21 Settembre “Una donna per la vita” di Maurizio Casagrande Note di regia

21 Settembre “Una donna per la vita” di  Maurizio Casagrande con Maurizio  Casagrande, Neri Marcorè, Sabrina Impacciatore, Margareth  Madè,  Maurizio Mattioli, Vincenzo Salemme 

foto : http://www.cinemotoreonline.net/unadonnaperlavita.html  

 

Perché ho deciso di dirigere un film?

 

Ho incominciato a fare questo lavoro circa venticinque anni fa. Ma prima di fare l’attore facevo il batterista e per un lungo periodo della mia vita artistica mi sono visto come un musicista che faceva l’attore. A differenza di tanti colleghi, pur bravi e qualche volta anche più bravi di me, io non ho mai pensato solo ed unicamente alla riuscita del mio personaggio. Ho sempre diviso equamente la mia attenzione e la mia concentrazione tra quello che dovevo fare io e quello che era lo spettacolo, il film, la trasmissione, la fiction o qualunque altra cosa io stessi facendo. Forse proprio il mio passato di batterista mi ha dato questa caratteristica: il fatto di essere abituato a dover dare il ritmo e la compattezza al gruppo che suonava con me ha fatto sì che io sviluppasi questo modo di fare l’attore. Col passare degli anni il mio è diventato un modo di essere che, per chi mi conosce, rappresenta un po’ il mio marchio di fabbrica. Sono sempre presente in tutto quello che accade, attento a tutto quello che fanno gli altri, che siano attori, cantanti, musicisti o tecnici. Inoltre ho scoperto che amo dirigere i miei colleghi, soprattutto se bravi e intelligenti. Trovo molto stimolante poter migliorare un personaggio dando qualche consiglio all’attore che lo interpreta.

Oggi, dopo tanti anni di lavoro e dopo aver già sperimentato con buoni risultati la regia teatrale ho voluto provare a mettere tutta questa esperienza al servizio di un film. Ovviamente, per colmare le mie carenze tecniche ho scelto di avvalermi di un ottimo direttore della fotografia che mi sostenesse e mi aiutasse nelle scelte.

Dirigere un film, secondo me, è un po’ come dirigere un’orchestra nell’esecuzione di una sinfonia. Non è necessario sapere suonare tutti gli strumenti, ma averne un’infarinatura è molto meglio. Ecco… Credo che questi anni di lavoro in tutti i settori dello spettacolo mi abbiano fatto conoscere tutti gli aspetti utili alla realizzazione di un film.

 

Perché l’ho scritto?

 

Qualche anno fa, dopo una lunga relazione con una ragazza un po’ matta ed incostante cui volevo, peraltro, molto bene pur esasperato dal suo modo di essere piuttosto inconcludente, incontrai un’altra ragazza, molto bella, sexy, capace di prendersi cura di me come mai nessun’altra aveva fatto. Lasciai Yvonne e cominciai un’intensa relazione con la nuova fiamma. Che meraviglia. Era dolcissima, accomodante, paziente, intelligente, disposta a sacrificarsi per me e sempre bella ed attraente. Era la donna perfetta.

Infatti, dopo solo sette mesi e per la prima volta nella mia vita fui piantato in asso e scoprii anche che la “donna perfetta” aveva una relazione con un altro. Non ho mai capito bene quale dei due colpi sia arrivato prima, ma credo che non sia molto importante. Ma quale fu la grande sorpresa di tutta questa storia? Che a raccogliere i cocci del mio amor proprio ferito ed umiliato fu Yvonne, la donna che io avevo lasciato per l’altra e che mi aiutò a superare la mia crisi standomi vicino senza secondi fini. Non ci siamo mai rimessi insieme o cose del genere, tutto si è svolto solo per affetto.  La morale che avevo imparato è che molte volte la routine e l’abitudine non ci fanno vedere più quanto è importante e alcune volte necessaria la presenza della persona che abbiamo al fianco; e ci possono far prendere delle grandi cantonate sul comportamento di quelli che fingono di essere qualcosa di diverso da quello che sono e lo fanno in realtà per il loro tornaconto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa è la storia che ho scritto, con la collaborazione di Andrea del Monte,  bravissimo e ricco di doti tecniche. Per raccontare qualcosa di interessante, secondo me, non bisogna raccontare una storia di tutti i giorni, come spesso accade nel nostro cinema, ma una storia straordinaria, eccezionale, che porti un concetto semplice fino all’altezza dei sogni delle persone. Questo è il cinema che immagino io. Un cinema che renda interessante e straordinario quello che nella vita ci sembra scontato e banale. Il tutto condito da un sano divertimento. Eh sì, perché perdonerete il mio vizio, ma adoro far ridere le persone.

 

Perché ambientarlo a Napoli?

 

Quella di “ Una donna per la vita” è una storia universale, che potrebbe essere ambientata in qualsiasi parte d’Italia o del mondo. È una storia che racconta di sentimenti che tutti possono capire indipendentemente dal luogo.

Ma io sono napoletano e il film è legato in qualche modo al turismo. Il mio personaggio è il concierge di un grande albergo e tutta la vicenda ha bisogno di ambientazioni paesaggisticamente valide. Allora mi sono detto: facciamo un po’ ricordare all’Italia che la mia città di provenienza non è fatta solo di delinquenza, camorra, miseria, degrado, immondizia, violenza, ignoranza come alcuni pur straordinari film hanno saputo raccontare e come film un po’ meno ispirati hanno continuato a ripetere. La mia città è fatta anche di persone intelligenti, simpatiche con un grande senso dell’ironia, che abitano in una città fatta di luoghi geograficamente eccezionali, che storicamente ed artisticamente non hanno nulla da invidiare a città molto più blasonate. Nel film ci sono tante occasioni per raccontare tutto questo e Napoli si presterà a farlo nel migliore dei modi.

Insomma, con questo film mi piacerebbe far ricordare a tutti che dall’altra parte della medaglia delle brutture c’è ancora una cartolina tra le più belle del mondo.

 

Perché recitare io il ruolo del protagonista?

 

Perché recitare, fino ad oggi, è la cosa che mi è venuta meglio nella vita.