“….dovrò metabolizzare il premio intitolato a Vittorio Gassman che mi verrà consegnato stasera qui al Petruzzelli. A proposito: oggi è il 1° aprile, non si tratta mica di uno scherzo, vero?”.” Per il penultimo giorno di incontri del Bif&st 2022 al Teatro Petruzzelli, stamattina è stato proiettato “Ghiaccio”, il film che segna il debutto alla regia del cantautore Fabrizio Moro insieme ad Alessio De Leonardis. Protagonista del film (accanto a Giacomo Ferrara), Vinicio Marchioni che per questa interpretazione ha vinto il Premio Vittorio Gassman per il migliore attore protagonista e che, nell’occasione, ha incontrato il pubblico al termine della proiezione, rispondendo alle domande di Maurizio Di Rienzo e del pubblico. Nel film, Marchioni interpreta il ruolo di Massimo, un ex pugile che proietta il suo passato e il suo fallimento da aspirante professionista su un giovane cui riconosce un grande talento ma che rischia di perdersi tra i debiti suoi e quelli che ha lasciato il padre, ucciso anni prima. “Per il loro primo film Moro e De Leonardis hanno pensato subito a me per il ruolo di Massimo, mi hanno fatto leggere la sceneggiatura e io sono rimasto colpito dall’umiltà e dalla serenità con i quali il mio personaggio affronta il suo fallimento. Massimo ha deciso di diventare un padre di famiglia, di affrontare una vita di sacrifici, di alzarsi ogni giorno alle 4 del mattino per scaricare le cassette di frutta al mercato, tutto per continuare a occuparsi di pugilato, perché un pugile resta un pugile per tutta la vita. E i valori che ha acquisito durante la sua attività sportiva cerca di trasmetterli ai suoi figli e al suo giovane allievo. C’è una frase del film che trovo emblematica. Quando finalmente il suo allievo vince sul ring e diventa professionista, lui dice: ‘Questa sera abbiamo vinto tutti’, riferendosi non solo al giovane pugile e a se stesso ma anche all’intera comunità della borgata romana del Quarticciolo dove vive, in un periodo, la fine degli anni ’90, in cui erano lontani i tempi della pandemia e della guerra che avrebbero reso le persone più chiuse in se stesse, più egoiste, più lontane e più aggressive”. Un ruolo, quello di Massimo, che ha richiesto una lunga e intensa preparazione fisica: “Mi sono allenato per tre mesi, due volte al giorno - ha raccontato Marchioni - nella palestra di Giovanni De Carolis, campione del mondo dei pesi supermedi, mentre mia moglie Milena Mancini mi sottoponeva a una dieta ferrea. Tra l’altro, poco prima di iniziare il film, mi era uscita una spalla sul set della miniserie ‘Alfredino – Una storia italiana’ e proprio De Carolis, insieme al suo fisioterapista, mi hanno aiutato a rimettermi in sesto e proseguire nella preparazione. È stata veramente dura, il primo mese non dormivo per i dolori alle ossa“. “Dalla sua palestra - ha proseguito - siamo poi passati alla palestra dove è stato girato il film e che esiste veramente al Quarticciolo. È una palestra che fu occupata e ristrutturata da un gruppo di ventenni dell’epoca e che da allora ha tirato fuori dalla strada e dal crimine tantissimi ragazzi. Qui ho ritrovato gli stessi odori e la stessa atmosfera che aveva respirato nella palestra di De Carolis, mi sono sentito a casa“. Su Fabrizio Moro: “È un grande raccontatore di emozioni che fino ad ora aveva affidato solo alle canzoni. Mentre Alessio De Leonardis, del quale è amico da anni e che è stato regista dei suoi videoclip, conosce la tecnica cinematografica, Fabrizio seguiva la recitazione, ogni tanto alzava la testa dal monitor, si dirigeva verso di noi e ci dava indicazioni emotive, tipo ‘qui devo piangere’, ‘qui devo innamorarmi’ e così via. Da questo punto di vista si è rivelato un grandissimo regista, diverso da molti altri“. Uno spettatore ha chiesto all’attore quanto la balbuzie possa avere condizionato la sua carriera. “Non sono mai stato discriminato - ha risposto - ma onestamente all’inizio, quando ero ancora uno sconosciuto, ha rappresentato un problema ai provini quando qualcuno poteva pensare ‘ma questo come pretende di fare l’attore?’, il che era assolutamente lecito. Anche il primo anno di Accademia è stato duro. Nel tempo, però, la mia balbuzie ha rappresentato per me la grande possibilità di imparare a parlare per tutta la vita. L’ho trasformata in un’arma in più: per superarla sul set, ho sempre imparato anche le battute degli altri per poi agganciarmi bene con le mie. Non nego, però che ogni volta, prima di andare in scena, mi faccio sempre il segno della croce!”. Ben quattro i film in uscita che vedono Vinicio Marchioni nel cast: “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido, “Siccità” di Paolo Virzì, “Buon viaggio ragazzi” di Riccardo Milani e “I vicini di casa” di Paolo Costella. “Ho lavorato tanto e adesso voglio fermarmi un po’, finire di scrivere un film che vorrei realizzare, proseguire la tournée teatrale di ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ che tra l’altro l’inverno prossimo sarà anche qui a Bari, al Teatro Piccinni. Ah, poi dovrò metabolizzare il premio intitolato a Vittorio Gassman che mi verrà consegnato stasera qui al Petruzzelli. A proposito: oggi è il 1° aprile, non si tratta mica di uno scherzo, vero?”.