Giovanna Mezzogiorno “Io non sono il mio personaggio quando sono fuori dalla scena. Non porto mai il cellulare sul set, bisogna stare concentrati quando si lavora. Il momento del ciak è luce”.
Gli insegnamenti. “Con Rubini, ho imparato dove non andare e dove non mettere mani.
Placido mi ha insegnato cosa vuol dire la memoria lunga. Il monologo di Sarah Kane è stato un incubo, ma una vera sfida.
Con Bellocchio ho vissuto la conquista di un podio”.
Nel 2010, per la sua interpretazione nel film Vincere di Marco Bellocchio, è stata premiata come migliore attrice protagonista con il National Society of Film Critics Award, dall’associazione dei critici cinematografici statunitensi.
Recentemente ha esordito come sceneggiatrice e regista nel cortometraggio Unfitting che ha presentato alla Festa del Cinema di Roma. Una docu-denuncia sul body-shaming, che scava nella proria esperienza personale, ma in chiave ironica, come lei stessa sottolinea “dopo che mi è passata tanta rabbia”. Un piccolo film autobiografico, che però non è una rivendicazione, ma un percorso intimo tradotto in un messaggio che resti (anche) ai 5 mila jurors, tra ragazzi e ragazze, tanti di loro adolescenti in una età considerata critica:
“Ho due figli dell’età loro a cui dico che non bisognerebbe, ma è quasi impossibile, farsi condizionare dal giudizio altrui, soprattutto sul nostro aspetto fisico, in qualsiasi ambito”.
In un momento storico in cui si parla tanto di empowerment femminile, capita ancora che le donne si ritrovino ad essere spesso (e ancora) vittime di pregiudizi estetici. “E’ una cosa molto dura, una scoperta abbastanza sorprendente che all’improvviso conti di più la bellezza che il tuo talento, però è una scoperta interessante. Una volta che lo sai, lo sai”. Progetti per il futuro importanti che non può ancora sverlare, intanto nel ruolo inedito di scrittrice sta promuovendo il suo ultimo libro Ti racconto il mio cinema (Mondadori), dove si rivolge ai ragazzi (e non solo) per condividere le sue esperienze dentro e fuori dal set, con tante curiosità.
Un consiglio su tutti, ai più ambiziosi in sala: “Io non sono il mio personaggio quando sono fuori dalla scena. Non porto mai il cellulare sul set, bisogna stare concentrati quando si lavora. Il momento del ciak è luce”.