“La scelta dei sindacati dei lavoratori delle Fondazioni lirico-sinfoniche di confermare lo sciopero delle ‘prime’, addirittura sine die com’è stato duramente sottolineato, è incomprensibile perché colpisce il pubblico più appassionato dell’opera, trasmette un senso di inaffidabilità all’intero sistema e complica la possibilità di attrarre in futuro sponsor privati nell’azione di rilancio e stabilizzazione del settore, così come accade in tutto il mondo. Si tratta di una decisione poco costruttiva e autolesionista”.
Lo dichiara il Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, in merito alla decisione dei sindacati di rinunciare all’ipotesi di intesa preliminare per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle Fondazioni lirico-sinfoniche.
“Il settore delle Fondazioni, che sono 14, è sotto osservazione. Nel 2022 ha comportato per lo Stato e per gli enti pubblici territoriali un impegno di spesa di 420 milioni di euro, che equivale a 1 milione e 150mila euro al giorno. Sono somme importanti che impongono una riflessione – continua Mazzi – E’ indubbio che l’opera rappresenti un’eccellenza italiana e come tale vada tutelata e sostenuta ma non è detto che un domani non lo si possa fare con un minor numero di Fondazioni, da rendere più competitive e sostenibili, o magari con l’ingresso di nuove Fondazioni in sostituzione di altre che non riescono a tenere il passo”.
“Dopo aver salvato il Maggio Fiorentino – spiega il Sottosegretario – il Ministero della Cultura ha messo tutto l’impegno possibile, come riconosciuto dagli operatori del settore, per favorire la trattativa tra Anfols, l’Associazione Nazionale delle Fondazioni, e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, con l’assistenza dell’Aran. Per rafforzare l’impegno di Anfols il Ministero ha individuato e assegnato risorse aggiuntive pari a 8 milioni di euro. Un intervento straordinario mai accaduto prima. Tutte le organizzazioni sindacali nazionali avevano firmato una pre-intesa che avrebbe consentito finalmente di entrare nel merito del confronto ma il Coordinamento Nazionale Unitario l’ha rifiutata, arrivando a definirla ridicola, dopo vent’anni di attesa per un nuovo contratto collettivo”.
“Com’è possibile pensare che un governo possa rimediare in un colpo solo all’asserita cattiva gestione di almeno dieci governi negli ultimi vent’anni? Verrebbe da chiedere a questi lavoratori come mai non siano riusciti a farsi ascoltare da quei governi. E quanti scioperi abbiano fatto in passato per protestare e se reputino gli scioperi la risposta più utile verso chi mostra oggi massima disponibilità a costruire un percorso. Lo sforzo fatto è vanificato soprattutto se si pensa che, per non disperdere quegli 8 milioni di euro, il Ministero sarà costretto a disporne l’immediata assegnazione a favore di un altro settore dello spettacolo, diverso dalla lirica. E questo dispiace”, conclude Mazzi.