Lidia Vitale bella serie internazionale Apple “Drops of God” – Intervista di Paolo Calcagno

 

Lidia Vitale bella serie  internazionale Apple “Drops of God” 

Intervista di Paolo Calcagno 

 

“Riesci ancora a farmi sentire in quel modo”, il rimpianto di Neil Diamond che ci incantava con“September morn”. E sarà un settembre tutto a ” modo suo” quello che attende Lidia Vitale, a partire dal suo cavallo di battaglia, il monologo “Solo Anna”, straordinario ritratto della Magnani che nell’ultimo decennio ha emozionato i due mondi. Romana, 51 anni, Lidia Vitale è attrice di forte stampo temperamentale, un’alta marea di energie e dolori mediterranei, che possono scatenare risentimenti antichi come quelli della tragica vedova che si ritrova a capo di una famiglia della mafia pugliese in “Ti mangio il cuore”, il sulfureo film di Pippo Mezzapesa, che le è valso i prestigiosi premi “Alida Valle”, al Bif&est di Bari, il Nastro d’argento (Nuovo Imaie) e il trofeo del Prato Film Festival.

-      Recentemente, l’abbiamo apprezzata in“Il primo giorno della mia vita”, di Paolo Genovese, e in “Esterno notte”, di Marco Bellocchio: quali i nuovi titoli in arrivo?

“Sono nella serie di Apple “Drops of God” (Gocce del Signore), coproduzione Francia-USA- Giappone, tratta da un manga sul vino: il regista è Oded Ruskin, io sono la protagonista del sesto episodio nel ruolo di una  produttrice di vino in Trentino. I due protagonisti della serie cercano la formula speciale del vino che io detengo e produco. La mia apertura verso estero prevede anche il film“Verona”, di Timothy Scott Bogart, dove sono “Lady Montecchi”, mamma di Romeo: è la versione in musical di “Giulietta e Romeo” dal punto di vista di Giulietta, mio marito è  l’attore inglese Jason Isaxs. E’un film da non perdere, bellissimo, pazzesco. Sul versante italiano, invece, deve uscire “Vangelo secondo Maria”, di Paolo Zucca: sono Anda, mamma di Maria che se la vuole vendere al miglior offerente, ma lei si ribella. Sempre queste madri carine faccio, mi sto specializzando in crudeltà. Il film è tratto dal libro di Barbara Alberti, i protagonisti sono Alessandro Gassman e Benedetta Porcaroli”.

-      Lidia, tutto è partito 20 anni fa con quella strepitosa nidiata di attrici e attori lanciati da Marco Tullio Giordana nel capolavoro “La meglio gioventù”.

“Sono entrata nel Cinema come assistente del produttore Carlo Degli Esposti. Poi, il regista Alberto Sironi mi notò e mi fece fare “Il furto del tesoro”, dove c’era un giovane Luca Zingaretti, e lì ho iniziato a fare la vedova. I ruoli femminili sono pochi, nei copioni  c’è il “primo ruolo femminile”ma non è quasi mai quello della protagonista. Tanto i copioni li scrivono quasi sempre gli uomini: bisogna cambiare sta’ cosa. Come? Occorre scrivere al femminile, con le storie attuali pare che dopo i 40 anni una donna è morta, non ha più nulla da raccontare. Qualche settimana fa, ne parlavo con Antonella Finocchiaro: lei sta facendo qualcosa, io ho scritto un “lungo”, “Ama’”, che vuol dire un sacco di cose, dipende da come si legge: l’ho scritto con Gianluca Manzetti, regista giovane, è una storia pop-rock sull’abuso di un’adolescente negli anni ’80. Cerco chi lo produce. Come regista, ho girato già 5 “corti”, nell’ultimo, “Tra fratelli”, c’è mia figlia Blu Yoshini (il suo nome vuol dire “bell’e buona”), ha 26 anni ed è ne “Il sol dell’avvenire”, di Moretti”.

-      Sento in arrivo il vecchio ritornello di un femminismo malinconico.

“La mia militanza femminista è diversa da chi crede che il modello patriarcale sia qualcosa ereditata dagli uomini. Sono con Jean Fonda che a Cannes ricordò che ai suoi tempi non c’erano donne-registe e aggiunse “E nemmeno ci sembrava una cosa strana”. C’è bisogno di fare un processo di consapevolezza nuovo, dialogante , anche lo stesso uomo si deve liberare di sto’ modello. Non vedo il maschio come il nemico. Sono estranea a un complesso vendicativo, non bisogna assumere le attitudini del maschio per sostituirsi a lui. In fondo, sono fortunata, faccio le vedove, non sono la moglie di… Mi piacerebbe che ci fossero ruoli alla pari di protagonisti maschili e femminili. Invece… Ho girato due film contemporaneamente e in entrambi lavavo i piatti”.

-      Certo, la Magnani non correva il rischio di doversi adattare a ruoli minori. Con il monologo “Solo Anna”la sta celebrando da oltre dieci anni, a teatro e nelle piazze, ai Festival, nei Centri culturali  e nelle case private. Per i 50 anni dalla morte della Magnani ha in mente qualcosa di speciale?

“Il 26 settembre, a Roma, alla Casa del Cinema, farò una lettura per la riedizione del libro di Patrizia Carrano “Tutto su Anna – La spettacolare vita della Magnani.”. Il monologo lo tengo in vita perché spero che se ne faccia un film. Questa donna è stata un portento, la Magnani era una femminista prima che coniassero il termine,  già negli anni‘50 si batteva per quello che  vogliamo noi, oggi.  “Solo Anna”è nato nel 2012, a Los Angeles, all’Actors Studio, tratto da “Roman Nights”, dell’insegnante e commediografo Franco D’Alessandro, come studio sul percorso dell’attrice, insieme abbiamo fatto“Solo Anna”. Mi associano ad Anna ma siamo diverse, abbiamo vissuti paralleli, qualcosa di ancestrale, entrambe siamo madri single e come attrici abbiamo in comune la voglia di scegliere , di volercela fare a tutti i costi. Anna non rinunciava alla sua indipendenza, lottava per l’autonomia del femminile. Ho imparato molto da lei, le devo di essermi liberata dalla rabbia, vedendo la sua da molto vicino. Grazie a lei”.

Paolo Calcagno      

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