Veronesi “il 3D non è il futuro, levatevelo dalla testa”
estratto dell’articolo-intervista dal quotidiano Libero di Donatela Aragozzini
Di Donatela Aragozzini tratto dal quotidiano Libero
Si sente a suo agio tra gli attori?
«Io sono sempre in mezzo a loro, dentro la scena, perché faccio l’operatore dei miei film, con la macchina in spalla: penso che ogni regista dovrebbe farlo, perché è un’emozione diversa, hai un atteggiamento meno distaccato e sei il primo a vedere il tuo film.»
Ad ottobre comincerà le riprese de L’ultima ruota del carro, con Elio Germano: ci può raccontare qualcosa in anteprima?
«Diciamo che racconta 30 anni, dagli anni Ottanta ad oggi, attraverso quello che può essere definito un soldato semplice, uno di quelli che, se la guerra viene vinta, nessuno nominerà mai. Pochi sono quelli che stanno veramente in trincea, la maggior parte sta nelle retroguardie. Il protagonista è un personaggio che subisce il proprio destino e gli accadimenti della storia. Sarà un film diverso dagli altri, molto divertente anche se il divertimento non viene dagli attori, ma dalle situazioni paradossali che capiteranno loro.»
Si parla molto di crisi del cinema italiano. Lei che ne pensa?
«Le sorti sono dovute agli incassi, se ci sono allora il cinema è florido: magari l’anno prossimo escono due-tre film di successo e la crisi passa…»
Però all’estero i nostri film non sono considerati granché: difficilmente riusciamo ad essere in corsa per l’Oscar.
«Negli ultimi 30 anni – e forse io sono uno dei responsabili perché ho scritto per Verdone, Nuti, Pieraccioni… – c’è stato un grande equivoco: si è scambiata la commedia all’italiana con i film comici. È come se ci fossimo arenati, scopiazziamo un po’ di qua e un po’ di là, dobbiamo ritrovare la nostra identità culturale per essere considerati. Non a caso Benigni l’Oscar l’ha vinto, perché la sua era una vera commedia all’italiana.»
Quindi secondo lei le commedie di oggi non sono commedie?
«Quando c’è soltanto il divertimento si chiama film comico, le vere commedie all’italiana sono quelle che hanno uno sfondo malinconico, come Il sorpasso, La grande guerra e appunto La vita è bella, che infatti ha uno sfondo tragico ed è stato subito premiato.»
Chi salverà il cinema italiano?
«Benigni è una spanna sopra a tutti, viaggia più veloce della luce, è un neutrino. Garrone è un eccezionale autore a tutto tondo, un poeta, un visionario. Il resto è un vorrei ma non posso.»
E che ne pensa invece del 3D, che sembra essere il futuro del cinema?
«No, il 3D non è il futuro, levatevelo dalla testa: non sa di nulla, soprattutto nel caso delle commedie o di film fatti di drammaturgia, di attori. E poi mi fa ridere vedere una platea di Stevie Wonder, tutti impalati perché arrivano le cose addosso…»