Pablo Trincia ha partecipato oggi al talk “Dove nessuno guarda” nell’ambito delle celebrazioni di “Sky 20 anni”. Di seguito un estratto del suo intervento al Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, a Roma.
Il panel riprende il titolo del podcast originale di Sky Italia e Sky TG24 realizzato da Chora Media e curato dallo stesso Pablo Trincia, “Dove nessuno guarda – Il caso Elisa Claps“, che a novembre diventerà un’inchiesta originale a puntate su Sky TG24. ”Il titolo ‘Dove nessuno guarda’ fa riferimento ad un caso incredibile, di una ragazza che viene ritrovata nel luogo esatto in cui era scomparsa. Dentro questo caso ci sono tanti misteri, tanti personaggi che entrano. Con Sky abbiamo realizzato un progetto a 360 gradi, quindi non solo il podcast, ma anche la serie in video, per creare un progetto che permetta di assorbire la storia ma anche di vederla”.
Trincia, giornalista e autore televisivo, ha raccontato anche il mestiere di podcaster e di come avviene il racconto attraverso il podcast: “Noi facciamo un lavoro che non è un lavoro meccanico, che non è tecnico, ma abbiamo a che fare con le vite delle persone, con storie e avvenimenti a volte drammatici, a volte traumatici, a volte difficili. Una storia ti deve innanzitutto colpire, io rispondo molto d’istinto… Ma la scintilla da sola non basta, ha bisogno del gas per accendere un fuoco, e quindi il passo successivo è capire se quella storia si può fare, se ci sono i testimoni, se parlano, bisogna contattarli, cercarli, se ci sono i documenti, se ci sono le fonti…”. ”Quando ti rendi conto invece di avere gli ingredienti puoi lanciarti in questo ‘salto nel buio’ perché poi non sai mai cosa scoprirai. Serve sempre un atto di coraggio”.
E svela un curioso retroscena del podcast: “Se si vuole raccontare una storia, bisogna andare nei luoghi. Questo significa cercare i testimoni bussando a tante porte. Mi ricordo che cercavamo in Inghilterra una testimone molto importante che abitava in una di quelle casette a schiera tutte uguali. Sapevamo la via ma non avevamo il civico, la via era lunghissima e abbiamo bussato a tutte le porte della strada. Non avevamo neanche una foto, solo il nome. Poi finalmente siamo riusciti a trovarla. Non bisogna mai demordere, quando stai cercando qualcuno ci devi veramente provare”.