Intervista a Benedetta Porcaroli
Come è stata coinvolta in questo progetto?
Pietro Castellitto è un collega di una generazione molto vicina alla mia, lo conoscevo e ammiravo per la sua opera prima “I predatori” e per altre sue interpretazioni. Aveva una visione del mondo che mi aveva sempre molto colpito e quando mi ha proposto di incontrarci per parlare del suo film ero galvanizzata dall’idea di recitare per lui e con lui. Mi sono fidata e mi sono lanciata, non avrei nemmeno avuto bisogno di leggere la sua sceneggiatura, ma quando l’ho fatto ho apprezzato molto una storia piena di argomenti e di ironia, dissacrante e a tratti molto romantica, sul valore della famiglia e su una città come Roma che amiamo e odiamo, una sorta di gabbia dorata che ti impedisce di lasciarla andare e, allo stesso tempo, ti fa fare i conti con dinamiche radicate da generazioni.
Come si è trovata con Pietro Castellitto prima e durante la lavorazione?
Pietro ha capito subito che tutti noi eravamo molto coinvolti dal progetto e ci ha lasciati liberi di esprimerci al meglio. È una persona estremamente sensibile. Eravamo e siamo diversi per tanti motivi e mentre giravamo non avevo ancora un’idea compiuta e completa di quello che avesse in mente ma poi quando ho visto il film finito ne sono stata toccata e commossa. Sono felice di aver lavorato con un regista e con altri colleghi più o meno miei coetanei in un film anarchico sotto ogni punto di vista, non immaginavo che il risultato finale andasse così oltre ogni mia immaginazione.
Chi è il personaggio che interpreta?
Sono Eva, il nome della femmina del peccato originale, un nome simbolicamente molto bello in cui è facile identificarsi, è quasi l’archetipo dell’amore. Porta nel film la parte emotiva più profonda e ha una forte importanza per il personaggio di Enea, fa scattare dinamiche inaspettate: i due si incontrano e si amano e il loro diventa un amore piuttosto solido nonostante la deriva di un giovane inafferrabile e sfuggente che sta da tutte le parti e da nessuna parte, con i suoi sogni e le sue ambizioni, un vulcano di energia invischiato nel crimine più per vitalità giovanile che per sete di potere. L’incontro con questa ragazza con cui cerca di creare una famiglia è per lui uno squarcio di luce che attraversa la sua vita e lo mette di fronte a un bivio. È la prima cosa che lo paralizza un po’, lo ferma, gli fa fare delle rinunce e lo porta a cercare di uscire da certe dinamiche. Non credo che Eva sia ossessionata dal bisogno di capire fino in fondo la zona d’ombra di Enea ma cerca di proporgli un’alternativa, di tirarlo fuori da quel piccolo acquario in cui è radicato perché lei ha un’altra temperatura, un’altra frequenza, uno slancio nel tentare di salvare il prossimo, uno slancio che però poi cade nel vuoto. Il loro incontro è una metafora per dirci che forse l’amore è l’unico momento in cui c’è un vero armistizio con la vita, in cui smettiamo di combattere e ci abbandoniamo, anche se poi c’ è un imponderabile con cui dobbiamo fare i conti e che non si prevede e dobbiamo arrenderci al corso del destino.
In Eva c’è anche qualcosa di lei?
Ho cercato di dare ad Eva una temperatura diversa rispetto alla mia, io sono un po’ veloce, lei invece decelera, spezza il ritmo degli eventi, ribalta il punto di vista di questo ragazzo per cui l’amore rappresenta una sorta di incidente “rivoluzionario”, una famiglia che sostituisce quella originaria, e ho girato il film immaginando che i due si amassero molto intensamente. Ho cercato di dare vita e stabilità a un personaggio che sembra laterale, quasi sullo sfondo, ma non lo è affatto: è una figura femminile che non doveva essere solo di rappresentanza ma una donna che si porta dietro la vita. Eva ed Enea sono molto diversi ma questo non prevede nessuna forma di giudizio, in questa storia ognuno cerca di trovare una via per la felicità e porta avanti la propria battaglia. Lui ha scelto di gestirla vivendo una vita a 300 all’ora per non perdersi nulla, è un personaggio omerico che vuole compiere delle imprese e costruire, ma lo fa in maniera più intimistica, senza danneggiare gli altri.
Ricorda qualche momento particolare della lavorazione?
“Non posso che parlare bene della mia esperienza in un film che abbiamo preso tutti molto sul serio divertendoci tanto, dovrei parlare di momenti che sono durati per l’intero periodo delle riprese, in un clima molto giocoso in cui siamo tornati tutti a essere un po’ bambini. Ogni giorno erano previste sul set delle scene che avevano qualcosa di vagamente surreale rispetto alla realtà che raccontavamo. Ho trovato davvero sorprendente la calma e l’equilibrio con cui Pietro ha saputo gestire un’impresa decisamente grande, ha vinto una difficile battaglia riuscendo a girare il film che voleva nonostante avesse una grande responsabilità, avendolo scritto, diretto e interpretato. Facevamo tutti il tifo per lui. È stato messo in condizione di agire al meglio fin da subito da Lorenzo Mieli che è un produttore che lascia il potere agli artisti dando loro quello che serve per portare a termine quello che hanno sognato. Una dinamica speciale e una forte sinergia si è creata in particolare tra me, Pietro e Giorgio Quarzo Guarascio alle prese con i nostri diversi personaggi di Eva, Enea e Valentino: ci siamo amati da subito, quando ci siamo ritrovati una sera insieme prima di iniziare a girare ci siamo conosciuti, riconosciuti e voluti bene con tutto quello che ne consegue. Ognuno di noi ha avuto sempre una speciale accortezza verso l’altro. Ci siamo protetti a vicenda e abbiamo creato un nucleo affettivo ed emotivo che difficilmente eliminerò dalla mia vita, credo proprio che noi tre rimarremo molto legati per sempre.