8 Novembre ARGO un film di Ben Affleck con con Ben Affleck, Alan Arkin, John Goodman Tutte le curiosita’
VIDEO : http://www.youtube.com/watch?v=tVDZxevktOE
Basato su fatti realmente accaduti, il thriller “Argo” racconta l’azione segreta tra vita e morte intrapresa per liberare sei cittadini statunitensi e svoltasi durante la crisi degli ostaggi in Iran, mettendo a fuoco il ruolo poco noto della CIA e addirittura di Hollywood nell’intera vicenda – informazione rilasciata solo diversi anni dopo il fatto.
Il premio Oscar® Ben Affleck (“The Town,” “Will Hunting – Genio ribelle”) dirige ed è protagonista del film prodotto dal candidato all’ Oscar® Grant Heslov (“Good Night, and Good Luck.”), Affleck, e dal premio Oscar® George Clooney (“Syriana”).
Il 4 novembre 1979, mentre la rivoluzione iraniana toccava l’apice, un gruppo di militanti fa incursione nell’Ambasciata USA a Tehran, portando via 52 ostaggi. In mezzo al caos, però, sei americani riescono a fuggire e trovano rifugio in casa dell’Ambasciatore del Canada Ken Taylor. Ben sapendo che si tratta solo di questione di tempo prima che i sei vengano rintracciati e molto probabilmente uccisi, il governo canadese e quello statunitense chiedono un intervento della CIA. La CIA si rivolge al loro migliore specialista in azioni d’infiltrazione, Tony Mendez, che mette in piedi un piano rischioso per far scappare i sei statunitensi dal paese. Un piano così inverosimile che potrebbe accadere solo in un film.
“Argo” vede nel cast anche Bryan Cranston (per la fiction “Breaking Bad”), il premio Oscar® Alan Arkin (“Little Miss Sunshine”), e John Goodman (“Trouble With the Curve”). Nel cast principale, inoltre, Victor Garber, Tate Donovan, Clea DuVall, Scoot McNairy, Rory Cochrane, Christopher Denham, Kerry Bishé, Kyle Chandler e Chris Messina.
Affleck dirige il film tratto da una sceneggiatura di Chris Terrio, basata su un compendio di Master in Disguise di Antonio Mendez ed un articolo della rivista Wired Magazine dal titolo “The Great Escape,” by Joshuah Bearman.
David Klawans, Nina Wolarsky, Chris Brigham, Chay Carter, Graham King e Tim Headington sono i produttori esecutivi, ed Amy Herman è co-produttrice.
Nella troupe, il direttore della fotografia candidato Oscar® Rodrigo Prieto (“I segreti di Brokeback Mountain”), lo scenografo Sharon Seymour (“The Town”); per il montaggio il candidato all’ Oscar® William Goldenberg (“Seabiscuit – Un mito senza tempo,” “The Insider – Dietro la verità”); la costumista candidata all’ Oscar® Jacqueline West (“The Social Network,” “Il curioso caso di Benjamin Button”). La musica è di Alexandre Desplat (“Il discorso del re”, “The Queen – La regina”), candidato a ben quattro premi Oscar®.
“Argo” è stato girato tra Los Angeles, Washington D.C. ed Istanbul.
Warner Bros Pictures presenta, in associazione con GK Films, una produzione Smokehouse Pictures, “Argo”. Il film sarà distribuito a livello internazionale da Warner Bros. Pictures, una società della Warner Bros. Entertainment.
LA PRODUZIONE
O’DONNELL
I sei sono usciti dal retro…
I canadesi li hanno portati dentro.
E da allora si trovano lì.
Nel 1980 la Studio Six Productions annunciava un nuovo progetto cinematografico che presentava gli elementi di un grande film di fantascienza: navi spaziali, alieni, azione e avventura, il tutto ambientato in un lontano pianeta disabitato. Definito una “conflagrazione cosmica”, questo lungometraggio epico non fu mai autorizzato dai capi dello studio.
Avrebbe potuto essere autorizzato solo dal comandante in capo del Paese.
Oltre 30 anni dopo, Ben Affleck ha diretto, prodotto e interpretato “Argo”, un film basato sulla vera storia della missione segreta che riuscì a liberare sei americani prigionieri in Iran, in seguito all’occupazione dell’ambasciata statunitense di Teheran che sconvolse il mondo intero.
Il gruppetto era scampato all’ira dei rivoluzionari iraniani, trovando rifugio presso l’abitazione dell’ambasciatore canadese Ken Taylor, che mise a rischio la propria incolumità pur di proteggere gli americani, abbandonati da tutti. Tuttavia questi suoi “ospiti”, come vennero chiamati, rischiavano continuamente di essere scovati e catturati… o peggio ancora. In una corsa contro il tempo, il massimo esperto di “esfiltrazione” della CIA, Antonio “Tony” Mendez, mise a punto un piano di fuga tanto brillante quanto incredibile.
Spiega Affleck: “Tony era amico del famoso truccatore John Chambers, e sapeva che era plausibile che troupe cinematografiche viaggiassero continuamente in cerca nuove ambientazioni. E così concepì un’idea davvero originale”.
Il piano prevedeva che i sei americani fingessero di essere una troupe cinematografica canadese impegnata in un sopralluogo per le location, per riuscire così a ripartire … anche se tutto ciò non era affatto semplice. Spiega Tony Mendez: “Era un gioco senza regole, quindi estremamente rischioso. La cosa più pericolosa riguarda l’imprevedibilità delle persone che stavamo cercando di aggirare. Non potevamo sapere cosa sarebbe successo se fossimo stati catturati… né a noi, né a chi era già tenuto in ostaggio”.
Joshuah Bearman, che nel 2007 raccontò questa epica fuga in un articolo di Wired Magazine, scrive: “La presa dell’ambasciata fu un evento di risonanza mondiale. Nessuno sapeva come gestire la situazione degli ostaggi all’interno del compound dell’ambasciata. Il problema degli ospiti nascosti era persino più delicato perché in quel caso non si poteva ricorrere neanche alla diplomazia. E di giorno in giorno aumentavano le probabilità che sarebbero stati scoperti. Alla fine Tony Mendez, che aveva già provveduto a far fuggire alcuni personaggi di spicco dall’Iran e da altri paesi, ideò questo piano”.
Chi proteggeva gli americani correva un rischio reale. L’ambasciatore Ken Taylor conferma: “In quei tre mesi lo staff dell’ambasciata canadese cercò di risolvere questa situazione pericolosa. Tutti eravamo rimasti offesi dall’aggressiva violazione del protocollo diplomatico ma a parte questo, erano nostri amici. Gli Stati Uniti e il Canada hanno sempre avuto un rapporto speciale, al di là di ogni confine. Mi hanno attribuito il merito ma molto si deve anche a mia moglie Pat e al personale dell’ambasciata, nonché ai miei colleghi in Canada”.
Durante una sessione di emergenza, il parlamento canadese fece un raro strappo alla regola, fornendo ai sei americani falsi passaporti canadesi in cui erano trascritti i finti nominativi dei membri della troupe. Questi documenti giunsero nelle mani dell’ambasciatore Taylor, che incontrò Mendez per consegnarglieli. Grazie alle sue qualità di abile contraffattore, Mendez impresse sui passaporti i veri visti iraniani con una finta data secondo la quale queste sei persone erano giunte nel Paese solo il giorno prima.
Dice Affleck: “Secondo me è importante ricordare, nel film, il momento in cui gli Stati Uniti, esclamano ‘Grazie Canada’. Tutto questo non sarebbe potuto accadere senza di loro, perciò l’America avrà sempre un debito di gratitudine nei confronti dei nostri amici del nord”.
Nell’era dell’informazione immediata, appare inconcepibile che l’intera operazione sia rimasta top secret fino a quando non fu declassificata dal presidente Clinton nel 1997. Sembra incredibile che persino dopo la pubblicazione del libro di Tony Mendez del 2000, dal titolo Master of Disguise, e il resoconto dettagliato di Bearman in Wired, la maggior parte della gente continui ad ignorare questa storia che, come afferma lo stesso Affleck “appare assurda, assolutamente incredibile, ma proprio per il fatto che è accaduta realmente, ancora più affascinante”.
“Questa operazione costituisce una parentesi riuscita all’interno di un capitolo assai difficile e molto più vasto”, dice Bearman. “La gente all’epoca sapeva che sei americani erano riusciti a fuggire con l’aiuto dei canadesi pochi mesi dopo la crisi, ma fino a quando non fu sciolto il riserbo sull’operazione, diversi anni dopo, nessuno si era mai reso conto che la CIA aveva portato in salvo questi americani attraverso una missione rischiosa ed una originale operazione di copertura”.
Il racconto di Bearman si è imposto all’attenzione dei produttori Grant Heslov e George Clooney. Spiega Heslov: “Ricordo benissimo la crisi degli ostaggi americani a Teheran ma non conoscevo questa storia particolare, e quando mi sono informato, l’ho trovata sorprendente e molto interessante, soprattutto adatta al grande schermo. Volevo farne un film e George era della stessa opinione”.
Lo sceneggiatore Chris Terrio ha avuto l’incarico di trasformare questa operazione di salvataggio in un copione ed è andato immediatamente alla fonte. Racconta: “Quando ho letto l’articolo sono rimasto colpito, in particolare ero incuriosito da Tony Mendez, perché solo una persona completamente libera dagli schemi poteva concepire e realizzare un piano simile. Se questa storia fosse stata inventata, in molti avrebbero storto il naso dicendo: ‘Il pubblico non la troverebbe mai credibile!’ Invece Tony è riuscito a convincere il governo degli Stati Uniti a lanciarsi in un’impresa molto più folle di ciò che la maggior parte degli studios di Hollywood avrebbero mai potuto concepire!”.
Mendez controbatte: “Non penso che sia così insolito associare Hollywood alla CIA, perché in fondo ogni strumento di spionaggio presuppone una messa in scena”.
“È vero”, ribadisce Heslov. “Si tratta di due realtà in cui vengono create situazioni fittizie e maschere che danno vita a scenari convincenti”.
Terrio ha organizzato un incontro con Mendez che nel 1990 si è ritirato dalla CIA. Lo sceneggiatore osserva: “La vicenda del film è quella di un salvataggio, in cui la vita di alcune persone è appesa ad un filo. La posta in gioco è altissima. Ma quando ho parlato con Tony, ho voluto conoscere anche i dettagli della sua vita quotidiana perché quando capisci i meccanismi della vita di un funzionario della CIA in quel periodo, il dramma diventa ancora più complesso, e va ben oltre l’azione e la suspense. Ogni volta che iniziavo a perdermi nella storia, nel modo in cui questi personaggi vengono travolti dagli eventi storici, cercavo di ricordare che sotto c’era una vicenda reale, che parla di esseri umani che lottano contro gli eventi più stravolgenti”.
“Ti rendi conto di aver reclutato lo scrittore giusto quando questo entra subito in sintonia con il materiale”, dice Heslov. “Qui si parte da una storia bellissima e quindi siamo già a metà dell’opera, ma Chris ha scritto un copione stupendo. C’era già tutto nel copione, fin dalla sua prima versione”.
Affleck concorda: “È uno dei migliori copioni che abbia mai letto. Sono sempre alla ricerca di una bella storia e quando ne trovo una, me ne rendo conto subito. È andata così anche con ‘Argo’. Era una sceneggiatura che non riuscivo a smettere di leggere e sono stato davvero felice di aver avuto l’opportunità di dirigere il film”.
Heslov e Clooney sono venuti a conoscenza dell’interesse di Affleck, dopo aver visto il suo film drammatico del 2010 “The Town”. Dice Heslov: “Ben possiede uno straordinario senso della storia e sa come usare la cinepresa per raccontare la storia. Possiede inoltre un forte punto di vista che, per un filmmaker, forse è la cosa più importante. Sa come costruire il climax e grazie a lui ‘Argo’ è diventato un thriller più di quanto non avessimo immaginato”.
Una delle sfide maggiori dei filmmaker riguardava l’accostamento fra un dramma fatale ed una commedia dai risvolti ironici. Heslov spiega: “Inizia in modo molto serio ma poi il tono cambia, in particolare quando si arriva a Hollywood. Volevamo che il film avesse anche un lato leggero che venisse integrato nella storia in modo coerente. Alla fine abbiamo trovato il giusto equilibrio e questo grazie alla regia di Ben”.
“L’umorismo è una parte importante del copione”, dice Affleck, “ma è anche l’elemento più difficile da trattare. La mia maggiore preoccupazione è stata quella di fare attenzione che le risate non mettessero a repentaglio la gravità e il realismo della situazione. Fortunatamente per noi, Alan Arkin e John Goodman hanno gestito la maggior parte della commedia. Hanno recitato ogni loro battuta con una tale integrità che l’umorismo risulta naturale e non danneggia la credibilità del film”.
Credibilità è la parola chiave dell’intero progetto. Tuttavia sottolinea Affleck: “Il film non è inteso come un documentario. Come accade sempre in un film di questo genere, gli elementi dovevano essere compressi e bisognava prendersi qualche licenza poetica perché è comunque un dramma. Tuttavia siamo rimasti molto fedeli allo spirito della vicenda, perché la verità di ciò che è accaduto è davvero travolgente”.
Terrio indica i minuti conclusivi del film come un momento in cui i filmmaker hanno utilizzato eventi fittizi per raccontare emozioni vere. “Quando ho parlato con Tony e ho letto i resoconti degli ospiti sulla loro vera fuga, ho avuto la sensazione che sia stato un momento davvero avvincente ed euforico. Per mostrare sul grande schermo le loro sensazioni, non bastavano le parole. L’azione doveva essere rapida e il loro sollievo tangibile, condiviso dal pubblico”.
Affleck ha collaborato con il cast e la squadra creativa per ottenere un alto livello di similitudine, sia per quanto che riguarda il periodo che per l’ambiente in cui si svolge la storia. Insieme al direttore della fotografia Rodrigo Prieto, ha cercato uno stile visivo in grado di trasmettere l’atmosfera della fine degli anni ’70 e inizio ’80, creando nette differenze fra gli ambienti di Washington e Hollywood e quelli iraniani. La scenografa Sharon Seymour e la costumista Jacqueline West hanno visionato vari archivi fotografici e cinematografici per ricreare il look dell’epoca, nei diversi ambienti del film.
A detta di Affleck: “Nello svolgere le ricerche rispetto a quei tre mondi, ho iniziato ad immaginare come intrecciarli insieme per raccontare questa storia straordinaria. È lì che inizia il vero lavoro”.
E le persone che veramente si sono trovate lì, confermano che è stato fatto un ottimo lavoro. Ken Taylor dice: “Il film è riuscito in modo brillante a catturare l’atmosfera e la tensione di Teheran, nonché la dedizione dei diplomatici che spesso si trovavano a gestire situazioni straordinariamente difficili. Penso inoltre che il film abbia una grande ambientazione: trent’anni fa risultano completamente attuali”.
“Mi piaceva l’idea di trasformare questa esperienza in un film, ed è davvero elettrizzante assistere al risultato”, osserva Mendez. “C’è stato un momento in cui poteva avere senso mantenere il segreto di questi eventi ma ormai si tratta di un pezzo di storia. Ben e tutti gli altri coinvolti nel film hanno fatto un lavoro incredibile. ‘Argo’ mi ha riportato veramente indietro nel tempo. In poche parole, hanno fatto centro!”
TURNER
Non avete una cattiva idea migliore di questa?
O’DONNELL
Questa è la migliore cattiva idea che abbiamo avuto, signore. Di gran lunga la migliore.
L’unico personaggio presente in tutti e tre i mondi di “Argo” è Tony Mendez, il migliore funzionario di estradizione della CIA, specializzato nel liberare le persone dai luoghi più ostili e difficili. Terrio spiega: “Tony deve calarsi nel “ventre del mostro”, il luogo più spaventoso del mondo se sei americano, e portare in salvo sei persone. È una corsa contro il tempo. Deve inoltre contrastare alcune forze burocratiche e geopolitiche che rendono il suo compito ancora più difficile. Ad un certo punto teme che possa finire male perché ci sono troppe difficoltà. È oggetto di pressioni inimmaginabili, ma Tony sa fare bene il suo lavoro”.
Affleck, che interpreta la parte di Mendez, osserva: “Tony fa quello che gli viene chiesto di fare, nella più assoluta segretezza. Nessuna pubblicità, nessuna celebrazione… si limita semplicemente a fare il suo lavoro e se va tutto bene, se ne torna a casa e tiene la bocca chiusa. Mette a rischio la sua stessa vita per cercare di salvare queste persone, il suo comportamento è eroico. È emozionante ed ammirevole”.
Heslov osserva che Affleck possiede molte qualità del suo ruolo. “Ben è una persona tranquilla e intensa, così come abbiamo immaginato Tony. È un uomo molto intelligente e ovviamente il suo personaggio deve essere intelligente. È importante che dimostri di avere il controllo della situazione e che sia capace di modificare i suoi piani all’ultimo secondo, se necessario. E Ben è naturalmente spiritoso e questa sua qualità era l’ideale per esprimere l’umorismo asciutto di Tony, specialmente quando lo vediamo recarsi a Hollywood”.
Ma prima di poter mettere in pratica la trovata di Hollywood, Mendez ha bisogno dell’approvazione dei suoi superiori, fra cui il vice direttore della CIA, Jack O’Donnell, interpretato da Bryan Cranston. “Tony Mendez risponde a Jack O’Donnell, quindi Jack è il responsabile della sua missione”, spiega Cranston. “Quando ho svolto le mie ricerche sulla CIA, una delle cose più evidenti dell’agenzia è che nessuno viene mai abbandonato. Si fa il possibile per mettere tutti al sicuro e così è stato fatto anche nel caso dei sei americani intrappolati che si trovavano lì, perché stavano lavorando per il governo. Questo mi ha aiutato a modellare il mio personaggio”.
“Jack O’Donnell è stato un ruolo difficile da assegnare”, dice Affleck. “A prima vista poteva sembrare un ruolo adatto per tanti attori, ma in realtà si tratta di un personaggio che non deve risultare generico. C’era bisogno di qualcuno con la personalità che Bryan è riuscito a infondergli”.
Cranston dice che dopo aver letto il copione non ha esitato ad accettare la parte. “Ci sono progetti con cui ti senti subito in sintonia in modo viscerale e ‘Argo’ è uno di questi. È carico di tensione, drammatico, avvincente e ogni volta che lo leggevo mi ricaricavo. Non ci sono spesso occasioni del genere, quindi sono molto contento di aver avuto questa parte”.
Può darsi che Mendez non avrebbe mai avuto l’idea di un finto film se non avesse avuto dei contatti con il rinomato truccatore John Chambers, che ha ricevuto un Oscar® onorario per le maschere da lui create nel film originale “Il pianeta delle scimmie”. In modo clandestino, anche Chambers ha messo le sue arti al servizio delle operazioni di intelligence governative.
John Goodman, che nel film interpreta questo importante artista del trucco, osserva: “Il mio personaggio ama il suo mestiere e desidera mettere a frutto le sue capacità per aiutare la CIA; gli piace l’idea di poter assistere il suo Paese in questo modo. Quando Tony gli dice che bisogna inventare un film, Chambers è affascinato dalla sua idea. Mi piaceva l’aspetto della doppia vita del personaggio ma più di tutto, adoro la storia, che è bellissima e suggestiva.
“Volevo lavorare con Ben Affleck anche perché è un attore straordinario e vanta anche un ottimo curriculum come regista”, continua Goodman. “È stato interessante osservare come si è destreggiato fra questi due ruoli. Sapeva esattamente ciò che voleva, ma ha saputo essere anche un collaboratore flessibile e generoso. Ha avuto idee brillanti rispetto al mio personaggio, a cui io stesso non avevo pensato. È stato meraviglioso lavorare con lui”.
Questo sentimento è stato reciproco. Affleck afferma: “John è un attore bravissimo. Basti pensare alla varietà e allo spessore dei ruoli che ha interpretato. Sa essere puramente comico o estremamente serio, e ha un grande dono per le sfumature e i dettagli. Lo rispetto moltissimo”.
Nonostante il film racconti una farsa, deve trattarsi di una farsa credibile, quindi Mendez e Chambers hanno bisogno di un produttore vero. Spiega Affleck: “Se è necessario costruire una copertura, bisogna che sia salda, quindi i due protagonisti avevano bisogno di una personalità emblematica della vecchia Hollywood, qualcuno che conoscesse tutti, la persona giusta per rendere la farsa autentica”.
Ed ecco a voi Lester Siegel, che, come spiega Chris Terrio, “incarna in sé una varietà di persone, dai veri produttori che ho incontrato personalmente ai guru leggendari del cinema che hanno contribuito alla grandezza di Hollywood con la loro esperienza e sagacia. Mi piaceva l’idea che l’ultimo film di Lester fosse in realtà un film che non esiste ma che può salvare sei vite”.
Per interpretare questa icona dell’industria dello spettacolo, i filmmaker hanno ingaggiato una vera leggenda in questo campo: Alan Arkin. Affleck afferma: “Alan è riverito nel nostro business da decenni. Lui stesso è una figura leggendaria quindi non gli è stato difficile infondere al personaggio la personalità di cui aveva bisogno”.
“Lester è un produttore duro e intelligente, per cui il mondo dello spettacolo non ha segreti”, spiega Arkin. “Inizialmente è scettico rispetto al piano di Tony, ma gradualmente inizia a coinvolgersi e questa sfida gli dà molta energia … proprio perché sembra un’impresa impossibile. Per me uno degli aspetti più potenti del film è che questi uomini si siano trovati a risolvere una situazione insostenibile attraverso una soluzione creativa che non prevedeva in nessun modo l’uso della violenza”.
Lester annuncia che se deve produrre un film finto allora “sarà una finzione di grande successo”. Arkin spiega ridendo: “Decidono di realizzare un film dal cattivo gusto proverbiale; è semplicemente orribile. L’unico motivo per cui lo scelgono è che gli può consentire di entrare facilmente in Iran, e non perché sia un film meritevole. C’è una frase di Mark Twain che adoro e che dice: ‘L’unica differenza fra la realtà e la finzione è che la finzione deve essere credibile. Quindi fanno di tutto per rendere la produzione veritiera. Diffondono pubblicità, organizzano audizioni, un provino per la stampa, creano i costumi… E tutto questo è fondamentale, perché un qualsiasi errore potrebbe tradirli”.
Heslov osserva: “Ciò che mi ha colpito di Alan è che sa essere divertentissimo in una scena per poi passare alla scena successiva in cui il suo personaggio parla con quello di Ben dei loro figli, in una performance davvero intensa e realistica. Per questo è uno degli attori più grandi degli ultimi tempi”.
JOE STAFFORD
Pensi davvero che la tua storiella
conterà qualcosa quando avremo una
pistola puntata alla testa?
TONY MENDEZ
Penso che la mia storiella sia l’unica risorsa
fra voi e una pistola puntata contro la vostra testa.
La compagnia cinematografica che avvalora lo stratagemma di Mendez, viene chiamata Studio Six Productions, un sottile richiamo alla missione del film: salvare i sei americani che da ben due mesi si nascondono nella casa dell’ambasciatore canadese Ken Taylor, interpretato da Victor Garber.
Garber spiega: “Ken Taylor e sua moglie Pat accolgono coraggiosamente in casa gli americani: questa azione li mette in grande pericolo, non solo a livello diplomatico ma anche personale, perché se i loro ospiti venissero scovati, anche per loro le cose si metterebbe molto male. Sono rimasto colpito da ciò che ha fatto quest’uomo e ho sentito una grande responsabilità nell’interpretarlo perché le sue azioni sono state eroiche”.
Terrio racconta: “Questa operazione era pubblicamente nota come ‘Canadian Caper (= colpo gobbo canadese)’, che è un nome molto appropriato perché quando gli altri paesi si rifiutarono di aiutare i sei fuggiaschi, il Canada, senza alcuna esitazione, li ha accolti e protetti. Come si vede nel film, i Taylor sapevano bene di rischiare la vita per questo, ma hanno coraggiosamente dato rifugio agli americani e sono stati fondamentali nel sostenere la loro liberazione”.
“Victor era perfetto per il ruolo di Ken Taylor, ad iniziare dal fatto che è davvero canadese”, dichiara Affleck. “Incarna inoltre il tranquillo eroismo di quest’uomo che ha voluto fare la cosa giusta per il suo grande senso etico. Ma più di tutto, Victor è un attore spettacolare e di enorme talento, e sono stato felice di averlo avuto sul set”.
Per il casting dei sei americani, Affleck spiega: “Nel mio ufficio avevo le foto dei veri protagonisti di questa vicenda, perché volevo restare fedele alla realtà. Ma la cosa più importante ovviamente era trovare dei bravi attori che fossero capaci di rischiare, di improvvisare, e di trasmettere il genere di realismo che stavo cercando”.
Il gruppo degli “ospiti” è formato da: Tate Donovan nel ruolo del leader de facto del gruppo, Bob Anders; Scoot McNairy nella parte di Joe Stafford, l’unico fra loro che parla bene il Farsi; Kerry Bishé che interpreta Kathy, la moglie di Joe; Christopher Denham e Clea DuVall che incarnano l’altra coppia sposata, Mark e Cora Lijek; e Rory Cochrane che veste i panni di Lee Schatz.
Gli ospiti si ristorano fisicamente all’interno della residenza dell’ambasciatore, vivendo rinchiusi e tagliati fuori dal mondo, in uno stato di costante paura che tormenta la loro esistenza quotidiana.
Kerry Bishé commenta: “Vivono in modo contraddittorio: da un lato partecipano a cene e a giochi di società, dall’altro sono terrorizzati. Immagino anche che provino un senso di colpa, nel sapere che gli altri colleghi sono stati catturati ed imprigionati”.
“Quando inizia il film”, dice Clea DuVall, “i sei americani vivono rinchiusi da circa dieci settimane. Iniziano a sentirsi nervosi e claustrofobici, e incombe su di loro la minaccia di essere scoperti. È a questo punto che tutti si rendono conto che è arrivato il momenti di farli uscire da lì”.
Affleck voleva che gli attori non solo recitassero le loro parti ma che vivessero a livello profondo le sensazioni che hanno realmente provato i loro personaggi. Perciò prima dell’inizio delle riprese, li ha ‘sequestrati’ per una settimana all’interno della casa che in seguito è diventata il set della residenza dell’ambasciatore. La casa era stata arredata secondo il gusto dell’epoca, e anche gli attori hanno indossato i loro costumi per tutta la settimana. Per immergerli totalmente nell’epoca, il regista li ha tagliati fuori dal resto del mondo, vietando loro l’uso di computer, telefoni cellulari e di qualsiasi cosa che iniziasse con la lettera “i”!
Il regista spiega: “Abbiamo eliminato qualsiasi riferimento alla contemporaneità e li abbiamo riforniti di musica, giochi, riviste e giornali relativi a quel momento storico. Non avevano internet e non potevano guardare la TV esterna. Parlavano tra di loro senza queste distrazioni. Volevo che imparassero a conoscersi e a creare un rapporto fra loro in modo naturale. È molto più difficile recitare la “familiarità”. Più che altro si tratta di una questione chimica; il corpo si rilassa, assume una postura diversa, e si parla in modo diverso. Questo era il tipo di contatto che volevo vedere fra loro, e questa esperienza precedente al film è stata importante per cementare le vibrazioni all’interno del gruppo”.
Gli attori che interpretano gli ospiti concordano, e osservano che il metodo di Affleck è stato davvero efficace.
“Sono davvero contento di aver fatto questa esperienza”, afferma Rory Cochrane. “Abbiamo creato un rapporto fra noi in modo straordinariamente veloce, ed è stata un’esperienza fondamentale per la mia preparazione”.
Scoot McNairy afferma: “Siamo diventati un gruppo molto unito. Siamo andati tutti d’accordo, superando i limiti del nostro ego. Il solo fatto di conoscerci ormai così bene, ci ha permesso di improvvisare e di confrontarci in modo migliore quando sono iniziate le riprese”.
“Si è creato un forte cameratismo nel gruppo”, osserva Christopher Denham. “Quando abbiamo abbassato la guardia, siamo diventati subito amici. E credo che queste sensazioni intangibili siano visibili anche sullo schermo”.
Tate Donovan confessa di essere stato inizialmente riluttante all’idea di restare confinato per un’intera settimana senza alcun moderno mezzo di comunicazione. “Ero abbastanza seccato”, ammette. “Mi sono unito al gruppo senza entusiasmo. Ma devo ammettere che presto ho cambiato completamente atteggiamento. Ci siamo divertiti moltissimo… abbiamo chiacchierato, organizzato dei giochi e siamo diventati una squadra. E quando sono iniziate le riprese, eravamo molto avvantaggiati. Ben ci ha fornito un luogo sicuro in cui creare i nostri personaggi ed è stato un grande beneficio per tutti noi”.
Il cast di “Argo” comprende anche numerosi altri attori che interpretano i funzionari governativi che si sono adoperati per salvare i sei americani: Kyle Chandler è il capo di stato maggiore della Casa Bianca Hamilton Jordan; Chris Messina è Mario Malinov; Željko Ivanek è Robert Pender; Titus Welliver è Jon Bates; Keith Szarabajka è Adam Engell; e Bob Gunton è il segretario di stato Cyrus Vance. Inoltre Page Leong interpreta Dr. Pat Taylor, la moglie dell’ambasciatore Taylor, mentre Richard Kind veste i panni di Max Klein, uno sceneggiatore che inizialmente ha un atteggiamento aggressivo con Lester Siegel.
“Grazie alla qualità della sceneggiatura e alla storia eccezionale che volevamo raccontare, attori di grande talento hanno accettato di far parte del cast”, dice Affleck.
JOHN CHAMBERS
Quindi tu vuoi venire a Hollywood,
far finta che stai lavorando ad un progetto
grandioso senza realizzarlo veramente, giusto?
Allora hai scelto il posto giusto!
La storia di “Argo” inizia con gli esplosivi eventi iraniani, che scatenano forti reazioni a Washington, DC, che condurranno quindi a un piano di salvataggio messo a punto a Hollywood. Per dar vita a questi set tanto diversi fra loro, Affleck ha collaborato con le sue squadre creative che hanno ricreato gli scontri culturali e il periodo storico. “Il mio scopo principale era che tutto sembrasse autentico e naturale”, dice Affleck. “I set, così come i costumi e le acconciature dovevano amalgamarsi perfettamente sullo sfondo, ed essere impeccabili dal punto di vista dell’accuratezza storica”.
Affleck e il direttore della fotografia Rodrigo Prieto hanno lavorato per creare “un arazzo visivo che conferisce una qualità e un riferimento specifico ad ogni sezione del film”, dice Pietro. “Volevamo aiutare il pubblico ad individuare immediatamente l’ambiente, non appena la scena cambia sullo schermo”.
Questo era molto importante poiché c’erano dei segmenti girati a Los Angeles che dovevano fondersi in modo fluido con le altre immagini della stessa scena, ottenute in seguito on location, a Washington, DC, o in Turchia, che nel film ha fornito l’ambiente iraniano. Prieto continua: “Abbiamo unificato il look di ogni sezione anche se le riprese sono state effettuate in diverse parti del mondo”.
Un esempio citato da Prieto è quello dello sconvolgente assalto all’ambasciata, che mette in moto l’azione di “Argo”. “Il compound dell’ambasciata e i suoi interni sono stati girati presso la Veteran’s Administration a nord di Los Angeles, mentre tutto ciò che si trova al di fuori del muro che circonda l’ambasciata è stato girato a Istanbul, a distanza di alcune settimane. Abbiamo filmato le sequenze ambientate in Iran con una tecnica un po’ sgranata per aumentare la sensazione di disagio”.
Per le scene all’interno della residenza dell’ambasciatore, Affleck ha utilizzato principalmente le cineprese manuali ma chiarisce: “Non volevo che l’effetto fosse troppo ovvio; ho chiesto agli operatori di evitare scossoni o zoom eccessivi. Gli attori hanno dovuto ripetere la scena diverse volte, così come era stata scritta, e poi ho chiesto loro di improvvisare, in modo che anche gli operatori iniziassero a improvvisare. Quando meno se lo aspettavano, qualcuno iniziava a parlare, quindi la sensazione ottenuta era quella dell’imprevedibilità che normalmente ha luogo durante una conversazione”.
Per contrasto, Affleck dice: “Per le scene ambientate a Washington non c’erano macchine manuali; tutto è stato girato con il dolly perciò i movimenti erano più stabili e regolari. Per Hollywood invece ho inserito un sacco di zoom: dall’elicottero, dalle automobili… era una tecnica molto usata negli anni ‘70. Il colore era saturo. Dal punto di vista fotografico ogni set aveva un look specifico”.
La scenografa Sharon Seymour e la costumista Jacqueline West hanno collaborato con Affleck per ricreare l’ambiente storico e gli sfondi e per ottenere un effetto quasi tangibile. Con l’aiuto dell’addetto alle ricerche storiche Max Daly, hanno esaminato pile di fotografie e di giornali e guardato ore di reportage televisivi e film sull’argomento.
Seymour osserva: “Molte cose da allora sono cambiate, e ci sembrano scontate. Ma prima la tecnologia era completamente diversa; non c’erano computer su ogni scrivania. Per tutte le scene ambientate negli uffici, abbiamo dovuto reperire vecchie macchine da scrivere, i telex, e tutti quegli strumenti che oggi non si vedono più”.
L’edificio del Los Angeles Times a Downtown L.A. è stato adibito per ospitare vari interni fra cui gli uffici degli anni ‘70 e le sale conferenza della CIA. Nell’arredare i set, la squadra di Seymour ha prestato particolare attenzione persino ai più piccoli dettagli, riempiendo le stanze ad esempio di posacenere, che oggi sono considerati ‘politicamente scorretti’, e rifornendole di cartine geografiche che 30 anni fa erano diverse.
Nel disegnare i costumi dei funzionari della CIA o di esponenti di altri settori governative, West spiega che nonostante la serietà che contraddistingueva i loro incarichi, “essendo gli anni ’70 estremamente liberi, persino i più conservatori potevano esprimersi in modo fantasioso, con cravatte sgargianti e motivi scozzesi. Tutte le regole della moda erano state stravolte. Lavorare al cinema in questo senso è meraviglioso perché per un certo periodo di tempo si ha la possibilità di vivere in un altro luogo e in un altro tempo. È fantastico”.
Per il personaggio di Tony Mendez, la costumista ha avuto la possibilità di consultare il vero protagonista di quegli eventi. Racconta West: “Ho inviato una e-mail a Tony, chiedendogli di descrivermi ciò che indossava e lui è stato molto gentile a fornirmi i dettagli. Quando partiva per le sue missioni, si trasformava in ciò che lui stesso definiva ‘il piccolo uomo grigio’, che si confondeva nella folla. Ma quando era alla CIA, non penso che fosse il classico funzionario in giacca e cravatta, bensì un agente piuttosto anti-conformista. Ho scoperto che a volte indossava il completo grigio ma che spesso preferiva le giacche spinate di tweed, e infatti è così che ho vestito Ben”.
West ha pensato che i sei ospiti avessero un guardaroba piuttosto limitato dato che erano arrivati dai Taylor solo con gli abiti che avevano indosso. “Abbiamo immaginato che in seguito abbiano iniziato a scambiarsi alcuni capi di vestiario e che Pat Taylor gradualmente portasse loro qualcosa, ma in generale il loro look resta praticamente lo stesso nel corso del film”.
La casa dell’ambasciatore canadese era situata a Hancock Park, un sobborgo di Los Angeles. Il modo in cui le stanze della casa erano dislocate nonché il loro arredamento, si è prestato perfettamente alla produzione. Seymour commenta: “Il color verde avocado era tipico delle cucine dell’epoca e la cucina di quella casa non era mai stata rifatta. Era color lime, quindi più acceso, con mattonelle verdi e bianche e una carta da parati su cui erano disegnate delle felci. Quando sono entrata ho pensato: “È persino meglio – o peggio! – di quel che avrei potuto concepire io!”, racconta ridendo.
Studio Six Productions ha stabilito i suoi uffici presso la Warner Bros. dove il logo sull’emblematica torre è stato cambiato in The Burbank Studios così come si chiamavano allora. Sulla strada vicino allo studio, Mendez e Chambers hanno iniziato a sviluppare il loro finto film presso lo storico SmokeHouse Restaurant, da cui Clooney e Heslov hanno preso il nome della loro casa di produzione cinematografica.
Al di là della San Fernando Valley sono state girate alcune scene presso il lussuoso hotel di Beverly Hilton. Un’elegante casa di Bel Air un tempo di proprietà di Zsa Zsa Gabor, è diventata la casa di Lester Siegel.
Come si conviene al suo status, Lester guida una Rolls Royce Gold del 1975, mentre John Chambers vanta una Cadillac Eldorado ‘77. Il coordinatore di automobili presenti nel film Ted Moser è stato incaricato di reperire, e in alcuni casi di rimodernare, veicoli che ora sono considerati ‘vintage’, fra cui la scintillante roulotte Airstream, che ospita la sede di Chambers. Osserva: “L’abbiamo tirata a lucido e quindi ne abbiamo arredato l’interno per trasformarla in una bellissima roulotte per il trucco. Abbiamo rifatto il look anche alla sua Eldorado che è diventata come nuova, mentre i veicoli nel background non potevano sembrare come se fossero appena usciti da una mostra di macchine d’epoca”.
Questo valeva in particolare per l’assortimento di auto Moser che compaiono nelle sequenze iraniane, fra cui veicoli Granada, Fiat, Peugot, Maverick e un bus Volkswagen, nonché un furgone Unimog del 1962 usato per il trasporto delle truppe, e le classiche macchine della polizia Matador che si vedono nella scena dell’inseguimento mozzafiato all’aeroporto di Teheran.
L’Ontario International Airport, a circa 150 miglia ad est di Los Angeles, ha fornito l’ambiente dell’affollato aeroporto di Teheran. La squadra di Seymour ha munito il terminal di segnaletica in lingua Farsi e di poster giganteschi raffiguranti l’Ayatollah Khomeini. Affleck ricorda: “Per nostra fortuna avevamo molti figuranti persiani, alcuni dei quali hanno vissuto la rivoluzione in Iran. Sono stato riconoscente quando sono venuti a dirmi: ‘Questo mi riporta indietro di 30 anni…’ e ci raccontavano le loro storie. Erano anche desiderosi di aiutarci a creare lo scenario più giusto; infatti alcuni di loro si sono proprio calati nella storia, evidenziando anche le minime discrepanze. In questo modo ero autorizzato ad andare da Sharon e dirle: ‘Sharon, quell’uomo mi ha detto che il leone non c’era sul poster. Non posso credere che tu abbia commesso un simile errore!”, scherza il regista.
I filmmaker sapevano che non sarebbe stato possibile girare in Iran, perciò hanno scelto Istanbul, nella vicina Turchia, per simulare l’ambiente di Teheran. Unica città al mondo ad unire due continenti, l’Europa e l’Asia, Istanbul è anche il punto di transito di Tony Mendez, il luogo dove ottiene il visto dal consolato iraniano.
“Istanbul è una città fenomenale in cui vivere e lavorare”, dice Affleck. “Siamo rimasti tutti colpiti dalla disponibilità delle persone che abbiamo incontrato. Siamo enormemente grati alla magnifica troupe del posto e alla cooperazione del pubblico”.
Due dei luoghi più noti della città sono stati usati per filmare le scene ambientate nella città antica: la Moschea Blu, che si vede solo dall’esterno; e l’interno di Hagia Sofia, dove Tony Mendez ha un meeting clandestino con la controparte dell’ intelligence britannica. Dice Affleck: “Hagia Sofia è un luogo incredibile perché un tempo era una chiesa, poi è diventata una moschea e ora è un museo, quindi rappresenta il punto di incontro di diverse culture”.
Un ampio spazio in cui hanno girato è illuminato da candelabri circolari, con lampadine che recentemente erano state convertite in lampade fluorescenti. Sfortunatamente emettono una luce troppo forte per non parlare del fatto che non esistevano nel 1980. I membri della troupe hanno lavorato anche di notte per rimuovere le oltre 4000 lampadine ed ottenere così la luce più soffusa di cui i filmmaker avevano bisogno.
Forse la sequenza più ardita è stata quella della manifestazione che esplode nell’assalto alla Roosevelt Gate dell’ambasciata statunitense. La scena è stata girata su un campo di calcio nella zona residenziale di Barkikoy. Il campo poteva ospitare oltre 1300 persone, tutti urlanti slogan anti americani in Farsi, in un assordante crescendo.
Vestire le comparse è stato un compito arduo perché Jacqueline West non solo ha dovuto riflettere accuratamente l’epoca ma anche gli usi e costumi di quella società. Afferma: “Abbiamo costruito centinaia di chador, il velo lungo e nero indossato dalle donne e inoltre abbiamo fabbricato tutti gli abiti dei Mullah. Le giacche militari, sullo stile di Castro o di Che Guevara, diventano l’emblema dei rivoluzionari, e quindi ne abbiamo fornite decine. C’erano migliaia di generici quindi abbiamo dovuto attingere a tutte le nostre risorse sia per creare che per trovare tutto il necessario”.
Per portare il pubblico direttamente nel caos, Affleck ha inserito nella folla operatori vestiti come generici, armati di cineprese in 16mm per girare immagini sparse. Inoltre il regista, insieme ad altri, si è mescolato alla folla per girare la rivolta crescente in Super 8. “Il negativo del Super 8 è piccolissimo, perciò quando viene ingrandito in una sala cinematografica diventa sgranato”, spiega Affleck. “Dopo il montaggio ha assunto l’aspetto e la sensazione di un girato autentico; a parte il breve materiale d’archivio mostrato in TV durante il film, non c’è altro repertorio, ma solo immagini nuove, girate appositamente per il film”.
Chris Terrio commenta: “È straordinario perché sembra materiale originale. C’era una marea umana all’esterno del cancello dell’ambasciata e questo è stato ricreato alla perfezione. Anche i generici sono stati travolti dall’emotività del momento, perché non si può non avvertire l’energia creata da una folla infervorata”.
Questo è vero anche per la più piccola ma ugualmente veemente manifestazione che Mendez ed i sei ospiti — travestiti da troupe canadese — devono attraversare a bordo di un veicolo, per raggiungere il luogo del loro presunto sopralluogo, al Gran Bazaar.
“Quando gli attori-manifestanti hanno iniziato a scuotere il furgone eravamo davvero spaventati”, racconta Clea DuVall. “Sembrava che potessimo rovesciarci ed eravamo circondati da persone che ci urlavano contro. Posso dire che non abbiamo dovuto recitare molto in quel momento per apparire preoccupati”.
Aggiunge Christopher Denham: “Una cosa è leggere su copione che i manifestanti si scagliano contro il bus, un’altra è essere circondati fisicamente da centinaia di persone che si comportano come se volessero ucciderti. Fa davvero un certo effetto”.
Persino Affleck è rimasto turbato. Racconta Scoot McNairy: “Ad un certo punto un uomo ha afferrato una pietra e ha iniziato a batterla contro il parabrezza. Ricordo di aver guardato Ben e persino lui sembrava spaventato. È una scena molto intensa”.
Per girare nel Gran Bazaar, il periodo non poteva essere migliore perché quei frequentatissimi negozi erano chiusi per una festa nazionale. “Il bazaar di Istanbul è fantastico”, dichiara Seymour. “Sembra uno di quelli di Teheran, perché sono fra i più vecchi al mondo. Molti degli oggetti sugli scaffali dei negozi hanno un sapore antico quindi non abbiamo dovuto apportare troppe modifiche. Il lavoro maggiore è stato quello di convertire le numerosissime scritte e cartelloni dal turco in lingua farsi”.
“Il bazaar di Istanbul si snoda come un labirinto, è molto caotico, quindi era facile sbagliare strada e perdersi”, racconta Affleck. “Ma era molto bello e siamo stati fortunati che i negozi fossero chiusi, così abbiamo avuto la libertà di girare senza problemi”.
Grant Heslov dice: “Ho sentito dire che Istanbul viene definita il “crocevia del mondo”, ma fino a quando non la vedi con i tuoi occhi, non ti rendi conto di quanto sia bella. La storia della città permea ogni cosa. Il nostro piano di lavoro in Turchia era abbastanza ambizioso ma tutto è andato liscio, soprattutto grazie alla gente del posto. È stato sicuramente il luogo giusto in cui girare”.
Dalla Turchia la produzione si è spostata a Washington, DC. I filmmaker e i membri del cast sono stati privilegiati ad ottenere accesso, seppur limitato, al vero quartier generale della CIA a Langley, VA, dove si sono resi conto che la CIA… è proprio la CIA. Racconta Heslov: “Quando siamo entrati nell’edificio, dovevamo lasciare i nostri cellulari in un cestino ma io non l’ho fatto. Non che mi servisse, ma semplicemente non volevo lasciare il mio telefono. Dopo qualche minuto un agente è entrato chiedendo: ‘Chi di voi ha con sé un ’iPhone?’ Ho risposto che ero io e gli ho chiesto come faceva a saperlo. Allora mi ha portato sul retro dove mi ha mostrato una console di computer con cui possono monitorare dove si trova un cellulare, che numero ha… praticamente tutto. Mi ha davvero colpito”.
Bryan Cranston commenta: “Percorrere i corridoi di Langley è stato emozionante. Quelle sono state le scene più importanti per me perché mi rendevo conto di quanto fossi privilegiato, come normale cittadino, ad essere lì”.
Affleck dice: “L’edificio presenta un dualismo interessante perché dopo aver percorso un corridoio piuttosto asettico, ti trovi davanti ad una porta in cui c’è scritto Counter Terrorism Unit. Mi sono commosso nel vedere le stelle sul muro in ricordo di chi ha perso la vita svolgendo il proprio lavoro per l’Agenzia Centrale. Per questo ho volute girare una scena in cui Tony passa davanti alle stelle, volevamo che il pubblico le vedesse”.
I filmmaker hanno dovuto rimuovere digitalmente alcune stelle perché il loro numero era inferiore all’epoca in cui si svolgono gli eventi del film. Alcune stelle non hanno i nomi delle vittime perché le loro missioni sono ancora considerate riservate.
Alla fine delle riprese del film, Affleck e il montatore William Goldenberg hanno lavorato insieme per riunire le scene girate in vari luoghi.
Il regista sapeva inoltre che la musica avrebbe costituito il trait d’union fra i tre diversi mondi della storia.. Affleck utilizza la musica di quel periodo per far sì che lo spettatore entri subito nell’epoca dei fatti del film, in particolare per quanto riguarda il capitolo di Hollywood. “I nostri ricordi vengono spesso evocati da una musica particolare. Senti una canzone e ti viene in mente qualcosa”, dice.
Affleck aggiunge che nella colonna sonora composta da Alexandre Desplat, “dovevamo trovare un tema comune a tutto il film, che venisse suonato in modo diverso a seconda dei momenti del film, cambiando gli strumenti e il ritmo. Alexandre è stato straordinario nel comporre una musica atipica, che incorpora strumenti insoliti, per lo più mediorientali. Senza essere troppo scontato o didascalico, ha creato un sound che ti conduce subito in quel luogo specifico”.
Ciononostante Chris Terrio sottolinea: “Non c’è bisogno di conoscere il Medioriente o la politica di quel periodo, per capire la storia del film. Si tratta di un’audace operazione di salvataggio di sei persone rinchiuse in un luogo molto pericoloso e il fatto che si basa su una storia vera, lo rende ancora più avvincente”.
Affleck conclude: “È emozionante, pieno di suspense, e spaventoso, ma soprattutto spero che sia piacevole dal punto di vista dello spettacolo che offre. Ad un livello più profondo, è un film che svela anche il potere della narrazione perché per tanto tempo questa storia non ha potuto essere raccontata. Ma ora possiamo finalmente essere orgogliosi di quel che hanno fatto queste persone”.
CAST ARTISTICO
BEN AFFLECK (Tony Mendez/Regista/Produttore) è da tempo riconosciuto per il suo talento da attore, sceneggiatore e regista.
Ha fatto il suo debutto alla regia nel 2007 con il lungometraggio “Gone Baby Gone”, che gli è valso diversi premi della giuria, compreso il premio per il miglior debutto registico della National Board of Review. È stato inoltre regista debuttante dell’anno al Film Festival di Hollywood nel 2007. Ha co-sceneggiato il copione del film, adattamento di un romanzo di Dennis Lehanne.
Di recente ha curato la regia ed è stato protagonista di “The Town”, da lui anche co-sceneggiato. Il film è stato nominato Film dell’Anno dall’AFI (American Film Institute) ed il cast ha vinto il National Board of Review Award come miglior cast corale. In addition, Affleck earned a Writers Guild of America Award nomination for “The Town,” which also brought Oscar®, Golden Globe and Screen Actors Guild (SAG) Award® nominations to Jeremy Renner. Also in 2010, Affleck starred alongside Tommy Lee Jones in John Wells’ drama “The Company Men.”
This summer, Affleck shot a starring role in “Runner, Runner,” directed by Brad Furman and slated for release next year. He is next set to direct a film about notorious Boston mobster Whitey Bulger, in which he and Matt Damon will star. The film will be produced by their production company, Pearl Street Films.
Affleck è stato lanciato alla gloria con il film del 1997 “Good Will Hunting” (“Will Hunting – Genio ribelle”), da lui interpretato e co-sceneggiato insieme a Matt Damon. Insieme, hanno vinto numerosi premi alla sceneggiatura, compreso un Oscar, un Golden Globe ed un Humanitas. L’anno seguente Affleck è stato protagonista nel film vincitore Oscar di John Madden “Shakespeare in Love”, vincendo un SAG Award® come parte del cast corale.
Tra i suoi film successivi: “Armageddon” e “Pearl Harbor”, entrambi diretti da Michael Bay; “Forces of Nature”; “Boiler Room” di Ben Younger; “Changing Lanes” di Roger Michell; “The Sum of All Fears” (“Al vertice della tensione”); l’adattamento cinematografico “Daredevil” della Marvel Comics; “Jersey Girl” di Kevin Smith; e “State of Play” di Kevin Macdonald.
Nel 2006, è stato molto apprezzato per il suo ritratto dell’attore George Reeves mortalmente malato nel film noir “Hollywoodland”. Il film è stato presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove Affleck ha vinto l’ambita Coppa Volpi come miglior attore. È stato inoltre candidato ai Golden Globe e ai Critics’ Choice Award come migliore attore, come pure al Film Festival di Hollywood. Di recente lo abbiamo visto nei cast corali di “Extract” e “HÈs Just Not That Into You” (“La verità è che non gli piaci abbastanza”), e inoltre come protagonista del thriller di Kevin Macdonald “State of Play”, accanto a Russell Crowe, Helen Mirren e Rachel McAdams.
Nel 2000, insieme a Matt Damon, Chris Moore e Sean Bailey, Affleck ha fondato la LivePlanet, Inc. Il primo progetto, “Project Greenlight”, è andato in onda sulla HBO guadagnando l’attenzione della critica e dell’industria, oltre ad un vasto pubblico, per un ottimo approfondimento del dietro-lequinte di un regista alle prime armi. La seconda stagione di “Project Greenlight” è andato in onda sulla HBO all’inizio del 2003, e la terza su Bravo. Tutt’e tre le stagioni sono state candidate agli Emmy.
Oltre ad una carriera cinematografica di grande successo, Affleck è anche un appassionato filantropo. A marzo 2010 ha fondato la Eastern Congo Initiative (ECI), con la missione di aiutare il popolo congolese a migliorare la propria società tramite le comunità locali in una regione decisamente difficile. ECI è la prima associazione statunitense con lo scopo di lavorare per la gente del Congo dell’Est. Affleck è anche un attivista politica, nonché sostenitore di diverse organizzazioni di beneficienza, quali Feeding America, Paralyzed Veterans of America, A-T Children’s Project, e The Jimmy Fund.
BRYAN CRANSTON (Jack O’Donnell) ha vinto tre Emmy® Award consecutivi nella categoria migliore attore protagonista di una serie drammatica per il suo ritratto di Walter White, in “Breaking Bad” di AMC, approdato ora alla sua quinta stagione. Ha avuto l’onore di essere stato il primo attore di una serie televisiva e il secondo attore protagonista, ad aver vinto tre premi consecutivi nella storia degli Emmy® Award. La sua performance in “Breaking Bad” gli è valsa due nomination ai Golden Globe e quattro candidature agli Screen Actors Guild Award®, nonché una recente nuova nomination agli Emmy.
Cranston aveva precedentemente recitato per sette stagioni nella serie comica di grande successo “Malcolm in the Middle”. Per il ruolo del padre, Hal Wilkerson, ha ricevuto tre candidature agli Emmy ed una ai Globe Award.
Sul grande schermo sarà presto il protagonista della commedia “Get a Job”. La scorsa estate è apparso nella parte del malvagio Vilos Cohaagen nel remake del thriller di fantascienza “Total Recall” (“Total Recall – Atto di forza”). I suoi film più recenti comprendono “Rock of Ages” di Adam Shankman, “John Carter”, “Red Tails”, “Drive” di Nicolas Winding Refn e “Contagion” di Steven Soderbergh, in cui ha fatto parte di un cast di grandi stelle. Ha inoltre doppiato il grande successo di animazione “Madagascar 3”. I suoi numerosi crediti cinematografici comprendono i film diretti da Tom Hanks “Larry Crowne” (“L’amore all’improvviso – Larry Crowne”) e “That Thing You Do!” (“Music graffiti”); The Lincoln Lawyer”; “Little Miss Sunshine”; “Seeing Other People”; e “Saving Private Ryan” (“Salvate il soldato Ryan”) di Steven Spielberg.
Nato e cresciuto nella California del sud, ha iniziato a recitare professionalmente dopo aver terminato il college, esibendosi nei teatri regionali e nelle produzioni estive. È apparso in numerosi programmi televisivi fra cui “Seinfeld”, con un ruolo fisso. Ha interpretato a lungo la parte dell’astronauta Buzz Aldrin nella premiata miniserie di HBO “From the Earth to the Moon”.
Quando è possibile, continua a coltivare la sua passione per il teatro. I suoi crediti teatrali comprendono le produzioni di “The God of Hell”, “Chapter Two”, “The Taming of the Shrew”, “A Doll’s House”, “Eastern Standard”, “Wrestlers”, “Barefoot in the Park” e “The Steven Weed Show” che gli è valso un Drama-Logue Award.
Cranston ha avuto successo anche dietro la macchina da presa, dirigendo diverse puntate di “Breaking Bad”, di cui è stato anche produttore. Ha scritto, prodotto, diretto e interpretato il romantico film drammatico “Last Chance”, un regalo per la moglie Robin Dearden. Ha inoltre diretto diverse puntate di “Malcolm in the Middle”, il pilota di Comedy Central “Special Unit”. All’inizio del 2011 è stato produttore esecutivo e interprete di una serie esclusiva online dal titolo “The Handlers”, per Atom.com, in cui ha vestito i panni di Jack Powers nella sua corsa per vincere un seggio al Senato.
ALAN ARKIN (Lester Siegel) è uno stimato attore di cinema e teatro. Per la sua interpretazione in “Little Miss Sunshine” del 2006, ha vinto un Oscar, un Independent Spirit Award e un BAFTA Award e ha condiviso uno Screen Actors Guild (SAG) Award® con tutto il cast del film, oltre ad aver ricevuto una nomina individuale ai SAG Award® per la migliore performance di un attore non protagonista.
Dopo aver girato “Argo” attendiamo altri suoi film, fra cui “Stand Up Guys” e “The Incredible Burt Wonderstone”. I suoi crediti più recenti comprendono il film per la famiglia “The Muppets”, la commedia “The Change-Up” (“Cambio vita”), il tenero “Marley & Me” (Io & Marley”) e l’action comedy “Get Smart” (“Agente Smart – Casino totale”).
Nel 1966 ha esordito nel suo primo importante lungometraggio, la commedia di Norman Jewison “The Russians Are Coming, The Russians Are Coming” (“Arrivano i russi, arrivano i russi”), che gli è valso un Golden Globe Award come migliore attore nonché la sua prima candidatura agli Oscar. La seconda l’ha ricevuta per la sua performance in “The Heart is a Lonely Hunter” (“L’urlo del silenzio”, 1968) che gli è valso anche il New York Critic’s Award e una nomination ai Golden Globe; un’altra nomination l’ha ricevuta per il ruolo protagonista di “Popi”.
Con oltre 70 film realizzati nell’arco di 45 anni, la sua nutrita lista di crediti comprende: “Catch 22” (“Comma 22”), “Little Murders” (“Piccoli omicidi”), che costituisce il suo esordio alla regia, “Hearts of the West” (“Pazzo pazzo West”) per cui ha vinto un NYFCC Award, “The Seven-Per-Cent Solution” (“Sherlock Holmes: soluzione sette percento”), “The In-Laws” (“Matrimonio impossibile”), “Edward Scissorhands” (“Edward Manidiforbice”), “Havana”, “Glengary Glenn Ross” (“Americani”) “Mother Night” (“Confessione finale”), “So I Married an Axe Murderer” (“Mia moglie è una pazza assassina?”); “Grosse Pointe Blank” (“L’ultimo contratto”) “Gattaca” (“Gattaca – La porta dell’universo”), “Slums of Beverly Hills” (L’altra faccia di Beverly Hills”), “Jakob the Liar” (Jakob il bugiardo”), “America’s Sweethearts” (“I perfetti innamorati”), “Thirteen Conversations About One Thing” (“13 variazioni sul tema”), ricevendo un altra nomination agli Spirit Award, “The Santa Clause 3: The Escape Clause” (“Santa Clause è nei guai”); “Rendition” (“Rendition. Detenzione illegale”); “Thin Ice”; “City Island”; e “Sunshine Cleaning”.
Ha inoltre diretto diversi cortometraggi fra cui “People Soup,” nominato agli Oscar® come miglior cortometraggio di live action.
Arkin è stato inoltre premiato per il suo lavoro televisivo, con quattro nomination agli Emmy Award, la più recente per la sua performance nel telefilm “The Pentagon Papers”, Ha inoltre ottenuto candidature agli Emmy e ai Golden Globe per il suo lavoro nel dramma sull’Olocausto “Escape from Sobibor”. Altre candidature agli Emmy le ha ricevute per il suo ruolo di star ospite in “Chicago Hope” e per il dramma “ABC Stage 67”. In televisione è stato la star dell’apprezzata serie di A&E “100 Centre Street”, creata, scritta e diretta da Sidney Lumet, ed è apparso nel film di Showtime “Varian’s War”. Inoltre ha diretto l’adattamento televisivo del lavoro di Broadway “Twigs”, con Carol Burnett, nonché due puntate della serie di PBS “Trying Times”.
La sua prima regia teatrale risale al 1966 con l’apprezzato “Eh?”, con Dustin Hoffman, rappresentato al Circle in the Square. In seguito si è aggiudicato un Obie per aver diretto “Little Murders” di Jules Feiffer, a cui è seguito “The White House Murder Case”, sempre di Feiffer. Ha vinto il Drama Desk Award per la regia di questi due lavori, entrambi in scena al Circle in the Square. A Broadway ha diretto il grande successo di Neil Simon “The Sunshine Boys”, che gli è valso la nomination ai Tony per la migliore regia di una pièce teatrale.
Nel 1998 ha diretto, interpretato e scritto insieme Elaine May, la produzione di “Power Plays”, in scena al Promenade Theatre. Ha inoltre diretto il musical di Broadway “Molly”; “Rubbers and YanksThree”, all’American Place Theater; “Joan of Lorraine”, rappresentato all’ Hartman Theatre di Stamford, “The Sorrows of Stephen” al Burt Reynolds Theatre, in cui recitava anche suo figlio Adam, e “Room Service” al Roundabout di New York.
È autore di diverse pubblicazioni, fra cui otto libri per l’infanzia, l’ultimo dei quali si intitola “Tony’s Hard Work Day”. Una sua opera precedente, “The Lemming Condition”, è stata onorato da parte dei Book Sellers of America con un posto nella Biblioteca della Casa Bianca.
Nel marzo 2011 è uscito il suo libro di memorie dal titolo “An Improvised Life”.
JOHN GOODMAN (John Chambers) è noto sia al pubblico cinematografico che televisivo; recentemente è stato il protagonista del film premio Oscar® “The Artist”, l’omaggio dello scrittore/regista Michel Hazanavicius ai film muti di Hollywood. Per questo film Goodman è stato nominato, insieme a tutto il cast, agli Screen Actors Guild (SAG) Award® e ai Critics’ Choice Award.
Attualmente è interprete, al fianco di Clint Eastwood, Amy Adams e Justin Timberlake di “Trouble With the Curve”. Prossimamente lo vedremo insieme a Denzel Washington nel film drammatico di Robert Zemeckis “Flight”. Altri suoi film imminenti comprendono “Inside Llewyn Davis” dei fratelli Coen; “The Internship”, una commedia di Will Ferrell, e “The Hangover Part III” di Todd Phillips, l’ultimo capitolo di questo franchise di grande successo.
In televisione ha recitato con Al Pacino nella biografia del 2010 in onda su HBO dal titolo “You Don’t Know Jack”, meritando nomination agli Emmy e ai SAG Award® per il suo ritratto di Neal Nicol, lo storico collaboratore di Jack Kevorkian. Ha vinto un Emmy Award nel 2007 per il suo ruolo di star ospite nella serie di Aaron Sorkin “Studio 60 on the Sunset Strip”. In precedenza è stato candidato agli Emmy come migliore attore in una miniserie o speciale, per l’adattamento televisivo della pièce di Tennessee Williams “A Streetcar Named Desire” e per la sua performance protagonista di “Kingfish: A Story of Huey P. Long”.
Goodman si è imposto all’attenzione del pubblico televisivo recitando per ben nove stagioni nella sitcom di grande successo “Roseanne”. Nel corso di questo periodo ha vinto un Golden Globe come migliore attore in una commedia e ha ottenuto tre nomination ai Golden Globe, sette agli Emmy e una ai SAG Award®. I suoi numerosi crediti comprendono inoltre un ruolo ricorrente in “The West Wing” di Sorkin, e ruoli protagonisti in varie stagioni di “Treme” di HBO, “Damages” di FX, e “Community” di NBC.
Sul grande schermo è stato nominato ai Golden Globe per la sua inquietante performance nel film dei fratelli Coen del 1991 “Barton Fink”. Inizialmente ha collaborato con i Coen nella commedia “Raising Arizona” (“Arizona junior”) e quindi li ha ritrovati nei film “The Hudsucker Proxy” (“Mr. Hula Hoop”), “The Big Lebowski” (“Il grande Lebowski”) e “O Brother, Where Art Thou?” (“Fratello dove sei?”)
Recentemente è apparso nell’apprezzato film drammatico di Stephen Daldry “Extremely Loud & Incredibly Close” (“Molto forte, incredibilmente vicino”) e nel thriller politico indipendente di Kevin Smith “Red State”. La sua lunga lista di crediti comprende inoltre: “Evan Almighty” (“Un’impresa da Dio”), “Speed Racer,” “Beyond the Sea,” “One Night at McCool’s” (“Un corpo da reato”), “Coyote Ugly” (“Le ragazze del Coyote Ugly”) “What Planet Are You From?” (“Da che pianeta vieni?”) “Bringing Out the Dead” (“Al di là della vita”), “Fallen” (“Il tocco del male”), “The Borrowers” (“Arrietty – il mondo segreto sotto il pavimento”), “Mother Night” (“Confessione finale”), “The Flintstones,” “Born Yesterday” (“Nata ieri”), “The Babe” (“Babe, maialino coraggioso”), “King Ralph” (“Sua Maestà viene da Las Vegas”), ““Arachnophobia” (“Aracnofobia”), “Stella,” “Always” (“Always – Per sempre”), “Sea of Love” (“Seduzione pericolosa”), “Everybody’s All-American” (“Un amore una vita”), “Punchline” (“L’ultima battuta”), “The Wrong Guys” (“Tipi sbagliati”), “The Big Easy” (“Big Easy – Brivido seducente”) “Sweet Dreams” e ““Revenge of the Nerds” (“La rivincita dei Nerds”).
Al di là del suo impegno davanti alla macchina da presa, ha doppiato numerosi personaggi animati e i suoi crediti in questo campo comprendono: “Monsters, Inc.” (“Monsters & Co.”), “Cars” (“Cars – Motori ruggenti”), “The Emperor’s New Groove” (“I vestiti nuovi dell’imperatore”), The Jungle Book 2” (“Il libro della giungla 2”), “Bee Movie”, “The Princess and the Frog” (“La principessa e il ranocchio”) e il recente “ParaNorman”.
Presto riprenderà il ruolo di Scully di “Monsters, Inc.” (“Monsters & Co.”) nel film imminente “Monsters University”.
Nato a St. Louis, Goodman si è laureato in teatro presso la Southwest Missouri State ed è apparso in una varietà di lavori teatrali e musical, fra cui produzioni rivolte ai bambini. Ha esordito a Broadway in “Loose Ends” e nel 1985 è stato nominato ai Drama Desk Award per il musical “Big River”. Nel 2001 ha recitato con Meryl Streep e Kevin Kline in “The Seagull”, una produzione di Shakespeare in the Park diretta da Mike Nichols, a cui è seguita la presentazione, nel 2002, di “The Resistible Rise of Arturo Ui”, al Public Theatre. Nel 2009 è apparso nel revival “Waiting for Godot”, a Broadway.
VICTOR GARBER (Ken Taylor) è apparso in alcuni dei più importanti progetti cinematografici, televisivi e teatrali degli ultimi quarant’anni. Ha condiviso due nomination agli Screen Actors Guild (SAG) Award® per il miglior cast di un film, ottenendo l’ultima per il premiato film autobiografico di Gus Van Sant “Milk”, in cui interpretava il ruolo del sindaco di San Francisco, George Moscone. Il cast di “Milk” ha vinto un Critics’ Choice Award come migliore ensemble. Garber in precedenza è stato nominato ai SAG Award® per aver lavorato nel blockbuster premio Oscar® di James Cameron “Titanic”. I suoi crediti cinematografici comprendono: “Kung Fu Panda 2”, “You Again” (“Ancora tu!), “Legally Blonde” (“La rivincita delle bionde”), “The First Wives Club” (“Il club delle prime mogli”), “Sleepless in Seattle” (“Insonnia d’amore”), “Life with Mikey” (“Cercasi superstar”) e l’adattamento cinematografico del musical “Godspell”.
Nominato sei volte agli Emmy, tre di queste nomination Garber le ha meritate per il grande successo di ABC “Alias”, in cui ha recitato al fianco di Jennifer Garner. Ha inoltre ottenuto nomination agli Emmy per il suo ritratto di Sid Luft nel telefilm “Life with Judy Garland: Me and My Shadows” e per i suoi ruoli da star ospite nelle serie comiche “Frasier” e “Will & Grace”. Ha recitato nelle serie “Web Therapy”, “Eli Stone” e “Justice” ed è stato star ospite di numerosi programmi fra cui i recenti “Damages”, “30 Rock”, “The Big C”, “Glee” e “Nurse Jackie”. È stato il protagonista di lunghi progetti quali “The Last Templar”, “Meredith Willson’s The Music Man”, “Call Me Claus”, “Laughter on the 23rd Floor”, “Annie”, “Rodgers and Hammerstein’s Cinderella”, “Dieppe” e “The First Circle”.
Garber è inoltre uno stimato attore di teatro i cui numerosi crediti comprendono ruoli anche nei musical. Ha ottenuto quattro nomination ai Tony Award, per: “Damn Yankees”, “Lend Me a Tenor”, “Little Me” e “Deathtrap”. Ha recitato in “Art”, la pièce vincitrice di un Tony Award, e nelle produzioni originali di Broadway “Arcadia”, “The Devil’s Disciple”, “Noises Off” e “Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street” di Stephen Sondheim, lavorando inoltre nei workshop di Sondheim “Wise Guys” e in “Assassins”. Ha ottenuto ottime critiche per “Follies” di Sondheim, al City Center Encores, e per “Present Laughter”, diretto da Nicholas Martin, in scena all’Huntington Theatre. Nel gennaio 2010 ha recitato nuovamente nello spettacolo, quando è approdato a Broadway.
TATE DONOVAN (Bob Anders) ha recitato in tre stagioni dell’apprezzata serie drammatica in onda su FX “Damages”, con Glenn Close. Attualmente lavora nella nuova serie drammatica di NBC dal titolo “Infamous”.
Sul grande schermo ha fatto parte del cast dell’apprezzato dramma del 2005 diretto da George Clooney “Good Night, and Good Luck” con cui ha condiviso una nomination agli Screen Actors Guild Award®. I suoi crediti più recenti comprendono il thriller di Antoine Fuqua “Shooter” con Mark Wahlberg; “Nancy Drew”; e i film indipendenti “Neal Cassady”, “Wild About Harry” e “Below the Beltway”.
Fra i suoi precedenti crediti cinematografici troviamo: “The Pacifier” (“Missione tata”), diretto da Adam Shankman; “Swordfish” (“Codice: Swordfish”) di Dominic Sena; “Murder at 1600” (“Delitto alla Casa Bianca”); “The Only Thrill” (“Amori sospesi”); “Ethan Frome” di John Madden; “Love Potion #9” (“Pozione d’amore”); “Equinox” di Alan Rudolph; “Inside Monkey Zetterland” che gli è valso una nomination agli Independent Spirit Award; “Memphis Belle” di Michael Caton-Jones; “Dead Bang” di John Frankenheimer; “Clean and Sober” di Glenn Gordon Caron e l’avventuroso “Space Camp” (“Space Camp – Gravità zero”). Ha inoltre doppiato il personaggio principale del film d’animazione “Hercules”.
Altri suoi crediti televisivi comprendono una parte fissa nella serie FOX “The O.C.” e altri ruoli come star ospite nei programmi “Law & Order: Criminal Intent”, “The Guardian”, “Friends” e “Ally McBeal”.
Dietro la macchina da presa Donovan ha diretto con successo alcune puntate di “Damages”, “Glee”, “Gossip Girl”, “Weeds”, “Nip/Tuck”, “Medium” e “The O.C.”
Nel 2011 ha recitato a Broadway nella premiere mondiale del lavoro teatrale di David Lindsay-Abaire “Good People”, al fianco di Frances McDormand. In precedenza aveva ricevuto un Backstage West Garland Award per la sua performance nel debutto sulla West Coast di “Rabbit Hole” di Lindsay-Abaire, al Geffen Theatre. Il suo repertorio precedente comprende i lavori di Broadway “Amy’s View” con Dame Judi Dench, e “Picnic” con Ashley Judd, e il grande successo off-Broadway “Lobby Hero” di Kenneth Lonergan. È apparso in numerose produzioni al Williamstown Theatre Festival, fra cui “Once in a Lifetime” “Under the Blue Sky” e “The Glass Menagerie”.
CLEA DuVALL (Cora Lijek) presto apparirà nella commedia d’azione indipendente “In Security” di cui sarà anche produttore esecutivo, il suo primo credito nell’ambito della produzione. In autunno si unirà al cast della premiata serie su FX “American Horror Story.”
I suoi crediti cinematografici comprendono il dramma basato su fatti reali dal titolo “Conviction”, con Hilary Swank e Sam Rockwell; “The Killing Room” di Jonathan Liebesman presentato al Sundance Film Festival 2009; “Passengers” (“Passengers – Mistero ad alta quota”) con Anne Hathaway e Patrick Wilson; e il thriller di David Fincher ispirato ad una storia vera dal titolo “Zodiac”.
DuVall ha ottenuto il riconoscimento con il film indipendente “How to Make the Cruelest Month”, presentato in concorso al Sundance Film Festival 1998. Quell’anno ha incarnato anche la ribelle Stokely del film di Robert Rodriguez “The Faculty”. I suoi crediti successivi comprendono: “ShÈs All That” (“Kiss me”); “The Astronaut’s Wife” (“La moglie dell’astronauta”); “But I’m a Cheerleader”; i film diretti da James Mangold “Girl, Interrupted” (“Ragazze, interrotte”) e “Identity”; “Ghosts of Mars” (“Fantasmi da Marte”) di John Carpenter; “Thirteen Conversations About One Thing” (“13 variazioni sul tema”); “The Slaughter Rule”; “21 Grams” (“21 grammi”) di Alejandro Gonzalez Inarritu e il grande successo horror “The Grudge.”
In televisione è apparsa nel telefilm “Helter Skelter” e nell’apprezzata produzione HBO di “The Laramie Project”. DuVall ha recitato anche nella serie HBO “Carnivale” e in numerose puntate di “Heroes” e più recentemente in “The Event”. Altri suoi crediti televisivi comprendono ruoli di star ospite nelle note serie “CSI: Miami”, “Law & Order”, “Bones”, “Private Practice”, “Numb3rs”, “Lie to Me” e “Grey’s Anatomy”.
SCOOT MCNAIRY (Joe Stafford) è un attore e un produttore che negli anni recenti ha ottenuto grande successo in entrambi i ruoli. È stato nominato come migliore attore ai British Independent Film Awards 2010 per il suo lavoro nell’apprezzato film “Monsters”, scritto e diretto dal regista Gareth Edwards. L’anno precedente, “In Search of a Midnight Kiss” , da lui interpretato e prodotto, è stato onorato con un John Cassavetes Award agli Independent Spirit Award, nella categoria “miglior film realizzato con meno di 500,000 dollari”.
Oltre ad “Argo”, McNairy apparirà quest’anno in “Promise Land” di Gus Van Sant, scritto e interpretato da Matt Damon, e in “Killing Them Softly” di Andrew Dominik, con Brad Pitt, Ben Mendelsohn e James Gandolfini. I suoi film successivi comprendono “Touchy Feely” di Lynn Shelton in cui recita al fianco di Ellen Page e Allison Janney, e “Twelve Years and Slave” di Steve McQueen, con Brad Pitt e Chiwetel Ejiofor.
Altri suoi film comprendono: “The Off Hours” di Megan Griffith, con Amy Seimetz e “Art School Confidential” di Terry Zwigoff.
In televisione è stato star ospite di “Six Feet Under”, “My Name is Earl”, “The Shield”, “CSI”, “How I Met Your Mother” e in “Bones” in cui ha avuto un ruolo fisso.
Insieme a John Pierce ha fondato la Group Films. Attualmente la compagnia è impegnata nella postproduzione di “Frank and Cindy”, di G.J. Echternkamp, con Rene Russo e Michael Peña, un film ispirato al premiato, omonimo documentario.
RORY COCHRANE (Lee Schatz) ha recitato al fianco di Milla Jovovich nella commedia del 2011 “Bringing Up Bobby”, diretto da Famke Janssen. Altri suoi crediti recenti comprendono “Passion Play” di Mitch Glazer, con Bill Murray e Mickey Rourke, e “Public Enemies” (“Nemico pubblico”) di Michael Mann, al fianco di Johnny Depp e Christian Bale.
In precedenza ha recitato con Robert Downey Jr. in “A Scanner Darkly” (A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare”) di Richard Linklater. All’inizio della sua carriera ha interpretato l’anticonformista Slater in “Dazed and Confused” (“La vita è un sogno”) di Linklater. Altri suoi crediti cinematografici comprendono “Hart’s War” (“Sotto corte marziale”) con Bruce Willis; “The Prime Gig” con Vince Vaughn; “Flawless” (Flawless – Senza difetti”) di Joel Schumacher, con Philip Seymour Hoffman; e “Empire Records” con Liv Tyler.
Cochrane è noto al pubblico televisivo soprattutto per il ruolo di Tim Speedle in “CSI: Miami”, in cui è apparso consecutivamente dal 2002 al 2004. In seguito ha interpretato sette puntate al fianco di Jon Voight nel grande successo “24”. Altri suoi crediti televisivi comprendono la premiata miniserie di TNT “The Company” in cui ha recitato al fianco di Michael Keaton e di Chris O’Donnell.
CHRISTOPHER DENHAM (Mark Lijek) è l’interprete dell’horror thriller di Barry Levinson “The Bay”, presentato al Toronto Film Festival 2012. Ha inoltre interpretato e coprodotto il thriller indipendente “Forgetting the Girl”. Altri suoi crediti cinematografici comprendono: “Sound of My Voice”, “Shutter Island” di Martin Scorsese, “Duplicity” di Tony Gilroy “Charlie Wilson’s War,” (“La guerra di Charlie Wilson”) di Mike Nichols e “Blackbird” di Adam Rapp. Nel 2008 ha esordito nella regia e nella scrittura di un lungometraggio con “Home Movie”, interpretato da Adrian Pasdar.
I suoi crediti televisivi comprendono alcune puntate di “Person of Interest”, “Rubicon”, “Law & Order”, “Law & Order: Special Victims Unit” e il telefilm “Two Families”.
A teatro ha debuttato a Broadway nel revival del 2003 del lavoro teatrale di Athol Fugard, vincitore del Pulitzer Prize, “‘Master Harold’…and the Boys”. Nel 2006 è tornato a Broadway con la pièce di Martin McDonagh “The Lieutenant of Inishmore”. I suoi crediti off-Broadway comprendono “Wintertime” e “Red Light Winter” di Adam Rapp, che gli è valso un Lucille Lortel Award come migliore attore protagonista. Il primo lavoro di Denham dal titolo “Cagelove”, è andato in scena al Rattlestick Playwright Theater per la regia di Rapp.
KERRY BISHÉ (Kathy Stafford) apparirà in autunno in “The Fitzgerald Family Christmas” di Edward Burns. Attualmente è impegnata nelle riprese di “Grand Piano” a Barcellona, al fianco di Elijah Wood e John Cusack, per la regia di Eugenio Mira. Altri suoi crediti cinematografici comprendono “Newlyweds” e “Nice Guy Johnny” di Edward Burns; “Red State” di Kevin Smith, “Turkey Bowl” e “The Understudy”.
In televisione ha recitato nel ruolo di Lucy Bennett nelle puntate del 2010 della sitcom sui medici dal titolo “Scrubs”. È apparsa nei telefilm “Iceland” di Will Gluck, “Virtuality” di Peter Berg e “Nightlife” d Zach Braff.
Bishé a studiato presso la Northwestern University e ha iniziato la sua carriera a teatro. Ha recitato nello spettacolo solista “My Name Is Rachel Corrie” diretto da Alan Rickman. Nel 2007 ha esordito a Broadway nel revival di “Pygmalion” di George Bernard Shaw, con Claire Danes e Jefferson Mays.
CAST TECNICO
Ben Affleck (Regista/Produttore): vd. biografia nella sezione cast artistico.
Chris Terrio (Sceneggiatore)debutta con “Argo” nella sceneggiatura di un lungometraggio.
Gli attuali progetti di Terrio comprendono la sceneggiatura originale di “The Ends of the Earth” che nel 2013 sarà prodotto dalla Weinstein Company e il remake americano del thriller di Guillaume Canet “Tell No One”, basato sul libro di Harlan Coben.
GRANT HESLOV (Produttore) è apprezzato per il suo lavoro di produttore, scrittore, regista e attore. Insieme a George Clooney è il partner principale di Smokehouse Pictures. La società sta attualmente producendo la versione cinematografica del premiato lavoro teatrale di Tracy Letts, “August: Osage County”.
Nominato tre volte agli Academy Award®, Heslov ha meritato la sua più recente nomination agli Oscar® nella categoria “migliore sceneggiatura adattata”, per il dramma politico del 2011 “The Ides of March” (“Le idi di Marzo”) diretto da George Clooney e interpretato anche da Ryan Gosling. Inoltre ha ricevuto nomination ai Golden Globe e ai BAFTA Award per la sceneggiatura, nonché ai Producers Guild of America (PGA) Award per la produzione del film.
Heslov in precedenza aveva ricevuto due nomination agli Oscar® come miglior film e migliore sceneggiatura originale, per il dramma basato su una storia vera “Good Night, and Good Luck”. Per il suo lavoro nel film ha vinto un Writers Guild of America Award e lo Stanley Kramer Award del PGA. Fra i suoi numerosi riconoscimenti ha ottenuto anche due candidature ai BAFTA Award, sia per il miglior film che per la migliore sceneggiatura originale; una candidatura ai Golden Globe per la migliore sceneggiatura; un nomination agli Independent Spirit Award per il miglior film; e una nomination agli Screen Actors Guild Award® insieme a tutto il cast.
Nel 2009 ha esordito nella regia di un lungometraggio con “The Men Who Stare at Goats” (“L’uomo che fissa le capre”) con Clooney, Ewan McGregor, Jeff Bridges e Kevin Spacey. Inoltre ha prodotto la commedia di Clooney sul football dal titolo “Leatherheads” (“In amore niente regole”), e il thriller di Anton Corbijn “The American”.
Per la televisione di recente è stato produttore esecutivo della serie TNT “Memphis Beat”. Inoltre è stato produttore esecutivo della serie HBO “Unscripted”, per cui ha scritto anche diverse puntate, ed è stato co-produttore esecutivo di “K Street”, sempre per HBO.
Ha iniziato la sua carriera di produttore con “Intolerable Cruelty” (“Prima ti sposo poi ti rovino”) che ha inaugurato la sua collaborazione con Clooney. È noto anche per aver recitato al cinema e in TV.
GEORGE CLOONEY (Produttore) è attore premio Oscar® che vanta numerose nomination alla prestigiosa statuetta ed altri riconoscimenti, per il suo lavoro di scrittore, regista e produttore. È stimato inoltre per il suo impegno umanitario a sostegno di numerose cause importanti.
Quest’anno ha ottenuto altre due nomination agli Oscar®, una come migliore attore per il suo ruolo nel film di Alexander Payne “The Descendants” (“Paradiso amaro”) e l’altra per la migliore sceneggiatura adattata del dramma politico “The Ides of March” (“Le idi di marzo”), da lui anche diretto, prodotto e interpretato al fianco di Ryan Gosling. La sua performance in “The Descendants” (“Paradiso amaro”) gli ha meritato un Golden Globe e premi da parte di vari gruppi di critici, nonché nomination ai BAFTA Award e agli Screen Actors Guild (SAG) Award®, tutte come migliore attore. Per il suo lavoro dietro la macchina da presa di “The Ides of March” (“Le idi di marzo”) Clooney è stato candidato ai Golden Globe come migliore regista e per la migliore sceneggiatura nonché ai premi del Producers Guild of America (PGA) e del Writers Guild of America (WGA).
Nel 2006 ha vinto un Oscar® come migliore attore non protagonista per “Syriana” e quello stesso anno è stato nominato agli Academy Award® per la migliore regia e la migliore sceneggiatura originale di “Good Night, And Good Luck”. È stata la prima volta nella storia dell’Academy in cui un artista ha ricevuto nomination alla recitazione e alla regia per due film diversi nello stesso anno.
Il lavoro di Clooney in “Good Night, and Good Luck” e in “Syriana” gli è valso numerosi altri premi. Per il primo è stato nominato ai Golden Globe, ai BAFTA Award e ai Critics’ Choice Award per la migliore regia e la migliore sceneggiatura; entrambi I film gli sono valsi nomination ai Directors Guild of America Award e ai WGA Award; una candidatura agli Independent Spirit Award come migliore regista; e una agli Screen Actors Guild (SAG) Award® per il miglior cast. La Broadcast Film Critics Association gli ha inoltre consegnato il Freedom Award per “Good Night, and Good Luck”. Inoltre ha vinto un Golden Globe Award e un BAFTA Award, oltre ad aver ricevuto candidature ai SAG Award® e ai Critics’ Choice Award come migliore attore non protagonista, per il suo ruolo in “Syriana”.
Ha quindi ottenuto altre due nomination agli Oscar® nella categoria di migliore attore: per la sua performance nel dramma del 2007 “Michael Clayton” di cui è stato anche produttore esecutivo; e per la sua interpretazione in “Up in the Air” (“Tra le nuvole”), il grande successo di Jason Reitman del 2009. Inoltre ha ricevuto nomination ai Golden Globe, ai BAFTA Award e ai SAG Award® per entrambi i film.
Clooney si è unito a Grant Heslov per dare vita alla Smokehouse Pictures, il cui primo film è stato “Leatherheads” (“In amore niente regole”), del 2008, diretto, scritto e interpretato da Clooney. Con la Smokehouse ha inoltre interpretato e prodotto “The Men Who Stare at Goats” (“L’uomo che fissa le capre”), del 2009, l’esordio alla regia di Heslov.
Il filmmaker aveva già collaborato con Steven Soderbergh nella società di produzione Section Eight, che ha prodotto la trilogia di “Ocean’s”, diretta da Soderberg e interpretata da Clooney insieme ad un cast di grandi stelle. Section Eight ha inoltre prodotto il film del 2002 “Confessions of a Dangerous Mind” (“Confessioni di una mente pericolosa”), che segna l’esordio alla regia di Clooney e che gli è valso uno Special Achievement in Film Award da parte della National Board of Review. Altri film di Section Eight includono: “Michael Clayton”, “Syriana”, “Good Night, and Good Luck”, “The Informant!”, “The Good German” (“Intrigo a Berlino”), “Insomnia”, “Far From Heaven” (“Lontano dal paradiso”), “The Jacket”, “Full Frontal” e “Welcome to Collinwood”. Nella divisione televisiva di Section Eight, Clooney è stato produttore esecutivo e regista di cinque puntate di “Unscripted” un reality-show inaugurato su HBO nel 2005. È stato inoltre produttore esecutivo di “K Street”, su HBO.
Altri suoi crediti come attore comprendono i film dei fratelli Coen “Burn After Reading” (“Burn After Reading – A prova di spia”) “O Brother, Where Art Thou?” ((“Fratello dove sei?”), che gli è valso il suo primo Golden Globe Award, e “Intolerable Cruelty” (“Prima ti sposo, poi ti rovino”); “Solaris” e “Out of Sight” di Soderbergh; “The Perfect Storm” (“La tempesta perfetta”); “Three Kings”; “The Peacemaker”; “Batman & Robin”; “One Fine Day” (“Un giorno per caso”); e “From Dusk Till Dawn” (“Dal tramonto all’alba”). Ha doppiato il protagonista del film di animazione di Wes Anderson, nominato agli Oscar®, “Fantastic Mr. Fox”.
Per il piccolo schermo ha recitato in vari progetti televisivi ma è noto soprattutto per il suo ruolo in “ER” in cui per cinque anni ha incarnato il Dottor Doug Ross, ottenendo candidature ai Golden Globe, ai SAG, e agli Emmy Award. Inoltre è stato produttore esecutivo e interprete del programma live del 2000, vincitore del Golden Globe, “Fail Safe”, basato sull’omonimo romanzo del 1962. Recentemente è stato candidato agli Emmy per aver prodotto il telethon del 2010 “Hope for Haiti Now”. È inoltre produttore esecutivo della serie della Smokehouse “Memphis Beat”.
DAVID KLAWANS (Produttore esecutivo) ha fiuto per le storie vere dai risvolti oscuri, soprattutto per quelle che possono tradursi bene in un film. Ha prodotto la commedia di successo del 2006 “Nacho Libre”, con Jack Black, ispirata ad una storia vera. Attualmente sta sviluppando diversi progetti cinematografici, fra cui il thriller “Art of the Steal”.
Dopo la laurea presso la NYU Film School, ha iniziato a lavorare come coordinatore di produzione e addetto alle ricerche cinematografiche. Ha inaugurato la sua carriera di produttore dopo aver sviluppato diverse storie di non-fiction, grazie alle quali ha ottenuto un contratto di prelazione con Sony Pictures. Ha inoltre avviato progetti cinematografici con Will Smith e con il regista Curtis Hanson.
Nel 2002 ha prodotto il documentario indipendente “Togbe”, la vera storia di un olandese disoccupato che scopre di essere la reincarnazione di un re del Ghana. Il documentario è andato in onda su PBS ed è stato proiettato anche alle Nazioni Unite.
Nel 2007 è stato nominato da LA Weekly fra le persone più interessanti di Los Angeles nella loro edizione annuale Best of LA People.
Attualmente è impegnato nella produzione di Lucas High, un tributo hip-hop al suo patrigno, un musicista jazz, in cui figurano Big Daddy Kane, Talib Kweli e The Pharcyde.
NINA WOLARSKY (Produttore esecutivo)recentemente si è unita a Netflix dove fa parte della squadra che supervisiona il listino delle prossime serie originali, fra cui “House of Cards”, “Arrested Development” e “Orange is the New Black”.
Precedentemente è stata per sei anni vice presidente senior della società di George Clooney e Grant Heslov, Smokehouse Pictures, in cui ha supervisionato la divisione cinematografica. Nel corso di questo incarico ha presentato e sviluppato vari progetti fra cui “Argo” e il film nominato agli Academy Award® “The Ides of March” (“Le di di marzo”), per la regia di Clooney, nonché l’imminente “Our Brand is Crisis”, svolgendo anche il ruolo di produttore esecutivo dei film.
Prima di lavorare per la Smokehouse, è stata vice presidente dello sviluppo e della produzione presso la Hart-Sharp Entertainment di New York, dove, fra i suoi crediti, è stata coproduttore esecutivo del film nominato agli Academy Award® “Revolutionary Road”, diretto da Sam Mendes e interpretato da Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.
Wolarsky si è laureata presso la University of Pennsylvania e ha iniziato la sua carriera come impresario letterario.
CHRIS BRIGHAM (Produttore esecutivo) è stato produttore esecutivo nel premiato e innovativo film di Christopher Nolan “Inception”, con Leonardo DiCaprio. Inoltre ha prodotto a livello esecutivo i film diretti da Martin Scorsese “Shutter Island” e “The Aviator”, entrambi interpretati da DiCaprio. Attualmente è produttore esecutivo del film di Darren Aronofsky “Noah”, con Russell Crowe.
Altri suoi crediti in veste di produttore esecutivo comprendono: “The Mummy: Tomb of the Dragon Emperor” (“La mummia – La tomba dell’Imperatore Dragone”) di Rob Cohen; “The Good Shepherd” (“L’ombra del potere”) per la regia di Robert De Niro con Matt Damon e Angelina Jolie; ”; le commedie di successo “Analyze This” (“Terapia e pallottole”) e “Analyze That” (“Un boss sotto stress”) diretti da Harold Ramis e interpretati da Robert De Niro e Billy Crystal; “The Count of Monte Cristo” (“Il Conte di Monte Cristo”) di Kevin Reynolds; “The Legend Of Bagger Vance” (“La leggenda di Bagger Vance”) di Robert Redford, con Matt Damon e Will Smith.
Inoltre ha coprodotto Extreme Measures” (“Extreme Measures – Soluzioni estreme”) di Michael Apted, con Hugh Grant e Gene Hackman. Ha ritrovato Barbet Schroeder per co-produrre “Before and After” (“Prima e dopo”) con Meryl Streep, dopo essere già stato manager di produzione di Schroeder in “Kiss of Death” (“Il bacio della morte”) con Samuel L. Jackson e David Caruso.
Altri crediti di Brigham come manager di produzione comprendono “Six Degrees of Separation” (“Sei gradi di separazione”) di Fred Schepisi, con Will Smith; “Interview with the Vampire” (“Intervista col vampiro”) di Neil Jordan, con Brad Pitt e Tom Cruise; e “Lorenzo’s Oil” (“L’olio di Lorenzo”) diretto da George Miller, con Nick Nolte e Susan Sarandon.
CHAY CARTER (Produttore esecutivo) fa parte di Pearl Street Films, la società di produzione guidata da Ben Affleck e Matt Damon, che vanta un contratto di prelazione con Warner Bros. Sotto l’egida di Pearl Street, Carter presto produrrà un lungometraggio sul famigerato mafioso bostoniano Whitey Bulger, per la regia di Affleck, che sarà interpretato da Damon e Casey Affleck. I suoi film imminenti comprendono anche l’avventuroso “Race to the South Pole” che racconta la gara fra gli esploratori Roald Amundsen e Robert Falcon Scott, per raggiungere la punta più meridionale del globo, con Casey Affleck nel ruolo di Scott; e “The Stand”, un lungometraggio basato su un romanzo di Stephen King.
Nata e cresciuta a Los Angeles, Carter ha frequentato la University of Southern California prima di proseguire con il Boston College, dove si è laureata in scienze della comunicazione e in psicologia. Poco dopo aver fatto ritorno a casa, ha iniziato una carriera nell’intrattenimento lavorando come PR per Walt Disney Imagineering.
Nel 2001, è passata a LivePlanet, inaugurando una felice collaborazione con Affleck, fondatore della società di produzione insieme a Matt Damon. Lì ha lavorato alla pubblicità di vari progetti, fra cui “Project Greenlight”.
L’anno successivo ha iniziato a lavorare direttamente per Affleck. Ha esordito nel campo della produzione come coproduttrice del film di esordio alla regia di Affleck, l’apprezzato dramma indipendente “Gone Baby Gone” (2007) con Casey Affleck, Michelle Monaghan, Morgan Freeman e Ed Harris. Nel 2010 è stata coproduttrice del film drammatico “The Town”, diretto da Affleck, il quale ha anche prodotto e interpretato il film insieme a Jeremy Renner, Rebecca Hall, Jon Hamm e Blake Lively.
GRAHAM KING (Produttore esecutivo) è un produttore premio Oscar® che ha lavorato con alcuni dei talenti di spicco dell’industria sia per i grandi studios che per i film indipendenti. È anche socio di GK Films, la società da lui fondata con Tim Headington nel 2007.
Nel 2011 è stato produttore di quattro film di successo, assai diversi fra loro: l’avventura fantasy “Hugo” (“Hugo Cabret”), di Martin Scorsese, nominata all’Oscar®, che gli è valsa la nomina ai Golden Globe per la produzione; la commedia animata di Gore Verbinski “Rango” doppiata da Johnny Depp e vincitrice dell’Academy Award® come miglior film di animazione; l’esordio alla regia di Angelina Jolie “In the Land of Blood and Honey”, nominato ai Golden Globe come miglior film in lingua straniera; e il film drammatico indipendente “The Rum Diary” (“The Rum Diary – Cronache di una passione”), con Depp. Quest’anno ha prodotto il thriller gotico dai temi soprannaturali di Tim Burton “Dark Shadows”, interpretato da Depp, Michelle Pfeiffer, Eva Green e Helena Bonham Carter.
In precedenza ha prodotto il film premio Oscar® di Scorsese, “The Departed” (2006), con Leonardo DiCaprio, Matt Damon, Jack Nicholson e Mark Wahlberg. Il film ha portato a casa un totale di quattro Oscar®, fra cui quello per la migliore regia e la migliore sceneggiatura adattata.
La sua prima nomination agli Academy Award® per il miglior film, King la deve per aver prodotto “The Aviator”, il film sulla vita di Howard Hughes diretto da Scorsese e interpretato da DiCaprio, che ha vinto anche un BAFTA Award. Inoltre è stato onorato dai Producers Guild of America (PGA) con un Golden Laurel Award come produttore dell’anno.
Un suo progetto imminente riguarda la versione cinematografica del noto musical “Jersey Boys”. Ha inoltre in cantiere numerosi altri progetti che produrrà con la GK Films, che comprendono un film ancora senza titolo su Freddie Mercury, e “Little White Corvette”, con Emma Stone.
I suoi precedenti crediti includono il thriller romantico “The Tourist”, con Johnny Depp e Angelina Jolie; il poliziesco drammatico di Ben Affleck “The Town”, con Affleck e Jeremy Renner; il giallo di Martin Campbell “Edge of Darkness” (“Fuori controllo”), con Mel Gibson; il dramma storico “The Young Victoria” con Emily Blunt; e il drammatico “Blood Diamond” (“Blood Diamond – Diamanti di sangue”), con DiCaprio. È stato coproduttore esecutivo del film epico nominato agli Oscar® “Gangs of New York” di Scorsese, con DiCaprio, Daniel Day-Lewis e Cameron Diaz.
King è stato in precedenza presidente e CEO di Initial Entertainment Group, fondato nel 1995. Nel corso del suo incarico presso questa società, è stato produttore esecutivo di “Traffic”, il film corale premio Oscar® di Steven Soderbergh; di “Ali”, il film biografico di Michael Mann con Will Smith nel ruolo principale; e di “The Dangerous Lives of Altar Boys”k, prodotto e interpretato da Jodie Foster. È stato produttore esecutivo della miniserie televisiva “Traffic”, nominata agli Emmy Award come miglior miniserie.
Nato in Inghilterra, King si è trasferito negli Stati Uniti nel 1982, e nel 2009 è stato insignito del riconoscimento Order of the British Empire (OBE).
TIM HEADINGTON (Produttore esecutivo) è stato il produttore del film fantasy di Martin Scorsese “Hugo” (“Hugo Cabret”, 2011). Il film, fra i numerosi riconoscimenti ricevuti, ha ottenuto 11 candidature agli Academy Award®, anche come miglior film, e una candidatura ai Golden Globe nella stessa categoria.
Sempre nel 2011 ha prodotto il film di esordio alla regia di Angelina Jolie “In the Land of Blood and Honey”, nominato ai Golden Globe come miglior film in lingua straniera; e “The Rum Diary” (“The Rum Diary – Cronache di una passione”) con Johnny Depp e prodotto dalla società di Depp, infinitum nihil. Headington è stato produttore esecutivo di “Rango”, di Gore Verbinksi, con la voce di Depp, vincitore di un Oscar® e di un BAFTA Award come miglior film d’animazione, nonché di numerosi premi della critica.
In precedenza ha prodotto l’action thriller “The Tourist”, con Depp e Jolie, che ha ottenuto tre nomine ai Golden Globe, per il migliore attore, la migliore attrice e il miglior film, musical o commedia.
Recentemente è stato produttore esecutivo del thriller gotico dal soggetto soprannaturale di Tim Burton “Dark Shadows”, con Depp alla guida di un cast di stelle. Attualmente è impegnato nella produzione della versione cinematografica del noto musical “Jersey Boys”. Con la GK Films vanta un’ampia gamma di progetti in fase di sviluppo.
Nel 2007, ha fondato la società di produzione di Los Angeles, GK Films, insieme al suo amico e collega Graham King. Le loro produzioni precedenti comprendono “Edge of Darkness” (“Fuori controllo”), con Mel Gibson, e il dramma romantico nominato a tre Oscar® “The Young Victoria”. La società vanta un ampio listino di progetti, di cui Headington sarà produttore.
Lui e King sono soci in altre due società sussidiarie della GK Films: GK-TV e FilmDistrict. GK-TV, la divisione televisiva, ha prodotto la miniserie “Camelot” e sta sviluppando la serie drammatica “Port Royal”. FilmDistrict è uno studio che svolge varie attività, fra cui l’acquisizione, la distribuzione, e il finanziamento di film commerciali di larga distribuzione. L’obiettivo della società è la distribuzione cinematografica di diversi progetti all’anno.
Headington è il presidente e azionista unico di Headington Resources, Inc., con sede a Dallas, che si occupa principalmente di petrolio e gas naturale, di immobili e hotel, di produzione cinematografica, di investimenti privati e di intrattenimento.
ANTONIO J. (TONY) MENDEZ (Autore) è un funzionario della CIA ormai in pensione, un autore e pittore la cui reputazione varca in confini americani. Vive e lavora nella sua fattoria di 16 ettari, situata nel Maryland.
Nato nel Nevada, Mendez è stato reclutato nel 1965 dalla Divisione dei Servizi Tecnici della CIA. Per 25 anni ha lavorato sotto copertura, anche oltremare, partecipando ad alcune delle operazioni segrete più importanti della Guerra Fredda. Per i suoi amici era un tranquillo impiegato al servizio del dipartimento militare statunitense, mentre per la CIA era un maestro dei travestimenti. Dalle avventure in Asia orientale agli intrighi di Mosca, lui era sempre presente.
Nel corso degli anni, ha fatto carriera all’interno della CIA. Lui e i suoi subordinati hanno provveduto al cambiamento di identità e di aspetto di migliaia di agenti clandestini, per consentire loro di spostarsi tranquillamente in tutto il mondo.
Nel gennaio 1980 è stato premiato con la Intelligence Star for Valor per aver concepito e condotto l’operazione di salvataggio dei sei diplomatici statunitensi coinvolti nella crisi degli ostaggi a Teheran; una storia che a distanza di 30 viene ora raccontata nel film “Argo”. Questa operazione di salvataggio ha comportato la creazione di una verosimile società di produzione hollywoodiana, completa di staff, copioni, pubblicità e uffici a Los Angeles.
Quando si è ritirato dalla CIA nel novembre 1990, aveva ottenuto la medaglia al merito e due certificati di distinzione. Sette anni dopo, in occasione del 50° anniversario della CIA, è stato uno dei 50 funzionari, fra le decine di migliaia che in quei primi 50 anni avevano lavorato presso l’Agenzia, a ricevere il prestigioso Trailblazer Medallion, un’onorificenza consegnata a “chi, con le sue azioni, la sua condotta e le sue iniziative … abbia contribuito a creare la storia della CIA”.
Il primo libro di Mendez, The Master of Disguise, è stato pubblicato nel novembre 1999. Il suo secondo libro, Spy Dust, scritto insieme a sua moglie Jonna, è uscito nel settembre 2002. Recentemente, insieme a Matt Baglio, ha scritto e pubblicato un resoconto completo dell’operazione raccontata nel film “Argo”: ARGO: How the CIA and Hollywood Pulled off the Most Audacious Rescue in History.
Mendez continua a dipingere e a insegnare, e a prestare servizio come consulente all’interno dei servizi segreti degli Stati Uniti. Pubblica articoli nei loro giornali e lui e sua moglie hanno fondato l’International Spy Museum di Washington, DC.
Per il 60° anniversario dell’Ufficio dei Servizi Tecnici della CIA, il Generale David Petraeus, ora direttore dell’Agenzia Centrale, ha convocato Mendez come esempio di distinzione per il suo lavoro svolto nella CIA.
JOSHUAH BEARMAN (Scrittore) scrive per vari giornali di Los Angeles: Rolling Stone, Wired, The New York Times Magazine, Harper’s, e McSweeney’s ed è inoltre un collaboratore di This American Life. In precedenza ha fatto parte dello staff di scrittori e redattori di LA Weekly.
Oltre alla sua pubblicazione su Wired Magazine dal titolo “The Great Escape”, molti suoi articoli e storie radiofoniche, sono diventati progetti cinematografici e televisivi. È stato uno dei produttori del documentario del 2007 “The King of Kong: A Fistful of Quarters”.
Bearman è uno dei membri direttivi di 826LA, un centro non-profit di Los Angeles che si occupa di “tutoraggio”.
RODRIGO PRIETO (Direttore della fotografia) ha meritato nomination agli Academy Award® e ai BAFTA Award per la suggestiva fotografia del film di Ang Lee “Brokeback Mountain” (“I segreti di Brokeback Mountain” – 2005), che gli è valso anche diversi premi da parte della critica. Ha ritrovato Lee nel 2007 in “Lust, Caution” (“Lussuria – Seduzione e tradimento”) per cui è stato candidato agli Independent Spirit Award, e si è aggiudicato un premio al festival di Venezia per la migliore fotografia.
Attualmente sta lavorando per “The Wolf of Wall Street” del regista Martin Scorsese. I suoi recenti crediti cinematografici comprendono: “We Bought a Zoo” (“La mia vita è uno zoo”) di Cameron Crowe, “Water for Elephants” (“Come l’acqua per gli elefanti”) di Francis Lawrence; “Wall Street: Money Never Sleeps” (“Wall Street: il denaro non dorme mai”), di Oliver Stone e “Biutiful” di Alejandro González Iñárritu, che gli è valso il Silver Ariel Award, il prestigioso premio messicano.
Ha iniziato la sua carriera nella sua terra di origine, il Messico, dove ha vinto il suo primo Silver Ariel Award per il suo lavoro in “Sobrenatural” di David Gruener. Ha ottenuto il riconoscimento internazionale per la fotografia del film “Amores Perros” (2000), che segna la sua prima collaborazione con Iñárritu e che gli è valso un altro Silver Ariel Award, nonché un Golden Frog al Camerimage International Film Festival.
Da allora ha lavorato con Iñárritu in “21 Grams” (“21 grammi”) e in “Babel”, ottenendo un’ altra nomination ai BAFTA Award. Le sue collaborazioni con altri registi riguardano “Frida” di Julie Taymor, “8 Mile” di Curtis Hanson, “25th Hour” (“La 25° ora”) di Spike Lee, “Alexander” di Oliver Stone, “Broken Embraces” di Pedro Almodóvar e “State of Play” di Kevin Macdonald.
SHARON SEYMOUR (Scenografia) ha lavorato nel film di esordio alla regia di Ben Affleck, “Gone Baby Gone” e nel 2010 ha collaborato di nuovo con il regista nel suo grande successo drammatico del 2010, “The Town”, che le è valso una candidatura agli Art Directors Guild Award. Recentemente è stata la scenografa del dramma politico “The Ides of March” (“Le idi di marzo”), diretto e interpretato da George Clooney.
Recenti film di Seymour comprendono inoltre: “Love Happens” (“Qualcosa di speciale”) con Jennifer Aniston e Aaron Eckhart, e “The Men Who Stare at Goats” (“L’uomo che fissa le capre”), con Clooney.
Altri film di cui ha curato la scenografia sono: “Because I Said So” (“Perché te lo dice mamma”), “Friday Night Lights”, “Bad Santa” (“Babbo bastardo”) “The Rules of Attraction” (“Le regole dell’attrazione”), “40 Days and 40 Nights” (“40 giorni & 40 notti”), “Novocaine”, “Duets”, “The Cable Guy” (“Il rompiscatole”), “The Truth About Cats & Dogs” (“Un uomo in prestito”), “Don Juan DeMarco” (“Don Juan DeMarco, maestro d’amore”) e “Reality Bites” (“Giovani, carini e disoccupati”).
All’inizio della sua carriera ha lavorato come art director in numerosi film fra cui: “Pacific Heights” (“Uno sconosciuto alla porta”), “Heart of Dixie” (“Il cuore di Dixie”) e “Johnny Be Good” (“La grande promessa”).
WILLIAM GOLDENBERG (Montaggio) è stato nominato agli Academy Award® per due film drammatici basati su eventi reali: “Seabiscuit” di Gary Ross e “The Insider” di Michael Mann.
Al momento è impegnato con “Zero Dark Thirty” di Kathryn Bigelow, un thriller sulla caccia ad Osama bin Laden. Di recente ha lavorato anche per il blockbuster di Michael Bay “Transformers: Dark of the Moon” (“Transformers 3”).
Goldenberg aveva già collaborato con Ben Affleck nel film di esordio alla regia di quest’ultimo: “Gone Baby Gone”. Altri suoi crediti cinematografici comprendono: “National Treasure” (“Il mistero dei templari”); “National Treasure: Book of Secrets” (“Il mister delle pagine perdute”) e “The Sorcerer’s Apprentice” (“L’apprendista stregone”) di Jon Turteltaub; i film di Michael Mann “Heat”, “Ali” e “Miami Vice”; “Domino” di Tony Scott; “Coyote Ugly” (“Le ragazze del Coyote Ugly”) di Dave McNally; “Pleasantville” di Gary Ross; e “Alive” di Frank Marshall. Inoltre ha montato il corto nominato agli Oscar® di Sean Astin, “Kangaroo Court”.
Per la televisione Goldenberg ha ottenuto una candidatura agli Emmy per il migliore montaggio di una miniserie o di uno speciale per il film HBO “Citizen X” (“Cittadino X”). Ha ricevuto una seconda nomination agli Emmy per il miglior montaggio multi-Camera per la 74° edizione della notte degli Oscar. I suoi crediti televisivi comprendono inoltre il film di HBO “Body Language” e il pilota della serie FX “Over There”
JACQUELINE WEST (Costumi), due volte nominata agli Academy Award®, ha ricevuto la sua ultima candidatura agli Oscar® e ai BAFTA Award, per i migliori costumi per il suo lavoro nell’apprezzato dramma “The Curious Case of Benjamin Button” (“Il curioso caso di Benjamin Button”). Nel 2010 ha ritrovato Fincher nel suo premiato film drammatico ispirato alla realtà, “The Social Network”. Recentemente ha disegnato i costumi di “Water for Elephants” (“Come l’acqua per gli elefanti”) di Francis Lawrence e dei film diretti da Terrence Malick “The Tree of Life” e “To the Wonder”. La nuova collaborazione fra West e Malick riguarda l’imminente “Knight of Cups”; è stata inoltre recentemente la costumista di “The Seventh Son” di Sergey Bodrov, che uscirà nell’autunno 2013.
West ha ottenuto la nomination al suo primo Oscar® e ai BAFTA Award per le sue creazioni d’epoca di “Quills” (2000), il film biografico di Philip Kaufman sul Marchese de Sade. Ha esordito nel mondo del cinema come consulente creativa di Kaufman “Henry & June” e quindi ha esordito come costumista di “Rising Sun” (“Sol levante”) di Kaufman.
I suoi primi crediti comprendono: “The Banger Sisters” (“Due amiche esplosive”), “Leo” e “The League of Extraordinary Gentleman” (“La lega degli uomini straordinari”). Da allora ha lavorato in “The New World”, che segna la sua prima collaborazione con Terrence Malick; “Down in the Valley”; “Lonely Hearts”; “The Invasion”; e “State of Play” di Kevin Macdonald.
Dal 1988 al 1997 ha curato la sua società di abbigliamento, ideando una nota linea di abiti a livello nazionale. Ha aperto varie boutique nonché un reparto presso il grande magazzino Barney’s, a New York e in Giappone.
ALEXANDRE DESPLAT (Compositore) è stato nominato a quattro Academy Award® e ha creato la musica per una varietà di film. Ha ricevuto la sua prima nomination agli Oscar® per la colonna sonora del miglior film agli Academy Award “The King’s Speech” (“Il discorso del re”), che gli è valso un BAFTA Award e una nomination ai Golden Globe. In precedenza era stato candidato agli Oscar® e ai BAFTA Award per la colonna sonora del film d’animazione “Fantastic Mr. Fox”; agli Oscar®, ai Golden Globe e ai BAFTA Award per “The Curious Case of Benjamin Button” (“Il curioso caso di B3enjamin Button”) di David Fincher; e agli Oscar® e ai BAFTA Award per “The Queen”. di Stephen Frears.
Inoltre ha vinto un Golden Globe Award per “The Painted Veil” (“Il velo dipinto”) di John Curran ed è stato nominato ai Golden Globe per la colonna sonora del film “Syriana” di Stephen Gaghan e di “Girl with a Pearl Earring” (“La ragazza con l’orecchino di perle”) di Peter Webber. In Francia, suo Paese d’origine, ha vinto il César Award per la colonna sonora di “The Beat That My Heart Skipped” (“Tutti i battiti del mio cuore”) che gli è valso anche un Orso d’Argento al festival di Berlino 2005. Ha ricevuto la sua più recente nomination ai César Award per la colonna sonora di “The Ghost Rider” (“L’uomo nell’ombra”) di Roman Polanski. Desplat ha ottenuto altre quattro nomination al César Award, fra cui il film francese del 2009 nominato agli Oscar® “A Prophet” (“Il profeta”).
Recentemente ha creato la musica di “The Tree of Life”, diretto da Terrence Malick; “The Ides of March” (“Le idi di marzo”) di George Clooney; “Carnage” di nuovo con Roman Polanski; “Extremely Loud & Incredibly Close” (“Molto forte e incredibilmente vicino”) di Stephen Daldry; “Moonrise Kingdom” di Wes Anderson; e il film francese “Rust and Bone” (“Un sapore di ruggine e ossa”). Ha composto la colonna sonora del capitolo finale del franchise di Harry Potter, “Harry Potter and the Deathly Hallows – Parts 1 and 2” (“Harry Potter e i doni della morte – Parte 1 & 2).
Altri suoi film comprendono: “Tamara Drewe” (“Tamara Drewe: tradimenti all’inglese”); i film diretti di Chris Weitz “A Better Life”, “The Twilight Saga: New Moon” e “The Golden Compass” (“La bussola d’oro”); “Julie & Julia” di Nora Ephron e “Lust, Caution” (“Lussuria – Seduzione e tradimenti”) di Ang Lee.
Presto ascolteremo la sua musica nel film di animazione “Rise of the Guardians” che uscirà nel novembre 2012. È inoltre impegnato a comporre la colonna sonora del thriller di Kathryn Bigelow “Zero Dark Thirty”, che racconta la caccia ad Osama bin Laden.