Dopo Madrid, Londra, Praga, New York, Los Angeles e i tanti Festival di casa nostra, Barbara Sirotti ha sbancato anche il Festival di San Pietroburgo conquistando il premio di miglior “Drama” con il supercorto “Aria”, circa tre minuti mozzafiato sulla violenza di genere al tempo della pandemia che hanno conquistato, oltretutto, l’attenzione di un produttore americano deciso a farne un film lungometraggio.
Autrice, sceneggiatrice e protagonista di questo corto da brividi sulla violenza domestica contro la donna, l’attrice riminese con le collaborazioni preziose del regista Brace Beltempo e del musicista Enrico Merlin trascende il tema della piaga del femminicidio che ci umilia e ci fa sprofondare nel buio dell’abisso esistenziale, evita le tentazioni immancabili del martirio, strappa via la maschera della vittima ed eleva il suo grido di dolore tracciando il solco indelebile e luminoso dell’affermazione della dignità e della rigenerazione dell’umanità al femminile. Negli squarci del montaggio avvolgente di “Aria” il suo corpo maltrattato e il suo animo offeso si esaltano in un balzo vitale che condanna all’isolamento il suo carnefice e rilanciano la sua voglia di vivere il tempo e lo spazio che merita il suo essere DON-NA. Lo strazio del Pierrot sgualcito e l’immagine lacerata della bambola rotta nell’intensa rappresentazione di Barbara Sirotti si trasformano evolvendo in nuove risorse e vaste ambizioni attraverso i lampi degli sguardi e dei sorrisi dell’eccellente interprete di “Aria”.
Paolo Calcagno