IO e TE… PARLA TEA FALCO

IO e TE… e TEA FALCO

 

“IO e TE” non è la sua prima esperienza come attrice.

No, avevo già fatto qualcosa tra cinema, televisione e teatro, ma sono esperienze cui non do molta importanza. Voglio che “IO e TE” sia considerato il mio primo film. E mi piace l’idea che sia stato Bernardo Bertolucci a scoprirmi.

 

Ha studiato recitazione?

Sì, ho iniziato a Catania, la mia città, a 17 anni. Poi mi hanno ammessa al Centro Sperimentale di Cinematografia, ma sono rimasta a Roma per poco tempo perché per motivi personali ho dovuto fare rientro in Sicilia. A quel punto ho pensato che forse non era destino che facessi l’attrice e ho ricominciato a fotografare, come già facevo a 13 anni. All’epoca, però, avevo smesso quasi subito perché le mie fotografie non reggevano il confronto con quelle di mia madre. Ad ogni modo, quando sono tornata da Roma a Catania mi hanno regalato una macchina digitale e da quel momento la fotografia è diventata la mia ossessione. Quando poi tre anni fa, a 22 anni, sono tornata a vivere a Roma mi sono detta che volevo riprovare a fare l’attrice, ho ripreso a studiare recitazione e ho cercato un’agenzia che mi rappresentasse.

 

Pensa che le scuole di recitazione le siano servite?

Sì, ma penso che la mia migliore scuola sia stata la fotografia. La mia recitazione proviene dall’osservazione del mondo e delle persone, anzi dei personaggi. Me compresa.

 

Perché fotografa in bianco e nero?

Perché il bianco e nero toglie il superfluo, fa arrivare subito al sodo.

 

Come è arrivata ad interpretare Olivia in “IO e TE”?

Ero venuta a sapere che Bertolucci stava preparando un film dal romanzo di Ammaniti e ho detto al mio agente che volevo assolutamente che mi vedesse. Ho fatto il primo provino con Barbara Melega, la responsabile del casting, ma pensavo non fosse andato bene perché ero troppo emozionata e non ero riuscita ad esprimermi come avrei voluto. Invece proprio l’emozione deve aver giocato a mio favore, perché poi ho fatto un secondo provino con lei e infine ho incontrato Bertolucci. È stato un incontro bellissimo: ad un certo punto mi ha detto che gli ricordavo il suo provino con Eva Green, la protagonista di “The Dreamers”.

 

Cosa la spingeva a volere fortemente questo ruolo?

Sono una fan di Bertolucci da moltissimo tempo. Quando avevo 15 anni, fotografai sul televisore alcune immagini di “Ultimo tango a Parigi”, per poi archiviarle nel computer in una cartella che avevo denominato “Sogni”.

 

Le sue fotografie sono finite nel film, così come la sua cadenza siciliana; Bertolucci ha addirittura inserito nel copione una frase che lei gli aveva detto ai provini. Che effetto le ha fatto?

Sono stata la persona più felice del mondo. D’altronde Bertolucci mi ha detto che mi ha scelta perché Olivia “contiene” Tea.

C’è stata una scena che ricorda come particolarmente problematica?

Problematica no, però ce n’è una per la quale ho sofferto moltissimo. Bertolucci mi aveva chiesto un urlo come quello di un animale. A quel punto ho pensato alla mia vita, alle cose brutte che mi erano capitate e mi è uscito un urlo naturale, non voluto, pazzesco. Ogni volta che rivedo quella scena, piango.

 

Com’è stato il rapporto con Jacopo Olmo Antinori?

Inizialmente bellissimo. Io avevo l’idea romantica che saremmo dovuti diventare realmente fratello e sorella per dare verità alle nostre interpretazioni. Ci siamo anche scambiati un ciuffetto di capelli come patto fraterno, e i primi tempi giocavamo sempre sul set. Ad un certo punto, però, abbiamo girato una scena nella quale dovevo arrabbiarmi con lui e ho cominciato a trattarlo male aldilà della finzione scenica. Da quel momento in poi lui ha smesso di considerarmi, il nostro rapporto è diventato conflittuale e alcuni aspetti della nostra conflittualità sono finite anche nel film, nonostante non ci fossero nella sceneggiatura. Alla fine della lavorazione abbiamo fatto pace ed oggi lo considero davvero un fratello.

 

In una scena di “IO e TE” lei canta molto disinvoltamente la versione italiana di “Space Oddity” di David Bowie. Ma la conosceva già?

Conoscevo “Space Oddity” ma non la versione italiana. Però fin da ragazzina sono affascinata delle voci straniere che reinterpretano in italiano i loro brani, la mia preferita è quella di Françoise Hardy. Così ho coronato un altro sogno…

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