É STATO IL FIGLIO foto di scena


É STATO IL FIGLIO

un film di DANIELE CIPRÌ

Tratto dall’ opera “ E’ STATO IL FIGLIO ” di ROBERTO ALAJMO edita dalla ARNOLDO MONDADORI SpA

con TONI SERVILLO, GISELDA VOLODI, ALFREDO CASTRO, FABRIZIO FALCO

foto di scena fabio zaied, maila iacovelli

 

 

SINOSSI

Il racconto viene narrato in un tempo futuro, all’interno di un ufficio postale, in un giorno come tanti. E’ un signore trasandato di nome Busu, ad introdurre la storia della famiglia Ciraulo, come le altre microstorie che di giorno in giorno racconta per uccidere il tempo che consuma la sua solitudine. C’è chi lo ascolta, c’è chi invece ad un certo punto si stanca e va via, lasciandolo solo in quella interminabile giornata d’inverno. Busu però si sofferma più a lungo sui Ciraulo, raccontandone anche i dettagli, quasi come gli appartenessero. La famiglia Ciraulo è composta da sei persone: Nicola è il capofamiglia, Loredana sua moglie, Tancredi è il figlio maggiore e Serenella la figlia più piccola. Nonno Fonzio e Nonna Rosa, i genitori di Nicola, vivono insieme a loro. Abitano nella periferia di Palermo. Nicola si arrabatta per mantenere tutti rivendendo il ferro vecchio delle navi in disarmo. Le loro vite anche in questa realtà molto dura, scorrono in una relativa serenità. Fino a quando, al ritorno da una gita al mare, insieme con i Giacalone, loro amici e vicini di casa, un proiettile vagante, destinato ad un regolamento di conti fra bande rivali, colpisce a morte la piccola Serenella. La disperazione è incommensurabile. Ma si apre uno spiraglio di speranza per un cambiamento economico quando Giacalone suggerisce a Nicola di chiedere un risarcimento che lo Stato riconosce alle vittime della mafia. Il miraggio di ricevere un’ ingente somma di denaro dovuta spinge la famiglia a spendere i soldi prima di incassarli, indebitandosi con tutti, pensando che la liquidazione da parte dello Stato sia imminente. Invece i mesi passano e i debiti crescono tanto da spingere Nicola a cadere nelle mani di un usuraio, grande amico di Giacalone. Quando finalmente la somma arriva, una volta pagati i debiti, l’importo iniziale si è notevolmente ridotto. Oltretutto i Ciraulo, non solo non hanno un conto in banca, ma non sanno neppure che cosa siano le coordinate bancarie. Nicola ancora una volta si rivolge all’onnipresente “grande amico e vicino di casa” Giacalone che saggiamente gli consiglia di non tenerli in banca “perchè ci guadagnano solo iddi.” Come sempre Nicola esegue alla lettera il consiglio del suo grande amico e vicino di casa. La famiglia allora si riunisce per decidere come investire i soldi e ognuno vorrebbe realizzare il proprio desiderio. Ogni richiesta viene puntualmente smontata con varie perorazioni da parte di Nicola che solo alla fine palesa la sua idea: un’auto di lusso , una Mercedes. E a poco a poco riesce a convincere quella ovviamente perplessa platea affermando che scegliere quell’auto, è scegliere la dignità. Quella macchina è simbolo di ricchezza e la ricchezza è l’unico status che la gente rispetti, soprattutto nel loro quartiere. Con questo miraggio d’onore eterno riesce a persuaderli. La Mercedes diventerà per i Ciraulo più che il simbolo della ricchezza, il simbolo della Miseria della Ricchezza, strumento di sconfitta e di rovina.

 

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