“Una Famiglia Vincente – King Richard” – TUTTE LE CURIOSITÀ UFFICIALI E INTROVABILI SUL FILM – DA LEGGERE SOLO DOPO AVERLO VISTO

LA PRODUZIONE

“Se fallisci nella pianificazione, stai pianificando il tuo fallimento

Richard Williams

Per la star e produttore del film Will Smith, la storia di “Una Famiglia Vincente – King Richard” è quella di “Un sogno impossibile”. Quasi tutti abbiamo sogni impossibili. Ci sono cose che facciamo solo se ci sembrano possibili, se crediamo di potercela fare. La storia di Richard e di questa famiglia è in gran parte il sogno americano. Ci sono pochissimi paesi sulla terra in cui Venus e Serena avrebbero potuto sfondare. Fondamentalmente, il film evidenzia il desiderio di voler superare noi stessi, anche se a volte le circostanze potrebbero impedircelo; spetta quindi alla nostra forza d’animo sopraffarle. È l’appagamento di un desiderio per tutti noi”.

Il regista Reinaldo Marcus Green concorda sull’importanza delle dinamiche familiari per raggiungere insieme la realizzazione di quel sogno: “È molto chiaro che questa storia è davvero un affare di famiglia. Quando ho incontrato le sorelle Williams, mi hanno parlato della loro mamma, Oracene, che faceva doppi turni lavorativi per mettere il cibo in tavola. Richard svolgeva molti lavori. E tutte le sorelle, Isha, Lyndrea, Tunde, erano sui campi da tennis con Venus e Serena: raccoglievano le palline, appendevano cartelloni e le sostenevano dopo la scuola, fino allo spegnimento delle luci. Le sorelle maggiori si prendevano cura delle più piccole, e l’ho trovata una storia straordinaria, che doveva necessariamente farsi strada nella sceneggiatura e sullo schermo”.

Più o meno nel periodo in cui le sorelle Williams si erano lasciate alle spalle quei campi di quartiere e stavano esplodendo sulla scena del tennis professionistico tra la metà e la fine degli anni ’90, un giovane Tim White, anche lui tennista, aveva sentito parlare del piano che Richard Williams aveva scritto ancor prima che Venus e Serena nascessero. Così, quando nel 1999, le Williams si affrontarono in finale al Lipton (ora Miami Open), il produttore Tim White ricorda: “Il padre era lì con le due figlie, e tutti lo guardavano con opinioni ampiamente contrastanti. Ma quello che mi è rimasto impresso è che quest’uomo aveva realizzato un sogno di cui tutti intorno a lui avevano dubitato. Durante la finale, dalla tribuna ha mostrato un cartello con scritto: “Ve l’avevo detto!” Alla fine, tutto ciò che ha detto e predetto si è avverato. L’ho trovato un personaggio straordinario con una storia che aveva bisogno di essere raccontata. È stata quella, per me, la circostanza da cui ho tratto ispirazione per il film”.

Intorno al 2015, Tim e suo fratello nonché partner di produzione della Star Thrower Entertainment, Trevor White, hanno iniziato seriamente a volerne sapere di più su Richard Williams: sulla sua educazione a Shreveport, in una zona segregazionista della Louisiana, e sulla sua inclinazione a pianificare tutto, compresa la conquista del mondo del tennis da parte delle figlie avute da Oracene, Il produttore Trevor White afferma: “Tim l’ha definita potenzialmente la più grande storia di coaching che gli fosse mai stata raccontata, ma anche molto di più: la storia di una famiglia che ha reso reale l’impossibile. Sapevo molto poco di Richard, a parte il modo in cui la stampa lo aveva definito come una figura controversa. Quando abbiamo iniziato ad analizzare Richard come persona, abbiamo trovato un uomo incredibilmente complesso e determinato a portare la sua famiglia al successo, e come, insieme – Richard, Oracene, e tutte le figlie – avevano cresciuto Venus e Serena come straordinarie donne e campionesse”.

Smith spiega: “La cosa più sorprendente per me, prima di decidere di raccontare questa storia, è stata che Richard aveva profetizzato tutto: dopo aver visto una partita di tennis in cui  Virginia Ruzici aveva vinto un premio di 40.000 dollari, due anni prima della nascita delle ragazze, Richard aveva già scritto i piani per la loro intera carriera. In realtà è andato da Oracene con questo sogno, questa profezia, quella di avere due figlie che sarebbero diventate le tenniste numero uno e numero due di tutti i tempi. E ho pensato: “Aspetta, non può essere vero”. Dopo accurate ricerche, ho scoperto che si trattava di una storia potente di fede, amore, famiglia e Dio”.

Tim e Trevor volevano che la storia fosse incentrata su Richard, Oracene e le loro figlie, ragionando sul fatto che era, nella sua essenza, la storia di un padre che proteggeva la sua famiglia. Nell’autunno del 2017, hanno incontrato lo scrittore Zach Baylin per un progetto separato, e in quell’occasione ha detto che sarebbe andato ad assistere alle partite serali degli US Open a Flushing Meadows, nel Queens, a New York.

Tim White racconta: “Gli ho detto: ‘Siediti, parliamo molto velocemente di qualcos’altro’ perché era ovvio che gli piacesse il tennis. Gli abbiamo sottoposto l’idea molto vaga di Richard Williams e dei personaggi della storia. Ovviamente ha accolto con entusiasmo la proposta: il giorno seguente mi ha mandato una e-mail con la descrizione dei punti centrali del film, che a distanza di quattro anni sono ancora le esatte fondamenta del film. Ha realizzato una sceneggiatura che ha suscitato una tale emozione positiva che la gente ha riso e pianto quando l’ha letta. È stata quindi la fantastica sceneggiatura di Zach che ha iniziato a dar vita a questo progetto’”.

Trevor White afferma: “Zach, inoltre, ha il merito di aver delineato quello specifico arco temporale: gli ultimi anni della famiglia a Compton, la scelta del primo allenatore in Paul Cohen, i primi anni di Venus nelle juniores, il trasferimento in Florida per seguire il programma di Rick Macci, e la possibilità per Venus di diventare o meno una professionista, come parte integrante della storia della famiglia. Il vero genio è stato coronare il tutto col primo torneo professionale di Venus. È stato un modo interessante ed avvincente di raccontare la storia”.

Baylin racconta: “A quel punto, conoscevo i grandi tratti della storia, ma non le sfumature. Ero entusiasta fin dall’inizio, e sapevo di dover trovare questa finestra temporale in cui incapsulare tutto ciò che era entusiasmante e stimolante. Ho iniziato a leggere di questo famoso piano e di ciò che la famiglia aveva sostenuto, e ho trovato degli appigli per la storia. In primo luogo, l’inizio dell’avventura di Richard, quando cercava di far capire alle persone che le figlie avevano davvero del talento. Poi, la lotta e le avversità che hanno dovuto affrontare, fino alla fine, quando Venus doveva dimostrare di essere una professionista”.

Trevor White sottolinea: “Non è la storia di cosa ha fatto di straordinario Richard per rendere queste ragazze le superstar di oggi; non si tratta proprio di quello. Parla della visione, del prospetto che ha avuto, e di come insieme a tutta la famiglia unita, siano arrivati all’obiettivo. È la storia di una famiglia, non di un uomo”.

Per quanto riguarda la veridicità della storia, in particolare di alcuni dei momenti più difficili da credere, Baylin chiarisce: “Nella sceneggiatura è quasi tutto vero. Ricordo che la prima volta che l’ha letta il mio manager, non conoscendo bene la storia mi ha detto: ‘Non può essere successo tutto questo…’ ‘E invece è precisamente quel che è accaduto. E’ una storia davvero incredibile, credo, in parte perché Richard è un personaggio fuori dal comune. Sembrava un Sogno Americano unico, e la grande sfida è stata catturare alcuni di questi grandi eventi, e le interazioni inaspettate”.

Una volta che i due produttori hanno messo a punto una solida sceneggiatura, la prima persona con cui l’hanno condivisa è stato Will Smith, che per loro ha rappresentato il collaboratore “del sogno”: i realizzatori lo hanno quindi scelto come terzo produttore e attore ideale per interpretare il signor Williams.

Per Smith: “La bellezza di questa storia e di questa famiglia è che al centro di tutto c’è la fede. Oracene – “Brandy” per Richard – è il cuore della famiglia in termini di fede, e Richard è la forza trainante che porta ai sogni… e questa squadra è stata vincente. È una famiglia unita verso uno scopo. Questo ha dato loro la fiducia in quello che stavano facendo. Prima di tutto Dio, poi la famiglia, l’istruzione e il tennis. Questo è ciò che penso sia stato così speciale e così solido per il loro percorso”.

Per i realizzatori, insieme a Smith, la cosa più importante era coinvolgere la famiglia nel progetto. Tim White afferma: “Tutto è iniziato con Isha Price, la sorella di Venus e Serena, che non solo ha aperto le porte alla partecipazione della famiglia, ma ha continuato ad essere una collaboratrice chiave nel sostenere il progetto e nella produzione dello stesso, fornendo tutti quei piccoli dettagli e quelle specificità al contesto che aggiungono valore e rendono la famiglia così reale”.

Trevor White fa eco: “Non avremmo potuto farlo senza il supporto della famiglia. Isha Price è stata parte integrante in ogni fase del processo. Dopo l’aggiunta di Will, è stata la nostra prima collaboratrice nello sviluppo della sceneggiatura. La minuziosità dei dettagli, l’accuratezza e l’intuizione che ha portato non li avremmo mai potuti ottenere dalla lettura e dalla ricerca. Ha apportato un valore aggiunto che ha elevato il progetto. Isha, e il resto della famiglia, sono stati dei collaboratori straordinari”.

La produttrice esecutiva Isha Price ammette: “Per molto tempo, non ho nemmeno letto la sceneggiatura, perché avevo già visto un gran numero di iterazioni da parte di altre persone sulla mia famiglia. Per noi, l’autenticità e l’onestà sono state una parte importante per la realizzazione di questo lavoro. Dopo aver finalmente letto lo script, ammetto di aver sorriso, e mi sono totalmente appassionata di alcune parti, riscontrando invece alcune inesattezze in altre. Parlandone in famiglia,  abbiamo deciso insieme di andare avanti… a condizione che avrei preso parte personalmente al progetto, al fine di assicurarmi della sua autenticità, onestà, veridicità e riflettesse chi realmente siamo. Quest’ultima parte era davvero importante; altrimenti, sarebbe stato solo il racconto della nostra storia da parte di qualcun altro.

“Così facendo ci ha permesso di raccontare la storia noi stessi, di condividere molto di ciò che le persone non sanno”, continua la Price. “Penso che ciò abbia contribuito a creare un’incredibile storyline di un’istantanea nel tempo. Abbiamo apposto quasi un timbro di approvazione, per così dire. Non è solamente qualcosa di inventato. È realmente ciò che è accaduto”.

E per raccontare questa storia guidata dalla famiglia, i produttori si sono rivolti all’abile Reinaldo Marcus Green per dirigere la produzione. Trevor White: “Rei è un regista speciale, incredibilmente premuroso, meticoloso, attento ai dettagli. È stato capace, penso più di molti altri colleghi, di lasciare che il suo cast fosse sé stesso, per dare un alto livello di autenticità al lavoro. I suoi film raccontano vite vissute e non inventate, in alcun modo. Per questo film, volevamo raffigurare la famiglia come entità veritiera, non come attori che interpretano celebrità, cosa che facilmente poteva incombere in un film come questo. Con Rei, ci siamo sentiti in buone mani, una persona che capisse e potesse farlo sembrare reale, grintoso, stimolante, come tutti gli elementi che questo film incorpora”.

Smith racconta: “Jada ed io avevamo optato per Rei, e il bello, durante il nostro primo incontro – dove mi ha subito convinto – è stato il modo in cui parlava del rapporto che ha avuto con suo padre. Era sull’orlo di diventare un giocatore di baseball professionista, e ha raccontato la storia con gli occhi di un bambino, in una relazione con il padre simile a quella del progetto, dimostrando di aver capito profondamente la circostanza, in un modo che mi ha totalmente sbalordito”.

Il regista Green spiega: “C’era molta sinergia, molte cose erano simili alla mia educazione. Ovviamente, non sono il più grande tennista di tutti i tempi, ma mio padre ha molto insistito col baseball durante la mia adolescenza. Voleva davvero che diventassi un professionista, e di fatto sono arrivato abbastanza lontano, con due provini alla major league. Facevo parte della squadra di baseball al college. Ma non ce l’ho fatta, quindi mi sono messo dietro la telecamera. Non sono cresciuto a Compton, ma comunque in una zona difficile; inoltre, sono nato lo stesso anno di Serena”.

Per Green, l’impegno a mostrare l’autenticità della famiglia si è esteso particolarmente al personaggio del titolo. Il regista: “L’intento era quello di essere fedeli a come realmente era. Avevo un sacco di filmati a disposizione. Ha scritto un libro. E ovviamente avevamo il contributo della famiglia. Con Isha Price, Lyndrea Price — che è una costumista — e il coinvolgimento di Venus e Serena, avevamo una conoscenza diretta della famiglia. Non volevamo rendere Richard perfetto. È un essere umano, e penso che la gente ami i personaggi che mostrano tutti i diversi lati del loro carattere. E Will lo ha fatto incredibilmente bene. Non ha edulcorato la realtà: credo di esser stati ​​più che veritieri riguardo a ciò che sappiamo di Richard”.

La rivelazione del personaggio per Aunjanue Ellis, nel ruolo di Oracene Williams, è stato il livello di coinvolgimento della moglie / madre, nel successo della famiglia. La Ellis osserva: “L’ho considerata una cheerleader per i loro figli, come lo sarebbe stata qualsiasi madre. Sempre presente alle partite, aveva sostenuto la visione di Richard. Ma questa donna, Miss Oracene, è stata determinante quanto il signor Williams. Questo, per me, è davvero sensazionale. Sì, si chiamerà pure “King Richard”, ma lei è senz’altro “Queen Oracene”. Sono così entusiasta che il mondo sappia che questa donna, sempre in prima linea sugli spalti, era la loro allenatrice, sul campo insieme a loro, facendo esercizi, inventando strategie, e anche pianificando le loro tattiche di gioco che avrebbero cambiato il corso della storia del tennis. Il merito è di questa donna, e non è stata accreditata. Sono entusiasta che finalmente ora le persone lo sappiano”.

Baylin aggiunge: “Lo sport è un’interessante sottocultura all’interno della storia, ma tutti lo abbiamo considerato un dramma familiare stimolante, con una grande ambientazione sportiva”.

Tim White aggiunge: “E quindi, un uomo di colore e la sua famiglia senza alcun mezzo, e una madre e un padre che non giocavano a tennis… l’idea che stessero preparando queste due ragazzine ad essere le migliori al mondo era ridicola, davvero, e semplicemente assurda. E invece Richard e Oracene hanno insegnato alle ragazze il tennis, e hanno introdotto nuove tecniche di gioco piuttosto sorprendenti”.

 

IL CASTING PER LA FAMIGLIA

 

Will Smith non ha mai considerato la storia della famiglia Williams come una che si occupa di superare le sfide o scalare i muri delle circostanze. Smith sottolinea: “Non credo che siano mai stati intrappolati, perché le loro menti erano libere. E quella era una parte importante della loro fede e una parte importante della fiducia in sé stessi. Quindi, non c’è mai stata la sensazione di essere intrappolati in qualcosa di diverso dalla loro capacità di impegnarsi, lavorare sodo e amarsi l’un l’altro. Quel sistema di credenze è potente e selvaggiamente produttivo. È impossibile bloccare uno spirito del genere”.

Smith era la prima scelta dei realizzatori, e le sue esperienze di vita reale si sposavano magnificamente con la storia di un padre ferocemente protettivo. Green spiega: “Tutto ciò che sappiamo su Richard Williams è ciò che abbiamo visto sui media. Viene dipinto come un essere umano dalle mille sfaccettature: un padre e un marito, una persona che si preoccupa profondamente delle sue figlie e della loro crescita, e vuole proteggerle durante l’adolescenza. Avendo due figli e una figlia, Will lo sa in prima persona. Porta quell’umiltà e quel senso di protezione, e bilancia la figura di un uomo sotto i riflettori con l’uomo che sta a casa con la sua famiglia.

Per calarsi nel personaggio, Smith ha cercato più di una semplice somiglianza con l’uomo. L’attore rivela: “Stavo cercando di seguire gli stessi passi di Richard. Non sapeva nulla sul tennis. Lui e Oracene hanno imparato da autodidatti le nozioni sul tennis nei due anni antecedenti la nascita di Venus, e lo hanno fatto insieme. Come una famiglia. E ogni singolo passo del cammino, era nuovo. Tutto per loro era assolutamente nuovo, e Richard si considerava un atleta di prim’ordine. Ed era convinto che avrebbero potuto diventare dei professionisti all’epoca. Ha vissuto tale desiderio indirettamente attraverso le sue figlie. Ma prima di viverlo da genitore, lo ha vissuto come un bambino: imparando”.

Sulla costruzione della sua performance, Smith riflette: “L’attore affronta un processo davvero strano nel cercare di capire cosa caratterizzerà il proprio personaggio. Se interpreti un poliziotto, la prima volta è strano andare in giro con una pistola, e piano piano ti adegui a quel ruolo, a quella mentalità. Con Richard, nel suo ruolo di padre, ho tratto spunto dal rapporto con mia figlia Willow, trovando gli stessi spazi che lui ha dedicato a Venus e Serena, senza necessariamente esagerare, ma usando la sua determinazione. Ed è ciò che d’altronde ha affermato Venus: quando combinavano qualcosa di sbagliato, la loro punizione era non giocare a tennis. Richard ha trovato il giusto compromesso: non le ha mai forzate… ma le ha seguite verso un sogno condiviso da tutta la famiglia”.

Anche se non sotto i riflettori come il marito, ma sicuramente alla pari, c’è Oracene “Brandy” Williams, interpretata da Aunjanue Ellis. Smith afferma: “Aunjanue ha un gran talento: nel modo in cui pensa ad una scena, a come pensa a una relazione. Insieme ad Oracene abbiamo cercato di arrivare al centro del piano di Richard e di questa famiglia. E una delle cose a cui Aunjanue si è collegata era il concetto che Oracene avesse un potere superiore”.

Green è d’accordo: “Aunjanue è assolutamente straordinaria, capace di creare qualsiasi cosa dal nulla. E a volte, sono le sue scene più tranquille ad essere le più avvincenti. È un’attrice incredibile, premurosa, potente, concentrata sul lavoro. Rappresenta la verità: e la telecamera sa quando stai mentendo”.

Commentando le circostanze in gioco nel suo personaggio, la Ellis afferma: “Richard era un visionario con la sua volontà di fare delle proprie figlie delle atlete, delle stelle del tennis. Hanno scelto di avere figli proprio per seguire questo intento. Oracene si è impegnata per diventare allenatrice di tennis mentre lavorava allo stesso tempo. Se il signor Williams era un po’ più idealista e sognatore, era Oracene ad essere più radicata in questo progetto. Sapeva cosa doveva fare: lavorare, imparare a giocare a tennis da sola, e poi allenare le figlie. Non poteva e non voleva arrendersi. Ogni volta che c’erano grandi sfide, non permetteva al marito di fermarsi… e più che “non possiamo rinunciare al sogno”, era “non possiamo rinunciare al nostro impegno con le ragazze”. Il suo impegno andava oltre il loro matrimonio. La sua religione lo imponeva. Questo era il suo carattere, e i risultati sono palesi sui campi di Wimbledon”.

Anni prima delle prove in campo, frutto degli sforzi della famiglia, c’erano due ragazzine con le giuste capacità per entrare un giorno nella storia del tennis. I realizzatori sentivano il peso dell’importanza delle loro scelte di casting per le giovani Venus e Serena. Per Tim White: “La cosa interessante è che Saniyya e Demi hanno preso parte ai primissimi provini, prima ancora che lo studio fosse coinvolto, ma da allora ci sono rimaste impresse nella mente. Una volta coinvolto Rei, ha visionato tutti i nastri delle audizioni, e credo che abbia avuto le stesse nostre impressioni: sono entrambe giovani attrici speciali, e siamo orgogliosi di averle trovate”.

Green aggiunge: “Venus ha dichiarato che avrebbe preferito saltare una partita per andare a vedere sua sorella giocare; e qui stiamo parlando di partite importanti. Questo dimostra quanto siano unite dentro e fuori dal campo, ed è fondamentale per questa storia e per farci capire quanto sia importante la famiglia. Non c’è nulla di inventato: ancora oggi è così. Allo stesso modo Saniyya Sidney e Demi Singleton si sono molto legate, hanno trovato una chimica naturale dimostrando di essere più mature dell’età che hanno, e in più sono delle brave ragazze ed attrici”.

La Price concorda: “Venus ha una forza serafica. Serena è un peperino. E trovare delle attrici che non dovevano recitare tutto il tempo – ma che avessero delle personalità con quelle caratteristiche – era importante. Saniyya e Demi sono diventate molto amiche sul set, perché le loro personalità erano giuste e stavano benissimo insieme”.

La Ellis – secondo cui Oracene ha avuto la stessa importanza di Richard nell’esecuzione del suo piano – osserva: “C’è una scena particolare in cui Oracene e Richard non si trovano d’accordo in occasione di un torneo. Lui vuole imporsi mentre la moglie è più fiduciosa verso Venus e Serena. Le ragazze si trovano in mezzo tra la diatriba dei genitori e il mondo di cui vogliono disperatamente far parte. Nella scena Saniyya e Demi, seppur così giovani, sono state straordinarie; le ho lasciate fare e con estrema naturalezza hanno superato la complessità della scena in maniera magistrale”.

Entrare nelle scarpe da ginnastica di Venus non è stato facile per Sidney, né è successo da un giorno all’altro. Dice: “Demi ed io abbiamo passato molto tempo con Isha, sedute a parlare di Serena e Venus, per conoscerle come persone, non solo come tenniste. Ho imparato la storia della sua vita, quanto fosse tranquilla e umile fin da piccola. Ho capito come si svolgeva la sua giornata, le sue abitudini, e come Richard facesse loro scrivere dei diari. Ancora oggi segue ciò che ha imparato da piccola. È stato meraviglioso scoprire la sua dolcezza, la sua gentilezza, e la sua bontà d’animo. Ho avuto modo di conoscerla come essere umano, ed è fantastica”.

In seguito, quando ha incontrato l’icona del tennis durante la produzione, ha ricevuto ancora più informazioni. Sidney dice della donna che interpreta: “È esilarante, buffa e divertente: qualità che abbiamo in comune. Mi ha descritto il suo comportamento in campo, le sue sensazioni di fronte al punteggio, e quando gioca. E lo ha fatto con grande umiltà, sottolineando comunque quell’istinto competitivo che puntava alla vittoria in ogni incontro. Inoltre, abbiamo approfondito il suo legame con Serena, che è indissolubile. Così facendo, mi ha dato le basi per “prendermi cura” di Demi, che è come una sorella per me. Infine, mi ha davvero trasmesso il suo amore per lo sport”.

Per la Singleton, l’interpretazione di Serena l’ha stupita continuamente. Osserva: “Sembrava irreale: è una leggenda vivente. Sono grata di aver rivestito i suoi panni e aver potuto raccontare la sua storia. Allo stesso tempo, è stato un po’ imbarazzante, perché è ancora qui. Ma ho dovuto pensarlo come un lavoro: è mio compito fare del mio meglio per condividere la loro storia, perché non si sa molto su di loro e sulla loro crescita, se non che sono due fantastiche tenniste. Quindi, era importante farlo bene e mostrare la loro storia nel modo più corretto”.

La Singleton ha anche avuto modo di conoscere di persona Serena e Venus, quando ha incontrato la 23 volte campionessa del Grande Slam. Afferma: “Lei e Venus ci hanno raccontato un sacco di cose: cosa facevano insieme da sorelle, e come Serena metteva sempre tutti nei guai!” dice ridendo. “È incredibile quanto siano unite, ed è stato fantastico conoscerle come persone, non solo come icone. Chiacchierare con lei è stato davvero prezioso”.

Lo stesso Tony Goldwyn, scelto come il primo coach professionista di Venus, Paul Cohen, ha beneficiato della loro conoscenza. Goldwyn racconta: “Paul è stato un allenatore di prim’ordine negli anni ’70, ’80 e negli anni ’90, quando ha lavorato con John McEnroe e Pete Sampras. Aveva allenato molti junior di grande successo e, a quanto pare, Richard Williams lo aveva notato in una rivista di tennis come l’allenatore di McEnroe, e lo aveva chiamato senza preavviso. Malgrado Rei mi abbia inviato molto materiale, onestamente ho preferito contattarlo direttamente. Gli ho mandato un’e-mail e gli ho parlato del progetto, ed è stato incredibilmente super disponibile e gentile. È una persona curiosa, brillante. Non mi sono soffermato sulla sceneggiatura con lui, perché quel che volevo davvero era sapere di più sulla sua vita, sulle sue prospettive, sulla sua realtà”.

“Nel film, dal punto di vista di Paul”, continua l’attore, “Richard è una grande personalità, con idee forti e chiare su come dovrebbero andare le cose. Richard agisce in gran parte seguendo l’istinto, più che basarsi sull’esperienza e sulla conoscenza… certamente non la stessa di Paul. Ma quest’ultimo riconosce che Richard è motivato dall’amore e dal sostegno. In qualche modo, quest’uomo ha portato le figlie ad essere quel che oggi sono. Tra i due è evidente il rispetto reciproco, anche se Paul deve in qualche modo gestire Richard, ma sempre con rispetto”.

Jon Bernthal interpreta il leggendario guru dell’accademia di tennis, sempre positivo, Rick Macci. L’attore ha scoperto molte connessioni con il materiale. Bernthal sottolinea: “Penso, probabilmente come molte persone, di aver avuto dei preconcetti su Richard Williams, come un genitore sportivo prepotente. Essendo io stesso genitore di atleti, questo è un argomento a me vicino e caro. E con quei temi — i figli e l’atletica, la paternità, la pressione — Rei ed io ci siamo connessi fin dal principio. Non c’è lavoro più importante di quello di padre. È al centro della vita. E crescendo giovani atleti, devi costantemente capire qual è il modo migliore per andare avanti. Lo sport offre ai bambini delle opportunità straordinarie per imparare lezioni di vita, favorire relazioni profonde e significative, conoscere il mondo”.

“Rick riconosce qualcosa di incredibilmente speciale, non solo nelle ragazze ma nella famiglia”, continua Bernthal, “La loro grinta, la loro determinazione, la loro etica del lavoro, il loro amore reciproco. L’accademia di Rick è un luogo molto familiare. C’è amore e affetto per ogni persona, dai quattro ai vent’anni. Volevo renderlo una persona fuori dal comune, come d’altronde è Richard. Questa per me è stata un’occasione per riflettere sulla paternità e su un uomo che non si è mai arreso, non ha mai vacillato dal suo compito di genitore. L’ho trovato un progetto davvero bello, e volevo disperatamente farne parte”.

Un altro elemento chiave della storia della famiglia sono le “sorelle maggiori” di Venus e Serena, e i realizzatori le hanno trovate in Mikayla LaShae Bartholomew, Daniele Lawson e Layla Crawford, rispettivamente nei panni di Tunde, Isha e Lyndrea Price; mentre Dylan McDermott interpreta la parte dell’agente sportivo George Macarthur.

Il regista Green dice scherzando: “Ho pensato: ‘Non ho mai visto cinque ragazze nere tutte insieme in un pulmino della Volkswagen’, ed è stato incredibile portarlo sul grande schermo. Con questo cast, la famiglia ha preso vita. Le ragazze si vogliono bene e si proteggono. È così che mi sono sentito crescendo con mio fratello. È stata una gioia attingere a tutto questo e dare vita al progetto”.

 

IL TENNIS: REALIZZARE LE PARTITE VERE

Per poter realizzare le partite di tennis sullo schermo, i realizzatori hanno immerso le loro giovani star in un rigoroso programma di allenamento. Smith descrive: “Saniyya ha dovuto lavorare sodo, perché non aveva mai praticato questo sport. Inoltre, sono rimasto stupito dal fatto che essendo mancina, da attrice ha dovuto imparare a giocare come una delle più grandi tenniste di tutti i tempi, e con la mano secondaria. È stata magnifica”.

Ancor prima di essere scelte, le giovani attrici erano scese in campo, poi, dopo il casting l’allenamento è diventato più intenso e rigido, lavorando al fianco del professionista Eric Taino, che ha aderito al progetto come consulente di tennis: l’ex giocatore dell’ATP Tour non solo aveva precedentemente battuto Roger Federer, ma si era anche allenato alla Rick Macci Academy contemporaneamente a Venus e Serena. Anche Tim White si è messo a disposizione per fornire consigli sulle sue abilità nel tennis. All’inizio, la Sidney si allenava con Taino cinque giorni alla settimana, e poi sia lei che la Singleton hanno continuato ad affinare il loro gioco con sessioni durate tutta la produzione. [Entrambe le attrici continuano a giocare e ad amare il tennis].

La Price sottolinea: “Per arrivare al livello delle mie sorelle ci vogliono anni e anni di pratica. Quindi, è stato necessario utilizzare delle vere giocatrici di tennis come controfigure. Non credo che i film sul tennis in passato abbiano necessariamente mostrato ciò che serve per diventare un atleta di questo calibro. Chi guarda il tennis può pensare: ‘Sta solo colpendo una pallina…’ finché non tiene in mano una racchetta. Il tennis è molto, molto di più: controllo, fatica, tecnica, strategia… e tutto allo stesso tempo”.

Green osserva: “Malgrado non siano delle tenniste, Saniyya e Demi sono molto atletiche, ed abbiamo potuto sfruttare le loro capacità naturali, rendendole credibili. Abbiamo trovato ottime controfigure, come per qualsiasi film, per rendere lo spettacolo il più reale possibile: chi pratica questo sport a livello professionistico è stato ispirato da Venus e Serena. Ma le ragazze ci hanno davvero stupito per quanto siano diventate brave da sole”.

La Sidney ride: “All’inizio è stato difficile: ho dovuto imparare le regole e la tecnica di questo sport, oltre al fatto di essere mancina. È stato un processo lungo, ma guardando i video iniziali mi rendo conto di dove sono arrivata”.

Inoltre, le indicazioni dalla stessa Venus Williams sono state preziose. La Sidney continua: “Mi ha mostrato esattamente come fare a colpire come lei: come usare il polso nel rovescio, come accompagnare il braccio in fuori nel dritto, la sua posizione, il suo modo di camminare. Avevo bisogno di imparare tutto. La sua presenza è stata molto utile. Sebbene stessi imparando, nei momenti di incertezza le chiedevo consigli a cui lei prontamente mi dava indicazioni, grazie al cielo!”.

Tim White aggiunge: “Eric ed io giochiamo entrambi a tennis. E poi Isha proviene dalla famiglia di tennisti più significativa di tutti i tempi. Quindi, c’era sicuramente molta pressione nel voler svolgere un lavoro fatto bene. E penso di esserci riusciti”.

Man mano che le ragazze crescono e progrediscono nel film, si ritrovano a giocare su una serie di campi da tennis sempre migliori. Trevor White spiega: “In questa storia ci sono tre capitoli: c’è Los Angeles, che è sia Compton che il mondo del tennis dei country club; c’è la Rick Macci Academy in Florida; poi c’è il Pro tour”.

Afferma Tim White: “Per la Florida, siamo finiti al Racquet Club di Irvine. Siamo stati fortunati a trovare questo stadio, il Dignity Health Sports Park a Carson, che sembrava davvero epico per dimensioni e portata, e l’abbiamo usato per il tour professionistico. E per Compton, non volendolo ricreare, sentivamo davvero il bisogno di girare in loco, poiché è proprio lì che tutto è iniziato”.

Oltre a lavorare nell’area di South Los Angeles, sono stati utilizzati dei campi di tennis a Claremont, Camarillo e Westlake, tutti facilmente raggiungibili in auto da Los Angeles.

“Sono tante le cose nel tennis che formano un vero professionista”, riassume la Price, “E francamente, le mie sorelle hanno cambiato il gioco. L’hanno cambiato perché mio padre era unico, e ha scelto di andare controcorrente, nonostante ciò che chiunque altro pensava o diceva. Di conseguenza, hanno mostrato una potenza e una finezza che prima non esistevano nel tennis femminile, e questo era importante da evidenziare sullo schermo”.

 

IL RITORNO AGLI ANNI ’90: SCENOGRAFIE, PREPARAZIONE E RIPRESE

I realizzatori si sono rivolti ai loro abili capi dipartimento, gli scenografi Wynn Thomas e William Arnold e la costumista Sharen Davis, per tornare indietro nel tempo, lavorando in tandem con il direttore della fotografia Robert Elswit per collocare la famiglia Williams in un’ambientazione credibile degli anni ’90. Ad aiutarli in questo compito – e per dar modo a Smith ed al cast di fondersi nei loro personaggi – c’erano il ​​capo del dipartimento del trucco Jacenda Burkett, il capo del dipartimento acconciature Carla Farmer e gli esperti del trucco e delle protesi di Smith, Judy Murdock e Kentaro Yano, rispettivamente.

La Murdock interviene: “Inizialmente abbiamo cercato di utilizzare protesi complete, poi abbiamo fatto un passo indietro, lasciandone solo alcune, perché abbiamo deciso che per Will era meglio sentire ed esprimere il suo ruolo in modo naturale, con la minor aggiunta artificiale possibile. Quindi alla fine, abbiamo applicato delle protesi così sottili che si fa fatica a notarle. Osservandolo non sembra una caricatura, ma emerge unicamente l’essenza di Richard, che Will porta avanti da solo”.

Reinaldo Marcus Green commenta la trasformazione esterna di Smith: “Sembra invecchiato nel modo giusto: si capisce che è Will, ma è diverso da come appare di solito. L’attore inoltre ha lavorato sul personaggio, replicando il suo accento del sud; quindi aveva già molte caratteristiche di Richard. L’aggiunta della trasformazione esterna, lo rende ancor più credibile: Will si perde totalmente nel personaggio”.

Smith è intervenuto personalmente nella maggior parte del lavoro di trasformazione per il suo ruolo, adottando in particolare un dettaglio: “Nei cortometraggi, Richard non so perché, aveva sempre dei pantaloncini molto aderenti: quello era il suo look da tennista. I pantaloncini attillati e il calzino alto mi hanno fatto entrare nelle fattezze di King Richard”, ride l’attore.

“Credo che Richard abbia deciso di essere un allenatore, quindi ogni suo aspetto è sostanzialmente un look da allenatore”, spiega la costumista. “Ha studiato e recensito qualsiasi allenatore di ogni partita di tennis, e indossa pantaloncini da allenatore. Il suo guardaroba ne è un riflesso e non se ne allontana mai, tranne negli spostamenti personali”.

Come Smith, anche la Ellis ha adottato una metodologia basata sulla ricerca per trovare ispirazione per il suo personaggio. Afferma: “Ho ascoltato molte registrazioni della signora Oracene; ho colto molte sfumature. Inoltre, c’era Isha, che dispensava informazioni. Quando le venivano in mente idee da provare, a volte diceva: ‘Apprezzo il tuo sforzo, ma no, non è andata così’. Ci ha aiutato a mantenere l’autenticità della storia oltre ad essere una guida creativa. Hanno un modo tutto loro di essere gli Williams. Ci ha tenuti in carreggiata, ed è stata inestimabile per noi, in disparte, ma tenendoci sotto controllo”.

I realizzatori non solo potevano fare affidamento sulla Price per le sue esperienze di “Io c’ero” nel caso di Venus e Serena, ma potevano anche avvalersi di preziose testimonianze storiche. Per la Sidney e la Singleton, la costumista Davis ha iniziato allestendo una tavola piena di foto nella stanza dei costumi, sul percorso che le due sorelle hanno fatto nelle loro vite.

Anche i capi reparto trucco e acconciature Burkett e Farmer hanno considerato l’autenticità come l’obiettivo principale dei realizzatori. La Burkett afferma: “Rei è stato molto chiaro sul fatto che questo film non dovesse essere banale. Non voleva delle atlete Hollywoodiane, le voleva collocate nella loro realtà. E questo mi è rimasto impresso per tutto il tempo, specialmente quando le ragazze scendevano in campo contro le altre tenniste nelle partite. Dovevano sudare, respirare affannosamente. Tutto doveva svolgersi in modo organico, e io sarei intervenuta a completare il tutto dove necessario. Rei era molto coinvolto e molto specifico al riguardo”.

Per la Farmer: “Quando abbinavamo gli attori alle persone reali, Rei voleva che ci avvicinassimo il più possibile, senza però mai far cadere l’interprete nel ridicolo. Ed è stato molto chiaro sulla scena con le perline nei capelli di Venus; fa capire davvero, senza parole, chi sono e cosa succede dietro le quinte. Richard aveva avuto, credo, l’incarico da Dio di trasformare queste due giovani principesse in regine. E Oracene ha avuto la visione di dire: “Siete tenniste afroamericane di Compton. Ci mostreremo senza scuse e rappresenteremo noi e la tua famiglia. Senza dirlo, questo è ciò che sei’. È stata una mossa brillante”.

Nonostante la facile accessibilità del periodo attraverso la ricerca e Internet, i vestiti dell’epoca non sono stati facilmente reperibili. La Davis spiega: “Il mondo della moda alla fine degli anni ’80 e ’90 cambiava drasticamente ogni due anni, e gli abiti non erano fatti per durare. Quale reale abbigliamento da tennis avremmo potuto trovare? Così abbiamo preso del tessuto e l’abbiamo confezionato, mantenendo la stessa silhouette. E le scarpe? Chi ha ancora le scarpe di 40 anni fa? Dei quattro bio-pic che ho fatto, questo è stato il più impegnativo, perché tutti conoscono il look di quel periodo. Non potevo discostarmi troppo dal concetto stilistico originale. In parte è diventata una caccia al tesoro, alla ricerca di vestiti originali”.

E per i vestiti non sportivi della famiglia, la Davis ha fatto affidamento sulla propria esperienza, provenendo da una famiglia con cinque figli, per ideare costumi che includessero capi di seconda mano, “per mostrare quell’ unità familiare e l’amore nella famiglia, dove ognuna si infila gli abiti delle sorelle quando sono in casa”.

Per gli ambienti del film, tutte le riprese si sono svolte in esterni, con una casa a South Los Angeles scelta per gli Williams: la vera casa di famiglia non è abbastanza grande da ospitare la troupe e l’attrezzatura necessaria per le riprese. Leon Washington Park è diventato il parco della sceneggiatura, e sono stati reclutati degli artisti di graffiti locali per disegnare sui muri che la produzione ha costruito per oscurare i binari del treno adiacenti.

Riecheggiando sempre il mantra dell’autenticità, lo scenografo Thomas afferma: “La sfida di questa storia è ricreare il tempo e il luogo e, se lo si fa ‘abbastanza’ bene, l’opera scompare. Sono andato in tutti i luoghi reali: la casa in cui vivevano, i campi in cui giocavano da bambine, l’accademia di tennis e la casa in cui vivevano in Florida. Ho fatto ricerche, ascoltato le storie preziose di persone che li hanno conosciuti lungo il loro percorso, e così facendo ho potuto cogliere i dettagli utili per il mio lavoro. Non dovevo dare una nuova interpretazione delle location, ma cercare di rimanere il più vicino possibile alla realtà. Le scenografie, in questo genere di film non devono ostacolare la narrazione. Sono i personaggi le vere star”.

 

LA FINALE

Le riprese di “Una Famiglia Vincente – King Richard” sono iniziate venerdì 21 febbraio 2020 a Compton, in California. In un pomeriggio tipicamente mite della California del sud il cast si è riunito per una scena in cui Smith guida l’iconico pulmino Volkswagen del 1978 verso i campi da tennis del quartiere di Compton, con cinque ragazze ammassate per iniziare gli allenamenti di Venus e Serena. La visione cinematografica del regista Green di quel pulmino e dei suoi occupanti, di colpo è diventata reale.

Proprio come Green, Smith guardando le giovani Saniyya Sidney e Demi Singleton afferma: “Ricordo il primo giorno che le abbiamo viste entrare insieme – sono state scelte separatamente – mi sono venute le lacrime agli occhi. Per queste ragazze avere l’opportunità di onorare Venus e Serena, che hanno ammirato durante la loro crescita, è stata la loro occasione per mettersi sotto i riflettori e far loro questo regalo… Ero profondamente commosso”.

Il cast e la troupe hanno passato una giornata di riprese commovente il 10 marzo, in una casetta nel centro di Los Angeles, quando Venus e Serena Williams hanno visitato il set; si trovavano in California per partecipare ad un torneo a Indian Wells (che era stato appena cancellato). La Price aveva organizzato l’incontro: Venus è arrivava per prima, e subito dopo Serena.

Durante una pausa delle riprese, le leggendarie tenniste sono arrivate nella casa per conoscere Will e il cast, e scattare delle foto insieme alla loro ‘famiglia’ cinematografica.

Col senno di poi, la giornata ha assunto ancor più significato quando, dopo cinque giorni, la produzione di “Una Famiglia Vincente – King Richard” è stata sospesa.

Trevor White ricorda che durante la lunga pausa, “Rei ogni due settimane organizzava delle video chiamate via Zoom con il cast e i produttori, per rimanere in contatto e avere notizie”.

Le riprese sono poi ricominciate il 19 ottobre a Century City, e si sono concluse venerdì 11 dicembre a Santa Clarita, dopo 50 giorni di riprese.

Riguardo alle musiche per “Una Famiglia Vincente – King Richard”, il compositore nominato all’Oscar® Kris Bowers ha scelto un’interpretazione degli anni ’90 risonante e personale: “Non è quel periodo di tempo di per sé ad aver avuto un grande impatto sulla colonna sonora, ma l’aspetto della vita reale, che mi ha fatto pensare a molte delle famiglie e dei genitori neri che si sono sacrificati e hanno riversato amore e sostegno nei loro figli, proprio come hanno fatto Richard e Oracene. Pensare a cosa significasse essere giovani donne nere a quel tempo e in quel luogo, mi ha aiutato a contestualizzare la colonna sonora nel film”.

“Grazie alla connessione personale che ho sentito con la storia”, Bowers – i cui genitori lo hanno sempre sostenuto nella scelta di fare musica fin da quando aveva 4 anni – aggiunge: “Ho deciso di inserire pesantemente il pianoforte e il pianoforte preparato [dove il suono dello strumento viene modificato inserendo vari oggetti tra o sulle sue corde]. Inoltre, volendo evocare il suono e le sensazioni del tennis, ho scelto di includere solo archi, arpa, pianoforte, pianoforte preparato e percussioni: il pianoforte preparato e le percussioni entrano nei momenti in cui vediamo l’unicità delle sorelle Williams in questo sport di colore prevalentemente bianco. In un certo senso, questi ultimi strumenti vogliono rispecchiare la grinta e la tenacia di queste ragazze e della loro famiglia. Infine, per ricostruire l’idea di come questa storia abbia avuto origine dal piano redatto da Richard, tutto il materiale tematico è una variazione sullo stesso tema, quello che ascoltiamo per la prima volta con Richard, che si sviluppa poi nel tema di Venus, e che diventa il tema delle partite stesse, e così via”.

Nonostante il fatto che gran parte della produzione si sia svolta dentro o intorno ai campi da tennis, Will Smith afferma: “Questo non è un film sul tennis, è un film su una famiglia, sulla fede, sull’amore e sul trionfo. Sì, questa è una di quelle rare combinazioni in cui ci sono delle persone che sono probabilmente le tenniste più famose del mondo, e dove il tennis non è tra i soggetti centrali della narrazione del film. In passato ho scritto storie sulla vita delle persone un paio di volte, e mi sono reso conto che alla fine c’è un solo destinatario: la famiglia, le persone di cui racconti la storia. La presenza quotidiana sul set di Isha Price, e il coinvolgimento di Venus e Serena in ogni fase del processo sono stati essenziali. E alla fine, l’approvazione ricevuta dalla famiglia dopo aver visto il film, mi ha fatto pensare: Ce l’ho fatta! Non avevo davvero bisogno d’altro”.

Reinaldo Marcus Green afferma: “Questo film è una visione tridimensionale della storia di alcune persone che il mondo pensa di conoscere, e come padre lui stesso e attore, Will lo ha fatto egregiamente, bilanciando il significato di essere un genitore sotto i riflettori, oltre ad essere anche un marito, e un padre protettivo verso i figli nella loro crescita. Richard e Oracene avevano delle figlie che a scuola prendevano il massimo dei voti. Questa famiglia ha lavorato duramente dentro e fuori dal campo, per arrivare ad essere chi sono oggi. Richard ha scritto il piano, ma tutti hanno contribuito a metterlo in atto”.

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