come un tradimento. Orozco, infatti, viene dalle stesse strade che pattuglia. “Per gli spettatori, c’è un elemento voyeuristico in questo film, sembra, infatti, di assistere a qualcosa che in realtà non dovrebbero vedere”, sottolinea Ferrera. “Questo accresce l’energia e la tensione al mondo in cui abitano tutti questi personaggi”. Orozco e l’agente Davis (Cody Horn) sono una coppia di poliziotte che devono sopravvivere in quello che è ancora considerato un mondo maschile. Come spiega Ferrera: “E’ stato molto emozionante sentire, nel corso di alcuni pattugliamenti ai quali abbiamo partecipato, poliziotti uomini dire che le donne erano tra i partner migliori che avessero mai avuto. C’erano donne che avrebbero scelto sopra a ogni altro uomo. La questione non è essere donna o uomo, un bravo poliziotto è un bravo poliziotto. Tutto dipende dall’istinto che ti porta a essere un buon poliziotto o meno”. L’obiettivo dei produttori Ayer, Jackson, Lesher, Sinclair e Gyllenhaal era trovare degli attori molto forti in grado di elevare le scene e conferire grande profondità ai personaggi, anche se recitavano solo in una scena o due. Uno di questi attori è David Harbour, che interpreta il duro agente veterano, Van Hauser, un uomo distrutto dai molti anni di servizio nella polizia. Van Hauser mal sopporta Taylor e Zavala per l’energia e la forza che hanno. Van Hauser prova un particolare disdegno per il progetto di videoripresa dell’agente Taylor. “In pratica è un poliziotto che è stato schiacciato dal sistema, e che ha smesso di credere in quella che è la missione del suo lavoro”, spiega Ayer. “E David Harbour, è fantastico, nell’interpretazione di questo personaggio; Jake e Mike amano prenderlo in giro e farsi beffe di lui”. “E’ una specie di messaggero di catastrofi”, dice Harbour. “E’ nella polizia da parecchio tempo, deve pagare molti soldi per gli alimenti, odia il suo lavoro e pensa di essere stato fregato dal dipartimento. Molte delle sue azioni derivano all’odio che prova verso se stesso, perché vede una versione più giovane di sé nel personaggio di Jake”. Come molti degli attori, Harbour si è sottoposto a lunghi addestramenti per prepararsi al ruolo. “Non avevo mai visto certe situazioni dal punto di vista della polizia, ma dopo aver partecipato a questi addestramenti, ho maggiore rispetto per la mole di decisioni che queste persone devono prendere nel giro di pochi istanti, e che possono costare la vita a qualcuno”, spiega Harbour. Per Harbour è stato anche molto impegnativo riuscire a recitare davanti a più macchine da presa contemporaneamente, che in alcune scene erano attaccate direttamente agli attori coi quali recitava. Come spiega lui stesso. “Lo scopo era quello di ottenere maggiore autenticità possibile, cosa che si riflette nel tipo di addestramento al quale ci siamo sottoposti, nella scelta delle tecniche di ripresa, nella sceneggiatura e in tutto il resto. David è molto meticoloso nella ricerca del realismo”. L’attore Frank Grillo (The Grey) concorda: “In questo film credo si riesca a cogliere il vero senso di questo lavoro e di quello che devono affrontare queste persone quotidianamente, e la pericolosità di tutto ciò. E credo che il livello di autenticità mostrerà agli spettatori come queste persone mettano in pericolo se stesse ogni giorno”. Grillo interpreta Sarge, l’ufficiale comandante dei personaggi di Gyllenhaal e Peña. “Sarge vuole bene a questi ragazzi”, afferma Grillo. “Gli vuole bene perché sono dei cacciatori. Escono a cercare le loro prede. Molti poliziotti non si comportano così”. Allo stesso tempo, Sarge deve assicurarsi che ci sia una simbiosi all’interno del dipartimento, e per questa ragione tende a difendere il veterano Van Hauser, per tutti gli anni di servizio che ha prestato all’interno della polizia. “Frank è uno di quegli interpreti con i quali gli altri attori si emozionano a lavorare”, spiega Ayer. “In ogni famiglia c’è il fratello maggiore e Sarge è il fratello maggiore, quello che ti prende in giro, ti picchia e ti ruba i soldi della merenda”. A questi attori professionisti, Gyllenhaal ha voluto affiancare il Consigliere Municipale di LA City, Eric Garcetti, che recita nel ruolo del Sindaco, in una scena cruciale del film, dove viene conferita una medaglia al valore. Per Garcetti, questa esperienza rispecchia quello che è veramente il suo lavoro. “Questa scena è assolutamente realistica” afferma Garcetti. “Rappresenta fedelmente quello che accade realmente nel mio lavoro, ma con luci più forti e un microfono migliore”. Il giorno che ha trascorso sul set gli ha ricordato il coraggio degli uomini e delle donne che vestono l’uniforme blu. “Il conferimento della medaglia al valore è una delle cerimonie più toccanti alle quali abbia mai partecipato nella mia vita”, racconta Garcetti. “Quando senti questi atti di eroismo, ti vengono le lacrime aglio occhi. Queste persone vengono ferite dai proiettili, riescono a malapena a scappare da edifici in fiamme, e non mettono mai in questione quello che è il loro dovere. Sanno di essere lì per proteggerci, e noi siamo una città migliore grazie a loro”.

 

SOUTHLAND

Le riprese di END OF WATCH si sono svolte attorno alla Newton Police Station, uno dei quartieri più violenti e criminali del paese, e i filmmakers hanno vissuto un’esperienza incredibile grazie alle riprese di questo film. Le strade e il quartiere, dov’è ambientata la storia, con la loro storia travagliata, rappresentano oltre che una semplice location anche un vero e proprio personaggio all’interno della storia. “David ha sempre voluto girare a Los Angeles, ed era chiaro per noi che questa scelta era essenziale, se volevamo catturare il realismo del film”, spiega Sinclair. “Poiché David ha buone conoscenze nell’ambito del LAPD, abbiamo ricevuto grande sostegno e molti consigli che ci hanno aiutato nel raggiungimento della piena autenticità”. “Avevamo un location manager che aveva già lavorato assieme a David in passato”, racconta Jackson. “E abbiamo girato in molti quartieri dove è forte la presenza delle gang, il che ha significato un gran lavoro di relazioni sociali da parte di David, per permetterci di girare in questi posti. Abbiamo avuto accesso a molti luoghi dove in genere non è consentito entrare, e tutto grazie a David. E’ stato molto chiaro durante le nostre riunioni, ribadendo spesso che saremmo stati dei visitatori, e che dovevamo trattare con rispetto tutte le persone che avremmo incontrato in questi quartieri, sia la gente comune che i poliziotti del LAPD”. Gli agenti Taylor e Zavala lavorano in una zona di Los Angeles che si chiama Newton. L’area di Los Angeles è divisa dal LAPD in zone di pattugliamento. E Newton è una di quelle più problematiche e violente di tutta Los Angeles dal punto di vista delle gang. E’ quella in cui avviene il maggior numero di omicidi e crimini. Ci sono circa 50 gang diverse a Newton. In altre parti della città, ci sono fasce di territorio controllate da una gang, a Newton, c’è una recinzione che corre lungo il centro dell’isolato e che rappresenta la linea di divisione tra due gang rivali che hanno una faida storica in atto da anni. I poliziotti che lavorano nel Newton District tendono a rimanere lì, perché devi essere un certo tipo di persona per riuscire a tenere testa in un ambiente del genere. “E’ imprevedibile”, ricorda Ayer del suo exquartiere. “Non ci sono molte truppe cinematografiche che vengono qui, perciò noi rappresentiamo una novità. In un isolato eravamo accolti bene, mentre in un altro no”. A parte alcuni individui che Ayer descrive come ‘perditempo’, la produzione non ha incontrato particolari problemi a South Central, dove l’azione sullo schermo ricorda da vicino la tragica storia della città. L’attrice Yahira Garcia, che interpreta il ruolo di ‘La La’ lo sa bene. “A South Central LA”, dice Garcia. “sono cresciuta accanto alle gang, e i miei amici erano membri delle gang. Ho avuto molti amici uccisi, e io stessa sono quasi stata uccisa diverse volte. Non c’è modo di uscirne. E’ tutto attorno a te”. Nel film, La La fa parte di una gang capitanata da “Big Evil” (Maurice Compte), e “Demon” (Richard Cabral), quello che li rende particolarmente pericolosi è il loro legame con il Cartello della Droga di Sinaola. Nonostante le sue azioni violente, Garcia prova empatia con il suo personaggio. “Le sono capitate tante cose nella vita che l’hanno trasformata nella persona che è diventata. La La non è cattiva, deve sopravvivere, perché per le strade di LA o cerchi di sopravvivere o muori. Quindi sta sempre allerta”. Come Garcia, Richard Cabral è cresciuto a East LA assieme alle gang di quartiere, ed è stato arrestato per la prima volta all’età di tredici anni, ha rischiato la condanna all’ergastolo per un omicidio collegato a una sparatoria tra gang, evento che l’ha indotto a redimersi. Ha cambiato vita e ora si dedica alla recitazione. “Molti pensano che il fatto di interpretare un membro di una gang significhi che non abbia dovuto impegnarmi molto per diventare questo personaggio”, dice Cabral. “Mentre in realtà ha significato un grande lavoro da parte mia perché siamo in quattro – io, Evil, La-la e Wicked – e dovevamo creare un senso di cameratismo… dovevamo costruire un rapporto tra di noi. Demon, non è lui il capo della gang. E’ Big Evil. Perciò alcune volte deve mostrare umiltà, e per entrare in quel personaggio ha dovuto fare un gran lavoro”, sorride Cabral. Shondrella Avery, anche lei cresciuta a South Central, offre un’interpretazione molto toccante nel ruolo di Bonita, la madre drogata di crack. Aveva visto madri drogate di crack nel quartiere, dalle quali ha tratto ispirazione. Conosce però anche il bene che esiste a South Central. “Il bene di South Central è che persone come me, riescono a uscirne, e a raccontare che non tutte le case sono zeppe di proiettili, di drogati o di membri di gang”, dice Avery. “Ci sono anche delle persone meravigliosamente civili che hanno avuto la sorte di venire ad abitare in questo quartiere, per motivi finanziari o per qualsiasi altra ragione”. Sin dalle fasi iniziali di sviluppo del film, Jaime FitzSimons è stato il consulente di Ayer. FitzSimons ha trascorso 15 anni nel dipartimento di polizia di Los Angeles, pattugliando molte delle stesse strade che vediamo nel film. “Jaime è stato una benedizione per questo film”, dice Ayer. “Lo conosco da tanto tempo e mi ha raccontato molte storie che ha vissuto. Molti dei momento che ha vissuto sono in questo film; si è aperto totalmente con noi”. Jake Gyllenhaal e Michael Peña si sono sottoposti a lunghi addestramenti, assieme a Jaime FitzSimons, per prepararsi ai loro ruoli e costruire il rapporto che hanno nel film. (America Ferrera, Frank Grillo, Cody Horn, e David Harbour hanno fatto addestramenti tattici assieme a FitzSimons.) L’addestramento tattico includeva l’uso di vere munizioni, pattugliamenti assieme a veri poliziotti, e assistere a un incendio controllato dagli agenti a Orange County. FitzSimons è stato presente sul set ogni giorno ed è stato uno dei consulenti del film, fornendo addestramento tattico agli attori. Anche il Dipartimento dello Sceriffo di LA e i dipartimenti di polizia di LA e Inglewood hanno fornito assistenza a Gyllenhaal e a Peña nella loro preparazione. Gyllenhaal ha tratto beneficio anche dai consigli di carattere psicologico ricevuti da FitzSimons, oltre che da quelli di carattere tecnico. “E’ stato accanto a noi in ogni momento”, dice Gyllenhaal. “In pratica ogni giorno gli chiedevo di trasferirmi le situazioni che ha vissuto nella sua vita, ogni cosa dalla più orribile alla più straordinaria. E da tutto quello che mi ha raccontato ho capito come si diventa partner, come lo si rimane e perché darebbero uno la vita per l’altro”. Qualche volta per FitzSimons l’accuratezza del film era difficile da rispettare. “Molte delle storie rispecchiano le mie vicende personali, spiega FitzSimons. “E un tipico giorno che vedete in questo film era un tipico giorno al lavoro per noi. C’è molto di me e del mio partner nei personaggi degli agenti Taylor e Zavala”. Gyllenhaal conclude, “Tutto gira attorno alla loro amicizia”.