15 novembre “La sposa promessa” (Fill the void) di RAMA BURSHTEIN candidato israeliano agli Oscar come miglior film straniero.
video : http://www.youtube.com/watch?
NOTE DI REGIA
Tutto è nato dal fatto che il mio lavoro è sempre stato incentrato sui rapporti tra uomini e donne. Per i matrimoni l’ebraismo non prevede costrizioni. Nel mondo chassidico in cui questo film è ambientato, i genitori qualche volta propongono delle unioni per i loro figli, ma anche in quel caso la giovane coppia deve essere d’accordo. Al matrimonio della figlia di un’amica stavo chiacchierando con una persona quando una ragazza molto carina, che avrà avuto non più di diciotto anni, si è avvicinata al nostro tavolo. Portava un orologio d’oro, orecchini con brillanti e un anello con una pietra che luccicava nella sua montatura – chiaro indizio di un recente fidanzamento. La mia amica si è felicitata con lei con un caloroso mazal tov, eppure ho percepito qualcosa di strano nella loro conversazione. Quando la ragazza se n’è andata, la mia amica mi ha detto: “Hai visto quella graziosa creatura? Si è fidanzata un mese fa con il marito della sorella che è morta”. E’ bastato questo a scatenare la mia immaginazione. La cosa si è sedimentata dentro di me e poco tempo dopo ho buttato giù la storia per La sposa promessa.
LE RAGIONI
Mi sono lanciata in questa avventura per un profondo dolore che mi portavo dentro. Sentivo che la comunità ultra-ortodossa non aveva alcuna voce nell’ambito del dialogo culturale. Si potrebbe dire che siamo muti. Va bene per qualcuno dall’esterno interpretarci, se c’è qualcuno all’interno che racconta una storia. La nostra voce su un piano politico è forte – perfino roboante – ma la nostra voce sul piano artistico e culturale resta debole e soffocata. Non sono brava nelle questioni o nei programmi politici. Ma sono brava a raccontare storie. Sono brava a raccontare le cose che mi appassionano, e che posso farci? Loro sono tutti legati alla stretta osservanza delle regole del mondo ultra-ortodosso. La sposa promessa non ha assolutamente niente a che fare con il problema del dialogo tra il mondo religioso e quello secolare. Neanche a me interessa particolarmente. La sposa promessa è uno spiraglio aperto attraverso una piccola storia tratta da una realtà molto speciale e complessa. Per sua definizione evita qualsiasi confronto tra i due mondi. E’ abbastanza sicuro di sé da raccontare la propria storia. Credo che gli unici mezzi con i quali creare un ponte tra queste due realtà siano l’onestà e l’assenza di pregiudizi. Se questo ponte dovrà esserci, dovrà basarsi su quel denominatore comune che si trova nel nostro cuore
L’ESTETICA
Sapevo di girare un piccolo film che si svolge principalmente all’interno di una casa. Gli strumenti a mia disposizione erano i personaggi, i dialoghi, i colori e l’inquadratura. In me queste limitazioni hanno preso forma girando film all’interno della comunità ultra-ortodossa. L’illuminazione, i toni morbidi, l’inquadratura … era tutto lavoro di Asaf Sudry (direttore della fotografia). Io mi sono limitata ad osservare affascinata e a gioire del fatto che molto spesso lui mi capisse meglio di quanto io stessa mi sia mai capita. Che i costumi fossero colorati e pittoreschi era un’indicazione precisa per il lavoro della costumista, ma lei ha tratto ispirazione dal mondo chassidico in un modo in cui io non avrei mai saputo fare.
GIRARE A TEL AVIV
Ha a che fare con la mia decisione di realizzare un film che evitasse di parlare del dialogo tra mondo religioso e mondo laico. Se la location fosse stata una città ultra-ortodossa, questo film sarebbe stato così lontano dall’idea del dialogo che nessuno si sarebbe mai accorto del fatto che la storia ignora completamente la questione. Questo aspetto emerge dall’idea di girare il film a Tel Aviv, ma senza mostrarla troppo e senza far leva in nessun modo sulla sua natura secolare. Quella che si vede è un’altra Tel Aviv. Forse meno conosciuta, ma ciononostante autentica. Io vivo a Tel Aviv. Appartengo ad una comunità ultraortodossa chassidica, una comunità che consente di vivere la vita in modo vivace e completo. Viviamo pacificamente accanto ai nostri vicini laici. Noi non interferiamo nelle loro vite, e loro non interferiscono nelle nostre.
JANE AUSTEN
Adoro Jane Austen. E’ romantica, intelligente e piena di umorismo. L’ho letta da ragazza e ho visto i film tratti dai suoi libri. Il parallelismo emerge in modo quasi ovvio visto che La sposa promessa si svolge in un mondo chiuso, regolato da norme chiare e rigide. I personaggi non sono alla ricerca di un modo per sfuggire a quel mondo. Al contrario, cercano un modo per rimanere a viverci. La sposa promessa ha qualcosa di storico. Avrebbe tranquillamente potuto svolgersi nella Polonia del secolo scorso, o a Brooklyn, oppure ai giorni nostri, a Tel Aviv. E’ in qualche modo tagliato fuori dal mondo moderno, e le complicazioni che alimentano la trama, così come le risoluzioni, hanno molto in comune con il modo di Jane Austen di raccontare una storia.
I PROTAGONISTI HADAS YARON (SHIRA) E’ nata in Israele nel 1990. Si è diplomata in recitazione alla Tichon Eroni Alef Art School di Tel Aviv. Ha interpretato il ruolo della giovane Talia nel film di Daniel Syrkin del 2006 Out of Sight. In La sposa promessa interpreta il suo primo ruolo da protagonista.
YIFTACH KLEIN (YOCHAY) E’ nato a Tel Aviv nel 1972. Si è diplomato alla scuola di recitazione Nissan Nativ nel 1997. Ha interpretato diversi ruoli da protagonista in teatro e in molte serie TV, compresi quelli in Morte di un commesso viaggiatore, Lo zoo di vetro e Tuesdays With Murray. Il suo monologo, At Noon, che racconta la storia di un prigioniero di guerra israeliano nella guerra del 1973, è stato presentato in Israele e all’estero, vincendo numerosi premi. Nel 2010 ha scritto e diretto Flip Out. Per il cinema ricordiamo: Noodle, Sea Salt, The Policeman. Quest’anno ha lavorato in Un marito ideale e Happy Ending.
BIOGRAFIA DELLA REGISTA
Rama Burshtein è nata a New York, negli Stati Uniti, nel 1967. Si è diplomata alla Sam Spiegel Film and Television School di Gerusalemme nel 1994. In quegli anni Rama è diventata molto religiosa e dopo il diploma si è dedicata all’uso del cinema per promuovere l’autonomia espressiva della comunità ortodossa. Rama ha scritto, diretto e prodotto film per la comunità ortodossa, alcuni dei quali solo per donne. Ha anche insegnato regia e sceneggiatura in diversi istituti per il cinema e la televisione nell’ambito della comunità ortodossa; tra cui la Ma’ale Film School, la Yad Benjamin Film School for Woman e la Ulpena Arts School di Gerusalemme. La sposa promessa è il suo primo lungometraggio.
SINOSSI
Shira è la figlia più giovane di una famiglia ebrea ortodossa di Tel Aviv. Promessa sposa ad un giovane della sua stessa età e della stessa estrazione sociale, Shira è felice ed eccitata per il sogno che si sta avverando. Durante la festività del Purim, la sorella maggiore Esther, muore di parto mettendo al mondo il suo primogenito. L’angoscia e il dolore che colpisce la famiglia fa sì che il matrimonio di Shira venga messo in secondo piano. Tutto cambia quando a Yochay, il marito di Esther, viene proposto di unirsi ad una vedova belga. Yochay ritiene che sia troppo presto, pur sapendo che prima o poi dovrà prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di sposarsi nuovamente. Quando la suocera scopre che Yochay potrebbe lasciare il paese con il suo unico nipote, propone un’unione tra Shira e il vedovo. Shira dovrà dunque scegliere se ascoltare il suo cuore o seguire la volontà della famiglia…
EBREI ORTODOSSI
di Neliana Tersigni
Il mondo dell’ ortodossia ebraica non è monolitico. Sono molteplici le congregazioni che risiedono in vari paesi, ma le tradizioni di base che regolano la vita degli ortodossi sono le stesse, anche se con sfumature diverse o leggere aperture dovute soprattutto al paese di residenza. Sono regole che in genere non tengono conto, almeno per quanto riguarda la famiglia, del cambiamento dei tempi. Il colbacco o il cappello nero degli uomini indica la provenienza dall’ Europa dell’ Est, mentre i boccoli al lato del volto, sempre negli uomini, hanno una matrice religiosa. In Israele gli ortodossi godono di una sorta di statuto speciale. Dal momento che non riconoscono la formazione dello stato ebraico, in quanto istituito prima dell’ avvento del Messia, sono stati finora esentati dal servizio militare e agevolati nel pagamento delle tasse. Una ragione dell’ esenzione del servizio militare sta anche nella assoluta proibizione, per gli ortodossi, di compiere qualsiasi azione che non sia la preghiera e la consumazione dei pasti, durante lo shabes, che va dal tramonto del venerdì a quello del sabato. E questo naturalmente andrebbe a detrimento di qualsiasi operazione militare. Attualmente è al vaglio una legge che vorrebbe includerli nell’ esercito, legge contro la quale gli ortodossi in Israele si stanno ribellando con tutte le loro forze. A Gerusalemme la maggiore comunità ortodossa vive a Mea Shearim, un grande quartiere, praticamente chiuso; l’altra congregazione “israeliana”, più legata agli ortodossi che risiedono in America (soprattutto a New York), vive a Bnei Barak, un villaggio, pure chiuso alle influenze esterne, fra Gerusalemme e Tel Aviv. Società prettamente patriarcale, solo gli uomini possono studiare la Torah nelle yeshivah (scuole religiose). Tuttavia le donne hanno un ruolo predominante come madri (quindi anche trasmettitrici dell’ortodossia) e consigliere. Le donne si debbono coprire il capo dopo il matrimonio e i mezzi per farlo possono essere diversi: dalla parrucca, a una sorta di turbante, al fazzoletto legato dietro la nuca. La separazione dei sessi è un’altra tradizione estremamente rispettata, dall’ infanzia fino, in età adulta, alle celebrazioni religiose o ai banchetti ufficiali. Ragazze e ragazzi debbono arrivare al matrimonio vergini e praticamente senza contatti fisici prima delle nozze. Nell’ ortodossia più stretta dovrebbero anche essere adottate lenzuola speciali (con un foro nel centro) per l’amplesso coniugale. Il matrimonio è un obbligo, così come la maternità. Le famiglie sono spesso numerosissime (anche perché sono proibiti i contraccettivi) e, se nello stesso paese, facilmente imparentate fra di loro. In genere le nozze vengono combinate, sia pure con il consenso dei candidati, e vengono celebrate in età molto giovane. Ogni congregazione (e ce ne sono varie, soprattutto a New York) ha un rosh yeshivah, un rabino capo che rappresenta la guida spirituale e pratica della comunità. Quando il matrimonio viene deciso fra membri di comunità diverse, è il rosh yeshivah di una a mettersi in contatto con il rosh yeshivah dell’altra per avere la sicurezza che la tradizione ortodossa della famiglia venga rispettata. Lo shabes è sacro: le donne cucinano prima del tramonto del venerdì perché sarebbe peccato, in quanto lavoro manuale, farlo dopo. Non si può viaggiare, telefonare (se non per emergenza) e fare qualsiasi attività manuale, compreso usare l’ascensore o pigiare l’interruttore della luce. Però nella notte fra il venerdì e il sabato è consigliato fare l’ amore come atto benedicente e concepire. L’unica festa religiosa a cui è concessa agli ortodossi come a tutti gli ebrei, una sorta di gioiosità folle, è quella del Purim , in cui si può cambiare anche identità attraverso le maschere. Il Purim cade in genere fra febbraio e marzo. E’ la festa dei bambini, ma quella in cui anche gli uomini dell’ortodossia possono lasciare per un giorno i loro abiti rigorosamente neri e indossare costumi colorati.
GLOSSARIO
AMEN E’ una parola ebraica che è sempre stata usata nel giudaismo e da lì è stata adottata nella liturgia cristiana come formula conclusiva per preghiere e inni. La parola ebraica “amen” significa soprattutto “certamente”, “in verità” e può essere tradotta: così è, così sia.
HEDER E’ un tipo di scuola primaria tradizionale in cui si insegnano i principi fondamentali della religione e della lingua ebraiche.
KASHER (o KOSHER) I prodotti Kasher sono per definizione quei prodotti che, in seguito a lunghi processi di controllo, possono essere consumati dai componenti delle Comunità ebraiche. “Kasher” significa valido, adatto, buono. La Torah classifica gli animali in vari gruppi e distingue nell’ambito di ogni gruppo le specie permesse e quelle proibite. Gli animali permessi (esclusi i pesci) per poter essere mangiati, devono essere uccisi in modo particolare. La macellazione rituale prevede il taglio della trachea e dell’esofago dell’animale mediante una lama affilatissima. L’obiettivo è ottenere una morte rapidissima e indolore per l’animale. Il consumo di sangue è una proibizione fondamentale della legge ebraica, che prevede molte altre limitazioni (tra cui il divieto di mangiare alcune parti specifiche dell’animale e il divieto di associare latte e derivati con la carne).
KIPPUR Giorno ebraico del digiuno e della penitenza, viene considerato insieme al Capodanno (Rosh a Shanà) la ricorrenza ebraica più solenne dell’anno. E’ proibito mangiare, bere, lavarsi, truccarsi, indossare scarpe di pelle ed avere rapporti sessuali. Il digiuno, astinenza totale da cibo e bevande, inizia qualche attimo prima del tramonto e termina dopo il tramonto successivo, all’apparire delle prime stelle. Nel calendario ebraico il Kippur inizia al crepuscolo del decimo giorno del mese ebraico di Tishri (che cade tra settembre e ottobre del calendario gregoriano) e continua fino alle prime stelle della notte successiva. Può quindi durare 25-26 ore.
MINHA (o MINCHA’) E’ la quarta preghiera del giorno di Kippur ed è definita “ora del gradimento”. La ragione di tale definizione è proprio perché il tempo della sua recitazione si colloca nel bel mezzo della giornata lavorativa .
PURIM Festività che ricorda il miracolo della salvezza del popolo ebraico dallo sterminio progettato da Haman e narrato nel libro di Ester. La sera di Purim è usanza mascherarsi e fare doni ai bambini ed ai poveri delle comunità.
RABBINO E’ uno studioso che ha ricevuto l’ordinazione ed è autorizzato, secondo la tradizione ebraica, a decidere su particolari necessità comunitarie, come quelle legate alle regole alimentari o rituali, e generali come nel confronto religioso, interreligioso, etico e morale.
SINAGOGA E’ il termine che definisce il luogo di culto della religione ebraica.
SION Il termine si riferisce a Gerusalemme. E’ il monte su cui è costruita la città di Gerusalemme, ed anche il modo poetico di riferirsi alla Città di David.
TALMUD E’ uno dei testi sacri dell’Ebraismo e significa: insegnamento, studio, discussione. Testo della Torah orale, il Talmud è riconosciuto solo dall’Ebraismo, che lo considera come trasmissione e discussione orale della Torah e fu fissato per iscritto solo quando gli Ebrei temettero che le basi religiose di Israele potessero sparire, con la distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme.
TORAH E’ una parola ebraica che significa “insegnamento”. Con il medesimo termine l’ebraismo indica anche tutto l’insegnamento e tutta la Legge ebraica scritta ed orale. Lo studio della Torah è uno dei principali precetti dell’ebraismo.
YESHIVAH Centro di Studi della Torah e del Talmud dell’ebraismo ortodosso. Ogni Yeshivah è generalmente diretta da un rabbino o una persona incaricata del ruolo, detto Rosh Yeshivah. Vi possono accedere solo i maschi.
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