L’ideatore della serie cinematografica di Bourne, TONY GILROY, prende le redini del successivo capitolo di questo popolarissimo franchise di spionaggio che ha incassato quasi 1 miliardo di dollari nei botteghini internazionali: The Bourne Legacy. Partendo dall’universo di Bourne creato da ROBERT LUDLUM, lo scrittore/regista espande la saga con una storia originale che rivela una cospirazione ancora più vasta.
Dodici anni fa il pubblico ha conosciuto Jason Bourne mentre veniva estratto, privo di coscienza, dal Mediterraneo. Attraverso i tre film successivi ha seguito il viaggio di Bourne per sopravvivere e scoprire la sua identità. Ha assistito mentre gli agenti della CIA davano vita ad una spietata caccia all’uomo in tutto il mondo, per riuscire a catturarlo. E’ venuto a conoscenza del programma Treadstone e delle particolari abilità di Jason e, alla fine della trilogia, probabilmente avrà immaginato che la storia fosse ormai stata completata. The Bourne Legacy apre nuovamente il sipario sulla scena per rivelare un ulteriore intrigo, una storia complessa e un nuovo eroe che deve combattere per restare in vita quando il suo programma diventa improvvisamente un problema.
The Bourne Legacy è esattamente questo: il lascito, il risultato di ciò che è avvenuto precedentemente. L’esposizione pubblica di Bourne, alla fine di The Bourne Ultimatum, accende un fuoco che minaccia di bruciare decenni di ricerca e di sviluppo dedicati alla creazione di abili guerrieri e superspie.
Il pubblico scoprirà che esistono vari programmi di intelligence, che Treadstone è solo uno dei primissimi programmi messi a punto dalla CIA e che le azioni di Bourne minacciano di rivelare altri programmi segreti.
Aaron Cross (JEREMY RENNER di The Hurt Locker, The Town, The Avengers, Mission Impossible – Protocollo Fantasma) è uno dei sei agenti che appartengono ad un programma di nome Outcome, che a differenza di Treadstone, è stato creato ad esclusivo appannaggio del Dipartimento della Difesa. Più che ad uccidere, gli agenti di Outcome sono stati addestrati a svolgere compiti isolati, ad altissimo rischio, nel corso di un lungo periodo. La scienza comportamentale che costituiva la base della formazione degli agenti Treadstone, è stata potenziata e avanzata, tuttavia, è proprio l’origine comune di questi due programmi a rendere Outcome tanto vulnerabile mentre la storia di Bourne diventa di dominio pubblico.
EDWARD NORTON (The Illusionist, L’incredibile Hulk) interpreta il ruolo del Colonnello Eric Byer, il direttore dell’agenzia segreta NRAG (National Research Assay Group) che è al centro dell’universo di Bourne. Byer è colui che ha costruito questi programmi, che ha lottato per farli finanziare e che li ha venduti ai vari servizi segreti generati dalle vaste operazioni di spionaggio nate dopo l’11 settembre. Quando si alza il sipario ci rendiamo conto che Byer è sempre stato lì, occulto spettatore delle vicende raccontate nei precedenti tre film. Ma è proprio il mondo di Byer ad essere minacciato quando la CIA non riesce a contenere Bourne e, consapevole che la caduta di Treadstone renderà nota la stretta collaborazione fra due dei suoi leader, Byer non ha altra scelta che sacrificare Outcome. Ciò vuol dire eliminare chiunque sia legato a questo programma, compresi i ricercatori e gli scienziati che hanno contribuito a crearlo. Ora deve sfruttare ogni risorsa possibile ed eliminare il programma infetto per preservare il resto del suo lavoro.
L’attrice premio Oscar RACHEL WEISZ (The Constant Gardener, La mummia) recita al fianco di Renner nel ruolo di Marta Shearing, una scienziata che opera nel settore di massima sicurezza, all’interno del laboratorio del gigante farmaceutico Candent nel Maryland. Il programma Outcome si basa proprio sulle innovative tecnologie sviluppate nel suo laboratorio, e il suo lavoro comprende il monitoraggio degli agenti di Outcome nelle rare occasioni in cui li incontra. Marta conosce Aaron così come conosce anche gli altri: ma per lei Aaron è solo un numero, un soggetto clinico, una cavia. La scienziata ha volutamente ignorato i dubbi etici relativi al suo lavoro ma quando l’intero programma deve essere distrutto e la sua stessa vita è in pericolo, dovrà riflettere sulla moralità delle sue scelte e lottare per riuscire a salvarsi.
Byer ha costruito la sua rete NRAG presso Beltway, il punto di incontro delle attività militari, amministrative e spionistiche. STACY KEACH (W., American History X) recita il ruolo dell’ammiraglio in pensione Mark Turso, il consulente capo di Byer che ha legami con il Pentagono. DENNIS BOUTSKIKARIS interpreta Terrence Ward, il CEO del Candent Group, il gigante farmaceutico che sfida l’etica medica e scientifica con l’alibi della sicurezza nazionale. Il sogno di poter creare una generazione di super guerrieri, accarezzato dal mondo militare e spionistico negli ultimi 60 anni, sta finalmente diventando realtà, grazie ai progressi della scienza del genoma e della biochimica. All’inizio di The Bourne Legacy apprendiamo che Treadstone era solo uno dei primissimi programmi di Byer e, nel corso del film, scopriamo che persino Outcome è stato potenziato. Ma se da un lato questi programmi promettono prestazioni e agenti che sfiorano la perfezione, dall’altro presentano ognuno i propri difetti particolari. I progressi fisici di Aaron Cross risulteranno familiari ai fan di Jason Bourne. Il suo potenziamento cognitivo tuttavia genera in lui capacità di maggiore adattabilità ed eversione. E presenta anche un grave pericolo: gli agenti di Outcome si sono rivelati difficili da controllare e Cross, una volta libero, costituirà una minaccia enorme per i suoi creatori.
OSCAR ISAAC (Drive, Robin Hood) interpreta l’agente #3 di Outcome e, nelle scene in cui compare, l’attore ha la possibilità di esplorare queste tensioni al fianco di Renner, rivelando chiaramente due uomini coinvolti in un gioco più grande di loro.
Con The Bourne Ultimatum sullo sfondo, The Bourne Legacy ha l’opportunità di riprendere le fila della storia lasciate in sospeso nei film precedenti. La storia invita diversi habitués del franchise a riassumere i ruoli degli altri capitoli di Bourne: l’attore nominato cinque volte all’Academy Award® ALBERT FINNEY (Erin Brockovich, Big Fish) è Albert Hirsch, il direttore medico di Treadstone; JOAN ALLEN (Le pagine della nostra vita, Nixon) è Pamela Landy, l’investigatrice della CIA che ha già stabilito un contatto con Bourne in The Bourne Ultimatum; DAVID STRATHAIRN (Good Night and Good Luck, L.A. Confidential) è Noah Vosen, il capo del programma segreto Blackbriar; e SCOTT GLENN (Training Day, Il silenzio degli innocenti) è Ezra Kramer, il direttore della CIA. Anche loro saranno scossi dalla determinazione di Cross a sfidare l’impossibile e non venire eliminato.
Scritto da TONY GILROY e DAN GILROY (Real Steel, TheFall) da una storia di Tony Gilroy, The Bourne Legacy è prodotto da FRANK MARSHALL (la serie di Bourne, Il curioso caso di Benjamin Button), PATRICK CROWLEY (la serie di The Bourne, I poliziotti di riserva), JEFFREY M. WEINER (The Bourne Supremacy, The Bourne Ultimatum) e BEN SMITH. JENNIFER FOX (Michael Clayton, Duplicity, Syrianna), la storica partner di produzione di Gilroy, si unisce a lui in questo film in veste di produttore esecutivo.
La valida squadra tecnica di Gilroy è guidata dal direttore della fotografia premio Oscar® ROBERT ELSWIT (Il petroliere, Mission: Impossible—Protocollo fantasma), lo scenografo KEVIN THOMPSON (Michael Clayton, Duplicity), il montatore JOHN GILROY (Warrior, Michael Clayton), il compositore JAMES NEWTON HOWARD (Michael Clayton, Duplicity) e la costumista SHAY CUNLIFFE (The Bourne Ultimatum, La neve nel cuore). Il regista di seconda unità DAN BRADLEY (The Bourne Supremacy, The Bourne Ultimatum) torna a coreografare le sequenze d’azione che sono diventate vere e proprie icone del genere.
HENRY MORRISON (The Bourne Supremacy, The Bourne Ultimatum) è uno dei produttori esecutivi di questo nuovo action-thriller.
LA PRODUZIONE
In cerca di Aaron Cross:
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Nel riflettere sul nuovo capitolo della serie di Bourne, i filmmakers hanno dovuto risolvere un enigma: alla fine di The Bourne Ultimatum, il protagonista era stato coinvolto in una sparatoria nella stazione londinese di Waterloo Station e quindi in un pazzesco inseguimento in auto sulle strade di New York. Jason Bourne si era fatto conoscere da tutti in un modo davvero grandioso. Era sul punto di rendere noti i crimini del governo statunitense quando è sparito.
Il produttore Frank Marshall spiega il problema: “Dovevamo capire quale direzione prendere. Nel momento in cui inizia il nostro film, Jason Bourne conosce la sua identità, e non vuole più far parte dell’organizzazione. Dovevamo creare una serie di circostanze per poter continuare la storia”.
Nonostante le esitazioni, Patrick Crowley, che, insieme a Marshall, ha prodotto i tre precedenti film della serie, rivela che è stato l’interesse dei fan a tenere vivo il franchise. “Questi film toccano delle corde particolari e molti ci chiedevano di realizzare un sequel”, racconta Crowley. “E dopo tre film questo può voler dire solo che hai fatto un buon lavoro!”
Nell’aprile 2010, parecchi mesi dopo la decisione di Paul Greengrass e Matt Damon di non partecipare in questo nuovo capitolo, i produttori Jeffrey Weiner e Ben Smith hanno incontrato l’ideatore della serie Tony Gilroy, per chiedergli di proseguire la storia. Gilroy era interessato e ha accettato di trovare un modo per continuare ad esplorare il mondo che lui aveva contribuito a creare, inaugurando un nuovo genere di thriller di spionaggio.
Diverse settimane più tardi Gilroy è tornato dai produttori con una nuova idea. Racconta: “Il fattore che separa chiaramente i film di Bourne dagli altri film d’azione contemporanei è la profondità e la complessità del problema del personaggio principale. L’idea di un assassino che ricorda il suo passato oscuro e che sta pagando il prezzo di aver recuperato la memoria rendendosi conto di non essere la persona che vorrebbe essere, era davvero avvincente. Nelle mani di un attore come Matt Damon, non c’erano limiti all’autenticità e al dettaglio con cui queste idee potevano essere espresse. Era divertente pensare ai modi in cui mettere in scena la storia di Legacy, ma prima di tutto dovevamo avere una nuova storia con un nuovo protagonista che avesse un problema altrettanto toccante. Quando abbiamo escogitato la storia di Aaron Cross, e abbiamo chiarito ciò di cui avevamo bisogno, solo allora ha avuto senso procedere”.
Gilroy a quel punto ha iniziato a lavorare ad un trattamento, dopo aver delineato la bozza di un nuovo progetto dal titolo The Bourne Legacy. Gilroy ha iniziato un approfondito processo di ricerca, che ha fornito la base del suo lavoro. Ha esplorato in modo particolare l’agenzia governativa segreta di nome DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency) che si occupa di come migliorare i soldati. La DARPA e la sua controparte TARPA, l’agenzia di intelligence (Intelligence Advanced Research Projects Activity) finanziano molti programmi di ricerca con l’obiettivo di potenziare le performance fisiche e cognitive dei soldati e delle spie americane. Gilroy osserva: “In guerra nessuno sottopone i soldati ai test anti-droga. Si cercano solo soldati con un’energia potenziata, con una maggiore soglia del dolore e con una minore necessità di sonno. Il guerriero che guarisce, impara ed elabora più velocemente le informazioni è il sogno di ogni leader militare. Siamo ormai giunti ad un punto in cui la scienza ha iniziato a realizzare quel sogno con metodi imprevedibili e terrificanti”.
Così come in The Bourne Legacy, DARPA e le sue controparti lavorano a stretto contatto con l’industria farmaceutica, i ricercatori medici, Silicon Valley e gli altri per trovare un modo in cui trasformare gli essere umani in guerrieri migliori. Gilroy spiega che, dopo l’11 settembre, la biologia e la macchina da guerra si sono unite, i servizi segreti hanno proliferato con i fondi del governo statunitense, popolati da scienziati al servizio delle grandi corporazioni. Un fenomeno talmente grande che risulta praticamente impossibile da supervisionare da qualsiasi branca del governo USA.
Spiega il regista: “Quando abbiamo svolto le ricerche per scrivere la storia, ci siamo resi conto che la situazione era insolita perché in realtà non facevamo altro che confermare al posto di ideare: infatti le mie idee fantasiose su Outcome, Candent, e NRAG, erano state già esplorate ed in parte attuate. Ogni elemento di Treadstone da noi inserito nella trilogia in questi anni, si adattava perfettamente alla realtà esistente. Quindi bisognava solo chiedersi che cosa succederebbe se qualcosa andasse per il verso sbagliato”.
Dopo aver ultimato il trattamento di The Bourne Legacy, Gilroy ha deciso che gli sarebbe piaciuto cimentarsi anche nella regia del film. Nonostante abbia iniziato la sua carriera come sceneggiatore, Gilroy ha diretto con successo due film: Michael Clayton nominato all’Oscar® come miglior film nel 2007, con George Clooney, per cui anche Gilroy è stato nominato all’Oscar® per averlo scritto e diretto, e Duplicity, la commedia romantica del 2009 con Julia Roberts e Clive Owen.
I produttori e lo studio sono subito stati d’accordo ed erano entusiasti di questa proposta. Dice Marshall: “Una delle cose migliori di questo film è stato proprio avere Tony come regista. Avevo già lavorato con lui negli altri capitoli di cui era stato scrittore, ma già quando abbiamo girato The Bourne Identity sapevo che un giorno o l’altro avrebbe diretto uno di questi film. Ha partecipato alle sessioni di montaggio, dando consigli e risolvendo i problemi nel modo in cui farebbe un regista. Quindi non mi sorprende che abbia diretto il film anche se non era stato previsto fin dall’inizio”.
Per scrivere la sceneggiatura Gilroy si è rivolto a suo fratello, lo sceneggiatore Dan Gilroy, e questa è stata la loro prima collaborazione professionale in tanti anni. Osserva Dan Gilroy: “All’inizio della nostra carriera Tony ed io abbiamo scritto diverse sceneggiature che però non sono state prodotte. Siamo sempre stati in sintonia e anche stavolta la collaborazione è stata molto fluida. Di solito definiamo la storia e poi iniziamo a scrivere le scene o le sequenze, saltando da una all’altra. Quando lavoriamo, non ci risparmiamo: sette giorni su sette, tutto il giorno, facendo le ore piccole. Io sto a New York mentre lui si trova a Los Angeles ma questo non ha importanza. Nessuno di noi soffre di egocentrismo. Tutto ciò che può funzionare va bene, e non ci sono state né discussioni né disaccordi. E’ stato fantastico. Abbiamo cercato di unire i vari elementi nel miglior modo possibile”.
I due scrittori hanno ampliato la ricerca svolta da Tony Gilroy per il trattamento, sviluppando al contempo l’intenso dramma della storia. Continua Dan Gilroy: “Spero che Legacy renda onore al suo titolo riuscendo ad esplorare nuove direzioni in modo intelligente, ricco di immaginazione e assolutamente realistico. La tecnologia presente nel film è già usata o è in via di sviluppo all’interno dei servizi segreti statunitensi. L’aspetto più difficile è stato creare un personaggio con una storia in grado di personalizzare il film e Tony lo aveva già individuato ancor prima che mi unissi al progetto. La necessità primaria di Aaron Cross crea un rapporto di intimità con il pubblico. Il viaggio emotivo è sempre in primo piano e questa, secondo me, è la carta vincente di ogni bel film d’azione”.
Marshall è rimasto molto soddisfatto della sceneggiatura ultimata. Commenta: “Tony e Dan hanno avuto un’idea geniale: espandere il mondo in cui vive Bourne, esplorando un’altra dimensione, cercando di capire chi muove i fili. In questo modo abbiamo potuto continuare ad investigare il mondo che il pubblico aveva conosciuto tramite Jason Bourne con l’opportunità di ampliare la storia e presentare nuovi personaggi”.
Crowley concorda che lo scrittore/regista e suo fratello hanno fatto centro. Il produttore è contento del modo in cui i due artisti hanno elaborato un linguaggio specifico per questa serie cinematografica e di come sono riusciti a creare i collegamenti all’interno di questo mondo: “Tony è affascinato dalla realtà dell’intelligence. La vive e la respira, chiedendosi: ‘Quali sono i pensieri, le azioni e le relazioni interpersonali dei membri dei servizi segreti?’ La cosa bella di questo film è che sarà diretto dallo scrittore che è l’anima di tutta la serie e che ha già dato prova del suo talento di regista in due film recenti molto apprezzati”.
In linea con i precedenti copioni di Bourne scritti da Gilroy, questo copione si discosta drasticamente dalla trama dei romanzi di Ludlum sulla Guerra Fredda, ma conserva i temi cari all’autore che riguardano la cospirazione e i programmi governativi che sfuggono ad ogni controllo. Secondo il produttore Ben Smith, questo film offre la chance di elaborare le basi gettate dal creatore della serie, morto nel 2001. “Le opere di Robert Ludlum e questi film sono speciali perché parlano del potere di un individuo”, dice Smith. “In questi tempi di grandi corporazioni, di poteri governativi e di interessi multinazionali, i film mostrano che le cose possono cambiare”.
Smith e il produttore Jeffrey Weiner sono entrambi convinti del fatto che Gilroy fosse il filmmaker migliore per assumere il comando del film. Afferma Smith: “Eravamo contenti del fatto che Tony non solo volesse scrivere The Bourne Legacy, ma che volesse anche dirigerlo. E’ uno dei pochi ad aver partecipato all’intera serie fin dall’inizio. La sua comprensione e la sua sintonia con questo mondo è preziosa e credo che abbia dato agli spettatori esattamente quel che si aspettano da un film di Bourne.”
Si uniscono alla squadra ‘tecnica’ in veste di produttori esecutivi Henry Morrison e Jennifer Fox, la produttrice che da tempo lavora al fianco di Gilroy. Fox riflette sulla loro collaborazione e sulla capacità di Gilroy di mescolare l’azione alla suspense sullo sfondo di un dramma coinvolgente. “Quando Tony Gilroy scrive, riesce a visualizzare il film nei più piccoli dettagli e questa abilità di focalizzarsi e di catturare quella visione è la dimostrazione del suo istinto e della sua energia creativa. Nel lavoro di Tony c’è sempre il desiderio fondamentale di spiegare il dramma umano. La profondità dei suoi personaggi complicati ha origine dalla ricerca di verità in ogni singolo personaggio e in ogni singola scena”.
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Afferma Gilroy che uno dei momenti cruciali della produzione riguardava il casting degli artisti che dovevano portare in vita i personaggi del film. “Tutto il resto può essere ‘aggiustato’ in seguito, in qualche modo”, spiega. “Ma la recitazione è magica. Questo l’ho imparato tanto tempo fa”.
Per il ruolo di Aaron Cross, i filmmakers si sono rivolti all’attore nominato all’Oscar® Jeremy Renner, un attore che si trova a suo agio sia nei film drammatici che nei film d’azione. “Il motivo per cui Jeremy è così straordinario sta nella sua complessità”, sottolinea Gilroy. “E’ dolce e duro al tempo stesso, e sfrutta questo dualismo”. Il regista dichiara di essere da tempo un grande ammiratore di Renner: “Ho visto The Hurt Locker 18 volte. In ogni scena la sua fisicità riflette esattamente ciò che accade in quel momento. L’integrità di Jeremy, la sua consapevolezza, la sua concretezza e la sua intelligenza sorprendente ed esplosiva, lo rendono il ‘cugino’ perfetto di Bourne”.
Qualsiasi preoccupazione da parte dei filmmakers rispetto alla capacità di Renner di trasformarsi in una star d’azione, sono state dissipate all’istante. Il regista lo definisce addirittura “un atleta dello schermo”. Gilroy dice: “Quando è arrivato da noi, Jeremy sapeva fare praticamente tutto e spesso non c’è stato bisogno di una controfigura. Era talmente bravo da far preoccupare l’agenzia assicurativa!”
“Jeremy è un attore di grande intensità ed intelligenza”, aggiunge Smith. “Nelle sue performance ‘buca’ letteralmente lo schermo, e ti afferra, per portarti con sé nei suoi viaggi incredibili”.
Dopo essere stato nominato all’Academy Award® per i suoi ruoli in The Hurt Locker e The Town, Renner ha continuato ad affermarsi come eroe di film d’azione nei blockbuster Mission: Impossible—Protocollo fantasma e The Avengers. Afferma di essere un fan della serie Bourne e del suo protagonista: “Quel che ha fatto Matt Damon, e quello che hanno fatto i registi precedenti è stato grande. Ma vorrei sottolineare che non intendo sostituire Matt, non è questa la mia intenzione. Il film non avrebbe mai funzionato se avessi semplicemente assunto la sua personalità. Matt è il volto di Jason Bourne e lo sarà sempre. Infatti questo nuovo copione mi ha colpito proprio perché è un modo interessante di continuare la storia e al contempo di rendere omaggio a quel che è successo finora”.
L’attore commenta la premessa di Gilroy secondo la quale Cross viaggia in un mondo parallelo a quello di Bourne, senza esserne consapevole. Renner riflette: “Cross e Bourne non si conoscono e questo fornisce una dimensione completamente diversa della vicenda di queste superspie. Spero di aver contribuito a infondere una prospettiva completamente nuova”.
Renner conferma che The Bourne Legacy conserva il tono realistico dei film precedenti. “Non ci sono effetti CGI né grandi esplosioni”, dice. “Il film è realistico, per me la cosa importante era esprimere l’umanità di questo personaggio”. Anche i filmmakers sottolineano l’importanza di questo concetto. “La cosa importante del film è la credibilità. Qualsiasi sia lo stunt o l’azione, tutto si basa sulla realtà, sulla verità e sulla potenzialità della scienza. Per un attore è facile entrare in questo mondo”.
A differenza di Bourne, Cross è consapevole della sua identità e della sua provenienza: anni prima ha svolto una missione militare in Medio Oriente da cui è tornato ferito. Dopo essere fuggito dallo Yukon, Cross torna negli Stati Uniti, in cerca di uno dei suoi pochi contatti di Outcome, l’unico che lo aiuterà a salvarsi la vita: Marta Shearing.
Crowley parla di una questione che ha lasciato la squadra perplessa fin dall’inizio del primo film: “Una delle sfide più grandi nei film precedenti è stata quella di gestire la protagonista femminile del film. Visto il ritmo e l’intensità dei film, era difficile avere il tempo di sviluppare una relazione, inoltre restare coinvolti con Jason Bourne di solito si rivelava fatale. Ma poiché si tratta di una storia nuova abbiamo potuto introdurre una donna senza alcuna forzatura”.
Il ruolo di Marta richiedeva non solo talento ma anche un’attrice in grado di soddisfare le esigenze particolari richieste dalla parte. Spiega Gilroy: “Marta è una scienziata di successo con una vita privata non facile. Ha volutamente ignorato le pesanti contraddizioni morali del suo lavoro per Outcome e quando le cose esplodono viene coinvolta in una vera odissea, più di qualsiasi altro personaggio che abbia mai descritto. Alla fine del film non è solo impegnata a sopravvivere ma a combattere duramente. E’ un ruolo impegnativo”.
Per la gioia dei filmmakers, l’attrice premio Oscar® Rachel Weisz, nota per le sue intense performance in The Constant Gardener, Amabili resti e The Whistleblower, ha subito accolto la sfida. Gilroy racconta: “La ricerca di credibilità è molto alta in questo film e Rachel ha dato più di quel che potessimo mai immaginare. Sapevo che fosse brava, ma sono rimasto stupefatto da quello che è riuscita a fare. Ogni giorno ha superato le mie aspettative!”
Marta è una donna completamente dedita al lavoro: è una biochimica che si occupa di una ricerca innovativa in un laboratorio segreto del Maryland. Spiega Weisz: “E’ una scienziata all’avanguardia che intende contribuire al progresso del suo Paese. Ma allo stesso tempo sa che le sue ricerche sono discutibili dal punto di vista etico”. L’attrice trova intrigante l’atteggiamento di Marta, che decide di ignorare le potenziali conseguenze dei suoi esperimenti sui pazienti. “Non sarei stata tanto interessata se il mio personaggio avesse agito solo in modo etico, per il bene del mondo. Invece, quello che fa Marta è piuttosto ambiguo”.
La vita pubblica di Marta viene stravolta: quando Outcome viene rapidamente dismesso, la donna diventa un bersaglio, un elemento residuale da eliminare. Aaron — un uomo da lei esaminato diverse volte nel corso di quattro anni, ma che tuttavia non conosce bene — giunge in tempo per salvarla e i due presto stabiliscono un forte legame, nato per necessità. “Marta esita a seguirlo ma non ha scelta”, spiega Weisz.
“I rappresentanti della legge e dell’ordine del suo Paese hanno cercato di ucciderla. Lei è una donna normale, una scienziata, e non è brava ad eludere le forze di polizia dell’intero globo”.
Weisz era affascinata dal background che i Gilroy hanno creato per questi due personaggi. “Sono entrambi molto motivati, ma in modo differente”, aggiunge Weisz. “Marta e Aaron provengono da ambienti completamente diversi e alla fine si appoggeranno l’uno all’altra. Questa è una premessa affascinante per una storia”.
Durante le riprese a New York e nel sudest asiatico, Weisz ha scoperto di condividere con Renner un approccio simile al lavoro. “Veniamo da esperienze diverse ma abbiamo un modo simile di lavorare”, osserva l’attrice. “Jeremy è molto libero e disinvolto, piuttosto sfrenato, ed è meraviglioso lavorare con lui. Ho gustato ogni minuto in cui abbiamo recitato insieme”. Weisz considera anche il regista un po’ ribelle: “Tony ha uno spirito ‘rock’, del tipo ‘Abbandoniamoci al caos’, che è un atteggiamento molto positivo per gli attori. Incarna un insolito connubio di scrittore e regista e sono contenta di far parte del suo gruppo”.
Per il ruolo del Colonnello Eric Byer, lo spietato capo della NRAG, l’organizzazione che sostiene il programma segreto che è iniziato con Treadstone, diventando quindi Blackbriar e infine Outcome, i filmmakers hanno scritturato l’attore nominato all’Oscar® Edward Norton. Quando il disegno segreto di Byer rischia di venire reso pubblico, Byer vuole chiudere e andare avanti.
Fox spiega il modo in cui il personaggio di Byer incarna la caratterizzazione sfumata tipica di Gilroy: “Tony esplora il modo in cui gli individui all’interno di una organizzazione si sentono liberi di comportarsi senza alcuno scrupolo: Tilda Swinton in Michael Clayton, Tom Wilkinson e Paul Giamatti in Duplicity e ora Edward Norton e la sua squadra in Legacy. Sono antagonisti potenti perché sono animati dalla convinzione di essere al servizio di un bene più grande. Il classico tema dell’individuo contro la “macchina governativa” qui è molto più complicato, confuso e reale perché è esaltato da forti motivazioni individuali”.
Gilroy spiega il motivo per cui la scelta di questo antagonista fosse così importante: “Dovevamo reclutare la mente di tutto il franchise. Dovevamo presentare al pubblico la persona che negli ultimi 12 anni è rimasta in disparte ad osservare il modo in cui la CIA falliva nei suoi intenti. Avevamo bisogno di un attore di prim’ordine, che avesse un “peso”. Doveva essere una persona con quel tipo di intelligenza che invade la stanza ancora prima che inizi la scena e soprattutto un attore in grado di evitare che Eric Byer fosse dipinto completamente a tinte fosche. Byer infatti è convinto di essere uno dei pochi a poter sopportare il peso morale dell’oscurità necessaria a salvaguardare il suo Paese”.
Norton parla del suo interesse di far parte di un film che racconta una storia che si svolge nei corridoi dell’intelligence governativa: “In tutti i film di Gilroy serpeggia lo stesso tema, che secondo me è appropriato e intelligente. Ha esplorato il modo in cui le corporazioni permeano la nostra cultura e minacciano di comprometterci da diversi punti di vista. Mi piace che questo film indaghi sul modo in cui quel potere viene esercitato fra governo e corporazioni…chiedendosi chi lavora per chi”.
L’attore apprezza le sfumature morali con cui Gilroy ha definito i personaggi. Nonostante Byer sia pronto a scatenare l’inferno per cancellare Outcome, le sue ragioni sono valide. Spiega Norton: “Tutti i personaggi del film sono dipinti con varie tonalità di grigio. Tony non ha tessuto una tela di eroi e di malvagi. Tutti sono scesi a compromessi e hanno ragionato sulle proprie azioni…sia il mio personaggio, che quello di Rachel e di Jeremy. Tony esplora il modo in cui i migliori ideali ed impulsi delle persone vengono sfruttati da un sistema in vari modi. E’ un genere di complessità che mi piace”.
Marshall è rimasto colpito dal modo in cui Norton si destreggia nel ruolo di un uomo normale che è anche un killer glaciale che considera l’emergenza Bourne come un contagio da contenere. Il produttore elogia Norton: “Edward è fenomenale. E’ incredibilmente bravo nell’interpretare questo personaggio così malvagio. Ma Byer non è semplicemente cattivo. E’ la persona che insegue Aaron Cross. Ne abbiamo conosciuti di tipi simili ma Edward è particolarmente ostico”.
Per quanto riguarda lo staff di Byer — composto dagli scienziati, gli agenti segreti e gli esperti della sorveglianza che danno la caccia ad Aaron e Marta dalla loro sede di Washington, D.C.— Gilroy ha attinto al mondo del teatro newyorkese. “Tony è un tipico newyorkese”, dice Crowley. “Conosce bene la scena teatrale e cinematografica di New York. E’ elettrizzante attingere a quel gruppo di artisti”.
L’attrice premiata con un Tony Award DONNA MURPHY (Passion e The Kingand I a Broadway), è stata scritturata nel ruolo del braccio destro di Byer, Dita, la “suora”, mentre Byer è il “prete”. Spiega Murphy. “Il suo background è nella CIA, è una scienziata bravissima. Il suo lavoro consiste nell’essere talmente in sintonia con Byer, da riuscire a prevedere e anticipare qualsiasi suo desiderio e necessità”.
Gli altri attori che sono stati reclutati per impersonare i membri della squadra di Byer comprendono il vincitore dell’Obie Award MICHAEL CHERNUS nel ruolo di Ingram, e COREY STOLL nel ruolo di Vendel; l’attore è stato recentemente nominato ad un Drama Desk Award per Intimate Apparel a Broadway e ha fatto un’apparizione memorabile nel ruolo di Hemingway in Midnight in Paris.
Mentre Aaron e Marta sono latitanti, la notizia di un comitato governativo che indaga su Blackbriar, esaspera la tensione all’interno del bunker in cui Byer e il suo staff sono rintanati. La persona che risente maggiormente della pubblicità di questo programma è Terry Ward, il capo di una società che intrattiene stretti legami con Outcome. Ward è interpretato dall’attore newyorkese di teatro Dennis Bouttsikaris, vincitore di un Obie Award per Sight Unseen, che definisce il rapporto fra Ward e Byer “controverso”, e alla fine Ward avrà la peggio. “A Ward piace pensare di essere il capo di Byer ma ovviamente non lo è”, spiega l’attore. “Vuole fare il leader, senza però averne le qualità”.
Su suggerimento di Gilroy, Boutsikaris si è fatto tagliare i capelli e la sua tipica barba per assumere l’aspetto di un dirigente d’azienda. “Al telefono Tony mi ha detto che avrei dovuto rasarmi!” racconta Boutsikaris. “Voleva che il mio personaggio avesse un look pulito e irreprensibile”.
Al vertice della tensione nella stanza della guerra, Ward si scontra con il prepotente comandante Turso. Il supervisore militare di Outcome è interpretato dall’attore veterano Stacy Keach, che descrive il suo personaggio come “un patriota, un uomo la cui autorità non si discute”. Turso usa un linguaggio specifico e complesso per comunicare con la sua squadra. Spiega Keach: “Tony è un attore straordinario perché crea il proprio linguaggio. Tutta la serie di Bourne ha un linguaggio particolare: è intelligente, umano e molto personale. Questo genere di dialogo deve essere fluido, le battute devono essere buttate lì, evitando di risultare troppo melodrammatiche”.
Keach spiega che le scene con Turso, Byer e la squadra della NRAG sono state particolarmente intense. “La cosa bella di questo franchise è lo straordinario equilibrio fra avventura, intrigo e suspense”, afferma. “Ci sono due ambienti molto diversi fra loro: l’ambiente esterno in cui seguiamo gli exploit di Cross in tutto il mondo e poi c’è la sala dell’unità di crisi o ambiente di sorveglianza. Il pubblico scoprirà quel che succede insieme ai personaggi del film, con il fiato sospeso”.
Completano il cast degli attori nuovi al franchise Oscar Isaac e LOUIS OZAWA CHANGCHIEN.
Isaac descrive i primi contatti fra #3 di Outcome e Cross definendoli “un western”. Afferma: “Il mio personaggio vive in una casa di legno, immerso nella natura per un mese, completamente solo, senza nessun contatto con il mondo esterno …a parte le visite occasionali di qualche agente”. Quando Cross giunge nella base remota di #3 con diversi giorni di anticipo, l’agente si fa sospettoso, ma anche Cross non si fida di lui. “Sono come due cani che si annusano a vicenda”, suggerisce Isaac. “Non sanno che atteggiamento assumere, sono incerti. E’ una situazione pericolosa”.
Ma #3 non è l’unico di cui Cross (alias #5) dovrebbe preoccuparsi. Byer ha fatto in modo che un eventuale fallimento di Outcome non significhi la fine di tutto. Il brillante scienziato ricercatore ha un altro programma in atto, noto come LARX.
Changchien, che interpreta LARX #3, un agente di base a Bangkok, non doveva temere la velocità e le grandi altezze. “LARX è il decatleta dello spionaggio”, ride Changchien, un attore di teatro che di recente ha girato Predators. Per prepararsi al ruolo, Changchien ha viaggiato dalla sua città natale New York a Los Angeles, dove ha provato per diverse settimane con la squadra del regista della seconda unità Dan Bradley. In questo campo di addestramento ha imparato le basi del parkour — come spostarsi velocemente intorno agli ostacoli — ha praticato salti da grandi altezze e ha ultimato un corso intensivo di “guida acrobatica”, che si è rivelato utile per la scena in cui insegue Marta e Aaron fra le strette e affollate strade di Manila.
I fan apprezzeranno i “cameo” dei vari personaggi già apparsi nei precedenti film di Bourne fra cui Albert Finney nel ruolo di Albert Hirsch, Joan Allen nella parte di Pam Landy, David Strathairn in quella di Noah Vosen e Scott Glenn nei panni di Ezra Kramer.
‘Girare’ in tutto il mondo:
Location e design
Nel novembre 2010, mentre era impegnato a scrivere la sceneggiatura del film, Gilroy ha viaggiato in tutto il mondo per visitare le location in cui ambientare la storia, così come ha fatto per gli altri film di Bourne. Dalle Canadian Rockies al sudest asiatico, ha adattato l’azione ai vari ambienti. Afferma: “Negli ultimi 12 anni ci siamo recati in aereo in luoghi particolari e insoliti, che nessuno conosce perché li osserviamo dal punto di vista di Bourne”.
Secondo Crowley che ha ancora una volta accompagnato Gilroy in questo tour, questi film hanno mostrato al pubblico parti del mondo che raramente si vedono al cinema. Osserva: “I nostri film sono stati fra le prime grandi produzioni a girare a Berlino e prima di noi, a Mosca erano stati girati solo un paio di show contemporanei”.
The Bourne Legacy non fa eccezione. Gilroy ha scelto di ampliare la storia portandola fuori dall’Europa, dove gran parte dei precedenti film avevano avuto luogo. “Pat ed io abbiamo attraversato tutto il sudest asiatico per visitare vari posti”, continua Gilroy. “E poi ho adattato le scene agli ambienti veri, selezionati per il film. Abbiamo sempre fatto così; non c’è una sola sequenza d’azione del film che non sia stata scritta per il luogo in cui è ambientata”.
Mentre The Bourne Legacy vola da Washington, D.C. e Manhattan fino all’Alaska e in Asia, Gilroy conserva lo spirito dei precedenti film di Bourne. “Il film è ambientato nel mondo in cui viviamo”, dice il regista. “Mostriamo luoghi esotici ma senza renderli ‘glamour’. L’approccio all’azione è realistico e risulterà familiare”.
Weiner apprezza i dettagli che lo scrittore/regista inserisce nella storia. Racconta: “Alcune delle location del film non sono luoghi in cui le persone si recano tutti i giorni. Il realismo del film fornisce una prospettiva che ovviamente non si trova nelle guide turistiche”.
Al fianco di Gilroy due artisti in particolare hanno contribuito allo stile visivo del film: lo scenografo Kevin Thompson, che aveva già lavorato con Gilroy in Michael Clayton e Duplicity, e il direttore della fotografia premiato con l’Academy Award® per Il petroliere Robert Elswit, che ha anche lui lavorato in Michael Clayton e Duplicity, nonché in The Town e Mission: Impossible—Protocollo fantasma, entrambi con Renner.
Elswit e il regista di seconda unità Bradley potevano usare chilometri di pellicola, ma se il materiale non fosse stato montato adeguatamente, non ci sarebbe stata alcuna scena. Il montatore del film è un altro membro della famiglia Gilroy, John Gilroy, che ha già collaborato negli ultimi due film della serie. Dice John Gilroy a proposito del lavoro con suo fratello Tony: “Lavoro con Tony essenzialmente nel modo in cui lavoro con gli altri registi. Cerco di comprendere la loro visione del film e di sintonizzarmi sulla loro lunghezza d’onda. Se riesco a padroneggiare la loro idea, avrò lo strumento per riuscire a gestire tutto il film. Con Tony, questa sintonia fra regista e montatore è nata fin dall’inizio ed è cresciuta in tutti e tre i film. Abbiamo una sensibilità simile e il più delle volte vediamo le cose nello stesso modo”.
Aggiunge Tony Gilroy: “John è una macchina. Questo è stato un film complesso che abbiamo girato seguendo un ordine bizzarro. Ha un ritmo incessante e abbiamo girato moltissimo. E’ essenziale sapere quello che hai fatto, il materiale che possiedi. Ma lui non si occupa solo di tagliare e revisionare il materiale strada facendo: costruisce le sequenze e verifica le scene con una tale attenzione che certe volte è sconcertante. E’ un filmmaker nato. Non ci avrei neanche provato a fare il film se non avessi avuto lui al mio fianco”.
Le stanze della guerra e le case del sud: girare a New York
Dopo due giorni di riprese a Seoul, in Corea del Sud, la lavorazione del film si è spostata nei Kaufman Astoria Studios del Queens, a New York, in cui sono stati ricreati gli interni, compresi quelli di Washington. Le riprese sono iniziate con le scene in cui Byer e la sua squadra si trovano nella base di NRAG, in Virginia, il luogo segreto in cui è stato messo a punto il programma governativo delle spie killer. Mentre vengono resi pubblici gli exploits di Bourne, gli esperti di Byer utilizzano ogni modalità tecnologica per minimizzare il danno. Qui la troupe di Thompson ha costruito la sala dell’unità di crisi, il piccolo anfiteatro in cui la squadra di Byer si rintana per giorni e giorni. Crowley lo descrive come “un luogo in cui 25 persone giocano a scacchi in una corsa contro il tempo”.
Presso i Kaufman Studios Thompson ha costruito il laboratorio in cui Marta si occupa delle sue ricerche. Il più grande set costruito dal designer, però, è stato un palazzo a tre piani. All’interno di un grande teatro di posa dei Kaufman Studios, ha creato la casa di Marta nei boschi del Maryland, la cui costruzione non era prevista fin dall’inizio. “Inizialmente volevamo trovare una location vera”, racconta Thompson. “Tony voleva la casa di una favola fantasy: una villetta in decadenza, che Marta ha comprato in passato, magari per viverci con il suo uomo, un luogo che si augura di poter un giorno ristrutturare”.
Il punto di partenza del viaggio di Marta e Aaron, è la casa in cui si rendono conto di doversi alleare. “Abbiamo trovato una casa magica a Hudson Valley, a circa due ore e mezzo a nord di New York City”, ricorda Thompson. “E’ stata costruita nel 1815 con uno stile romantico e pittoresco. Abbiamo visitato 150 abitazioni e questa era la più adatta alle nostre esigenze”.
Sfortunatamente, la Plumb-Bronson House di Hudson, New York, un luogo di importanza storica, necessitava di una ristrutturazione maggiore rispetto a quella della storia del film. “A circa sei settimane dall’inizio delle riprese, i proprietari ci hanno comunicato che non avremmo potuto girare al suo interno”, dice Thompson. “La struttura non avrebbe potuto sostenere il peso delle nostre attrezzature e della troupe necessaria alle riprese”.
A quel punto la squadra di Thompson si è data da fare per ricreare l’interno della casa nei minimi dettagli. Negli studi di Kaufam Astoria, ha riprodotto i salotti e i vestiboli, la magnifica scala a tre piani a forma di ellisse, la vernice scrostata e la carta da parati scolorita. Tutto sommato, ricostruire la casa di Marta ha offerto dei vantaggi, fra cui una maggiore flessibilità e il controllo delle luci e della collocazione della cinepresa. “I tre piani costruiti nel teatro di posa consentivano un’ampia visuale per l’azione”, spiega Thompson. “Era un set davvero fotogenico”.
Alla fine la produzione si è recata a Hudson per riprendere l’esterno della Plumb-Bronson House per una scena importante con Aaron, ma le altre scene all’esterno della casa di Marta sono state girare al William H. Pouch Scout Camp, un’area di mezzo chilometro quadrato situata a Staten Island, New York. A differenza dei dintorni di Hudson, la location di Staten Island è caratterizzata da una fitta boscaglia, che nella storia circonda la casa di Marta.
Il film è stato inoltre girato in altre aree di New York, fra cui l’aeroporto JFK, la tipografia del The New York Times a Flushing, la Federal Plaza di Lower Manhattan, e le aree residenziali di Syosset e Old Westbury a Long Island.
Le acque ghiacciate di Calgary: catturare la natura canadese
Dopo 12 settimane di riprese nella zona di New York, la produzione ha abbandonato la città per recarsi in un ambiente in cui la serie di Bourne non si era ancora mai avventurata: nella natura. Nel dicembre 2011, per due settimane, il cast e la troupe hanno girato a Kananaskis Country, all’interno di una serie di parchi rinomati per il loro paesaggio spettacolare, nelle Montagne Rocciose Canadesi, ad ovest di Calgary. Il suggestivo paesaggio canadese è stato utilizzato per l’ambientazione di Yukon, Alaska, in cui Cross si ritrova all’inizio della storia.
“Abbiamo effettuato vari sopralluoghi in elicottero”, racconta Thompson, che ha trovato un paesaggio caratterizzato da vette in lontananza, un lago ghiacciato, la sponda di un fiume (dove la squadra di Thompson ha costruito una casupola di legno), un’area boschiva ed una cascata. “Abbiamo visitato tutto il Canada e alla fine abbiamo scelto Kananaskis”.
C’era tuttavia un elemento che restava un’incognita: la neve. “Il nostro location manager, che ha girato lì un sacco di film, ha detto: ‘Non posso garantire che ci sarà la neve’”, spiega Crowley. “Quindi ci siamo organizzati con le macchine che sparano neve”. Ma la troupe di Bourne ha avuto fortuna; infatti ha iniziato a nevicare proprio in tempo per le riprese. “Il giorno in cui siamo partiti, improvvisamente ha iniziato a soffiare un vento caldo che ha sciolto tutta le neve”, aggiunge Crowley. “Ma l’abbiamo scoperto solo un mese dopo…meglio così!”
The Bourne Legacy inizia con un’eco dell’immagine che introduce Jason Bourne agli spettatori in The Bourne Identity: visto dal basso, un uomo galleggia senza vita sulle acque di un fiume. Ma a differenza del primo film in cui Bourne era stato lasciato ad annegare nel Mediterraneo, Aaron Cross non è ferito. Dopo un breve momento di quiete, Aaron mostra la sua incredibile forza: si è volontariamente immerso nelle acque gelide per recuperare un contenitore che giace in fondo ad una cascata ghiacciata, e che qualcuno ha lasciato lì per lui.
Per girare questa scena i filmmakers hanno fatto tutto ciò che potevano per preservare il protagonista dal freddo delle acque canadesi. “Ci siamo preoccupati fin dal primo momento in cui abbiamo visto la location”, dice Crowley. “Abbiamo fatto arrivare una vasca termica con un elicottero, per farlo immergere fino alla vita, e abbiamo allestito una stanza asciutta e riscaldata. C’era un’ambulanza sempre pronta, con tre o quattro esperti di ipotermia che vigilavano la situazione”.
Il piano iniziale era girare solo una parte della scena in Canada, con Renner in una muta subacquea, immerso nell’acqua fino alla vita. Tuttavia, proprio prima di iniziare a girare, Renner ha tolto la parte superiore della muta. Racconta Crowley: “Ha detto: ‘Siete davvero pronti?” ricorda Crowley. Al suo ok, le cineprese hanno iniziato a girare e Renner si è immerso a torso nudo nell’acqua ghiacciata per girare la scena in cui Aaron riemerge dal fiume. Fortunatamente a Gilroy e al direttore della fotografia è bastata una sola ripresa.
Renner era pronto alla sfida. Racconta: “Il freddo è freddo. Che siano meno 5 o meno 10 gradi non fa molta differenza”. L’attore era più snervato dal fatto che non c’era modo di prepararsi a questa azione, se non facendola. “Ecco perché ero così stressato. Come ti prepari? Ci si può preparare per un salto o un’acrobazia. Posso sottopormi a qualsiasi tipo di allenamento, ma in questa scena bisogna solo tollerare il freddo. Ma in fondo non è andata così male. E’ stato peggio il pensiero che il fatto in sé”.
Quella scena nel fiume ghiacciato ha preoccupato anche la costumista Shay Cunliffe, che torna alla serie di Bourne dopo aver lavorato in The Bourne Ultimatum. “Girare in un clima estremamente freddo diventa un doppio lavoro per il dipartimento dei costumi”, dice. “I costumisti che si prendono cura degli attori sul set sono responsabili del loro benessere, al di là dei costumi”.
Nel corso delle riprese ad Alberta, a temperature bassissime, la squadra di Cunliffe ha svolto un lavoro particolare. “Trasportavano enormi giacconi e mute e, a causa della neve, i costumisti li trascinavano sulle slitte, pieni di altre coperte e cappotti”, racconta.
Nella sequenza d’apertura del film, Aaron è vestito come uno scalatore, e incarna uno dei pochi coraggiosi che potrebbero vivere completamente soli, in Alaska. “Indossa una tuta di colore arancione acceso, perché gli scalatori sanno che potrebbero non farcela e che devono quindi risultare visibili nel caso un elicottero debba cercarli”, spiega Cunliffe. “E’ il contrario di essere ‘sotto copertura’”.
Tuttavia, dopo essere arrivati nel luogo designato, una casupola di legno che ospita un altro agente, il cui nome in codice è #3, la missione di Aaron in Alaska viene brutalmente interrotta e lui sopravvive a malapena. La situazione si rovescia e Aaron diventa l’obiettivo delle armi e della tecnologia più sofisticata sulla faccia della Terra; torna negli Stati Uniti in cerca di Marta, uno dei suoi pochissimi contatti del programma che potrebbe non volerlo uccidere. Il viaggio per la sopravvivenza di Aaron e di Marta li conduce nel sudest asiatico, e questa è stata la tappa successiva della produzione.
In Asia senza freni: esplorare le Filippine
Nel corso della preproduzione Gilroy e Crowley hanno visitato Ho Chi Minh City (ex Saigon) nel Vietnam, Giacarta in Indonesia e Manila nelle Filippine. Alla fine la storia cinematografica di Manila ha conquistato la squadra. Negli anni ’70, ’80 e ’90 diversi importanti film di Hollywood sono stati girati nelle Filippine, fra cui Apocalypse Now, Platoon, Nato il 4 luglio e Bangkok, senza ritorno. “Sono circa 30 anni che girano film nelle Filippine”, dice Gilroy, “infatti c’è un’immensa infrastruttura che è stata costruita da tutti i film ambientati in Vietnam.”
I filmmakers hanno reclutato LOPE V. JUBAN, JR., il presidente dei Philippine Film Studios che ha lavorato nella maggior parte dei film girati nelle Filippine negli ultimi decenni, per fargli visitare Manila. Non solo Juban — che è stato il line producer del film — ha trovato le location che Gilroy stava cercando, ma i suoi contatti con le entità governative sono stati vitali per ottenere i permessi per girare sulle strade. “Juban diceva: ‘Possiamo parlare al Presidente di questo’ oppure ‘Possiamo parlare con il ministro dei trasporti e il dipartimento di polizia.’ Tutta gente che conosceva”, spiega Crowley. “Non avremmo mai avuto gli stessi canali a Giacarta o a Ho Chi Minh City”.
Infatti The Bourne Legacy è il primo film di Hollywood in cui Manila è Manila. “Le Filippine sono state il set di tanti altri paesi: la Tailandia, l’Indonesia, il Vietnam, Panama”, dice Juban. “Questa è la prima volta in cui Manila è se stessa e siamo fieri di questo”.
E’ stato importante per la gente del luogo poter mostrare a tutti i progressi che il suo Paese ha compiuto negli ultimi anni, con le nuove aree di sviluppo. Le Filippine offrono anche il vantaggio di troupe che parlano inglese, una lingua nota a molti a causa degli americani che prima della 2a guerra mondiale sono rimasti sul posto per 50 anni.
Le riprese a Manila sono iniziate nel quartiere di San Andres, fra le sue abitazioni sgangherate e vicoli angusti che ospitano le famiglie meno abbienti. Il quartiere di San Andres è cresciuto in modo organico nel corso degli anni, con tanti palazzi diversi. Il visitatore occasionale si trova in un’area urbana che sembra un po’un labirinto, un reticolo di stradine fatte di ciottoli.
Un’intricata rete di strade con fili di panni stesi alle finestre, profumi di cucina che si mescolano a odori meno piacevoli: questo è il labirintico quartiere di San Andres, dove Aaron e Marta si rifugiano per nascondersi dai loro inseguitori, in questo caso le autorità filippine.
San Andres ospita anche una scena in cui Aaron, per salvare Marta dalla cattura quando viene assediata dalla polizia, scivola pericolosamente lungo un varco fra due palazzi. A causa di esigenze molto specifiche, questo set, costituito da una struttura a tre piani, che i filmmakers chiamavano “il baratro”, è stato costruito da Thompson e dalla sua squadra.
Spiega lo scenografo: “Per la caduta era necessario un tratto di circa 30 metri, della larghezza di 50-60 centimetri, ed un’altezza di tre piani e mezzo. Penso che “il baratro” sia il fiore all’occhiello del dipartimento artistico perché ingloba tante cose. Doveva funzionare esteticamente per Tony. Doveva funzionare per gli stuntmen che dovevano lanciarsi. Doveva funzionare per i bracci delle macchine da presa, e il braccio della tecnogru doveva riuscire ad entrare al suo interno. Abbiamo organizzato anche il suo interno, e i vari piani. E’ stato un set complicato da costruire”.
Utilizzando il muro di un palazzo già esistente, la squadra di Thompson vi ha costruito accanto un altro muro. Piuttosto che impiegare artisti di scena per “invecchiare” il muro, la troupe di Thompson ha comprato i vecchi rivestimenti delle abitazioni locali e in cambio ha installato nuovi muri sulle case. Il designer racconta: “Andavamo in giro, dicendo: ‘Possiamo rivestire la vostra casa o il vostro tetto se in cambio ci date il vostro vecchio materiale’. Alcuni residenti di San Andres hanno potuto finalmente rifare il tetto della loro casa. Per girare la grande sequenza dell’inseguimento sui tetti, i tecnici del film hanno rifatto circa 50 tetti che avevano dei buchi o che comunque erano poco sicuri.
Le location di Manila comprendono l’aeroporto internazionale di Nino Aquino; lo storico quartiere Intramuros noto per l’architettura coloniale spagnola, il Manila Yacht Club; il mercato coperto di Marikina e la stazione ferroviaria di Metropoint MRT a Pasay City. La troupe si è inoltre recata in aereo a El Nido, un’ora da Manila, sulla splendida isola filippina di Palawan, per girare le scene che hanno luogo fra le magnifiche isole del Mare Cinese Meridionale. Queste isole suggestive, con scogliere di pietra calcare che emergono direttamente dall’acqua, sono più spesso associate al paesaggio della Malaisia e della Tailandia.
A Palawan, Thompson ha trovato inoltre un peschereccio in legno di 30 metri, chiamato Sabrina, utile in una scena critica. Il peschereccio esce in mare per tre mesi e può contenere fino a 20 persone che convivono nella barca insieme ai polli, alle capre e ai maiali. Dice Thompson: “Abbiamo lavato la barca con le pompe idriche perché c’era un odore davvero disgustoso. Poi abbiamo rimosso tutto il suo arredamento e l’abbiamo rivestita da zero, cercando di conservarne la tipicità”. Ma nonostante i suoi sforzi, la produzione ha dovuto convivere con gli inquilini originali della nave: una cospicua famiglia di topi.
Per diversi giorni la troupe ha girato anche la scena di un inseguimento a Navotas Fish Port, il più importante centro di pesca delle Filippine, situato a nord della città di Manila Bay. Di sera la location è un grande mercato dei pesci (300 x 60 metri) che ogni giorno vende oltre 100,000 pesci. E ogni volta, il mattino dopo, la troupe doveva pulire, strofinare, disinfettare con il vapore e asciugare il mercato. Thompson e la sua squadra toglievano le cerate appese, montavano i lucernari e i sostegni vari, lavando a fondo il pavimento per attenuare il forte odore di pesce. Lo scopo era anche pratico: rendere la location sicura per il complesso lavoro degli stunt che doveva essere eseguito lì.
Un’azione da capogiro:
Le acrobazie del film
Nessun film di Bourne potrebbe chiamarsi tale senza la sua dose di azione. Eppure Marshall sottolinea: “La regola ferrea che non abbiamo mai tradito nel corso del film era quella di non creare un’azione fine a se stessa. Non c’è una formula per cui ogni dieci minuti deve esserci una battaglia o una scena d’azione. L’azione deve essere guidata dalla storia. Questo è ciò che rende unica questa serie: i personaggi capitano in situazioni che si evolvono in una scena di azione o di inseguimento ma tutto è sempre basato sulla storia”.
L’ideatore del lavoro degli stunt di The Bourne Legacy è il regista della seconda unità Dan Bradley, che lascia nuovamente il segno in questa serie dopo il suo contributo alle splendide scene d’azione di The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum. Dopo aver ultimato le riprese a Palawan all’inizio di febbraio 2012, la seconda unità di Bradley ha girato un altro mese a Manila, insieme a Renner e a Weisz.
Renner è il primo ad ammettere che il lavoro degli stunt non è certo facile. Dice: “E’ stato un lavoro molto impegnativo. Sono stato fortunato perché i coordinatori dei combattimenti, i coordinatori degli stunt e Dan Bradley hanno lavorato in The Avengers e nei tre film che ho girato poco prima di questo. Lavorare con loro è stato davvero facile. In Avengers avevo imparato il corpo a corpo, una tecnica che ho usato anche in questo film. E’ stato un bell’inizio, molto movimentato”.
“Il successo dei film di Bourne si deve anche a Dan Bradley”, dice Crowley. “La gente ama le location, i personaggi e soprattutto l’azione. E Dan ha inventato l’azione di questi film, un’azione che nessuno aveva mai visto, e che in molti hanno imitato in seguito”.
Anche Gilroy elogia Bradley: “Dan è il Michelangelo dell’azione. E’ una persona straordinaria, un genio pieno di fantasia che ha inventato un lavoro incredibile, in cui aiuta i registi come me a sembrare fortissimi. Mi sono assicurato che facesse parte del film e gli ho detto: ‘Dan, se devo fare questa cosa, devi essere con me!’”.
Ovviamente Bradley si è recato a Manila qualche mese prima di iniziare a girare, per adeguare le sequenze d’azione alle location. “E’ venuto con noi a fare i sopralluoghi ed è rimasto persino una settimana in più”, racconta Crowley. “Abbiamo semplicemente atteso che Dan elaborasse alcune delle sue idee migliori. E infatti ha ideato cose che non aveva mai fatto prima”.
Il compito maggiore di Bradley è stato coreografare un inseguimento in motocicletta sulle strade affollate di Manila, che è stato per lo più girato con Renner sul sedile del pilota. ‘Quando si vede una scena in cui c’è qualcuno su una moto che non indossa il casco, bisogna che sia il protagonista a farlo”, dice Crowley. “Jeremy e Rachel hanno partecipato con entusiasmo”.
Fortunatamente per la produzione Renner è un appassionato di motociclismo. “La prima volta in cui ho incontrato Jeremy dovevamo provare insieme e lui si è presentato su una delle motociclette più veloci del mondo, una delle dieci di sua proprietà”, ricorda Crowley. “Siamo stati contenti di non doverlo addestrare. Ha la stoffa di un eroe d’azione. Quando lo vedo mi ricorda la silenziosa forza di Steve McQueen e quando sale su una moto, gli assomiglia ancora di più”.
Anche Renner ha messo Weisz a suo agio mentre lavoravano con Bradley. “Non avevo paura di stare sulla moto, seduta dietro a Jeremy”, racconta l’attrice. “Faceva di tutto – impennate, frenate laterali e scivolate -, quel genere di acrobazie in cui è tanto bravo. Mi sentivo completamente sicura”.
I filmmakers sono rimasti impressionati quando Weisz ha mostrato un aspetto finora inedito della sua personalità: quello di una star d’azione. “E’ una grande attrice e ha sempre dato prova del suo grande talento nell’impersonare personaggi assai distanti dai ruoli d’azione”, dice Crowley. Ma la Weisz ha voluto provare sulla moto il più possibile e ha voluto effettuare la maggior parte degli stunt da sola. Ride il produttore: “Ho ancora il cuore in gola nel ricordare quando si è lanciata a oltre 70 chilometri all’ora sulla moto insieme a Jeremy”.
Prima di girare a Manila, la squadra di Bradley ha trascorso diverse settimane a provare gli stunt con la motocicletta, con un’attrezzatura speciale che comprende il Go Mobile di Bradley, un veicolo su cui è possibile montare diverse macchine da presa. Bradley ha inoltre reclutato diversi motociclistici esperti fra cui JEAN-PIERRE GOY, uno dei migliori al mondo, per eseguire gli stunt più pericolosi. Erano tutti felici di avere un vero e proprio Batman fra loro dato che Goy è stato l’unico a saper guidare il veicolo a due ruote chiamato Bat-Pod ne Il cavaliere oscuro. Lo vedremo presto cimentarsi in altre acrobazie nell’imminente sequel, Il cavaliere oscuro – Il ritorno.
La squadra di Bradley ha inoltre rimodernato diverse jeepney, e cioè i mini-bus che sono la forma di trasporto più comune nelle Filippine. “I jeepney sono un retaggio della seconda guerra mondiale”, spiega il line producer filippino Juban. “Quando le jeep sono state lasciate lì dagli americani, i filippini le hanno allungate trasformandole in veicoli per il trasporto pubblico. Sono un’immagine molto caratteristica di Manila”.
Le jeepney, con i loro colori vivaci e i passeggeri che vi saltano a bordo mentre sono in corsa, sono ovunque; nella sola Manila se ne contano 100.000. Lunghe e strette, sono un mezzo economico e facile di trasporto, ideali per attraversare le strade anguste su cui non transitano i normali autobus. Le finestre aperte sono l’unica forma di aria condizionata: la jeepney consiste di due file di panche imbottite, l’una davanti all’altra, ognuna delle quali può ospitare da sei a dieci persone. Quando i sedili sono pieni, gli altri passeggeri si collocano all’esterno, restando aggrappati sul retro.
Le jeepney sono visibili in una sequenza di inseguimento con Renner, Weisz e Changchien, che è stata filmata su una delle maggiori arterie principali di Manila, il Ramon Magsaysay Blvd, la strada principale che arriva al Palazzo Presidenziale. In questa sequenza, che è durata diversi weekend, sono state impiegate 90 macchine e oltre 300 extra, ed è stata girata lungo i 2 chilometri e mezzo di Magsaysay Blvd, attraverso tre grandi intersezioni. Le riprese sono state sostenute dalle autorità locali fra cui la Metro Manila Development Authority (MMDA), il Manila Traffic Bureau e il Presidential Security Group.
“Circa 120 persone della MMDA hanno collaborato con noi, aiutando a snellire il traffico dell’area in cui dovevamo girare”, spiega Juban. “La polizia di Manila ci ha messo a disposizione circa 50 unità, altre 20 appartenevano alla sicurezza presidenziale e poi c’era la polizia distrettuale”.
Manila è una città densamente popolata, con oltre 11 milioni di persone, e non è quindi il luogo più facile in cui girare un film. “E’ una città difficile, con ingorghi di traffico, in cui è difficile muoversi”, dice Crowley. “Ma la gente è gentile ed era contenta del nostro film. Sicuramente, rispetto ai film di Bourne, ne sa anche più di me!”
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IL CAST
L’attore nominato due volte all’Academy Award® JEREMY RENNER (Aaron) è stato il protagonista del Miglior Film 2010: The Hurt Locker, diretto da Kathryn Bigelow. Premiato con sei Oscar®, The Hurt Locker è la storia, ispirata ad eventi reali, di una squadra di artificieri a Baghdad, che si offre volontaria per effettuare uno dei lavori più pericolosi del mondo. Per il ruolo del presuntuoso Sergente William James, Renner ha ricevuto il Breakthrough Actor Award al Festival di cinema di Hollywood, lo Spotlight Award al Savannah Film Festival ed è stato nominato come Migliore Attore ai BAFTA 2008 e agli Independent Spirit Awards. Renner è stato inoltre candidato ai Gotham Awards come Miglior Esordiente e per la categoria Migliore Performance di un Film Corale; è stato nominato come Migliore Attore Protagonista agli Screen Actors Guild Awards, e come Migliore Attore dalla Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
L’anno seguente Renner è stato nominato all’Academy Award® come Migliore Attore Non Protagonista per il suo ruolo nel film di Warner Bros. The Town, diretto da Ben Affleck. Adattato dal romanzo di Chuck Hogan “Prince of Thieves”, il film racconta di un ladro (Affleck) e del suo migliore amico e collega (Renner); il film è stato distribuito nell’autunno 2010. Per il suo ruolo in The Town, Renner è stato nominato come Migliore Attore Non Protagonista sia agli Screen Actors Guild Awards che ai Golden Globes.
Nel dicembre 2011 Renner è stato il co-protagonista del grande successo di Paramount Pictures Mission: Impossible—Ghost Protocol (Mission Impossible – Protocollo fantasma), al fianco di Tom Cruise, per la regia di Brad Bird. Nel maggio 2012 ha incarnato Occhio di Falco in The Avengers di Joss Whedon, il terzo film campione di incassi della storia.
Nel 2007 è apparso in tre film diversi: The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford (L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford) di Warner Bros. per la regia di Andrew Dominik, in cui l’attore recita accanto a Brad Pitt e a Casey Affleck nel ruolo di Wood Hite, un membro di spicco della gang di James; 28 Weeks Later (28 settimane dopo), l’atteso sequel di 28 Days Later (28 giorni dopo); Take, al fianco di Minnie Driver.
Nel 2005 ha recitato nell’apprezzato film indipendente 12 and Holding (nominato al John Cassavetes Award durante gli Independent Spirit Awards), dando prova del suo talento drammatico nel ruolo di Gus, un vigile del fuoco che cambia vita dopo la tragica morte di una bambina in un incendio.
Fra gli altri suoi crediti cinematografici ricordiamo Neo Ned, un film indipendente in cui recita al fianco di Gabrielle Union. Questo film è stato proiettato al Tribeca Film Festival 2005 e ha dominato la categoria dei film a soggetto all’11° Palm Beach International Film Festival nel 2006. Ha ricevuto il premio come Miglior Film, Migliore Regista e Renner è stato premiato come Migliore Attore. Altri premi comprendono l’Outstanding Achievement in Filmmaking e il premio di Miglior Film al Newport Beach Film Festival nell’aprile 2006. Neo Ned ha vinto inoltre il Premio del Pubblico nei festival di cinema di Slamdance, Sarasota ed Ashland.
Renner ha inoltre recitato nel film A Little Trip to Heaven, specializzandosi nell’interpretazione di personaggi oscuri e tormentati; in questo film lo troviamo al fianco di Julia Stiles nel ruolo del diabolico truffatore Fred. Renner è apparso in The Heart Is Deceitful Above All Things (Ingannevole è il cuore più di ogni cosa), diretto da Asia Argento e basato sul romanzo di J.T. LeRoy; Lords of Dogtown di Columbia Pictures diretto da Catherine Hardwicke; e nel film indipendente di Aura Entertainment Love Comes to the Executioner, scritto e diretto da Kyle Bergersen. E’ stato il co-protagonista di S.W.A.T., del 2003, al fianco di Colin Farrell e di Samuel L. Jackson per Columbia Pictures.
Renner ha recitato al fianco dell’attrice premio Oscar® Charlize Theron in North Country di Warner Bros., la storia del primo grande caso legale di molestie sessuali negli Stati Uniti.
Il ruolo che lo ha inizialmente imposto all’attenzione del pubblico, meritandogli una nomination agli Independent Spirit Awards, è stato quello di Jeffrey Dahmer nel film indipendente Dahmer.
Dopo una vasta esperienza teatrale, l’attore ha recitato e co-diretto Search & Destroy, prodotto da Barry Levinson, ricevendo ottime critiche.
Nel 2013 Renner reciterà a fianco di Gemma Arterton nel film di Paramount Pictures Hansel and Gretel: Witch Hunters, diretto da Tommy Wirkola, e in un film ancora senza titolo che sarà diretto da James Gray e interpretato anche da Joaquin Phoenix e Marion Cotillard, per The Weinstein Company.
Nel 2011 lui e il suo socio Don Handfield hanno formato The Combine, una società di produzione per la creazione, lo sviluppo e la produzione di contenuti di alta qualità, per il pubblico mainstream.
L’attrice premio Oscar®RACHEL WEISZ (Marta), nota per aver sempre incarnato donne intelligenti e di grande personalità, continua ad interpretare ruoli stimolanti sia al cinema che a teatro.
Nel 2005 Weisz è stata elogiata dalla critica, vincendo lo Screen Actors Guild Award, il Golden Globe Award e l’Oscar® per la sua performance in The Constant Gardener (The Constant Gardener – La cospirazione), diretto da Fernando Meirelles (City of God) e basato sul best seller di John le Carré.
Weisz apparirà nel prossimo progetto diSam Raimi, Oz: The Great and Powerful, al fianco di Mila Kunis, James Franco e Michelle Williams; il film sarà distribuito da Walt Disney Pictures a marzo 2013. Di recente ha ritrovato Meirelles in 360, il film interpretato da Jude Law e Anthony Hopkins, e presentato al Toronto International Film Festival 2011. Nel 2012 è previsto un suo ruolo protagonista in To the Wonder di Terrence Malick, al fianco di Javier Bardem, Rachel McAdams e Ben Affleck.
Weitz di recente ha recitato con Tom Hiddleston in The Deep Blue Sea, di Terence Davies, un adattamento cinematografico del lavoro teatrale di Terence Rattigan. E’ apparsa nel dramma politico The Whistleblower, di Larysa Kondracki. Basato su una storia vera, il film racconta le vicissitudini di una donna poliziotto del Nebraska (Weisz) che presta servizio come peacekeeper nella Bosnia del dopoguerra, facendo luce su uno scandalo di traffico sessuale. In precedenza Weisz è apparsa nel thriller di Jim Sheridan Dream House, con Daniel Craig, e Page Eight di David Hare, con Bill Nighy e Ralph Fiennes, per la BBC.
Nel 2009 Weisz è stata apprezzata dalla critica per la sua performance nel film epico ambientato nell’antico Egitto e diretto da Alejandro Amenábar: Agora, presentato al Festival di Cannes, e co-interpretato da Max Minghella. I precedenti crediti cinematografici di Weisz comprendono: The Brothers Bloom di Rian Johnson, con Mark Ruffalo e Adrien Brody; My Blueberry Nights (Un bacio romantico – My Blueberry Nights) di Wong Kar Wai; The Lovely Bones (Amabili resti) di Peter Jackson; la commedia romantica di Adam Brooks Definitely, Maybe (Certamente, forse), al fianco di Ryan Reynolds; Fred Clause (Fred Clause – Un fratello sotto l’albero) di David Dobkin con Vince Vaughn e Paul Giamatti;il film fantasy e d’avventura The Fountain (The Fountain – L’albero della vita) di Darren Aronofsky al fianco di Hugh Jackman; il thriller di Francis Lawrence Constantine; Runaway Jury (La giuria) di Gary Fleder; Confidence (Confidence – la truffa perfetta) di James Foley; e About a Boy di Chris e Paul Weitz. E’ nota al pubblico di tutto il mondo per aver recitato al fianco di Brendan Fraser, nei blockbuster The Mummy (La mummia) e The Mummy Returns (La mummia – Il ritorno) di Stephen Sommers. Weisz ha interpretato Enemy at the Gates (Il nemico alle porte) di Jean-Jacques Annaud, I Want You di Michael Winterbottom, The Land of Girls di David Leland, Swept From the Sea (Lo straniero che venne dal mare) di Beeban Kidron e Stealing Beauty (Io ballo da sola) di Bernardo Bertolucci.
Nel 2010 Weisz ha vinto il Laurence Olivier Award come Migliore Attrice per la performance di Blanche DuBois nel revival della West End di A Streetcar Named Desire di Tennessee Williams.
Weisz è stata apprezzata dalla critica per The Shape of Things di Focus Features che ha inaugurato la sua attività di produttrice. In precedenza aveva recitato nell’omonimo spettacolo dello scrittore-regista Neil LaBute, in scena a Londra e a New York City. Ha ricevuto il Critics’ Circle Theatre Award come Migliore Esordiente per la sua performance nella rappresentazione londinese di Design for Living diretta da Sean Mathias e basata sul play di Noel Coward. Ha recitato inoltre nella produzione teatrale di Suddenly Last Summer, diretto da Mathias, in scena alla West End.
Weisz ha esordito a teatro quando era studentessa presso l’Università di Cambridge, dando vita al Talking Tongues Theatre Group, un gruppo sperimentale che ha vinto il prestigioso Guardian Award all’Edinburgh Festival Fringe.
EDWARD NORTON (Byer) ha recitato nei film: Primal Fear (Schegge di paura), Everyone Says I Love You (Tutti dicono I love you), The People vs. Larry Flynt (Larry Flynt – Oltre lo scandalo), American History X, Rounders (Il giocatore – Rounders), Fight Club, Keeping the Faith (Tentazioni d’amore), The Score, Death to Smoochy (Eliminate Smoochy), Frida, Red Dragon, 25th Hour (La 25a ora), The Italian Job, Down in the Valley, The Kingdom of Heaven (Le crociate), The Illusionist (The Illusionist – L’illusionista), The Painted Veil (Il velo dipinto), The Incredible Hulk (L’incredibile Hult), Pride and Glory, Leaves of Grass (Fratelli in erba), Stone e Moonrise Kingdom di Wes Anderson.
E’ stato nominato a due Oscar®, per Primal Fear (Schegge di paura) e American History X, e ha vinto un Golden Globe oltre a numerosi altri premi per le sue performance. Ha prodotto e diretto Keeping the Faith (Tentazioni d’amore); ha inoltre prodotto Down in the Valley (selezione ufficiale al festival di Cannes), The Painted Veil (Il velo dipinto), Leaves of Grass (Fratelli in erba) e il documentario Bythe People: The Election of Barack Obama, nominato a tre Emmy Award.
Norton è il fondatore di Class 5 Films insieme allo scrittore Stuart Blumberg e al produttore Bill Migliore. I primi due film a soggetto di Class 5, Down in the Valley e The Painted Veil (Il velo dipinto), sono stati distribuiti nel 2006. Un’altra divisione della società si occupa di produrre documentari sulla scienza e sulla natura: The Great Rivers Expedition, un film di Jim Norton per Versus su una storica avventura del 2003, sulle rapide in Cina; e Dirty Work, un film di David Sampliner, presentato in anteprima al Sundance Film Festival e trasmesso su Sundance Channel. Class 5 ha inoltre collaborato con Sea Studios Foundation per produrre la serie scientifica di National Geographic dal titolo Strange Days on Planet Earth, narrata da Norton e trasmessa su PBS nell’aprile 2008. Si tratta della seconda stagione della serie.
Class 5 recentemente ha annunciato una partnership con Plan B Entertainment di Brad Pitt e National Geographic per produrre una serie epica in 10 parti per HBO, basata sull’apprezzato libro di Stephen Ambrose “Undaunted Courage”, che narra la spedizione di Lewis e Clark. La serie sarà prodotta da Norton e da Brad Pitt.
Norton è un impegnato attivista ambientale e sociale.
A proposito di STACY KEACH (Turso) John Huston disse che “…non è soltanto una star. E’ una costellazione. Il pubblico accorrerà per applaudire qualsiasi personaggio da lui interpretato”.
Apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, Keach è veramente una star di teatro, cinema e televisione; per quest’ultima ha interpretato alcuni dei classici più noti quali l’ action-drama Mike Hammer, Private Eye e la commedia Titus. Attore di teatro fra i più stimati d’America, ha primeggiato nei più grandi ruoli classici e contemporanei, considerato da molti il maggiore interprete di Shakespeare in America. Nel 1964 Keach ha iniziato la sua carriera con il New York Shakespeare Festival. Ha ricevuto il primo dei suoi tre Obie Awards per il suo lavoro nella satira politica off-Broadway, MacBird. I suoi crediti di Broadway comprendono Indians, che gli è valso una nomination al Tony Award; Deathtrap, lo spettacolo premiato con il Pulitzer Kentucky Cycle, per cui ha ricevuto un Helen Hayes Award come Migliore Attore Protagonista; e Solitary Confinement. Ultimamente ha trionfato a Broadway in Other Desert Cities di Jon Robin Baitz, proseguendo nella sua luminosa carriera teatrale.
Grazie alla sua versatilità, Keach è apparso in numerosi ed importanti lungometraggi fra cui The Heart Is a Lonely Hunter (L’urlo del silenzio), The New Centurions (I nuovi centurioni), ‘Doc,’ Fat City (Città amara), The Long Riders (I cavalieri dalle lunghe ombre), Up in Smoke, Nice Dreams, The Ninth Configuration (La nona configurazione), Escape From L.A. (Fuga da Los Angeles), Honeydripper e American History X. E’ apprezzato in tutto il mondo per la sua interpretazione del cinico detective protagonista di Mike Hammer, Private Eye; dell’irascibile e buffo papà nella comica sitcom di FOX Titus; e nel ruolo della guardia carceraria di Prison Break; e dell’allenatore di pugilato in Lights Out. Ha vinto il Golden Globe Award ed è stato nominato all’Emmy per il suo ritratto di Ernest Hemingway nella miniserie Hemingway.
Keach recentemente è stato il protagonista di King Lear al Goodman Theatre di Chicago. Ha ricevuto il prestigiosoHelen Hayes Award per il ruolo di Lear con la Shakespeare Theatre Company a Washington, D.C., e per il suo apprezzato ritratto di Richard Nixon nella produzione itinerante di Frost/Nixon.
Keach è stato il protagonista dei film Imbued di Rob Nilsson (di cui ha composto la musica), Ring of Death, The Boxer, The Assistants,della produzione tedesca di Hindenberg e della miniserie Meteor.
Clive Barnes, un critico teatrale del The New York Times che nel corso della sua carriera ha recensito varie e diverse performance di Amleto, ha dichiarato che il migliore ritratto del principe danese che avesse mai visto era “quello di Keach, la cui passione nevrotica e poesia struggente lo rendevano davvero meraviglioso”. Keach è stato descritto come “uno dei migliori attori classici americani dopo John Barrymore”.
L’attore di formazione classica con un curriculum internazionale OSCAR ISAAC (#3) sta letteralmente spopolando a Hollywood. Attualmente è impegnato nelle riprese di Inside Llewyn Davis, scritto e diretto da Joel e Ethan Coen. Il film è ambientato nella scena musicale folk del Greenwich Village degli anni ‘60.
Isaac ha recentemente interpretato W.E di The Weinstein Company per la regia di Madonna, al fianco di Abbie Cornish, un “doppio” dramma romantico in cui interpreta il ruolo di una guardia russa la cui storia d’amore con una donna sposata, ambientata ai giorni nostri, si sovrappone alla storia del Re Edoardo VIII e di Wallis Simpson.
Ha ottenuto ottime critiche per il suo lavoro nel film di FilmDistrict Drive,al fianco di Ryan Gosling e Carey Mulligan, un film su uno stuntman di Hollywood che dopo aver involontariamente assistito ad una rapina, scopre che qualcuno è stato pagato per ucciderlo. Prossimamente vedremo Isaac in: For Greater Glory, un dramma storico sulla Guerra Cristera, con Andy Garcia e Peter O’Toole; Won’t Back Down di Walden Media, un film drammatico sull’attuale crisi dell’istruzione negli Stati Uniti, con Maggie Gyllenhaal e Viola Davis, per la regia di Daniel Barnz; il film corale indipendente Ten Year,con Channing Tatum, Anthony Mackie, Justin Long, Kate Mara, Rosario Dawson e Chris Pratt; il film segna il debutto alla regia dello sceneggiatore Jamie Linden (Dear John, We Are Marshall) e racconta di un gruppo di amici che si rivede dieci anni dopo la fine del liceo (Isaac canta anche due canzoni del film, una scritta da lui e una cover di Bob Dylan); Revenge for Jolly!, una commedia indipendente su due imbranati che intendono vendicarsi di due rapinatori che hanno ucciso il loro cane Jolly, nel cast anche Kristen Wiig, Elijah Wood e Ryan Phillippe.
Isaac in precedenza ha recitato nel film di Warner Bros. Sucker Punch,del regista Zack Snyder (Watchmen, 300), realizzato sullo stile di Alice nel Paese delle Meraviglie, che parla di una ragazza erroneamente rinchiusa in un istituto, che si rifugia in una realtà alternativa. Nel film recitano Abbie Cornish, Emily Browning, Vanessa Anne Hudgens, Carla Gugino e Jon Hamm. Isaac ha ritrovato il regista Ridley Scott in Robin Hood di Universal Pictures, interpretato anche dai premi Oscar® Russell Crowe, Cate Blanchett ed William Hurt. Isaac interpreta il ruolo di Re John che affronta fino all’ultimo il personaggio di Crowe, in questa nuovissima versione della storia. In Agora di Focus Features, diretto dal premio Oscar® Alejandro Amenábar, Isaac ha recitato al fianco dell’attrice premio Oscar® Rachel Weisz nella storia di un amore non corrisposto sullo sfondo dell’antico Egitto. Isaac ha interpretato il premio Nobel per la Pace José Ramos-Horta in Balibo, un film basato sulla vera storia di un giovane leader rivoluzionario che diventa amico di Roger East, un giornalista australiano che indaga sulle morti sospette di cinque suoi connazionali. Ha inoltre co-interpretato il film di Warner Bros. Body of Lies (Nessuna verità),con l’attore nominato all’Academy Award® Leonardo DiCaprio e il premio Oscar® Russell Crowe, per la regia di Ridley Scott. E’ apparso nel film di Steven Soderbergh Che, con Benicio del Toro, e in The Life Before Her Eyes (Davanti agli occhi) di Vadim Perelman,al fianco di Uma Thurman ed Evan Rachel Wood.
Il primo ruolo protagonista di Isaac è stato quello di Shiv, al fianco di Paddy Considine e Radha Mitchell, nell’apprezzato film di HBO Films PU-239 (Plutonio 239 – Pericolo invisibile), una dark comedy sulla vendita di materiale radioattivo nel mercato nero della Mosca post-comunista. Il film, diretto da Scott Z. Burns, è stato presentato al Toronto International Film Festival nel 2006 ed è stato trasmesso da HBO nel 2007. Isaac ha conquistato il pubblico con la sua performance di Joseph nel dramma natalizio di New Line Cinema The Nativity Story, che racconta il viaggio ardimentoso di Maria e Giuseppe, della gravidanza miracolosa e della nascita di Gesù, che avrebbe per sempre cambiato il corso della storia. Questo film, diretto da Catherine Hardwicke, è stato il primo ad essere proiettato al Vaticano e presenta i due attori nominati all’Oscar® Keisha Castle-Hughes e Shohreh Aghdashloo. Isaac è stato inoltre star ospite di Law & Order: Criminal Intent su NBC.
Recentemente ha recitato nella rappresentazione di Zoe Kazan We Live Here, l’incisivo ritratto di una famiglia moderna, in scena al Manhattan Theatre Club. In precedenza aveva ottenuto splendide critiche nel ruolo di Romeo in Romeo and Juliet con Lauren Ambrose, diretto da Michael Greif, e nel revival musicale di Two Gentlemen of Verona,adattato da John Guare e Mel Shapiro. Le due produzioni sono state rappresentante nel programma Shakespeare in the Park del New York Public Theatre. Ha recitato in Beauty of the Father del commediografo vincitore di un premio Pulitzer, Nilo Cruz, per la regia di Greif al Manhattan Theatre Club. Isaac è recentemente apparso nella premiere americana di Grace diretto da Mick Gordon e A.C. Graylings, con Lynn Redgrave, in scena al MCC Theater.
Altri suoi crediti teatrali comprendono: Arrivals/Departures, When It’s Cocktail Time in Cuba e Spinning Into Butter. Quando studiava presso la Juilliard, Isaac ha recitato il ruolo protagonista di Macbeth; ha scritto e suonato una composizione musicale nello show American Occupation; ed è apparso in The Marriage of Figaro, The Birds, Three Sisters. Ha frequentato corsi di specializzazione con attori del calibro di Ian McKellen, Fiona Shaw, Simon Russell Beale, Brenda Blethyn ed Alfred Molina, e ha ricevuto il prestigioso Princess Grace Award nel 2004.
Isaac compone musica e suona con la sua band, NightLab. E’ cresciuto a Miami e ora vive a New York. E’ rappresentato dalla United Talent Agency e da Inspire Entertainment, LLC.
L’attrice plurinominata all’Oscar®JOAN ALLEN (Pamela Landy) recentemente ha recitato nel film biografico di Lifetime Television Georgia O’Keeffe, al fianco di Jeremy Irons. Nel ruolo di protagonista e di produttore esecutivo del film, è stata nominata all’ Emmy, allo Screen Actors Guild (SAG) e al Golden Globe come Migliore Attrice in una Miniserie o in un Film e come Migliore Attrice in un Film per la TV. Ha inoltre recitato nella serie drammatica di HBO Luck.
Allen è stata nominata al suo primo Oscar® per il suo ruolo nel film di Oliver Stone Nixon, che le è valso ben sette riconoscimenti da parte di associazioni di critica, fra cui la Los Angeles Film Critics Association e la National Society of Film Critics. Nel 1997 ha ricevuto la sua seconda nomination consecutiva come Migliore Attrice Non Protagonista® per il suo ruolo in The Crucible (La seduzione del male) di Arthur Miller. In seguito The Ice Storm (La tempesta di ghiaccio), con Kevin Kline e Sigourney Weaver, e Pleasantville, al fianco di William H. Macy e Jeff Daniels, le sono valsi elogi e premi da parte della critica. Allen è stata nominata come Migliore Attrice ai Golden Globes e agli Academy Awards®, e ha vinto un SAG Award e un Independent Spirit Award per il suo ruolo protagonista in The Contender.
Allen è apparsa in numerosi altri film a soggetto, fra cui The Bourne Supremacy, The Notebook (Le pagine della nostra vita); Compromising Positions (Posizioni compromettenti); Peggy Sue Got Married (Peggy Sue si è sposata); Manhunter (Manhunter – Frammenti di un omicidio); Tucker: The Man and His Dream (Tucker, un uomo e il suo sogno); Ethan Frome; Josh and S.A.M. (Una strana coppia di svitati); In Country (Vietnam: verità da dimenticare); Searching for Bobby Fischer (In cerca di Bobby Fischer); Mad Love (Una folle stagione d’amore); It’s the Rage (E’ una pazzia); e When the Sky Falls.
Ha recitato nel film di Universal Pictures Death Race, in un ruolo negativo contrapposto a quello eroico di Jason Statham e in Bonneville, insieme a Jessica Lange e Kathy Bates. In precedenza è apparsa in Yes, una moderna storia d’amore trans-culturale diretta dalla scrittrice regista Sally Potter. Nel 2005 Allen, accanto a Kevin Costner, ha interpretato in The Upside of Anger (Litigi d’amore), dello scrittore-regista Mike Binder, e Off the Map, di Campbell Scott. Il suo ruolo accanto a John Travolta e a Nicolas Cage nel grande successo Face-Off le è valso riconoscimenti critici e i premi di Blockbuster e di MTV.
Allen è una delle attrici della scena teatrale newyorkese più stimate del mondo, che ha vinto praticamente tutti i più importanti premi on e off Broadway. La sua performance al fianco di John Malkovich in Burn This di Lanford Wilson le è valsa un Tony Award come Migliore Attrice e in questa stessa categoria è stata nominata per aver recitato in The Heidi Chronicles. Off-Broadway ha lavorato in The Marriage of Bette & Boo (che le è valso un Obie Award), e ha ripreso il ruolo vincitore di un Joseph Jefferson Awarde in And a Nightingale Sang, che le è valso i premi Clarence Derwent, Drama Desk, Outer Critics Circle e Theatre World. Sempre off-Broadway è stata apprezzata in Delores e The Heidi Chronicles. Con la famosa compagnia teatrale di Chicago, Steppenwolf Theatre Company, Allen ha recitato in Burn This, Earthly Possessions, Reckless, A Lesson From Aloes (che le è valso un Joseph Jefferson Award), Balm in Gilead e Of Mice and Men. Di recente è apparsa al fianco di Jeremy Irons nel play di Jack O’Brien Impressionism, con cui è tornata a calcare le scene di Broadway dopo 19 anni.
Il successo ottenuto sulla scena teatrale inglese è valso ad ALBERT FINNEY (Hirsch) anche la notorietà cinematografica, da lui conquistata grazie ai ruoli interpretati in due film molto diversi fra loro: il dramma sulla classe operaia di Karel Reisz Saturday NightandSunday Morning, e il film in costume Tom Jones. Per quest’ultimo film ha ricevuto un Golden Globe Award ed è stato nominato all’Academy Award® e al BAFTA.
Finney è stato nominato altre tre volte all’Academy Award® come Migliore Attore per Murder on the Orient Express (Assassinio sull’Orient Express), The Dresser (Il servo di scena) e Under the Volcano (Sotto il vulcano). E’ stato nominato come Migliore Attore Non Protagonista per la sua performance in Erin Brockovich. Si è aggiudicato i Golden Globe Awards per il suo ritratto di Winston Churchill in The Gathering Storm (Guerra imminente), che gli valso anche un Emmy e un BAFTA Award, e per il ruolo protagonista di Scrooge. Nomination al Golden Globe le ha inoltre meritate per Big Fish, Erin Brockovich, Under the Volcano (Sotto il volcano), The Dresser (Il servo di scena) e Shoot the Moon (Spara alla luna).
In televisione Finney è stato il protagonista di due play di Dennis Potter: Karaoke e Cold Lazarus.
I crediti più recenti di Finney comprendono: A Good Year (Un’ottima annata) di Ridley Scott, con Russell Crowe; Amazing Grace di Michael Apted, con Michael Gambon; Before the Devil Knows You’re Dead (Onora il padre e la madre) di Sidney Lumet con Philip Seymour Hoffman, Ethan Hawke e Marisa Tomei; e The Bourne Ultimatum, in cui Finney ha dato vita al ruolo di Albert Hirsch.
DAVID STRATHAIRN (Noah Vosen)ha vinto la Coppa Volpi al Festival di Venezia e ha ottenuto nomination all’Academy Awards®, al Golden Globes, allo Screen Actors Guild Awards, al BAFTA e all’ Independent Spirit Awards per il suo avvincente ritratto del leggendario anchorman della CBS Edward R. Murrow, nel film di George Clooney nominato all’Oscar® Good Night, and Good Luck. Ha inoltre vinto un Emmy come Migliore Attore Non Protagonista in una Miniserie per il progetto HBO Temple Grandin.
La sua nomination all’Independent Spirit Award del 2005 è stata la quarta in una carriera straordinaria che ha visto il suo esordio nel 1979 con Return of the Secaucus Seven, il primo film di John Sayles. Strathairn ha collaborato quindi con Sayles in altri sette film, aggiudicandosi un Independent Spirit Award per la sua performance non protagonista in City of Hope (La città della speranza), e altre due nomination per Passion Fish (Amori e amicizie) e Limbo.
Le sue primissime interpretazioni per il grande schermo sono: Silkwood di Mike Nichols, Iceman di Fred Schepisi, At Close Range (A distanza ravvicinata) di James Foley e Dominick and Eugene (Nick e Gino) di Robert M. Young, nonché gli apprezzati film di Sayles, Matewan e Eight Men Out (Otto uomini fuori), e la sua satira del 1984, The Brother From Another Planet (Fratello di un altro pianeta).
Strathairn ha continuato la sua brillante carriera con ruoli protagonisti in diversi e apprezzati film fra cui il debutto alla regia di Tim Robbins, Bob Roberts (Le ali della libertà); A League of Their Own (Ragazze vincenti) di Penny Marshall; Losing Isaiah (Lontano da Isaiah); The Firm (Il socio) di Sydney Pollack; Sneakers (I signori della truffa); l’adattamento di Taylor Hackford del romanzo di Stephen King “Dolores Claiborne”; Home for the Holidays (A casa per le vacanze) di Jodie Foster; The River Wild (The River Wild – Il fiume della paura) di Curtis Hanson e il premio Oscar®L.A. Confidential, in cui Strathairn ha condiviso una nomination allo Screen Actors Guild Award con un cast di grandi stelle. Ulteriori crediti cinematografici comprendono: Memphis Belle; A Map of the World; Simon Birch; Lost in Yonkers (Proibito amare); Missing in America; l’adattamento di Michael Hoffman di A Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate); Twisted (La tela dell’assassino) di Philip Kaufman; The Notorious Bettie Page di HBO; The Tempest,al fianco di Helen Mirren; e il ruolo di Noah Vosen in The Bourne Ultimatum, diretto da Paul Greengrass.
Ha mantenuto un alto profilo nel mondo del teatro con spettacoli presso il Manhattan Theatre Club, il New York Shakespeare Festival, il SoHo Rep, la Hartford Stage Company, l’ Ensemble Studio Theatre e il Seattle Repertory Theatre.
Strathairn di recente è apparso in Hemingway & Gellhorn di HBO, al fianco di Clive Owen e Nicole Kidman, e sarà l’interprete dell’imminente film biografico diretto da Steven Spielberg, Lincoln.
Da quando era un ragazzino che giocava sulle strade a Pittsburgh, SCOTT GLENN (Ezra Kramer) ne ha fatta di strada, e ora vanta un’incredibile lista di personaggi western. Da Tall Tail, Silverado, My Heroes Have Always Been Cowboys al ruolo che l’ha consacrato, quello del cowboy malvivente di Urban Cowboy, ha dimostrato di essere a proprio agio sia in sella ad un cavallo che incarnando ruoli più “urbani”.
Nel 2001 Glenn si è unito a Joaquin Phoenix e ad Anna Paquin per girare il brutale Buffalo Soldiers. Altre importanti caratterizzazioni di Glenn di uomini dalla forza bruta riguardano i film Vertical Limit di Martin Campbell e Training Day di Antoine Fuqua.
Glenn è considerato attore di grande forza ed autenticità sin dai tempi in cui il regista James Bridges lo ha portato alla ribalta con Urban Cowboy; in seguito è stato apprezzato in The Right Stuff (Uomini veri) di Philip Kaufman, in Silverado di Lawrence Kasdan, in Personal Best (Due donne in gara) di Robert Towne, in Backdraft (Fuoco assassino) di Ron Howard, in Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, The Silence of the Lambs (Il silenzio degli innocenti) di Jonathan Demme, The Challenge di John Frankenheimer, The Hunt for Red October (Caccia a ottobre rosso) di John McTiernan e Courage Under Fire (Il coraggio della verità) di Edward Zwick.
Glenn è apparso in The Paperboy di Lee Daniels, con Matthew McConaughey, Nicole Kidman e Zac Efron, presentato al Festival di Cannes 2012; The Shipping News (The Shipping News – Ombre dal passato) di Lassë Halstrom; Freedom Writers,con Hilary Swank; Camille, con James Franco; e nel dramma romantico Nights in Rodanthe (Come un uragano), con Diane Lane e Richard Gere. Altri suoi film recenti comprendono Secretariat con Diane Lane; Puerto Vallarta Squeeze, con Harvey Keitel; W. di Oliver Stone nel ruolo di Donald Rumsfeld; e The Bourne Ultimatum, in cui ha dato vita al ruolo del direttore della CIA Ezra Kramer.
Di recente ha ultimato le riprese del thriller Red Machine, con James Marsden e Thomas Jane.
LA TROUPE
TONY GILROY (regista/sceneggiatura/storia) ha esordito alla regia cinematografica con Michael Clayton, che ha ottenuto sette nomination all’ Oscar® fra cui come Miglior Film. Gilroy è stato nominato all’Oscar® per la migliore regia e la migliore sceneggiatura originale e ha ricevuto premi da parte del Directors Guild e del Writers Guild. Lo scrittore/regista ha quindi diretto un film basato su una propria sceneggiatura, l’apprezzato thriller Duplicity, con Julia Roberts e Clive Owen. Esperto sceneggiatore, Gilroy ha inoltre trascorso sette anni a lavorare sulla trilogia dei film di Bourne: The Bourne Identity, The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum.
Ha scritto tre sceneggiature per il regista Taylor Hackford: Dolores Claiborne, basato sul romanzo di Stephen King e interpretato da Kathy Bates e Jennifer Jason Leigh; The Devil’s Advocate (L’avvocato del diavolo) con Keanu Reeves, Al Pacino e Charlize Theron; e Proof of Life (Rapimento e riscatto), con Russell Crowe e Meg Ryan, che Gilroy ha anche prodotto a livello esecutivo. Gilroy ha inoltre collaborato alla sceneggiatura del film di Universal Pictures State of Play, con Russell Crowe, Rachel McAdams e Ben Affleck.
Altri film scritti da Gilroy comprendono il blockbuster di Michael Bay Armageddon, con Bruce Willis, Ben Affleck, Liv Tyler e Billy Bob Thornton; Extreme Measures (Extreme Measures – Soluzioni estreme) di Michael Apted, con Gene Hackman, Hugh Grant e Sarah Jessica Parker; e The Cutting Edge (Vincere insieme), con D.B. Sweeney e Moira Kelly.
Cresciuto nello stato di New York, Gilroy è il figlio del commediografo e filmmaker vincitore di un premio Pulitzer di nome Frank D. Gilroy. Suo fratello, Dan Gilroy, è uno sceneggiatore che ha collaborato a scrivere The Bourne Legacy, mentre suo fratello John Gilroy, è un montatore che ha fra l’altro lavorato in Michael Clayton, Duplicity e The Bourne Legacy.
DAN GILROY (Sceneggiatura) si è diplomato presso il Dartmouth College. I film più importanti da lui scritti sono The Fall, Two for the Money (Rischio a due) e il recente successo di botteghino Real Steel, con Hugh Jackman. In veste di produttore esecutivo, i crediti di Gilroy comprendono Two for the Money (Rischio a due).
Gilroy fa parte di una famiglia di talenti creativi che comprende il padre, il commediografo vincitore di un Tony Award e di un premio Pulitzer, Frank D. Gilroy (The Subject Was Roses), e l’apprezzato fratello montatore John Gilroy (Miracle, Michael Clayton, Salt, Warrior). The Bourne Legacy segna la sua prima collaborazione con il fratello, lo scrittore/regista Tony Gilroy.
Gilroy è nato in California e vive a Santa Monica con sua moglie, l’attrice Rene Russo, e con la loro figlia.
Con oltre 70 film al suo attivo, FRANK MARSHALL (produttore) è un talento ‘visionario’ che ha contribuito a personalizzare il cinema americano. E’ inoltre un apprezzato regista e un attivo partecipante del servizio pubblico e sportivo. I crediti di Marshall come produttore, comprendono alcuni dei film più importanti e famosi di tutti i tempi: Poltergeist, Gremlins, The Goonies (I Goonies), The Color Purple (Il colore viola), An American Tail (Fievel sbarca in America), Empire of the Sun (L’impero del sole), Who Framed Roger Rabbit? (Chi ha incastrato Roger Rabbit?), la trilogia di Back to the Future (Ritorno al futuro) , The Sixth Sense (Il sesto senso), Seabiscuit, i franchise di Indiana Jones e di Bourne e il recente War Horse.
I suoi film sono stati nominati ad una miriade di Academy Awards®, che includono le candidature come Miglior Film per Raiders of the Lost Ark (I predatori dell’arca perduta), nel 1982, e per The Color Purple (Il colore viola), del 1986, da lui prodotto insieme a Steven Spielberg, Quincy Jones e alla moglie di Marshall, Kathleen Kennedy. Il grande successo del 1999 di M. Night Shyamalan The Sixth Sense (Il sesto senso) è stato nominato a sei Oscar® mentre il sentimentale Seabiscuit ha ricevuto sette nomination all’Oscar®, fra cui come Miglior Film. Nel 2009, The Curious Case of Benjamin Button (Il curioso caso di Benjamin Button) di David Fincher è stato nominato a ben 13 Oscar, fra cui come Migliore Regia e Miglior Film.
Nel 2006 Marshall ha diretto il grande successo Eight Below (8 amici da salvare), nonché il thriller Arachnophobia (Aracnofobia), l’avvincente dramma tratto da una storia vera Alive, il film d’avventura del 1995 Congo e un episodio di HBO vincitore di un Emmy Award della miniserie From the Earth to the Moon.
Marshall ha inaugurato la sua carriera come assistente di Peter Bogdanovich in Targets (Bersagli). In seguito è stato reclutato da Bogdanovich come location manager per The Last Picture Show (L’ultimo spettacolo) e What’s Up, Doc? (Ma papà ti manda sola?). E’ stato produttore associato dei successivi cinque film del filmmaker fra cui Paper Moon e Nickelodeon.
Nel 1978, Marshall è stato line producer del film di Martin Scorsese The Last Waltz (L’ultimo valzer), l’atteso documentario musicale del concerto finale di The Band. Ha quindi inaugurato una collaborazione per due film con il regista Walter Hill: è stato produttore associato in The Driver, quindi produttore esecutivo di The Warriors, due ‘cult’ fra gli amanti del cinema. Nel 1973 grazie alla sua collaborazione con Bogdanovich è entrato a far parte della schiera di produttori del leggendario film non ultimato di Orson Welles: The Other Side of the Wind (L’altra faccia del vento), di cui periodicamente torna ad occuparsi, nella speranza di portarlo infine sul grande schermo.
La sua lunga e fruttuosa collaborazione con Steven Spielberg e Kathleen Kennedy è iniziata nel 1981 con Raiders of the Lost Ark (I predatori dell’arca perduta). Dopo le produzioni di E.T.: The Extra-Terrestrial (E.T. l’extraterrestre), per cui è stato supervisore di produzione e di Poltergeist, da lui prodotto, il trio ha dato vita alla società cinematografica Amblin Entertainment, presso la quale Marshall ha prodotto Fandango di Kevin Reynolds; Young Sherlock Holmes (Piramide di paura) di Barry Levinson, Gremlins di Joe Dante, la trilogia di Back to the Future (Ritorno al futuro) di Robert Zemeckis e Who Framed Roger Rabbit? (Chi ha incastrato Roger Rabbit?); Always (Always – Per sempre), Hook (Hook – Capitan Uncino) e Empire of the Sun (L’impero del sole) di Spielberg; e il film che ha segnato il suo esordio alla regia Arachnophobia (Aracnofobia). Marshall ha lasciato la Amblin nell’autunno del 1991 per intraprendere la carriera di regista e ha creato la The Kennedy/Marshall Company con Kathleen Kennedy. Le produzioni della società comprendono film diversi fra loro quali The Indian in the Cupboard (La chiave magica) di Frank Oz; Snow Falling on Cedars (La neve cade sui cedri), di Scott Hicks; A Map of the World, con Sigourney Weaver e Julianne Moore; The Sixth Sense (Il sesto senso) e Signs di M. Night Shyamalan con Bruce Willis e Haley Joel Osment; Olympic Glory, il primo film ufficiale sulle Olimpiadi; Seabiscuit, la drammatica storia vera basata sul best seller di Laura Hillenbrand, diretto da Gary Ross; The Bourne Identity, di Doug Liman; e The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum, entrambi diretti da Paul Greengrass.
La Kennedy/Marshall Company ha recentemente prodotto Hereafter di Clint Eastwood con Matt Damon, The Last Airbender (L’ultimo dominatore dell’aria) di M. Night Shyamalan e The Spiderwick Chronicles (Spiderwick – Le cronache). Nel 2007, dopo essere passata ad occuparsi di cinema indipendente, la Kennedy/Marshall Company ha prodotto l’apprezzato The Diving Bell and the Butterfly (Lo scafandro e la farfalla), adattato dal filmmaker Julian Schnabel dalle toccante memorie di Jean-Dominique Bauby, per cui Schnabel ha ricevuto il premio come Migliore Regista al festival di Cannes ed è stato nominato all’Oscar®; ha prodotto inoltre la versione in lingua inglese del film d’animazione francese Persepolis, basato sul romanzo autobiografico di Marjane Satrapi che parla di una ragazza cresciuta durante la rivoluzione iraniana; il film ha vinto il premio della giuria a Cannes e l’Oscar ® come Miglior Film Animato.
Quest’anno la Kennedy/Marshall Company ha distribuito due film di Steven Spielberg: War Horse, un film d’azione e d’avventura per tutta la famiglia ambientato durante la prima guerra mondiale, che parla del legame indissolubile fra un ragazzo e il suo cavallo; e The Adventures of Tintin: Secret of the Unicorn (Le avventure di Tin Tin: il segreto dell’unicorno), l’adattamento per il grande schermo della nota serie a fumetti di Hergé, che narra gli exploits dell’eroe nel 20° secolo.
Marshall ha recentemente diretto Right to Play, un documentario per ESPN Films e la sua serie 30 for 30. Il film segue la storia del pattinatore di velocità norvegese Johann Olav Koss che ha regalato le emozioni dello sport a centinaia di migliaia di bambini che abitano nelle zone scosse dalla guerra e dalla povertà, di tutto il mondo. Nell’estate del 2009 Marshall si è recato con Koss in Uganda per vedere (e filmare) in prima persona i programmi di Right To Play. Il documentario è stato trasmesso su CBS nel giugno 2012 e ha ricevuto il premio del pubblico del Mountainfilm Festival 2012 a Telluride.
Nato a Los Angeles e figlio del compositore Jack Marshall, Frank Marshall è stato un campione di corsa campestre quando frequentava la UCLA e per tre anni è stato un elemento di spicco nella squadra di calcio dell’università. Unendo il suo amore per la musica e lo sport, Marshall e il famoso corridore americano Steve Scott, hanno fondato la Rock ‘N’ Roll Marathon Series, che ha esordito nel 1998 a San Diego. Per oltre dieci anni Marshall è stato vice presidente e membro del Comitato Olimpico degli Stati Uniti. Nel 2005 è stato premiato con l’Olympic Shield e nel 2008 è stato inserito nella U.S. Olympic Hall of Fame per il suo contributo al movimento olimpico. Fa parte del comitato degli atleti di Hope, della USA Track & Field Foundation, di USA Gymnastics, di LA’s Promise ed è membro del comitato esecutivo della Scuola di Teatro, Cinema e Televisione della UCLA e della Archer School for Girls. Ha ricevuto il prestigioso American Academy of Achievement Award, l’Alumni Professional Achievement Award della UCLA e il California Mentor Initiative Leadership Award. Nel 2008 Marshall e Kennedy hanno entrambi ricevuto il David O. Selznick Award da parte del Producers Guild of America per la loro carriera, riconosciuta anche con il premio della Visual Effects Society nel 2009. Il duo è stato premiato con l’ICG Publicists Motion Picture Showmanship Award.
PATRICK CROWLEY (Produttore) è un veterano della produzione cinematografica e vanta un’esperienza a livello globale. Ha prodotto i grandi successi di Eight Below (8 amici da salvare), The Bourne Identity, The Bourne Supremacy, The Bourne Ultimatum, Eagle Eye e The Other Guys (I poliziotti di riserva). E’ stato produttore esecutivo di Sleepless inSeattle (Insonnia d’amore), Legends of the Fall (Vento di passioni) e Charlie’s Angels: Full Throttle (Charlie’s Angels: più che mai). Dal 1994 al 2000, è stato vice presidente esecutivo di produzione per New Regency Productions. Ha supervisionato L.A. Confidential, Fight Club, Heat, The Devil’s Advocate (L’avvocato del diavolo), Tin Cup e molti altri.
JEFFREY M. WEINER (Produttore) è il presidente/CEO di Captivate Entertainment, che ha formato con Ben Smith nel 2009. Weiner è stato il produttore esecutivo dei film di Universal Pictures The Bourne Supremacy e The Bourne Ultimatum, con Matt Damon, distribuiti rispettivamente nel luglio 2004 e nell’agosto 2007. E’ stato produttore esecutivo di The Hades Factor, una miniserie trasmessa su CBS Television nell’aprile 2006.
Oltre a fondare Captivate Entertainment, Weiner è il socio della società di contabilità internazionale Marcum LLC, ed è un noto esperto di management commerciale per l’industria dello spettacolo. Sotto la sua innovativa leadership, la società si è ampliata diventando una delle maggiori nel suo campo, negli Stati Uniti, con ben 23 uffici.
Il produttore e presidente di Captivate Entertainment BEN SMITH (produttore) è una figura chiave in ogni aspetto delle operazioni cinematografiche, dall’acquisizione allo sviluppo creativo del materiale fino alla concreta realizzazione del progetto.
Prima di dare vita a Captivate Entertainment insieme a Jeffrey Weiner, Smith è stato un agente letterario di ICM per cui ha curato e confezionato diversi progetti di cinema e televisione d’alto profilo, al fianco degli scrittori, dei registi e delle opere letterarie da lui rappresentate. Prima di approdare a Hollywood, Smith ha viaggiato per anni in tutto il mondo per documentare le realtà socio-politiche in rapida espansione dei territori mediorientali, asiatici e sudamericani.
ROBERT LUDLUM (autore della serie di Bourne) ha scritto romanzi, ognuno dei quali è stato un best seller selezionato dal New York Times. I suoi libri vantano oltre 210 milioni di copie, e sono stati tradotti in 32 lingue. E’ l’autore di “The Scarlatti Inheritance” (“L’eredità Scarlatti”), “The Chancellor Manuscript” (“Il manoscritto”) e della serie di Jason Bourne: “The Bourne Identity” (“Un nome senza volto”), “The Bourne Supremacy” (“Doppio inganno”) e “The Bourne Ultimatum” (“Il ritorno dello sciacallo”).
Ludlum è deceduto nel marzo 2001.
HENRY MORRISON (produttore esecutivo) ha iniziato a lavorare per l’agenzia letteraria Scott Meredith nel marzo 1957 di cui è stato senior agent e vice presidente fino al novembre 1964. In quegli anni ha lavorato al fianco di autori del calibro di Evan Hunter (alias Ed McBain), Norman Mailer, P.G. Wodehouse, Paul Anderson, John Farris, Donald Westlake e Lawrence Block. Morrison ha negoziato centinaia di contratti letterari negli Stati Uniti e oltre oceano, e si è occupato della cessione dei diritti letterari per la realizzazione di progetti cinematografici e televisivi, intrattenendo rapporti con i maggiori studios e produttori di Hollywood.
Nel gennaio 1965 ha fondato la Henry Morrison, Inc. e ha rappresentato artisti famosi fra cui Robert Ludlum, David Morrell, Eric Van Lustbader, Dean Koontz, Joe Gores e Samuel R. Delany. Morrison ha trattato con i maggiori editori di New York City, portando a buon fine oltre 2000 contratti per i suoi clienti. Tra i film che sono il frutto delle sue trattative ricordiamo la serie di Death Wish (Il giustiziere della notte) con Charles Bronson; i film di Rambo con Sylvester Stallone; e altri film con Robert Redford e George C. Scott.
JENNIFER FOX (produttore esecutivo)recentementeha prodotto l’apprezzato film di Lynne Ramsay We Need to Talk About Kevin (… E ora parliamo di Kevin), che è stato in concorso al festival di Cannes e ha vinto come Miglior Film al BFI London Film Festival 2012, ai British Independent Film Awards 2011, agli Evening Standard British Film Awards 2012 aggiudicandosi anche il titolo di Miglior Film Inglese dell’Anno, al London Critics’ Circle Film Awards 2012. Tilda Swinton ha vinto il premio di Migliore Attrice agli European Film Awards e ha ricevuto nomination agli Screen Actors Guild Awards, ai Golden Globes e al BAFTA Award. Lynne Ramsay è stata nominata al BAFTA per la Migliore Regia.
Fox ha ricevuto una nomination all’Academy Award® per aver prodotto il film di esordio alla regia di Tony Gilroy Michael Clayton, con George Clooney, Sydney Pollack, Tilda Swinton e Tom Wilkinson. Il film è stato candidato a sette Oscar® fra cui come Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Sceneggiatura Originale, Migliore Attore, Migliore Attore Non Protagonista e Migliore Attrice Non Protagonista. Fox ha inoltre collaborato con Gilroy per produrre il suo film Duplicity, con Julia Roberts, Clive Owen, Tom Wilkinson e Paul Giamatti. Quello stesso anno Fox ha prodotto The Informant!, diretto da Steven Soderbergh e interpretato da Matt Damon.
Dal 2001 al 2007 Fox è stata presidente della società di produzione di Steven Soderbergh e di George Clooney, la Section Eight. In questo incarico ha prodotto Syriana di Stephen Gaghan per cui George Clooney ha vinto un Oscar® come Migliore Attore Non Protagonista. E’ stata inoltre produttore esecutivo del dramma politico di Clooney Good Night, and Good Luck, che ha ricevuto sei nomination all’Oscar®, fra cui come Miglior Film; di A Scanner Darkly (A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare);PU-239 (Plutonio 239 – Pericolo invisibile) di Richard Linklater; Rumor Has It… (Vizi di famiglia) di Rob Reiner; The Jacket, diretto da John Maybury; e Criminal, diretto da Gregory Jacobs.
Presso la Section Eight di Fox, ha prodotto Ocean’s Eleven, Welcome to Collinwood, Full Frontal, Far From Heaven (Lontano dal paradiso), Insomnia, Confessions of a Dangerous Mind (Confessioni di una mente pericolosa), Ocean’s Twelve, The Good German (Intrigo a Berlino) e Ocean’s Thirteen.
Prima di Section Eight, Fox è stata vice presidente di produzione presso Universal Pictures, per cui ha lavorato in diversi film, fra cui Erin Brockovich di Steven Soderbergh.
ROBERT ELSWIT, ASC (Direttore della fotografia) ha vinto un Oscar® per il suo lavoro in There Will Be Blood (Il petroliere) di Paul Thomas Anderson ed è stato onorato nel 2006 con una candidatura all’Academy Award® per il suo lavoro in Good Night, and GoodLuck di George Clooney, per cui ha vinto un Independent Spirit Award, il Boston Society of Film Critics Award e il Los Angeles Film Critics Association Award per la migliore fotografia. Ha ricevuto una nomination per la categoria Outstanding Achievement in Cinematography da parte dell’American Society of Cinematographers.
Elswit ha lavorato con numerosi registi di talento fra cui Stephen Gaghan in Syriana; Paul Thomas Anderson in Punch-Drunk Love (Ubriaco d’amore), Magnolia, Boogie Nights e Hard Eight (Sydney); David Mamet in Heist (Il colpo); Don Roos in Bounce; Curtis Hanson in The RiverWild (River Wild – Il fiume della paura), The Hand That Rocks the Cradle (La mano sulla culla) e Bad Influence (Cattive compagnie); e Stephen Gyllenhaal in ADangerous Woman (Una donna pericolosa), Waterland (Waterland – memorie d‘amore), Paris Trout (Il cuore nero di Paris Trout) e A Killing in a Small Town.
Altri suoi crediti cinematografici comprendono: American Dreamz di Paul Weitz; Runaway Jury (La giuria) e Impostor di Gary Fleder; Tomorrow Never Dies (Il domain non muore mai) di Roger Spottiswoode; Boys; The Pallbearer (Tre amici, un matrimonio e un funerale); Amazing Grace di Mike Newell, Chuck, Desert Hearts (Cuori nel deserto); e The Sure Thing (Sacco a pelo a tre piazze) di Rob Reiner.
KEVIN THOMPSON (scenografia) ha lavorato nel film di Tony Gilroy nominato all’ Oscar® Michael Clayton, con George Clooney. Per il suo lavoro nel film, l’Art Directors Guild ha nominato Thompson nella categoria ‘Excellence in Production Design for a Contemporary Feature Film’. Thompson ha nuovamente collaborato con Gilroy nel thriller Duplicity, con Julia Roberts e Clive Owen.
Di recente ha ideato le scene del film di Jason Reitman Young Adult, con Charlize Theron e Patrick Wilson, e del thriller romantico di George Nolfi The Adjustment Bureau (I guardiani del destino), con Matt Damon ed Emily Blunt.
Thompson ha inoltre ideato i set dell’apprezzato fantasy-drama di Marc Forster, e di Stranger Than Fiction (Vero come la finzione), con Will Ferrell, Emma Thompson, Maggie Gyllenhaal, Queen Latifah e Dustin Hoffman. Aveva già collaborato con Forster nel thriller del 2005 Stay (Stay – Nel labirinto della mente), con Ewan McGregor e Naomi Watts. Altri film di Thompson comprendono: Did You Hear About the Morgans? (Che fine hanno fatto i Morgan?) con Sarah Jessica Parker e Hugh Grant; il remake del 2007 di Funny Games di Michael Haneke; l’inatteso successo Igby Goes Down, con Kieran Culkin, Claire Danes e Jeff Goldblum; Trust the Man (Uomini e donne) di Bart Freundlich e World Traveler; Birth, con Nicole Kidman; The Yards (FBI: Protezione testimoni), con Mark Wahlberg e Joaquin Phoenix; 54, con Ryan Phillippe e Salma Hayek; Down to You (Pazzo di te), con Julia Stiles e Freddie Prinze, Jr.; Kicked in the Head (Un colpo di fulmine), con Kevin Corrigan e Linda Fiorentino; Two Girls and a Guy di James Toback con Heather Graham e Robert Downey, Jr.; Office Killer (Office Killer – L’impiegata modello) di Cindy Sherman; The Proprietor (Ritratto nella memoria) di Ismail Merchant; il controverso film di Larry Clark Kids; Little Odessa con Tim Roth e Vanessa Redgrave; Party Girl con Parker Posey; e Flirting With Disaster (Amori e disastri) di David O. Russell.
Prima di lavorare per il cinema Thompson era architetto e in seguito ha iniziato a ideare la scenografia di cortometraggi, spot pubblicitari, spettacoli teatrali e video musicali. Fra i cortometraggi per cui ha lavorato, ricordiamo: Dog Boy di Spike Jonze, Urban Legends diTom Kalin e Family Remains di Tamara Jenkins.
JOHN GILROY, ACE (montaggio) continua, con The Bourne Legacy, la sua collaborazione creative con suo fratello, lo scrittore/registaTony Gilroy. Il loro secondo film insieme è stato Duplicity, con Julia Roberts e Clive Owen, mentre il primo è stato Michael Clayton, con George Clooney, Tilda Swinton, Tom Wilkinson e Sydney Pollack. Michael Clayton è stato nominato a sette Oscar® e la Swinton se ne è aggiudicata uno come Migliore Attrice Non Protagonista. Per il suo lavoro nel film, John Gilroy ha ricevuto nomination al BAFTA e all’Eddie Award degli American Cinema Editors nella categoria Migliore Montaggio di un Film a Soggetto – Drammatico.
Il film più recente di Gilroy, Warrior, è stato scritto e diretto da Gavin O’Connor e interpretato da Joel Edgerton, Tom Hardy e Nick Nolte, nominato all’Academy Award® come Migliore Attore Non Protagonista. Gilroy ha montato gli altri tre film di O’Connor: Pride and Glory con Edward Norton, Colin Farrell, Jon Voight e Noah Emmerich; Miracle, con Kurt Russell e Patricia Clarkson; e Tumbleweeds (In cerca d’amore), con Janet McTeer e Kimberly Brown. McTeer ha vinto un Golden Globe Award per Tumbleweeds (In cerca d’amore),ed è stata nominata all’Academy Award® come Migliore Attrice.
Prima di Warrior, Gilroy ha montato l’action thriller Salt, con Angelina Jolie, I Schreiber e Chiwetel Ejiofor. Altri suoi crediti includono: Narc, con Ray Liotta e Jason Patric; Suspect Zero,con Aaron Eckhart, Carrie Anne Moss e Ben Kingsley; Diminished Capacity, con Matthew Broderick e Alan Alda; Trust the Man (Uomini & Donne), con Julianne Moore, David Duchovny, Maggie Gyllenhaal e Billy Crudup; First Born, con Elisabeth Shue; Shadow Magic, con Jared Harris e Yu Xia; Game Day (Il trono di spade) con Richard Lewis; e Billy Madison con Adam Sandler.
Dopo aver terminato il Dartmouth College, Gilroy si è imposto nell’ambiente del montaggio degli anni ’80, diventando assistente montatore di numerosi lungometraggi fra cui due di Francis Coppola: Peggy Sue Got Married (Peggy Sue si è sposata) e Gardens of Stone (Giardini di pietra). Il primo film in cui ha curato il montaggio individualmente è stato The Luckiest Man in the World, con Philip Bosco, e scritto e diretto dal padre Frank D. Gilroy.
SHAY CUNLIFFE (Costumi) aveva già ideato i costumi di The Bourne Ultimatum, diretto da Paul Greengrass; My Sister’s Keeper (La custode di mia sorella), diretto da Nick Cassavetes; e 2012, diretto da Roland Emmerich.
Nel corso della sua carriera Cunliffe ha collaborato con numerosi, stimati filmmakers fra cui: James L. Brooks in Spanglish (Spanglish – Quando in famiglia sono in troppi a parlare) e How Do You Know (Come lo sai); John Sayles in Lone Star (Stella solitaria), Limbo e Silver City; Gary Sinise in Of Mice and Men (Uomini e topi) e Miles From Home (Gli irriducibili); Taylor Hackford in Dolores Claiborne e Bound by Honor (Patto di sangue); Rob Reiner in The Story of Us (Storia di noi due) e Alex & Emma; Thomas Bezucha in The Family Stone (La neve nel cuore) e Monte Carlo; e Ken Kwapis in He’s Just Not That Into You (La verità è che non gli piaci abbastanza) e Big Miracle (Qualcosa di straordinario).
Altri famosi filmmakers con cui Cunliffe ha collaborato includono: Steven Zaillian in A Civil Action; Michael Apted in Enough (Via dall’incubo); Brad Silberling in City of Angels; Amy Heckerling in I Could Never Be Your Woman (2 young 4 me:un fidanzato per mamma);e David Mamet in Spartan.
Cunliffe ha attinto al suo background nei musical, quando si è unita a Rob Marshall per realizzare la versione televisiva di Annie. Per il suo lavoro in Annie ha vinto un Costume Designers Guild Award ed è stata nominata all’ Emmy. Ha fatto ritorno in Inghilterra, suo Paese d’origine, per lavorare nel film fiabesco What a Girl Wants (Una ragazza e il suo sogno), diretto da Dennie Gordon.
Il suo primo incarico come costumista risale a Mrs. Soffel, con Diane Keaton e Mel Gibson. In seguito ha lavorato con Gibson nel suo debutto sul grande schermo, The Man Without a Face (L’uomo senza volto).
Cunliffe ha studiato presso la University of Bristol in Inghilterra e ha iniziato a lavorare come costumista presso i teatri newyorkesi.
JAMES NEWTON HOWARD (Musica) è uno dei compositori più versatili e affermati nell’industria del cinema.
Fino ad oggi ha ricevuto otto nomination all’Oscar®, fra cui sei nella categoria della Migliore Colonna Sonora Originale per il suo lavoro in Defiance (Defiance – I giorni del coraggio), Michael Clayton, The Village, The Fugitive (Il fuggitivo), The Prince of Tides (Il principe delle maree) e My Best Friend’s Wedding (Il matrimonio del mio migliore amico).E’ stato inoltre nominato per la Migliore Canzone Originale dei film Junior e One Fine Day (Un giorno per caso).
Nel 2009 Howard, insieme a Hans Zimmer, ha vinto il Grammy Award per la musica di The Dark Knight (Il cavaliere oscuro). Altre nomination al Grammy le ha meritate per Blood Diamond (Blood Diamond – Diamanti di sangue), Dinosaur e Signs e per la canzone di One Fine Day (Un giorno per caso). Inoltre ha vinto un Emmy Award per il tema musicale della serie di Andre Braugher Gideon’s Crossing, ricevendo altre due nomination all’Emmy per i temi musicali della lunga serie di Warner Bros. ER e per quella di Ving Rhames, Men. Howard è stato inoltre nominato quattro volte ai Golden Globe Awards per la sua imponente colonna sonora del blockbuster di Peter Jackson, King Kong; per le canzoni di Junior e di One Fine Day (Un giorno, per caso); e, recentemente, per la suggestiva colonna sonora sinfonica di Defiance.
Nel 2008 ha ricevuto il World Soundtrack Award come Compositore di Musica Cinematografica dell’Anno, per i film Charlie Wilson’s War (La Guerra di Charlie Wilson), Michael Clayton e I Am Legend (Io sono leggenda). Ha ricevuto il Soundtrack of the Year Award da parte dei Classical Brit Awards per The Dark Knight (Il cavaliere oscuro, 2009) e Blood Diamond (Blood Diamond – Diamanti di sangue, 2008). Nel 2009, è stato premiato con lo Special 5th Anniversary GoldSpirit Award come Migliore Compositore degli ultimi 5 anni (2004–2008) presso la Úbeda Film Music Conference in Spagna.
Howard, che ha ricevuto anche il prestigioso premio alla carriera Henry Mancini Award da parte dell’ASCAP, vanta più di 100 film nel suo curriculum. Fra questi: i film di M. Night Shyamalan (Il sesto senso, Unbreakable, Signs, The Village, Lady in the Water, E venne il giorno e L’ultimo dominatore dell’aria), cinque film del regista Lawrence Kasdan (Grand Canyon, Wyatt Earp, French Kiss, Mumford e L’acchiappasogni),quattro commedie con Julia Roberts (Pretty Woman, Se scappi ti sposo, Il matrimonio del mio migliore amico, I perfetti innamorati)e tre film d’animazione dei Walt Disney Studios (Dinosaur, L’isola del tesoro e Atlantide: L’impero perduto). Altri suoi crediti comprendono: Duplicity, Confessions of a Shopaholic (I love shopping), The Great Debaters (with Peter Golub), Batman Begins, Collateral, Snow Falling on Cedars (La neve cade sui cedri), Outbreak (Virus letale), Hidalgo (Hidaldo – Oceano di fuoco), Peter Pan, Falling Down (Un giorno di ordinaria follia), Primal Fear (Schegge di paura), Glengarry Glen Ross (Americani), Waterworld, The Devil’s Advocate (L’avvocato del diavolo) e Dave.
Il successo di Howard riflette le esperienze del suo ricco passato musicale. Sua nonna era una violinista classica che suonava nella Pittsburgh Symphony negli anni ’30 e ’40, e la sua presenza fu lui fonte di ispirazione, infatti iniziò a studiare pianoforte all’età di quattro anni. Dopo aver frequentato la Music Academy of the West, a Santa Barbara, e la USC Thornton School of Music, specializzandosi in pianoforte, ha ultimato la sua istruzione studiando con il leggendario arrangiatore Marty Paich.
Nonostante la sua formazione decisamente classica, ha mantenuto vivo il suo interesse nel rock e nel pop e grazie a questi due generi ha affinato il suo talento di musicista, arrangiatore, autore di brani musicali e produttore. Ha collaborato in studio con alcuni dei nomi più celebri del pop fra cui Barbra Streisand; Earth, Wind & Fire; Bob Seger; Rod Stewart; Toto; Glenn Frey; Diana Ross; Carly Simon; Olivia Newton-John; Randy Newman; Rickie Lee Jones; Cher e Chaka Khan. Nel 1975 è entrato a far parte della band della superstar pop Elton John in tournèe e in studio.
Howard ha lasciato la band nel 1976 per dedicarsi alla produzione di dischi, ma nel 1980 ha ritrovato Elton John per un altro tour e nel 1986 ha condotto la Melbourne Symphony Orchestra per lo spettacolo di John “Live in Australia”, la cui registrazione è diventata un album multi-platino.
Dal 1985 compone musica per il cinema. Nell’estate del 2004 ha partecipato ad un’altra tournèe con Elton John, suonando presso la Royal Albert Hall di Londra e Radio City Music Hall di New York.
I suoi lavori più recenti comprendono: Snow White and the Huntsman (Biancaneve e il cacciatore), The Hunger Games, Green Lantern (Lanterna verde), Larry Crowne (L’amore all’improvviso – Larry Crowne), Water for Elephants (Come l’acqua per gli elefanti), Gnomeo & Juliet, The Green Hornet, The Tourist, Love and Other Drugs (Amore e altri rimedi) e Salt. Nel febbraio 2009, Howard ha tenuto il suo primo concerto, “I Would Plant a Tree”, eseguito dalla Pacific Symphony all’interno del Festival dei Compositori Americani.
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