Speciale Oppenheimer – Terza parte: SCENOGRAFIA, LOCATIONS, COSTUMI, MUSICHE e FOTOGRAFIA

 SCENOGRAFIA

La missione di costruire il mondo di Oppenheimer è stata affidata alla scenografa Ruth De Jong, che ha già lavorato su pellicole del calibro di Nope, Noi – Us e Manchester by the Sea.

De Jong e Christopher Nolan hanno passato settimane immersi nella ricerca per sviluppare un’estetica che fosse autentica senza dover necessariamente essere obbligata a riferimenti precisi. Nolan tende a preferire un look senza tempo per i suoi film, anche in un’opera come Oppenheimer ambientata in un preciso periodo storico. Nolan ha incoraggiato De Jong a non essere eccessivamente rigida sui dettagli dell’epoca. Per il regista è stato importante calcare la mano sul modernismo, permettendo a macchine, telefoni o altri pezzi di tecnologia del momento di arrivare. Questa scelta è determinata dalla volontà di raccontare la storia di un uomo che sta inseguendo il futuro, ma raccontata comunque dalla sua prospettiva. “Chris continava a dirmi che non stavamo girando un documentario,” ricorda De Jong fra le risate. “Questa indicazione è stata di grande aiuto perchè mi sarei altrimenti immersa nella parte di ricerca. Invece, il nostro processo ci ha spinto a studiare, a comprendere l’essenza, e poi superare le questioni di forma e andare a fare il nostro film.”

 

Los Alamos Nel 2021, De Jong ha iniziato a lavorare con Nolan, la produttrice Emma Thomas e il produttore esecutivo THOMAS HAYSLIP sullo sviluppo di una scenografia che potesse garantire tutto ciò di cui c’era bisogno con la massima efficienza. Il film è stato girato in cinque principali location, ma Nolan ha girato per la maggior parte del tempo in New Mexico. Il primo compito è stato quello di costruire la versione di Oppenheimer della cittadina di Los Alamos, base del Progetto Manhattan. “A Chris piaceva chiamarla la “nostra piccola città fantasma”, con pochi edifici e due pistoleri, e poco più,” racconta Hayslip. “Ma non c’è nulla di riferito a Los Alamos, e buona parte del nostro lavoro è stato speso nel creare un’illusione di quel luogo.”

 

• Nolan ha anche valutato l’ipotesi di girare il film nella vera Los Alamos, dove alcuni degli edifici costruiti per il Progetto Manhattan sono stati preservati. Ma nel complesso il luogo non corrisponde più a quegli anni, con strutture moderne, incluso uno Starbucks— che sarebbe stato molto complesso e costoso eliminare in via digitale.

 

• De Jong ha disegnato un’elaborata ricostruzione di Los Alamos, che poi è stata sviluppata come modello 3D per permettere di studiare tutte le possibili soluzioni. Piano piano il modello ha cominciato ad essere così grosso che è stato messo nel magazzino dell’ufficio di produzione. Ha iniziato a ridursi solo quando i produttori hanno cominciato a rendersi conto che una replica in scala reale di Los Alamos con esterni e interni avrebbe raggiunto un costo proibitivo.

 

• Con il modificarsi dei piani, è uscita una nuova strategia. Gli esterni sarebbero stati costruiti a Ghost Ranch, un’area di 8500 ettari, nell’area settentrionale del New Mexico, per girare poi buona parte degli interni nella vera Los Alamos. Questo approccio ha riempito di energia il cast, permettendo così a Cillian Murphy ed Emily Blunt di poter girare alcune scene nella stessa casa in cui la famiglia Oppenheimer visse. “Chris vuole che tutto appaia come autentico, sia nei veri luoghi in cui i membri del Progetto Manhattan vissero che nelle strutture costruite nuove di zecca,” spiega il produttore Charles Roven. “Un’altra prerogativa è che il film mantenga una componente artigianale, che non sia realizzato in uno studio o generato con gli effetti visuali. Si percepisce completamente nel film, in particolar modo lì dove c’è spazio per l’intervento umano, che si tratti di mettere la neve sulla terra o di creare delle increspature in un laghetto, motivo ricorrente del film, o addirittura come ha avvicinato la prima esplosione della bomba atomica.”

 

 

Il Luogo per il Test Trinity

• La squadra di Nolan aveva ricevuto il permesso per girare al White Sands Proving Ground, lo stesso posto in cui fu condoto il test Trinity. Ma la location è ancora oggi una base militare operativa, e la produzione non si è potuta permettere di fermarsi dalle sei alle otto ore ogni giorno durante la normale routine di esercitazioni e test.

• Al suo posto, Nolan ha fatto costruire la propria versione della base per il test Trinity, la cui caratteristica era una torre di acciaio di oltre 30 metri, e del bunker a distanza da dove Oppenheimer ha assistito la detonazione a Belen, in New Mexico.

 

Altre Locations

• Oppenheimer è stato girato sui terreni dell’Istituto di Studi Avanzati all’Università di Princeton, dove Oppenheimer e Einstein hanno lavorato insieme dopo la Seconda Guerra Mondiale, utilizzando l’edificio originale in cui Oppenheimer ha svolto il ruolo di Direttore.

• Il vecchio ufficio di Oppenheimer è stato rimodellato ed è apparso troppo moderno. Ma il vecchio ufficio di Eistein ha mantenuto le sembianze di un tempo e la produzione ha ottenuto il permesso di usarlo e arredarlo come ufficio di Oppenheimer. Inoltre, Nolan ha girato alcuni interni ed esterni della casa originale dove Oppenheimer e Kitty hanno vissuto in quegli anni.

FOTOGRAFIA

Oppenheimer ha segnato la quarta collaborazione fra Christopher Nolan e il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema, che ha già curato i precedenti film Interstellar, Tenet e Dunkirk, per il quale ha anche ricevuto una nomination per il Premio Oscar®. Nella filmografia di Van Hoytema ci sono anche altre pellicole come Lei – Her, Spectre, e Nope. “La sfida più grande che questo film mi ha portato è che è molto diverso dalle precedenti esperienze avute con Chris,” afferma van Hoytema. “In Interstellar, Dunkirk e Tenet, c’è una grande enfasi sull’azione. Oppenheimer è più vicino a un thriller psicologico; fa grande affidamento sui volti dei suoi personaggi.”

 

• “Lo stile della fotografia che abbiamo scelto insieme a Hoyte per questo film è stato allo stesso tempo molto semplice e comunque potente,” spiega Nolan. “Non abbiamo previsto barriere fra il mondo raccontato nella sua storia e il pubblico, evitando ovvie stilizzazioni al di là delle sequenze in bianco e nero. Ma in particolare con le sequenze a colori, volevamo una fotografia scarna e semplice, il più possibilmente naturale, per rivelare i tanti strati del mondo. Nei costumi, nelle scenografie o nelle locations, troverete la complessità del mondo reale con tutti i suoi dettagli.”

 

Oppenheimer è stato girato esclusivamente con macchine da presa di grande formato come Panavision® 65mm e IMAX® 65mm. “In primo luogo, una scelta del genere ti garantisce chiarezza,” afferma Nolan. “Lo spettatore è interamente immerso nella storia e nel mondo in cui lo accompagni. Nel caso di Oppenheimer, parliamo di una vicenda di grande portata che abbraccia più elementi. Ho voluto condurre il pubblico nelle stanze in cui tutto è avvenuto, come se fosse stato lì, a conversare con gli scienziati in questi momenti importanti.”

Le scene in bianco e nero hanno richiesto l’invenzione di un nuovo genere di pellicola. “Una delle prime chiamate è stata alla Kodak,” spiega van Hoytema. “Abbiamo chiesto se fosse disponibile un supporto a 65 millimetri in bianco e nero. Ovviamente non c’era perchè non l’avevano mai fatta prima. Per questo abbiamo voluto capire se era un’ipotesi percorribile. Appena hanno dato un segnale possibilista, siamo diventati fastidiosi come bambini piccoli. Fortunatamente hanno accettato la sfida e ci hanno messo a disposizione una pellicola prototipo sviluppata solo per noi, che abbiamo testato. Il risultato è stato straordinario.”

 

Le riprese sono diventate un esperimento ambizioso che combina il dramma umano con le macchine da presa più grandi che ci siano al mondo. “IMAX® è usualmente scelta per spettacoli dal vivo, per presentare panorami e trasmettere un senso di grandiosità,” spiega van Hoytema. “Ma dall’inizio, sono sempre stato curioso di   capire se sarebbe stata in grado di mantenere quella potenza anche con inquadrature più strette. È possibile girare l’animo umano? Saremmo riusciti a rendere questa macchina da presa uno strumento intimo? Con Oppenheimer, c’è stata un’evoluzione della mia professionalità. Per la prima volta, per riuscire a dare al progetto una direzione, ho messo in discussione tutto me stesso.”

Data la pellicola di grande formato e le due distinte versioni, fra colori e bianco e nero, la sfida di creare Oppenheimer con molteplici formati è proseguita in post produzione, fra montaggio, color correction e distribuzione, tanto in digitale che nella versione analogica.

 

COSTUMI

 

A lavorare con Christopher Nolan per la prima volta è stata la leggendaria Ellen Mirojnick, con una pluripremiata carriera lunga 40 anni, fra classici del calibro di Attrazione Fatale – Fatal Attraction, Wall Street, Basic Instinct e Speed. “Ho sempre apprezzato i film di Chris Nolan,” racconta Mirojnick. “Mi piacciono le storie che racconta e il modo in cui lo fa. Prende una vicenda e la seziona per poi rimetterla insieme con un talento chirurgico, senza mai perdere ritmo e senso della sorpresa. È elettrico. Diffonde un’energia che permette all’immaginazione e alla curiosità di muoversi nella pura eccitazione. Quello che ho trovato veramente interessante sulla vicenda di Oppenheimer è stato il livello di sintonia fra questo gruppo di geni che hanno esplorato un terreno sconosciuto con i loro esperimenti su fissione e fusione.”

 

Mirojnick ha disegnato per Cillian Murphy nei panni di Robert Oppenheimer costumi che riflettessero la figura di un uomo dai gusti raffinati. Il suo fascino è stato accentuato dalla scelta di sfumature blu per le sue camicie, per illuminare ancora di più il colore dei suoi occhi blu. Oppenheimer ha avuto la stessa silhouette attraverso tutta la sua vita. Mirojnick, attraverso la sua ricerca, ha scoperto che il suo peso è cambiato solo durante il periodo dello scoppio delle bombe, quando sembrò essere più voluminoso. Il suo stile comunque non cambiò mai.

Elemento distintivo dell’estetica di Oppenheimer era il suo cappello. C’è voluto tempo per Mirojnick e la sua squadra per identificarne le origini. La costumista si è rivolta ad artigiani newyorkesi e italiani per ricreare quella forma, ma in conclusione è stato Baron Hats, leggendaria casa di Hollywood, che lo ha rifatto alla perfezione.

Il cappello di Oppenheimer aveva delle linee molto definite, e Nolan ne conosceva ogni piega. “Solamente Chris aveva l’abilità di dargli la giusta forma,” sostiene Mirojnick. “Quando Chris lo toccava, si creava una magia. Lo muoveva, lo stringeva e riusciva a dagli quello che stavamo cercando.”

 

In contrasto alla curata semplicità di Oppenheimer, la versione proposta da Robert Downey Jr. di Lewis Strauss è sempre stata curata al dettaglio con sartorial di alto livello. I suoi costumi erano tutti su misura, con abiti fatti a mano, camicie cucite artigianalmente con le iniziali e cravatte ricreate esattamente come apparivano dalle fotografie. Tutto è stato realizzato per evocare ricchezza, prosperità e successo.

Da una foto che riprende l’audizione prima dell’incarico al Senato, Strauss indossava un abito nero, una camicia bianca e una cravatta gialla con una larga striscia blu scuro. Nolan ha voluto che Downey Jr. fosse vestito esattamente allo stesso modo per la scena dell’audizione. Mirojnick e la sua squadra hanno ricreato ogni pezzo d’abbigliamento per soddisfare le esigenze del regista, anche se la scena è stata comunque ripresa in bianco e nero

 

Non erano disponibili riferimenti per Jean Tatlock, interpretata da Florence Pugh, oltre a qualche scatto del volto. Perciò Mirojnick ha disegnato costumi per il personaggio che potessero esprimerne la personalità e anche le intenzioni dell’attrice. “Jean aveva una passione ardente che la consumava,” sottolinea Mirojnick. “Eravamo consapevoli di quello di cui avrebbe avuto bisogno per esprimere al meglio il personaggio.”

Kitty Oppenheimer, nella persona di Emily Blunt, passa da essere un’intellettuale mondana di città a una casalinga senza obiettivi abbandonata nel deserto. Per evocare un’anima debole e stagnante, Mirojnick ha disegnato un look eclettico per la Kitty di Los Alamos, un mix di capi alla moda e pezzi casual per suggerire l’idea che la donna avesse smesso di preoccuparsi del proprio aspetto.

 

Mirojnick racconta che le sfide più complesse sono emerse per vestire le comparse per le scene di Los Alamos, perchè è stato necessario trovare molti tipi diversi di costumi anche per aiutare il pubblico a cogliere rapidamente la natura di città di frontiera di questo segreto laboratorio di ricerca del’esercito. “C’erano scienziati, soldati, madri, inservienti e bambini, di tutte le forme e dimensioni, per un lasso di tempo che è durato anni,” spiega Mirojnick. “Inoltre, la squadra ha avuto il compito di verificare che ogni stagione fosse rappresentare in maniera corretta, tenendo conto che gli attori che stavano girando all’aperto nel freddo dell’inverno del New Mexico.”

MUSICHE 

 

Per creare la colonna sonora di Oppenheimer, Christopher Nolan è tornato a rivolgersi al compositore vincitore del Premio Oscar® Ludwig Göransson (la saga Black Panther), che ha già scritto le musiche per Tenet. “Il lavoro che Ludwig ha fatto per questo film è tanto personale in maniera molto profonda che capace di offrire uno sguardo storico,” spiega Nolan. “È riuscito nell’ottenere l’effetto di costruire un mondo emotivo per accompagnare il mondo che Ruth De Jong ha disegnato e Hoyte van Hoytema ha catturato con la macchina presa, dirigendo il pubblico nei dilemmi emotivi dei personaggi e delle loro interazioni con le difficoltà geopolitiche con cui sono costretti a confrontarsi.”

Nolan racconta di non avere avuto preconcetti sul tema musicale del film, ma ha comunque offerto a Göransson un’idea come punto di partenza. “Gli ho suggerito di utilizzare come base della colonna sonora un violino,” spiega il regista. “C’è qualcosa del violino che mi sembra molto appropriato a Oppenheimer. Il suono appare precario e totalmente legato alle emozioni e alla versione che ne offre il musicista. In un momento può essere incredibilmente bello e in un altro trasformarsi all’istante in qualcosa di spaventoso o amaro. Per questo, c’è una tensione, arriverei a definirla una nevrosi, in quel suono che credo possa in musica riprodurre l’intelligenza e le emozioni di Robert Oppenheimer.”

 

Göransson, ispirato dalle suggestioni di Nolan e dalle intense immagini che ha potuto vedere durante le prime fasi della pre-produzione, si è lanciato in un’esplorazione creativa per riuscire a sfruttare al meglio il potenziale espressivo del violino. Spinto dal forte desiderio di poter catturare il delicato e fragile legame fra bellezza e terrore, Göransson ha speso i propri sforzi creativi in una serie di accattivanti esperimenti. Tecniche come l’inserimento di glissati microtonali sono state impiegate per espandere la tavolozza Sonora, infondendo alla musica una qualità eterea. Collaborando con stimati musicisti della Hollywood Studio Orchestra, Göransson ha cominciato a dare forma al mondo musicale di Oppenheimer con un intimo assolo di violino per catturare l’essenza del personaggio. Man mano che la storia si evolve, l’orchestra ha espanso gradualmente il suo intervento passando a un quartetto e poi a un ottetto e infine a una grande ensemble di archi e ottoni. Questo approccio progressivo riflette la complessità crescente del viaggio di Oppenheimer, arricchendo il quadro musicale con nuove aggiunte.

 

• Durante i primi passaggi del processo di composizione, Göransson è stato fermo nel suo impegno a preservare l’essenza del violino e degli archi, scegliendo di non fare molto affidamento sulle moderne tecniche di produzione. “Il ritmo al cuore di queste   musiche è battuto da un’orchestra organica, con un tocco completamente umano,” spiega Göransson.

Oltre al tema realizzato per Oppenheimer, altri motivi musicali sono stati associati a specifici personaggi e il tema ha seguito lo stesso spirito. Per esempio, Kitty Oppenheimer e la sua storia d’amore con Robert sono stati accompagnati da una melodia al pianoforte ossessiva. Con la progressione del film e della colonna sonora, Göransson ha individuato dei passaggi strategici per introdurre elementi di produzione più contemporanei. In particolare, i sintetizzatori sono stati impegnati come elemento simbolico dell’imminente destino e delle profonde conseguenze della creazione di Oppenheimer, creando un’atmosfera ultraterrena per il motivo di Los Alamos

Durante la post produzione del film, la registrazione della colonna sonora ha impegnato un’intenso blocco di 5 giorni. Göransson, in base alla propria visione artistica, ha spinto sè stesso e tutto il gruppo di lavoro ai limiti della loro abilità tecnica. Il montaggio delle sequenze è accompagnato da una registrazione completa, non frammentata, molto complessa da ottenere, ripetuta numerose volte per la volontà di arrivare a un livello di perfezione.

 

EFFETTI VISIVI

Al contrario di quanto circoli su Internet, Christopher Nolan non ha fatto esplodere una vera bomba atomica in New Mexico per le riprese di Oppenheimer, così da poter filmare il fungo e la nebbia atomica dell’iconico test Trinity. Nolan e il direttore della fotografia hanno lavorato con i responsabili degli effetti speciali SCOTT FISHER (un veterano dei film di Nolan che ha vinto due Premi Oscar® per Interstellar e Tenet) e ANDREW JACKSON (che ha anche vinto un Premio Oscar® per Tenet) per produrre una versione cinematografica dell’esplosione atomica. Nolan ha subito messo un limite: convinto di preferire un’estetica fatta di elementi critica, il regista ha chiarito che non ci sarebbero state immagini generate in via digitale.

 

“Dall’inizio sono stato consapevole che il test Trinity sarebbe stata una delle cose più complesse da realizzare,” racconta Nolan. “Ero già stato impegnato in un’esplosione nucleare tramite CGI in Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno – The Dark Knight Rises, che ha funzionato veramente molto bene per quel film. Ma mi ha anche dimostrato che per un evento reale come Trinity, che è stato ben documentato con macchine da presa e formati sviluppati proprio per registrare quell’evento, l’intervento digitale non sarebbe riuscito a garantire il senso di minaccia che invece emerge nelle riprese dal vivo. Ci sono emozioni   viscerali in quel materiale. Lo puoi toccare e nel diventare concreto si rende tanto minaccioso quanto straordinario. Questa è stata la nostra sfida: trovare soluzioni analogiche per arrivare a quel livello di orribile bellezza del test Trinity.” Jackson e Fisher hanno cominciato a condurre degli esperimenti – spaccando insieme palline da ping pong, gettando vernice al muro, preparando soluzioni luminose di magnesio, e tanto ancora – e registrandole su piccole telecamere digitali, con primissimi piani a diversa frequenza di fotogrammi. “Abbiamo fatto vedere le cose che preferivamo a Chris,” racconta Fisher, “e lui ci ha detto che gli piacevano. Il problema è che dovevamo comprendere come girarle in maniera imponente con macchine da presa IMAX®.’” Per questo obiettivo è stato necessario sviluppare una lente fish-eye che potesse essere usata su IMAX® e Panavision®. Le immagini delle vere esplosioni atomiche sono state messe su pellicola per rimanere topsecret, ma è stato chiaro che la produzione faceva parte del Progetto Manhattan, un aspetto molto divertente a quanto pare. “Anche la loro troupe era un grande progetto scientifico,” afferma van Hoytema. “Ho provato un certo senso di gelosia a immaginare l’esperienza che hanno vissuto.” Alcune tecniche che la squadra di Nolan ha scelto per produrre lo spettacolo della fissione nucleare sono state usate anche per ricreare il mondo interiore di Oppenheimer. Anche in questa occasione, Nolan ha privilegiato gli effetti, evitando la CGI. “Spesso ha un senso risolvere alcune cose con la computer graphics, ma non mi sono mai sentito convinto che saremmo riusciti a ottenere qualcosa di valido nel rappresentare il personaggio di Oppenheimer,” racconta Nolan. “Siamo stati in grado di generare un incredibile catalogo di immagini personali, spaventose, idiosincratiche, bellissime, per riflettere i pensieri della persona che ha affrontato il passaggio dalla fisica di Newton alla meccanica di quantistica, che ha poggiato il suo sguardo nella materia per assistere alla vibrazione dell’energia, al punto da riuscire a sprigionarla e vedere dove avrebbe potuto condurre.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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