Tonino Zera e le location scelte per il CARAVAGGIO di Placido in sala dal 3 novembre

LOCATION / I LUOGHI DI CARAVAGGIO

 

Una delle principali sfide del film consisteva nella ricostruzione di un’epoca che aderisse alla visione del regista. Si trattava quindi di sovvertire l’immaginario corrente delle pellicole d’epoca ambientate alla fine dell’500 per realizzare un film vero, sporco e lontano dalla tentazione di una rappresentazione iconografica o patinata. Non è un mistero che il fascino della storia del Caravaggio deriva tanto dai suoi travagliati rapporti con l’essere umano quanto dal suo peregrinare quasi incessante da un posto all’altro. Proprio quest’ultima chiave narrativa è stata realizzata trattando l’ambiente circostante come protagonista attivo e non come mero sfondo della vicenda. La presenza dei luoghi all’interno del film è quindi espressiva e potente, sintomatica degli strati e delle classi sociali che Caravaggio usava frequentare. Lo spettatore sarà perciò catapultato dagli sfarzosi e mastodontici palazzi nobiliari e pontifici, passando per osterie popolari e strade di campagna, senza dimenticare le chiese e le fortezze divenute nel corso dei secoli dei monumenti pubblici per un’immersione e un coinvolgimento quasi sensoriale, nell’epoca e nelle atmosfere della narrazione.

Le riprese sono iniziate a Napoli il 21 settembre 2020 dopo una preparazione avviata dalla fine del 2019, quando lo scenografo Tonino Zera ha cominciato a lavorare con Placido e con la produttrice Federica Vincenti per lo studio delle reference, la realizzazione dei bozzetti, il lavoro sui colori, le palette, l’ atmosfera, ma anche per individuare posti incontaminati dalla modernità dove ricostruire gran parte degli ambienti. Per realizzare un film originale e autentico che frantumasse gli stereotipi dei luoghi di Caravaggio è stato quindi necessario ricostruire e reinventare alcuni spazi, come nel caso dei sotterranei di Caracalla che sono stati trasformati in strade cittadine piene di sporcizia, con mendicanti, acqua, cloache sempre nel segno di quell’autenticità che era al centro della visione del regista. “La scelta delle location non è stata semplice – sottolinea la produttrice Vincenti – La sfida consisteva non solo nella ricerca dell’aderenza storica e nell’estrema cura del dettaglio, ma anche in una ricostruzione d’epoca che non mirasse alla spettacolarizzazione ma piuttosto alla sostanza materica degli ambienti – c’è una grande differenza fra una scena “laccata” e una scena “vissuta”. E la stessa cura è stata impiegata, per esempio, nella creazione delle maschere per il Carnevale, che sono state realizzate a mano, una per una, e nella ricostruzione dei quadri”.

La ricerca scenografica ha portato all’individuazione di alcune ville dei Castelli romani in cui si sono svolte le riprese, da Villa Chigi, dove è stata ambientata parte della dimora dei Colonna, a Villa Aldobrandini, scenario della spettacolare festa del Cardinal Dal Monte. A Cinecittà sono state poi ricostruite le strade del centro di Roma, ma anche la bottega di Costantino, la bottega del Cavalier D’Arpino dove Caravaggio mosse i primi passi nel periodo romano, e la Casa di Lena ricreata nel Teatro 8. Anche lo studio di Caravaggio, l’ambiente più significativo del film, ha preso vita a Cinecittà. Per evitare il classico e consueto atélier d’epoca, visto che Caravaggio aveva vissuto anche a Palazzo Madama dal Cardinal Del Monte, l’idea dello scenografo Zera – che Placido ha immediatamente sposato – è stata quella di innovare rispetto a modelli precedenti realizzando una bottega d’artista che evocasse i sotterranei del Palazzo: un ambiente imponente nelle architetture ma sporcato dagli elementi di arredo, dalla presenza di un cavallo, dalla paglia per terra….uno spazio completamente diverso da tutti gli studi che aveva già visto e che lui stesso aveva realizzato in altri film. Una visione che comportava un lavoro minuzioso e un’ estrema cura del dettaglio e il supporto dei bozzetti realizzati da Francesco Sereni e Lucio Di Domenico.

L’altro luogo d’elezione del peregrinare di Caravaggio è stata Napoli, fondamentale nel racconto e affascinante fonte di ispirazione artistica e visiva per il regista, per lo scenografo e per tutti i capi reparto. Per le riprese sono state fondamentali le chiese del Rinascimento e inizio Barocco napoletano, dove sono state ricostruite la Cappella Contarelli e la Cappella Cerasi, ma anche Sant’Agostino. Santa Maria delle Anime del Purgatorio è stata invece trasformata in ospedale mentre in Santa Maria La Nova è stato ricreato il  Chiostro e la Chiesa della Vallicella. Nel Teatro Instabile è stato poi ambientato l’archivio di Castel Sant’Angelo e a Castel Dell’Ovo i sotterranei di Malta con la “Decollazione di San Giovanni”, una delle ultime opere di Caravaggio prima del ritorno a Napoli. La volontà di percorrere strade inedite e superare una rappresentazione iconografia già vista è stata applicata anche al lavoro sugli arredi e gli oggetti di scena che, dopo un lungo e accurato percorso di documentazione e ricerca, sono stati progettati e disegnati per essere poi realizzati ex novo grazie alla perizia tecnica e creativa degli artigiani del cinema italiano, come facevano i grandi scenografi da Dante Ferretti a Danilo Donati. Sono così stati realizzati libri, mobili, elementi di arredo, ma anche gli strumenti di lavoro di Caravaggio nonché i suoi meravigliosi quadri. In casi simili generalmente le pitture vengono semplicemente riprodotte su stampa, per L’Ombra di Caravaggio invece le opere sono state preparate su tela con delle basi materiche che al momento della stampa sono state patinate proprio per rendere le texture dei quadri molto più veritiere rispetto alle semplici riproduzioni fotografiche, inevitabilmente piatte. Con questa tecnica sono state quindi venute alla luce la “Conversione di San Paolo” della Cappella Cerasi, la “Crocifissione di San Pietro”, ma anche il “Martirio di San Matteo” nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi un quadro di 3,20 x 3 metri o la “Decollazione di San Giovanni” a Malta che misura 5 x 3 metri – opere davvero complesse che hanno richiesto un processo estremamente lungo, laborioso e accurato sia per le tele che per le cornici. E un grande impegno a livello artistico e produttivo.

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