The Tomorrow Series: Il Domani che Verrà. curiosità sulla realizzazione
LA PRODUZIONE
Per lo sceneggiatore Stuart Beattie, la decisione di fare il suo debutto come regista con un romanzo molto amato è stata facile. “Sono stato subito attratto dal progetto perché stavo cercando di fare un film d’azione, con personaggi incisivi, in Australia, che potesse competere a livello internazionale. The Tomorrow Series: Il domani che Verrà, non ha solo azione, ma anche cuore. Ellie ed i suoi amici sono tutti personaggi meravigliosamente complicati, coinvolgenti, il prezzo del biglietto non è niente se paragonato a quanto ci dà il film”.
Una volta che la Omnilab si è assicurata i diritti del romanzo ed il loro gruppo produttivo, Ambience Entertainment, era pronto per partire, quando John Marsden ha approvato la sceneggiatura di Stuart Beattie, era arrivata l’ora di mettere insieme la miglior squadra possibile.
Il produttore Michael Boughen dice: ”Ho chiesto a Andrew Mason di produrre con me e ci siamo immediatamente trovati benissimo insieme. Sono stato molto felice che lui abbia accettato di salire a bordo. Da quel momento in poi ci siamo impegnati nel mettere insieme la troupe più professionale e con maggior esperienza che ci fosse sul mercato. E ci siamo procurati una squadra di serie A. La prima a salire a bordo è stata la Line Producer, Anne Bruning. Conosco e rispetto Anne da molti anni e ho sempre desiderato lavorare con lei. Fortunatamente ha detto si. In seguito abbiamo contattato il direttore della fotografia Ben Nott. Dal momento che si sono conosciuti, lui e Stuart hanno avuto un’intesa immediata. Ben ha subito capito da dove veniva Stuart e cosa volesse per raccontare questa storia fotograficamente. E’ importante per il film che tutti lavorino insieme volentieri e per far sì che questo accada ci deve essere un affiatamento nella troupe di produzione, ed Andrew, Anne ed io avevamo un fantastico rapporto. Credo che se lo aveste chiesto a qualsiasi membro della troupe, vi avrebbe detto la stessa cosa. Grande squadra, grande film, esperienza fantastica”.
Il produttore Andrew Mason (trilogia Matrix, Dark City, Silent Hill) ha portato molta esperienza nel campo della produzione di grandi budget ed effetti visivi. Mason ha commentato: “Quasi tutti i film che ho realizzato avevano molta azione e importanti effetti speciali. Questo fa parte del mio background degli anni ottanta. Avevo una società di effetti speciali in Australia, ed ecco perché sono molto entusiasta dei film che usano VFX come parte degli ‘attrezzi del mestiere’ per raccontare una storia. Se hai già percorso quella strada, è facile aiutare un regista ad affrontare le sfide di un film con importanti effetti”.
“E’ con tristezza che penso che la situazione disastrosa dell’industria ci abbia un po’ aiutati”, continua Mason, “Green Lantern doveva effettuare le riprese nel NSW, e dal momento che non ha potuto, a noi è stato possibile avere a disposizione tutte le persone che ci servivano. Abbiamo potuto ingaggiare tutti gli addetti al sonoro, i costruttori, gli stuntmen e anche gli autisti giusti, tutti disponibili perché non stavano girando niente di importante a Sydney fra giugno e dicembre del 2009. Questo voleva dire avere il top e poter dare a Stuart tutto il supporto e la professionalità necessaria per girare il film, i migliori di ogni settore”.
Michael Boughen ammette che finanziare il progetto è stata un’arma a doppio taglio. “La conoscenza della storia ci ha aperto molte porte, ma eravamo cauti sul come avrebbe funzionato come film. Il primo libro era stato pubblicato agli inizi degli anni novanta e da allora, molti produttori avevano tentato di realizzarlo come film o serie televisiva. Mike Selwyn della Paramount aveva dato subito la sua approvazione e il suo supporto al progetto, ma la vera svolta avvenne quando Stuart Beattie accettò di scrivere la sceneggiatura e in seguito salire a bordo come regista. La Screen Australia e la NSW DSRD erano forti sostenitori del progetto, ma il film è stato in effetti realizzato perché il direttore generale della Omnilab Media, Christopher Mapp, e il presidente, Grahame Mapp, hanno fortemente creduto in questo progetto e lo hanno finanziato. Senza il loro supporto questo film non sarebbe stato prodotto, o certamente non a questo alto livello qualitativo in cui si sono potuti utilizzare i materiali che si meritava”.
Fin dall’inizio era evidente a tutti che il regista/sceneggiatore Stuart Beattie aveva portato alla produzione una sceneggiatura commerciale con i giusti requisiti di Hollywood. Michael Boughen commenta: “Stuart sa cosa funziona e cosa sia commerciale. Fin dall’inizio voleva qualcosa che tutti noi volevamo – un film commerciale, tale da essere distribuito in tutto il mondo. In Australia siamo bravi a produrre film meravigliosi. Avevamo la storia giusta e il budget a disposizione. Ed inoltre Stuart è un regista incredibilmente collaborativo”.
Stuart Beattie aveva sempre desiderato girare un suo film. Per lui scrivere la sceneggiatura e dirigere il film è stata un’esperienza preziosa. “Sono molto felice di avere avuto l’opportunità di dirigere questo progetto perché è esattamente quello che ho sempre sognato di fare. E’ stato fantastico, assolutamente l’esperienza più gratificante di tutta la mia carriera. Il cast è stato incredibile, tutti hanno lavorato moltissimo ed io sono fiero del lavoro che hanno fatto. Mi entusiasmavo molto ogni volta che vedevo il materiale che avevamo girato. Oltre tutto abbiamo sempre rispettato la tabella di marcia e il budget, e tutto questo mi sembra eccezionale. E’ stato davvero divertente e non riesco a credere che siamo finalmente davanti ad un bel prodotto finito.
Il produttore Andrew Mason si è sempre accertato che Beattie avesse tutte le risorse necessarie. “Spero di aver aiutato Stuart a capire come poteva usare le risorse al meglio, e quali e quante altre possibilità esistessero a cui non aveva pensato prima. La cosa bella di lavorare con Stuart è che lui va diritto al punto e prende davvero a cuore quello che disse un gran regista francese, che il regista è il custode nella narrazione, ed è esattamente quello che è stato Stuart durante tutta l’esecuzione del progetto. Non sente il bisogno di dedicarsi ad ogni piccolo dettaglio. Lui cerca quello che va portato in tavola, quello che meglio si addice al personaggio o alla storia, perché è lui che è stato scelto per raccontarla. Perciò avevamo tutti gli elementi per una straordinaria collaborazione, un gruppo di persone molto creativo, ognuna con qualcosa di meraviglioso da offrire, e un regista concentrato sulle domande: ‘Sto creando questi personaggi in maniera giusta? Sto raccontando la storia in modo giusto?’”
La cosa che più ha convinto il direttore della fotografia Ben Nott ad accettare di lavorare in The Tomorrow Series: Il domani che Verrà è stata l’opportunità di lavorare con materiale iconico australiano. “E’ stata un’opportunità poter lavorare con il romanzo-icona dal quale era stato tratta una meravigliosa sceneggiatura, ed è stata l’opportunità di lavorare con materiale con il quale i miei figli si possono identificare, ed identificarsi come australiani”.
Dopo mesi di preparazione e con un team di serie A, le riprese di The Tomorrow Series: Il domani che verrà sono iniziate nel settembre del 2009 a Hunter Valley, Blue Mountains e in varie altre location attorno a New South Wales. Anche se girato con l’aiuto della Screen Australia e con la NSW Department of State and Regional Development, il film non è stato girato solo nel New South Wales.
Il produttore Andrew Mason dice: “C’è stato un momento in cui si è pensato di girare a Victoria, ma la zona è molto arida e dovevamo percorrere molta strada dai centri abitati per poter trovare il giusto paesaggio di campagna. Hunter Valley aveva l’enorme vantaggio di essere a poca distanza di macchina da Sydney e aveva molti grandi centri abitati con strutture alberghiere ed altro. La zona è famosa per i suoi meravigliosi paesaggi, ma noi abbiamo trovato anche dei bellissimi fiumi. I dintorni di Dungog erano perfetti, con la scala giusta per una delle nostre ambientazioni virtuali e così abbiamo scelto Dungog come punto di riferimento chiave per il paese Wirrawee. Durante l’unico giorno di riprese con grandi inquadrature, però, a Dungog si è alzata una tempesta di polvere che ha oscurato tutto e così in ogni inquadratura del film che riprende l’intero paese è stato creato un effetto visivo perché dovevamo eliminare la tempesta. Il paese è sempre Dungog, ma è preso da fotografie che sono state inserite nel materiale girato. Le riprese del resto del film sono state fatte nei dintorni di Sydney, con degli interni alla Fox. Le inquadrature più belle sono state fatte sulle spiagge di Sydney nord, un piccolo parco nascosto in una riserva”.
La location preferita dal direttore della fotografia, Ben Nott, è stata alle Blue Mountains. “Non ero mai stato alle Blue Mountains, è un specie di incredibile Grand Canyon che ti lascia senza respiro quando lo osservi dall’alto. L’opportunità che noi realizzatori abbiamo avuto di lavorare in queste location è stata fantastica, ma penso che questa in particolare sia stata di gran lunga la più suggestiva”.
Nott continua: “La filosofia di questo film, sotto il profilo fotografico, era quella di creare un film d’azione all’americana, ma con contenuti australiani. Così abbiamo ‘sposato’ il modo di girare i film d’azione all’americana, e questo voleva dire avere un maggiore senso della realtà. Questo film è stato fotografato con occhio attento a mantenere contrasti e colori ed una ricchezza che danno la sensazione di un grande film d’azione. Girare questo film è stata una grande sfida ma incredibilmente gratificante dal punto di vista fotografico”.
Stuart Beattie ritiene che la sfida più grande, parlando da regista, sia stata la preparazione dei ciak. “Gli attori sono al loro posto, le luci sono sistemate, sono tutti immobili ma ancora non succede niente, e tu stai aspettando per dire… si gira, ma ci sono mille cose che devono ancora essere finite. La parte che ha costituito la sfida maggiore è stata quella di …rimanere calmi! Bisognava mantenere tutto in equilibrio. Per tutto il giorno le persone si avvicinavano facendoti ogni sorta di domanda e tu dovevi avere pronte le risposte… e a me piace avere le risposte. Mi piace prendere decisioni, credo che sia l’unico sistema per portare le cose a termine. Ma lì non ci si poteva solo limitare ai dettagli sulla scena. Bisognava concentrarsi sul film con una visione globale. Le persone ti facevano domande riguardo qualcosa anche dopo tre settimane. Era un po’ un gioco di prestigio. Ma si trattava comunque di sfide importanti, di problemi importanti, e soprattutto di persone importanti per il tuo gruppo che i problemi ti aiutano a risolverli”.
Le riprese di The Tomorrow Series: Il domani che Verrà contenevano molti effetti visivi ed esplosioni pazzesche. Andrew Mason spiega: “Ci sono tanti effetti visivi sul set e molto pirotecnici perché c’è in corso una guerra. Nel punto culminante del film abbiamo addirittura fatto esplodere un ponte. Abbiamo creato una miniatura, ma sembrava una miniature gigantesca. A capo della nostra squadra SFX c’era Dan Oliver che aveva appena finito di ricreare la prima guerra mondiale per il film Beneath Hill 60 e ha poi proseguito con il mondo post apocalittico di Mad Max 4. Perciò immagino che The Tomorrow Series: Il domani che Verrà abbia rappresentato un interludio di tempi moderni. E poi era ora che nel cinema australiano si facesse di nuovo esplodere qualcosa. E’ da tempo infatti che non ci sono grandi effetti pirotecnici nel cinema australiano. Insieme, il team di Dan e il team degli stuntmen di Chris Anderson, hanno funzionato molto bene nel creare scene d’azione di grande impatto”.
Andrew Mason continua: “Alla fine, la cosa più importante è stata l’uso di grandi inquadrature, dare la percezione che è davvero un grande film. La mia convinzione è che se fai un grande film, un film talmente grande da riempire tutto lo schermo, allora anche l’avventura è grande. Gli spettatori inizieranno a pensare che le storie australiane si meritano davvero di essere considerate grandi. Le nostre storie sono fantastiche come quelle del resto del mondo, e il loro posto giusto è su quel grande schermo”.
“Naturalmente tutto ciò non arriva facilmente e tanto meno a costi bassi. Durante una delle riprese notturne nell’Hunter Valley, avevamo 515.000 watt di luci accese con una gru di 60m che reggeva un gigantesco dispositivo da 200.000 watt per illuminare l’intera ambientazione, perché questo è il look dei grandi film.
Durante tutta la postproduzione, abbiamo arricchito il film con effetti visivi e miglioramenti del sonoro. Le colonne sonore sono infatti di altissimo livello. Tutti questi elementi creano la sensazione di un film davvero “grande”, ma tutto questo non ha nessun significato se agli spettatori non piacciono i personaggi oppure non sono entusiasti dalla storia. Ritengo però che siamo giustificati nel pensare che il film piacerà molto”.
Allora ci sarà anche un seguito? Stuart Beattie pensa proprio di sì. “In questo momento mi sto concentrando a girare questo film e a portarlo nelle sale di tutto il mondo, ma appena terminato prenderò un po’ fiato e penserò ad un seguito. Mi piacerebbe molto lavorare di nuovo con tutte queste persone meravigliose e portare i personaggi in un’altra storia. Mi piacerebbe molto passare due anni per fare questo seguito. Perciò sì, ci penso, ma in questo momento sarebbe troppo prematuro. La mia testa esploderebbe! Comunque i libri sono là, le storie sono là, e così abbiamo già un bel trampolino di lancio dal quale mi piacerebbe molto spiccare il salto”.