Il 25 febbraio Vikings: Valhalla esordirà su Netflix.

Il 25 febbraio Vikings: Valhalla esordirà su Netflix. È passato oltre un secolo dagli eventi della serie originale di successo, il che significa una sequenza inedita di personaggi e battaglie, ma soprattutto nuove occasioni per attirare ancora più fan. Dietro le quinte, però, ci sono anche molte somiglianze tra la serie drammatica storica in arrivo e quella che l’ha preceduta.

“Abbiamo avuto la fortuna di ritrovare in Valhalla molte delle menti creative della serie originale, dai nostri produttori a numerosi membri della troupe”, racconta lo showrunner Jeb Stuart. “Ritengo che i fan di Vikings noteranno numerose somiglianze negli aspetti fondamentali, come accuratezza, profondità dei personaggi e suspense, oltre alle fantastiche scene d’azione.”

In vista dell’anteprima della serie, Stuart e Morgan O’Sullivan, produttore esecutivo anche nella serie precedente, raccontano la genesi di Valhalla, illustrando le fonti storiche che hanno ispirato i personaggi principali e indicando perché l’era dei vichinghi continua a entusiasmare i fan.

Da dove arriva l’idea alla base di Vikings: Valhalla?

Jeb Stuart: Morgan mi ha contattato circa tre anni fa. Inoltre conoscevo Michael Hirst, creatore e autore di Vikings. Entrambi hanno dichiarato di non avere alcuna intenzione di fare un’altra stagione della serie, ma di voler proiettare la trama nel futuro, e mi hanno chiesto di reperire un contesto in cui ambientare la narrazione.

Morgan O’Sullivan: Michael Hirst è stato l’unico autore di Vikings: ha scritto da solo 89 episodi e comprensibilmente aveva voglia di fare altro. Ha però dichiarato di voler essere coinvolto se mai avessimo deciso di far proseguire la storia. Ho cominciato a cercare qualcuno che potesse ricoprire un ruolo simile a quello di Michael. Stavo lavorando con Jeb a una serie chiamata The Liberator e mi ha conquistato. Inoltre ero consapevole che i grandi film da lui sceneggiati, come Il fuggitivo e Trappola di cristallo, combinavano perfettamente azione e personaggi, ed era proprio questo che volevamo fare in Valhalla.

Dove e quando è ambientata Vikings: Valhalla?

Stuart: Il fatto di poter ambientare la storia nel 1002 mi ha dato un ottimo punto di partenza. Siamo tornati in luoghi già noti, come Kattegat, e abbiamo esplorato nuove ambientazioni e terre. In questa stagione la storia parte da un particolare evento storico avvenuto quell’anno, oltre un secolo dopo la fine della serie originale Vikings. I vichinghi vivevano nelle isole britanniche e si erano insediati nel Danelaw, un’ampia zona che ha visto uno sviluppo sempre maggiore, non solo con l’arrivo di danesi, ma anche di svedesi, norvegesi e altri popoli da tutta la Scandinavia. Per il re sassone Aethelred II d’Inghilterra questo era diventato un problema: i nobili sassoni temevano che dopo una generazione non ci sarebbero state più differenze tra loro e i vichinghi. Contemporaneamente in Norvegia e Danimarca gruppi di persone si affrontavano in una non meglio precisata guerra civile a sfondo religioso.

 

Questa stagione ruota attorno a tre nuovi protagonisti, tutti basati su personaggi storici veramente esistiti. Chi sono?

Stuart: C’è Leif Eriksson, celebre esploratore vichingo e uno dei primi europei a mettere piede in Nord America, e sua sorella, la coraggiosa guerriera pagana Freydis Eriksdotter. Oltre a loro troveremo Harald Sigurdsson, il futuro Harald Hardrada, uno dei più grandi re vichinghi. La trama si sviluppa attorno a questi tre personaggi. Ho l’impressione che ognuno di loro impersoni elementi diversi dello spirito vichingo ed è stata una scelta del tutto naturale portare Leif e Freydis (entrambi groenlandesi) a Kattegat in Norvegia nel contesto delle vicende vichinghe. È qui che parte il loro viaggio ed è qui che conoscono Harald.

Con quali mezzi avete studiato la storia vichinga e dove avete tracciato la linea tra finzione e realtà?

O’Sullivan: Uno dei collaboratori più importanti di Vikings è stato Justin Pollard, il nostro consulente storico. Justin ha condotto tutte le ricerche ed è stato fondamentale per Michael Hirst. Quando abbiamo dato il via a Valhalla Jeb ha dovuto assolutamente conoscere Justin Pollard. Hanno trascorso tanti mesi insieme anche prima dell’inizio della stesura della sceneggiatura e quello è stato un periodo molto prezioso.

Stuart: Quando mi hanno chiesto la prima volta se fossi interessato ad ampliare questa storia, le mie conoscenze erano uguali a quelle di uno spettatore qualsiasi. Ho cominciato a studiare ogni cosa mi capitasse sotto mano. Non sappiamo molto sui vichinghi: non avevano una lingua scritta e per questo i documenti sono da prendere con le pinze. Hanno lasciato le saghe, che però sono state scritte due secoli dopo da cristiani. Dal punto di vista archeologico abbiamo i ritrovamenti rinvenuti durante gli scavi, ma continuiamo a fare nuove scoperte sulla cultura vichinga. In fondo la nostra è una serie veritiera: a volte abbiamo spostato date o personaggi, ma tutti gli elementi storici sono presenti.

Quali aspetti della cultura e delle storie vichinghe continuano a emozionarci e catturarci?

Stuart: In un certo senso, e se si escludono le enormi violenze, i vichinghi impersonano alcuni degli elementi a cui aspiriamo anche noi al giorno d’oggi. Erano grandi esploratori, spesso profondamente curiosi e con voglia di imparare. La loro società era egualitaria: non solo le donne divorziavano dai mariti, ma potevano possedere proprietà e comandare su interi regni. I meritevoli erano in grado di ottenere qualsiasi cosa nella vita. Questa è una storia senza tempo: i nostri personaggi affrontano relazioni e problemi fondamentali tanto ora quanto mille anni fa e le loro vicende ci emozioneranno e appassioneranno sempre.

Vikings: Valhalla esordisce il 25 febbraio su Netflix.

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