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Nell’ambito del Torino Film Industry (organizzato in collaborazione con Torino Piemonte Film Commission), alle 15.45 al Circolo dei Lettori si è svolto l’incontro “La figura del doppiatore, tra Intelligenza Artificiale, nuove sfide e tradizione” che ha visto protagonista l’ANAD – Associazione Nazionale Attori Doppiatori insieme ad O.D.S. storica società di doppiaggio torinese. Un momento di confronto per interrogarsi su cosa sia il doppiaggio oggi, perché alcuni lo definiscono un mestiere in pericolo nonostante la forte espansione degli ultimi anni, e le nuove sfide e criticità legate all’Intelligenza Artificiale e il ‘machine learning’ (la capacità delle macchine di riprodurre le voci degli attori).
Ad animare questo dibattito sono intervenuti Daniele Giuliani, presidente di ANAD e voce italiana di ‘Paura’ in Inside Out 2 e di ‘Jon Snow’ de Il Trono di Spade; Ilaria Latini, doppiatrice del canarino ‘Titti’ nei Looney Tunes e voce di attrici quali Katie Holmes in Dawson’s Creek, Amy Adams in L’uomo d’acciaio, Come d’incanto, Arrival e Hayley Atwell in Captain America e Mission: Impossible – Dead Reckoning; Flavio Aquilone, la voce italiana del ‘Draco Malfoy’ di Tom Felton nella saga di Harry Potter, di Zac Efron da High School Musical a The Greatest Showman, di Light Yagami nell’anime Death Note. Insieme a loro, Luca Sbaragli, Responsabile Post Produzione, Fonico Mix O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo e il ceo della società, Mattia Puleo.
Dopo un breve excursus storico su questa professione, ha preso la parola Flavio Aquilone, classe 1990, doppiatore da quando aveva quattro anni: “Il doppiaggio è un lavoro in continua evoluzione. Gli anni ‘80 e ‘90 hanno segnato un periodo di passaggio importante perché l’arrivo delle nuove tecnologie ha decretato un aumento significativo della produttività. Quello che prima si faceva in poco tempo è stato velocizzato raggiungendo tecnicamente livelli eccellenti. Allo stesso tempo però la resa artistica del doppiaggio, in alcuni casi, è stata compromessa.
Dal 2015, con l’arrivo delle Piattaforme di streaming, sono cambiate molte cose – ha proseguito Aquilone. È arrivato molto più lavoro per noi doppiatori perché si sono triplicati i clienti, segnando una grande espansione del doppiaggio. Le piattaforme hanno iniziato a editare gli stessi prodotti in tante lingue diverse e, a seconda del Paese, il lavoro veniva fatto in maniera diversa”.
Proprio in questa direzione l’ANAD (nata negli anni ’80 per salvaguardare il mestiere e incentivare la qualificazione professionale) è diventata membro di UVA – United Voice Artists, la prima confederazione mondiale che raccoglie tutte le Associazioni di categoria operanti fuori dall’Italia. “Abbiamo scoperto che ci sono Associazioni gemelle all’ANAD in Paesi dove non pensavamo neppure che si editassero i film” – ha spiegato Aquilone – “e avere un contatto diretto con loro è uno strumento importantissimo perché ci aiuta a capire le differenze strutturali del nostro lavoro in altri luoghi e a creare un fronte comune per trovare soluzioni alle minacce e criticità legate all’AI”.
Prima di entrare nello specifico del discorso sull’AI e il futuro del doppiaggio, i relatori hanno raccontato un traguardo importantissimo raggiunto da ANAD che ha permesso di rendere concreta la collaborazione con le maggiori Major. Dallo scorso 17 giugno, infatti, gli Attori Doppiatori hanno un nuovo strumento a salvaguardia della propria voce: la presenza di clausole contrattuali specifiche nelle Cessioni Diritti - prodotte da tutte le Major – che tutela i lavoratori dall’utilizzo incontrollato e non concordato delle loro voci.
Ilaria Latini, nel mondo del doppiaggio dall’età di quattro anni, ha riportato l’attenzione sul significato che sta alla base del doppiaggio: “Tradurre un’opera vuol dire accrescerne il valore, vuol dire prendere parte alla sua creazione, riportandola nella propria lingua e nella propria cultura. Noi cerchiamo sempre di rispettare il più possibile quello che è stato fatto e pensato da chi l’ha creata e dagli stessi attori originali, con un profondo lavoro di creazione ed empatia allo stesso tempo”.
L’incontro è entrato poi nel vivo sul tema dell’Intelligenza Artificiale, un argomento che desta molta preoccupazione nel settore e ne chiede con urgenza una regolamentazione a livello mondiale perché il rischio è che il doppiaggio di un film o una serie risulti meno empatico e non riesca a restituire le emozioni in modo credibile.
“Il settore del doppiaggio è stato sempre aperto all’evoluzione tecnologica – ha spiegato Daniele Giuliani, presidente di ANAD dal 2020 e anche lui doppiatore da quando era bambino. Noi oggi lavoriamo con il Pro Tools che è uno strumento meraviglioso che consente di fare qualunque cosa con le incisioni dei nostri doppiatori; ma non ci dobbiamo dimenticare che la scelta alla base che determina l’uso di questo strumento è sempre una scelta umana. Con l’ANAD stiamo portando avanti in questi anni un confronto con le Istituzioni italiane ma non solo, un anno fa abbiamo portato queste questioni all’attenzione anche della Commissione europea, perché le Istituzioni sono chiamate a tutelare le forme artistiche – ha proseguito Giuliani. “Sarebbe molto utile, ad esempio, realizzare un ‘watermark digitale’ sulla voce, una sorta di impronta digitale elettronica che porti con sé tutte le informazioni distintive, diverse per ogni singolo individuo, ci stiamo lavorando ma è un processo complesso. Un altro pericolo sempre legato alla strumentalizzazione tecnologica è la microcriminalità, che è già in atto, come furti della voce e riproduzioni vocali non consentite.
Oggi il vero tema – ha concluso il presidente di ANAD - è che le grandi società pensano che con l’Intelligenza Artificiale possano risparmiare sostituendo il lavoro dei professionisti con il lavoro artificiale. Ma se il pubblico si opponesse a questo uso sbagliato dell’AI sono sicuro che le grandi aziende cambierebbero atteggiamento perché il mercato è fondamentale ed è fortemente influenzato dall’opinione degli spettatori. Quindi il nostro compito è continuare a sensibilizzare il pubblico e far capire che il lavoro umano e artistico hanno un valore che nessun lavoro artificiale potrà mai avere e se ci si innamora di un personaggio di un film o di una serie è anche e soprattutto per alcune piccole sfumature nei suoi movimenti o nella voce, che nessuno strumento digitale sarebbe in grado di riprodurre, perché l’arte è meravigliosa nelle sue imperfezioni”.