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Note sulla Produzione
Antartide: un continente straordinario e di incredibile bellezza. E’ anche la sede di un avamposto isolato, Thule Station, ove l’euforia di una grande scoperta scientifica da parte di un gruppo di scienziati internazionali, si trasforma in spaventosa esperienza a causa di una creatura aliena che ha la capacità di trasformarsi in un’ esatta copia di qualsiasi essere vivente, pur rimanendo disumana all’interno, nel thriller La Cosa.
La paleontologa della Columbia University Dr. Kate Lloyd (Mary Elizabeth Winstead di Scott Pilgrim vs the World) ha lasciato la quotidianità del suo laboratorio per prendere parte alla spedizione della sua vita, verso questa regione desolata.
Partecipa quindi ad un team scientifico norvegese condotto da Edvard Wolner (Trond Espen Seim di Fallen Angels ) che si imbatte con una creatura sepolta nel ghiaccio, e Kate – insieme agli altri due esploratori Dr. Sander Halvorson (Ulrich Thomsen de L’Ultimo dei Templari) insieme ad Adam (Eric Christian Olsen di NCIS: Los Angeles) si trovano di fronte ad un organismo che sembra essere morto congelato secoli fa.
Quando un banale esperimento nei pressi di questo avamposto, libera l’alieno dalla sua prigione di ghiaccio, Kate dovrà proteggersi insieme al pilota dell’equipaggio, Carter (Joel Edgerton di Warrior), ed al suo assistente Jameson (Adewale Akinnuoye-Agbaje di Lost), per impedirgli di ucciderli e distruggere tutto ciò che incontra. In questa terra estesa, l’alieno, il cui vero aspetto non si vedrà mai, essendo un parassita che assorbe i corpi nemici, cambia continuamente forma, imitando qualsiasi cosa con cui viene a contatto…. E mettendo gli umani l’uno contro l’altro, cercando di resistere per sopravvivere e prosperare.
La Cosa il prequel dell’omonimo film di John Carpenter del 1982, è diretto da Matthijs van Heijningen Jr. al suo debutto cinematografico. Il thriller è scritto da Eric Heisserer (Nightmare) ed è tratto dal racconto horror “Who Goes There?” di John W. Campbell jr.
Il thriller è prodotto da Strike Entertainment di Marc Abraham ed Eric Newman ( L’Alba dei Morti Viventi, In Time, L’Ultimo Esorcismo,I Figli degli Uomini). I produttori ed il regista van Heijningen sono stati supportati da uno staff che ha lavorato dietro le quinte, formato da Michael Abramowicz (Io Vi troverò, From Paris With Love) direttore della fotografia; scenografia di Sean Haworth (Thor, Avatar), costumi di Luis Sequeira (Beach – L’Infiltrato, Flash of Genius), musiche di Marco Beltrami (The Hurt Locker, Quel treno per Yuma), e montaggio di Julian Clarke (District 9, The Whistleblower) e Peter Boyle (The Hours, 1408).
Produttori Esecutivi J. Miles Dale (Hollywoodland), Davis Foster (La Cosa di John Carpenter), e Gabrielle Neimand (L’Ultimo Esorcismo).
NOTE SULLA PRODUZIONE
Riverse Engineering:
Gli inizi
La storia di La Cosa ha inizio nel 1938, quando uno dei padri della fantascienza moderna, il famoso autore John W. Campbell Jr. pubblica il suo romanzo “Who Goes There?”, una storia fantahorror che narra la scoperta di una navicella aliena sulla stazione di ricerca Antartide da parte di alcuni scienziati. Howard Hawks e Christian Nyby nel 1951, ispitati dal romanzo di Campbell, realizzano il film “La Cosa” da un altro mondo. Il thriller si incentra sugli standard paranoici tipici dei racconti di Campbell, con riferimenti al periodo della Guerra Fredda.
Dopo trent’anni, John Carpenter ha preso spunto dal libro di Campbell per il film da lui scritto e diretto La Cosa, nel 1982. Con i suoi straordinari effetti speciali, il film scritto da Bill Lancaster e prodotto da David Foster e Lawrence Turman, diventa un classico tra i thriller che ha ispirato generazioni di fan e filmmaker.
Nel 2004, i produttori Marc Abraham ed Eric Newman avevano appena pubblicato il campione di incassi di Universal L’Alba dei Morti Viventi, quando venne loro proposto un altro progetto da parte dei dirigenti dello Studio. Newman ricorda quella prima conversazione: “Nessuno ha miglior conoscenza e documentazione dell’horror, di Universal” dissero. ‘Qui c’è la nostra intera libreria. Cosa ne pensate di La Cosa?’ . La nostra prima reazione è stata quella di affermare l’impossibilità di poter fare una versione migliore dell’originale. E’ un film che non può essere rifatto”.
Dopo un’ attenta valutazione, Abraham e Newman restano affascinati dalla trama che passa dal reale alla paranoia. Abraham spiega: “Questa storia è sempre stata- in ogni sua evoluzione, che sia il film di Carpenter o il romanzo originale- incentrata sulla paranoia’. Egli considera infatti quelle tematiche “Fondamentali, perché non si sa mai se fidarsi totalmente o diffidare delle persone che ti trovi di fronte, anche in situazioni estreme”.
Newman aggiunge: “La prima cosa che abbiamo detto riguardo questa versione del film, è che la tematica principale riguardava soprattutto ‘sul chi ci si può fidare e chi no’. Più che mai viviamo in un’epoca in cui il nemico, molto probabilmente è la persona più insospettabile. I cattivi non indossano più l’uniforme”.
Una volta deciso di lavorare su questo progetto, si doveva riprendere la storia ed ampliare la versione fatta abilmente in precedenza. Spiega Newman: “La cosa che più volevamo era che il progetto rispettasse l’idea di Carpenter ma allo stesso tempo fosse creativo. Quel che da sempre mi ha incuriosito è sapere quale destino è occorso ai norvegesi, visto che nel film originale non è evidente”.
A sostegno di quanto finora detto, Abraham conferma la conoscenza enciclopedica del suo amico produttore, del materiale originale. “Eric è un vero appassionato di questo genere di film, e nutre un enorme rispetto per John Carpenter”, dice “Ha una tale memoria fotografica che conosce ogni singola battuta del film”. Una volta che abbiamo deciso di non voler fare il remake di La Cosa, gli è subito venuta in mente l’idea di raccontarci la storia del cane con il quale inizia il film di Carpenter”.
David Foster, che ha prodotto la versione di Carpenter, ha partecipato al progetto di Newman e Abraham come produttore esecutivo. Ha chiarito che “questo è un film a sé stante. Non è La Cosa di Carpenter, che ho apprezzato e che John vi dirà che è il miglior film che ha fatto. Dalla sua fine inizia un nuova storia. E’ molto importante che i fan di La Cosa sappiano che non stanno andando a vedere la stessa storia”.
Quando la notizia del prequel di La Cosa di Carpenterè diventata pubblica, Eric Heisserer ha promosso la stesura della sceneggiatura. Da grande e storico ammiratore, voleva assicurarsi che il film procedesse così come sarebbe piaciuto al lui. Commenta lo sceneggiatore: “Man mano che la stesura procedeva, avevo la sensazione di saltare su una granata, per così dire. Sapevo che se avessi soddisfatto il fan che è in me, avrei soddisfatto tutti i fan”.
Heisserer si è presentato alla riunione con i registi con molte idee riguardo a come dovrebbe essere il film. La sua versione doveva riprendere ed avvicinarsi molto alla visione di Carpenter.
Heisserer ricorda: “Mi sono focalizzato interamente sui personaggi e la storia. Mi sono concentrato sulla continuità ed il fattore sorpresa. Ho cercato di portare delle novità, cose mai viste prima.
Ho dato il massimo per fare qualcosa di inaspettato, in un mondo dove già diamo per scontato il risultato”.
In definitiva, Heisserer si rifà ai classici temi di suspance e paura. Dice, “Ho sempre considerato La Cosa un thriller paranoide, ai limiti della fiducia, di chi può dartela o a chi puoi darla”. Considerando Heisserer un collaboratore che condivideva le stesse loro idee, Abraham e Newman decidono di coinvolgerlo nel progetto.
I produttori non hanno avuto dubbi nell’affidare al regista Matthijis van Haijningen la direzione del thriller. Newman descrive il loro primo incontro: “Abbiamo iniziato a parlare del progetto senza mai smettere. E’ stato come un appuntamento senza fine”.
Questo veterano regista Olandese, dirige dunque il suo lungometraggio d’esordio, proprio in La Cosa.
Abrahams ammette di essersi appassionato alle capacità artistiche ed al fascino dei suoi racconti. “Questo ragazzo è un narratore” dice Abrahams. “In questo modo puoi dar loro un senso visivo. In tutti i suoi lavori si concentra molto sui personaggi e sulla loro autenticità. E’ stato molto bravo ad interpretare e rappresentare ciò che realmente aveva in mente. E’ stato coerente all’idea dell’originale. Era arrivato il momento che lui facesse un lungometraggio, e questa è un’ottima occasione”.
“Ho adorato il film originale; è uno dei miei preferiti”, afferma van Heijningen. “Mi sono buttato in questo progetto, e l’idea mi ha sconvolto. A volte mi svegliavo pensando: “Oh mio Dio, ma cosa sto facendo? Ovviamente ho sentito molta pressione. Ho fatto di tutto per compiere il più grande tributo al film originale”.
Così Heisserer, van Heijningen ed i produttori iniziano un periodo di intensa collaborazione durante la pre-produzione. Newman spiega: “Abbiamo esaminato alcune scene del film di Carpenter sulla sorte del gruppo di Norvegesi. Ci siamo chiesti: “Come possiamo, andando a ritroso, arrivare a questa situazione? Il ritrovamento della carcassa carbonizzata di una creatura mezzo uomo e mezzo alieno, un’ascia infuocata nel muro ed una torcia infuocata….”.
Paragonando questo processo ad un’autopsia, Heisserer estrapola: “Abbiamo reliquie nel film di Carpenter che ci danno indizi su cosa potrebbe essere accaduto al team norvegese. Ma hanno solo rilevanza forense. Abbiamo dovuto capire cosa fosse realmente successo, ed era determinante per il nostro lavoro”. “Questa meticolosa attenzione ai dettagli si è rivelata molto produttiva. Dice lo sceneggiatore”: “Perché li abbiamo esaminati con la massima concentrazione. E’ stato straziante, ma incredibilmente gratificante”.
Per garantirne la correttezza, i filmmaker hanno passato molto tempo ad esaminare ogni singolo fotogramma del film di Carpenter, facendo sì che i momenti cruciali diventassero dei riferimenti precisi e chiari nel nuovo lavoro. “Come fan del film, ci siamo sentiti a nostro agio in questo mondo” dice Newman. “Ne avremmo potuto parlare tutto il giorno, e lo abbiamo fatto. Sarebbe stato impossibile per noi lavorare su questo film senza conoscere a fondo il quello di Carpenter. Questa è stata la linea adottata fin dal primo giorno”.
L’attenzione del team ai dettagli era così palese che i filmmaker hanno voluto che Marco Beltrami, compositore della colonna sonora del film, introducesse alcuni pezzi della musica originale dell’italiano Ennio Morricone (nota come Humanity Parte II) del film del 1982. Abraham afferma: “C’è qualcosa di incredibilmente inquietante in quel pezzo. Trapela sangue e paranoia da quelle note…. E sapevamo che dovevamo rendergli onore”.
Interpreti e personaggi
Nel La Cosa i realizzatori hanno bilanciato gli elemento sovrannaturali con gli aspetti più tradizionali della narrazione. Newman spiega: “Quando fai un film dell’orrore cerchi di descrivere una realtà che non esiste. Hai l’obbligo di mostrare la realtà in modo ancor più attinente al vero laddove non si rappresentano situazioni inverosimili. A partire dal cast”.
La paleontologa della Columbia University, Dottoressa Kate Lloyd è il personaggio centrale della storia. Newman afferma: “Il film originale di Carpenter ha un protagonista maschile. Tradizionalmente sia in Rosemary’s Baby, Alien e L’Esorcista è la donna che è protagonista. Allo stesso modo la versione del 1982, di stampo maschile. Kate invece è l’eroina, perfetta in questa storia”.
Mary Elizabeth Winstead è stata scelta per interpretare lo scienziato che va ad Antartide per un’incredibile opportunità lavorativa. Eppure questa occasione si rivela ben presto un grande errore. Sulla protagonista femminile, il produttore Dale commenta: “Ho lavorato con Mary in di Scott Pilgrim vs the World, dove interpretava un ruolo totalmente differente. Possiede versatilità, serietà, pathos e forza. Possiede tutte le caratteristiche di cui Kate ha bisogno”.
La Winstead aggiunge affermando che lei è una grande fan del film di Carpenter ed è onorata di aver contribuito a portare sugli schermi questa nuova storia. “La scelta della protagonista femminile ci ha da subito contraddistinto”, dice. “Kate deve essere una ragazza molto intelligente, con grande personalità e forza di volontà. E’ difficile riuscire a ben rappresentare una donna con una tale energia, in modo realistico”.
Il fatto che Kate è una delle due donne all’interno del gruppo di scienziati composto da soli uomini, da’ modo alla Winstead di dover far emergere il suo personaggio. “Ognuno dovrebbe avere un approccio particolare di fronte ad una donna in determinate situazioni”, dice la Winstead. “E non è facile per lei emergere essendo solo una delle due donne in mezzo a molti uomini. Per questo si è creato un rapporto particolare tra tutti i personaggi”.
Kate stringe un legame molto forte con Carter, uno dei tre piloti elicotteristi. Nato in modo naturale, non è mai sfociato in un legame sentimentale. Spiega Newman: “Il rapporto tra Kate e Carter, una delle relazioni centrali del film, non è mai stata pensata come una storia d’amore. Assomiglia molto di più ad un rapporto di fiducia”.
Oltre ad essere affiancato a Kate in veste di un partner affidabile ed empatico, i filmmaker hanno pensato a Carter per evocare MacReady, il personaggio interpretato da Kurt Russel nel film di Carpenter. Carter è proprio il tipo di uomo che avrebbe conosciuto e lavorato con il pilota del maverick del 1982.
Il Joel Edgerton di Warriors ha dimostrato di essere la persona adatta ad interpretare il suo ruolo. “Joel è stato, in primo luogo, l’attore giusto”, dice Newman. “E’ un attore brillante sia sul palco che sul set, ed avevamo bisogno del suo intuito. Non abbiamo avuto il tempo di dare ad ognuno il proprio momento di gloria per trasformarlo in eroe. Avevamo bisogno di qualcuno che apportasse spessore ad ogni scena”.
Sebbene avesse interpretato molti ruoli nella sua carriera, l’Australiano Edgeton non ha mai avuto un ruolo come quello di Carter. “Non credo di aver mai interpretato l’eroe prima d’ora”, dice. “Nessuno di così eroico come Carter, il tipo che si butta nel caos ed il genere di uomo che ti tira “fuori di qui”. Mi sono molto divertito”.
Come molti altri componenti del cast del prequel, Edgerton è stato un fan devoto del film di Carpenter ed ha supportato van Heijningen nella ricerca ed osservazione dei dettagli sul set. L’attore osserva: “Matthijs ha raccolto un grande gruppo di attori. Girando tra i set, osservavo come erano vestiti e come si presentavano gli attori, tutto sembrava disgustoso ma perfettamente consono a quello che si voleva rappresentare, ed è rimasto molto fedele all’immagine che Carpenter ha voluto rappresentare nel suo film”.
L’uomo che accompagna Kate alla frontiera di ghiaccio, è il brillante ricercatore Dottor Sander Halvorson, interpretato dall’attore danese Ulrich Thomsen. “Il mio personaggio è stato chiamato ad Antartide a seguito del rinvenimento di un essere nel ghiaccio”, spiega Thomsen. “Nel contesto della storia, Sander rappresenta il cattivo, perché durante questa scoperta, ha asportato un campione di tessuto dell’alieno senza che gli fosse data l’ autorizzazione. Ma da scienziato, non ha saputo aspettare. La creatura è tornata subito in vita, ed in maniera folle”.
Sander è direttamente responsabile del dramma che ne è derivato, e Thomsen era interessato tanto quanto i filmmaker a sottolineare questa colpevolezza. Thomsen ha voluto riportare alla luce questi temi, in chiave moderna. “Sander non li ha affrontati totalmente”, dice. “Cercava di dare una giustificazione alla sua colpa, ma allo stesso tempo doveva sopravvivere; ma non sempre ci è riuscito”.
Eric Christian Olsen interpreta Adam Goldman, l’assistente ricercatore di Sander, che inizialmente convince Kate per la spedizione ad Antartide. Descrive il suo personaggio: “Adam è incredibilmente abile a gestire le dinamiche del mondo scientifico, amalgamandosi egregiamente con personaggi più intelligenti di lui, e ad assicurarsi di essere sempre la persona giusta al momento giusto”. Olsen, riguardo le relazioni interpersonali all’interno del film dice: “Anche di fronte alla presenza di un mostro, quel che più importante sottolineare è quello che faremo noi umani per l’istinto di autoconservazione”.
Eppure, quest’istinto di autoconservazione personale sarà ben presto soppresso per il bene della popolazione. Newman spiega: “La Cosa riguarda anche la responsabilità sociale di queste persone. La fuga può essere la cosa migliore per una persona, ma non per la popolazione. Con la mia fuga la creatura può circolare liberamente, e mettere in pericolo l’intero pianeta”.
L’interprete favorito di Lost, Adewale Akinnuoye_Agbaje, si è assicurato il ruolo di Jameson; un pilota elicotterista che vola accanto a Carter. Descrive Jameson come colui che porta ironia all’interno del film. L’attore inglese osserva: “Serviva in questo sacry movie una figura leggera ed ironica, e questa è Jameson. Ha sempre la battuta pronta. E’ molto leale, e sa con chi non deve scherzare”. L’amicizia tra Jameson e Carter risale al passato. Akinnuoye-Agbaye spiega: “Hanno passato un periodo molto duro durante la guerra in Vietnam. Si sono molto legati”.
Focalizzando la storia sul campo Norvegese, van Heijningen decise di dare un ulteriore tocco di autenticità, selezionando attori norvegesi per i ruoli chiavi all’interno del film. Anche gli altri filmmaker accettarono entusiasti l’idea, e l’intero team si è adoperato per il casting di attori di questa regione d’Europa.
Newman spiega: “Matthijs è stato piuttosto insistente nel voler dare autenticità al cast, perciò ha voluto coinvolgere molti attori norvegesi, benché non sapessero parlare un ottimo inglese. Perciò con l’aiuto di Denise Chamian, direttore di casting, abbiamo fatto un approfondito casting in Norvegia”. Con dei Norvegesi che interpretavano Norvegesi i filmmakers hanno voluto ulteriormente sorprendere il pubblico. Newman continua: “Se si dispone di star di Hollywood in questo genere di film, presupponi che la star non morirà o non diventerà una persona cattiva alla fine del film. Con questo cast invece, tutto può succedere a chiunque…. Ed è quel che succederà”.
La produzione ha convocato una serie di attori famosi Norvegesi nel film per interpretare il gruppo di ricercatori e personale di supporto per la base di Antartide. Tron Espen Seim interpreta il famoso geologo Edvar Wolner, un amico di vecchia data di Sander al quale chiede di poter andare a studiare i campioni dell’esemplare congelato. Egli è affiancato da Jorgen Langhelle, padrone del cane Lars; Jan Gunnar Roise è l’autista e la guida del gatto delle nevi Spryte, Olav; e Stig Henrik Hoff è Peder, il braccio destro armato di Edvard.
Secondo la Winstead, gli elementi Norvegesi in La Cosa contribuiscono ad aumentare la tensione. “Il fatto che si tratti di una base norvegese aumenta il senso di paranoia”, aggiunge. “Quando parlano tra loro, non sai se si stanno coalizzando contro di te. Aumenta realmente la tensione. E’ emozionante lavorare in un film Hollywoodiano ricco di così tante presenze scandinave”.
Il co-protagonista Edgerton aggiunge: “La maggior parte degli interpreti è norvegese.Si ha così un confronto linguistico e culturale. Aumenta la paranoia nel contesto del film che è allo stesso tempo fatto di scontri tra uomini, e tra uomini ed alieni”.
La produzione per i ruoli secondari ha selezionato artisti come Kristofer Hivju nel ruolo del nervoso ricercatore Jonas; Paul Braunstein è Griggs il terzo membro dell’equipaggio di Carter; Kim Bubbs è Juliette, una scienziata francese; Jonathan Lloyd Walzer è Colin l’eccentrico inglese; Jo Adrian Haavind è Henrik; e Carsten Bjornlund è Karl, il veterano radio operatore.
Creature ed effetti speciali
Nel film di Carpenter del 1982, gli effetti speciali del pioniere Rob Bottin rappresentarono una grande innovazione del genere. Quegli effetti speciali rappresentano ancora un punto di riferimento. L’evoluzione della tecnologia ha permesso ai filmmaker di scegliere tra l’uso esclusivo di CGI, e la combinazione tra CGI ed effetti speciali.
Per gli appassionati del genere e nello specifico di La Cosa , il timore era “Che avremmo dovuto fare uno spettacolo interamente in CGI”, secondo Newman. La decisione finale si rivelerà poi più semplice. “Avevamo l’obbligo di fare più che realmente potevamo per questo film”, dice Newman. “Tuttavia, in realtà l’esperienza e il CGI hanno funzionato molto bene insieme”: La fusione del lavoro di Bottin e l’uso della nuova tecnologia.
Il regista van Heijningen la tensione dell’attesa del mostro deve generare ancor più timore della vista del mostro stesso. “Oggi abbiamo la capacità di fare le trasformazioni in CG, ma il risultato finale migliore è sempre dato dalle protesi” dice il regista. “Ho provato ad ottenere il miglior mix tra CGI e protesi. Il modo di girare è come quello usato da Bottin. Non vedi il dettaglio, e lasci che sia il pubblico ad immaginare il mostro”.
Tom Woodruff Jr ed Alec Gillis per Amalgamated Dynamics Inc (ADI), sono co-designer e co-creator degli effetti speciali e make up. Abraham spiega quanto fosse importante che il loro lavoro fosse fatto bene. Dice: “Per questi ragazzi, il film di Carpenter è come Quarto Potere, il loro Lawrence d’Arabia. Anche se provano una certa riverenza, morivano dalla voglia di dire “Anche noi sappiamo fare quel genere di cose!” Troppo tempo è passato, quasi 30 anni da quando è stato fatto il film di Carpenter. Per gente come Alec e Tom questa era l’occasione per rendere omaggio ad un film determinante nella loro vita. Non credo che avrebbero accettato questo lavoro se pensavano di non farcela”.
Woodruff dice: “La concezione della creatura di Bottin e del suo team ha avuto un impatto molto forte su tutti noi, e che ha dato vita ad un’evoluzione in questo settore.Avere tra le mani il prequel è scoraggiante ma allo stesso tempo è un sogno”.
Gillis aggiunge: “Abbiamo fatto in modo di essere più fedeli possibile all’originale, in quanto era già all’ora un film all’avanguardia. Vogliamo porre delle regole a questa creatura, su cosa può fare e soprattutto cosa non può fare. E’ lì che inizia il divertimento”.
Woodruff e Gillissono d’accordo con van Heijningen che la creatura deve apparire in maniera fulminea, solo raramente per intero. Spiega Gillis: “Questo è un film dell’orrore dove alcune cose sono oscure, non necessariamente tutto deve essere mostrato. Siamo stati attenti a come tirar fuori le sorprese. Ed è qui che entrano in gioco il trucco e gli effetti speciali. Forniamo un effetto illusorio molto vicino alla realtà, tattile, che invade il corpo fino a coinvolgerlo”.
Il processo creativo di Woodruff e Gillis inizia dall’idea dell’aspetto esterno della creatura, fino alla sua realizzazione. Così sono sempre loro a dover decidere dove l’animazione deve intervenire, dove i manichini o le protesi, o dove invece si necessitano tutte e tre le cose.
Essi hanno apprezzato che il regista è sempre stato in accordo con il loro punto di vista. Woodruff commenta: “Matthijs ha capito che stavamo andando oltre al solo fatto di muovere creature e pupazzi sul set. Ha intuito che volevamo trovare il modo più efficace per far sì che fossero parte integrante della storia. Ha avuto le idee molto chiare su come svelare i vari aspetti della creatura all’interno del film”.
Il suo socio conclude: “Abbiamo impiegato tutti i trucchi di nostra conoscenza. Avremmo potuto costruire il più sofisticato personaggio d’animazione, ma è sempre bene avere per le mani un pupazzo. Nessuna tecnica è da considerare obsoleta, né troppo all’avanguardia”.
Per completare gli effetti speciali ha contribuito un gruppo di prim’ordine specializzato in effetti visivi. Il produttore di effetti visivi Petra Holtorf-Stratton descrive l’approccio: “Abbiamo puntato al realismo. Matthijs è rimasto molto impressionato dal lavoro di Image Engine in District 9 e dal realismo delle creature. Sono venuti con delle ottime idee. Ci siamo inoltre rivolti alla ADI per curare l’aspetto delle creature e gli effetti speciali. L’obiettivo è quello di dare l’aspetto migliore al film”.
Il regista fa un esempio pratico riguardo il suo interesse della fusione tra effetti artigianali e CGI: “Ho pensato che se il mostro può trasformarsi e cambiare aspetto quando vuole, la sua struttura deve essere translucida. Perciò si possono notare le vene ed i muscoli che si modificano tra una trasformazione ed un’altra. E’ straordinario vedere questa trasformazione del corpo mediante l’utilizzo del CGI, mentre per effetti più grandi si utilizzano le protesi.
La fine del Mondo
Progettando La Cosa
Lo scenografo Sean Haworth ha dovuto affrontare una grande sfida creativa dovendo iniziare a lavorare su La Cosa: ha dovuto progettare l’aspetto del film, estrapolandolo dalla precedente versione di Carpenter. Haworth spiega: “E’ stato un gran lavoro di osservazione, senza poter trascurare ogni minimo dettaglio. Tra i tanti indizi che emergevano o che erano stati trascurati bisognava dar loro un nuovo senso e rivalorizzarli”.
Haworth ha letto riviste di persone che sono stati in Antartide, revisionato molti documentari ed osservato parecchie immagini per designare l’aspetto del film voluto da lui stesso e dal regista. “Si tratta di una base Norvegese, ma i personaggi provengono da molte parti del mondo”, afferma lo scenografo. “Ogni personaggio porta con sé parte della propria vita: foto di famiglia, oggetti personali, libri da leggere e musica da ascoltare”. Il cast Norvegese è stato una buona fonte di informazioni per lui. Ad esempio gli hanno suggerito delle canzoni famose nel 1982 che poteva intonare il gruppo della Thule Station.
Molte riprese in La Cosa si svolgono nel campo di ricerca Norvegese di Antartide. Il film è stato girato nel nord della Columbia Britannica, a Toronto e nelle sue vicinanze. Riguardo le riprese in BC, Newman dice: “Ci sono molti spazi senza alberi che ricordano l’Antartide, senza doverci necessariamente andare. Il fatto di aver terminato le riprese a Stewart (BC), vicino il posto dove hanno girato il film originale, non è casuale”.
La posizione ha permesso ai filmmaker di scegliere i luoghi adatti a suscitare un senso di paranoia. Newman aggiunge: “Questa è stata un’esperienza claustrofobica per i personaggi. Bastano trenta passi fuori dal campo per perderti e morire congelato in meno di un’ora. <la realtà del posto si avvicinava molto al nostro scopo. Era fondamentale rappresentare la bellezza del luogo, ma allo stesso tempo la sua pericolosità”.
Per il produttore esecutivo David Foster, è stato piuttosto surreale rivedere il mondo di La Cosa, durante le riprese. Egli nota: “Mentre giravamo in Canada, sono tornato indietro di trent’anni. Anche se il nostro protagonista è un’eroina piuttosto di un eroe, Kate deve analogamente interpretare un personaggio impavido ed altrettanto potente come MacReady nell’avamposto americano. Chi non lo conosce bene, può facilmente ritrovarsi sul set precedente nel deserto ghiacciato”.
La Winstead ha trovato le location assolutamente adatte per l’interpretazione del personaggio. “L’isolamento è un elemento molto importante nel film, ci si abitua alla solitudine, e non sai più di chi ti devi fidare e di chi non devi”; dice. “Trovarsi in un luogo così vasto, senza nessun aiuto, senza trovare nulla per molti chilometri, porta alla paranoia ed alla claustrofobia”.
La scelta della location è stata dettata anche da altre esigenze della produzione, come il fatto di radere al suolo il campo, con l’intervento di alcuni stunt men che hanno dovevano avere a disposizione molto spazio per essere colpiti da lanciafiamme. Anche una cava fuori Toronto è stata utilizzata durante la produzione. Haworth ed il suo team hanno dovuto ricreare l’Antartide su una base di rocce e ghiaia. Le previsioni del tempo non hanno dato la certezza sulle condizioni desiderate, Haworth è dovuto ricorrere a creare ambienti artificiali, soprattutto per formare uno strato omogeneo di neve.
“Abbiamo iniziato a sperimentare ogni tipo di metodologia per creare la neve”, ricorda Haworth. “Il nostro fantastico artista scenico ha speso molto tempo a testare. Ha pensato un metodo infallibile per la produzione di neve artificiale, con l’utilizzo di molta cera fusa, ed ha creato dei macchinari specifici per produrre e spruzzare la cera in grandi quantità”. Dover ricreare l’Antartide ha dato vita a molte sfide al gruppo di scenografi. “I carpentieri ed i pittori di scena hanno creato la neve con la cera, e gli addetti agli effetti speciali hanno prodotto 92 tipi di neve. E’ stato impiegato molto “olio di gomito” e fatica per il raggiungimento del risultato”.
La neve artificiale è stata un gran successo. Nonostante le condizioni climatiche che oscillavano tra afa e piogge torrenziali, dopo tre settimane di riprese, la neve è rimasta inalterata. Passarci sopra dava la stessa sensazione di camminare sulla neve fresca.
La Winstead racconta: “Ogni volta che calpestavo la neve artificiale ed il ghiaccio, avevo la sensazione del freddo. E’ impressionante il fattore psicologico che si ha”.
Edgerton ricorda un altro avvenimento: “All’inizio di Aprile si gelava”, dice. “Verso la fine delle riprese, facevano 30 gradi Celsius ed avevamo ancora gli stessi abiti…. Vestiti come se fossimo ad Antartide. Usciti da lì abbiamo indossato pantaloni corti e canottiera. La temperatura era mite”.
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