Cosa sapeva del lavoro di Jacques Audiard quando lo ha incontrato per la prima volta a New York?
Il suo primo film che ho visto è stato Un sapore di ruggine e ossa e mi sono subito innamorata del suo stile cinematografico. Ero entusiasta di incontrarlo, ma anche nervosa perché sapevo che questa parte sarebbe stata una bella sfida per me.
Dice che non gli ha creduto quando le ha detto, dopo 10 minuti di conversazione, che il ruolo era suo…
Quando ho fatto il provino, è come se il cervello fosse andato in tilt perché era una scena così appassionata che mi ci sono buttata anima e corpo. Quando ha detto che la parte era mia mi è sembrato davvero di essere in un sogno.
Jacques Audiard dice anche che non sapeva molto di lei quando vi siete incontrati. Pensa che il fatto di non essere al corrente della sua fama e della sua immagine pubblica abbia avuto un effetto sul vostro rapporto di lavoro?
Mi piaceva il fatto che non sapesse chi fossi e credo che questo abbia giocato a mio favore. Mi ha guardato solo come attrice. Non aveva preconcetti e mi ha fatto sentire come se mi fossi davvero guadagnata il ruolo.
Lei ha sempre ballato, cantato e recitato. Quanto sono collegati per lei tutti questi campi artistici?
Quando canto recito sicuramente, perché mi perdo nei testi e mi sembra di interpretare un personaggio. Non mi considero la ballerina migliore del mondo, ma adoro il senso di libertà che si vive attraverso la musica e il modo in cui si può rappresentare qualsiasi storia. Tristezza, felicità, solitudine, empowerment… Tutto si collega l’uno all’altro. Per questo film si trattava di una parte fondamentale del personaggio ed era uno stile di danza che non avevo mai fatto prima. È stato molto complesso e sorprendente.
Il film è ambientato in Messico, paese d’origine di suo padre, però lei è cresciuta in Texas. Che rapporto ha con il Messico e, più in generale, con la cultura messicana?
Mia nonna arrivò negli Stati Uniti dal Messico nel 1973 sul retro di un camion e divenne cittadina americana 18 anni dopo. Non è stato facile per lei, perché ha lasciato gran parte della sua famiglia in Messico. Mio padre ha fatto un ottimo lavoro riuscendo a mantenere vivo il legame con le mie radici in tutto, dalle tradizioni al cibo, alla cultura. Il Messico è sempre stato centrale nella mia vita, e poi per arrivarci bastava salire in macchina e guidare per un po’.
Come ha affrontato la recitazione in spagnolo, cosa che non aveva mai fatto prima?
Ho registrato le parti cantate in spagnolo, ma l’idea di parlare in spagnolo nel film mi preoccupava molto. Il mio personaggio è messicano-americano e questo mi ha aiutato ad alleviare un po’ lo stress perché volevo che tutto funzionasse alla perfezione.
I diritti dei trans vengono attaccati ovunque negli Stati Uniti, e in particolare nel suo Stato natale, il Texas. Considera Emilia Pérez un film politico? E quanto è stato importante per lei partecipare al racconto di questa particolare storia, in questo particolare momento della politica americana?
Quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, volevo assicurarmi che il ruolo di Emilia fosse interpretato da qualcuno che avesse vissuto quella vita. Per me era importante che l’opportunità fosse data a una donna trans, perché la visibilità è importante.
Il suo personaggio in Emilia Pérez è una donna molto forte, che lotta per la sua libertà di amare chi vuole. In un certo senso è anche in fase di transizione. È qualcosa in cui si rivede, in qualche modo?
Si. Ora che ho trent’anni sto facendo anche io molte scoperte riguardo a me stessa. A volte può essere complicato e strano, ma lo trovo appagante e tutto migliora con il tempo. Oggi mi sento più saggia e molto più consapevole di me stessa.
Che cosa ha trovato di più toccante in lei?
Capisco sicuramente l’intensità con cui vive ogni cosa. Che si tratti di passione o di rabbia, è stato divertente interpretarla perché non c’era mai un punto di stabilità.
È anche una madre, che cerca di essere presente per i suoi figli ma anche di vivere liberamente come donna. Dove ha trovato l’ispirazione per questo aspetto del ruolo?
Innanzitutto, adoro i bambini. Non essendo madre, non posso rispondere a questa domanda a ragion veduta, ma ho un immenso rispetto per le donne perché riusciamo a fare tutto. Mi bastava guardare Zoe per capire quanto sia una madre straordinaria e allo stesso tempo un’attrice straordinaria.
Quale scena le creava più ansia prima dell’inizio delle riprese?
Ero molto nervosa per la performance di danza, perché non avevo mai ballato in quel modo prima. È stata un’esperienza intensa e sapevo che sarebbe stato difficile per il mio fisico, ma alla fine mi sono divertita tantissimo, sia durante le prove che durante le riprese.
Ci può parlare delle riprese del film a Parigi? Come ha influito sulla sua recitazione il fatto di aver girato la maggior parte del film su un soundstage?
All’inizio ero nervosa, ma hanno reso tutto così realistico che quando siamo saliti sul palco siamo stati trasportati in un altro mondo. Anche se sarebbe stato bello girare in Messico, credo che abbiano fatto un lavoro incredibile nel creare l’atmosfera del Messico, in modo che non fosse una distrazione immedesimarsi nel mio personaggio.