POSTA (cinemotore@gmail.com)
Un famoso regista stamattina mi scrive “Quante luci a Cannes e quanto vuoto nel buio della sala…sono andato ieri a vedere ieri in sala un film italiano, eravamo due!”
“Mi sono girato, l’altra persona stava anche chattando, fortunatamente era dietro di me e non davanti. Vedere un continuo incontrarsi tra gente che vedi sempre a Roma (sempre gli stessi almeno a livello istituzionale li cambiassero), sfilare per dire io c’ero, fare riunioni istituzionali per stare li coprendo le spese… ” ,
“Presenziare per omaggiare un’arte che poi col biglietto non omaggia nessuno fa apparire tutto come avete detto anche già voi molto lontano”.
“Il cinema è un’arte popolare, non elitaria, è un’arte che deve parlare al popolo, deve comunicare al popolo. Ma questi film di cui lontanamente si sente li vedranno i giornalisti presenti, gli accreditati e chi ha preso qualche biglietto, perchè l’80-90% dei film non avranno una “vita” in sala: se la vita da sala dei film d’autore è quella vista ieri è una desolazione, è veramente la morte del cinema d’autore sul grande schermo” ,
“Si festeggia sé stessi forse… ma se il prodotto non arriva al pubblico resta tipo un lungo capodanno, spente le luci, ci si riprende dal frastuono e si sta a casa…nessuno sa nulla, restano viaggi istituzionali per panel dove ormai gravitano persone che vedi anche Roma sempre e che spesso non vedono i film. Per il resto l’immagine attuale del cinema (post pandemia) non è Cannes ma la sala ormai vuota. Quella di ieri e probabilmente molte di domani”