Costruitevi un piano B. Vivete di arte, ma fatene un mestiere, soprattutto lavorate su voi stessi” il consiglio di Pier Giorgio Bellocchio ai #Giffoners
“Non mi sono mai svegliato dicendo al mondo che sono un attore, io volevo fare il cinema” – si apre così l’appuntamento dedicato ai #Giffoners +18 insieme a Pier Giorgio Bellocchio che porta con sé i sogni e le aspettative di chi come lui si è approcciato da giovanissimo agli studi cinematografici. Esordisce come attore nel 1980 nel film “Salto nel vuoto” per la regia del padre Marco, mentre la sua carriera di produttore ha inizio con “Il Principe di Homburg” nel 1997. In più di 30 anni di lavoro partecipa a più di 40 titoli come attore e produce oltre 30 tra film, documentari, cortometraggi e videoclip. La prova provata che un attore può essere produttore, sceneggiatore o regista, unendo più aspetti in modo consapevole e assai critico: “Questo è un paese che premia lo specialista, i polistrumentista sono guardati con sospetto. Vincere un talent è il miglior trampolino, mica percorrere una carriera accademica?” – lancia così una provocazione in una chiacchierata generosa insieme ai tanti curiosi e a chi come lui sin da attore emergente si é dato da fare ai provini, dove molto spesso è stato rimbalzato. “Questa è la mia esperienza, di uno che ha appena compiuto 50 anni, conquistando un’obiettività su questo mestiere assai complicato” – ammicca ai ragazzi, anche in modo paternale (ha due figlie di 14 e 18 anni, ndr) – “Se un attore è in grado di costruire una carriera parallela può sopravvivere a certe frustrazioni di non lavorare sempre o non superare prove. E’ una cabala. Tendo a spingere a chi si affaccia a questo mondo a coltivare un piano b, che non vuol dire slegarsi dal mestiere dell’attore, ma di fare della propria arte un mestiere per sopravvivere e costruire una vita che non sia totalmente dipendente dagli altri”. Nell’ambito del suo percorso ha la fortuna di collaborare con grandi talenti del cinema e della televisione italiana e di sviluppare un’esperienza trasversale dettata da un infinito amore e curiosità per questo mestiere. Unendosi alla squadra Mompracem dal 2018 produce la trilogia di Diabolik dei Manetti bros e tutti i film e documentari della società. Sul lavoro di produttore, aggiunge: “Tendenzialmente preferisco lavorare e investire col materiale umano. Il collante profondo delle storie è il regista: su di loro faccio ricerca, anche investendo sugli esordienti alla loro prima opera”. A suo dire, se un produttore di oggi non produce televisione fa un po’ fatica a stare in piedi: “E’ difficile trovare serie tv che parlino dell’oggi, ambientate nel 2024, questa è la vera sfida”