ACCIAIO un film di STEFANO MORDINI
tratto dal romanzo “Acciaio” di Silvia AVALLONE (pubblicato da RIZZOLI)
con Michele RIONDINO (Alessio), Vittoria PUCCINI (Elena), Matilde GIANNINI (Anna), Anna BELLEZZA (Francesca), Francesco TURBANTI (Mattia), Luca GUASTINI (Cristiano), Monica BRACHINI (Sandra) e Massimo POPOLIZIO (Arturo)
FOTO Assunta Servello, Jacopo Brogioni e Alessia Barbieri
Di qua l’acciaieria che lavora a ciclo continuo, ventiquattro ore al giorno e non si ferma mai. Di là, l’isola d’Elba, un paradiso sognato e irraggiungibile di famiglie felici. In mezzo, in riva alla loro spiaggia segreta, né di qua né di là, Anna e Francesca, piccole ma già grandi, che vivono la loro ultima estate di innocenza prima del liceo. Ma essere belle e crescere in una periferia operaia è difficile e l’unico modo per farcela è rimanere insieme in un’amicizia esclusiva e potente quanto l’amore. Lo stesso amore che tiene in piedi Alessio, il fratello di Anna, operaio fin dentro al midollo che ancora si ostina a credere nei valori del lavoro in fabbrica che ti dà pochi soldi sì, ma ti fa andare a letto sporco di un sudore pulito. Alessio che potrebbe avere tutte le ragazze del paese, ma si ostina a pensare all’unica che ha perduto, il sogno della sua vita, Elena. E un giorno l’amore arriva, potente e inaspettato per tutti e la vita prende un’accelerata improvvisa, finché si incrina, sanguina, si spezza. Dietro al mondo dei ragazzi, vivono in lontananza, arresi e crudeli, i genitori, modelli a cui i figli giurano, nel bene e nel male, di non assomigliare mai. E sopra ognuno di loro, genitori e figli, la violenza del ciclo continuo dell’acciaio, che qualsiasi cosa accada, non si può fermare mai.
NOTE DI REGIA
L’adolescenza è un’ età potenziale appunta Silvia Avallone all’inizio del suo romanzo.Insieme a lei, che come uno “stalker” ci ha accompagnato dentro “la zona”, abbiamo intrapreso questo viaggio. Attraverso i ricordi della sua adolescenza, i racconti dei suoi amici, che a diciotto anni dalle aule delle scuole tecniche vengono proiettati direttamente in fabbrica senza aver conosciuto del resto del mondo altro che il breve passaggio di un’estate. Solo chi ci lavora ha il diritto di accedere oltre i cancelli della fabbrica e le storie che si snodano all’interno vivono di racconti mitici, aneddoti tramandati di padre in figlio. Noi ci siamo entrati dentro a quei cancelli e abbiamo imparato a conoscerle per nome quelle macchine, a capire come si muovono, che ruolo svolgono attraverso la catena dell’acciaio che non esiste in natura. Silvia, attraverso Anna e Francesca, ci ha raccontato i tormenti delle madri, le fatiche dei padri lavoratori. Quei padri che hanno creduto che la fabbrica ci sarebbe stata anche dopo di loro e che, con questa certezza, in un modo o nell’altro, sarebbero stati ripagati della loro fatica assicurando un lavoro per i figli di tutti. Una certezza delusa, mancata. Resta solo il dubbio e nello stesso tempo la voglia di ribadire un’identità, quella operaia, sicura di aver fatto il proprio dovere. In acciaieria, in mezzo a fuochi e fumi e alle polveri che appesantiscono le spalle, un giovane uomo ci confida di essere felice del suo posto di lavoro: “Io non ho studiato. Quando i miei amici si impegnavano per superare gli esami all’università io suonavo in una band di hard rock. In quel momento ho fatto una scelta e oggi non credo sia giusto chiedere altro che questo lavoro che mi assicura uno stipendio. Certo mi piacerebbe andare a vivere da solo ma non posso permettermelo, vivo con mia madre.” Alessio, che sapevamo già sarebbe stato interpretato da Michele Riondino, ascoltò mesi dopo quell’uomo, in un bar davanti ad un bicchiere di birra. Ma la situazione era già cambiata. La fabbrica stava vivendo uno dei suoi momenti delicati, si parlava di commissariamento e il giovane uomo era spaventato. La prospettiva di un film non era più così affascinante. La realtà si stava mangiando tutto. Aveva paura che parlassimo male della fabbrica, la difendeva, era la sua sicurezza, la “sua” fabbrica. Odio e amore per gli stabilimenti -‐ grandi cattedrali che evidenziano un’antica potenza -‐, orgoglio per la qualità del prodotto, spaesamento per le notizie che si rincorrono sulla proprietà, proteste sulle politiche del territorio. Queste sono le tematiche su cui ci siamo confrontati per mesi durante la scrittura e la preparazione del film. La macchina da presa ancora non girava, ma era come se lo stesse già facendo. Nell’attimo del quadro cinematografico resta quasi sempre una sintesi dei momenti vissuti. crediti non contrattuali 6 Anna e Francesca sono giovani, le abbiamo scelte tra novecento ragazze ma non è stato difficile riconoscerle. Sono di Piombino, ma non è solo questo. Anna/Matilde Giannini mi ascoltava guardando in basso, sfuggiva, ma ascoltava a modo suo, con quella grazia che si è portata dietro nel suo personaggio. Francesca/Anna Bellezza fissava il centro dell’obiettivo con una tenacia indimenticabile e quello sguardo, il suo sguardo imbronciato, è l’essenza stessa di Francesca e ce lo portiamo via, dentro di noi, alla fine del film. Elena/Vittoria Puccini è il desiderio di Alessio. Vittoria è riuscita a guardare il suo personaggio nelle pieghe delle sue insicurezze, nelle incertezze e soprattutto nella paura di fare una scelta tra l’andare e il restare. Una scelta difficile che a volte soffoca, costringe. Alessio/Michele Riondino, invece, stoico, deciso, si impegna per mantenere tutto fermo, perché il risultato dei cambiamenti, negli ultimi anni, non hanno portato a nulla di buono. Resistere, restare, assumersi le proprie responsabilità, è la sua forma di ribellione.
Stefano Mordini
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