The Batman – CREARE GOTHAM

Per l’aspetto del film, Reeves e il suo team, inclusi il direttore della fotografia Greig Fraser e lo scenografo James Chinlund, avevano un’ambizione specifica: progettare un ‘Bat – mondo’ mai visto prima. Dice Reeves: “Abbiamo visto versioni fantasy teatrali di Gotham, versioni incredibili nei film di Burton e le versioni molto pratiche che ricordano quasi James Bond nei film di Nolan. La nostra storia del crimine racconta la storia di un luogo, e quel luogo è Gotham, e volevo che fosse un mondo sospeso”.

Reeves desiderava creare un mondo che fosse allo stesso tempo plausibile e irriconoscibile. “Non volevamo che Times Square sostituisse Gotham Square”, dice, “così abbiamo aggiunto grattacieli e un treno sopraelevato all’architettura gotica di Wellington Square a Liverpool, con l’idea che la guardi e pensi: “Dove si trova?” Gotham è uno dei personaggi del film, e poiché i crimini alludono alla storia della corruzione della città, l’idea della presenza di quel luogo come personaggio, era fondamentale”.

Fraser è stato immediatamente coinvolto dalla visione di Reeves. “Mi piace leggere un progetto e non sapere come realizzarlo all’istante”, afferma. “Se leggo un progetto o ne parlo con un regista e me ne vado leggermente terrorizzato, ci sto. Batman ha una storia cinematografica tanto forte ed è stata rifatta da più registi straordinari. Detto questo, non mi lancio col paracadute né vado su skateboard o moto, ma cerco di mettermi alla prova quando faccio un film, e questo progetto sicuramente mi ha incuriosito fin dall’inizio”.

Il professionista è stato coinvolto nel progetto attraverso il personaggio del protagonista. Osserva: “L’unica cosa di cui Matt ed io abbiamo parlato all’inizio era che volevamo fare un film che fosse oscuro, ma non così oscuro da risultare inguardabile. Doveva attrarre un folto gruppo di persone, ma il tono doveva tornare al Batman iniziale dei fumetti, con un Bruce Wayne ‘spezzato’, e un Batman che ne è il risultato.

Reeves e Fraser, che hanno avuto modo di conoscersi a fondo durante la produzione della pellicola sui vampiri “Blood Story”, avevano già parlato di Batman prima dell’inizio delle riprese. “È stato molto facile entrare nella visione di Matt. Ha un modo particolare di vedere il mondo ed è un regista meticoloso. In questo senso somiglia molto a Batman”, afferma sorridendo. “Avendo già lavorato insieme conosco il suo approccio, e volendosi avvalere del lavoro di James Chinlund era chiara la direzione che ha scelto per il film. Batman: Anno Uno è stato il riferimento principale, ed il trampolino di lancio per quello che sarebbe diventato il nostro film: la storia di un Batman più giovane e cupo, che avrebbe delineato l’aspetto del film.

“Una delle cose che mi preoccupava all’inizio era l’oscurità”, continua Fraser. “Nello specifico come creare un’oscurità luminosa, che suona come un ossimoro, ma ci sono vari modi per illuminare un’immagine, e al contempo l’oscurità nel personaggio. Il costume e la maschera di Batman sono molto scuri: cercare di cogliere l’anima di un personaggio attraverso un costume scuro, attraverso occhi scuri, è molto difficile, perché è una sfida illuminarlo abbastanza da cogliere le emozioni senza alterare il mood. Quindi, durante il test della telecamera era chiaro che dovevamo evitare una linea di luce di riempimento sugli occhi, per ridurre il contrasto e fornire un’illuminazione alle zone in ombra,  trovando quell’equilibrio del vedo-non-vedo dei dettagli”.

Riguardo Selina Kyle, tuttavia, a Fraser è stata data la possibilità di esplorare un tono estetico diverso. “Mi sono divertito moltissimo, perché Zoë assorbe la luce e la riflette in un modo unico”, dice. “Ha una pelle e dei lineamenti bellissimi e ho scoperto di poter giocare con i colori con lei. In generale abbiamo cercato di rimanere semplici, e di non essere troppo esigenti con l’illuminazione, ma con Zoë ho scoperto che spesso, aggiungendo il colore ciano alla fonte di luce che la stava illuminando, la faceva saltare fuori dalla scena dandole chiarore”.

Alla base di tutte le decisioni di Fraser, c’era il desiderio di dare autenticità all’aspetto generale. “Questo film doveva essere illuminato in modo naturale, il che significava che ogni singola luce doveva essere pratica e funzionale. In ogni grande città c’è luce praticamente ovunque, quindi volevamo assicurarci che ogni set avesse un’illuminazione concreta al centro. Non volevo che il pubblico avesse l’idea che la luce provenisse da altra fonte: tutte le fonti che illuminavano il backlot che abbiamo costruito erano effettivamente piazzate sul set, quindi potevo in qualsiasi momento cambiare l’aspetto del set accendendo le luci giù esistenti. Questo è stato un grande vantaggio, perché significava che tutto sembrava reale. Ha anche permesso agli attori di vedere quale sarebbe stato lo sfondo, consentendo loro di interagire emotivamente con esso. Inoltre ha consentito la corretta integrazione della luce tra il primo piano, la parte centrale e lo sfondo, rendendo gli effetti visivi molto più semplici e quindi, molto più efficaci”.

Anche per i movimenti della telecamera, Fraser e Reeves hanno optato per un approccio radicato. “Abbiamo spostato la telecamera delicatamente”, afferma Fraser. “Raramente si sposta o si inclina, o cattura più movimenti contemporaneamente; l’abbiamo spinta in avanti o indietro, fatto panoramiche o dropping. Il film è complesso e profondo riguardo all’ambientazione, alla storia e al personaggio, e la telecamera ha dovuto fare un passo indietro ed essere quasi come un osservatore imparziale, non confondendo il pubblico muovendosi troppo. I movimenti semplici della telecamera ci hanno consentito di non complicare la storia”.

Lungo tutto il percorso, Fraser è stato guidato dalla visione e dallo stile di lavoro del suo regista. “Matt è un regista e sceneggiatore molto meticoloso e attento ai dettagli, e desidera andare oltre ciò che appare in superficie sul set, per approfondire le caratterizzazioni. Vederlo lavorare con gli attori è incredibile, perché Matt ha una direzione molto particolare che ricerca, e dà agli interpreti lo spazio e la libertà di trovare quella stessa direzione.

Lo scenografo James Chinlund è stato ugualmente ispirato dal desiderio di Reeves di presentare il mondo di Batman in un modo completamente nuovo e fresco. “Volevamo disfare il mondo e trovare un nuovo spazio”, dice. “Con la leadership e la visione di Matt, penso che siamo davvero giunti a un’idea tutta nostra”.

Chinlund, che è un grande fan di Batman sin dalla sua infanzia, ha preso il comando da una direttiva specifica. “Matt voleva assicurarsi che presentassimo un mondo che fosse plausibile, che potresti trovare dietro l’angolo o in fondo alla strada, un mondo connesso al nostro che avrebbe coinvolto il pubblico. Molti dei riferimenti visivi di Matt erano i film degli anni ’70 e la fotografia di quell’epoca, così come la grinta e la sporcizia di New York di quel periodo. Questa è stata la genesi o il DNA del mondo di “The Batman”.

“Stavamo anche pensando agli effetti della corruzione e della criminalità, nonché al cambiamento climatico”, continua. “Questo ci ha aiutato a dettare le regole visive che abbiamo seguito in tutto il percorso, arrivando ad un mondo tutto nostro: sicuramente contemporaneo, simile alle città americane come Detroit e Cleveland, ma allo stesso tempo unico”.

Chinlund ha costruito l’estetica di Gotham sull’idea che in passato ha vissuto un periodo d’oro, ma che nel corso degli anni la corruzione ha portato a questo enorme declino. Come se il tempo si fosse fermato, lo sviluppo della città si è congelato. Gran parte della nostra ispirazione per l’aspetto di Gotham proviene dall’architettura Gotica rivisitata in chiave più romantica del cinema americano. Abbiamo quindi incorporato un tentativo congelato di modernizzazione, che ci ha permesso di creare degli edifici abbandonati e arrugginiti, degli enormi grattacieli rimasti incompiuti. La costruzione del World Trade Center negli anni ’70, ad esempio, è stata di grande ispirazione; si vedevano lastre di acciaio salire verso l’orizzonte. Ho adorato il modo in cui quegli scheletri d’acciaio nell’orizzonte si sono sposate con le forme Gotiche, permettendoci di creare un mondo che sembrava moderno, ma non brillante e nuovo. Si poteva notare il fallimento del sistema nell’orizzonte stesso”.

Reeves e Chinlund hanno voluto contrastare la tavolozza colori generalizzata, che tendeva al cupo e all’oscurità, creando un tono diverso nel quartiere a luci rosse, dove vive Selina Kyle. “Siamo stati ispirati da alcuni dei film di Wong Kar-Wai, in termini di texture e motivi”, dice Chinlund. “C’è una gamma di colori romantica in alcuni di quei film che abbiamo amato, quindi abbiamo inserito un po’ più di colore in quelle scene, come i neon e l’illuminazione stradale. Il nostro mondo è prettamente cupo, e quello era un ambiente in cui potevamo far brillare un po’ di colore”.

Durante la pre-produzione, il team ha creato dei set utilizzando la realtà virtuale, che ha consentito a Reeves, Chinlund e Fraser di progettare gli stessi, aggiungere telecamera e illuminazione e, indossando delle cuffie per realtà virtuale da qualsiasi parte del mondo si trovassero, spostarsi nel set virtuale prima ancora che fosse costruito. Ciò ha consentito a Reeves di apportare modifiche al set secondo le sue esigenze creative e pratiche.

Chinlund descrive questa tecnologia, osservando: “La cosa grandiosa della produzione della realtà virtuale è che ti consente di ‘provare’ le modifiche ai set e di sentire lo spazio. Puoi mettere degli obiettivi sui mirini e vedere il tipo di ripresa che puoi ottenere, quindi se bisogna spostare un muro, è molto meno costoso del caso in cui l’hai già costruito. Ti consente di pianificare meglio il processo di realizzazione delle riprese, prima di passare alla costruzione”.

Dopo aver mostrato il set nella realtà virtuale, Reeves ne ha riconosciuto immediatamente la funzionalità soprattutto verso la collaborazione tra tutti i dipartimenti creativi e degli effetti impegnati nel film.

Reeves afferma: “Avevo già lavorato utilizzando la VR perché ti fa sentire in prima linea nella cinematografia. L’idea di creare virtualmente Gotham, il duro lavoro di James con gli artisti per cercare di rappresentare questa città in un modo che fosse davvero caratteristico, e dove si potesse vedere il nostro ponte con il design del buco della serratura – perché quello era il progetto di James – era così emblematico per la storia e così importante. Allo stesso tempo, stavamo ancora cercando di capire come usarlo e come effettuare delle riprese: un’impresa tanto impegnativa quanto elettrizzante. Anche l’estensione del set, che nella realtà non è poi così grande, ma quando ti giri si nota il resto dell’edificio e cosa c’è dietro, è tutta virtuale: un’esperienza strana e davvero emozionante. È una bella tecnologia”.

“Il nostro obiettivo era rappresentare il mondo intero in VR, quindi consentire a Matt di creare degli storyboard e shot-make”, afferma Chinlund. “Stavamo aprendo nuovi orizzonti, ed è stato eccitante vedere la potenza dello strumento e la sua efficacia nel processo di Matt. Penso che abbia creato una relazione molto più efficiente tra il dipartimento artistico, gli effetti visivi, gli storyboard e la pre-visualizzazione”.

Per Fraser, la tecnologia digitale è stata “una svolta. Potevamo intravedere il film sei mesi prima della costruzione del set, consentendoci di prendere decisioni sull’illuminazione, sul blocking, persino sulla modifica delle dimensioni o della direzione da cui proveniva la luce chiave perché sapevamo in anticipo il blocking del film. Poter vedere e controllare tutto, non basandosi solo su modelli, per noi realizzatori è stato inestimabile”.

Durante la fase di scouting della pre-produzione, il team addetto alle location ha esaminato diverse città americane, tra cui Chicago, Pittsburgh, Cleveland e New York, ma ha deciso di fare base a Londra per le riprese principali. Chinlund all’inizio aveva dei dubbi, ma in seguito a dei sopralluoghi a Manchester, Liverpool e Glasgow, ne ha riconosciuto il potenziale.

“Abbiamo notato un’architettura Gotica decaduta che non c’è negli Stati Uniti”, dice. “Ci ha dato una reale opportunità di combinare costruzioni pratiche e alcune location a Chicago, includendo la ricca architettura del Regno Unito, e provare a intrecciare tutto in una città americana mai vista prima”.

Alla fine, Liverpool, Glasgow e Londra hanno fornito le location, mentre i Leavesden e i Cardington Studios i teatri di posa e gli spazi per le grandi costruzioni del set. Le riprese della seconda unità si sono svolte anche a Chicago, con controfigure sulla moto e sulla Batmobile, oltre a filmati di droni che sono poi stati perfettamente intessuti nel footage principale.

Tuttavia, creare il panorama di Gotham è stato complicato. Chinlund afferma: “Ci siamo resi conto che sarebbe stato vantaggioso trovare un luogo in cui avremmo potuto girare, e che ci avrebbe permesso di capire il modo in cui la luce si riflette sugli altri edifici. Abbiamo trovato una location a Lower Manhattan che abbiamo usato per ancorare il grattacielo incompiuto, e poi abbiamo ricostruito il mondo intorno ad esso. Questa è diventata una parte fondamentale dell’area del Tricorner Bridge di Gotham. Quindi”, sorride, “c’è un pezzo di Lower Manhattan, che dopotutto era l’essenza della nostra città”.

Gran parte delle riprese si sono quindi svolte tra location e set, ma gli effetti visivi, guidati da Dan Lemmon, naturalmente hanno dato un contributo importante. La produzione di “The Batman” ha utilizzato dei display LED digitali (LED Volume technology) per dare vita a gran parte delle location. I LED hanno permesso ai realizzatori di vedere gli sfondi direttamente nella telecamera. Aggiungendo strumenti di motion capture al sistema, il team è stato in grado di tracciare la telecamera e regolare la prospettiva degli sfondi 3D in sincronia con la telecamera in movimento, fondendosi perfettamente tra lo spazio fisico e quello virtuale.

Tuttavia, il più grande vantaggio fornito dai LED era la luce: i LED si abbinavano perfettamente ai livelli di colore, contrasto e esposizione del mondo reale. Ciò significava che la luce che raggiungeva la pelle degli attori si rifletteva sui loro costumi in pelle, e i pavimenti bagnati del set erano totalmente coerenti con il resto del mondo, creando un realismo nell’illuminazione e nell’integrazione che non è possibile sui palchi bluescreen. La tecnologia ha anche consentito ai realizzatori di girare in luoghi che sarebbero stati pericolosi o poco pratici del mondo reale, il tutto all’interno di un ambiente controllato, fotorealistico e interattivo.

“Il LED ti consente di avere il mondo sotto gli occhi, e vedere come la luce colpisce un soggetto, in modo del tutto naturale”, spiega Chinlund. “Per gli attori, osservare il panorama di Gotham è stato un incredibile valore aggiunto”.

“Dan e il suo team hanno fatto un lavoro eccezionale insieme a Tad Davis, il nostro direttore artistico degli effetti visivi; è stato fantastico vedere la realtà virtuale combinata agli schermi LED”.

Fraser aggiunge che dal suo punto di vista, “Ciò che il LED ti dà istantaneamente è un’ illuminazione autentica che diventa una sensazione, uno stato d’animo. Illuminazione ed emozione dei personaggi vanno di pari passo”.

La preoccupazione principale di Lemmon era garantire che tutto nel film fosse il più realistico possibile, per soddisfare l’ambizione di Reeves. “Normalmente, gli effetti visivi creano mondi che non esistono o che mostrano il fantastico e il soprannaturale. In questo film bisognava fare tutto il possibile per far credere al pubblico che il protagonista e il suo mondo esistevano davvero. Gli effetti visivi devono sempre connettersi con i temi e le ambizioni del film stesso; devono essere integrati ed essere il più fluidi possibile”.

Lemmon e il suo team hanno lavorato per mesi per far apparire le immagini di Gotham sugli schermi a LED, il che ha significato che molto del lavoro che lui e il suo team avrebbero normalmente realizzato in post-produzione è invece avvenuto all’inizio. “Una delle grandi sfide è stata assicurarsi che il design, la realizzazione dei modelli 3D, i materiali e il rendering fossero ben pianificati molto prima di entrare sul set”, afferma Lemmon. “Non siamo stati i primi a utilizzare i LED volume, ma la novità è stata l’estensione del suo utilizzo nel costruire il mondo di Gotham e avere un volume che è letteralmente aumentato o diminuito in poco tempo”.

Chinlund e il suo team hanno dovuto progettare e costruire una massa critica di set, tra cui l’Iceberg Lounge, l’appartamento dell’Enigmista, la tavola calda, il loft di Falcone e altro ancora,  che, dice, “ci hanno dato la straordinaria opportunità di costruire un backlot di Gotham, oltre alle location iconiche come la Batcaverna e la Wayne Tower”.

Queste ultime hanno innescato una certa trepidazione per la squadra addetta alle scene. La Batcaverna, la base operativa di Batman, si trova nelle viscere della Wayne Tower, dove il vigilante ha trasformato la vecchia stazione ferroviaria Wayne Terminus nel suo quartier generale nascosto, accessibile attraverso una serie di tunnel segreti.

“La Batcaverna e la Wayne Tower, entrambe costruite sui palchi dei Leavesden Studios, sono i classici set che fanno sudare freddo uno scenografo!” afferma Chinlund ridendo. “In passato sono stati realizzati in maniera egregia, e il problema era come avremmo potuto creare qualcosa di nuovo che i fan non avevano mai visto prima. Matt ed io eravamo d’accordo sul fatto che tutto ciò che potevamo fare era fornire qualcosa che si avvicinasse il più possibile alla realtà per la nostra storia”.

La pianificazione della scenografia è iniziata con una domanda: se la Wayne Tower fosse stata costruita negli anni ’20, sarebbe stato possibile realizzare una grotta al di sotto? “Pensavo alle fondamenta”, ricorda Chinlund. “Mi sono ricordato che c’è una stazione della metropolitana al Waldorf Astoria di New York, e si dice esserci sempre un treno fermo lì a disposizione del Presidente o in caso di emergenza, che attraverso questo tunnel segreto dal Waldorf lo avrebbe portato fuori città senza esser visto. Quest’idea mi ha sempre incuriosito, e ho pensato che gli stessi Wayne, avendo creato la città, probabilmente avrebbero realizzato un terminal segreto sotto il grattacielo. Siamo così giunti ad una stazione ferroviaria sotterranea e un ascensore di vetro che portava alla cima della torre”.

A guidare il design di Chinlund per la casa e i beni di Batman, è stata la particolare natura fai-da-te della mentalità di Bruce Wayne. “Ci è piaciuta l’idea che a Bruce non importi affatto delle Wayne Industries e che faccia tutto da solo”, afferma Chinlund. “L’aspetto della Wayne Tower, quello della Batcaverna e della Batmobile riflettono la sua indifferenza verso la ricchezza e le Wayne Industries.

Anche il fatto che il film sia ambientato all’inizio del percorso di Bruce nei panni di Batman ha influenzato l’approccio. “Non volevamo creare qualcosa che fosse solo un pezzo di design appariscente, ma evidenziare l’estetica del fai-da-te di tutto ciò che Bruce stava realizzando”, spiega.

Chinlund ha utilizzato il college di arte e design Central Saint Martins situato a Londra per fungere da centro di comando del dipartimento di polizia di Gotham City e da obitorio, uno dei set preferiti dallo scenografo. “L’architettura e la patina di questo edificio si è prestato così bene per mostrare le viscere del Gotham City Hospital, a corto di personale e sotto finanziato”.

Altri set importanti includevano il palazzo municipale di Gotham, il cui interno è stato costruito ai Cardington Studios di Bedford, uno dei più grandi spazi di interni d’Europa, mentre il neoclassico St. George’s Hall di Liverpool, classificato di grado 1, ha rappresentato l’esterno. Sul  set dovevano avvenire vere acrobazie, tra cui un’auto che sfonda le porte e sale la scala centrale.

L’appartamento di Selina Kyle ha offerto a Chinlund un’altra opportunità per dare libero sfogo alla sua immaginazione. Situato nel quartiere a luci rosse di Gotham, sopra un vecchio teatro di burlesque chiamato The East End, l’appartamento doveva sembrare la casa di una persona reale piuttosto che quella di una caricatura mitica. Come Reeves, il team di progettazione ha tratto ispirazione estetica da Batman: Anno Uno. C’era anche una scena nello script che richiedeva alla telecamera di seguire Selina nell’appartamento mentre salta fuori dalla finestra e sale sulla sua motocicletta sottostante. Il layout doveva accogliere l’unica ripresa che poteva portarla dalla porta alla finestra e al garage situato al piano di sotto, quindi l’appartamento doveva essere sopraelevato.

L’appartamento dell’Enigmista rappresenta un altro luogo chiave della storia. “Il design dello spazio è una rappresentazione della sua follia. Ci siamo confrontati a lungo con Paul Dano, assicurandoci di essere sulla stessa linea sul fatto di rappresentarlo come un contabile abbottonato di giorno, un pensatore folle di notte”, afferma Chinlund.

Un altro set importante è la tavola calda in cui l’Enigmista prende un caffè mentre la polizia lo ha puntato. “Dal set dovevamo essere in grado di controllare l’arrivo della polizia”, ​​dice Chinlund, “e siamo arrivati alla base del Tricorner Bridge, un’ancora estremamente importante per la geografia del set, essendo al centro del perimetro d’azione. Avevo in mente il dipinto di Edward Hopper “Nighthawks” quando ho progettato il set, perché adoro il modo in cui il ristorante funge da lampada al centro di un mondo oscuro. In un certo senso questo ne è un omaggio, certamente in termini di quantità di vetro: mi piaceva l’idea che fosse una specie di acquario con l’Enigmista racchiuso nel vetro, uno spazio luminoso in un mondo oscuro e piovoso”.

Chinlund attribuisce al suo team il merito di aver realizzato le riprese a campo lungo, che hanno richiesto di lavorare a lungo sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. “Il freddo e la pioggia del Regno Unito durante i due inverni hanno creato condizioni di lavoro difficili, ma la collaborazione con la squadra britannica ha compensato il clima ostile. Poter attingere alla tradizione, alla straordinaria maestria degli artisti nel Regno Unito, è stato davvero un sogno diventato realtà. Con l’ausilio di Grant Armstrong, supervisore alle scene, ho assemblato una squadra di veri talenti. Lee Sandales, il nostro decoratore di set, ha svolto un ottimo lavoro, e Andy Evans, il nostro direttore dei lavori, è una leggenda ed è stato di supporto per noi tutto il tempo, e ha costruito alcuni dei set più belli che abbia mai visto”.

Alcune ulteriori modifiche degne di nota avvenute durante la post produzione includono delle vedute aeree su Manhattan e Brooklyn, New York, per definire le scene in seguito ad un allagamento. Lemmon racconta: “Abbiamo modificato il paesaggio urbano, rimosso i ponti di Brooklyn e Manhattan, aggiunto il Tricorner Bridge, aggiunto una diga parzialmente distrutta e sommerso il centro di Gotham. Abbiamo anche usato quella ripresa aerea all’inizio del film, quando il Vagabondo torna alla Wayne Tower attraverso il Tricorner Bridge, e di nuovo abbiamo sostituito il ponte di Brooklyn con il Tricorner Bridge e aggiunto il Vagabondo digitale e café racer.

“Le fotografie panoramiche di Manhattan dalle palizzate del New Jersey sono servite anche come base per alcuni scatti dall’ottica dell’Enigmista”, continua. E’ stata applicata la stessa tecnica, sostituendo i principali elementi del panorama, aggiungendo il Tricorner Bridge e quindi creando anche elementi digitali per ambienti particolari”.

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