comunicato
Questo momento così emblematico nella storia di Netflix ha preso il via in uno studio di registrazione sul Mare del Nord. A Bergen, infatti, i creatori norvegesi della serie Eilif Skodvin e Anne Bjørnstad avevano contattato Stevie Van Zandt parlandogli di una serie che avevano scritto per lui, ambientata in un paesino norvegese chiamato Lillehammer. Qualche mese dopo, sapendo che Netflix era in cerca di contenuti originali, Stevie mi ha chiamato: voleva offrirci la serie. Gli ho chiesto se potevamo dare un’occhiata alla sceneggiatura e mi ha risposto: “Sceneggiatura? Se vuoi ti mando tutta la stagione”. L’abbiamo guardata e ci è piaciuta fin da subito. Era la classica storia di un pesce fuor d’acqua, con Stevie in un ruolo che il pubblico avrebbe amato, e il rapporto tra il pragmatico sicario Frank Tagliano e la pacifica comunità attorno a lui offriva spunti comici interessanti. Era un personaggio familiare calato in una cultura che poche persone conoscevano. Non sapevo dove avrebbe portato quella prima telefonata con Stevie. Ero (e sono) un grande fan della sua musica e lo avevo adorato ne I Soprano, perciò mi bastava anche solo parlare con lui per qualche minuto.
Nel suo nuovo libro Memoir. La mia odissea, fra rock e passioni non corrisposte, Stevie afferma che quella telefonata diede vita alla migliore riunione aziendale della sua vita, ovvero quella in cui ci incontrammo di persona. Ricordo che Stevie era di gran lunga meglio come attore e musicista che non come venditore; descrisse umilmente la serie come “diversa, strana, particolare, a volte è in inglese e a volte ha i sottotitoli…”, sembrava quasi che volesse farmi cambiare idea. Quello che lui ancora non sapeva era che avevamo già visto gli episodi e adoravamo la serie. Ci accordammo per acquistarla e ordinammo una seconda stagione, non sapendo che le serie TV norvegesi raramente ne avevano più di una, e se ciò accadeva era con lunghe pause nel mezzo. Avevamo il nostro contratto.
La riunione andò benissimo e Stevie si mostrò entusiasta di tutte le nostre idee, eccetto una. Quando gli dissi che non avremmo pubblicato gli episodi uno alla settimana ma tutti insieme, si bloccò. “Ma come”, mi disse, “tutto questo lavoro e fatica e poi qualcuno potrebbe guardarsi un anno del vostro lavoro in una notte? Mi sembra un po’ strano”. “Non è strano”, gli risposi, “è così anche per gli album”. Rise e disse che avevo ragione.
Dopo la prima messa in onda sulla rete televisiva norvegese NRK il 25 gennaio 2012, Lilyhammer debuttò su Netflix il 6 febbraio 2012, con gli otto episodi disponibili per i nostri abbonati negli Stati Uniti, in Canada e in America Latina (seguiti da Regno Unito, Irlanda e paesi nordici lo stesso anno). Era la prima volta che offrivamo lo streaming di una serie in più paesi e lingue contemporaneamente. Funzionò.
A ripensarci ora, Lilyhammer è stata forse una scelta poco ortodossa come prima serie. Ma ha funzionato, perché era una storia “locale” che potevamo con il mondo intero. Le battute e i riferimenti erano per chi conosceva la cultura del luogo, mentre i temi universali della serie arrivavano a tutti.
Da allora moltissime storie locali hanno avuto successo con il pubblico di altri paesi e di altre culture: storie e film ambientati in qualsiasi nazione, in qualsiasi lingua. Lilyhammer ha fatto da apripista per tantissime serie a seguire: Oscuro desiderio e Che fine ha fatto Sara? dal Messico, La casa di carta dalla Spagna, The Rain e L’uomo delle castagne dalla Danimarca, Dark e Barbari dalla Germania, Lupin dalla Francia, Sacred Games dall’India e ovviamente, più di recente, Squid Game dalla Corea, la nostra serie più vista di sempre. Ma la prima sarà sempre Lilyhammer.
Grazie Lilyhammer e grazie Stevie Van Zandt per aver dato il via a questo incredibile viaggio durato dieci anni. Prevedere che cosa accadrà nei prossimi dieci è sempre difficile, ma una cosa è certa: avremo moltissime altre storie provenienti da tutto il mondo pronte per essere amate ovunque.